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Spazi Euclidei
4.1 Definizione di spazio euclideo e generalit` a.
Sia E uno spazio affine di dimensione finita n su R. Si dice che E `e uno spazio euclideo se sullo spazio vettoriale reale V(E) `e assegnato un prodotto scalare definito positivo, che denoteremo con ⇥, cio`e una applicazione
⇥ : V(E) ⇥ V(E) ! R (v, w) 7! v ⇥ w tale che:
a) ⇥ `e simmetrica: v ⇥ w = w ⇥ v per ogni v, w 2 V(E);
b) ⇥ `e bilineare:
(kv + hv 0 ) ⇥ w = kv ⇥ w + hv 0 ⇥ w
v ⇥ (kw + hw 0 ) = v ⇥ kw + v ⇥ hw 0 per ogni v, v 0 , w, w 0 2 V(E), k, h 2 R;
c) ⇥ `e definita positiva: v ⇥ v 0 per ogni v 2 V(E) e v ⇥ v = 0 se e solo se v = 0.
Esempio 4.1.1. Il tipico esempio di spazio euclideo `e lo spazio affine della geometria euclidea, laddove si consideri assegnato nello spazio V E dei vettori geometrici, il prodotto scalare euclideo ⇥ definito nel seguito [cf. [1], cap. 18, par. 2].
Si considera assegnato un segmento non nullo u che viene utilizzato come unit` a di misura di lunghezza per i segmenti. Inoltre, gli angoli vengono misurati in radianti.
Come notato nel Capitoli 1, segmenti equipollenti hanno la stessa lunghezza:
denotiamo con |v| la lunghezza del vettore geometrico v rispetto al vettore unitario u. Risultano cos`ı definite due applicazioni: la lunghezza
| . | : V E ! R v 7! |v|
e la norma (il quadrato della lunghezza):
|| . || : V E ! R
v 7! ||v||
def= |v|
2.
Il prodotto scalare tra vettori geometrici (o prodotto scalare euclideo in V E ) `e definito dalla posizione:
⇥ : V E ⇥ V E ! R
(v, w) 7! v ⇥ w
def=
12( ||v + w|| ||v|| ||w||).
In particolare, ||v|| = v ⇥ v e v ⇥ w `e sicuramente nullo se v oppure w `e nullo. Se, invece, v e w sono entrambi non nulli, allora resta ben individuato l’angolo ˆ vw del parallelogramma di lati v e w : applicando il teorema del coseno, ricaviamo che
2(v ⇥ w) = ||v + w|| ||v|| ||w|| = 2 |v| |w| cos( ˆ vw) (4.1) e risulta che v ⇥ w = 0 se e solo se almeno uno dei due vettori `e nullo oppure cos( ˆ vw) = 0. Inoltre, il prodotto scalare euclideo `e una forma bilineare simmetrica definita positiva e la norma `e una forma quadratica.
Dato uno spazio euclideo E, due vettori v e w di V(E) si dicono ortogonali o perpendicolari se lo sono rispetto al prodotto scalare ⇥, cio`e se e solo se v ⇥ w = 0: in tal caso, scriviamo
v ? w.
Per lunghezza di un vettore v 2 V(E) si intende il numero reale
|v| = p
v ⇥ v (4.2)
che si denota anche con il simbolo v. Poich´e ⇥ `e definito positivo, v = 0 se e solo se v = 0. Un vettore di lunghezza 1 si dice un versore.
Per la disuguaglianza di Cauchy-Schwartz (cf. [1], teorema (20.13)), per ogni coppia di vettori v e w di V(E), si ha che
|v ⇥ w| |v| · |w|, (4.3)
da cui segue la doppia disuguaglianza (cf. [1], corollario (20.14)):
| |v| |w| | |v + w| |v| + |w| (4.4) Definizione 4.1.2. In uno spazio euclideo E la distanza d(P, Q) di due punti P e Q `e definita ponendo
d(P, Q) = |P Q|. (4.5)
Nel caso E coincida con lo spazio della geometria euclidea, la distanza di due punti P e Q `e esattamente la lunghezza del segmento P Q che unisce i due punti.
