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Guida a un itinerario nella Piana Reatina e nella città di Rieti. Aspetti geologici e idrogeologici di un territorio ricco di storia e cultura

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RIASSUNTO- L’itinerario, di elevato valore naturalistico e di notevole interesse culturale, si sviluppa nella Piana Reatina, contornata dai Monti Reatini, tra cui spicca il Terminillo, e dai Monti Sabini, in un’area d’interesse geologico e geo- morfologico inserita in una conca intrappenninica prodotta da intense fasi tettoniche distensive.

La caratteristica dominante che identifica questo territorio è l’abbondanza di acqua per la presenza: 1 - dei fiumi Velino e Turano e dei loro affluenti, 2 - di sorgenti, tra le quali la più cospicua, Santa Susanna, per le caratteristiche idrogeo- logiche e del paesaggio è stata dichiarata della Regione Lazio, Monumento Naturale, e 3 - dei laghi Lungo e Ripa- sottile, testimonianza dell’antico Lacus Velinus. L’itinerario consente inoltre di apprezzare gli interventi di bonifica che dal III secolo a.C. in poi, hanno contribuito al prosciuga- mento dell’antico lago e determinato l’assetto geomorfolo- gico attuale della piana.

La visita alla città di Rieti e il percorso ipogeo mostrano i particolari lineamenti geologici dell’area urbana e del sot- tosuolo.

L’escursione è stata realizzata in occasione della gior- nata dedicata a Geologia e Turismo (G&T 2013) al fine di valorizzare, tutelare e promuovere il patrimonio geo- logico e naturalistico di questo territorio e di renderlo, pertanto, fruibile sia in termini d’interesse scientifico che divulgativo.

PAROLE CHIAVE: Geologia, Idrogeologia, Riserva Naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile, Lacus Velinus, Rieti, Piana Reatina

ABSTRACT- The field trip suggested in this paper takes place within the Rieti Plain, which is crowned by the Rieti Moun- tains, showing their highest elevation in the Terminillo Mount, and by the Sabini Mountains. This Plain represents an intra- Apennine basin formed after intense multistage extensional tectonic processes and it has relevant geological and geomor- phological as well as natural and cultural interest.

The dominant feature of this territory is the huge amounts of water resources mainly represented by (i) the Velino and Turano Rivers and their tributary streams, (ii) many springs, among which the most considerable, named Santa Susanna, was decla- red Natural Monument by the Lazio Region Administration for its hydrogeological and landscape characteristics, and (iii) the Lungo and Ripasottile Lakes, relics of the ancient Lacus Velinus.

This itinerary also allows the discovering of the activities carried out, from the III century B.C. to nowadays, for the ancient lake reclamation, which led to the present geomor- phological asset of the Rieti Plain.

The geological features of the urban area and the hypogeous characteristics of Rieti may be evidenced in detail by visiting some sites in the town centre and an underground pathway.

The field trip was realized during the annual Italian Geologia e Turismo day (G&T 2013), for giving promotion, regard and protection to the geological and naturalistic heritage of the studied territory and for contributing to its accessibility from both the scientific and educational aspects.

KEY WORDS: Geology, Hydrogeology, Lungo and Ripasottile Lakes Natural Reserve, Lacus Velinus, Rieti, Rieti Plain

Guida a un itinerario nella Piana Reatina e nella città di Rieti. Aspetti geologici e idrogeologici di un territorio ricco di storia e cultura

Field trip guide to the Rieti Plain and the Rieti town.

Geological and hydrogeological aspects of a territory featured by historical and cultural heritage

(*) Servizio Geologico d’Italia-ISPRA. Via Vitaliano Brancati 48, 00144 Roma. E-mail: [email protected]; [email protected];

[email protected]; [email protected]; [email protected]; [email protected] (**) C.N.R. - I.F.A.C. Via Madonna del Piano 10, 50019 Sesto Fiorentino (FI). E-mail: [email protected]

(***) Geo-Logos. Via della Verdura 10, 02100 Rieti. E-mail: [email protected]

FALCETTI S. (*), GUERRIERI L. (*), MARINO M. (*), MARTARELLI L. (*), MENOTTI R.M. (**), MILLESIMI F. (***), MORETTI P. (*), SCALISE A.R. (*)

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1. - INQUADRAMENTO GEOGRAFICO La Piana Reatina si estende a nord e a nord- ovest dell’abitato di Rieti (fig. 1) con un’ampiezza di circa 90 chilometri quadrati; il suo aspetto è per molti versi simile a quello di altre conche intrap-

PENNINICHE(BRUNAMONTEet alii, 1994). A nord e a est spiccano le propaggini occidentali dei Monti Reatini, sui quali domina il Monte Terminillo, alto 2217 m s.l.m., meta invernale di sciatori, mentre a ovest e a sud i versanti della catena dei Monti Sa- bini. All’interno della piana s’individuano i rilievi collinari di Montecchio, 481 m s.l.m., Colle Terria, 404 m s.l.m., Colle S. Pastore, 412 m s.l.m. e Mon- tisola, 428 m s.l.m., allineati in direzione nord-sud,

che dividono longitudinalmente la pianura in due aree di differente estensione. Nel settore nord- ovest si trovano il lago Lungo e il lago di Ripasot- tile, di limitata profondità, i quali rappresentano gli specchi d’acqua residui dell’antico lago Reatino, il Lacus Velinus. Il fiume Velino, che lambisce la città di Rieti, scorre attraverso la Piana da sud-est verso nord-ovest fino alle Cascate delle Marmore dove si immette nel fiume Nera.

