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Investimenti sostenibili e responsabili

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Academic year: 2022

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Investimenti sostenibili e responsabili

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Concetti chiave

1. Il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio è una necessità. Non abbiamo scelta, perché non abbiamo un altro pianeta. Più ritardiamo i nostri interven& per ridurre le emissioni, più diventeranno al& i cos& della transizione. Gli inves&tori - pubblici e priva& - rivestono sicuramente un ruolo importante nel finanziamento della transizione, che richiede enormi inves&men&, e non possono esimersi dall’assolvere al loro dovere morale nei confron& di queste tema&che. (dovere morale)

2. I rischi lega& al clima si riferiscono a diversi rischi connessi al passaggio verso una economia a basse emissioni di carbonio e anche all’impaGo dei cambiamen& ambientali fisici, che potrebbero costare molto sia alle imprese che alle nazioni. I rischi lega& al clima stanno diventando sempre più rilevan& nel lungo termine, ma anche nel breve periodo stanno aumentando di importanza, più rapidamente di quanto ci si aspeGasse. Fa dunque parte del dovere fiduciario di tuI gli inves&tori professionis& integrare ques& rischi nelle decisioni di inves&mento. La regolamentazione sta aumentando, in par&colare per quanto riguarda il prezzo del carbonio, ed è saggio integrare i diversi rischi collega& al clima in ogni decisione di inves&mento.

3. Se l’impronta di carboniodel portafoglio può già rappresentare una prima s&ma del rischio ambientale complessivo del portafoglio, lavorare con diversi scenari clima&ci, in par&colare con lo scenario dei 2 °C (Accordo di Parigi), può aiutare a perfezionare l’analisi e a monitorare i rischi lega& al clima già iden&fica&.

4. Oltre al dovere morale di finanziare la transizione economica e ambientale - innanzituGo investendo in strumen& dedica& alla transizione come le obbligazioni Green oppure evitando aIvità o aziende specifiche che generano molte emissioni inquinan& o par&colarmente non sostenibili dal punto di vista dei cambiamen&

clima&ci -, diverse aziende offrono soluzioni dedicate aun’economia più efficiente sul piano energe&co e, di conseguenza, garan&scono agli inves&tori opportunità di inves&mento molto interessan&. Infine, sono disponibili molte opportunità di inves7mento associate alla loGa contro i cambiamen& clima&ci!

Inves7men7 sostenibili e responsabili

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Il finanziamento della transizione energetica: un dovere morale per gli investitori?

Come già evidenziato nel nostro secondo episodio dedicato alla regolamentazione, sono diverse le inizia&ve intraprese per convincere gli inves&tori ad assumersi le proprie responsabilità, finanziando la transizione energe7ca.

In effeI, nel 2015 l’Ar7colo 173-VI della Legge sulla transizione energe7ca francese ha introdoGo nuovi obblighi sui report non finanziari per gli inves&tori is&tuzionali, inclusa la pubblicazione della Carbon Footprint (ovvero della produzione di tuI i gas a effeGo serra) dei portafogli. Sempre nel 2015, sulla scia dell’Accordo di Parigi, è apparso evidente che le finanze pubbliche da sole non sono sufficien& per finanziare gli inves&men& necessari per la transizione energe&ca. Pertanto, è evidente che i merca& finanziari dovranno svolgere un ruolo chiave e i governi stanno cercando di creare un quadro norma&vo e fiscale che promuova la finanza sostenibile.

Tenendo questo a mente, nel maggio del 2018 la Commissione europea ha svelato un piano d’azione per una finanza sostenibile che richiede ai gestori e agli inves&tori is&tuzionali di integrare la dimensione ESG (ambiente, società e governance) nei processi di inves&mento (insieme ad altre misure). Il Piano d’azione della Commissione europea per una finanza più sostenibile è ambizioso e si basa sull’idea che le finanze sostenibili devono finanziare l’economia reale.

In questo modo, il seGore finanziario potrà assumere il suo ruolo nell’economia di domani, concentrandosi in par&colare - se non esclusivamente - sui cambiamen& clima&ci, ovvero sull’adeguamento ai cambiamen& clima&ci e sulla loro mi&gazione, sulla prevenzione dell’inquinamento, sulla tutela degli ecosistemi ecc.

Questa transizione richiede inves&men& ingen&. Secondo l’ul&mo studio condoGo dall’Agenzia internazionale dell’energia, si s&ma che l’inves&mento medio annuo nel seGore dell’energia ammonterà a circa 3500 milioni di USD tra il 2016 e il 2050. I cambiamen& maggiori riguarderanno inves&men& per aumentare l’efficienza della domanda, in par&colare nei seGori immobiliare, dell’industria e dei traspor&.

Contemporaneamente, nel 2017, le Nazioni Unite hanno adoGato le raccomandazioni della Task Force del Consiglio per la stabilità finanziaria sulla Divulgazione delle informazioni sul clima (comunemente note come

“Raccomandazioni TCFD”, ovvero Climate Related Financial Disclosures), principalmente per quanto concerne problemi ambientali e lega& ai cambiamen& clima&ci. Queste ul&me sono uno strumento pragma&co e riconosciuto nell’esercizio del dovere fiduciario di ogni inves&tore, che deve tenere conto dei faGori ESG nella propria ges&one.

Fare riferimento al secondo White Paper per ulteriori informazioni su queste inizia&ve di regolamentazione.

Cambiamenti climatici: è il momento di accelerare

È pra&camente un dato di faGo. Limitare il riscaldamento globale a 2°C dopo l’Accordo di Parigi è un obieIvo che non potrà essere raggiunto, sicuramente non con le poli&che aGuali.

Le conclusioni del Pannello intergoverna&vo sui cambiamen& clima&ci (GIEC) e dell’ul&ma Conferenza delle par& (COP) sono state chiare: i cambiamen& clima&ci seguono il loro percorso e le nazioni non riusciranno a raggiungere gli obieIvi sul clima stabili& nell’Accordo di Parigi. Gli impegni e le inizia&ve aGuali non sono sufficien&. I progressi sono troppo len& e alcuni paesi stanno ridimensionando le proprie ambizioni.

Tenendo conto della riduzione delle emissioni da parte dei diversi paesi, è probabile che la temperatura finirà per aumentare di 3°C, e questo porterà con sé ulteriori cos&. Per esempio, si prevede che il prodoGo interno lordo degli Sta& Uni& perderà l’1,2% per ogni ulteriore aumento di 1°C della temperatura.

Molto è stato deGo sul ruolo del seGore finanziario per quanto riguarda il finanziamento dell’energia a bassa emissione di carbonio. TuGavia, saranno le poli7che adoTate dai paesi a determinare il percorso futuro. Dopo tuGo, il seGore dovrà scegliere se con&nuare a finanziare e a sostenere fon& di energia inquinan& oppure se finanziare l’infrastruGura richiesta per affrontare al meglio le sfide future della sostenibilità. Potrebbe rivelarsi un’opportunità unica perché la transizione energe7ca è un progeTo globale di enorme portata, che crea pos7 di lavoro e richiede grandi risorse e ingen7 finanziamen7.

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Secondo l’OCSE, saranno necessari quasi 95.000 milioni di dollari USA per finanziare le infrastruGure (energia, traspor&, acqua e telecomunicazioni) tra il 2016 e il 20301.

I dieci seGori che generano la maggior parte delle emissioni inquinan& nell’Unione europea cos&tuiscono quasi l’83%

delle emissioni totali di CO2, ma rappresentano solo il 28% del mercato del lavoro e creano un valore aggiunto pari al 21%2.

Oggi, la maggioranza delle emissioni inquinan& ha un valore corrispondente a zero e, quando viene loro aGribuito un prezzo, esso è inferiore ai €30 per tonnellata. Le sovvenzioni per i combus&bili fossili rimangono la norma e prevedono significa&vi cos& fiscali per i governi. In effeI, nel 2015 quasi un miliardo di dollari USA è stato assegnato al seGore del carbone da sei Paesi membri della UE, nonostante avessero ra&ficato l’Accordo di Parigi3.