Le propriet`a fondamentali della distanza cos`ı definita sono le seguenti:
(D1) Positivit`a: per ogni coppia P , Q di punti di E si ha d(P, Q) 0 e d(P, Q) = 0 se e solo se P = Q;
(D2) Simmetria: per ogni coppia P , Q di punti di E si ha d(P, Q) = d(Q, P );
(D3) Propriet`a triangolare: per ogni terna P , Q, R di punti di E si ha
4.2 Riferimenti cartesiani monometrici ortogonali. 97
|d(P, Q) d(Q, R) | d(P, R) d(P, Q) + d(Q, R) (4.6) Le propriet`a (D1) e (D2) sono immediata conseguenza del fatto che ⇥ `e un prodotto scalare definito positivo, mentre (D3) segue dalla (4.4) (cfr. anche [1], cap. 20, par. 5).
Dati due vettori non nulli v e w di V(E), per la disuguaglianza di Cauchy- Schwartz la quantit`a |v|·|w| v⇥w verifica la disuguaglianza
1 v ⇥ w
|v| · |w| 1; (4.7)
esiste pertanto un numero # 2 [0, ⇡] tale che
# = arccos ( v ⇥ w
|v| · |w| ) (4.8)
e questo numero si dice misura principale dell’angolo formato dai vettori v e w, e si denota col simbolo ˆ vw. Invece, ogni numero del tipo # + 2k⇡ , con k 2 Z, si dice una misura dell’angolo formato da v e w, e con il simbolo [vw] si denota l’insieme {# + 2k⇡k 2 Z} k 2Z di tutte le misure dell’angolo formato da v e w. Le funzioni trigonometriche di ˆ vw si dicono funzioni trigonometriche dell’angolo formato da v e w, e si ha pertanto
cos ˆ vw = v ⇥ w
|v| · |w| (4.9)
sen ˆ vw = p
1 cos 2 vw = ˆ s
1 (v ⇥ w) 2
|v| 2 · |w| 2 = (4.10)
=
s (v ⇥ v)(w ⇥ w) (v ⇥ w) 2 (v ⇥ v)(w ⇥ w) =
p (v ⇥ v)(w ⇥ w) (v ⇥ w) 2
|v| · |w|
Osserviamo che, con tale definizione
v ⇥ w = |v| |w| cos( ˆ vw).
Inoltre, applicando la bilinearit` a del prodotto scalare, otteniamo una estensione del Teorema del coseno (vedi (4.1))
||v+w|| ||v|| ||w|| = (v+w)⇥(v+w) v⇥v w⇥w = 2 |v| |w| cos( ˆ vw) = 2v ⇥w.
Ricordiamo che due vettori v e w si dicono ortogonali o perpendicolari se v ⇥ w = 0, ossia se cos ˆ vw = 0.
4.2 Riferimenti cartesiani monometrici ortogonali.
Sia E uno spazio euclideo. Un riferimento cartesiano R = (O, R) di E si
dice monometrico ortogonale se R = (v 1 , . . . , v n ) `e un riferimento di V(E)
ortogonale rispetto a ⇥, cio`e tale che v i ⇥ v j = 0 i 6= j, i, j = 1, . . . , n. Il riferimento R si dice invece monometrico ortonormale se R = (v 1 , . . . , v n ) `e un riferimento di V(E) ortonormale rispetto a ⇥, cio`e tale che
v i ⇥ v j = ij (4.11)
per ogni coppia di indici i, j = 1, . . . , n, dove ij `e il simbolo di Kronecker, che vale 1 se i = j, vale 0 se i 6= j.
Se R `e un riferimento monometrico ortonormale di E e se v e w sono vettori di V(E), aventi componenti (v 1 , . . . , v n ) e (w 1 , . . . , w n ) rispettivamente in R, si ha
v ⇥ w = v 1 w 1 + . . . + v n w n (4.12) ossia il prodotto scalare v⇥w coincide col prodotto scalare euclideo dei vettori numerici delle componenti di v e w in R (cfr. [1], cap. 18, esempio 18.10 (a)).