È caratterizzata da estati calde e inverni con temperature notturne spesso inferiori allo zero. La bellezza del paesaggio e la quiete dei luoghi ne fanno un posto assai vivibile e meta privilegiata di molti turisti, provenienti soprattutto dalla vicina Roma.

FALCETTI S. - GUERRIERI L. - MARINO M. - MARTARELLI L. - MENOTTI R.M. - MILLESIMI F. - MORETTI P. - SCALISE A.R.

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Fig. 1 - Inquadramento geografico della Piana Reatina e indicazioni stradali sull’itinerario proposto.

- Geographical setting of the Rieti Plain and road directions for the field trip itinerary.

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1.1. - CENNI STORICI SULLA CITTÀ DIRIETI

Tradizionalmente ritenuta il centro geografico d’Italia e per questo indicata anche come Umbilicus Italiae, Rieti sorge lungo una fertile pianura alle pendici del Monte Terminillo, sulle sponde del fiume Velino. Fondata all’inizio dell’Età del Ferro, divenne un’importante città dei Sabini e fu conqui- stata dai Romani nel 290 a.C. Durante la sua storia fu per molto tempo parte dello Stato Pontificio fino a quando fu annessa al Regno d’Italia, dopo l’ingresso dell’esercito italiano il 23 settembre 1860 (FONDAZIONEVARRONE, 2007).

1.2. - STOP1 (PARTEI) - INQUADRAMENTO GEOLOGICO

La Piana Reatina, disposta con un asse nord- nord-ovest/sud-sud-est alla confluenza dei fiumi Velino, Salto e Turano costituisce una depressione caratterizzata da un’evoluzione tettonica recente, colmata prevalentemente da sedimenti continentali di età plio-quaternaria di circa 500 m di spessore massimo (e.g., MANFREDINI, 1972; COSENTINO et alii, 1991), con termini conglomeratici più antichi e limoso-argillosi più recenti.

Le aree montuose che bordano la Piana, i Monti Sabini a ovest e i Monti Reatini a est (fig. 2), sono costituite da sedimenti marini del cosiddetto Domi- nio Sabino (e.g., SERVIZIOGEOLOGICO D’ITALIA, 1970; CAVINATOet alii, 1989; CHIOCCHINI et alii, 1975; COSENTINOet alii, 1991; GALLUZZO& SAN-

TANTONIO, 2002; fig. 3). Le rocce più antiche si sono formate su una piattaforma carbonatica di acque basse, paragonabile alle attuali Bahamas, tra il Triassico superiore e il Giurassico inferiore (Cal- care Massiccio). La fase tettonica estensionale le- gata all’apertura della Tetide (l’antico oceano che separava la Placca Africana da quella Europea) provocò lo smembramento di questa piattaforma carbonatica e il collasso di alcuni settori che for- marono bacini più profondi, con morfologia arti- colata caratterizzata da strutture rilevate, quali gli alti strutturali intrabacinali. Uno di questi settori è appunto il Dominio Sabino, all’interno del quale si individuò il cosiddetto Bacino Sabino in cui si ac- cumularono in alternanza sedimenti carbonatici fini e marnoso-argillosi e, in alcuni intervalli, sedi- menti silicei e calcareo-silicei (fig. 3). A questi si in- tercalano detriti più grossolani di sedimenti originatisi in acque basse su una vicina preesistente piattaforma carbonatica (Piattaforma Laziale Abruzzese), trasportati e risedimentati nel bacino.

Le formazioni tipiche di questo paleo-bacino, esposte sul bordo occidentale e nordorientale della Piana Reatina, sono costituite da calcari (ad es., Corniola, Maiolica), marne e calcari marnosi (Rosso Ammonitico, Marne di Monte Serrone) e

calcari con selce (Calcari Diasprigni). Tali litotipi sono sovrapposti a depositi calcarei, talora dolo- mitici con tracce di carsificazione, afferenti al Cal- care Massiccio, che documenta la precedente piattaforma carbonatica (fig. 3). I fossili più carat- teristici dei depositi bacinali giurassici sono le am- moniti, che si rinvengono abbondanti in alcune formazioni, ad esempio, il Rosso Ammonitico e le Marne di Monte Serrone; particolarmente ricchi di ammoniti, anche di dimensioni di diversi decimetri, sono gli strati del Gruppo del Bugarone, unità molto caratteristica diffusa in tutta l’Italia centrale, relativa alle aree degli alti strutturali giurassici, e oggetto di scavi intensivi da parte di studiosi, appassionati e raccoglitori, proprio per l’elevata quantità di ammo- niti, che si possono osservare nei dintorni di Casti- glione di Cottanello, oppure di Poggio Bustone.

Dal Cretacico in poi i fossili caratteristici non sono più le ammoniti, ma assumono importanza i foraminiferi planctonici, visibili alla lente, di di- mensioni poco inferiori al millimetro e il nanno- plancton calcareo, organismi a guscio calcareo di dimensioni micrometriche, che caratterizzano i de- positi calcarei, tipo “Scaglia”, del Cretacico e anche di parte del successivo Cenozoico.

Dalla fine del Cretacico, con la chiusura della Tetide e lo scontro tra la Placca Africana e quella Europea, ha inizio l’Orogenesi Alpina e nel corso del Cenozoico, nell’Oligocene, comincia l’Oroge- nesi Appenninica.

