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rinunciare alla buona cucina si può!

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Academic year: 2022

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Non ingrassare senza rinunciare alla buona cucina…

si può!

Il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach sosteneva che ‘siamo quello che mangiamo’. Non posso che condividere questo pensiero visto che amo il cibo per la storia, per le tradizioni, ma anche per le proprietà terapeutiche. Mangiare bene è il segreto per stare in salute!

Spesso mi sento dire: “Cinzia, ma come, ti vedo sempre mangiare eppure sei così magra?!” Nessun segreto. Innanzitutto ho la fortuna di avere un buon metabolismo, poi amo mangiare poco, spesso e di tutto! Adoro tutto ciò che è naturale, e non mi faccio mancare delle belle passeggiate. Ma non solo, ho anche delle sane abitudini che mi piace seguire:

• Mi piace iniziare la giornata con dolcezza, con una colazione a base di frutta fresca e secca, miele, buone marmellate e prodotti da forno.

• Bevo molto, lontano dai pasti per non affaticare la digestione.

• Amo la cucina semplice e non troppo elaborata.

• Adoro la verdura, specialmente cruda, perché così, senza cottura, non perde vitamine né sali minerali.

• Mangerei sempre frutta, anche se però è consigliabile al mattino e lontano dai pasti per evitare fermentazioni intestinali e conseguenti gonfiori.

• Mi piacciono i cereali e i legumi, tutto l’anno.

• Non salto mai pasti, perché se no rischierei, a quello successivo, di mangiare molto di più affaticando la digestione

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e rallentando il metabolismo. Attenzione: saltare i pasti invece di far dimagrire fa ingrassare!

A proposito, non mi faccio mai mancare un bicchiere di buon vino rosso che, grazie alle sue proprietà antiossidanti, fa bene alla salute. Fatta questa premessa, passo la parola ad Annalisa Cervini, un’ amica e una personal trainer.

Incominciamo a bruciare un po’ di grassi in eccesso?

di Annalisa Cervini

Gustare la buona cucina italiana e bere un buon bicchiere di vino è un piacere per tutti. Il nostro Paese offre varietà e qualità elevata in ambedue i settori. In più fa bene alla salute, visto che una buona alimentazione fornisce al nostro corpo quegli elementi necessari ai nostri muscoli e alle nostre ossa per mantenersi forti ed elastici.

Sedersi a tavola però a volte può significare anche ritrovarsi appesantiti e gonfi. Come fare allora a non ingrassare senza rinunciare alla buona cucina? Si può eccome, basta abbinare al buon cibo la giusta attività fisica e un corretto stile di vita.

Nei muscoli, oltre agli zuccheri, possono arrivare anche i grassi attraverso la circolazione sanguigna. Quando zuccheri e grassi vengono a contatto con l’ossigeno trasportato dal sangue “bruciano”.

Un’attività di tipo aerobico è ideale per consumare grassi, ed

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è

possibile solo se il movimento non è intenso. A questo scopo vanno bene tutte le attività di media e lunga durata a bassa intensità, come la corsa lenta, la bicicletta, la camminata etc… Dopo circa 20’ minuti d i a t t i v i t à a e r o b i c a v e n g o n o u t i l i z z a t i i grassi di deposito.

E’ importante avere un costante e corretto stile di vita per il mantenimento di un fisico asciutto ed elastico. E’

sufficiente qualche piccolo accorgimento. Ad esempio potete iniziare a far finta di non vedere l’ascensore preferendo le scale. Gradino dopo gradino tonificherete gambe e glutei.

Sbrigare qualche commissione facendo una bella camminata a passo sostenuto per 25’/30’ permettere di bruciare grassi.

Anche andare in bicicletta ci permette di muoverci mantenendoci in forma.

Munitevi di un buon paio di scarpe leggere e ben ammortizzate, e scegliete un percorso possibilmente nel verde. Camminate senza pensare a nulla concentrandovi solo sui vostri muscoli.

Portate bene indietro le gambe in modo che il passo sia sostenuto; con questo movimento ogni volta rassoderete anche i glutei.

Camminate almeno mezz’ora al giorno, se riuscite, provate a fare una corsa leggera per 5/10 minuti e ricominciate a camminare; intervallate le due cose. Se non riuscite a camminare o a correre tutti i giorni fatelo ogni volta che ne avete la possibilità.

Ricordate che un corpo che si muove aiuta ad accelerare anche il proprio metabolismo, che tenderà di conseguenza a bruciare più velocemente i grassi. Modificare il nostro stile di vita

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significa mantenerci in forma e in buona salute.

Annalisa Cervini – Personal Trainer

Il Frutteto del Parco, una storia di frutta nata da un sogno Trentino

La ricetta: Tortei de patate della Val di Non

Adoro la frutta! Mi chiedo spesso perché non venga offerta come dovrebbe dalla ristorazione. La mela ad esempio è un frutto noto per la sua digeribilità. E’ nutriente, ha poche calorie, ed è una buona fonte di fibre. Io l’adoro a tal punto che ho adottato un melo!

Oggi vi racconterò una storia di frutta nata da un sogno Trentino realizzato in Brianza.

