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Le politiche di stabilizzazione

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Academic year: 2021

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C

APITOLO

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Le politiche

di stabilizzazione

Domande di ripasso

1. Il ritardo interno è il tempo necessario ai responsabili della politica economica per ricono- scere che uno shock ha colpito l’economia e per mettere in atto i provvedimenti del caso.

Una volta che il provvedimento è in atto, il ritardo esterno è il tempo necessario affinché influenzi l’economia: infatti, ci vuole tempo perché la spesa, il reddito e l’occupazione rea- giscano ai cambiamenti introdotti dal provvedimento.

La politica fiscale ha un ritardo interno lungo: per esempio, ci possono volere anni dal momento in cui viene proposto un taglio delle imposte al momento in cui la proposta si tra- sforma in legge. La politica monetaria ha un ritardo interno relativamente breve: una volta che la banca centrale decide che è necessario un cambiamento della politica monetaria, la messa in atto può avvenire in pochi giorni.

D’altra parte, la politica monetaria ha un ritardo esterno lungo: un aumento dell’offerta di moneta influisce sull’economia attraverso l’abbassamento del tasso di interesse che, a sua volta, fa aumentare l’investimento: ma molte imprese pianificano gli investimenti con molto anticipo, per cui, dal momento in cui la banca centrale agisce al momento in cui si manifestano gli effetti sul PIL reale possono trascorrere circa sei mesi.

2. Sia la politica monetaria sia la politica fiscale agiscono con ritardi considerevoli. Di conse- guenza, nel decidere se la politica economica debba espandere o contrarre la domanda ag- gregata bisogna prevedere quale sarà lo stato dell’economia tra sei mesi o un anno.

Per prevedere gli sviluppi dell’economia, spesso gli economisti costruiscono un indice di variabili significative. Tale indice include serie di dati la cui tendenza spesso anticipa l’andamento dell’economia, come i prezzi delle azioni, le licenze di costruzione emesse, il va- lore degli ordini per nuovi impianti e l’offerta di moneta.

Un altro strumento utilizzato per prevedere il futuro dell’economia sono i modelli del si- stema economico. Questi modelli informatici di grandi dimensioni sono costituiti da decine di equazioni, ciascuna delle quali rappresenta una porzione dell’economia. Una volta for- mulate le ipotesi sulla tendenza delle variabili esogene – imposte, spesa pubblica, offerta di moneta, prezzo del petrolio, ecc. – il modello genera previsioni su disoccupazione, inflazio- ne, prodotto aggregato e altre variabili endogene.

3. Il modo in cui gli individui reagiscono alle politiche economiche dipende dalle loro aspetta- tive per il futuro. Tali aspettative possono dipendere da molti elementi, tra i quali le politi- che economiche che il governo persegue. La critica di Lucas afferma che i metodi tradizio- nalmente usati per valutare la politica economica non tengono adeguatamente conto del modo in cui i provvedimenti influenzano le aspettative.

Per esempio, il tasso di sacrificio – il numero di punti percentuali di PIL che devono es- sere sacrificati per ridurre il tasso di inflazione dell’1% – dipende dalle aspettative indivi- duali di inflazione. Non possiamo semplicemente ipotizzare che tali aspettative siano co- stanti, o si aggiustino solo lentamente, indipendentemente dai provvedimenti adottati dal governo. Anzi, spesso le aspettative dipendono proprio dalle decisioni delle autorità di poli- tica economica.

4. A seconda dell’interpretazione che danno alla storia dell’economia, gli individui avranno opi- nioni differenti sul ruolo (attivo o passivo) che la politica macroeconomica deve avere. Chi è convinto che l’economia abbia sperimentato molti grandi shock dell’offerta aggregata e della domanda aggregata, e che la politica economica sia riuscita a isolare l’economia da tali shock, sosterrà il ruolo attivo della politica macroeconomica. Al contrario, chi è convinto che l’economia abbia sperimentato pochi grandi shock e che le fluttuazioni che osserviamo siano

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da ascrivere a provvedimenti inadeguati, sosterrà il ruolo passivo della politica economica.