Nel Dominio Sabino permangono condizioni di bacino fino a gran parte del Miocene, benché nel corso del Cenozoico i sedimenti siano sempre più ricchi della porzione terrigena argillosa (non calcarea) proprio per questa mutata situazione. Nel corso del Miocene, anche il Dominio Sabino viene interessato dalla tettonica legata all’Orogenesi Ap- penninica che determina la compressione dei de- positi del precedente bacino: gli strati si deformano e si piegano, quelli più vecchi sormontano su quelli più giovani lungo linee tettoniche quali faglie in- verse e sovrascorrimenti (fig. 2A).

La compressione appenninica procede da ovest verso est, seguita dalla tettonica distensiva che co- mincia nel Pliocene, nella parte occidentale del- l’Appennino, e quindi anche in Sabina. Questo determina lo sviluppo dei cosiddetti “bacini (o conche) intramontani”, quali la Piana di Rieti, la Piana di Leonessa e il Fucino, dove, per effetto del rapido sollevamento regionale della catena appen- ninica, la sedimentazione si evolve in ambiente continentale. Nel settore della Piana Reatina si ri- levano varie testimonianze delle diverse fasi tetto- niche, tra le quali l’evidente superficie di sovrascorrimento che rappresenta una linea tetto- nica d’importanza regionale che, con andamento meridiano, decorre dal margine occidentale della

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FALCETTI S. - GUERRIERI L. - MARINO M. - MARTARELLI L. - MENOTTI R.M. - MILLESIMI F. - MORETTI P. - SCALISE A.R.76

Fig. 2 - A) Panorama del versante orientale dei Monti Sabini con i principali sovrascorrimenti (linee con triangoli rossi) e faglie (linee rosse); 1) depositi del Giurassico inferiore sovrascorsi su 2) depositi del Giurassico medio Cretacico inferiore a loro volta sovrascorsi su 3) depositi del Cretacico superiore-Miocene. B) Panorama dei Monti Reatini, versante occidentale ripreso dal paese di Greccio.

- Panoramic view of the eastern slope of the Sabini Mountains showing the main thrusts (red lines with triangles) and faults (red lines): 1) Lower Jurassic deposits overthrust on 2) Middle Jurassic-Lower Cretaceous deposits, in turn overthrust on 3) Upper Cretaceous-Miocene deposits. B) Panoramic view of the Rieti Mountains, western slope taken from the Greccio village.

A

B

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conca reatina proseguendo sia a nord sia a sud con una pendenza variabile e immersione verso ovest (fig 2A).

La tettonica distensiva, che sta determinando l’apertura del Tirreno, è quella attualmente attiva lungo la porzione emersa della catena appenninica ed è re- sponsabile della maggior parte dei terremoti storici e recenti nel Centro Italia (e.g., MICHETTIet alii, 1993;

BRUNAMONTEet alii, 1994; GUERRIERIet alii, 2004).

1.2.1. - Il Marmo di Cottanello

La formazione della “Scaglia”, calcari marnosi con ti- pico colore rossastro, costituisce quello che in questa zona e nell’ambito delle pietre da ornamento, è conosciuto come “Marmo di Cottanello” o “Pietra Persichina”.

Questa pietra ornamentale si estrae nelle cave di Monte Lacerone, nei dintorni di Cottanello, nei Monti Sabini.

Caratteristica di questa pietra, oltre al colore rossastro, sono le venature bianche e grigie: queste vene, riempite di calcite, si sono formate a seguito dei processi di deformazione e rottura che i depo- siti calcareo-marnosi della Scaglia hanno subito a causa dell’orogenesi appenninica.

Quarantaquattro colonne all’interno della basi- lica di S. Pietro in Vaticano (fig. 4) e alcune colonne della basilica di S. Maria degli Angeli in Roma (Aula delle Terme di Diocleziano, ripristinata da Miche- langelo) sono state realizzate con questa pietra.

1.3. - STOP 1 (PARTE II) - EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO CONTINENTALE

L’evoluzione del paesaggio continentale nel- l’area reatina è stata strettamente connessa alle flut- tuazioni climatiche e all’attività tettonica estensionale che hanno caratterizzato questo set- tore degli Appennini a partire dal Pliocene. Tra il Pliocene e il Pleistocene inferiore, l’antico bacino di Rieti era un semigraben (depressione tettonica asimmetrica) controllato dall’azione della faglia normale posta al margine orientale. Questo bacino

Fig. 3 - Porzione giurassica delle successioni stratigrafiche dei Monti Sabini e Rea- tini, relative alle aree più profonde di bacino s.s. e agli alti strutturali intrabacinali.

- Jurassic stratigraphic successions of the Sabini and Reatini Mounts, pertaining to the deeper basins s.s. and to the intrabasinal-structural highs.

Fig. 4 - Due delle colonne all’interno della Basilica di S. Pietro in Vaticano, realizzate con il “Marmo di Cottanello”.

- Two of the columns made of “Marmo di Cottanello” stone placed inside the St.Peter Basilica in the Vatican City.

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era riempito di sedimenti fluviali, lacustri e di co- noide, che oggi ritroviamo in due unità deposizio- nali. La discontinuità tra queste unità è evidente ai bordi del bacino, mentre nella parte centrale l’unità superiore ricopre in conformità quella più antica.

Evidenze geomorfologiche e stratigrafiche (distri- buzione di antichi depositi fluviali, superfici ero- sive, paleo incisioni vallive) supportano l’ipotesi di due differenti fasi che si sono succedute (fig. 5) dal Pliocene superiore al Pleistocene inferiore. Nel Pliocene superiore è presente un unico reticolo idrografico del paleofiume Nera-Velino drenante verso sud-sud-est, ma nel Pleistocene inferiore il paleofiume Nera viene catturato e migra verso ovest-nord-ovest, mentre il paleofiume Velino con- tinua a drenare verso sud-sud-est.

