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NTENDENTE DELLA G RANDE S POSA R EALE T IY (TT 192) , C APITOLO 8. L A TOMBA DI N AA DETTO K HERUEF , I

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C

APITOLO

8. L

A TOMBA DI

N

AA DETTO

K

HERUEF

,

I

NTENDENTE DELLA

G

RANDE

S

POSA

R

EALE

T

IY

(TT

192)

,

§ 1. Storia della scoperta e delle pubblicazioni1

La tomba pare sia sempre stata accessibile, almeno parzialmente, forse grazie alla presenza della grande corte aperta. Nel 1886 A. Erman poté vedere, tra i detriti, la scena dell’erezione del pilastro djed e la copiò2. Nel 1911 Sir A. Gardiner le assegno il numero 192 e due anni dopo lo stesso Gardiner, in una visita condotta in compagnia di N. de Garis Davies, annotava come le immagini del re e della regina nella scena vista da Erman fossero state recentemente tagliate via3. Nel 1943 A. Fakhry constatava le devastazioni portate a termine da vandali in cerca di rilievi da vendere sul mercato nero e pubblicava per la prima volta in maniera estensiva i rilievi e le iscrizioni4. Un accordo fra l’Oriental Institute dell’Università di Chicago e l’Ispettorato delle Antichità portò, fra 1957 e 1958, ad uno sgombero completo della tomba, invasa da sepolture successive di XXI-XXVI dinastia e da infrastrutture non originali, compiuto sotto la guida di L. Habachi5. Nel biennio successivo vennero realizzate le mappe e dal 1961 al 1970 gli epigrafisti statunitensi lavorarono ai rilievi con il noto perfezionismo. La pubblicazione dell’intero lavoro avvenne solo nel 1980 a cura di C.F. Nims6.

1 PM I 1, pp. 298-300; KAMPP, pp. 480-83.

2 Pubblicato poi in BRUGSCH H., Thesaurum Inscriptionum Aegyptiacarum, vol. V, J.C.

Hinrichs’sche Buchhandlung, Leipzig 1891.

3 Davies prestò ulteriore attenzione alla tomba nel 1923; DAVIES N. DE G., Akhenaten at Thebes, in

JEA 9 (1923), pp. 132-152.

4 FAKHRY A., A note on the tomb of Kheruef at Thebes, in ASAE 42 (1943), pp. 447-532.

5 HABACHI L., Clearance of the tomb of Kheruef at Thebes (1957-1958), in ASAE 55 (1958), pp.

325-350.

6 NIMS C.F., The tomb of Kheruef – Theban Tomb 192, University of Chicago-Oriental Institut

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§ 2. Il proprietario

Stranamente il vero nome del defunto è scarsamente utilizzato nella tomba, sostituito dal suo soprannome, con il quale è generalmente conosciuto anche in ambito egittologico. I suoi genitori lo chiamarono Naa (Ncc), a volte scritto Naai (Nccỉ) ma poi lo si prese a chiamare Kheruef (rỉw=f), forse come forma

abbreviata di (Mry-)rỉw=f , ‘che ama i suoi parenti’.

Della sua famiglia sappiamo che era figlio di Siqed/Nebqed, scriba dell’esercito7, e di Ruiu, ornamento reale, cantante di Isi e cantante di Amon. La posizione preminente della donna, che doveva avere accesso alla corte di Amenhotep III, probabilmente permise il rapido avanzamento di carriera di Kheruef, che ottenne particolari responsabilità a Palazzo e una familiarità privilegiata con il sovrano stesso. Una certa Henutneferet (niente a che fare con la “sorella” di Nebamun e Ipuky), anch’essa cantante rituale, è probabilmente una sua sorella.

Dai rilievi della tomba si direbbe che Kheruef non fosse sposato: il posto riservato tradizionalmente alla moglie è occupato da Ruiu stessa. È stato notato che anche Amenemhat detto Surer era figlio di una dama che portava il titolo di “ornamento reale”, non era sposato e scelse di raffigurare la madre nella propria tomba (TT 48). Probabilmente in entrambi, più che altro, emerse il desiderio di immortalare nella tomba la figura della donna che aveva permesso loro di diventare funzionari di alto rango.

Kheruef è rappresentato mentre viene decorato con una collana d’oro dal re durante le cerimonie del primo giubileo; è uno dei pochi funzionari, e il più vicino alla coppia reale, cui fu permesso di stare sulla “barca della notte” nei riti di quello stesso giubileo; nelle celebrazioni del terzo giubileo è rappresentato dirigere la cerimonia di consegna dei doni alla coppia reale, introducendo alla Presenza diversi funzionari, e essere a capo di una schiera di notabili.

I titoli vantati da Kheruef sono assai numerosi; essi possono essere divisi in incarichi effettivi (Primo Araldo del Re, Intendente della Grande Sposa Reale

7 “This title was not so important, but it was given sometimes to important persons”: concordiamo

con questa affermazione di L. Habachi, anche se riteniamo che Scriba dell’esercito non sia un titolo, ma un incarico effettivo; HABACHI L., op. cit., p. 347. Scriba delle reclute era anche il potente Amenhotep figlio di Hapu.

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nella tenuta di Amon8, Scriba reale, Cerimoniere (?) nelle celebrazioni del giubileo), titoli nobiliari (Portatore del sigillo del Re del Basso Egitto, Principe e Governatore, grande cortigiano ai gradini del trono, Compagno unico) e circonlocuzioni per dimostrare il proprio valore (un favorito che parla in privato e riempie le orecchie di Horo con la verità, dei cui discorsi uno (= il re) è contento, uno che può avvicinarsi alla persona del dio, amato dal suo Signore, che il sovrano stesso ha istruito, che conosce ogni regolamento nel Palazzo, che emette ordini per i cortigiani). Mantenne i titoli di Primo Araldo del Re e Scriba reale anche sotto Amenhotep IV, poiché nei testi in cui compare questo sovrano è citato con tali titoli.

La tomba di Kheruef non è l’unica testimonianza di questo potente funzionario. Tre sigilli di giara da Malqata recano il suo nome, a indicare che fu fra i funzionari a portare doni al re in occasione del giubileo. Ad Aswan vi sono due graffiti che lo interessano in prima persona: in uno è rappresentato in adorazione delle triade locale Khnum, Satis e Anuket in parallelo al tesoriere Sobekmose9. In un secondo graffito, inciso con linea assai aggraziata a grandezza naturale, Kheruef è rappresentato in adorazione del cartiglio di Amenhotep III, seguito dal servitore Minerkhetef e da un altro servitore della Grande Sposa Reale Tiy, Huy (l’uomo che, con tutto probabilità, seguì la Corte ad el-Amarna e si fece costruire la tomba AT 1)10. Di Kheruef si conservano un frammento di statua rinvenuto fra le rovine di Bubastis da E. Naville11, una scultura acefala oggi a Berlino12 e due statue provenienti dalla tomba stessa.

§ 3. Architettura delle camere interne e dell’ipogeo (tav. XIVa-c)

8 L’incarico appare in due forme diverse: Intendente della Grande Sposa Reale Tiy e Intendente

della Grande Sposa Reale Tiy nella tenuta di Amon. Secondo A. Fakhry era un unico incarico (cfr. FAKHRY A., op. cit., p. 458, n. 1), secondo L. Habachi erano due diverse cariche (cfr. HABACHI L., The owner of the tomb, in NIMS C.F. (a cura di), op. cit., p. 25 e n. 59).

9 PM V, p. 249.

10 DE MORGAN J. – BOURIANT U. – JEQUIER G. – BARSANTI A., Catalogue des monuments et

inscriptions de l’Egypte antique. Haute Egypte, vol. I, Adolph Holzhausen, Vienne 1894, p. 44 nr. 4.