5. Il problema dell’incoerenza temporale è provocato dal fatto che le aspettative sulle politiche economiche future influenzano le azioni degli individui nel presente. Di conseguenza, i re- sponsabili della politica economica tendono ad annunciare in anticipo i provvedimenti che intendono adottare per il futuro, in modo da influenzare le aspettative degli individui e le loro decisioni. Una volta che queste decisioni sono prese sulla base di tali aspettative, i responsabili della politica economica possono avere la tentazione di non mantenere le promesse.

Per esempio, il vostro docente ha un incentivo ad annunciare che il corso sarà seguito da un test finale per l’ammissione all’esame, in modo da farvi studiare più alacremente. La mat- tina del test di ammissione, dopo che avrete studiato e appreso la materia, il docente potreb- be essere tentato di cancellarlo, e ammettere tutti all’esame automaticamente, in modo da non dove correggere i test.

Analogamente, un governo ha l’incentivo a dichiarare di non essere disposto a negoziare con i terroristi per la liberazione di ostaggi. Se i terroristi si convincono di non avere nulla da guadagnare dal sequestro di ostaggi, rinunceranno a mettere in atto il piano. Ma quando vengono rapiti ostaggi, il governo ha sempre la tentazione di negoziare e fare concessioni.

Facciamo un esempio relativo alla politica monetaria. Ipotizziamo che la banca centrale annunci una politica di bassa inflazione, e che tutti credano all’annuncio. Le autorità mone- tarie hanno allora un incentivo ad aumentare l’inflazione, perché si confrontano con un tra- de-off più favorevole tra inflazione e disoccupazione.

Il problema con le situazioni di incoerenza temporale è che gli individui sono portati a non fidarsi degli annunci fatti: così gli studenti non si preparano per gli esami, i terroristi sequestrano gli ostaggi e la banca centrale si confronta con un trade-off sfavorevole. In questi casi, una regola che impegni i responsabili della politica economica ad adottare un certo tipo di provvedimento può aiutare questi ultimi a realizzare i loro obiettivi: gli studenti si preparano, i terroristi non prendono ostaggi e l’inflazione rimane bassa.

6. Una delle regole che la banca centrale potrebbe seguire è permettere all’offerta di moneta di crescere a un tasso costante. Gli economisti di scuola monetarista ritengono che le flut- tuazioni dell’offerta di moneta producano fluttuazioni molto ampie nel sistema economico;

perciò, una regola che mantenga stabile il tasso di crescita dell’offerta di moneta limiterebbe l’ampiezza delle fluttuazioni economiche.

Una seconda regola di politica monetaria è fissare un valore obiettivo per il PIL nomina- le. In questo caso la banca centrale annuncia una traiettoria predeterminata del PIL no- minale. Se il PIL nominale, per esempio, risulta inferiore al livello predeterminato, la banca centrale aumenta l’offerta di moneta per stimolare la domanda aggregata. Un vantaggio di tale regola è quello di consentire aggiustamenti per le variazioni della velocità di circolazione della moneta.

Una terza regola di politica monetaria è la determinazione di un valore obiettivo per il li- vello dei prezzi. La banca centrale annuncia una traiettoria predeterminata per il livello dei prezzi e aggiusta l’offerta di moneta quando questo devia dall’obiettivo prefissato. Questa regola ha senso se si è convinti che la stabilità dei prezzi sia l’obiettivo principale della poli- tica monetaria.

7. Una politica di inflazione mirata non è una regola rigida di politica monetaria come, per esempio, la regola che fissa a un valore costante il tasso di crescita dell’offerta di moneta.