Nel Pleistocene medio si attivano nuove faglie ai margini occidentale, settentrionale e meridionale, per cui il bacino di Rieti diviene un graben completo. Il blocco compreso tra le due faglie bordiere viene a

sua volta dislocato in diversi blocchi, il più basso dei quali è grosso modo occupato dalla piana alluvionale attuale. È da registrare in questo periodo un’attività vulcanica da modesti centri eruttivi locali, tra cui il distretto di Cupaello, posizionato in corrispondenza della faglia bordiera orientale. Insieme al sollevamento regionale, l’attività tettonica estensionale ha favorito la veloce incisione dei corsi d’acqua.

In particolare, l’attività tettonica combinata con i processi erosivi ha favorito un fenomeno di cat- tura fluviale di primo ordine nel reticolo idrogra- fico del paleofiume Velino la cui diversione verso nord-nord-ovest ha indotto notevoli cambiamenti nella topografia e nella stratigrafia dell’area, com- prese una serie di valli troncate.

Le fluttuazioni climatiche del Pleistocene medio, insieme alla tettonica estensionale, hanno favorito la formazione di sequenze di travertino di notevole spessore formando dei veri e propri sbarramenti lungo la Valle Velina. I tassi di crescita e di incisione dei travertini e, di conseguenza, i processi sedimen- tari a monte degli sbarramenti travertinosi sono strettamente correlabili con le condizioni climatiche.

Almeno due ordini di terrazzi fluviali e lacustri di età Pleistocene medio-superiore sono stati control- lati da piattaforme travertinose formatesi in condi- zioni di clima caldo e umido più o meno dove oggi sorgono Cittaducale e Rieti. Un nuovo sbarramento di travertino si è formato nell’Olocene in corrispon- denza della Cascata delle Marmore, che ha sbarrato il corso del fiume Velino fino a quando, in epoca ro- mana, fu scavato un canale artificiale (CARRARAet alii, 1995). Viceversa, condizioni di clima freddo e arido sono documentate sui versanti da depositi tipo grézes litèes (detriti di falda stratificati), e da assenza di deposizione e/o di erosione nelle piane alluvio- nali. I tassi di sedimentazione dei depositi alluvionali e lacustri più recenti (negli ultimi 10.000 anni) sono stati stimati attraverso stratigrafie di sondaggi ad alta risoluzione eseguiti nella Piana Reatina e sono del- l’ordine di 3-6 mm/anno.

Gli stessi sondaggi hanno evidenziato una note- vole variabilità dello spessore dei depositi alluvionali olocenici, a confermare che il paesaggio pre-oloce- nico (Pleistocene superiore finale) era caratterizzato da profonde incisioni vallive connesse con l’ultimo low-stand (livello più basso) della soglia travertinosa delle Marmore. Inoltre, attraverso indagini paleosi- smologiche integrate da analisi stratigrafiche, geo- morfologiche e geofisiche è stato possibile stimare i tassi di scorrimento lungo le faglie che bordano la Piana Reatina. Essi sono dell’ordine di 0,5-1,0 mm/anno, ovvero almeno dieci volte inferiori ai tassi di deposizione recenti nella Piana. Ciò spiega perché tali faglie, sebbene attive e capaci di generare terremoti, non mostrano alcuna evidenza in super- ficie (e.g., GUERRIERIet alii, 2004).

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Fig. 5 - Reticolo idrografico del bacino di Rieti tra il Pliocene superiore e il Plei- stocene inferiore, ricostruito su base geomorfologica e stratigrafica. È evidente il drenaggio da nord a sud, in senso opposto a quello attuale (modificato da

GUERRIERIet alii, 2004).

- Paleodrainage network in the Rieti Basin in the period Upper Pliocene - Lower Pleistocene, based on geomorphic and stratigraphic data. The ancient drainage versus from North to South is the opposite of the current drainage versus (modified from GUERRIERIet alii, 2004).

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1.4. - STOP2 - INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO

L’assetto idrogeologico della Valle Reatina è fortemente influenzato dall’idrodinamica sotterra- nea regionale dell’area sabino-reatina, che presenta quattro grandi emergenze della falda basale, di por- tata media elevata, ognuna alimentata da una dif- ferente struttura carbonatica (fig. 6): a nord-est le sorgenti di S. Susanna, ubicate al contatto tra i Monti Reatini e la Piana Reatina (5,5 m3/s); ad est la Piana di S. Vittorino sede delle sorgenti del Pe- schiera e di altre numerose emergenze, per un to-

tale di circa 30 m3/s; a sud le sorgenti Le Capore, portata media 5 m3/s, nella valle del Torrente Farfa; a nord-ovest le gole di Montoro-Stifone, sede dell’omonima sorgente lineare di portata media pari a 15 m3/s. Le maggiori strutture idro- geologiche che alimentano queste importanti sor- genti sono quindi rappresentate principalmente dagli acquiferi carbonatici e comprendono le dor- sali dei Monti Sabini e dei Monti Reatini (della Serie Umbro-Sabina, di bacino) e quella dei Monti Giano-Nuria-Velino (di piattaforma carbonatica).

La struttura idrogeologica dei Monti Reatini va ad

Fig. 6 - Inquadramento idrogeologico della Valle Reatina.