11 BORCHARDT L., Catalogue Général des Antiquités Égyptiennes du Musée du Caire, nos 1-1294. Statuen und statuetten von königen und privatleuten in Museum von Kairo, Reichsdruckerei, Berlin 1934, p. 143;NAVILLE E., Bubastis, The Egypt Exploration Fund Memoirs, vol. VIII, The Egypt Exploration Fund, London 1891, p. 33, tav. XXXV; HELCK, Urk. IV, p. 1876.

12 KÖNIGLICHEN MUSEEN ZU BERLIN, Ausführliches Verzeichnis der aegyptischen Altertümer und

Gipsabgüsse, W. Spemann, Berlin 1899; VANDIER J., Manuel d’archéologie égyptienne, vol. III, Éditions A. et J. Picard et Cie, Paris 1958, tav. CLV.4, HELCK, Urk. IV, pp. 1874-76.

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La tomba di Kheruef è la più grande tomba mai realizzata da un privato nella XVIII dinastia: questo è fortemente indicativo del potere e della ricchezza di quest’uomo, che probabilmente aveva contatti giornalieri con il sovrano. Non è scavata nel fianco della collina, ma sulla superficie irregolare del deserto di roccia dell’Asasif, esattamente a S-W della strada rialzata del tempio di Hatshepsut, a S delle grandi tombe dei notabili della XXV e XXVI dinastia. A queste trasmetterà la sua caratteristica architettonica più evidente – una novità per la XVIII dinastia – e cioè la corte aperta.

La semplicità della pianta dell’architettura, sostanzialmente non differente dal modello a T tipico del tempo e grosso modo orientata E-W, è bilanciata dalla monumentalità delle proporzioni. Da una rampa in discesa si attraversa un portale che introduce ad un vestibolo (tav. XVa). Oltrepassatolo, si entra direttamente nella grande corte porticata, approssimativamente un quadrato di circa 26 m di lato, in fondo alla quale si apre il passaggio per la sala trasversa, ipostila.

La corte presenta evidenti difetti nella geometria: se i lati N e S sono perfettamente paralleli all’asse di simmetria della tomba, i lati E e W presentano una marcata inclinazione: di 4,5° sul lato E, di ben 7° sull’asse W. Siccome l’angolo N-W della corte non presenta una roccia particolarmente scadente, tale da giustificare una così irregolare angolazione, si deve imputare l’imprecisione ad un errore nella progettazione architettonica. Ne consegue che lo spessore della parete fra angolo N-W nella corte e angolo N-E della sala trasversa sia di soli 0,50 m, mentre all’angolo opposto la parete raggiunge lo spessore di 3,55 m. Il portico, che doveva correre lungo tutti e quattro i lati, non è terminato: nei lati N e S vi sono solo le indicazioni della posizione delle colonne tracciate in rosso dall’architetto; secondo queste linee il lato N avrebbe avuto una colonna in più, per compensare il fatto che questo stesso lato è lungo 1,20 m in più del lato S. Sei (ne rimangono cinque) pilastri vennero eretti sul lato E del portico, altri quattro vennero scavati nell’ala S del portico W, mentre nell’ala N i quattro pilastri vennero già ridotti in colonne scanalate “protodoriche”. L’ala meridionale ha un pavimento più alto, sicché manca lo stretto registro inferiore presente nell’ala N; quest’ultima si raggiunge attraverso tre scalini.

È assai probabile che nella corte fosse stata installata una rampa provvisoria per facilitare lo sgombero delle schegge di pietra man mano che i

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lavori nella sala ipostila avanzavano; da qui il rallentamento dei lavori nella corte stessa.

Al di là del secondo passaggio, si è detto, si trova la sala trasversa, inclinata rispetto all’asse di simmetria di 2° verso S-W. In essa vi sono tre file di dieci colonne ciascuna13: la prima fila è costituita da colonne scanalate “protodoriche”, le altre due file da colonne papiriformi. Sul lato E, in corrispondenza dell’ala S del portico occidentale, si apre una finestra. Al momento dell’abbandono la sala trasversa era praticamente finita e le pareti pronte per essere scolpite. Un rovinoso crollo del soffitto, avvenuto con tutta probabilità mentre ancora si stava lavorando alla tomba, ha portato alla distruzione di tutte le colonne, tranne una (tav. XVb).

La prime colonne del lato S sono più distanti dal muro rispetto alle colonne del lato N per far posto alla rampa dello sloping passage, che dall’angolo S-W della sala trasversa conduce agli ambienti sotterranei. L’ipogeo scende per una lunghezza totale di 37,5 m verso W ed è organizzato in due livelli. La rampa procede dritta verso W, piega ad angolo retto verso S e poi di nuovo verso W: il primo livello si trova 20 m sotto il pavimento dell’ipostila ed è composto da una prima sala trasversa attraverso la quale si accede ad una camera centrale fiancheggiata da altre due camere. All’estremità settentrionale della sala trasversa ipogea la rampa prosegue pressoché dritta verso N, dando accesso ad una seconda sala trasversa parallela a quella del primo livello e che probabilmente intendeva condurre ad altre tre camere nella stessa posizione, anche solo la prima venne abbozzata. Questo secondo livello scende di altri 8,5 metri: la lunghezza totale delle gallerie ipogee si aggira attorno ai 75 m.

Lo sloping passage non è mai stato utilizzato per la sepoltura di Kheruef e probabilmente venne sigillato dal crollo della sala ipostila poco prima dell’abbandono della tomba. All’interno non sono state trovate tracce di pipistrelli e i reperti archeologici estratti si limitano a frammenti di ceramica annerita, probabilmente delle lampade.

13 A termine di paragone: la sala trasversa della tomba del visir Ramose (TT 55) ha trentadue

colonne, quelle amarniane di Ay (AT 25), Tutu (AT 8) e May (AT 14) rispettivamente ventiquattro, dodici e ancora dodici.

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§ 4. Programma decorativo

Nonostante la vastità delle superfici a disposizione, la pareti decorate a rilievo sono molto poche: oltre al portale di accesso e alla parete settentrionale della rampa, i rilievi vennero scolpiti all’interno del vestibolo e sul suo soffitto, sull’intera parete del porticato W14, sul portale che conduce alla sala trasversa e nel passaggio cui dà accesso. Le cinque aree appena individuate hanno una certa omogeneità iconografica e cronologica: appartengono al regno di Amenhotep III tutti i rilievi del portico occidentale, al regno di Amenhotep IV i rilievi dell’accesso, del vestibolo e, forse, del portale e del passaggio alla sala trasversa. In generale i rilievi della tomba di Kheruef si distinguono in quanto trattano temi storici e religiosi non inclusi nel repertorio delle altre tombe.

La seguente mappa evidenzia le zone interessate dalla ecorazione:

Figura 1. Mappa della tomba di Kheruef con evidenziate in colori le aree decorate a rilievo in base al sovrano rappresentato

§ 4.1. Ingresso e vestibolo

Sulla rampa, nella parete settentrionale, all’esterno della tomba, è inciso un

Inno al sole che tramonta. Il programma decorativo del portale è invece così

delineato: sull’architrave, raddoppiate, le figure di Amenhotep IV e Tiy offrono ad una doppia coppia di divinità solari eliopolitane poste al centro, ogni coppia dando le spalle all’altra. Si tratta di Ra-Horakhty e Maat a S e di Atum e Hathor a

14 Nell’ala settentrionale tutti i rilievi vennero dipinti, tranne quelli nello stretto registro inferiore,

al contrario, nessuno dei rilievi dell’ala meridionale è stato dipinto, sebbene l’iscrizione del giubileo dell’anno XXX abbia ricevuto una mano di bianco e fosse pronta per essere dipinta. Le iscrizioni sul lato settentrionale del passaggio sono incise e dipinte di blu, mentre quelle della parete meridionale sono ad altorilievo e non presentano tracce di colore, sebbene la resa dell’artista sia fra le più riuscite dell’arte egiziana.

