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Apprendistato, l'Italia è ancora in arretrato

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25 marzo 2014

Apprendistato, l'Italia è ancora in arretrato

di Claudio Tucci

In Germania la retribuzione dello studente­apprendista è di gran lunga inferiore a quella del lavoratore qualificato:  nel  settore  industriale,  per  esempio,  la  "paga"  del  giovane,  che  tiene  conto  dell'onere formativo,  è  il  29%  dell'inquadramento  contrattuale  di  riferimento.  In  Francia,  per  i  giovani  sotto  i  19 anni,  si  scende  al  25%;  in  Svizzera  addirittura  al  14  per  cento.  Anche  Regno  Unito  e  Irlanda  hanno retribuzioni per l'apprendistato "di tipo scolastico" che "scontano" il relativo onere di formazione a carico del datore di lavoro.

E  in  Italia?  Il  dl  Poletti,  in  vigore  dallo  scorso  21  marzo,  cerca  di  allinearci  alle  migliori  pratiche internazionali prevedendo una retribuzione per l'apprendista di primo livello (utile cioè ad acquisire un diploma  o  una  qualifica  professionale)  «che  tiene  conto,  in  pieno,  delle  ore  di  lavoro  effettivamente prestate (in azienda) e delle ore di formazione nella misura del 35% del relativo monte ore complessivo». La norma fa comunque salva l'autonomia collettiva.

Ma  nel  nostro  paese,  evidenzia  uno  studio  «Adapt»,  pubblicato  ieri,  curato  dal  giuslavorista  Michele Tiraboschi, su 106 tra accordi e rinnovi contrattuali in materia di apprendistato censiti dal 2011 a oggi solo 17  si  occupano  in  modo  specifico  di  regolare  quello  di  primo  livello.  Da  noi  si  paga  lo  "scotto"  di  una storica  inerzia  della  contrattazione  collettiva  sul  tema  (negli  altri  paesi,  per  esempio,  è  il  sistema  di relazioni industriali che regola il trattamento retributivo dello studente­apprendista); e in questa ottica l'intervento operato dal dl Poletti, pur muovendo da intenzioni più che condivisibili, rischia di complicare il quadro per le imprese (anziché semplificarlo).

In Italia, ricorda ancora lo studio Adapt, le ore di formazione non sono disciplinate in modo uniforme su tutto il territorio nazionale (in quanto il Testo unico Sacconi del 2011 ha affidato alle singole regioni la materia).  E  così,  si  va  dalle  400  ore  annue  in  Lombardia,  alle  990  in  Liguria,  per  giungere  alle  mille dell'Emilia  Romagna.  Questo  significa  che  un  apprendista  del  settore  terziario,  distribuzione  e  servizi assunto  in  Lombardia  riceverà  uno  stipendio  annuo  di  poco  più  di  16mila  euro.  Mentre  lo  stesso apprendista  assunto  in  Liguria  avrà  invece  una  retribuzione  lorda  annua  di  circa  12.300  euro.  Una disparità evidente che rischia di penalizzare soprattutto le aziende multilocalizzate

25 marzo 2014

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