In particolare la lunghezza di un vettore v `e data da
|v| = q
v 1 2 + . . . + v n 2 (4.13) e i vettori v e w risultano ortogonali se e solo se
v 1 w 1 + . . . + v n w n = 0 (4.14) Le funzioni trigonometriche di due vettori non nulli v e w sono date da
cos ˆ vw = (v
1w
1+ . . . + v
nw
n) p v
12+ . . . + v
2n· p
w
12+ . . . + w
2n(4.15)
sen ˆ vw =
r (v
21+ . . . + v
n2)(w
12+ . . . + w
2n) (v
1w
1+ . . . + v
nw
n)
2(v
12+ . . . + v
n2)(w
21+ . . . + w
n2)
Inoltre, poich`e, considerata la matrice A =
✓ v
1. . . v
nw
1. . . w
n◆
(4.16) si ha
|A·A
t| = (v
12+. . .+v
2n)(w
21+. . .+w
2n) (v
1w
1+. . .+v
nw
n)
2= ⌃
i,j=1,...,n(v
iw
jw
iv
j)
2la formula del seno pu` o anche essere scritta come
sen ˆ vw =
r |A · A
t|
(v
12+ . . . + v
2n)(w
21+ . . . + w
2n) (4.17) oppure come
sen ˆ vw = r
⌃
i,j=1,...,n(v
iw
jw
iv
j)
2(v
12+ . . . + v
2n)(w
21+ . . . + w
n2) (4.18)
Infine, se P e Q sono punti di E aventi in R coordinate cartesiane
(p 1 , . . . , p n ) e (q 1 , . . . , q n ) rispettivamente, si ha
4.3 Ortogonalit` a. 99 d(P, Q) = |P Q | = p
(p 1 q 1 ) 2 + . . . + (p n q n ) 2 (4.19) In particolare, se E ha dimensione 1 e P e Q hanno coordinate p e q rispettivamente, allora
d(P, Q) = |p q | . (4.20)
4.3 Ortogonalit` a.
Sia S un sottospazio affine dello spazio euclideo E. Su S resta indotta in modo naturale una struttura di spazio euclideo, mediante la restrizione a V(S) del prodotto scalare fissato su V(E), e tale restrizione `e definita positiva. Un vettore v 2 V(E) si dice ortogonale o perpendicolare a S, e si scrive v ? S oppure S ? v, se v `e ortogonale (rispetto al prodotto scalare ⇥) ad ogni vettore parallelo a S, cio`e ad ogni vettore della giacitura V(S) di S:
v ? S , per ogni w 2 V(S) si ha v ⇥ w = 0. (4.21) Siano S e S 0 sottospazi affini di uno spazio euclideo E. Si dice che S e S 0 sono ortogonali o perpendicolari, e si scrive S ? S 0 , se ogni vettore parallelo a S `e ortogonale ad ogni vettore parallelo a S 0 :
S ? S 0 , per ogni v 2 V(S) e per ogni w 2 V(S 0 ) si ha v ⇥ w = 0. (4.22) Si noti che S ? S 0 se e solo se ogni vettore parallelo a S `e ortogonale a S 0 , ovvero se ogni vettore parallelo a S 0 `e ortogonale a S. Notiamo pure che, in base alla definizione che abbiamo dato, i punti sono gli unici sottospazi ortogonali ad ogni altro sottospazio.
Proposizione 4.3.1. Sia S un sottospazio di E di dimensione m. Un sot- tospazio S 0 ortogonale a S ha dimensione al pi`u uguale a n m. Esistono sottospazi ortogonali a S di ogni dimensione d = 0, . . . , n m. I sottospazi S 0 di dimensione n m ortogonali a S sono tra loro paralleli e ciascuno di essi interseca S in uno e un solo punto.
Dimostrazione. Sia S = P + W. Un sottospazio S 0 = Q + W 0 `e ortogonale a S se e solo se W ✓ W 0? , o, equivalentemente, W 0 ✓ W ? (cfr. [1], cap. 19, par. 1). Da ci`o segue immediatamente la limitazione sulla dimensione di S 0 .
In particolare, i sottospazi S 0 di dimensione n m e ortogonali a S hanno
giacitura W ? , e sono paralleli tra loro. Inoltre, lo spazio dei vettori si decom-
pone in somma diretta ortogonale come V(A) = W W ? ; se S 0 = Q + W ? ,
il vettore PQ si decompone in modo unico come PQ = v + w con v 2 W e
w 2 W ? , sicch´e P + v = Q w `e l’unico punto di S \ S 0 . u t
Corollario 4.3.2. Sia S un sottospazio di E di dimensione m e sia Q un
punto di E. Esiste uno e un solo sottospazio S 0 di dimensione n m ortogonale
a S e passante per Q.
