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Milioni di Green pass da controllare Nelle materne si rischia l ingorgo

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LUNEDÌ — 13 SETTEMBRE 2021

Primo Piano

di Giovanni Rossi ROMA

Allle scuole materne direttrici e puericultrici sono già in allar- me. Stamattina tra le 8 e le 9 un milione e trecentotrentamila bambini si presenteranno ai can- celli assieme ad altrettanti geni- tori i cui Green pass dovranno essere controllati uno ad uno:

una prima volta all’ingresso e una seconda all’uscita. Perché non è detto che il genitore che va a riprendere il piccolo sia lo stesso che l’ha portato la matti- na, e perché nei casi di inseri- mento – circa un quarto del tota- le – i genitori resteranno a lungo dentro gli ambienti scolastici e tutta la normativa andrà rigoro- samente rispettata. Ciò signifi- ca che ogni giorno nelle 13.234 sedi delle scuole statali dell’in- fanzia e nelle 8.590 materne pa- rificate andranno complessiva- mente verificati 2,7 milioni di Green pass, con alta probabilità di file, code, ritardi e rischi al- trettanto fondati per la puntuali- tà dei genitori sui luoghi di lavo- ro.

Secondo Tuttoscuola, anche calcolando 30’’ per la verifica di ciascun Green pass, in una ma- terna-tipo con 100 bambini il tempo di attesa potrebbe arriva- re fino a 50’ con un solo addet- to, oppure a 25’ se al controllo fossero assegnate due persone (sempre ammesso che papà e mamme siano puntuali). Per una scuola con 200 bambini po- trebbero invece occorrere fino a 100’ con un verificatore, oppu- re 50’ con due. Senza contare le difficoltà ulteriori nei casi di frequenza di bambini disabili o di genitori sprovvisti della certi- ficazione verde. Insomma, servi- ranno elasticità e pazienza.

Il tema del Green pass obbliga- torio per il personale scolastico (e per chiunque entri negli istitu- ti compresi i genitori degli allie- vi) agita anche la ripartenza del- le lezioni nelle scuole elementa- ri, medie e superiori. In assenza di rodaggio della piattaforma ministeriale di verifica automa- tizzata delle ammissioni giorna- liere in servizio – al via da sta- mattina con le incognite di ogni

debutto – molti presidi appaio- no intenzionati a servirsi della App per controlli personalizzati utilizzata da 1° settembre. Scel- ta prudenziale che potrebbe comportare ritardi, nonostante lo scaglionamento degli arrivi in aula dei 3.865.365 studenti al primo giorno di lezioni in nove regioni (tra le quali Lombardia, Emilia Romagna e Lazio). A Mila- no i ragazzi delle superiori entre-

ranno per il 70% prima delle 8, per il 30% dopo le 9.30; a Roma i turni sono stati differenziati tra le 8 e le 9.40. Gli ingressi sfalsa- ti saranno supportati da adegua- ta rimodulazione dei trasporti. Il ministro Enrico Giovannini appa- re ragionevolmente ottimista: i servizi aggiuntivi su strada pro- grammati dalle Regioni sono in- fatti il triplo di quelli esistenti do- dici mesi fa. Dal momento

dell’ingresso a scuola, compito dei ragazzi sarà mantenere il di- stanziamento anche negli spazi comuni. Per muoversi all’inter- no di ogni istituto andrà infatti osservata la segnaletica.

In classe tutti i ragazzi dovran- no indossare la mascherina chi- rurgica (fornita dalla scuola). La possibilità di utilizzare la ma- scherina trasparente è riservata agli studenti con disabilità uditi- va e ai loro compagni e docenti.

In caso di contagio, solo la clas- se colpita andrà in Dad: non ci saranno interi istituti a casa. A meno, ovviamente, di contagi a tappeto. E l’esistenza di

«17.000 classi con oltre 25 alun- ni» non rassicura Cittadinanzat- tiva che chiede l’abolizione del decreto Tremonti-Gelmini. L’in- vestimento complessivo del go- verno per la ripartenza in sicu- rezza ammonta a 2 miliardi. La prevenzione si avvarrà anche dei tamponi salivari. Ad essere coinvolti su base volontaria sa- ranno gli studenti di elementari e medie. Il piano prevede di mo- nitorare almeno 55mila alunni ogni 15 giorni, per un totale di 110mila studenti al mese.