Tutto è iniziato quando, non molto tempo fa, percorrendo in auto una strada che non conoscevo, ho notato davanti a un cancello un carretto con l’indicazione di un frutteto, o meglio, del Frutteto del Parco.

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Dall’esterno si vedeva una lunga strada sterrata con tanti alberi da frutta. Non potevo non entrare… E’ iniziata così una storia di conoscenza e di amicizia con un gruppo di trentini che hanno realizzato un sogno di terra e di agricoltura nella bella Brianza.

Ma non solo, questa mia avventura mi ha portato ad adottare un albero di melo che seguirò fin d’ora durante la fioritura e la potatura, fino ad arrivare a Settembre, mese dedicato alla raccolta dei frutti.

Un modo per avvicinarsi all’agricoltura, per conoscere il lavoro dei contadini, per seguire le fasi della vita degli alberi sotto la guida di esperti che durante le visite spiegheranno l’evoluzione delle piante adottate. Adottare un albero significa regalarsi, con una quota annua di 25 euro, un contatto vero con la natura. Un consiglio che do ai genitori per avvicinare le nuove generazioni alla terra e per far si che la sentino propria.

Il Frutteto del Parco di Ceriano Laghetto, in provincia di Monza e Brianza, si estende per 80 ettari all’interno del

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Parco delle Groane. Un’azienda agricola nata dall’idea di un gruppo di imprenditori di Trento che il destino ha voluto portare in Brianza. Al suo interno si può trovare anche una Bottega del circuito di Campagna Amica, con prodotti locali dell’agricoltura e tipicità trentine.

Il primo degli ideatori del progetto che ho conosciuto è stato Walter Cova, un mobiliere appassionato di agricoltura che si divide tra la terra e il suo lavoro. Tanto l’impegno necessario per condurre la tenuta, ma come mi ha detto Walter – lavorare la terra ti rigenera e col tempo ti ripaga con i suoi frutti – un pensiero da me condiviso pienamente.

Domenica 6 Aprile insieme abbiamo festeggiato la giornata dedicata alla fioritura.

E’ stato bello vederli tutti uniti a ridere e scherzare,

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semplicemente, come si faceva una volta in campagna. Una giornata dedicata alla natura e all’ecologia promossa dalla Pro Loco e dall’amministrazione di Ceriano Laghetto. Presenti rispettivamente il Presidente Gianmario Longoni e il Sindaco Dante Cattaneo.

Durante il tempo passato insieme si è parlato di agricoltura, di storia, e di tradizioni brianzole e trentine. A proposito di quest’ultime, ho avuto modo di assaggiare i ‘Tortei de Patate della Val di Non ’ preparati da Stefano Conforti e Matteo D’Andrea con la supervisione di Alberto Cova. Tre amici e cuochi per diletto e per passione.

Chi non conosce questo piatto tipico della tradizione trentina può leggere qui di seguito la ricetta che mi sono fatta dare dai miei cuochi chiacchieroni (non pensavo che i trentini parlassero così tanto… persino più di me).

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Il Frutteto del Parco

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Tortei de patate della Val di Non

Ingredienti per 4 persone:

– 1 chilo di patate a pasta bianca – 100 gr di farina bianca

– Sale q.b.

– Olio di arachide per friggere Preparazione:

Sbucciare le patate e grattugiarle a grana grossa.

Unire la farina e il sale, quindi impastare col cucchiaio dello ‘zio Paolo’ (un cucchiaio abbondante, loro lo chiamano così).

Friggere fino a doratura.

Quindi stendere su una carta assorbente, e servire con affettati e formaggi tipici trentini.

Per quanto riguarda il vino, mi hanno consigliato di abbinare un buon Teroldego, e se volete, per il dopo cena, una buonissima grappa aromatizzata all’Asperula, un’erba officinale che si trova nei boschi.

Come dico sempre le ‘Persone’ sono la chiave di tutto, salute, e arrivederci al Frutteto del Parco!

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Frutteto del Parco – Via del Laghetto 56 – Ceriano Laghetto (MB)

www.frutteto.biz – E mail: info@frutteto.biz

La sauna, una terapia naturale per la salute

Sauna finlandese (sauna secca).

Da tempo ho inserito una rubrica in cui scrivo ciò che

‘naturalmente’ può aiutarci a vivere meglio. Il motivo è molto semplice, amo la natura e i suoi rimedi naturali. Sono ben conscia di non scoprire nulla di nuovo, diciamo solo che lo ricordo, in primis a me, e poi a chi casualmente passa di qui.

Oggi vi farò sudare, o meglio, vi inviterò a fare la sauna.

Personalmente amo molto praticarla perché mi fa star bene e mi rilassa. Purtroppo in Italia non c’è quella giusta cultura e

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tradizione che si riscontra viaggiando all’estero, dove è praticata con più regolarità per gli effetti benefici sulla salute.

Vediamo perché…

La sauna aiuta ad eliminare le tossine semplicemente sudando. Sudare infatti è una forma di difesa del nostro corpo per combattere le infezioni.

Ha effetti benefici sulle vie respiratorie.