Dimostrazione. Se S = P + W allora S 0 = Q + W ? . u t Corollario 4.3.3. Sia S un sottospazio di E di dimensione m. Il sottospazio S `e individuato da un suo qualunque punto e da n m vettori ortogonali a S e linearmente indipendenti. In particolare un iperpiano `e individuato da un suo qualsiasi punto e da un vettore non nullo ortogonale all’iperpiano.
Dimostrazione. Sia [v 1 , . . . , v n m ] un sistema linearmente indipendente (mas- simale) di vettori ortogonali a S. Se W `e la giacitura di S, il sottospazio or- togonale W ? `e generato da [v 1 , . . . , v n m ], sicch´e W =< v 1 , . . . , v n m > ? .
Di qui segue l’asserto. u t
Supponiamo ora introdotto in E un riferimento monometrico ortonormale R. Ogni iperpiano ↵ ammette una equazione della forma
a 1 x 1 + . . . + a n x n + c = 0
Il vettore n di componenti (a 1 , . . . , a n ) in R `e ortogonale a ↵ e genera la giacitura ortogonale a ↵: esso viene anche detto vettore normale ad ↵ ed `e vettore direttore per qualsiasi retta ortogonale a ↵. Se Q(q 1 , . . . , q n ) 2 S, un punto P (x 1 , . . . , x n ) appartiene a ↵ se e solo se
QP ⇥ n = a 1 (x 1 q 1 ) + . . . + a n (x n q n ) = 0.
Pi`u in generale, siano S e S 0 sottospazi di E. Supponiamo che S abbia dimensione m e abbia in R un sistema normale A di equazioni del tipo
A : 8 <
:
a 11 x 1 + . . . + a 1n x n + c 1 = 0 . . .
a n m,1 x 1 + . . . + a n m,n x n + c n m = 0 (4.23) Proposizione 4.3.4. Il sottospazio S 0 `e perpendicolare a S se e solo se per ogni vettore v parallelo a S 0 , le componenti (v 1 , . . . , v n ) di v in R soddisfano la relazione
rg 0 B B
@
a 11 . . . a 1n
. . .
a n m,1 . . . a n m,m
v 1 . . . v n
1 C C
A = n m. (4.24)
Dimostrazione. Nel riferimento R, la giacitura W di S ha come sistema di equazioni il sistema omogeneo A om associato ad A:
A om : 8 <
:
a 11 x 1 + . . . + a 1n x n = 0 . . .
a n m,1 x 1 + . . . + a n m,n x n = 0 , (4.25)
cio`e un vettore di componenti ⇠ = (⇠ 1 , . . . , ⇠ n ) in R appartiene a W se e solo
se ⇠ `e una soluzione di A om . Sia ora v un vettore della giacitura W 0 di S 0 e ne
4.3 Ortogonalit` a. 101 siano (v 1 , . . . , v n ) le componenti in R. Se S `e perpendicolare a S 0 allora ogni vettore di W `e ortogonale ad ogni vettore di W 0 , e quindi per ogni soluzione
⇠ = (⇠ 1 , . . . , ⇠ n ) di A om si ha v 1 ⇠ 1 +. . .+v n ⇠ n = 0, ossia ⇠ `e pure una soluzione dell’equazione
v 1 x 1 + . . . + v n x n = 0 (4.26) Ci`o comporta che quest’ultima equazione (4.26) dipenda da A om , ossia che valga la (4.24). Viceversa se vale la (4.24) per ogni vettore v di W, l’equazione (4.26) dipende dal sistema A om , e quindi ne ha tutte le soluzioni. Ci`o implica che ogni vettore di W `e ortogonale ad ogni vettore di W 0 , cio`e S `e ortogonale
a S 0 . u t
Corollario 4.3.5. (a) Se S 0 `e una retta e S `e un iperpiano avente in R equazione
a 1 x 1 + . . . + a n x n + a = 0, (4.27) allora S `e perpendicolare a S 0 se e solo se una n-pla di numeri direttori di S 0 in R `e data da (a 1 , . . . , a n ).