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N. Al centro dell’architrave è posizionato il cartiglio con il nomen di Akhenaten, Neferkheperura, circondato nella parte inferiore da un geroglifico kA e sormontato da un disco dotato di corna e piume, a sua volta sormontato da un grosso disco solare protetto da due urei con geroglifico cnḫ e circondato dalle iscrizioni: “Il Behedita, l’immagine di Ra”. Sulla spalla meridionale della porta vi sono

incolonnate quattro formule ḥtp dỉ nswt dedicate ad Amon, Ra-Horakhty, Osiri ed Isi; sulla spalla settentrionale sono indirizzate ad Amon-Ra, Atum, Thot e Anubi. Nel registro inferiore di ogni spalla del portale vi è una figura seduta di Kheruef, scalpellata come in tutta la tomba.

Il vestibolo separa nettamente il programma decorativo delle sue due pareti, affidando principalmente le immagini alla parete meridionale e i testi alla parete settentrionale. In quest’ultima figura il discorso di Kheruef all’ingresso del mondo infero e la sua figura inginocchiata è incisa due volte fra le colonne un

Inno al sole che tramonta. Le due figure compaiono anche nel registro inferiore

della parete meridionale, a corredo di un Inno ad Osiri e di un Inno al sole che

sorge. Le figure cui questa parete è dedicata, tuttavia, sono quelle della Famiglia

reale. A sinistra è rappresentato Amenhotep IV nell’atto di compiere un’ecatombe in onore di Ra-Horakhty, la cui presenza è evocata dal solo nome e da un breve

Inno acrostico di natura particolarmente interessante, in quanto leggibile sia in

colonne sia in righe. Nella sezione di destra una seconda figura di Amenhotep IV, che dà le spalle alla precedente, è mostrata in adorazione dei propri genitori Amenhotep III e Tiy. Bisogna notare che entrambe le figure di Amenhotep IV sono state completamente scalpellate, tant’è che del giovane re non si può che a fatica distinguere la silhouette. Il soffitto presenta una serie di invocazioni agli dei.

§ 4.2. Il portico occidentale, ala sud

La decorazione delle pareti del portico occidentale è organizzata nelle due ale con due temi simili e complementari: le celebrazioni giubilari di Amenhotep III. Nell’ala S si tratta del primo giubileo, celebrato nell’anno XXX, mentre nell’ala N si tratta del terzo giubileo, celebrato nel XXXVII anno di regno. Va assolutamente notato che in questo modo la parte di parete immediatamente a ridosso dei due lati della porta è decorata con una scena del re intronizzato: si è visto come questa scena fosse di solito collocata all’interno della sala trasversa, ai

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lati della porta che conduce al corridoio, mentre qui siamo ancora nel portico. Non è possibile stabilire cosa prevedesse il programma iconografico di questa ricca tomba, ma è assai probabile che nella sala trasversa sarebbe stata collocata una doppia immagine del nuovo sovrano, Amenhotep IV, probabilmente in posa del tutto simile a quella mostrata nella tomba di Ramose (TT 55).

L’ala meridionale presenta tre grandi temi iconografici, organizzati in diversi registri. All’estrema destra vi è, come detto, una rappresentazione del re in veste giubilare seduto sul trono al di sotto di un baldacchino e accompagnato dalla Grande Sposa Reale Tiy e dalla dea Hathor (A). I testi si riferiscono all’omaggio pagato al re da parte di principi stranieri: “Lodare il dio perfetto e rendere

omaggio al figlio di Amon da parte dei principi di tutte le lontane terre straniere che erano ignoranti dell’Egitto. Lodare il re potente e rendere omaggio al signore di Tebe da parte dei principi di tutte le terre straniere con lingue strane essendo venuti in obbedienza a causa del potere di Sua Maestà”.

Davanti a lui, nel registro superiore, vi è una grande iscrizione datata all’anno XXX (C), che descrive l’intera cerimonia riportata nella parete. Il testo recita così: “Anno XXX, secondo mese della terza stagione, giorno 27, sotto la

Maestà di Horo, Toro Possente, che appare nella verità, dotato di vita, il Re dell’Alto e del Basso Egitto, il Signore delle Due Terre, Nebmaatra, Figlio di Ra, da lui amato, Amenhotep-heqa-Waset, dotato di vita, al tempo della celebrazione del primo giubileo di Sua Maestà: apparire glorioso del re alle Doppie Grandi Porte nel suo Palazzo [della Casa della] Gioia e introdurre i funzionari, gli amici del re, i ciambellani, gli uomini delle porte, i conoscenti del re, l’equipaggio della barca, i cerimonieri e i dignitari del re. Ricompense vennero fatte con l’Oro della Lode, e anatre e pesci di oro-nbwy, ed essi ricevettero nastri di lino verde, ogni persona messa per stare secondo il suo rango. (Essi) vennero nutriti con cibo della colazione del re: pane, birra, buoi e volatili. (Essi) vennero condotti al lago di Sua Maestà per remare nella barca del Re. Essi presero la corda di rimorchio della barca della sera e la corda della prua della barca del mattino, ed essi trascinarono la barca alla Grande Sede. Essi si fermarono ai gradini del trono. Fu Sua Maestà che fece così in accordo con antichi scritti. (Le passate) generazioni [di] gente sin dal tempo degli antenati non hanno mai celebrato (tali) riti del giubileo. Fu per colui che appare nella verità, il figlio di Amon, che si

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compiace dell’eredità [di suo padre], dotato di vita come Ra per sempre, così fu decretato”15.

Sotto al testo, la premiazione di Kheruef (B). Il funzionario, la cui figura è cancellata, è mostrato in atteggiamento deferente davanti al chiosco del sovrano, mentre viene ricompensato con collane d’oro e, ci informa il testo, con molti altri beni preziosi.

Dietro Kheruef una lunga serie di ragazze, definite le “figlie dei grandi”, compie libagioni da vasi d’oro o di elettro (D).

Nel registro superiore il sovrano in veste giubilare16 è rappresentato all’uscita dal palazzo “Casa della Gioia” insieme alla regale consorte e preceduto da alcuni funzionari, fra cui si contano sei sacerdoti, un prete-lettore, tre portastendardi e un portatore di insegne (F).

Sempre nel registro superiore, nell’angolo di sinistra della parete, Amenhotep III in vesti rituali e accompagnato ancora dalla Regina è mostrato sopra la “Barca della Notte” (G). I testi fanno riferimento ad una serie di sacrifici e alla cerimonia di apertura della bocca.

Sull’imbarcazione hanno un posto privilegiato lo stesso Kheruef, il Visir e il prete-lettore capo, mentre il mezzo è trascinato da corde rette da una schiera di funzionari, nessuno dei quali è scampato al feroce martellamento iconoclasta (H). Fra di essi vi sono alcune principesse reali, la madre di Kheruef in veste di Cantante di Amon, forse sua sorella Henutneferet nello stesso ruolo e, fra i notabili, si distingue il solo Sovrintendente ai Dipartimenti Settentrionali.

In due registri sovrapposti, nella parete inferiore della parete, sono rappresentati musicisti e danzatrici che si esibiscono in presenza del Re (E): intonano canti ad Hathor, chiedendo protezione per Amenhotep III e lodando la maestà della dea; il tema è collegato con la figura intronizzata del sovrano festeggiato all’altro lato della parete17.

