PRATICHE ARCHITETTONICHE
“…all’inizio sto nelle pratiche di cui nulla so, le esercito, nella fiduciosa speranza che siano efficaci; poi, però, ne faccio l’inventario, mi tiro da parte, le guardo, cerco di sapere queste stesse pratiche.”
(Carlo Sini – archivio spinosa)ARCHIVIO
GLI ANNI DELLA RICERCA ARCHITETTONICA A BOLOGNA PERIODO 1
(primi anni 2000)sottotitolo: contro l’estetica emozionale e lo stereotipo urbanisticocentrico
piccoli temi degli ultimi vent’anni … irrisolti
demolire demolire
sia per ricostruire sostituendo i volumi sia per svuotare gli spazi …
residenza
solo la residenza con nuovi progetti innovativi può agire come motore di qualificazione e rigenerazione nella città “vera” esterna al centro storico, eppure la Regione Emilia Romagna con la nuova legge urbanistica 24/2017 ne “vieta” ogni prospettiva che non sia all’interno del riuso (benissimo, ma troppo limitativo); d’altra parte ancora una volta e sempre la legge è improntata unicamente su valutazioni quantitative …
eliminare la “commissione edilizia”
immagino una commissione “urbana” che in via preventiva si occupi di lavorare su eventuali indirizzi dell’amministrazione, di sentire le intenzioni di progettisti ed imprenditori, aprendo dibattiti e processi, ma senza approvazioni o disapprovazioni di singoli progetti …
urban center bologna
cosa fa nessuno lo sa … anzi si: produce slogan (si chiama “comunicazione”)
via michelino bologna – area industriale – sostituzione edilizia (terziario)
JANTSCH: “...progettare in uno spirito evoluzionista implica l’aumento dell’incertezza e della complessità perché decidiamo di ampliare lo spettro delle scelte. Entra in gioco l’immaginazione.
Invece di fare ciò che è ovvio, vogliamo ricercare e tenere in considerazione anche ciò che non è così ovvio.”
la volontà di costruire un sistema complesso di cose, con tensione concettuale, come un aforisma
mercato clavature bologna – centro storico – edificio vincolato dalla Soprintendenza
il progetto privilegia l’istituzione del centro e della piazza rispetto al luogo in senso contestuale, rispetta il programma specifico ma non lo elenca, accumula altre tante cose … la sala mercato è spazio dinamico perché è fondamentalmente un percorso, ma evoca sempre e comunque uno stare, una condizione dell’essere cioè, che è appunto lo stare nello spazio.
via carrati bologna – zona murri, vincolo paesaggistico – sostituzione edilizia (misto)
il progettista “vuole” portare in emersione il nuovo volume “fuori sagoma”, nettamente distinto dai corpi attigui, sostenuto dalla scelta dei materiali e del loro utilizzo senza compromessi, dal lavoro di scavo e dalla purezza dei volumi. Sul vincolo paesaggistico: le risposte sono antimetiche, nel
“rifiuto” di falsi stilemi pretestuosamente invocabili al solo scopo e fine di “rinunciare” al progetto
via vighi bologna – zona barca – sostituzione edilizia (residenziale)
via azzo gardino bologna – centro storico – sostituzione edilizia (residenziale)
si richiamano dissonanze ed impatto grafico, il progetta punta ad un’operazione “d’avanguardia”
e punta a porsi come progetto “pilota” nell’ambito della possibilità/volontà di por mano ai volumi esistenti sostituendoli e progettando “nuove architetture, anche in centro storico”. Ma non si è lavorato, in senso linguistico e d’immagine, sul contesto immediato, non ci si è soffermati a ragionare di stili, d’antitesi od organicità, di riferimenti al genius o di rifiuto e di scontro, o altro riferito all’intorno; piuttosto si sono portate a sintesi alcune ben chiare idee e si è ragionato soprattutto sul valore “iconico” e “sociale-civile” a scala vasta, la città-cives, di un intervento di riqualificazione di un lotto che deve essere un valore comune. Partecipano le suggestioni della complessità, del caos, del rapporto antico-vecchio-moderno-nuovo-contemporaneo, etc...