(b) Se S e S 0 sono due rette di numeri direttori (a 1 , . . . , a n ) e (b 1 , . . . , b n ) in R, allora S `e perpendicolare a S 0 se e solo se
a 1 b 1 + . . . + a n b n = 0 (4.28) Se poi, nel riferimento R, la retta S ha equazioni
8 <
:
a 11 x 1 + . . . + a 1n x n + a 1 = 0 . . .
a n 1,1 x 1 + . . . + a n 1,n x n + a n 1 = 0 (4.29) e la retta S 0 ha numeri direttori (b 1 , . . . , b n ), allora S e S 0 sono perpendicolari se e solo se
a 11 . . . a 1n
. . . a n 1,1 . . . a n 1,n
b 1 . . . b n
= 0 (4.30)
Dimostrazione. Ovvia conseguenza della proposizione (4.3.4). u t
Esempio 4.3.6. Sia E un piano euclideo e ne sia R un riferimento cartesiano monometrico ortonormale. Due rette S e S
0aventi in R equazioni
ax + by + c = 0, a
0x + b
0y + c
0= 0 (4.31) sono ortogonali se e solo se si ha
aa
0+ bb
0= 0 (4.32)
Infatti una coppia di numeri direttori di S [risp. di S
0] `e data da ( b, a) [risp.
( b
0, a
0)]. Quindi la condizione di ortogonalit` a `e
( b)( b
0) + aa
0= 0 , aa
0+ bb
0= 0 (4.33)
4.4 Orientazioni, questioni angolari e distanze.
Nel precedente paragrafo si `e discussa la nozione di ortogonalit`a tra sottostai.
In alcuni casi, sar`a possibile fornire anche una nozione di angolo tra sottospazi.
a) Orientazioni.
Ricordiamo che (cfr. [1], cap. 14, par. 7) una orientazione in uno spazio vet- toriale di dimensione finita `e una classe di equivalenza di riferimenti, ove due riferimenti siano detti equivalenti (o concordi) se la matrice del cambio di rife- rimento ha determinante positivo. Due riferimenti non equivalenti sono detti discordi. Poich`e esistono due sole distinte orientazioni su ogni spazio vettoriale V non nullo di dimensione finita su R, esistono quindi due distinte orientazioni su ogni spazio affine reale di dimensione finita, che non sia un punto, secondo la definizione seguente.
Sia E uno spazio affine di dimensione finita n su R.
Definizione 4.4.1. Si dice che `e data una orientazione in E se `e data una orientazione sullo spazio vettoriale V(E).
Esempio 4.4.2. Orientazioni su una retta. Per assegnare una orientazione su una retta basta dare un vettore v non nullo parallelo alla retta, perch´e questo `e un riferimento della giacitura, e quindi determina una classe di riferimenti concordi.
Un vettore w parallelo alla retta e non nullo determina la stessa orientazione di v se e solo se v = w, con > 0: si dice allora che w `e concorde alla orientazione della retta.
Ovviamente v e w determinano orientazioni opposte se v = w con < 0. In particolare in uno spazio euclideo vi sono solo due versori paralleli alla retta, uno opposto dell’altro: essi individuano le due orientazioni opposte della retta.
Definizione 4.4.3. Se ' `e una affinit`a di E in s`e si dice che ' conserva l’o- rientazione se l’applicazione lineare associata ' l conserva l’orientazione di V(E).
Ci`o accade se e solo se, data l’equazione matriciale
y = A · x + c (4.34)
di ' in un fissato riferimento R di A, la matrice quadrata A d’ordine n che compare in essa ha determinante positivo (cfr. [1], cap. 14, par. 7, prop. 14.34).
Definizione 4.4.4. Le affinit`a di E in s`e che conservano l’orientazione costi- tuiscono un sottogruppo del gruppo affine, che denoteremo col simbolo
A↵ + (E) e chiameremo affinit`a dirette.
b) Angolo tra due rette orientate.
Siano E uno spazio euclideo di dimensione n e R = (O, (e 1 , . . . , e n )) un rife-
rimento cartesiano monometrico ortonormale in E. Data una retta S di E, sia
fissata una orientazione di S mediante la scelta di un versore v parallelo a S.
4.4 Orientazioni, questioni angolari e distanze. 103 Definizione 4.4.5. Le componenti (v 1 , . . . , v n ) del versore v in R , si dicono coseni direttori della retta S.
Il motivo di tale denominazione risiede nel fatto che v i `e il coseno dell’angolo formato da v con il versore e i .
Definizione 4.4.6. Date due rette orientate S e S 0 , si dice angolo formato dalle due rette l’angolo formato dai due versori v e v 0 paralleli e concordi a S e S 0 . Tale angolo si denota col simbolo
SS ˆ 0 e dipende dalle orientazioni scelte su S e S 0 .