15 Questo dà un ordine alla lettura delle scene: (1) il re esce dal Palazzo (2) i funzionari vengono

premiati; (3) i funzionari trascinano la barca fino al podio del trono; (4) Kheruef viene premiato. L’iconografia si chiude ad anello sul trono e sul podio, mèta della barca della notte e luogo di premiazione di Kheruef.

16 La corona dell’Alto Eitto indossata dal re ha un doppio ureo in forma di cobra e falco solare;

parallelo puntuale in una talatat tebana con Amenhotep IV in veste giubilare; cfr. VERGNIEUX R., Recherches sur les monuments thébaines d’Amenhotep IV à l’aide d’outils informatiques, méthodes et résultats, Cahiers de la Société d’Égyptologie, Genève 1999, pp. 191-92, fig. 72.

17 Il testo a corredo di un gruppo di cantanti sedute le une di fronte alle altre è stato interpretato da

H. Hickmann in chiave squisitamente musicale: Ḥst. Hnn sp 2/ ỉr m=ỉ hnn, “Cantare. Hnn da eseguire due volte. «Fai con me hnn»”, dove sp 2 indica la notazione musicale corrispondente al

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Il soffitto del portico è iscritto con formule ḥtp dỉ nswt per Ptah-Sokar-Osiri, Ptah-Sokar-Osiri, Amon, Imsety e Ḥapy (la maggior parte delle divinità, si noterà, sono più propriamente funerarie che non quelle nominate nel portale di accesso). Altri testi, conservati solo allo stato frammentario, citano altre divinità come Anubi, Ra, Horo e Unennefer.

Segue uno schema riassuntivo delle scene rappresentate sul muro meridionale del portico W:

Figura 2. Schema dei rilievi sulla parete dell’ala S del portico occidentale; le lettere indicano le singole scene, i colori i temi

§ 4.3. Il portico occidentale, ala nord

La parete settentrionale è parimenti decorata con scene tratte dalle celebrazioni giubilari, in questo caso risalenti al terzo Heb-sed. A differenza della parete meridionale, qui si aggiunge uno stretto registro che corre lungo tutta l’ala del portico e ricavato dall’abbassamento del pavimento che invece non si riscontra nell’altro lato.

All’estremità di sinistra è ancora una volta una raffigurazione del sovrano (A), adornato di tutte le insegne del potere ma, come in tutti i rilievi di quest’ala, senza la veste giubilare che invece lo ricopriva nel lato S. Al suo fianco, al di sotto di un baldacchino, la Grande Sposa Reale Tiy18; il podio su cui si trova la coppia

nostro “Da capo” e hnn indica un trillo continuato sulla consonante ‘n’; HICKMANN H., Le problème de la notation musicale dans l’Égypte ancienne, in Bull. Inst. Ég. 36 (1955), pp. 496-9. Diversa la traduzione di E.F. Wente: “Cantare. Jubilate, jubilate! Prega, esulta!”; NIMS C.F. (a cura di), op.cit., p. 49.

18 Un dettagliato studio dell’iconografia del trono della regina in LEIBOVITCH L., Une nouvelle

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reale è decorato con la stereotipa lista dei Nove Archi19. Davanti al baldacchino, ancora una volta, vi è Kheruef nell’atto di presentare al sovrano una serie di doni composti da manufatti di gioielleria, rappresentati a rilievo con straordinaria dovizia di particolari. La figura di Kheruef è triplicata nel settore a fianco, dove, su tre registri diversi, presenta coppie di funzionari al re, nella sua mansione di ispezionare i doni presentati (B). Il testo specifica la data dell’evento: “Anno

XXXVII, introdurre i compagni per essere posti alla presenza (reale) nel terzo giubileo di Sua Maestà da parte del Principe e Governatore, l’amato grande compagno, Scriba reale e Intendente della Grande Sposa Reale Tiy, possa ella vivere, Kheruef, giusto di voce”.

A fianco verso destra è introdotto un nuovo tema: i riti collegati all’adorazione e all’erezione del pilastro Djed. A sinistra Amenhotep III è mostrato mentre compie offerte al pilastro personificato di Ptah-Sokar-Osiri: si tratta di un’ecatombe di orici, buoi e vasi di unguenti (C).

Subito a destra, il re è colto nell’atto di erigere, per mezzo di funi, il pilastro Djed; egli è assistito da un sacerdote-setem, dal Capo degli mastri artigiani, dal Padre del dio e dalla Grande Sposa Reale (D).

Nell’angolo di destra, vi è una doppia fila di principesse che recano in mano la collana menat, agitano il sistro (più precisamente una “Naos-sistrum”)20 e indirizzano auspici verso il sovrano (E).

Al di sotto di queste scene vi sono rappresentazioni di Kheruef seguito da una serie di attendenti reali (F), di danzatori e musicisti (G), di portatori di offerte e macellai (H), ancora di portatori di offerte (I), di lottatori impegnati in combattimenti rituali e assistiti da sacerdoti (L)21, di bestiame condotto da attendenti (M), di uomini assistiti da sacerdoti nella preparazione e nella consegna di cibo a delle barche attraccate nei pressi (N).

19 VERCOUTTER J., Les Haou-Nebout, in BIFAO 48 (1949), pp. 107-209.

20 SACHS C., Die Musikinstrumente des alten Ägyptens, Verlag von Karl Curtius, Berlin 1921, pp.

29-31. La foto pubblicata in questo articolo testimonia per la prima volta la presenza al Museo di Berlino di parte di questo rilievo, staccato dalla tomba, dunque, già prima del 1921. H. Brunner, approfondendo le ricerche, stabilisce il 1908 come terminus ante quem per l’asportazione del rilievo: BRUNNER H., Ein Bruchstück aus dem Grabe des Cheriuf, in ZÄS 81 (1956), pp. 59-60. Cfr anche VAN DE WALLE B., L’identification d’un fragment de bes-relief provenent du tombeau de Kharouef (Thèbes, n° 192), in AA.VV., Studi in Memoria di Ippolito Rosellini nel primo centenario della morte, vol. II, Lischi, Pisa 1955, pp. 283-88, tav. XXXVI.

21 Si tratta forse di rappresentazioni di uomini di Buto in lotta al fianco di Horo contro Seth;

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Segue uno schema riassuntivo delle scene rappresentate sul muro settentrionale del portico W:

Figura 3. Schema dei rilievi sulla parete dell’ala N del portico occidentale; le lettere indicano le singole scene, i colori i temi

È di grande interesse la duplicazione del tema del dono sulle due pareti: da una parte il re offre ricompense materiali ai funzionari fedeli, dall’altra i funzionari di più alto rango presentano doni al proprio signore. Sono i concetti cari all’antropologia culturale esemplificati nelle due espressioni di “noblesse

oblige” e di “droit du seigneur”, dove la gara a chi compie regali più costosi è un

aspetto della competizione fra i cortigiani e un elemento dell’equilibrio che regola il potere fra il generoso sovrano e il suddito deferente.

§ 4.4. Passaggio alla sala trasversa

Anche il portale che conduce alla sala trasversa è decorato, sulle sue spalle, con formule ḥtp dỉ nswt: verso S le offerte sono rivolte ad Amon, Kheper, Osiri, Ra-Horakhty e Atum, verso N a Ptah, Anubi, Upuwaut, Min, Thot e Hathor. L’architrave, la cui metà superiore è completamente distrutta, presenta una scena affatto simile a quella dell’architrave della porta d’ingresso: un re e una regina presentano offerte ad una doppia coppia divina rappresentata specularmente: un dio seduto e una dea in piedi dietro il trono. La mancanza di iscrizioni non permette di identificare i sovrani, che possono essere sia Amenhotep III e Tiy sia Amenhotep IV e Tiy sia, perché no, Amenhotep IV e Nefertiti (che tuttavia negli altri rilievi non compare mai). Come nel portale d’ingresso, anche qui Kheruef è rappresentato seduto nei registri inferiori.

