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16-12-2019
IL SECOLO XIX 16
MARCELLO FLORES II saggio scritto con Mimmo Franzinelli mette ordine in un periodo storico dominato dal caos
«La Resistenza aveva mille volti Le donne? Dimenticate e tradite»
Paolo Battifora
U
nitaria e discorde, coesa e frammenta- ta, enfatizzata e de- nigrata. Molteplici e articolati sono gli aspetti che connotano la Resisten- za, complesso fenomeno che non si presta a letture univoche e semplificate. A dispetto della sua importan- za e dei valori da essa incar- nati e trasmessi, la Resisten- za, fondamento dell'Italia democratica e della sua car- ta costituzionale, continua a far discutere e a rappresenta- re un fattore divisivo nella società italiana. Il tempo pas- sa — il prossimo anno si cele- brerà il settantacinquesimo anniversario della Liberazio- ne — ma certe lacerazioni non sembrano ricomporsi:se al giorno d'oggi "Bella ciao" urta talune suscettibili- tà e il 25 aprile viene vissuto, in ambiti non proprio margi- nali della società, con fred- dezza, insofferenza o estra- neità, proporre una nuova monografia sulla vicenda re- sistenziale risulta tutt'altro che un esercizio accademi- co.
Ponderoso saggio di 673 pagine, impreziosito da im- magini fotografiche, "Storia della Resistenza" (Laterza) è il volume realizzato da Marcello Flores, già docente all'Università di Siena e di- rettore scientifico dell'Istitu- to Nazionale "Ferruccio Par- ri" di Milano, e Mimmo Fran- zinelli, studioso del fasci- smo e dell'Italia repubblica- na. Un'opera destinata a la- sciare il segno.
Professor Flores, perché un altro libro sulla Resi- stenza?
«Fino ad ora mancava una storia narrata della Resisten- za in grado di utilizzare i ri- sultati della più recente sto- riografia. Il nostro intento è stato quello di raccogliere i frutti di una grande stagione di studi, portata avanti da molti giovani ricercatori. Il nostro libro è una sorta di af- fresco corale».
A colpire è anzitutto la mole impressionante dei dati e rimandi bibliografi- ci e archivistici.
«Estremamente importan- te, da questo punto di vista, è stato il contributo fornitoci da molti ricercatori, facenti capo ai vari Istituti storici della Resistenza, i cui inno- vativi studi hanno ampliato i campi tematici e condotto a una profonda trasformazio- ne dell'idea stessa di Resi- stenza».
Riduttivo parlare di Resi- stenza al singolare?
«Sì, perché essa non è ridu- cibile alla sola tipologia ma- schile del partigiano di mon- tagna o di città, annoveran- do anche altre forme di lotta quali la resistenza civile, quella attuata dagli interna- ti militari, dai deportati raz- ziali e politici, dai lavoratori e così via».
Un intero capitolo è dedi- cato alle donne resistenti, il cui ruolo a lungo è stato sottovalutato dalla storio- grafia.
«Per troppo tempo si è sva- lutato il loro apporto parlan- do di "contributo", come se le donne non fossero state protagoniste a pieno titolo della Resistenza, sia combat- tendo con un'arma in pu- gno, sia attuando molteplici forme di resistenza civile, co- me il sostegno logistico ai partigiani, l'aiuto e l'assisten- za a prigionieri alleati in fu- ga e agli ebrei ricercati. E per quanto concerne le staffet-
te, si tenga presente che ri- schiavano ancor più la vita di un partigiano armato».
Nel libro parlate di un du- plice tradimento di cui le donne sarebbero state vit- time.
«Esse sono state tradite dalle stesse organizzazioni partigiane che, per timore dell'opinione pubblica, deci- devano di escluderle dalle grandi sfilate cittadine per non compromettere l'imma- gine delle brigate e poi dalla stessa storiografia, che a lun- go le ha relegate in un ruolo ancillare».