E’ facile verificare che, se si cambia l’orientazione su entrambe le rette, l’angolo rimane lo stesso, mentre l’angolo cambia di ⇡ se si cambia l’orientazione su una sola delle due rette.
Osservazione 4.4.7. Se S e S 0 hanno coseni direttori (v 1 , . . . , v n ) e (w 1 , . . . , w n ) rispettivamente, si ha
cos ˆ SS 0 = v 1 w 1 + . . . + v n w n (4.35) sen ˆ SS 0 = p
1 (v 1 w 1 + . . . + v n w n ) 2 . c) Angolo tra iperpiani e tra rette e iperpiani.
Sia E uno spazio euclideo di dimensione n e R sia un riferimento cartesiano monometrico ortogonale in E. Siano S e S 0 iperpiani di E e siano assegnati un vettore non nullo v ortogonale a S e uno non nullo w ortogonale a S 0 . Notiamo che tanto v che w sono definiti solo a meno del segno.
Definizione 4.4.8. Angolo tra iperpiani Si definisce angolo tra i due iper- piani S e S 0 l’angolo formato da v e w, che `e definito solo a meno di multipli di ⇡.
L’angolo tra iperpiani `e dunque l’angolo tra le rispettive normali. Come ec- cezione rispetto alla nozione gi`a introdotta di ortogonalit`a tra sottospazi di uno spazio euclideo, la nozione introdotta di ’angolo’ tra iperpiani permette di introdurre anche la nozione di ortogonali`a tra iperpiani, secondo la definizione seguente.
Definizione 4.4.9. Due iperpiani S e S 0 si dicono ortogonali se l’angolo da essi formato vale ⇡/2.
Osservazione 4.4.10. Se S e S
0hanno, rispettivamente, equazioni a
1x
1+ . . . + a
nx
n+ a = 0,
b
1x
1+ . . . + b
nx
n+ b = 0 (4.36)
la condizione di ortogonalit` a tra S e S
0`e data da
a
1b
1+ . . . + a
nb
n= 0 (4.37) mentre il coseno dell’angolo tra S e S
0`e dato da
cos ˆ SS
0= a
1b
1+ . . . + a
nb
np a
21+ . . . + a
2np b
21+ . . . + b
2n(4.38)
Infatti (a
1, . . . , a
n) e (b
1, . . . , b
n) sono le componenti di vettori ortogonali rispetti- vamente a S e S
0.
Definizione 4.4.11. Angolo retta-iperpiano Se S `e un iperpiano e S 0 `e invece una retta, l’angolo tra S e S 0 , sempre definito a meno di multipli di
⇡, si definisce come il complementare a ⇡/2 dell’angolo convesso di S 0 con un vettore non nullo ortogonale a S.
d) Proiezione parallela di un vettore lungo una direzione. Sia w un vettore e sia S = Q+ < v > una retta. Il vettore
w S = w ⇥ v
v ⇥ v v (4.39)
`e parallelo a S viene detto proiezione parallela di w lungo v o lungo S. Il vettore w S gode della propriet`a che
w ? = w w S = w w ⇥ v
v ⇥ v v (4.40)
`e ortogonale a S, ed `e chiamato proiezione ortogonale di w lungo v o lungo S.
Il vettore w S `e l’unico vettore parallelo ad S con tale propriet`a. Infatti, ogni vettore parallelo a S `e della forma kv; la condizione che w kv sia ortogonale a v comporta che 0 = v ⇥ [w kv] = v ⇥ w kv ⇥ v e dunque k = w⇥v v ⇥v .
Si ricava la decomposizione ortogonale
w = w S + w ? . (4.41)
e) Distanza di un punto da un sottospazio.
r⇠⇠⇠ ⇠⇠⇠ ⇠⇠
Q
w P
P
S:
w
?HHj v
j w
SFigura 4.1. La proiezione di un vettore
Sia E uno spazio euclideo di dimensione n, dotato di un riferimento cartesiano
monometrico ortonormale R. Siano S un sottospazio di dimensione m < n e
P un punto di E. Esiste un unico sottospazio S 0 di dimensione n m di E
4.4 Orientazioni, questioni angolari e distanze. 105 ortogonale a S e passante per P . Sia P S l’unico punto di intersezione di S 0 con S (cfr. proposizione 4.3.1): tale punto `e detto proiezione ortogonale di P su S ed `e l’unico punto di S tale che PP S sia ortogonale a S.