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Nel passaggio che conduce alla sala trasversa la decorazione mostra Kheruef e la madre Ruiu al di sotto di un altro Inno al sole che sorge sul lato meridionale (tav. XVc) e una lunga iscrizione funeraria sul lato settentrionale. Sul soffitto sono incise alcune litanie dedicate ad Osiri.

Come già detto, la sala trasversa non presenta decorazione, tranne qualche graffito di epoca successiva e qualche formule ḥtp dỉ nswt sulle colonne.

§ 5. Tre diverse damnationes memoriae

Gli studiosi dell’Oriental Institute di Chicago sono riusciti ad individuare tre tipi diversi di martellamenti che hanno colpito i rilievi di questa tomba. Essi rappresentano probabilmente tre diversi stadi della distruzione, ordinati nei capoversi seguenti in ordine cronologico.

Si tratta di un martellamento sommario e piuttosto inaccurato per quanto riguarda il nome di Amon e il plurale “dei”. Questa prima censura, facilmente riconducibile al regno di Amenhotep IV, non ha tuttavia intaccato il nome degli altri, numerosi, dei né è stata eseguita all’interno dei cartigli.

Martellamenti realizzati con strumenti piuttosto piccoli, dalle tracce leggere, hanno interessato le figure, i nomi e i titoli di Kheruef nella maggior parte delle rappresentazioni, ma hanno colpito anche altri personaggi, fra cui i sacerdoti di Ptah davanti alla figura di Amenhotep III che erige il pilastro Djed e alcune parti degli inni dedicati ad Amon-Ra e a Ra-Horakhty.

La terza categoria è caratterizzata da martellamenti pesanti, che comportano la distruzione totale delle figure, e che hanno interessato Amenhotep IV e, forse contemporaneamente, le figure di Kheruef nelle scene di giubileo davanti al baldacchino.

Sappiamo che la tomba venne abbandonata prima del suo completamento a causa di un devastante crollo che polverizzò le colonne della sala trasversa, evidentemente durante il regno di Amenhotep IV, l’ultimo sovrano rappresentato nei rilievi. Poiché la cancellazione del nome di Kheruef comprende solo la colonna tutt’ora in piedi, ma ignora quelle frantumate dal crollo, è facile dedurre che l’azione persecutrice sia stata portata a termine dopo l’abbandono della tomba. Inoltre, le poche figure o porzioni di figure non distrutte di Kheruef sono proprio quelle che dovettero essere coperte dalle macerie del crollo.

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Dunque si tratta di una prima censura amarniana ai nomi dell’odiato Amon e al plurale “dei”; di una seconda damnatio memoriae eseguita ai danni di Kheruef, evidentemente caduto in disgrazia già nei primi anni di Amenhotep IV, che pure gli aveva concesso di continuare a lavorare alla propria tomba e di inserire la figura del sovrano regnante nella decorazione della stessa; di una seconda damnatio memoriae ai danni di Kheruef, forse, suggerisce C.F. Nims, avvenuta alla morte della Regina madre Tiy e coinvolgente le rappresentazioni del giubileo, prima risparmiate per rispetto della sovrana; un’ultima ondata di cancellazioni in corrispondenza con la damnatio memoriae di Akhenaten da parte dei suoi (non immediati) successori.

Non è possibile spiegare con precisione l’accanimento nei confronti di Kheruef; in mancanza di prove certe (la sua tomba sembra essere l’ultimo monumento da lui lasciato, dopodiché sparisce senza lasciare tracce né è attestato ad el-Amarna) possiamo solo immaginare quel che è successo. E cioè che, come in tutte le monarchie assolute, un cortigiano può fare rapida carriera e altrettanto rapidamente cadere in disgrazia a seconda delle simpatie del sovrano: Kheruef era un uomo potente e con una certa visibilità a Corte, un ottimo bersaglio per colleghi invidiosi ed arrivisti. Benché Kheruef nelle iscrizioni della sua tomba affermi con orgoglio: “Non ho compiuto il male né ho commesso bestemmia

contro il re”, probabilmente fece qualcosa che non piacque ad Amenhotep IV,

forse dissentire sulle decisioni politiche e religiose del giovane principe, impaziente di crearsi una corte di fedelissimi ad Akhetaten22.

La cancellazione dei funzionari connessi al giubileo può avere ragioni politiche (uomini legati al passato per scelte personali e non disposti a seguire il re nell’opera di riforma)23, ma anche più semplicemente religiose, in quanto legati a

22 L’unico Intendente della Grande Sposa Reale Tiy ad Amarna è Huy(a), una vecchia conoscenza

di Kheruef perché attestato nel graffito di Aswan al suo seguito. Pur tenendo presente che si tratta di un cliché affermato, diversi funzionari insistono sulle proprie umili origini ed esaltano il favore ottenuto presso Akhenaten: Panehesy afferma: “La mia città venne (?) a me una volta diventato potente per decreto del Re” (DAVIES II, p. 29). Parennefer, nella sua tomba tebana (cfr. Capitolo 10, § 4.3), afferma: “Salute a te, [figlio dell’]Aten vivente, Uaenra, uno senza pari, che mi ha formato e mi ha promosso. Concedi che la gente della mia città (?) possa dire: ‘Come felice (?)…’»” (DAVIES N. DE G., Akhenaten at Thebes, in JEA 9 (1923), p. 139). Anche May parla della carriera intrapresa a Corte a partire dalle proprie umili origini (DAVIES II, pp. 4-5). Lo stesso May, tuttavia, rappresenta un altro caso di caduta in disgrazia, poiché il sio nome ed i titoli vennero cancellati e la sua tomba concessa ad altri.

23 È legittimo chiedersi quale margine di libertà venisse concesso ai notabili e, soprattutto, con

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cerimonie forse condannate dal nuovo culto. Sicuramente rientrano in questo ambito le figure dei sacerdoti ritualisti.

§ 6. Evidenze di una coreggenza lunga?

F. Martin Valentin, nel tentativo di dimostrare la coreggenza fra Amenhotep III e Amenhotep IV cita in causa la tomba di Kheruef assieme ad altre tombe tebane, tra cui quella di Ramose (TT 55)24. È con un certo imbarazzo che si deve ammettere che nell’articolo in questione l’autore non presenta nulla di concreto: citando C.F. Nims (chiarissimo nella sua affermazione di patente neutralità: “Il est impossible y trouver tous les arguments pour ou contre une

longue corégence”) arriva a stravolgerne il senso già nella frase successiva: “Nims confirme l’existence dans le monument de certaines données archéologiques inéluctables qui empêchent de nier l’existence de la corégence”25.

Detto questo, nega che la Grande Sposa Reale Tiy possa essere vissuta altri dodici anni dopo la morte di Amenhotep III, ma non spiega il perché. In base a presunte differenze stilistiche, peraltro non riscontrate da Nims, ritiene che l’iscrizione dell’anno XXXVII sia stata aggiunta dopo26 e che l’intera parete W del portico raffiguri scene del primo giubileo. I lavori sarebbero stati interrotti, secondo Martin Valentin, al secondo giubileo (anno XXXIV di Amnehotep III, corrispondente all’anno VII di Akhenaten), quando il giovane re “deportò” manodopera ad Amarna per la costruzione della città. Anche ammettendo questo (è difficile immaginare Tebe sguarnita di operai e funzionari di Amenhotep III rimasti senza tomba, con grande scorno di questo sovrano), non si aggiunge nulla alla questione, anzi, così diventa difficile spiegare perché, in una tomba abbandonata, Kheruef si prese la briga di aggiornare le immagini con le tre brevi iscrizioni dell’anno XXXVII, ma di non continuare la decorazione della tomba.