Cifra peculiare del vo- stro saggio è la scelta di non distogliere lo sguardo dalle zone d'ombra, dalle dinamiche più controver- se, dagli episodi meno edi- ficanti della vicenda resi- stenziale.
«Rifiutiamo una ricostru- zione retorica e trionfalisti- ca della Resistenza in nome di una visione realistica che sappia affrontare anche aspetti a lungo sottaciuti o ri- mossi. Senza sminuirne mi- nimamente la grande porta- ta politica, morale e anche militare, evidenziamo come la Resistenza abbia avuto an- che molte contraddizioni, dovute a svariate dinamiche legate a particolari contesti, territori, tipologie umane.
Per quanto riguarda la con- flittualità interpartigiana vanno evitate le facili gene- ralizzazioni, perché ogni vi- cenda rappresenta un caso a sé, da analizzarsi quindi nel- la sua specificità».
Nessun timore di offrire un pretesto a coloro che di- sconoscono il valore etico della Resistenza e denigra- no sistematicamente il mo- vimento partigiano?
«Una conoscenza senza re- ticenze o rimozioni è fonda- mentale e non bisogna aver
paura di affrontare anche i nodi più problematici. La Re- sistenza va analizzata senza alcun pregiudizio: chi ne dà una visione edulcorata o re- torica non le rende un buon servizio».
Stragi e rappresaglie at- tuate dai tedeschi e fascisti nelle regioni a forte pre- senza partigiana spesso hanno prodotto, nelle co- munità colpite, persistenti
"memorie divise".
«Tali divisioni risultano spesso artefatte, in quanto basate su notizie infondate.
Esemplare, in proposito, il caso di via Ras ella: molti con- tinuano a credere che se i re- sponsabili romani dell'atten- tato si fossero consegnati non si sarebbe verificato l'ec- cidio delle Fosse Ardeatine, attuato invece prima che la notizia fosse stata resa pub- blica. Certe azioni, come l'ag- guato mortale al filosofo Gio- vanni Gentile, suscitarono dibattito e differenti valuta- zioni, perché diverse poteva- no essere le posizioni tra le forze della Resistenza».
Un vero e proprio mito storiografico, allora, il tan- to decantato spirito unita- rio della Resistenza?
«Questa realtà è stata rag- giunta faticosamente, so- prattutto verso la fine, e non è mai stato qualcosa di defi- nitivo e risolto. La Resisten- za si è sempre connotata per una forte dialettica dell'uni- tà politica».
Plausibili le posizioni di quanti criticano la Resi- stenza, in quanto "inquina- ta" dalla massiccia presen- za dei comunisti?
«I comunisti costituirono certamente la parte prepon- derante della Resistenza, an- che se la loro azione politica risultò più moderata di quel- la di altri partiti. Certi giudi-
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zi risentono ancora delle lo- giche della Guerra fredda, che dovrebbero essere or- mai superate».
Un paragrafo del libro è sulla liberazione "model- lo" di Genova.
«Genova è la città che ha costretto i tedeschi alla resa.
L'immagine del generale Meinhold che si arrende di fronte a un operaio comuni- sta, Remo Scappini, presi- dente del Cln ligure, è tra le più potenti e significative dell'intera vicenda resisten- ziale». —
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Partigiani in festa in Piazza De Ferrari a Genova il 25 aprile 1945
MARCELLO FLORES
PROFESSORE DELL'UNIVERSITA DI SIENA E DIRETTORE DELL'ISTITUTO PARRI
«Genova città fondamentale,
il generale Meinhold che si arrende davanti a un operaio è una immagine potente»
Marcello Flores Mimmo Franzinelli
Storia della Resistenza
"Storia della Resistenza"
di Marcello Flores e Mimmo Franzinelli (Laterza editore, 673 pagine, 35 euro) è disponibile in libreria e online anche in versione ebook
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