Aiuta a rilassare i muscoli, tranquillizza, e favorisce il sonno.

Grazie alle sue proprietà disintossicanti rende la pelle più elastica e luminosa.

La sauna fa dimagrire: il suo calore infatti favorisce l’aumento del battito cardiaco, e conseguentemente il consumo di circa 300 calorie per seduta.

Alcuni consigli…

Andrebbe praticata in totale nudità, o per lo meno indossando indumenti di cotone. Questo perché le fibre sintetiche, con le alte temperature, emettono vapori nocivi alla salute.

L’ideale è farne due cicli da 10/15 minuti, ciascuno dei quali seguito da una doccia con acqua fredda per ristabilire la giusta temperatura corporea.

Mentre ci si rilassa, dopo ogni seduta, è importante reintegrare con una tisana i liquidi persi.

E’ sconsigliata a chi soffre di malattie cardiache, problemi circolatori, e a chi è soggetto a pressione alta.

Detto questo, non so voi, ma io vado a farla!

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Oggi vado a passeggio, ma…

con il cuore!

Amo passeggiare nel verde, lo faccio sempre appena posso, lontano dal caos e dalla frenesia. E’ il mio momento terapeutico. Si, avete capito bene… ‘terapeutico’!

Camminare mi fa bene alla mente, mi rilassa, e fa bene alla salute prevenendo molti disturbi!

Forza… la pigrizia è cattiva compagnia! Cinque chilometri al giorno tolgono il medico di torno… o quasi!

Vi ricordate quella canzone che diceva: “basta un poco di zucchero e la pillola va giù, e la pillola va giù, e la pillola va giù…” Ebbene, vorrei che la pillola andasse giù il meno possibile! I farmaci possono molto, ma non sono l’unica risposta a tutti i mali.

Ecco le indicazioni terapeutiche per convincerci a camminare di più.

L’esercizio fisico influisce positivamente su ipertensione, dislipidemie, obesità e non solo… e fin qui direi che ci siamo.

Ciò che però mi preme sottolineare di più, è che non fare esercizio fisico, influisce negativamente causando alcune malattie croniche, metaboliche, e cardiocircolatorie come:

Diabete Obesità

Malattie cardiovascolari Osteoporosi

Ipertensione

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Lo so, sono cose trite e ritrite, ma io insisto!

L’attività fisica è come un farmaco naturale, che, con una corretta alimentazione, permette di riequilibrare i meccanismi del nostro organismo tenendoci in forma.

La dose consigliata? Trenta minuti al giorno che possiamo fare durante la giornata semplicemente evitando di frequentare una brutta compagnia: “la pigrizia”!

Lo sapevate che le foglie di ulivo…

Lo sapevate che le foglie di ulivo vengono impiegate per il trattamento dell’ipertensione grazie alla loro azione vasodilatatrice… Non ci sono studi certi, è vero, ma è vero anche che una volta essiccate, per tradizione contadina vengono utilizzate per stabilizzare gli stati di ipertensione.

A conferma di quanto scritto sopra, non hanno peso solo le tradizioni popolari.

Dovete sapere che ho contattato molte persone prima di scrivere quanto state leggendo. I più non sapendo cosa rispondermi, si limitavano a chiedermi di tenerli aggiornati dalle eventuali risposte alle mie ricerche. In realtà non ho scoperto nulla di nuovo, l’unica cosa certa è che l’Italia ha più di 530 tipi di cultivar, con una conseguente naturale vocazione, per una pianta come quella di ulivo, conosciuta per sue proprietà e per i suoi impieghi terapeutici fin dalle antichità da tutti i popoli del bacino del mediterraneo.

A tal proposito devo ringraziare per il supporto il Dr. Fausto

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Mearelli, di Lama San Giustino in provincia di Perugia. La lettura dei testi che mi ha inviato è stata utile per comprendere al meglio la questione.

F u i l D r . M a z e t, u n m e d i c o d i N i z z a , c h e i n i z i ò l a sperimentazione delle foglie di ulivo nel 1938, utilizzandole con successo dopo averle testate per la cura di 38 suoi pazienti ipertesi. Venne somministrato loro un decotto, ottenuto facendo bollire 20 gr. di foglie di ulivo in 300 cc. d’acqua, ridotto fino al volume di 200 cc. Su 38 pazienti, 30 si stabilizzarono ottenendo un netto miglioramento in positivo, sui precedenti valori pressori. Queste esperienze vennero poi anche consolidate dalle ricerche dell’Italiano Dr. Di Nunno.

Detto questo… perché mai non provare a curare l’ipertensione anche con il decotto delle foglie di ulivo! O siamo forse troppo pigri da preferire una pillola a un infuso?! Certo, a volte è necessaria, ma… che ci costa tentare?!

In fondo oggi vi ho raccontato solo una storia di terapie naturali… una storia che ci può fare solo bene alla salute!

A’ piedi del vecchio maniero che ingombrano l’edera e il rovo, dove abita un bruno sparviero… a’ piedi dell’odio che, alfine,

solo è con le proprie rovine, piantiamo l’ulivo!