Aumentare la quota di energie primarie rinnovabili fino al 65% entro il 2050 consen&rebbe la riduzione delle emissioni di CO2 di quasi il 70%. Questa quota al momento rappresenta solo il 15%, con differenze importan& tra le diverse nazioni. La Danimarca guida chiaramente il gruppo e dovrebbe essere di esempio per tuI perché dimostra che è possibile aGuare una transizione completa alle energie rinnovabili. Anche il Portogallo, la Germania e il Belgio hanno inves&to per aumentare ulteriormente la quota di energie rinnovabili del loro mix energe&co. Invece, Paesi come la Francia, il Giappone, l’Australia e gli Sta& Uni& devono rafforzare decisamente il loro impegno.

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1 Fonte: OCSE, inves&re nel clima, inves&re nella crescita. Sintesi

2 Fonte: OECD highlights on green growth indicators 2017 (L’OCSE evidenzia gli indicatori della crescita verde nel 2017)

3 Fonte: Overseas Development Ins&tute

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Il dovere fiduciario di integrare i rischi legati al clima come rischi economici

L’Accordo di Parigi e la COP 21 hanno aumentato significa&vamente la consapevolezza globale del rischio delle emissioni di carbonio e la necessità di coinvolgere tuI i portatori di interesse, non soltanto gli Sta&, ma anche le aziende e gli inves&tori.

Inoltre gli esper& di rischi - in par&colare gli esper& del Global Risk Report del Forum economico mondiale - hanno iden&ficato chiaramente i cambiamen7 clima7ci e i rela7vi rischi come i 3 pericoli principali e più probabili a livello mondiale.

I primi 10 rischi in termini di probabilità e impaTo

Fonte: Forum economico mondiale, Global Risk Report 2019 (Rapporto sui rischi globali 2019)

I rischi lega7 al clima sono rischi economici. In effeI, i disastri causa& dal clima sono costa& 28 pun& base (0,28%) di PIL mondiale negli ul&mi tre anni, con un danno totale in tuGo il mondo superiore a 650 miliardi di dollari USA (Fonte:

Ricerca Morgan Stanley 13.02.2019).

Cos7 s7ma7 dei danni causa7 dal clima per il 2016-2018 (in % del PIL)

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Fonte: Ricerca Morgan Stanley, febbraio 2019

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Il passaggio verso un’economia low-carbon non è esente da rischi per le aziende, i Paesi e gli inves&tori. Ma qual è l’impaGo finanziario dei rischi e delle opportunità legate al clima per un’organizzazione? Per rispondere a questa domanda, innanzituGo abbiamo bisogno di sapere cosa si intende per rischi e opportunità legate al clima, quali di essi sono presen& e in che modo possono essere misura&.

Alcuni concetti da chiarire

Rischi legati al clima

Iniziamo con un esempio per capire meglio cosa si intende con rischi lega& al clima. Immaginiamo un’azienda che opera nel seGore chimico europeo e che necessita di energia per i suoi processi produIvi. Se l’energia è generata dall’azienda stessa che brucia combus&bile fossile (per es. gas naturale), l’azienda emeGe gas a effeGo serra. Di conseguenza, l’azienda può essere soggeGa al Sistema europeo di scambio di quote di emissione, ovveroun sistema basato sul principio del “chi inquina paga” e che richiede agli emeItori di pagare per le loro emissioni. Il sistema prevede che un’azienda debba acquistare autorizzazioni dalla UE se vuole emeGere gas a effeGo serra (si traGa del meccanismo cosiddeGo “Carbon Pricing”). TuGavia, sapendo che la UE ha stabilito obieIvi ambiziosi per ridurre le emissioni di gas a effeGo serra, la quan&tà di autorizzazioni disponibili sarà ridoGa in futuro, causando un aumento del prezzo per singola autorizzazione (sulla base della legge della domanda e dell’offerta). Come conseguenza di questa poli&ca che promuove la transizione verso un’economia a più basse emissioni di carbonio, l’azienda si troverà esposta a ulteriori cos& di transizione (lega& al clima). D’altra parte, le aIvità dell’azienda possono anche essere soggeGe ai rischi fisici lega& ai cambiamen& clima&ci dovu& al riscaldamento globale, come inondazioni o mancanza di risorse (per es. scarsità d’acqua).

Fondamentalmente, possiamo dis&nguere due 7pi di rischi lega7 al clima:

I rischi di transizione, che trovano la loro origine nel passaggio (necessario) a un’economia a bassa emissione di carbonio, sono basa& principalmente sulle poli&che e sono maggiori per le aziende aIve nei seGori a elevata intensità di carbonio;

I rischi fisici, che sono lega& alle conseguenze fisiche dei cambiamen& clima&ci.

Rischi di transizione lega7 al clima

InnanzituGo, approfondiamo un po’ il primo &po. La Task Force sulla Divulgazione delle informazioni sul clima (TCFD) dis7ngue quaTro 7pi di rischi di transizione: rischi poli&ci e legali, rischi tecnologici, rischi di mercato e rischi reputazionali.

I rischi poli7ci e legali derivano dal tenta&vo degli sta& di obbligare a pagare determinate aziende che contribuiscono agli effeI avversi sul clima e si basano sul principio “chi inquina paga”. Un esempio di rischio poli&co può essere il Carbon Pricing, ovvero una misura che prevede l’applicazione di una tassa sul carbonio o di un sistema di scambio di quote di emissione, come spiegato nell’esempio sopra menzionato. Altri esempi possono essere conseguenze di obieIvi di riduzione stabili& a livello nazionale o di standard di efficienza energe&ca legalmente vincolan&. TuGavia, oltre a questo, le aziende e gli sta& possono trovarsi a fronteggiare rischi legali (per es. controversie) provenien& da governi, ONG, comunità, concorren& ecc.

I rischi tecnologici possono essere classifica& come rischi riguardan& il vantaggio compe&&vo delle aziende. Se le società sono esposte a miglioramen& o innovazioni tecnologiche legate all’efficienza energe&ca (come energie rinnovabili o processi produIvi efficien& dal punto di vista energe&co), possono ridurre significa&vamente l’esposizione ad altri rischi di transizione risultan& dal passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio, oGenendo così un vantaggio compe&&vo. Se l’azienda chimica dell’esempio precedente è molto esposta alle fon&

di energia rinnovabili, può ridurre l’esposizione ai rischi poli&ci, per esempio al Carbon Pricing, e oGenere così un vantaggio compe&&vo (finanziario) sui concorren& più espos& ai combus&bili fossili.

I rischi di mercato riguardano i cambiamen& della domanda e dell’offerta in seguito alla transizione energe&ca.

Mano a mano che i consumatori diventano sempre più consapevoli dei rischi lega& ai cambiamen& clima&ci, la

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domanda futura di prodoI e servizi a bassa emissione di carboniopuò aumentare in modo significa&vo. Se l’azienda chimica del nostro esempio offre soluzioni più efficien& a livello energe&co, i suoi clien& e/o consumatori finali più informa& sui cambiamen& clima&ci probabilmente preferiranno ques& prodoI rispeGo a quelli dei concorren&. Oppure immaginiamo che l’aIvità dell’azienda dipenda pesantemente dal gas e che il suo fornitore di gas aumen& i prezzi a causa dell’imposizione fiscale. Di conseguenza, è importante anche valutare l’esposizione delle aziende a potenziali aumen& di cos&.

I rischi reputazionali probabilmente sono i più tangibili, ma sono anche tra i più difficili da valutare. In che modo le percezioni legate al clima dei consumatori o delle comunità possono influire su una società? In che misura le manifestazioni per la tutela del clima presso la sede di un’azienda chimica possono danneggiare la reputazione, e gli aspeI finanziari, dell’azienda stessa?

Rischi fisici lega7 al clima

Come menzionato in precedenza, i rischi di transizione derivano dalla volontà di limitare il riscaldamento globale e di prevenire cambiamen& clima&ci gravi che potrebbero avere effeI devastan& sull’economia. Ma in che modo possiamo classificare ques& cambiamen& clima&ci? In generale, possiamo dis&nguere due 7pi di rischi fisici lega7 al clima: rischi acu& e cronici.