Martin Valentin afferma inoltre che “toutes les divinités représentées dans

la tombe de Kherouef ont une nature solaire très définie: Re, Re-Horakhty, Maat,

24 MARTIN VALENTIN F.J., Indications et Evidences d’une Coregence entre Amenhotep III et

Amenhotep IV dans la Necropole Thebaine, in EYRE C.(A CURA DI), VII International Congress of Egyptologists Cambridge, 3-9 september 1995 – Abstracts of Papers, International Association of Egyptologists (IÆ), Peteers, Leuwen 1998, pp. 740-757.

25 Ibidem, p. 751.

26 Eppure è fortemente collegata all’immagine che descrive e triplicata come triplicata è la scena di

presentazione al re dei funzionari da parte di Kheruef. Perché mai avrebbe dovuto aggiungere una didascalia di questo tipo a sette anni dalla decorazione?

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Atoum, Hathor et Sokar”27, dimenticando le numerose litanie di Osiri sul soffitto del passaggio alla sala trasversa e le citazioni, oltre che di questo dio, di Isi, Amon, Hapy, Imsety, Anubi, Unennefer, Horo, Ptah-Sokar-Osiri, Min, Thot e Upuwaut. Solleviamo forti dubbi sul fatto che Sokar sia una divinità marcatamente solare28, almeno non in senso pre-amarniano e amarniano, e sottolineiamo la natura ctonia dell’altra metà degli dei dimenticati da Valentin.

Affermare poi che Amenhotep IV, nel passaggio alla corte aperta, stia adorando i genitori nel corso di una cerimonia giubilare è una deliberata forzatura: né Amenhotep III indossa una veste cerimoniale tipica dell’Heb-sed né alcuna iscrizione ci chiarifica la data dell’evento, se di evento si può parlare: il giubileo prevedeva particolari cerimonie di questo tipo o siamo di fronte ad un’immagine dal significato simbolico? Bisogna inoltre aggiungere che la corona di Sokar indossata da Amenhotep III sembra proprio indicare che il vecchio sovrano, in quell’immagine, è già trapassato29. Sembra dunque una testimonianza di pietà filiale, tra l’altro fortemente legittimante e quindi particolarmente adatta per un giovane re appena intronizzato.

Il testo acrostico posto di fronte ad Amenhotep IV in adorazione di Ra-Horakhty, inoltre, non sembra per niente un “véritable texte théologique-politique,

qui recuille l’engagement idéologique et religieux sur lequel se fonde la naissante corégence entre père e fils, entre les traditionels cultes thébains et la croissante dévotion aux cultes solaires”. Vale la pena riportarlo: “Adorazione di Amon-[Ra], il divino dio, amato […] da parte del [dio perfetto], Neferkheperura, Figlio di Ra Amenhotep-heqa-Waset: “Salute a te, o Ra, maestoso in apparizioni […] bello di forme, primo del suo santuario, pieno di sentimento, più nascosto di quelli che sono nascosti quando tramonta, potente di espressione, che ha creato tutto ciò che esiste, Horo, il maggiore, Signore delle due riunioni segrete, che è nella barca, ripetente apparizioni […] Ra-Kheper […] come il Disco, Atum, che è sopra i due orizzonti, perfetto, il Re degli Dei, che porta avanti il suo […] [grande] in valore, beneficente […] pacifico […] grande di […] sua madre,

27 Ibidem, p. 753.

28 “Der Kultbereich des Sokaris ist die Totenstadt”: BONNET H., Lexicon der ägyptischen

Religionsgeschichte, Nikol, Berlin 2000, p. 723 (lemma ‘Sokaris’).

29 D. Redford aggiunge che l’immagine è qui “timeless”, senza riferimenti alla realtà storica, e

accosta la figura di Amenhotep III a quella del tutto simile di Amenhotep I deificato (identici gli abiti, le insegne reali e la mancanza di piedistallo); cfr. REDFORD D.B., History and Chronology of the Eighteen Dynasty of Egypt: seven studies, University of Toronto, Toronto 1967, p. 116.

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buon portavoce […] vigile di espressione quando la terra splende, Amon-Ra […] come luce solare […] signore di Tebe […] primo di […] Manu, il più benigno degli dei […] il più grande ad essere venuto in esistenza, signore di quelli che sono con lui, Kamutef […] signore di […] unico, a fianco del quale non c’è nessuno […] il più vecchio di quelli che sono glorificati. Egli è quello il cui potere è grande, che illumina la terra, che attraversa il cielo, il signore dell’esultanza, Amon-[Ra], il dio unico che è senza pari, durevole, [grande] in forza […] Re dell’Alto e del Basso Egitto, il dio, signore del cielo, ricco in manifestazioni […] ingresso di Mani, Signore dei Troni delle Due Terre, la cui forma è nascosta, che ha creato il grano […] signore dell’eternità e padrone del perpetuo, grande, buono, re, puro signore […] ogni […] grande di regno, la luce, splendente […] Amon-Ra […] le Due Terre […] Figlio di Ra Amenhotep-heqa-Waset […] tu, Ra, che è giunto dal Nun, modellatore di forme […] signore dei signori, il tebano, che sostiene ognuno, madre delle madri e padre dei padri, [Amenhotep], Ra di […] che presiede alla sua creazione […] che ha fatto [tutto] ciò che esiste, ce non [duplicato], che appare sulla terra, il cui corpo è il Disco […] che raggiunge […] Signore di Tebe […] signore […] che ha creato ciò che esiste e che porta avanti tutti gli esseri, insondabile, il più vecchio […] eternità. [Salute a te] […] [grande] in terrore […] ogni […] il cui [corpo] è il Nun, che sostiene le Due Terre. Salute alla tua presenza, re dell’umanità […] se stesso quando egli ha creato […] grande di creazione per sempre”. L’unica questione

problematica è l’accostamento di Neferkheperura (praenomen di Amenhotep IV) con Amenhotep-ḥqA-WAs.t (nomen di Amenhotep III) che differisce da quello di Amenhotep IV per la sola aggiunta di nṯr, Amenhotep-nṯr- ḥqA-WAs.t: un errore?

Bisognerebbe piuttosto spiegare perché, nelle rappresentazioni giubilari in cui cortigiani, grandi del regno e principesse figlie di Amenhotep III prendono parte attiva, non sia mai indicato il coreggente Amenhotep IV, tanto più che, secondo Valentin, la coreggenza venne istituita in occasione del giubileo stesso. Si addice molto di più ad un principe della real casa che non ad un coreggente in carica, la timida riservatezza che lo preserva dalle pubbliche apparizioni.

C. Aldred, notando che la decorazione delle tombe era spesso contemporanea al lavoro degli scalpellini che lavoravano alle architetture in altri punti della tomba, concluse che Amenhotep IV era già stato intronizzato prima che il padre avesse celebrato il primo giubileo poiché l’immagine del giovane re è

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già rappresentata all’ingresso, mentre quella del padre solo sul portico W30. Basterebbe ammettere la possibilità che il lavoro dei decoratori non andasse necessariamente da E verso W per confutare questa ipotesi: tant’è vero che il portico W e due colonne della sala ipostila vennero completati prima dei portici E, S e N (che non recano nessuna decorazione). All’ingresso, solo la parete N della rampa è stata decorata con un Inno al sole che tramonta, mentre la parete meridionale è spoglia.