Giovani Pascoli da “Canzone dell’ulivo”

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Fonti: “L’Olivo come pianta erboristica”

Prof. Andrea Fabbri della Facoltà di agraria – Università di Parma

Dr. Maurizio Pedrazzini Erborista – Parma

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Gaetano Besana, da fotografo a contadino in un’oasi verde della Brianza

Cosa ci spinge ad avvicinarci alla terra?

Corriamo e viviamo nella continua ricerca di traguardi senza renderci conto che l’esigenza primaria è l’armonia che riscopriamo stando a contatto con la natura. Una vera e propria forza generatrice che dispensa energia vitale, e che ci permette realmente di coltivare e veder crescere in noi la pace.

“Il vero viaggio di scoperta non consiste nell’esplorare nuovi terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Marcel Proust

Ho incontrato Gaetano Besana poco tempo fa, in un pomeriggio di primavera.

Conoscendo i miei gusti in materia di ambiente mi avevano suggerito da tempo una visita nel luogo che aveva fondato. Al mio arrivo lo sguardo si è perso nei bei paesaggi delle colline della Brianza, poco distanti da casa, ma quanto basta perché l’ambiente si trasformi.

Gaetano Besana, da fotografo di moda in un mondo di vetrine a contadino nel mondo della terra. Cosa lo ha spinto a fermarsi sulle colline della Brianza? La risposta è semplice, la stessa per molti. La pace che ti trasmette la terra con i suoi cicli naturali e con il suo silenzio, unica risposta alla vita vera, quella che faticosamente cerchiamo nella materialità, fonte di felicità virtuale, di veloce consumo, e di poca permanenza nell’anima e nella memoria.

Gaetano, dopo aver ereditato un appezzamento di terra dal padre, nel

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1998 decide di acquistare dei terreni con un borgo abbandonato vicino al Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone.

Dopo tredici anni dedicati alla ristrutturazione nasce un’oasi di biodiversità, l’Oasi di Galbusera Bianca a Rovagnate, in provincia di Lecco.

Un borgo agricolo sostenibile affiliato al sistema Oasi di WWF. Venti ettari tra boschi e colline terrazzate in cui si coltivano ortaggi e tanta frutta autoctona.

Centoventi varietà di mele, sessanta di pere, trenta di fichi, venti di prugne, sessanta di pomodori, che vengono lavorate e trasformate in marmellate e conserve direttamente nel complesso agricolo.

A completamento di quest’oasi verde un’osteria e una locanda di cucina naturale, e in aggiunta un agriturismo con undici camere tematiche dal gusto rurale. Ognuna arredata in modo singolare, alcune con vecchi mobili di famiglia, e altre con oggetti provenienti dai vari paesi del mondo che Gaetano ha visitato.

Una in particolare mi ha colpito, quella del fieno, facile capire il perché, basta solo guardare la foto…

La realizzazione del progetto di recupero dell’Oasi di biodiversità di Galbusera Bianca è stata riconosciuta alla BIT – Borsa Internazionale del Turismo il 15 Febbraio scorso a Milano; l’ambito quello della prima edizione di Green Travel Awards Premio GIST per le eccellenze del turismo sostenibile e responsabile.

Il Gruppo Italiano Stampa Turistica, seguendo le linee guida della Carta europea del turismo sostenibile e responsabile, ha premiato l’impegno dimostrato in tal senso per la categoria Agriturismi.

Mentre ascoltavo il racconto di vita di Gaetano ho piacevolmente goduto della pace del posto, ma non solo. Oltre a gustarmi un sorbetto bio alla frutta, ho assaggiato il liquore alla Spirea di sua produzione.

Per chi non la conosce, la Spirea è un fiore dalle proprietà antinfiammatorie usato in fitoterapia per i dolori articolari e per

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gli stati influenzali.

“L’Oasi di biodiversità di Galbusera Bianca, uno stile di vita in armonia con la natura che porti le persone a ritrovare le proprie radici, perché la Terra cura l’uomo che cura la terra” Gaetano Besana

Gaetano Besana

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“In giro per campi con Fausto Delegà… a raccogliere Silene e Luppolo”

Lui li raccoglie, e io raccolgo lui, o meglio, i suoi racconti!

Oggi si parla di Silene e Luppolo. Pronti via!

Qualche giorno fa ho visto le fotografie del raccolto che Fausto ha fatto girando per campi nella sua bella Austria. Essendo entrambi appassionati di erbe spontanee ogni occasione è buona per parlarne e… per mangiarle! Con la bella stagione poi, passeggiare per boschi è cosa buona e utile. Oltreché far bene al fisico, passeggiare fa bene al cuore, alla mente, e…

al portafoglio!

Cinzia: Fausto, ciao! Ho visto che sei andato a passeggiar per campi a Lobau, ma dove si trova?

Fausto: Ah ah ah, ciao Cinzia! La zona della Lobau é un Nature Park legato al Danubio, zona bellissima con una natura incontaminata.

Cinzia: Che bello! E dimmi, che cosa hai raccolto?