Molti paesi definiscono una fascia entro la quale il tasso di inflazione può fluttuare; inoltre, spesso sono previste clausole di fuga che possono essere applicate nel caso in cui l’economia si trovi in condizioni straordinarie. Una banca centrale che voglia mantenere l’inflazione en- tro una banda di fluttuazione predeterminata ha pur sempre un considerevole margine di manovra e può decidere i tempi e la portata delle variazioni del tasso di interesse. Per questa ragione, la politica di inflazione mirata è più correttamente interpretabile come una forma di discrezionalità limitata: la banca centrale può utilizzare gli strumenti di politica economica a propria discrezione, ma è considerata responsabile del mantenimento di un obiettivo di in- flazione predeterminato, che può essere verificato facilmente dall’opinione pubblica.

Problemi e applicazioni pratiche

1. Supponiamo che la curva di Phillips di una economia sia:

u ⫽ un – ␣(␲ – ␲e)

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Ciò implica che se l’inflazione è inferiore a quella prevista, la disoccupazione è superiore al tasso naturale e si ha una recessione. Analogamente, se l’inflazione è maggiore del previsto, la disoccupazione scende al di sotto del tasso naturale e si ha un’espansione. Supponiamo che il primo partito – il Partito Rosso – adotti sempre una politica di forte crescita moneta- ria e di inflazione elevata (chiamiamolo ␲R) mentre il secondo – il Partito Blu – segua una politica di bassa crescita monetaria e bassa inflazione (chiamiamolo ␲B).

(a) L’andamento del ciclo economico politico dipende dal tasso di inflazione che gli indivi- dui si aspettano all’inizio di ogni legislatura. Se le aspettative sono perfettamente razionali e i contratti possono essere modificati immediatamente quando un nuovo partito sale al potere, allora il tasso di disoccupazione non seguirà un ciclo economico politico. Per esempio, se vince il Partito Rosso, gli individui si aspetteranno immediatamente un’inflazione elevata. Poiché ␲ ⫽ ␲R ⫽ ␲e, la politica monetaria del Partito Rosso non avrà alcun effetto sull’economia reale. Un ciclo economico politico è evidente, invece, per l’inflazione: quando il Partito Rosso è al potere l’inflazione è elevata, viceversa con il Partito Blu al potere l’inflazione è bassa. Supponiamo, invece, che i contratti siano a lungo termine e che, quindi, salari nominali e prezzi non possano essere modificati immediatamente. Prima che si sappia il risultato delle elezioni, esiste una probabilità del 50% che l’inflazione sia alta e una probabilità del 50% che sia bassa. Perciò, all’inizio di ogni legislatura, se le aspettative degli individui sono razionali, l’inflazione attesa sarà data da:

e ⫽0,5␲R ⫹0,5␲B

Se vince il Partito Rosso, inizialmente avremo che ␲ > ␲e, e la disoccupazione scenderà al di sotto del livello naturale: all’inizio della legislatura del Partito Rosso si verifica un’espansione economica. Col passare del tempo, l’inflazione salirà fino a ␲R e la disoc- cupazione ritornerà al tasso naturale.

Se invece è il Partito Blu a vincere, l’inflazione sarà inferiore al valore atteso e la di- soccupazione crescerà al di sopra del tasso naturale. All’inizio della legislatura del Parti- to Blu si verifica una recessione. Nei mesi successivi l’inflazione scende fino a ␲B e la di- soccupazione torna al tasso naturale.

(b) Se i due partiti si alternano al potere, la disoccupazione non seguirà un ciclo economico politico: tutti sanno quale partito sarà al potere e quindi riescono a prevedere se l’inflazione sarà alta o bassa. Anche i contratti a lungo termine terranno in considera- zione il tasso di inflazione effettivo, poiché i tassi di inflazione futuri saranno noti con certezza. A seconda del partito che è al potere, l’inflazione si alternerà tra valori elevati e valori bassi.