I rischi fisici acu7 derivano dai cambiamen& clima&ci, sono lega& a even& e influiscono sugli aIvi fisici di un’azienda. Ques& rischi possono riguardare, per esempio, inondazioni, incendi e uragani. Ma in che misura i processi produIvi della nostra azienda chimica possono essere influenza& da ques& even&? E i rischi sono gli stessi per tuI i si& produIvi? In effeI, calcolare ques& rischi a livello societario può essere estremamente complesso e richiede l’elaborazione di diverse ipotesi (si veda soGo).

I rischi fisici cronici sono provoca& dai cambiamen& clima&ci e sono variazioni a più lungo termine, come l’aumento del livello dei mari o periodi di siccità irreversibile che causano carenza d’acqua o crollo della produzione agricola. Per esempio, se l’impiego di acqua nel processo produIvo della nostra azienda chimica è limitato, i rischi lega& alla siccità possono essere ridoI.

Occorre considerare che le aziende non devono valutare soltanto la propria esposizione ai diversi &pi di rischi fisici.

Proprio come per i rischi di transizione del mercato, è importante valutare anche l’impaGo dei rischi fisici sui loro fornitori o sui merca&.

Fare riferimento alla figura soGostante per vedere una mappa dei diversi rischi lega& al clima.

I principali rischi lega7 al clima

Fonte: TCFD Hub.org4

4 Il TCFD Knowledge Hub è una piaGaforma creata per sostenere l’adozione delle raccomandazioni TCFD aGraverso la

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raccolta di una serie di risorse che possono aiutare a iden&ficare, analizzare e rendicontare le informazioni finanziarie legate al clima.

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Opportunità legate al clima

La transizione energe&ca non implica soltanto rischi! Torniamo al nostro esempio, l’azienda chimica europea. Cosa succederebbe se l’azienda sviluppasse prodoI basa& su processi produIvi efficien& dal punto di vista energe&co? E se l’azienda abbandonasse i combus&bili fossili e passasse alle fon& di energia rinnovabili, come l’energia eolica? In effeI, la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio può anche creare opportunità significa7ve per le aziende agili. Di conseguenza, iden&ficare le società meglio posizionate per la transizione energe&ca può offrire opportunità di inves&mento rilevan&.

Il TCFD iden&fica quaTro categorie di opportunità legate al clima: efficienza delle risorse, fon& di energia, prodoI/

servizi, merca& e resilienza.

Le opportunità legate a un uso efficiente delle risorse nascono da azioni che riducono i rischi lega& alla scarsità di materie prime (per es. l’acqua), oGenendo ulteriori benefici finanziari grazie alla riduzione dei consumi e, di conseguenza, dei cos& opera&vi. Un uso efficiente delle risorse può essere oGenuto in mol& seGori diversi, per esempio in quelli dell’energia, dell’edilizia, della distribuzione, della produzione, della ges&one dei rifiu& ecc.

Le opportunità rela7ve alle fon7 di energia riguardano l’implementazione di fon& di energia rinnovabili che consentono alle aziende di ridurre i cos& energe&ci annuali e non soltanto di mi&gare i rischi lega& alla transizione energe&ca, ma anche di facilitare questa transizione.

Le opportunità rela7ve a prodo[ e servizi si riferiscono all’offerta di alterna&ve low-carbon che potrebbero consen&re alle aziende di oGenere vantaggi compe&&vi e di conquistare le preferenze di tuI i portatori di interesse con un ruolo nella catena di fornitura (per es. offerte di prodoI biologici invece di prodoI oGenu&

sfruGando combus&bili fossili). Le opportunità di mercato sono streGamente legate a queste e si riferiscono alle opzioni che le aziende hanno per conquistare nuovi merca& (per es. collaborando con i governi).

Le opportunità legate alla resilienza riguardano la capacità delle aziende di adaGarsi ai rischi lega& al clima, fisici e di transizione. Immaginiamo la nostra azienda chimica già usata come esempio. Se l’azienda cambia il suo modello di business per offrire soluzioni biologiche, riuscirà ad adaGarsi molto meglio ai rischi di transizione, per esempio a una nuova legge sull’uso delle materie prime.

Carbon Pricing

L’assenza di un mercato globale per il prezzo del carbonio, tema&ca estremamente complessa, consente elusioni e non incoraggia gli operatori a compiere gli inves&men& a lungo termine (30-50 anni) necessari per il passaggio a un’economia più efficiente dal punto di vista energe&co.

AGualmente, l’80% delle emissioni è esente dal Carbon Pricing. E per tre quar& delle emissioni soggeGe alla tassazione vengono paga& soltanto 10 USD a tonnellata. Per raggiungere gli obieIvi di Parigi e confermare la previsione dell’aumento di 2°C della temperatura, il prezzo dovrebbe essere compreso tra 40 e 80 USD a tonnellata entro il 2020 e tra 50 e 100 USD entro il 2030 in tuGo il mondo (Fonte: The High Level Commission on Carbon Prices 5).

Il prezzo del carbonio rifleGe efficacemente quanto la società è pronta a pagare per proteggere il clima.

Fortunatamente, però, esistono anche evoluzioni posi&ve. Per esempio, il prezzo delle autorizzazioni per le emissioni nella UE, nell’ambito del Sistema europeo di scambio di quote di emissione, è in crescita. Ma anche altri governi nazionali e locali stanno imponendo prezzi da pagare per le emissioni inquinan7. La quan&tà di emissioni di anidride carbonica coperta dalle inizia&ve di Carbon Pricing è aumentata, passando dagli 8 GtCo2e del 2017 agli 11 GtCO2e del 2018 (51 inizia&ve). Inoltre, ci si aspeGa che il numero di inizia&ve aumen& nei prossimi anni, a cominciare dal 2019.

5 La Commissione è supportata dalla Carbon Pricing Leadership Coali&on, un’inizia&va sostenuta dalla Banca mondiale. L’obieIvo della Commissione è iden&ficare corridoi indica&vi di prezzi del carbonio che possano essere u&lizza& per guidare l’elaborazione di strumen& per il Carbon Pricing e di altre poli&che, norma&ve e misure per incen&vare azioni coraggiose a tutela del clima, s&molare

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la conoscenza e l’innovazione, rispeGare l’Accordo di Parigi e raggiungere gli ObieIvi di sviluppo sostenibile.

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Ma non sono soltanto le inizia&ve a essere in crescita. Anche se i prezzi del carbonio variano in modo significa&vo, da USD 1/tCO2e (per es. Polonia, Ucraina) a un massimo (aGuale) di USD 139/tCO2e (Svezia), il prezzo per tonnellata sta aumentando in diverse inizia&ve. Per esempio, in Francia la Carbon Tax (misura complementare allo scambio di quote di emissione EU ETS) crescerà ancora e ci si aspeGa che raggiunga gli 86,20 euro/tonnellata nel 2022.

Prezzo del carbonio e copertura delle emissioni delle inizia7ve sul Carbon Pricing implementate

Fonte: Banca mondiale

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L’impatto finanziario dei rischi e delle opportunità legate al clima

Anche se l’impaGo finanziario dei rischi e delle opportunità legate al clima è già stato descriGo nelle sezioni preceden&, l’impaGo è ben visualizzato dal TCFD nell’immagine seguente:

ImpaTo finanziario dei rischi e delle opportunità legate al clima

Fonte: Report finale TCFD, giugno 2017

Come mostrato nella figura illustrata sopra e come descriGo negli esempi preceden&, l’esposizione ai rischi lega& al clima può influire sui profiI, sulle spese, sulle aIvità e passività, sul capitale e sui finanziamen& di un’azienda.

TuGavia, è importante notare che è possibile mi&gare questo impaGo e cogliere le opportunità grazie a una pianificazione strategica e a una ges&one dei rischi lega& al clima che può portare alla riduzione dell’impaGo finanziario (per es. il passaggio alle fon& di energia rinnovabili può diminuire l’esposizione al Carbon Pricing e, di conseguenza, il rischio di impaGo sui profiI).

Carbon Footprint e intensità

La Carbon Footprint del portafoglio si propone di valutare il Carbon Risk nell’ambito della transizione a un’economia low-carbon. Per farlo, le emissioni di anidride carbonica delle diverse organizzazioni sono calcolate e riportate sulla base dei profiI totali.