Fausto: Adesso ti racconto. Oggi ho raccolto un po’ di silene e un po’ di luppolo. In Italia il Silene è conosciuto anche con il termine di Stridoli, o Sgrigiui nel nostro dialetto mantovano. (Per chi non lo sa io e Fausto siamo

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entrambi di terra di Mantova). Il Luppolo invece è conosciuto da molti con il termine di bruscandolo.

Cinzia: Mi viene l’acquolina solo a guardarli! Ma come li prepari?

Fausto: Oltre che mangiarli tal quali come si fa con gli spinaci, sia il silene che il luppolo sono ottimi ingredienti per risotti e frittate.

Cinzia: Fausto, mi puoi dare qualche consiglio su dove andare a raccoglierli…

Fausto: Cinzia, direi proprio che puoi andare in ogni luogo di campagna sano e pulito. Il Silene lo trovi anche in montagna. Il Luppolo invece è presente in tutte le ripe di fosso del nord Italia. Attenzione però, quando il silene va a fiore le foglie della gamba diventano coriacee e non sono più buone.

Cinzia: Interessante! Sai, adesso che ci penso bene, mi torna in mente che poco tempo fa mia zia Nadia ha raccolto proprio dei bruscandoli nella mia Lorenzaga di Motta di Livenza a Treviso. Sapendo quanto mi piacciono le erbe spontanee di campo, quella sera ha pensato bene di cucinarli facendomi una buonissima frittata!

Aggiungo infine, ma non per importanza, che sia il Silene che il Luppolo sono piante aromatiche dalle proprietà calmanti e rilassanti. Una tisana fatta con queste erbe favorisce il sonno, e la tranquillità.

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L’ingegnere brianzolo nelle vigne delle terre armate

“Le terre armate direte…? Ah bè, siamo apposto, se si armano anche le terre ora!” Datemi un attimo, che vi spiego!

Questo è forse l’unico caso in cui l’armatura, è di gran lunga una vera fortuna!

Recentemente ho avuto il piacere di conoscere Gianni Cogo, vignaiolo brianzolo, o meglio, ingegnere brianzolo che per passione produce vino a Bonassola alle porte del golfo del Tigullio e del parco delle cinque terre.

Bonassola, antico borgo marinaro dai vicoli stretti e dal clima mediterraneo in cui si può passeggiare guardando il mare tra bouganvillee, ginestre, alberi di ulivo e di pino, erbe aromatiche e agrumeti.

Gianni ha origini venete come me; il destino lo ha portato ad innamorarsi di un fazzoletto di terra sulle colline del Levante ligure; le terrazze a ridosso del mare strappate grazie alle opere di ingegneria naturalistica, sono la sua caratteristica saliente.

L’Azienda Agricola Valdiscalve nata nel 2003, gestisce 4000 mq di terreni acquisiti grazie ad una ricostruzione e meccanizzazione dei terrazzamenti; è condotta da Gianni insieme alla moglie Maria, architetto di professione, vignaiola per passione. Dai vitigni autoctoni Vermentino, Albarola e Bosco, nei Poderi Reggimonti e Salice, tra la brezza iodata nasce il suo VermentIng Colline di Levanto Bianco D.O.C.

Con Gianni ho passato un intero pomeriggio a parlare, come

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piace a me, per conoscere e capire. Le difficoltà che accomunano i racconti di chi investe la propria energia e la voglia di fare nell’agricoltura sono ormai una triste consuetudine a me ben nota. La cosa interessante, che mi affascina e che mi piace scoprire, è quell’elemento distintivo che ciascuno di noi mettendo a frutto la propria esperienza trasferisce nel proprio operato.

Sono sempre più convinta che la terra ci possa salvare se sapremo salvare lei… Gianni Cogo sta andando proprio in questa direzione, unendo l’esperienza del suo lavoro alla p a s s i o n e p e r l a v i t i c o l t u r a . N e l r i s p e t t o d e l l e caratteristiche del territorio ha applicato “la tecnica delle terre armate” per ripristinare le antiche terrazze.

Lascio a Gianni il compito di spiegare meglio di cosa si tratta:

Le terre armate sono costituite da un sostegno in acciaio internamente rivestito da una rete in yuta e ancorato al terreno. Dopo essere riempite di terra, le terre armate vengono inerbite con erbe tradizionali. Permettono di stabilizzare terreni anche con pendenze scoscese, perdurano nel tempo, si inseriscono armonicamente nel paesaggio e permettono di sfruttare al meglio la superficie di terreno coltivabile.

Il ripristino delle terrazze con tecniche moderne ha inoltre permesso di regimentare gli scoli di acqua piovana così da ridurre il rischio di smottamenti del terreno. Le terrazze sono meccanizzate, ovverosono state congiunte con un sistema di “sentieri” percorribili con dei piccoli mezzi agricoli (trattorini). Su ogni terrazza è presente un sistema di irrigamento centralizzato “a goccia” che permette di ridurre al massimo gli sprechi idrici innaffiando direttamente ogni vite alla base secondo le necessità della stagione. Grazie a questo sistema, la percentuale di barbatelle che non attecchiscono è estremamenteridotta.