Ci chiediamo se non sia un po’ ingenuo o una deliberata forzatura della metodologia ritenere che un rilievo recante una data possa essere qualificato da quella data stessa: se Kheruef avesse ottenuto, per esempio, la concessione di costruirsi una tomba in occasione del terzo giubileo (anno XXXVII), e avesse subito iniziato a costruirla, è possibile che in capo a un anno o due fosse in grado di curare la decorazione delle pareti. Decidendo quale iconografia mettere nella propria tomba, si sarà sicuramente chiesto che cosa di notevole fosse successo durante la sua carriera. Avrà ovviamente pensato al recentissimo terzo giubileo (e infatti, lo ha incluso nel programma) e alla prima grande esperienza della sua vita di cortigiano: il primo giubileo (ed eccolo sulla parete meridionale del portico W), operando una selezione avrebbe omesso il secondo giubileo. Ora, nell’anno XXXIX di Amenhotep III o anche già nell’anno I di Amenhotep IV, perché non far scolpire una scena risalente a una decina di anni prima, indicando la data in cui ciò avvenne? La tomba è la celebrazione del re e del funzionario che l’ha servito, il compendio di una vita: raccoglie immagini ed emozioni dell’intera carriera del defunto. Ma non è il frutto di un lavoro continuativo per decenni, come la tomba reale, costantemente aggiornato, è più spesso un premio dopo un’onorata carriera. Altrimenti non si spiegherebbe perché la stragrande maggioranza delle tombe tebane non sia terminata31. La seguente tabella cerca di fornire una comparazione delle due cronologie:

30 ALDRED C., Akhenaten, il faraone del sole, Newton & Compton, Roma 1978, pp. 114-15. Cfr.

anche GILES F., Ikhnaton: Legend and History, Hutchinson, London 1970, pp. 80-81, che sembra essere giunto alla stessa conclusione per altre vie.

31 “Judging from the large number of unfinished tombs in the Theban Necropolis, it would appear

that in many cases the ancient Egyptian did not start on the work of constructing his tomb early in life, but set about it only on the signs of approaching age or perhaps the occurrence of an illness”, MACKAY E., The cutting and preparation of tomb-chapels in the Theban Necropolis, in JEA 7 (1921), p. 154. Cfr. anche NIMS C.F., The Transition from the Traditional to the New Style of Wall Relief under Amenhotep IV, in JNES 32 (1973), p. 181, n. 1: “From the titles of the owners of the tombs one gets the impression that the decoration, and probably the quarrying, of a tomb did not

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Anno di Amenhotep III Anno di Amenhotep IV, secondo la coreggenza Anno di Amenhotep IV, senza coreggenza Cronologia relativa dell’evoluzione religiosa e politica Tesi della coreggenza (Martin Valentin) Tesi della coreggenza (altri)

Tesi della non coreggenza XXIX II Introduzione dell’epiteto ḥcỉ m Aḫt per Ra-Horakhty XXX III I nome dogmatico senza cartiglio; Akhenaten sposa Nefertiti? Permesso di edificare la tomba Permesso di edificare la tomba XXXI-XXXII IV-V I nome dogmatico in doppio cartiglio (anno IV, I parte), introduzione del Disco (anno IV, II parte), cambio del nome in Akhenaten e ostracizzazione di Amon (anno V, II parte) Esecuzione dei rilievi del I giubileo e del coreggente Amenhotep IV Esecuzione dei rilievi del I giubileo e del coreggente Amenhotep IV

XXXIII VI Esecuzione dei

rilievi del I giubileo e del coreggente Amenhotep IV Interruzione della decorazione: gli scalpellini lavorano alla grande corte

XXXIV VII Interruzione dei

lavori: la manodopera si trasferisce ad el-Amarna XXXVII X Aggiornamento dell’iscrizione del III giubileo

Permesso di edificare la

tomba

XXXVIII-XXXIX

XI-XII Esecuzione dei

rilievi del portico occidentale

Esecuzione dei rilievi del

portico occidentale I Esecuzione dei rilievi di Amenhotep IV II Introduzione dell’epiteto ḥcỉm Aḫt per Ra-Horakhty Interruzione dei lavori: crollo dell’ipostila? V cambio del nome

in Akhenaten e ostracizzazione di Amon ? Damnatio memoriae di Kheruef Figura 4. Cronotassi dei lavori nella tomba di Kheruef secondo le due cronologie (tesi della

coreggenza, tesi della non coreggenza)

begin until the owner had reached the zenith of his career. Probably some tombs were made post mortem, but most seem to have been begun during the lifetime of the owner”.

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Come si nota, le due scansioni temporali sono sfasate di circa sette anni. Mentre la tesi della non coreggenza spiega senza problema ogni evento che ha interessato la tomba, la tesi della coreggenza deve postulare o spiegare: 1. il trasferimento della manodopera ad el-Amarna (perché solo nel VII anno, quando ormai la costruzione è ben avviata e la Corte può risiedervi senza disagio?); 2. l’esecuzione dell’iscrizione dell’anno XXXVII come aggiunta successiva; 3. l’assenza di Nefertiti, contemporanea alla sua onnipresenza nello Hut-benben di Karnak e altrove; 4. l’iconografia antropomorfa di Ra-Horakhty e Atum contemporanea alla ben sviluppata figura del Disco raggiato e dotato di protocollo inserito nel cartiglio (i.e. al IV anno); 5. il mancato aggiornamento del protocollo di Amenhotep IV nel mentre in cui la tomba veniva decorata con scene del III giubileo (anno XXXVII-X); 6. la diffusa presenza del nome di Amon contemporaneamente o successivamente alla campagna di damnatio memoriae lanciata da Amenhotep IV.

§ 7. La datazione della tomba

La tomba può essere facilmente datata grazie all’abbondanza dei riferimenti storici quali i nomi dei sovrani, le date e le rappresentazioni degli eventi. Poiché, come si è detto sopra, la tomba non presenta particolari testimonianze di una coreggenza (e poiché non crediamo a questa tesi), si presuppone che Amenhotep IV sia stato intronizzato regolarmente alla morte del padre Amenhotep III.

La data più alta che si trova nella tomba è l’anno XXX di Amenhotep III, in riferimento al suo primo giubileo, mentre le scene del terzo giubileo rimandano all’anno XXXVII. Amenhotep III morì al massimo due anni dopo, nel XXXIX anno di regno. Ora, sulla base di questi dati e poiché i rilievi mostrano tutti una forte coerenza stilistica, tale da indurci a credere che siano opera di un solo artista o al più della sua scuola in un solo tempo, dobbiamo pensare che essi vennero realizzati dopo l’anno XXXVII, cioè dopo l’ultimo episodio del regno di Amenhotep III registrato nella tomba; la concessione di costruirsi una tomba poteva essere venuta in corrispondenza degli ultimi riti giubilari come ricompensa. Il riferimento al primo giubileo sarebbe dunque retroattivo: ecco perché mancano riferimenti al secondo giubileo, essendo impossibile ritenere che

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Kheruef sia stato escluso dalla sua celebrazione32. L’Intendente ha così operato una selezione riguardo alle scene da riportare nella propria tomba33.