- Hydrogeological sketch map of the Rieti Plain.

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alimentare prevalentemente le sorgenti ubicate al bordo orientale della Piana Reatina (e.g., MANFREDINI, 1972; BONIet alii, 1995; MARTARELLIet alii, 2008).

Tra queste si annovera la sorgente di S. Susanna (5,5 m3/s, quota 383 m s.l.m.) ed altre sorgenti di minore portata, quali S. Liberato (0,1 m3/s, 580 m s.l.m.) e Vicenna Riara (0,07 m3/s, 374 m s.l.m.), alla base del versante occidentale del gruppo mon- tuoso del Terminillo, e la sorgente del Cantaro (0,5 m3/s, 400 m s.l.m.), nella parte meridionale dei Monti Reatini. Quest’ultima sorgente è utilizzata parzialmente dall’acquedotto di Rieti tramite cap- tazione da pozzi (e.g., MARTARELLIet alii, 2008).

Altre emergenze di acque sotterranee sono pre- senti negli alvei dei fiumi Salto e Turano, nel tratto che va dalle rispettive dighe alla Piana Reatina; que- ste emergenze, valutate nell’ordine di 0,5 m3/s, sono alimentate dal substrato carbonatico-mar- noso della Successione Umbro-Sabina, affiorante a tratti nei fondovalle al di sotto delle coperture plio-pleistoceniche (e.g., BONIet alii, 1995).

Nella Piana, anche se costituita da terreni di scarsa permeabilità, è stata identificata una falda freatica in equilibrio dinamico con i corsi d’acqua che la solcano, con i quali sono scambiati discreti quantitativi idrici, di entità variabile nel tempo e nello spazio. La suddetta falda freatica della strut- tura idrogeologica della Piana oscilla tra 1 e 4 m dal piano campagna nella zona centrale. I deflussi sotterranei nella struttura della Piana Reatina sono circa 1 m3/s (e.g., MANFREDINI, 1972), mentre il

gradiente idraulico, pari a 0,2%, indica una dire- zione delle acque da sud verso nord. Nel settore nord-orientale della piana, la falda è richiamata dal lago di Ripasottile, privo di emissario ma fornito di idrovora; nel settore meridionale il fiume Velino cede acqua alla falda freatica, per poi invece dive- nire drenante nel settore settentrionale della Piana.

All’interno dei depositi fluvio-lacustri antichi, affioranti sul bordo meridionale della Piana e nei tratti terminali delle valli del Salto e del Turano, è presente una circolazione idrica sotterranea fram- mentata, dove i livelli limoso-argillosi fungono spesso da limiti di permeabilità locali, dando luogo a falde libere e in pressione di estensione e impor- tanza variabile, con emergenze localizzate di por- tata ridotta (spesso inferiore ai 10 l/s), spesso captate per uso potabile dai piccoli centri del rea- tino (e.g., MARTARELLIet alii, 2008).

1.4.1. - La sorgente di Santa Susanna

La sorgente di S. Susanna è posta a quota 390 m s.l.m. nel settore nord orientale della Piana Reatina a circa 2 km a valle del centro abitato di Rivodutri;

le acque della sorgente alimentano il Canale di S. Su- sanna, tributario del F. Velino, e parzialmente il F. di S. Susanna, che raccoglie anche le acque delle sorgenti nella limitrofa località Canapine e si immette nel lago di Ripa Sottile tramite il Canale della Vergara.

Le acque della sorgente (fig .7) sgorgano dalla copertura detritica, che maschera la sorgente geo-

FALCETTI S. - GUERRIERI L. - MARINO M. - MARTARELLI L. - MENOTTI R.M. - MILLESIMI F. - MORETTI P. - SCALISE A.R.

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Fig. 7 - La sorgente di S. Susanna.

- The S. Susanna spring.

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logica in senso stretto, posta in corrispondenza del punto a quota più bassa della linea di contatto tet- tonico, tra i calcari della formazione della Maiolica, molto permeabili per fatturazione e carsismo, che rappresentano l’acquifero, a monte, e le marne con intercalazioni di calcari e calcari marnosi (forma- zione delle Marne a Fucoidi) a valle, con bassissima permeabilità e che, nell’insieme rappresentano l’aquitard, con funzione di barriera idraulica. La portata dalla sorgente è molto variabile, la media è di 5,5 m3/s., mentre il regime è perenne. Le acque che alimentano la sorgente di S. Susanna non pro- vengono solo dall’acquifero della Maiolica, ma anche da quello del Calcare Massiccio, molto per- meabile per fratturazione e carsismo, che ospita la falda a livello regionale che sfiora proprio in corri- spondenza di questa scaturigine. Il contatto tra la Maiolica e il Calcare Massiccio si intende quindi in continuità idraulica (e.g., MANFREDINI, 1972;

MARTARELLIet alii, 2008).

L’area di ricarica della sorgente, non facilmente delimitabile nella sua totalità, si estende, verso nord, per oltre una ventina di chilometri su una lar- ghezza variabile dai 3 agli 8 chilometri; la traccia delle linee di deflusso indica un drenaggio prefe- renziale dal bacino idrico dei Monti Reatini, e in particolare dal M. Terminillo, verso la sorgente S. Susanna. Una parte notevole delle acque prove- nienti da tale emergenza si infiltra in una conoide sepolta, che degrada verso sud, alimentando le sca- turigini del Gruppo Sorgivo delle Canapine, che sfiorano in corrispondenza del bordo occidentale della conoide in località Canapine (e.g., MANFREDINI, 1972; BONIet alii, 1995).