La distanza d(P, P S ) prende il nome di distanza di P da S e si denota col simbolo d(P, S). Tale definizione `e giustificata dal fatto che la proiezione ortogonale P S `e il punto di S di minima distanza da P .
Proposizione 4.4.12. Per ogni punto X 6= P S in S, si ha d(X, P ) > d(P, S).
Dimostrazione. Sia ha PX = P S X + PP S . Allora d(X, P ) 2 = PX ⇥ PX =
= P S X ⇥ P S X + 2 P S X ⇥ PP S + PP S ⇥ PP S =
= d(X, P S ) 2 + d(P, P S ) 2 > d(P, S) 2
in quanto P S X⇥PP S = 0 perch´e PP S `e ortogonale a S, d(X, P S ) > 0 perch´e X 6= P S , e d(P, P S ) = d(P, S) per definizione. u t Calcoleremo ora d(P, S) in due casi particolari, quando S `e un iperpiano oppure una retta.
Esempio 4.4.13. Distanza di un punto da un iperpiano.
Proposizione 4.4.14. Sia
a
1x
1+ . . . + a
nx
n+ a = 0 (4.42) un’equazione di un iperpiano S in R e sia P il punto di coordinate cartesiane (p
1, . . . , p
n). Allora
d(P, S) = |a
1p
1+ . . . + a
np
n+ a | p a
21+ . . . + a
2n. (4.43)
Dimostrazione. Le equazioni parametriche della retta S
0ortogonale a S per il punto P sono date da
x
i= p
i+ ta
i, i = 1, . . . , n, t 2 R (4.44) Le coordinate (p
01, . . . , p
0n) della proiezione ortogonale P
S= S \ S
0corrispondono al valore t
0del parametro t che sia radice dell’equazione
a
1(p
1+ ta
1) + . . . + a
n(p
n+ ta
n) + a = 0 , (4.45) , (a
1p
1+ . . . + a
np
n+ a) + t(a
21+ . . . + a
2n) = 0
ossia a
t
0= a
1p
1+ . . . + a
np
n+ a a
21+ . . . + a
2n(4.46) Quindi
d(P, S) = d(P, P
S) = p
(p
1p
01)
2+ . . . + (p
np
0n)
2(4.47)
= p
(t
0a
1)
2+ . . . + (t
0a
n)
2= |t
0| p
a
21+ . . . + a
2n= |a
1p
1+ . . . + a
np
n+ a | p a
21+ . . . + a
2nu
t
Esempio 4.4.15. Distanza di un punto da una retta. Un altro caso interessante
`e quello della distanza tra un punto P (p
1, p
2, . . . , p
n) e una retta S. Supponiamo S passi per il punto Q(q
1, q
2, . . . , q
n) ed abbia vettore direttore v(
1,
2, . . . ,
n); le equazioni parametriche di S sono quindi
x
1= q
1+
1t, x
2= q
2+
2t, . . . , x
n= q
n+
nt (4.48) Il punto P
S`e il punto su S tale che QP
Scoincide con la proiezione parallela di QP lungo v. Le coordinate P
S(h
1, h
2, . . . , h
n) si ottengono dalle equazioni parametriche di S per t
0=
QPv⇥v⇥v:
h
1= q
1+
1QP ⇥ v
v ⇥ v , h
2= q
2+
2QP ⇥ v
v ⇥ v , . . . , h
n= q
n+
nQP ⇥ v
v ⇥ v (4.49) mentre la distanza tra P e S `e la lunghezza della proiezione ortogonale
PP
S= QP
?= QP QP
S= QP QP ⇥ v v ⇥ v v.
Un altro modo per ottenere tale risultato `e quello di considerare l’iperpiano S
0per P (p
1, p
2, . . . , p
n) ortogonale ad S, che ha equazione
1
(x
1p
1) +
2(x
2p
2) + . . . +
n(x
np
n) = 0 . (4.50) Le coordinate di P
S= S \ S
0si ottengono per t = t
0soluzione dell’equazione
1
(q
1+
1t p
1) +
2(q
2+
2t p
2) + . . . +
n(q
n+
nt p
n) = 0 , , (
21+
22+ . . . +
2n)t +
1(q
1p
1) +
2(q
2p
2) + . . . +
n(q
np
n) = 0 ossia per
t
0=
1(q
1p
1) +
2(q
2p
2) + . . . +
n(q
np
n)
2
1