La misurazione delle emissioni inquinan& non è standardizzata. I da& delle aziende sono riporta& secondo la modellizzazione. ATualmente il Protocollo GHG è la metodologia di calcolo delle emissioni di gas a effeGo serra più usata. Il protocollo dis&ngue 6 &pi di emissioni a effeGo serra, senza limitarsi quindi alla sola CO2.

Oggi, il caldolo della Carbon Footprint (impronta di carbonio) di un portafoglio di inves7mento probabilmente è la metodologia più sofis7cata disponibile. Anche se i da& non sono perfeI, si traGa di una metodologia quan&ta&va e semplice e di un oImo punto di partenza per affrontare le sfide legate al clima e alle emissioni inquinan&. TuGavia, è importante adoGare la massima prudenza nell’interpretazione dei da&. In effeI le informazioni pubblicate hanno dei limi& e sono più che altro des&nate a scopi norma&vi e legali. Per esempio i da& sul carbonio sono da& storici e non forniscono informazioni sulle emissioni future di gas a effeGo serra. Si traGa quindi di una misura di impaGo imperfeGa.

La metodologia usata per misurare la Carbon Footprint del portafoglio può variare a seconda del fornitore. Di conseguenza, è importante fare riferimento alla metodologia u&lizzata dal fornitore, in par&colare al cosiddeGo

“Scope”, ovvero ai diversi aggrega& delle emissioni considera& per il calcolo.

Ufficialmente ci sono 3 7pi di emissioni:

Scope 1 Emissioni direGe derivan& da fon& di proprietà o controllate dall’en&tà o organizzazione in oggeGo Scope 2 Emissioni indireGe, connesse con il consumo di eleGricità e il calore o il vapore richies& per

realizzare il prodoGo

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Scope 3 Altre emissioni indireGe, legate alla supply chain (upstream) e all’uso di prodoI e servizi durante il loro ciclo di vita (downstream)

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I tre 7pi, o Scope, di emissioni di gas a effeTo serra

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Fonte: GHGprotocol.org

Poche organizzazioni calcolano le emissioni rela&ve allo Scope 3 perché si traGa di un’operazione estremamente complessa, che si basa su numerose ipotesi estrapolate e che quindi non consente il confronto tra aziende.

Inoltre, la metodologia può essere basata su da7 pubblica7 o s7ma7. Cosa significa tuGo questo in termini di metodologia?

Poiché i da& di norma sono pubblica& annualmente, l’impronta di carbonio di un portafoglio di inves&mento è calcolata una volta per l’anno di riferimento.

Infine, la doppia contabilizzazione viene generalmente riconosciuta come problema per il calcolo della Carbon Footprint. La doppia contabilizzazione può verificarsi quando si aggregano le emissioni indireGe delle aziende in una stessa catena del valore. Questo è par&colarmente significa&vo quando si calcolano le emissioni dello Scope 3. Poiché diverse metodologie si concentrano esclusivamente sugli Scope 1 e 2, questo rischio è piuGosto limitato.

L’intensità del carbonio di un portafoglio di inves&mento per euro di vendite si propone di valutare l’efficienza opera7va a livello del portafoglio e misura l’efficienza del carbonio del portafoglio di inves&mento per euro di vendite.

L’efficienza del carbonio è menzionata anche da altre fon&. Anche in questo caso, il suo scopo è valutare l’efficienza opera7va a livello di portafoglio di inves7mento e misurare l’efficienza del carbonio del portafoglio per euro inves7to.

Da7 Pubblica7 Da7 S7ma7

• Basa& su metodologie di contabilità del carbonio

• Disponibilità irregolare a seconda delle zone geografiche

• Affidabilità ridoGa (errori nella definizione degli aggrega&, gas a effeGo serra incomple&)

• Verifica parziale di terze par& esterne

• Basa& su s&me

• Forte variabilità delle s&me che dipendono dai modelli e dagli aggrega& considera&

• A seconda dei fornitori, l’intensità del carbonio media o mediana di un seGore viene usata per calcolare le emissioni di un’azienda che non rilascia una repor&s&ca ad hoc sulla materia

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E il mio portafoglio? Come posso sapere se il mio portafoglio è a rischio e in che modo posso proteggerlo dai rischi legati al clima?

Come valutare l’esposizione ai rischi e alle opportunità legate al clima: l’utilizzo delle analisi di scenario

Gli inves&tori possono chiedersi in che misura il loro portafoglio è esposto ai rischi e alle opportunità legate al clima e quanto è resiliente. Ma come facciamo a misurare queste caraGeris&che? Esiste una linea neGa tra un portafoglio a rischio e uno non a rischio? E in che modo un inves&tore può proteggere il suo portafoglio dai rischi lega& al clima e può cogliere le opportunità offerte dalla transizione energe&ca?

Per guidare e promuovere decisioni più informate su inves&men&, &toli di credito e assicurazioni, il TCFD ha sviluppato un “quadro di riferimento volontario, accessibile e coerente per divulgare/rendicontare i rischi finanziari lega& al clima”. Come spiegato nel nostro secondo documento di ricerca, “Le autorità stanno prendendo in carico la ques2one”, il quadro di riferimento si concentra su quaGro pilastri: governo societario, strategia, ges&one dei rischi e metriche e obieIvi riguardan& i cambiamen& clima&ci. Approfondiamo ora il terzo pilastro - la strategia - e, più nello specifico, la raccomandazione di includere l’analisi di scenario nella strategia di inves&mento.

Come affermato in precedenza in questo documento, i rischi lega& al clima, sia fisici che di transizione, risentono della velocità e del focus della transizione energe&ca. Sulla base di ques& criteri, l’impaGo su determina& seGori e sulla stabilità finanziaria delle aziende può variare in modo significa&vo. Poiché il verificarsi effeIvo e l’impaGo preciso degli even& e delle sequenze di even& lega& al clima, nonché l’impaTo delle misure poli7che, sono tuI caraGerizza&

da un certo grado di incertezza, la valutazione dell’esposizione a ques& rischi e l’integrazione delle metriche prospe[che rela7ve al clima possono risultare molto complesse. Di conseguenza, per assicurarci che i rischi siano ges&& correGamente e che le incertezze siano adeguatamente considerate, possiamo introdurre l’analisi di scenario nelle nostre valutazioni.

Il crocevia del carbonio: diversi percorsi, con diversi rischi

Fonte: Supplemento tecnico TCFD (giugno 2017)

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Ancora una volta, possiamo tornare all’esempio della nostra azienda chimica. Abbiamo iden&ficato il rischio (di transizione) del Carbon Pricing per l'azienda che emeGe gas a effeGo serra all’interno della UE. Il prezzo delle autorizzazioni per le emissioni tuGavia dipende da una varietà di faGori, che sono influenza& principalmente dalle decisioni poli&che e dalle azioni intraprese dagli altri partecipan& al sistema di scambio delle quote. Un piano d’azione europeo ambizioso ridurrà l’ammontare delle autorizzazioni e, di conseguenza, aumenterà il prezzo per singola autorizzazione; questo farà crescere il rischio finanziario se l’azienda è esposta alle fon& di energia fossili. Al contrario, un piano d’azione europeo cauto e poco ambizioso potrebbe ritardare la riduzione delle autorizzazioni (per esempio, per evitare che le società trasferiscano le proprie aIvità fuori dalla UE) e questo ridurrebbe il rischio finanziario per l’azienda e i suoi inves&tori. D’altra parte, le azioni degli altri partecipan& nel sistema di scambio delle quote potrebbero influire sull’offerta e sulla domanda di autorizzazioni e, quindi, modificare il prezzo della singola autorizzazione. Per affrontare meglio queste incertezze connesse ai diversi rischi lega& al clima, un inves&tore può integrare l’analisi di scenario nelle valutazioni del portafoglio e dell’azienda.

Il TCFD knowledge HUB 6 definisce uno scenario come:

• La descrizione di un percorso di sviluppo che porta a un determinato risultato.

• L’intenzione non è fornire una descrizione completa del futuro, ma piuGosto meGere in evidenza gli elemen&

centrali di un possibile futuro e aIrare l’aGenzione sui faGori chiave che guideranno gli sviluppi futuri.