Un’ulteriore quantità di acqua, che si disperde nei depositi recenti della piana, alimenta la falda freatica della Piana Reatina ed affiora a livello del lago Lungo e del lago di Ripasottile.

Le analisi chimico-fisiche delle acque della sor- gente di S. Susanna (figg. 8, 9) hanno riscontrato

valori di conducibilità elettrica alti, compresi tra i 760 e gli 810 µS/cm (corrispondenti a una media del totale di sali disciolti, TDS, di circa 500 mg/l), legati, probabilmente, alla provenienza delle acque arricchite di calcio e magnesio provenienti dal complesso idrogeologico dolomitico; i valori della temperatura oscillano tra 10 e 12°C , il pH tra 7.4 e 7.5 (MARTARELLIet alii, 2008).

Per l’eccezionale portata e per le caratteristiche del paesaggio questa sorgente è stata dichiarata, ai sensi della Legge Regionale 46/77 della Regione Lazio, Monumento Naturale e rappresenta quindi un “Geosito”, ossia un elemento del Patrimonio Geologico indicativo del meccanismo di infiltra- zione, di circolazione nel sottosuolo e di ritorno a giorno delle acque e, pertanto, fruibile in termini simbolici, didattici e divulgativi (REGIONELAZIO, 2005).

1.5. - STOP 3 (PARTEI) - TRASFORMAZIONI DELLA VALLE NEI PERIODI STORICI

“La maggiore espansione del lago Velino (fig. 10) av- viene tra il 6000 e il 2500 a.C.” (DEANGELIS, 2009):

il clima caldo umido favorisce la deposizione del travertino e l’innalzamento dello sbarramento

“presso Marmore, con il conseguente allagamento di buona parte della pianura di Rieti. Il livello delle acque doveva essere molto alto come dimostrato dalla presenza di resti fossili, quali molluschi ed ostracodi (C. lacustris) il cui habitat richiede acque profonde (dai 12 ai 40 m) … È molto probabile che le acque del lago arrivassero a toccare l’alto strutturale a quota 376 m s.l.m.” (LORENZETTI, 1990; DEANGELIS, 2009).

“La linea di riva del lago arrivava allora a circa 380 m s.l.m. A conferma di questa ipotesi è la forte depressione in località Basso Cottano, a poche decine di metri dall’ae- roporto di Rieti. Qui sono presenti travertini in facies di ca- scata ed il terreno scende rapidamente da quota 380 fino a quota 373 m s.l.m. circa, aprendosi verso la zona dei laghi (lago Lungo e lago di Ripasottile)” (DEANGELIS2009).

10°

11° 12° 13° 14°

Santa Susanna Canapine Vicenna Riara Acqua Martina Capo d’Acqua Santa Margherita San Liberato Cantaro Onnina LEGENDA

200

150 250 300 350 400 450 500 550

Totale sali disciolti espressi in mg/litro

Te m p e r a t u r a i n g r a d i c e n t i g r a d i

Fig. 8 - Grafico dei valori medi di salinità e temperatra di alcune sorgenti della Piana Reatina. La sorgente di S. Susanna mostra valori di salinità maggiormente

elevati rispetto alle altre sorgenti.

- Plot of main salinity and temperature values of some springs in the Rieti Plain. S. Susanna spring displays the highest salinity values in the spring group.

Sorgente Quota(ms.l.m.)Portata

(l/s) Temperatura

(°C) Totale sali disciolti (mg/litro)

S. Susanna 383 5500 11 501

Canapine 377 313 11 402

VicennaRiara 374 64 14 377

S. Liberato 580 24 12 199

Cantaro 400 500 10 320

Onnina 414 36 12 182

Fig. 9 - Valori medi di alcuni parametri chimico-fisici delle principali sorgenti della Piana Reatina.

- Mean values of some physical-chemical parameters of the main springs of the Rieti Plain.

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Attualmente l’impianto idrovoro di Ripasottile mantiene il livello delle acque dei due laghi, colle- gati da un canale artificiale, 2 metri al di sotto della quota naturale di 371 m s.l.m., sollevando e con- vogliando le acque nel F. Velino (LEGGIO& SERVA, 1991; BONIet alii, 1995).

“Il clima più secco attorno al 2000 a.C. ha provocato l’abbassamento del lago preistorico, fino a ridurlo a lame stagnanti e piccole pozze. Questo fattore ha favorito du- rante il periodo del Bronzo (dal 3000 al 1000 a.C.) un boom demografico delle comunità protostoriche, come evi- denziato” dai numerosi siti archeologici rinvenuti, la cui “disposizione areale fa presumere cha la Piana di

Rieti non sia mai stata del tutto asciutta, in quanto le quote degli insediamenti sono sopra l’isoipsa 375 m”

(DEANGELIS, 2009).

Intorno all’anno 1000 a.C. ha origine una nuova fase lacustre in un clima caratterizzato da un au- mento delle precipitazioni e dall’innalzamento della soglia travertinosa alla confluenza del F. Ve- lino con il F. Nera.

Come diretta conseguenza delle mutate condi- zioni ambientali, tra la fine dell’Età del Bronzo e gli inizi dell’Età del Ferro (dal 1100 all’800 a.C.) as- sistiamo all’abbandono degli abitati lacustri, testi- moniato dalla mancanza di reperti riferibili a

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Fig. 10 - Limite di massima espansione del Lacus Velinus tra il 6000 e il 2500 a.C. (colore azzurro) e i laghi relitti (colore blu) (da Archivio di Stato di Rieti, 2009).