viale carducci bologna – sostituzione edilizia (residenziale)
“nuove architetture” - l’esito deriva da un versante della ricerca tutto interno ai temi del
“moderno”, anche a costo di ripercorrere e forse utilizzare veri e propri “modernismi”. Si presenta come chiaro episodio contemporaneo. La pelle esterna sulle facciate ovest, nord e della copertura, sarà realizzata con rivestimento in lastre metalliche di colore piombo; mentre i volumi ruotati e sovrapposti a sud, sconnessi quel tanto da non “cadere”, tanto disegnati e semplificati da farsi scatole che si aprono verso la vista e l’orientamento migliori, che si protraggono in facciate trasparenti contenute in spalle cieche, avranno finitura liscia materica bianca.
ex supercine – quartiere santa viola bologna – sostituzione edilizia (residenziale)
via del fonditore bologna – zona roveri – ampliamento (produttivo)
il progetto è connotato dall’esigenza di fondare la struttura portante, necessariamente puntiforme, direttamente sulla testa dei pilastri interrati; si è scelto perciò di sviluppare un telaio metallico che avesse anche una forte connotazione formale, svincolato dalle partizioni di chiusura.
L’architettura è volutamente leggera, aerea e complessa, in opposizione alla stereometricità preordinata dei grandi blocchi modulari in calcestruzzo prefabbricato finiti con graniglia dell’intorno, secondo la logica della prefabbricazione pesante. Le partizioni e le pareti di chiusura sono omogenee e continue agli infissi in vetro, uniformate dalla fitta trama dei brise-soleil in legno mineralizzato; la struttura metallica, dotata di una propria autonoma dignità formale, si articola nello spazio indipendentemente dai setti di chiusura, delineando una griglia spaziale nuda che si compenetra, senza soluzione di continuità, nei tamponamenti. Qui il legno è utilizzato a lamelle, nella “tipica” orditura continua del frangisole, la sua grande forza gli deriva piuttosto dal connubio/contrasto con gli elementi metallici, metallo e legno l’uno fondale per l’espressione dell’altro e viceversa. le geometrie rigide dei portali e dei cubi spaziali vengno decostruite/smaterializzate proprio ricorrendo all’uso finalizzato dei materiali. la concettualizzazione del brise-soleil va ben oltre l’uso funzionale per farne icona della leggerezza possibile, in contrasto con il pesante intorno.
via cattaneo bologna – borgo panigale – completamento (residenziale)
nella periferia “storica” di Bologna, un vuoto in un tessuto molto compatto anni ‘60, un piccolo lotto di completamento con una forma quasi quadrata, un programma tipico di palazzina per appartamenti, sono i presupposti del progetto. Il valore percettivo del nuovo fabbricato è apprezzabile non solo e non tanto dalla via cattaneo con vista frontale quanto piuttosto in modo dinamico scorrendo la via bombelli e percorrendo l’angolo con cattaneo.
“Rompere il dominio della prospettiva centrale e sostituirlo con la logica del percorso, della sequenza, ...” (Baldeschi)
… perché “fuori di una modernità sofferta e disturbata non c’è poesia architettonica.” (Bruno Zevi)
via zoccoli bologna – quartiere saragozza – completamento (residenziale)
il progetto esplora le possibilità dinamiche di un corpo stretto e lungo. Il carattere è dato da Compenetrazione - Antisimmetria - Antifrontalismo. I volumi netti, gli spacchi violenti e gli incastri decisi, le masse sottolineate e contrastate da lastre slanciate, sono gli elementi usati. Insomma, si parte da un ripensamento del moderno, dalla luce/ombra della spazialità di nota memoria alla scomposizione dei volumi in piani, all’asimmetria dissonante e all’uso di aggetti e lastre
via montanari bologna – zona murri – ampliamento (residenziale)
c’è senz’altro nel progetto una forte presunzione di riqualificazione, o meglio, di introduzione
“brutalista” ed “esemplare” di una presunta qualità laddove noi ne vediamo la negazione. Su questo recinto del possibile (il sito e la sua forma, il contesto, “il mercato”), il progetto esplora le possibilità attuali di un corpo “a piccola torre”. Il carattere è dato da ieratica immobilità, uno “stare ritti” con orgoglio. Più che di spazialità qui si parla di pelle, più che di dinamismo di momento statico, più che di espressione di concettualità, più che di forza di eleganza, con ciò ponendoci né sul piano della tecnica (codice) né sul piano dell’estetica (arte), bensì sul piano degli interrogativi (ricerca = risultati possibili ma parziali - processualità).