2. Quando si annuncia che tutte le nuove costruzioni saranno esenti da leggi di controllo sui canoni di locazione si verifica un problema di incoerenza temporale. Prima che le nuove a- bitazioni siano costruite, l’amministrazione comunale ha un incentivo ad annunciare que- sta esenzione: i proprietari degli immobili prevedono infatti di poter ottenere canoni di lo- cazione relativamente elevati per tutte le nuove abitazioni che costruiscono. Quando le a- bitazioni saranno state ultimate, tuttavia, la stessa amministrazione avrà un incentivo a tra- dire la parola data e a estendere le leggi sul controllo dei canoni di locazione anche alle nuove abitazioni. Con un simile provvedimento, infatti, pochi proprietari di immobili subi- rebbero una perdita, ma molti affittuari ne trarrebbero beneficio. Il problema sorge quan- do i proprietari prevedono tale comportamento da parte dell’amministrazione e quindi ri- nunciano a costruire nuove abitazioni.

3. Il sito della Banca centrale europea (www.ecb.int) contiene molte sezioni rilevanti ai fini dello studio della macroeconomia. Per esempio, seguendo il link «Press» sulla homepage si possono leggere i discorsi tenuti dal presidente della BCE. Nella sezione «Past Key ECB In- terest Rates» è possibile anche accedere alle serie storiche dei principali tassi di interesse determinati dalla BCE. In generale, si ritiene che la Banca centrale europea sia prudente nel variare i tassi di interesse: dal lancio dell’euro, nel 1999, il tasso di sconto è aumentato dal 2% a 4,75%; nel medesimo intervallo di tempo, la Federal Reserve statunitense ha portato il federal fund rate dall’1% al 6,5%.

4. Il sito web della Bank of England (www.bankofengland.co.uk) ha molti contenuti utili agli studenti. Le opinioni della Bank of England su inflazione e previsioni sono riportate nell’Inflation report trimestrale. Le minute del Monetary Policy Committee sono pubblica-

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te due settimane dopo che è stata presa una decisione sui tassi di interesse e riporta anche le decisioni di voto dei singoli membri.

Altri problemi e applicazioni pratiche del capitolo 14

1. (a) Nel modello dell’incoerenza temporale, al tasso di inflazione non accade nulla quando il tasso naturale di disoccupazione cambia.

(b) La nuova funzione di perdita è:

L(u, ␲) ⫽ u2 ⫹ ␥␲2

Il primo passo consiste nel trovare il tasso di inflazione scelto dalla banca centrale per ogni dato livello delle aspettative di inflazione. Sostituendo la curva di Phillips nella funzione di perdita otteniamo:

L(u, ␲) ⫽ [un – ␣(␲ – ␲e)]2 ⫹ ␥␲2

Differenziando rispetto al tasso di inflazione ␲ e ponendo la condizione di primo ordine uguale a 0:

dL/d␲ ⫽ 2␣2(␲ – ␲e) – 2␣un ⫹ 2␥␲ ⫽ 0 ovvero:

␲ ⫽ (␣2e ⫹␣un)/(␣2⫹ ␥)

Gli agenti, essendo razionali, prevedono che la banca centrale sceglierà questo livello di inflazione; di conseguenza, l’inflazione attesa è uguale all’inflazione effettiva e l’equazione precedente si semplifica in:

␲ ⫽ ␣un/␥

(c) Quando il tasso naturale di disoccupazione aumenta, anche il tasso di inflazione aumenta. Perché? All’aumentare della disoccupazione, la banca centrale gradisce sempre meno ulteriori aumenti marginali della disoccupazione. Gli individui sanno, perciò, che la banca centrale ha un incentivo a inflazionare l’economia; tale incentivo è tanto più forte quanto più il tasso naturale di disoccupazione è elevato. Di conseguenza, il tasso di inflazione di equilibrio aumenta.

(c) La nomina di un governatore conservatore alla banca centrale implica un aumento di

␥. Il tasso di inflazione di equilibrio scende. Gli effetti sull’occupazione dipendono dalla velocità di aggiustamento delle aspettative di inflazione. Se le aspettative si aggiustano immediatamente, non vi sono variazioni nella disoccupazione, che rimane ferma al tas- so naturale. Se invece le aspettative si adattano lentamente, la curva di Phillips mostra che una diminuzione dell’inflazione spinge la disoccupazione al di sopra del tasso natu- rale.

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