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Riprendo la parola io per dire che…

Tengo molto ad approfondire questo tema visto il rischio idrogeologico del nostro paese. L’argomento è stato affrontato recentemente a Roma in una Conferenza nazionale che ha coinvolto associazioni legate all’ambiente ed esperti del settore. I dati emersi non poco allarmanti. Ben 6.633 comuni a rischio idrogeologico. Frane, alluvioni, smottamenti, devastazioni ambientali, conseguenti alla speculazione edilizia, alla scarsa attenzione per il patrimonio boschivo, all’abbandono di terreni per politiche agricole poco accorte, che non aiutano il lavoro dei contadini e compromettono lo sviluppo dell’agricoltura.

La Liguria è una delle sfortunate regioni protagoniste di queste disavventure. Lo scorso autunno colpita nel cuore delle Cinque Terre con la caduta della Via dell’amore, un percorso sospeso famoso nel mondo; senza dimenticare poi il d i s a s t r o c a u s a t o d a l l ’ a l l u v i o n e c h e h a c o i n v o l t o precedentemente anche la Toscana con cumuli di detriti e fango che hanno sommerso intere zone.

Stiamo vivendo una gravissima emergenza economica e ambientale conseguente a errori imperdonabili di incapaci che hanno speculato sul territorio e sugli Italiani. Le denunce continue gridate a più voci non devono essere motivo di speculazione.

Chi di competenza, dovrà con urgenza mettere sui tavoli dei lavori il tema agricoltura, per porre in condizione agevole chi può ancora far si che l’Italia si risollevi dal fango che l’ha investita.

Il rapporto uomo-natura si è dissociato come il rapporto uomo- uomo, la perdita di collegamento e di relazione con la natura ha accresciuto il disagio esistenziale… Ma il rifugio è pur sempre la riscoperta del mondo, della natura, e la presa di coscienza di ciò che ci sta attorno…

Prof. Paolo Michele Erede (medico e filosofo)

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Siete sicuri di saper respirare?

Il respiro è l’anima della vita. Tutto respira. La Terra respira.

E ora vi chiedo: “Siete sicuri di saper respirare?”

Respirare è molto di più di un atto meccanico. Respirare è saper godere appieno delle emozioni della vita. La verità è che la frenesia della vita quotidiana ormai ci ha sopraffatto t r a s c i n a n d o c i c o m e i n u n v o r t i c e , s e n z a r e s p i r o , nell’indifferenza, nell’ansietà…

Ora fermatevi, e guardate quest’immagine. E’ la Terra, siamo noi, noi li nell’universo, nell’immenso del cielo… e ora respirate, e respirate, e respirate… Io l’ho fatto sul serio, con una tecnica che prende il nome di rebirthing. Volevo approfondire questo argomento da tempo, ma come per ogni cosa che racconto, dovevo viverla, è così è stato. Posso solo dirvi che, respirando guidata da amici esperti, ho avuto come la sensazione di vagare nello spazio, una forte emozione che non si può spiegare a parole, si può solo vivere.

Rebirthing (rinascita): tecnica di respirazione profonda guidata da un rebirther (professionista che ha frequentato un corso di rebirthing). Migliora l’ossigenazione delle cellule del corpo con un rallentamento delle tensioni muscolari facendo emergere pensieri ed emozioni represse.

Fermiamoci un attimo e prendiamo fiato.

Il paradosso del nostro tempo è che… ridiamo pochissimo, soffriamo d’insonnia, e ci svegliamo stanchi. Questi sono

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tempi di pasti veloci e di digestione lenta. George Carlin

Il respiro è vita…

di Manuela Preatoni

Il respiro è vita, il respiro è un amico fedele che ci accompagna per tutta la vita, veniamo al mondo con il primo respiro e ce ne andiamo con l’ultimo.

Nella nostra vita possiamo dire di tutto, eppure, credetemi se vi dico che la maggior parte di noi non sa respirare.

Noi immettiamo nel nostro corpo il minimo indispensabile per sopravvivere, ma c’è molto di più… L’ossigeno è energia vitale, energia che si muove e che arriva a stimolare ogni singola parte di noi, rigenerando cuore, anima, e corpo.

La nostra vita è fatta di emozioni, sogni, gioie, ma ahimè anche di dolori, sofferenze e sconfitte. Ogni qual volta viviamo una di queste esperienze, fateci caso, tratteniamo il fiato, resistiamo, non le manifestiamo, perché non è bene né piangere, né gioire… ed ecco che iniziamo a respirare male.

E’ così che il nostro modo naturale di respirare viene modificato, dalle nostre emozioni represse, dai ritmi di una vita affannata, dallo stress e dalle frustrazioni. Così il nostro respiro perde vitalità, perde la sua proprietà rigeneratrice, non è più spontaneo e liberatorio, e rimane intrappolato in corazze create da muscoli irrigiditi.

Senza rendercene conto perdiamo i suoi effetti benefici.

Il respiro…

Rafforza il sistema immunitario.

Riduce la fatica e lo stress diminuendo il cortisolo ematico e il lattato (ormoni dello stress). L’effetto che ne scaturisce è quello di liberare le energie latenti accrescendo lo stato di vitalità mentale.