• ConceI e struGure ipote&che, non previsioni o analisi di sensi&vità.

L’analisi di scenario, da parte sua, è descriGa come:

• Uno strumento per migliorare il pensiero strategico cri&co.

• Un modo per sfidare la saggezza convenzionale sul futuro.

• Una volontà di esplorare alterna&ve che potrebbero alterare significa&vamente l’approccio tradizionale del

“si è sempre faGo così”.

Di conseguenza, applicando l’analisi di scenario a diversi rischi lega& al clima, un inves&tore può prendere decisioni di inves&mento più informate e può ges&re meglio le incertezze riguardan& i rischi e le opportunità legate al clima. DeGo questo, vorremmo soGolineare due faI importan&:

• Gli scenari e le probabilità che si realizzino possono cambiare con il tempo (per es. in seguito a determinate decisioni poli&che). Quindi, si raccomanda di impiegare sempre una certa flessibilità quando si u&lizzano gli scenari e di revisionarli regolarmente.

• Le analisi di scenario dovrebbero essere applicate a diversi livelli: portafoglio, seGore, singolo emiGente, classe di aIvi e azienda (si tenga presente che l’esempio dell’azienda chimica è stato faGo focalizzandosi sul singolo emiGente).

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5 domande fondamentali che l’inves7tore dovrebbe porsi rela7vamente all’analisi di scenario dei cambiamen7 clima7ci

1. Quali limi7 temporali voglio u7lizzare per gli scenari e quali rischi sono più importan7 in ciascuno scenario?

2. Voglio usare da7 qualita7vi o quan7ta7vi negli scenari che ho definito?

3. In che modo il mix energe7co/la domanda di energia/il prezzo dell’energia si evolvono nel breve, medio e lungo termine per ogni scenario?

4. In che modo le autorità norma7ve agiscono in ogni scenario e qual è il loro livello di ambizione?

5. Qual è l’impaTo sul business in ogni scenario (per es. modifiche ai cos7 dei faTori produ[vi, dei cos7 opera7vi, delle entrate, della supply chain, delle operazioni, delle tempis7che) e in che modo possono essere u7lizza7 i risulta7?

Poiché i rischi e le opportunità legate al clima dovrebbero sempre essere valutate rispeGo a uno o più scenari chiaramente defini& e delimita& temporalmente, sono diverse le domande che si potrebbero fare. Quali scenari dovremmo usare? In che modo dovremmo definire gli scenari? E quali fon& sono disponibili per semplificare l’integrazione dell’analisi di scenario nel processo decisionale di inves&mento?

Come affermato in precedenza, sulla base del livello di ambizione dei piani per limitare il riscaldamento globale è possibile iden&ficare diversi scenari lega& ai cambiamen& clima&ci. In uno scenario ambizioso, con obieIvi chiari di riduzione delle emissioni (per es. uno scenario in cui si prevede di mantenere l’aumento del riscaldamento entro il limite dei 2°C) si ri&ene che l’impaGo dei rischi di transizione sarà più significa&vo dell’impaGo dei rischi fisici poiché le poli&che implementate per ridurre le emissioni dovrebbero evitare il verificarsi di cambiamen& clima&ci cronici o acu&

come inondazioni e siccità. In caso di obieIvo poco ambizioso, al contrario, aumentano le possibilità che si verifichino even& clima&ci estremi e cambiamen& clima&ci cronici a causa della maggiore concentrazione di gas a effeGo serra nell’atmosfera.

6 Il TCFD Knowledge Hub è una piaGaforma creata per sostenere l’adozione delle raccomandazioni TCFD aGraverso la raccolta di una serie di risorse che possono aiutare a iden&ficare, analizzare e rendicontare le informazioni finanziarie legate al clima.


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Possibili previsioni sulle emissioni inquinan7

Fonte: UK Pruden&al Regula&on Authority 2015

Come illustrato nel grafico qui sopra, all’aumentare delle emissioni di CO2, aumentano anche i rischi fisici, che sono più importan& rispeGo ai rischi di transizione (si veda la linea blu). TuGavia, se immaginiamo uno scenario in cui le emissioni sono ridoGe aIvamente e il riscaldamento globale viene limitato a 2°C, o meno di 2°C, (si vedano le righe verde, arancione e grigia), i rischi di transizione risultano più significa&vi rispeGo ai rischi fisici. La riga rossa, con le emissioni globali a livello costante, fa sì che i rischi fisici e di transizione siano considera& allo stesso modo.

Diverse organizzazioni hanno sviluppato scenari sui cambiamen& clima&ci partendo da diverse ipotesi (prezzo delle materie prime fondamentali, costo dei faGori produIvi o mix energe&co mondiale), scelte anali&che (in base ai tempi o ai &pi di da& usa&) e impaGo sulle aziende (focus sugli u&li o sul patrimonio). La tabella seguente fornisce una panoramica non esaus&va degli scenari sui cambiamen& clima&ci disponibili:

Agenzia internazionale IEA B2DS < 1,5°C Di transizione

dell’energia

Agenzia internazionale AIE: nuovo scenario poli&co > 2°C (2,7-3) Fisici dell’energia

Greenpeace Advanced Energy < 2°C Di transizione

[R]evolu&on (Una (ri)evoluzione energe&ca avanzata)

Agenzia internazionale IRENA REmap 2°C Di transizione

per le energie rinnovabili

Come valutare l’esposizione ai rischi e alle opportunità legate al clima: la Carbon Footprint

Anche se l’analisi di scenario può fornire una valutazione mul&-scenario deGagliata, la sua configurazione può richiedere un quadro di riferimento complesso con metriche prospeIche difficili da definire.

Un metodo più semplice e applicato più spesso per valutare rapidamente l’esposizione di un portafoglio di inves7mento ai rischi di transizione lega7 al clima prevede la valutazione dei rischi tramite un’analisi dell’intensità

Organizzazione Nome dello scenario Obie[vo di temperatura

Rischi principali

Mercer Aggressive climate

ac&on (interven&

aggressivi contro i cambiamen& clima&ci)

2°C Di

transizio ne

Mercer Business as usual (Si è

sempre faGo così)

4°C Fisici

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del carbonio del portafoglio. Come spiegato in precedenza, l’intensità del carbonio misura le emissioni totali di un’azienda rispeGo ai profiI oGenu&. Più elevata è l’intensità del carbonio, più l’azienda genera emissioni inquinan&

per oGenere gli stessi profiI. L’intensità del carbonio può essere rappresentata, a livello di portafoglio, come una media ponderata.

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Un primo passo della valutazione può consistere nel meTere a confronto l’intensità di carbonio media ponderata del portafoglio con quella del suo universo di riferimento. Per esempio, un portafoglio ges&to aIvamente e che investe in aziende globali a elevata capitalizzazione potrebbe essere confrontato con un paniere ponderato per la capitalizzazione di mercato, composto dalle 2500 aziende mondiali più grandi e u&lizzato come universo di riferimento.

Se l’intensità di carbonio del portafoglio fosse significa7vamente superiore all’universo di riferimento, potremmo affermare che l’esposizione del portafoglio ai rischi di transizione lega7 al clima è più elevata.

TuGavia, anche se l’intensità del carbonio del portafoglio può essere significa&vamente inferiore all’intensità del carbonio dell’universo di riferimento, non è ancora chiaro quali sono i faGori alla base di questa sovraperformance.

Intensità di carbonio media ponderata: illustrazione

Fonte: DPAM, global sustainable equity strategy vs. MSCI ACWI index, 30 April 2019 (DPAM: strategia di inves&mento sostenibile in azioni globali a confronto con l’indice MSCI ACWI, 30 aprile 2019) È importante ricordare che oggi sono quaTro i seTori economici che emeTono la maggior parte dei gas a effeTo serra, ovvero quelli dei servizi di pubblica u7lità, delle materie prime, dell’energia e industriale.

Intensità media del carbonio per seTore (indice MSCI ACWI)

Fonte: Indice MSCI ACWI

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In par&colare, il seGore dei traspor& con&nua a contribuire in modo molto significa&vo alle emissioni di CO2 e al peggioramento della qualità dell’aria in molte regioni del mondo.