- Limit of maximum spreading out of the Lacus Velinus between 6000 and 2500 B.C. (light blue) compared with the present extension of the relic lakes (darlk blue) (from Archivio di Stato di Rieti, 2009).

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questo periodo. Il nuovo ambiente lacustre che si andava formando spinse le popolazioni a ripiegare sulle alture circostanti, come il pianoro traverti- noso di Quattrostrade (quota 380 m s.l.m.); in par- ticolare “a questo periodo si fa risalire lo sviluppo socio-economico attorno all’altura calcarea di Rieti (quota 406 m s.l.m.), che iniziò a popolarsi stabilmente dal VI sec. a.C.” FONDAZIONEVARRONE, 2007).

Tale ambiente lacustre, con una linea di riva compresa tra le isoipse 375-378 m, non subisce va- riazioni di rilievo fino al III sec. a.C. Dopo la con- quista della Sabina, datata 290 a.C., nel 271 a.C. il console Manio Curio Dentato dà il via ai lavori di taglio dello sbarramento delle Marmore e avvia di fatto la prima bonifica della Piana Reatina.

“L’attuale idrografia della Piana Reatina è il risultato d’interventi di bonifica che si sono succeduti a partire dal III sec. a.C., che hanno prosciugato l’antico lago Velino e regolato lo scorrimento delle acque superficiali. A tale pro- posito, la ricostruzione dell’idrografia della piana reatina in epoca storica ha messo in evidenza: a) variazioni del- l’estensione dell’antico lago Velino, che occupava quasi tutta la piana ed oggi è ridotto a due piccoli specchi d’ac- qua, legate a motivi sia climatici che antropici; variazioni di percorso degli alvei fluviali e torrentizi e loro pensilità, dovute sia a fenomeni di alluvionamento sia a ripetuti in- terventi antropici; c) la continua opera di tagli dello sbar- ramento delle Marmore (Cava Curiana; Cava Reatina, inizi del XV sec.; Cava Paolina, metà del XVI sec.;

Cava Clementina, fine XVI sec.), il controllo del livello dei due laghi Lungo e Ripasottile a partire dal 1940”

(DEANGELIS, 2009), e ancora il convogliamento delle copiose acque della sorgente S. Susanna nel F. Velino attraverso un canale artificiale, hanno prosciugato l’antico lago Velino e regolato lo scorrimento delle acque superficiali.

In generale, “il regime idrologico della piana rea- tina è condizionato dagli interventi di bonifica e dall’at- tività idroelettrica, che hanno determinato il progressivo innalzamento degli alvei del F. Velino e del versante idrografico destro del F. Turano” (MARTARELLIet alii, 2008).

1.6. - STOP 3 (PARTE II) - RISERVANATURALE DEI

LAGHILUNGO ERIPASOTTILE

La Riserva Naturale dei laghi Lungo e Ripasot- tile è stata istituita nel 1985, con la Legge Regionale n. 94, allo scopo di tutelare le caratteristiche am- bientali e naturali della flora e della fauna, e al tempo stesso di valorizzare le risorse al fine di una razionale fruizione da parte dei cittadini, e in par- ticolare a scopo scientifico. La gestione è affidata ad un Consorzio costituito tra i Comuni di Canta- lice, Colli sul Velino, Contigliano, Poggio Bustone, Rivodutri e la Comunità Montana del Reatino V Zona.

Nel territorio della Riserva (Regione Lazio, 1991) si rinvengono piccole paludi e una fitta rete di corsi d’acqua che formano un interessante ecosistema che rappresenta una delle ultime zone umide appenni- niche in buono stato di conservazione.

La vegetazione è composta da boschi palustri di ontani, pioppi e salici, fitti canneti e belle coper- ture di ninfea bianca e gialla con vistose fioriture.

Diffuso anche il luppolo, i cui germogli sono tra- dizionalmente utilizzati nelle ricette locali.

Nei laghi vivono pesci quali la scardola, il luccio, la tinca, l’anguilla, la rovella e il cavedano. Di rilievo il popolamento ad anfibi, che comprende specie quali la raganella, la rana dalmatina, l’ululone ap- penninico, il tritone comune e quello crestato. La Riserva è scelta come luogo di passo e di sverna- mento da molte specie migratorie e come luogo di nidificazione da altri uccelli come pendolino, can- nareccione, cannaiola e usignolo di fiume, mentre è stata considerata sito di importanza nazionale per il tarabuso, l’airone cinerino (fig. 11) e la moretta.

Tra le presenze sporadiche, ci sono il fenicottero rosa e il falco pescatore.

È stato più volte evidenziato il valore naturali- stico e scientifico del territorio compreso nella Ri- serva. Nel 1971, i laghi sono stati inclusi dalla Società Botanica Italiana – Gruppo conservazione Natura nel “Censimento dei biotopi di rilevante in- teresse vegetazionale meritevoli di conservazione in Italia”. Nel 1973, il C.N.R. inserisce il territorio dei laghi nella “Cartografia delle zone di particolare valore naturalistico del Lazio”.

Fig. 11 - Airone Cinerino presso la Riserva Naturale laghi Lungo e Ripasottile (illustrazione di Catalano, 2008).

- Grey heron in the Lungo and Ripasottile Lakes Natural Reserve (by Catalano, 2008).

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La riserva fa parte della Rete Natura 2000 la quale è il principale strumento della politica del- l’Unione Europea per la conservazione della biodi- versità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’UE, istituita ai sensi della Direttiva Habitat per garantire il mantenimento a lungo ter- mine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.