La datazione più bassa che si può proporre è entro e non oltre l’anno II di Amenhotep IV, poiché a quella data si colloca l’attribuzione a Ra-Horakhty del titolo di ḥcỉ m Aḫt, mentre nelle iscrizioni della tomba il dio è qualificato con

l’epiteto tradizionale di Nb pt. Con tutta probabilità, la tomba venne decorata con le scene di Amenhotep IV durante il primo anno di regno di questo sovrano. Di norma, nella successione regia, specie nel caso di un sovrano giovane, il primo anno di regno è contrassegnato da grande continuità e stabilità, mentre a partire dal secondo anno intervengono le prime nomine, i primi trasferimenti e i primi “pensionamenti”34.

La tomba non venne abbandonata, come è stato proposto in qualche caso, all’ascesa al trono di Amenhotep IV, altrimenti questi non sarebbe apparso sulle pareti scolpite. Abbiamo rilevato che fu probabilmente il collasso della sala ipostila ad interrompere i lavori e non altre cause di natura politica. Il confronto con i rilievi della tomba di Ramose, eseguiti da un altro artista, ma con finezza eguale se non superiore, indicano come queste due tombe siano pressappoco coeve, un po’ più tarda la tomba di Ramose che recepì almeno le prime innovazioni cultuali e politiche, qui non ancora arrivate e intervenute nell’anno III35.

Il fatto che il re compaia in compagnia della madre e non della propria Grande Sposa Reale, ha indotto M. Gabolde a ritenere che all’epoca dell’ascesa al trono il re non fosse ancora sposato. Da un lato dobbiamo riconoscere che il funzionario serviva Tiy e che doveva la sua fortuna a lei, per cui è legittimo pensare che avesse preferito inserire l’immagine di quella donna. Dall’altro

32 Sigilli di giara a suo nome e datati all’anno XXXIV lo attestano.

33 Questo almeno in base alle scene rimaste: non sappiamo cosa aveva previsto di scolpire nel resto

della tomba, che è per la maggior parte spoglia.

34 Dopo un anno e mezzo di pontificato, ad esempio, Benedetto XVI ha sostituito il Segretario di

Stato e altri direttori di Dicastero nominati da Giovanni Paolo II.

35 Impossibile, a mio avviso, ritenere che Kheruef si sia rifiutato di inserire gli aggiornamenti

dottrinali e onomastici del sovrano nella propria tomba. Allo stesso modo N. de Garis Davies nega la possibilità di una qualche opposizione, anzi: “Kheruef and Parennefer must had believe to the last that their cause was triumphant, and that Thebes would remain to their death the seat of the religion of Re-Harakhte-Aten”; DAVIES N. DE G., The graphic work of the expedition, in MMA Bull. 2 (1923), pp. 45-6. Di diverso avviso A. Fakhry: “Kheruef […] was not one of those who supported Amenophis IV in his struggle with Amun and therefore his figure and the important texts referring to his activities were chiselled from the walls of his unfinished tomb by the followers of Amenophis IV”, FAKHRY A., op. cit., p. 453.

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dobbiamo ammettere: 1. che le rappresentazioni di Amenhotep IV lo mostrano effettivamente giovane36; 2. che sembra strano che un sovrano sposato, magari di recente, rinunci a farsi ritrarre con la propria consorte, tanto più che nell’iconografia successiva la coppia risulterà praticamente inseparabile e che il tema dell’unione matrimoniale è grandemente utilizzato da ogni tipo di propaganda politica. Inoltre, considerando che Kheruef stesso non sembra essere sposato, forse il funzionario era interessato a creare un parallelismo fra sé e il nuovo re, sfruttando il celibato di entrambi.

§ 8. Anticipazioni amarniane

Poiché la decorazione della tomba non può spingersi, per le ragioni sopra menzionate, oltre l’anno II di Amenhotep IV, i caratteri della nuova religione amarniana sono pochi e di scarso peso.

Innanzitutto, la figura del re posta all’ingresso in adorazione delle divinità solari, è già un’usurpazione del posto del defunto, cui è tradizionalmente demandata questa pratica rituale37. Nelle tombe amarniane è l’onnipresente figura di Akhenaten, accompagnata dalla famiglia reale, a compiere offerte al Disco.

Se lo stile artistico è quello tradizionale della fine del regno di Amenhotep III, l’enfasi nelle rappresentazioni che coinvolgono la Famiglia reale è già pienamente amarniana38. Si ricordi che il tema storico proposto nella decorazione della tomba di Kheruef è ampiamente inusuale e permette un’ampia rappresentazione del sovrano in diverse attitudini. Ad Amarna questa diventerà la regola: la centralità della figura del re determina la scelta iconografica, concentrata su episodi della vita del palazzo e del regno del Figlio dell’Aten.

§ 9. Risultati della ricognizione

36 Inoltre, sulla base di sommarie misurazioni, ci sembra che il rapporto di proporzione Amenhotep

III/Tiy e Amenhotep IV/Tiy sia più ridotto nel secondo caso: forse la regina è stata ingrandita per rendere conto del suo alto rango nei confronti del figlio o forse è un mezzo per indicare che il re era ancora giovane e “sotto tutela” della madre.

37 ALDRED C., op. cit., p. 165.

38 MANNICHE L., The tombs of the nobles at Luxor, The American University in Cairo Press, Cairo

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In data 29.11 e 06.12.2006 sono state effettuate due ricognizioni, limitatamente all’area d’accesso e al portico occidentale di TT 192, poiché, benché la tomba sia aperta al pubblico, non è consentito visitare la parte oltre la sala trasversa. In generale, la mancanza di un apparato didattico e le successive manipolazioni architettoniche, in qualche caso assolutamente recenti, impediscono del tutto al visitatore di cogliere l’impianto originale del monumento.

La tomba si raggiunge scendendo lungo uno scivolo di terra parallelo alla facciata, che conduce alla ripida rampa originale scavata nella pietra. Poco prima del portale monumentale è stata installata una cancellata che chiude l’accesso al vestibolo. Sulle spalle in muratura addossate alla parete di roccia dello scivolo dove è ancorata la cancellata, sul lato destro, è scritto ad inchiostro nero il numero della tomba nei due sistemi di numerazione (١٩٢ sopra, 192 sotto).

La corte appare ingombra dei muri in mattoni crudi realizzati in funzione delle inumazioni successive di XXI-XXVI dinastia, tuttavia non vi sono detriti né immondizie.

Il porticato occidentale è stato completamente chiuso da un muro moderno in pietra e in mattoni crudi e, dove il soffitto è crollato, da una tettoia realizzata in travi e assi di legno. Per entrare nel nuovo ambiente venutosi così a creare bisogna attraversare una porta in legno, le cui chiavi sono custodite nella vicina baracca dei gafir. L’assoluta oscurità dell’ambiente, oltre alla presenza di materiale di restauro e, nell’ala meridionale, dei ponteggi metallici di un’impalcatura, impediscono quasi del tutto la lettura dei rilievi e il riconoscimento dei colori (tav. XVd).

Il passaggio che conduce alla sala trasversa è bloccato da una seconda cancellata, dalla quale si può avere una visione della sala medesima. I detriti originali del crollo, appartenenti alle colonne, sono stati lasciati in piccoli mucchietti attorno alla base delle stesse. I resti della prima colonna della fila settentrionale sono assemblati con una robusta fasciatura di cordame e stoffa (ora a brandelli).

L’accesso al corridoio ipostilo è bloccato da una seconda cancellata a fasce larghe ricoperte da una rete sottile.

Figura

Figura 1.  Mappa della tomba di Kheruef con evidenziate in colori le aree decorate a rilievo in base  al sovrano rappresentato
Figura 2. Schema dei rilievi sulla parete dell’ala S del portico occidentale; le lettere indicano le  singole scene, i colori i temi
Figura 3. Schema dei rilievi sulla parete dell’ala N del portico occidentale; le lettere indicano le  singole scene, i colori i temi

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