Emissioni di CO2 generate dai traspor7 (in % del consumo totale di combus7bile)

Fonte: Banca mondiale, “The cost of air pollu&on” (Il costo dell’inquinamento atmosferico), ricerca di Morgan Stanley

Senza tenere conto dei rischi di inves&mento riguardan& la diversificazione, i merca&, la liquidità, la valutazione e così via, un portafoglio con un’esposizione debole a ques& quaGro seGori sarà meno sensibile ai cambiamen& clima&ci e, in par&colare, all’evoluzione delle norme che cercano di mi&gare tali cambiamen&.

Il nostro scopo però non è invitare a disinves&re dai seGori dell’energia. È importante però valutare e misurare il rischio, che può essere fondamentale in un futuro prossimo, individuando i rischi intrinsechi lega& al seGore economico e, in un secondo momento, analizzando l’esposizione a ques& rischi dei singoli operatori del seGore.

Per misurare l’esposizione ai rischi del carbonio in tuI i seGori, un primo passo consiste nell’analizzare se un portafoglio ha un’allocazione a[va nei quaTro seTori a elevata intensità di carbonio elenca& in precedenza. Questo può essere faGo meGendolo a confronto con il suo universo di riferimento. Quando uno dei seGori che generano più emissioni inquinan& ha un peso aIvo significa&vo, vale la pena valutare in modo più approfondito le aziende soGostan& per determinare se le opportunità offerte da queste posizioni sono maggiori dei rischi.

La tabella riportata soGo mostra l’analisi compiuta dagli esper& in sostenibilità di DPAM sulle azioni di aziende a elevata capitalizzazione messe a confronto con un universo di riferimento mondiale. Il portafoglio in ques&one non de&ene alcuna posizione nei seGori dei servizi di pubblica u&lità e dell’energia; ciò significa che il suo rischio di carbonio è già significa&vamente ridoGo. Mentre l’allocazione nel seGore delle materie prime è comparabile, il portafoglio ha un’allocazione aIva nel seGore industriale che rende interessante esaminare in modo più approfondito l’esposizione a questo seGore.

Analisi del contributo dei seTori all’intensità di carbonio complessiva di un portafoglio: caso pra7co

Fonte: DPAM, global sustainable equity strategy vs. MSCI ACWI index, 30 April 2019 (DPAM: strategia di

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inves&mento sostenibile in azioni globali a confronto con l’indice MSCI ACWI, 30 aprile 2019)

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Un passo successivo della valutazione del carbonio a livello di seGori potrebbe essere esaminare il contributo dei diversi seTori all’intensità del carbonio complessiva del portafoglio. Poiché l’intensità media del carbonio dei quaGro seGori maggiormente responsabili delle emissioni è così elevata, anche una piccola posizione in ques& seGori spesso può spiegare una parte significa&va dell’intensità del carbonio totale. In effeI, come mostrato nella figura riportata sopra, per un universo di aziende a elevata capitalizzazione mondiale, il seGore dei servizi di pubblica u&lità rappresenta solo il 3,2% della capitalizzazione totale di mercato dell’universo, ma corrisponde al 37,0% dell’intensità del carbonio complessiva.

Il contributo dei diversi seGori dovrebbe sempre essere analizzato in combinazione con i da& che sono sta& discussi in precedenza perché un determinato seGore può contribuire significa&vamente per diverse ragioni. Se l’universo di riferimento ha un'esposizione significa&va a un par&colare seGore a elevata intensità di carbonio, il portafoglio stesso avrà una tendenza simile e, quindi, quel seGore darà un contributo maggiore. Di conseguenza, dovrebbe anche essere stabilito se il seGore contribuisce di più nel portafoglio rispeGo all’universo. Per esempio, per quanto concerne il seGore delle materie prime, il portafoglio non ha un’allocazione aIva, ma il contributo di questo seGore all’intensità del carbonio complessiva è superiore dell'11,4% rispeGo al benchmark. Questa differenza può essere analizzata più nel deGaglio per vedere da dove deriva. Un secondo faGore di cui tenere conto per i contributori maggiori potrebbe essere un’allocazione molto aIva nei seGori a elevata intensità di carbonio.

Per esempio, vediamo che il portafoglio deteneva una posizione superiore del 2,0% nel seGore industriale; tuGavia, il contributo di questo seGore all’intensità del carbonio complessiva è nega&vo, pari a - 2,2%. Questo rivela che la posizione aIva nel seGore deve essere inves&ta in aziende con un’intensità del carbonio inferiore alla media, confermando la validità delle decisioni di inves&mento prese. Al contrario, un determinato seGore che non è a elevata intensità di carbonio potrebbe mostrare un contributo elevato. Una prima spiegazione potrebbe essere che il portafoglio ha un'esposizione significa&vamente minore ai seGori a elevata intensità di carbonio. Gli altri seGori, di conseguenza, naturalmente contribuiscono di più, anche se il loro impaGo assoluto è meno significa&vo. In effeI, prendendo in considerazione l’esempio, il seGore dei beni voluGuari contribuisce per il 32,9% all’intensità del carbonio complessiva, ma non dobbiamo dimen&care che questo dato deve essere osservato in prospeIva e messo in relazione con l’intensità del carbonio complessiva, che è già significa&vamente minore rispeGo all’universo di riferimento. Il contributo assoluto di questo seGore, di conseguenza, non è così significa&vo. TuGavia, il contributo aIvo di questo seGore è maggiore del 29,8% rispeGo al benchmark; ciò indica che è difficile farsi un’opinione precisa sulla situazione delle aziende scelte in questo seGore, se sono rimaste indietro rispeGo alle altre oppure no.

Per guardare oltre la rilevanza di determina& seGori in un universo di riferimento par&colare e per valutare le decisioni di inves&mento reali di un gestore di portafogli in termini di allocazione e selezione di società specifiche, la fase finale della valutazione del carbonio seGoriale può includere un’analisi degli effe[ della distribuzione dei seTori e della selezione dei 7toli.

Gli effeI della distribuzione dei seGori mostrano in che misura l’intensità media del carbonio di un portafoglio è stata aumentata/ridoGa a causa dell’allocazione dei seGori rispeGo all’universo di riferimento. Per esempio, come mostrato nella tabella riportata soGo, per l’analisi condoGa dagli esper& in sostenibilità di DPAM sulle azioni di aziende a elevata capitalizzazione l’intensità media del carbonio del portafoglio è stata ridoGa del 66,4% grazie alla soGoponderazione del seGore dei servizi di pubblica u&lità.

D’altra parte, gli effeI della selezione dei &toli mostrano in che misura l’intensità media del carbonio è stata aumentata/ridoGa a causa della singola selezione in un seGore specifico. La tabella riportata di seguito mostra per esempio un effeGo posi&vo della selezione di &toli pari al 15,5% e all’11,3%, rispeIvamente, per i seGori industriale e delle materie prime; ciò significa che le società che sono state scelte in ques& seGori mostrano un’intensità del carbonio minore rispeGo ai pari dell’universo di riferimento. D’altra parte, l’effeGo della selezione per il seGore dei beni voluGuari è nega&vo (-20.5%); ciò significa che le società che sono state scelte in questo seGore presentano un’intensità del carbonio superiore rispeGo ai pari dell’universo di riferimento.

Gli effeI della distribuzione dei seGori e della selezione dei &toli possono quindi aiutare a scomporre i faGori alla base dei contribu& dei seGori e a rivelare maggiori informazioni sull’impaGo delle decisioni di inves&mento top-down nei seGori e nelle specifiche società.

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Analisi degli effe[ della distribuzione dei seTori e della selezione di 7toli: caso pra7co

Fonte: DPAM, global sustainable equity strategy vs. MSCI ACWI index, 30 April 2019 (DPAM: strategia di inves&mento sostenibile in azioni globali a confronto con l’indice MSCI ACWI, 30 aprile 2019)

Anche se le fasi descriGe in precedenza hanno spiegato come eseguire una valutazione approfondita dell’intensità del carbonio di un portafoglio, in mol& casi una parte significa&va dei faGori alla base di un portafoglio di inves&mento aIvo può essere già spiegata semplicemente osservando le prime 5 società che danno il contributo maggiore all’intensità del carbonio del portafoglio. Individuarle ed esaminarle può servire come prima s&ma affidabile di qualsiasi esposizione par&colare ai rischi. Per includere una visione prospeIca e per evitare vendite massicce immo&vate, le società in ques&one possono quindi essere ulteriormente analizzate per verificare se i loro programmi e i loro obieIvi riguardan& il clima sono sufficien& per ges&re i rischi presen&. Per esempio, ipo&zziamo che un singolo emiGente sia responsabile di una parte significa&va della Carbon Footprint generata. In questo caso, sarà importante guardare le specificità del seGore in cui opera l’azienda e confrontare la sua Carbon Footprint con quella dei suoi pari.