«Ritrovarsi a scuola è una gioia grandissima. Desidero esprime- re il mio profondo ringraziamen- to a tutti voi, alle studentesse e agli studenti, ai genitori, al per- sonale scolastico e amministra- tivo, centrale e territoriale. A voi tutti, i miei più vivi auguri per un sereno anno di lavoro e cresci- ta, insieme», scrive il ministro Patrizio Bianchi. Ma stamattina la Rete degli studenti manifeste- rà davanti al ministero e in 50 scuole delle maggiori città «per il mancato coinvolgimento dei ragazzi nelle decisioni prese».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Milioni di Green pass da controllare Nelle materne si rischia l’ingorgo

I genitori dovranno portare in classe i figli. I calcoli: con 200 bambini e un solo addetto, 100 minuti di attesa

Chiara Appendino, 37 anni, sindaco di Torino, si è vaccinata a giugno.

Ieri ha postato la sua ecografia invitando le donne incinte a immunizzarsi

LONDRA

Il governo britannico di Boris Johnson ci ripensa e rinuncia all’idea d’introdurre il Green pass anti Covid in Inghilterra.

Ad annunciarlo è stato il mini- stro della Sanità, Sajid Javid, stando al quale sarebbe inutile

«fare qualcosa tanto per farla» e non appare più necessario adot- tare questa precauzione restrit- tiva nel contesto dell’isola, quand’anche in forma decisa- mente più limitata rispetto ai provvedimenti messi in cantie- re da altri Paesi, Italia inclusa.

La misura, secondo le anticipa- zioni, avrebbe dovuto essere ap- provata entro fine settembre e imporre l’obbligo della certifica- zione vaccinale (o di un test ne- gativo) per poter accedere a lo- cali notturni, discoteche o even- ti di massa, così come stabilito

dal primo ottobre finora dalla so- la Scozia fra le 4 nazioni del Re- gno. «Sono lieto di poter dire che non andremo avanti su que- sta strada», ha tagliato corto Ja- vid. Il ministro ha osservato co- me altrove il Green pass (ten- denzialmente impopolare oltre Manica, e non meno sgradito a sinistra che a destra) sia stato in- trodotto per incoraggiare la gente a vaccinarsi. Obiettivo che in Gran Bretagna è in via di raggiungimento comunque, ha argomentato, con oltre l’81%

dell’intera popolazione over 16 già immunizzata con 2 dosi e il 90% con una.

IN TUTTI GLI ISTITUTI

Al via la nuova piattaforma automatizzata Ma molti presidi preferiscono la App

La prima campanella

L’ANNUNCIO

Terza dose nel Lazio Zingaretti: si parte

L’andamento dei contagi:

calano le vittime, la Sicilia ha più ricoverati di tutti

1

Nel Lazio

La Regione «parte con la terza dose di vaccino. Dalla prossima settimana iniziamo con chi ha ricevuto

un trapianto. Continuiamo a mettere in sicurezza la vita e il futuro». Lo ha scritto ieri su Twitter il presidente della Regione, Zingaretti (foto).

2

I contagi

Sono 4.664 i positivi ai test Covid individuati ieri, il giorno prima erano stati 5.193.

E sono state invece 34 le vittime in un giorno (sabato erano 57). Dall’inizio della pandemia i casi sono stati 4.606.413, i morti 129.919.

3

In ospedale

I ricoveri ordinari sono 4.113, ieri i numeri sono stati in calo di 4 unità rispetto al giorno precedente; i pazienti in terapia intensiva 559 (+12), con 36 ingressi del giorno.

È la Sicilia la regione con il maggior numero di nuovi casi e ricoveri.

OGNI GIORNO

Nelle 13.234 scuole statali dell’infanzia e nelle 8.590 materne andranno verificati 2,7 milioni di pass

LE REGOLE

Mascherina e distanze obbligatorie

Ingressi scaglionati e più autobus

per i ragazzi

No al lasciapassare, Londra ci ripensa

IL DIETRO-FRONT

Sono d’accordo anche i laburisti

Ma l’Inghilterra ha già

vaccinato anche

l’81% degli over 16

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LUNEDÌ — 13 SETTEMBRE 2021

Primo Piano

di Antonio Troise ROMA

Obiettivo: riportare in ufficio il grande esercito di lavoratori pubblici ancora in smart wor- king. Il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, sta li- mando gli ultimi dettagli del provvedimento che potrebbe approdare già mercoledì prossi- mo sul tavolo del Consiglio dei ministri. Un piano che prevede tre step, ma un’unica direzione di marcia: voltare definitivamen- te pagina rispetto alla lunga sta- gione della pandemia, che ha te- nuto a casa fino al 60% dei lavo- ratori pubblici, con punte che nei periodi più acuti del conta- gi, sono arrivate al 70%.E non è detto, poi, che questa serie di re- gole possa, in futuro, diventare un modello anche per il privato.