La riserva dei laghi Lungo e Ripasottile ha at- traversato l’iter istitutivo e dapprima è stata desi- gnata Sito di Interesse Comunitario (SIC), successivamente è stata inclusa nelle Zone di Pro- tezione Speciale (ZPS), istituite ai sensi della Di- rettiva “Uccelli” concernente la conservazione degli uccelli selvatici.

Le aree che compongono la Rete Natura 2000 non sono riserve rigidamente protette dove le at- tività umane sono escluse; la Direttiva Habitat in- tende garantire la protezione della natura tenendo anche “conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e lo- cali”. Soggetti privati possono essere proprietari dei siti Natura 2000, assicurandone una gestione sostenibile dal punto di vista sia ecologico che economico.

1.7. - STOP4 - VIAGGIO NELLARIETI SOTTERRANEA

Sotto l’odierna Via Roma della città di Rieti è possibile ammirare un meraviglioso scorcio dell’Ita- lia sotterranea: i resti del viadotto romano (fig. 12) costruito nel III secolo a.C. come conseguenza della conquista romana, affiancato all’opera di bo- nifica della piana reatina.

Questo manufatto, superando il fiume Velino, permetteva alla Via Salaria, l’antica Via del Sale, di raggiungere la città evitando allagamenti e impalu- damenti, assumendo così un ruolo di estrema im- portanza per la Reate romana che necessitava di un diretto collegamento con l’Urbe.

La struttura, inglobata nei sotterranei di alcune nobili dimore reatine (figg. 13, 14), è formata da grandiosi fornici costruiti con enormi blocchi squadrati di travertino, a sostegno del piano stra- dale, che testimoniano il piano di inclinazione della struttura che permetteva di raggiungere il foro.

La consolare Salaria dopo aver superato il fiume Velino, attraverso il solido ponte in pietra dove sono ancora visibili i profondi solchi lasciati dalle ruote dei carri utilizzati per il trasporto del sale, raggiungeva il foro, situato dove si estende

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Fig. 12 - Resti dell’antico Ponte Romano in Rieti.

- Remains of the ancient Roman Bridge in Rieti.

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l’odierna piazza Vittorio Emanuele II, poi pie- gando a destra sulla via Garibaldi formava gli an- tichi cardo e decumano; proseguiva quindi fino all’antico Foro da est, attraverso la cosiddetta Porta Interocrina, e infine conduceva in direzione di An- trodoco dopo aver superato il torrente Cantaro.

La passeggiata prosegue tra i vicoli medievali del centro storico, tra archi, volte, pietre e in Via del Porto, nel passato Via dell’Acqua, a testimo- nianza del porto fluviale della città di Rieti consi- derata la “Venezia di acqua dolce” (GIOVANNELLI, 2012).

2. - IL CAMMINO DI FRANCESCO E LA VALLE SANTA

S. Francesco d’Assisi (PAMPALONI G., 1995) visse una delle stagioni più intense della sua breve vita nella Valle Reatina, che ha ricevuto una signi- ficativa connotazione, in termini pure religiosi e storici. Con certezza, è noto che Egli giunse nel Reatino nel 1223, ma non si possono escludere

soggiorni precedenti. Fonti antiche tramandano il 1209 come prima data dell’arrivo del Santo in que- ste terre e che lasciò la Valle nell’aprile del 1226, solo sei mesi prima della morte.

Per il Patrimonio Geologico di queste aree, S. Francesco sembra aver mostrato una predile-

Fig. 13 - Ambienti sotterranei della città di Rieti.

- Underground rooms in the Rieti town.

Fig. 14 - Antico Pozzo della Rieti sotterranea.

- Ancient well along the Underground Rieti Tour.

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zione; Egli, infatti, amava ritirarsi in solitudine nei luoghi della montagna calcarea, tra le cavità car- siche che di frequente si aprono sui rilievi dei Monti Reatini e Sabini. In particolare, si fermò a Greccio, località nota per avervi rappresentato per la prima volta, nella notte del Natale 1223, un presepe vivente, che diede origine alla tradizione che oggi porta la scena della natività nelle case di tutto il mondo; a Fonte Colombo, nota come il Sinai francescano, per avervi San Francesco det- tato la regola definitiva dell’ordine dei france- scani; a Poggio Bustone, alle falde del Terminillo, dimora scelta dal Santo quando, nel 1209 giunse nella Valle Reatina e dove è ancora visibile il ro- mitorio; a La Foresta, dove si ritiene che il Santo abbia elaborato il Cantico delle creature. In ognuna di queste località vi è un santuario, segno del Suo passaggio nella Valle Reatina, che ha preso, di conseguenza, il nome di Valle Santa. “Il Cammino di S. Francesco” (fig. 15), comprende, oltre ai quattro santuari, anche il Faggio di San Francesco a Rivodutri, ed inoltre il M. Terminillo, per la visita alla reliquia del corpo del Poverello, e il convento francescano di Posta.

Ringraziamenti:

L’escursione è stata realizzata con il patrocinio dell’Ordine dei Geologi del Lazio. Si ringrazia il Comune di Colli sul Velino per la squisita ospitalità. Un doveroso ringraziamento va alla GEO 3D s.r.l. di Rieti per il fattivo contributo alla realizzazione dell’evento.

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Fig. 15 - Sentieri del Cammino di Francesco nella Valle Reatina.

- Paths along the “Way of St. Francis” in Rieti Plain.

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