A quel punto sarà possibile valutare le inizia&ve dell’azienda per aumentare la sua efficienza energe&ca e ridurre le emissioni. Sarà presa in considerazione anche l’integrazione della sostenibilità nello sviluppo dei prodoI e nei processi produIvi. Anche se un’azienda singola può contribuire in modo significa&vo all’intensità del carbonio del portafoglio, l’analisi proposta dimostra l’importanza di una valutazione qualita&va e offre la possibilità di guardare oltre i da&

generici.

Come orientare il proprio portafoglio in modo che sostenga la transizione energetica

Dopo aver valutato l’esposizione di un portafoglio di inves&mento ai rischi lega& al clima, il passo successivo consiste nel valutare in che misura i rischi individua& possono essere adeguatamente mi&ga&. A questo proposito, si usa spesso il termine decarbonizzazione del portafoglio. Se si vuole compiere un ulteriore passo, invece di limitarsi a evitare i contributori nega7vi, si può anche inves&re il proprio portafoglio in soluzioni e società che contribuiscono aIvamente alla transizione energe&ca e, quindi, aGribuire maggiore importanza a un impaTo posi7vo. Definiamo impaGo posi&vo la creazione di effe[ posi7vi sul clima invece della mi&gazione degli effeI nega&vi su di esso.

Per decarbonizzare un portafoglio di inves&mento, in altre parole per modificare posi&vamente l’esposizione al carbonio di un portafoglio, possono essere segui& diversi approcci, ognuno dei quali prevede limi& specifici per i propri casi d’uso.

Occorre tuGavia tenere presente che il conceGo di decarbonizzazione si basa su metodologie che sono ancora imperfeGe. Non tuI gli stabilimen& produIvi di un’azienda sono sempre dota& di sensori di rilevamento delle emissioni, e questo significa che le emissioni inquinan& della società sono spesso solo s&mate e le s&me vengono poi trasmesse, così come sono, agli organi di controllo dell’azienda. E’ inoltre difficile calcolare le emissioni sia direGe (legate alla produzione) che indireGe (legate all’uso) e, per questo mo&vo, le emissioni indireGe che rientrano nell’aggregato cosiddeGo Scope 3 spesso sono omesse perché è troppo difficile s&marle in modo affidabile. Infine, gli approcci alla decarbonizzazione si concentrano su un singolo aspeGo del portafoglio, ovvero sui rischi clima&ci, escludendo le altre dimensioni della ges&one di un portafoglio.

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Un primo e semplice metodo di decarbonizzazione consiste nel prestare maggiore aGenzione agli inves7men7 in seTori a basse emissioni. TuGavia, questo approccio può rapidamente imporre limitazioni eccessive quando non è applicato in modo accurato, sopraGuGo per i seGori a emissioni elevate in cui la transizione energe&ca è necessaria.

Per esempio, all’interno del seGore dei servizi di pubblica u&lità, troviamo società che presentano un’esposizione significa&va al carbone, mentre altre possono essere aziende leader nella produzione di energie rinnovabili. Escludere l’intero seGore toglierebbe la possibilità di sostenere queste ul&me. Inoltre, quasi tuGe le aziende energe&che del seGore dei servizi di pubblica u&lità che stanno guidando la transizione alle energie rinnovabili evidenziano ancora esposizioni al carbone, quindi ogni limite introdoGo su queste esposizioni deve essere valutato con aGenzione. D’altra parte, alcune società possono aver compiuto progressi significa&vi negli ul&mi anni e possono seguire un piano di transizione ambizioso che supporterebbe gli inves&men& in modo posi&vo. Regole troppo restriIve escluderebbero queste opportunità. Per oGenere una transizione energe&ca di successo a un’economia a basse emissioni di carbonio, anche i seGori a elevata intensità di carbonio dovranno partecipare alla transizione e dovrebbe quindi esserci spazio per il progresso e il dialogo con tuI i portatori di interesse, evitando esclusioni troppo rigide. Anche se penalizzare alcuni seGori può ridurre significa&vamente l’impronta di carbonio del portafoglio, queste decisioni dovrebbero essere accompagnate da un’analisi qualita&va approfondita dei rischi e delle opportunità soGostan& per evitare decisioni che modificherebbero soltanto i numeri assolu& del portafoglio nel breve periodo, ma non contribuirebbero a un’effeIva transizione nel lungo termine.

Un secondo metodo per decarbonizzazione riguarda l’applicazione di una strategia di o[mizzazione. Questo approccio di solito mira a ridurre l’intensità del carbonio di un portafoglio mediante l’applicazione di un processo di oImizzazione quan&ta&vo che &ene conto di alcune limitazioni, per esempio una minima diversificazione del seGore o un’inclusione minima di una determinata percentuale dell’universo iniziale. Il processo quan&ta&vo prevede l’orientamento aIvo di un universo di riferimento verso le società che riducono l’intensità del carbonio soGoponderando le posizioni con intensità del carbonio più elevata, sempre nel rispeGo dei vincoli indica&. Le strategie di oImizzazione forniscono un metodo efficiente per modificare processi di inves&mento passivo a favore di alterna&ve più eco-sostenibili. TuGavia, con&nua a essere importante stabilire fino a che punto può arrivare l’oImizzazione. Come spiegato nel paragrafo precedente, una visione troppo ristreGa non porta necessariamente a risulta& più posi&vi. Un secondo limite delle strategie di oImizzazione riguarda il faGo che queste prendono in considerazione soltanto i numeri assolu& sul carbonio, che spesso includono anche s&me, oppure non tengono conto del quadro completo, in par&colare per quanto riguarda i da& prospeIci sull’evoluzione.

Un approccio alla decarbonizzazione che &ene in considerazione limi& comparabili nel processo di oImizzazione è il metodo migliore possibile. Questo approccio prevede di escludere una determinata percentuale di società all’interno di ogni seGore in base alla loro intensità di carbonio. Anche se questo metodo può oGenere una significa&va riduzione a livello di esposizione al carbonio, permane lo stesso limite rela&vo alla ristreGezza del focus sui da& assolu&

dell’intensità del carbonio. Inoltre, è importante valutare aGentamente per scegliere il limite di esclusione migliore poiché diversi seGori presentano caraGeris&che diverse. Un limite che non &ene conto della distribuzione di un seGore specifico finirà per eliminare società per le quali la differenza dell’esposizione al rischio è trascurabile se confrontate con altre aziende che sono ancora presen&. Per evitare di eliminare le società sbagliate, questo approccio può essere adaGato in base ai seGori oppure può essere ristreGo e applicato soltanto ai seGori emiGen& fondamentali.

Oltre ai metodi di decarbonizzazione che si concentrano sui seGori o sull’oImizzazione e sui processi migliori, è possibile orientare un portafoglio anche iniziando dai da& complessivi sull’intensità del carbonio. Un primo approccio mira a ridurre l’intensità del carbonio complessiva nel tempo o rispeGo a un altro universo di riferimento. Anche se questo metodo consente già un primo livello di mi&gazione del rischio, come gli altri approcci illustra& in precedenza, ha lo svantaggio di concentrarsi esclusivamente su da& incomple& che non comprendono le metriche prospeIche.