OBBLIGO DI GREEN PASS Il primo passo sarà l’obbligo del Green pass per tutti gli stata- li. Un pilastro per garantire la si- curezza dei lavoratori, nel mo- mento in cui si troveranno nei vecchi uffici che raramente ga- rantiscono il metro di distanzia- mento, misura fondamentale per contenere i contagi.

UNA CONDIZIONE

«ECCEZIONALE»

L’estensione del certificato ver- de sarà accompagnata da un al- tro intervento che capovolge l’impianto normativo ora alla ba- se dello smart working. Il lavoro a distanza, infatti, non solo non sarà più obbligatorio ma diven- terà, di fatto, l’eccezione.

LA SOGLIA DEL 15 PER CENTO La regola, infatti, tornerà a esse- re il lavoro in presenza, con tor- nelli e badge. Spetterà poi alle singole amministrazioni elabora- re i piani per il lavoro agile da

presentare entro dicembre e che, in ogni caso, non potranno prevedere un numero di lavora- tori da remoto oltre il 15% dei ri- spettivi organici. L’operazione

«ritorno in ufficio» sarà inserita nella cornice del nuovo contrat- to di lavoratori pubblici che do- vrebbe essere siglato, entro me- tà ottobre, fra Aran e sindacati, e che prevederà un capitolo ad hoc per regolare lo smart wor- king. Il lavoro, in molti casi, re- sterà comunque ibrido.

ON LINE ANCHE DAL BAR Le novità in arrivo sono molte.

Tanto per cominciare si potrà la- vorare non solo da casa ma an- che dal tavolino del bar, sempre che le condizioni dell’attività prevista e, soprattutto, quelle re- lativa alla sicurezza, lo consenta- no. Non si potrà, al contrario, la- vorare dall’estero.

LOGICA DEGLI OBIETTIVI E TORNELLI VIRTUALI Ci saranno, però, due modalità

di controllo delle prestazioni. La prima è legata agli obiettivi: la giornata di lavoro potrà dirsi esaurita a condizioni che si rag- giunga un determinato volume di attività. L’altro sistema sarà, invece, collegato agli orari: si stanno studiando dei «tornelli»

virtuali che, attraverso apposite piattaforme, consentiranno di controllare l’effettiva «presen- za» del lavoratore a distanza. In generale, quando si lavorerà in smart non si potranno fare straordinari né trasferte.

REPERIBILITÀ E DISCONNESSIONE Ci saranno, poi, tre fasce per lo smart working. Si parte con quella dell’operabilità: durante questo periodo il lavoratore do- vrà operare da remoto come se fosse in ufficio. Poi c’è la fascia della “contattabilità“: il dipen- dente pubblico dovrà essere raggiungibile via mail, telefono o altri strumenti. Terza fascia, quella della “inoperabilità“, quando il lavoratore ha il diritto alla disconnessione. Sarà a ripo- so a tutti gli effetti. In ogni caso le tre fasce dovranno garantire le undici ore consecutive di ripo- so fissate dal contratto.

ADDIO AI BUONI PASTI, MA C’È IL BONUS Se il Pc non funziona o ci sono problemi di connessioni, il lavo- ratore tornerà in ufficio. Al po- sto del buono pasto ci sarà, poi, un «bonus smart working» che coprirà i costi sostenuti dal di- pendente per lavorare a distan- za. Non basta. L’accordo per lo smart working in futuro dovrà prevedere specifici capitoli su- gli orari, la durata e sulle even- tuali cause di decadenza. Le am- ministrazioni dovranno dare priorità ai dipendenti con neona- ti o disabili nella distribuzione dello smart working.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Smart working, addio alla giungla Il governo: badge virtuali e controlli

Mercoledì a palazzo Chigi il piano del ministro Brunetta: l’85% dei dipendenti pubblici dovrà stare in presenza

2

No alla demonizzazione Nonostante la proposta del governo sia di mantenere a regime il 15% di lavoratori in smart nella Pa (ma sulla base di criteri che garantiscano l’efficienza), alcuni sindacati e partiti hanno bollato le parole del ministro sul tema come una «demonizzazione»