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E’ disintossicante: il 70% delle tossine del corpo vengono rilasciate nell’espirazione riducendo acidità nel sangue e favorendo in questo modo la funzionalità dei reni.

Aumenta la produzione di endorfine, l’ormone della felicità, creando rilassamento psicofisico, con uno stato di benessere generale e senso di pienezza e di soddisfazione.

Interviene nella regolazione del sistema endocrino.

Libera dalle tensioni emotive.

Questi sono solo alcuni dei vantaggi di una buona e sana respirazione.

Avete mai osservato come respira un bimbo fino a 3-4 anni? Il suo respiro è libero, completo, abbiamo un’espansione sia della gabbia toracica sia dell’addome, l’energia attraversa tutto il corpo senza trovare barriere. Provate ad osservare un adulto, difficilmente avrà una respirazione completa, noterete che privilegerà, inconsapevolmente una parte del tronco, e soprattutto non sarà un respiro armonioso, ma spezzato, corto, leggero, a volte quasi impercettibile.

Eravamo capaci di respirare, ma ora è giunto il momento di re-imparare… Mettiamoci all’opera con un breve esercizio:

Riservatevi 10 minuti al giorno. Mettetevi comodi, seduti o sdraiati, in un luogo possibilmente tranquillo. Socchiudete gli occhi e iniziate a respirare normalmente prestando attenzione al vostro respiro, osservando dove la vostra energia non arriva, cercando di avvertite le tensioni nel corpo, i dolori, le sensazioni, le emozioni…

Poi osate un po’ aumentando leggermente l’inspirazione, senza esagerare. Anche se vi sembrerà che non ci sia più posto vi stupirete di quanta altra aria possiamo introdurre. Cercate di rendere il vostro respiro il più completo e uniforme

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possibile, senza resistenze, e senza forzature. Osservate ancora il vostro corpo, le vostre sensazioni, i piccoli cambiamenti che avvengono… Rilassatevi e iniziate a familiarizzare con il vostro migliore amico.

Alla fine avvertirete uno stato di benessere, leggerezza, un senso di liberazione da tensioni e stress… E pensate che avete respirato solo per 10 minuti.

Ci sono tecniche (Rebirthing, Breathwork…) che propongono sessioni di respiro molto più lunghe e intense, ma che richiedono una preparazione, e, all’inizio, la presenza di un supervisore. Ma per il momento fermiamoci qui, iniziamo ad avvicinarci ad una respirazione sana e consapevole con questo semplice esercizio, per capire se questo fantastico mondo ci può affascinare…

Buona respirata a tutti!

Manuela Preatoni

Fisiopterapista E-mail: manu.marco@alice.it Giuliano Di Betta

Rebirther

Che ne dite di un orto sul tetto?

Direte: “Un’orto sul tetto? Cinzia, ma che dici?!” Dico che avete capito bene! Un orto sul tetto per la riduzione dell’inquinamento dell’aria, per favorire l’isolamento termico dell’edificio, per regolare i flussi delle acque piovane, e soprattutto, per coltivare frutta e verdura!

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In molti paesi come la Norvegia, il Giappone, gli USA è tendenza ormai diffusa. Bene, io ne ho visto uno proprio qualche giorno fa, a “I Giardinè”, una bella realtà biologica a Missaglia (LC), nel Parco di Montevecchia. Albertina Ornaghi e il marito Giancarlo sono un esempio concreto di chi la Terra la ama e soprattutto la rispetta, coltivando frutta e verdura in modo naturale e senza concimi chimici.

Da loro ho scoperto frutti dimenticati come l’Azzeruolo, erbe aromatiche come la Salvia Ananas, il Sedano selvatico, l’Erba di San Pietro, la Perilla frutescens… senza dimenticare erbe spontanee come la Portulaca, il Silene e la Pimpinella. Vi ricordate il detto: “l’insalata non è buona e non è bella se non c’è la pimpinella!”

Terra, dal latino Terra. Il terzo pianeta in ordine di distanza dal Sole e il più grande dei pianeti terrestri del sistema solare. Il pianeta su cui vivono tutte le specie viventi conosciute. L’unico corpo planetario del sistema solare adatto a sostenere la vita. Il futuro del pianeta è legato a quello del Sole, ma dipende anche da noi.

I nostri errori, le nostre esigenze insaziabili l’hanno intossicata. Ognuno di noi nel suo piccolo può fare qualcosa per curarla, esattamente come fanno Albertina e Giancarlo ai Giardinè.

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Passo a loro la parola…

I Giardinè, un’avventura nata un anno fa. Mi raccontate il vostro progetto?

La nostra avventura nata dalla passione per le erbe selvatiche continua ormai da 27 anni. Nel nostro tempo libero vaghiamo per prati e boschi; dalla Brianza al Trentino alla Valle d’Aosta… Cerchiamo e studiamo fiori, erbe selvatiche e officinali.

Abbiamo cominciato a sognare un pezzo di paradiso in terra in cui coltivare dagli ortaggi ai fiori, dalle erbe officinali ai frutti…

Abbiamo sempre bandito dalle nostre menti i prodotti chimici.