D’altra parte, l’impronta di carbonio del portafoglio può essere modificata in mol& modi diversi che non hanno necessariamente lo stesso impaGo complessivo. Per esempio, la semplice esclusione di un seGore può avere un impaGo significa&vo sull’intensità del carbonio generale, però eliminerà anche le opportunità dello stesso seGore. Al contrario, un comparto che sceglie di inves&re in una società a elevata intensità di carbonio che sta compiendo grandi progressi nella sua transizione può essere pesantemente penalizzato se si considerano solo i da& sull’intensità complessiva del carbonio. Infine, quando lo scopo è semplicemente di ridurre i da& generali in uno specifico orizzonte temporale, si dovrebbero prendere in considerazione anche riduzioni naturali dovute alle innovazioni tecnologiche o cambiamen& risultan& dalle modifiche delle metodologie di calcolo.

Per superare i limi& lega& alle metriche sull’intensità del carbonio e sulle visioni ristreGe del seGore, raccomandiamo di

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integrare i da& sul carbonio con una valutazione qualita&va. Come dimostrato nel paragrafo dedicato alle valutazioni dei rischi del carbonio tramite un’analisi dell’intensità del carbonio, un esame più approfondito dei faGori alla base dell’intensità del carbonio di un portafoglio può già aiutare a definire le aziende o i seGori che dovrebbero essere analizza& più nel deGaglio. Una volta che ques& sono sta& defini&, un’analisi appropriata prenderà in considerazione sia i rischi che le opportunità e si proporrà di esaminare una società nel suo contesto specifico e meGendola a confronto con le altre aziende più simili a lei che operano nello stesso soGoseGore. Un’analisi qualita&va consente di integrare le specificità del soGoseGore, nonché le metriche prospeIche o una valutazione dei programmi, degli obieIvi e delle strategie di mi&gazione disponibili. Ricordiamo che, per finanziare una transizione efficace verso un ambiente più eco-sostenibile, potrebbe non essere sufficiente evitare semplicemente le aziende peggiori. Invece, occorrerebbe individuare le opportunità e incoraggiare a proseguire per la loro strada le aziende leader e pionieris&che nei seGori a elevata intensità di carbonio che sono difficilmente sos&tuibili nella nostra economia aGuale. Soltanto andando oltre la semplice e obsoleta analisi dei da& riepiloga&vi e integrando i necessari elemen& qualita&vi, ques&

aspeI possono essere acquisi& correGamente.

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Per concludere, sono molte le opportunità di investimento per combattere i cambiamenti climatici!

Spazio alle energie rinnovabili nella crescita della produzione energetica

Alcuni dati

Nel 2017, il 70% della capacità produIva dell’energia eleGrica neGa aggiunta proveniva da fon& rinnovabili. Ciò significa 3,5 volte di più rispeGo a dieci anni fa e il doppio rispeGo a cinque anni fa. In tuGo il mondo sono sta& installa&

impian& capaci di produrre 178 gigawaG di energia rinnovabile (equivalen& alla capacità di produzione del Brasile). Si traGa del risultato migliore mai conseguito finora. Nel 2017 gli impian& solari-fotovoltaici per la produzione di eleGricità installa& nel mondo generavano più energia rispeGo a quelli alimenta& a carbone, gas naturale ed energia nucleare messi insieme. Gli inves&men& globali nella produzione di eleGricità da fon& rinnovabili (310 miliardi di dollari USA) sono sta& tre volte superiori agli inves&men& in impian& alimenta& da combus&bili fossili o energia nucleare (145 miliardi di dollari USA). Ques& da& indicano che l’eleGricità oGenuta da fon& rinnovabili è qui per rimanere e rappresenta una novità dirompente per i seGori della produzione di eleGricità e dei traspor&.

Le fonti rinnovabili offrono opportunità di investimento importanti

Chi cri&ca le energie rinnovabili spesso sos&ene che dipendono eccessivamente da aiu& pubblici. In realtà, oggi i programmi rela&vi all’energia eolica e solare non dipendono più dagli aiu&. Ora che i cos& di installazione e manutenzione sono diminui&, l’energia eolica e solare è diventata compe&&va e i programmi rela&vi sono reddi&zi.

Nel complesso, le energie rinnovabili non ricevono più sussidi di altre fon& di energia e sono già le fon& meno costose in assoluto.

Anche in uno scenario in cui il riscaldamento globale dovesse superare l’aumento dell’1,5°C, è molto probabile che la capacità di produzione dell’energia solare ed eolica con&nuerà a crescere notevolmente fino al 2050 e oltre. L’agenzia internazionale dell’energia (AIE) ha integrato uno scenario rela&vo al clima nei suoi diversi scenari energe&ci. In questo modo, i cambiamen& clima&ci diventano un problema reale e vengono riconosciu& come tali, per la prima volta, nel report dell’Agenzia pubblicato nel 2016! In tuI gli scenari che l’Agenzia internazionale dell’energia ha valutato, l’eleGricità solare-fotovoltaica mostra il potenziale di sviluppo più elevato tra tuGe le tecnologie di produzione dell’eleGricità, seguita dall’eleGricità eolica. Non si può negare che le energie solare ed eolica saranno fondamentali nel mix eleGrico del futuro.

La produzione di energia da fon7 rinnovabili deve accelerare per conseguire gli Obie[vi di sviluppo sostenibile (OSS) stabili7 dall’AIE

(31)

Fonte: AIE, ricerca Morgan Stanley

(32)

In breve, è evidente che il mix energe&co debba essere rivisto.

Se i progeI priva& riguardan& le fon& rinnovabili offrono diverse opportunità di inves&mento, gli strumen& quota& e più liquidi offrono anch’essi diverse scelte. Per esempio, il seGore dei servizi di pubblica u&lità con impian& per la produzione di energia da fon& rinnovabili, o i produGori di impian& che facilitanola crescita delle fon& di energia rinnovabili offrono opportunità di inves&mento che contribuiscono a generare energia pulita e a prezzi accessibili.

Elettrificazione della mobilità: un tema di investimento promettente

Le autorità pubbliche hanno un ruolo importante nella transizione energe&ca legata ai cambiamen& clima&ci, su cui possono influire con un ampio ventaglio di scelte e decisioni. Anche le ciGà, le province e le altre autorità locali sono impegnate nella loGa ai cambiamen& clima&ci e, in par&colare, alla caIva qualità dell’aria; a tale scopo promuovono poli&che ambientali concrete, sopraGuGo sostenendo sistemi di trasporto meno inquinan&.

In effeI, numerose autorità locali e governa&ve hanno annunciato l’intenzione di vietare completamente i veicoli alimenta& con motori a combus&one interna (entro il 2040 in Francia e Regno Unito) o hanno stabilito delle quote per i veicoli eleGrici, come ha faGo la Cina. Queste inizia&ve recen& stanno contribuendo a un’adozione più rapida dei veicoli eleGrici. Il numero dei contribu& economici per l’acquisto di veicoli eleGrici sta aumentando notevolmente. La Norvegia è un buon esempio di questa tendenza, considerando che offre contribu& fino a 15.000 € a veicolo. Grazie a questo, quasi un terzo dei nuovi veicoli vendu& in Norvegia nel 2018 era completamente eleGrico, un nuovo record mondiale. La nazione scandinava sta anche cercando di eliminare gradualmente ma completamente la vendita di veicoli alimenta& con motori a combus&one interna entro il 2025. Anche la Corea del Sud, la Danimarca e la Cina sono esempi posi&vi.

L’eleGrificazione dei sistemi di mobilità offre oIme opportunità per inves&men& diversifica& lungo l’intera catena. In effeI, l’eleGrificazione dei veicoli può essere oGenuta tramite i veicoli stessi, ovvero i prodoI fini&, ma anche aGraverso i loro componen&. La parte a monte (“upstream”) della catena del valore e i diversi metalli necessari portano a un’esposizione verso le società minerarie, che presentano diverse &pologie di rischi ESG, a livello sia ambientale (zone di sfruGamento) che sociale (rispeGo dei diriI dei lavoratori, rispeGo delle comunità ecc.).

Iden&ficare i rischi ESG e le rela&ve opportunità porterà a un’esposizione più orientata verso la parte a valle (“downstream”) della catena del valore. Se consideriamo che i veicoli eleGrici hanno cinque volte più semiconduGori di potenza delle loro contropar& con motore a combus&one, le opportunità sono facili da riconoscere.

Iden7ficazione della catena del valore dei veicoli eleTrici

Fonte: Degroof Petercam AM - 2018

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