Con l’aiuto di documentazioni e libri vari, prepariamo i nostri antiparassitari con le piante da noi coltivate, e con la raccolta spontanea lavorando il suolo con attrezzi non invasivi. Dopo alcuni errori di percorso abbiamo notato che in natura molti problemi si risolvono da soli, senza

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l’intervento dell’uomo. Abbiamo così dato una maggiore attenzione all’osservazione dell’ambiente e dei tempi necessari per i cicli della vita naturale. Così è nata la VERICOLTURA: “Vera, perché nel Naturale c’è la verità”.

Una “terra pulita” ritengo sia elemento fondamentale per partire con ogni coltivazione e per ottenere un prodotto sano. Com’è possibile ripristinare terreni che non hanno più questa caratteristica per l’adozione impropria di concimi chimici?

La terra perde la sua naturale fertilità principalmente per 2 motivi:

– Primo, per una lavorazione non rispettosa degli strati sottostanti la superfice; ad esempio rivoltando e stravolgendo la vita dei micro organismi. La lavorazione meccanica del terreno è indispensabile con attrezzi a basso impatto, giungendo a un compromesso e mantenendo con la terra un rapporto di equilibrio e buon senso, e soprattutto dimenticando il radicato principio del costante e progressivo guadagno.

– In secondo luogo i prodotti anche naturali (letame non maturo) intossicano la terra avvelenando la vita sottostante, interrompono la catena rigenerativa indebolendo la naturale resistenza delle piante agli agenti patogeni.

Mi spiegate il vostro concetto di naturalità?

La naturalità per ogni essere vivente è l’assenza nel proprio habitat, di alterazioni artificiali prodotte dall’uomo (la terra è un contenitore di esseri viventi). L’uomo è un anello della catena della vita. Ogni fiore ha il suo colore, ogni erba ha il suo profumo e la sua segreta virtù.

Come avete vissuto la siccità di quest’anno?

La siccità di quest’anno la si può interpretare in vari modi.

Evento straordinario o cambiamento graduale del clima futuro?

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In tutti i casi circa due mesi e mezzo di assenza totale di precipitazioni ci ha dato la possibilità di osservare le reazioni delle piante orticole e degli insetti. Con modalità diverse i vari tipi di ortaggi a conduzione naturale (senza apporto di acqua), hanno gradualmente diminuito la produzione sino al totale blocco, e l’apparente loro disseccamento. Con le prime piogge in breve tempo, tutto è ritornato alla vita con ottimi prodotti.

Collaborate con Terra Madre… mi raccontate la vostra esperienza?

Ho scoperto TERRA MADRE a Torino nella passata edizione.

Ascoltando Roberto Burdese, Andrea Segrè, Shiva Vandana e le esperienze di vita quotidiana di contadini di varie parti del mondo, ho capito che i principi di Terra Madre erano lo specchio del nostro pensiero e modus operandi. Difesa della biodiversità (da anni propaghiamo molti semi e a volte recuperiamo specie in estinzione) lotta allo spreco, cibo per la salute… Non mi ritengo all’altezza di collaborare con gli esperti di Terra Madre anni luce distanti da me, ma nel mio piccolo vorrei portare le mie esperienze positive e negative, a quanti sognano per il futuro un mondo PULITO e GIUSTO.

Praticate l’apicoltura. Ho letto recentemente alcuni attacchi in cui si accusano gli apicoltori di sfruttare le api. Cosa ne pensate?

L’Apicoltura a mio avviso, non è differente dal problema della terra. L’ape produce il miele per la sua sopravvivenza, e noi da questo prodotto ricaviamo vantaggi e benefici.

La loro presenza stabile nel territorio anche nei momenti di scarsa produzione, è un fattore indispensabile per il corretto equilibrio naturale .

Le api sono nostre alleate per la sopravvivenza, e non vanno considerate solo un mezzo da reddito.

Il vostro “tetto verde” è un esempio che mi auguro si

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possa moltiplicare per i benefici che apporta all’ambiente. Quali sono i consigli che potete dare alle persone che vogliono intraprendere questa scelta?

Alla realizzazione del tetto verde siamo arrivati con molte difficoltà. Seppur diffuso da molto tempo, e oggi anche incentivato in alcuni stati del nord Europa per i suoi vantaggi, qui da noi incontra molto disinteresse. Il nostro primo obiettivo era ambientale perché non sopportavamo l’idea di deturpare il paesaggio agreste con la visione di un tetto.

Pensando poi alla velocita dell’acqua con i temporali su un tetto convenzionale, e il successivo scorrimento violento, ci si è posti l’obiettivo di contenere seppur in minima parte un eventuale danno ambientale. Senza tralasciare gli altri vantaggi, come ad esempio i benefici climatici all’abitazione.

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Un consiglio: non vi demoralizzate se all’idea di migliorare l’ambiente in cui vivete troverete persone scettiche.

Sicuramente troverete chi vi approva; l’importante è affidare l’esecuzione a persone competenti sia per la preparazione del letto, sia per la tipologia del terriccio di base.

La Terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla Terra.

Capriolo Zoppo (Nativi americani) I Giardinè

Cascina Pianeta VI – Missaglia (LC)

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