V

L’onere di garantire il funzionamento della connessione spetta al lavoratore:

se cade, va in ufficio

Il ritorno alla normalità

1

La svolta post-Covid

«Lo smart working è lavoro a domicilio all’italiana, un lavoro self service. Proiettare questa organizzazione, nata nell’emergenza Covid, nel futuro mi sembra un abbaglio», ha dichiarato il ministro della Pa, Renato Brunetta (foto), alla Camera LA POLEMICA

Braccio di ferro sul modello italiano

Anche i 5 Stelle contestano la linea tracciata dal ministro:

la maggioranza è divisa

3

Botta e risposta All’interno delle forze che sostengono Draghi ci sono visioni diametralmente opposte: i 5 Stelle hanno criticato il messaggio di Brunetta. Ieri, il renziano Camillo D’Alessandro è partito all’attacco: «Altroché, i grillini sono per l’anti working»

I numeri del fenomeno in Italia

L’Ego-Hub

Focus sullo smart working in italia

Statali che abitualmente lavorano da remoto

Smart worker pre-Covid Smart worker durante l’emergenza La nuova normalità

I progetti strutturati di smart working I lavoratori coinvolti

2019 2020: COVID-19 SETTEMBRE 2021

570.000 Lavoratori stimati 6.580.000 Lavoratori stimati 5.350.000 Lavoratori stimati

16%

Grandi imprese Piccole-medie imprese Pubblica amministrazione

58%

12%

58%

Grandi imprese Piccole-medie imprese Pubblica amministrazione

54%

19%

Gennaio 2020 Maggio 2020 Settembre 2020 Maggio 2021 Proposta Brunetta (a regime)

1,7%

63,7%

46,2%

37,5%

15%

PIATTAFORMA HI-TECH

Si studia un modo per verificare

l’effettiva presenza dell’impiegato, sia pure a distanza

LE CONCESSIONI

Si potrà lavorare fuori dal domicilio o anche al bar

Reperibilità garantita ma solo a fasce orarie

Smart working per chi è senza Green Pass. La Siemens anticipa le misure del governo sul certificato verde, con una soluzione di

compromesso.

Sul posto di lavoro, i dipendenti del colosso tecnologico potranno entrare solo col pass. Ma chi ha deciso di non vaccinarsi e non intende fare il tampone potrà lavorare in

smart. «Sviluppiamo la modalità dello smart working dal 2018 – ha aggiunto Pierfrancesco De Rossi presidente e ceo di Siemens Spa –: così consentiremo a chi non accede alle sedi di lavorare da remoto»

SIEMENS

Senza passaporto

si lavora a casa

(3)

I

LUNEDÌ — 13 SETTEMBRE 2021 — IL GIORNO

Cronache

di Giambattista Anastasio MILANO

In alcune province il modello è or- mai definito, in altre si partirà con sperimentazioni da confermare o revocare in un secondo momento, in altre ancora manca un’intesa con l’Ufficio scolastico regionale. È questo il puzzle di soluzioni e situa- zioni con il quale la Lombardia si af- faccia al primo giorno del nuovo an- no scolastico e alla sfida che la ria- pertura delle scuole porta con sé, quella di conciliare tre priorità di- verse: garantire la didattica in pre- senza agli studenti di ogni ordine e grado, rispettare il limite di capien- za sui mezzi del trasporto pubblico locale, fissato all’80% della capien- za complessiva, e mantener ferme le norme utili a scongiurare la diffu- sione del Coronavirus. Tre le azioni sulle quali si è lavorato in queste settimane nei tavoli presieduti dai Prefetti lombardi: differenziare gli orari di ingresso a scuola, potenzia- re le corse di bus, tram, treni e me- tropolitane ma anche rimpolpare le fila dei controllori, attraverso i fondi per i servizi aggiuntivi messi a disposizione dal Governo, in mo- do da aumentare le verifiche sull’uso delle mascherine nelle sta- zioni e a bordo dei mezzi. Provincia per provincia, ecco quali azioni si è concordato di mettere in campo.

A Milano e hinterland si è deciso di scaglionare gli ingressi nelle scuole: il 70% degli studenti entre- rà in classe alle 8, il restante 30%

entrerà in classe alle 9.30. Atm, l’azienda del trasporto pubblico mi- lanese, mette in strada 120 navette esclusivamente dedicate ai 32 isti- tuti scolastici più frequentati della città e del primo hinterland. Un’inie- zione di mezzi resa possibile anche dal noleggio di bus di aziende di trasporto private. Contestualmen- te le linee di superficie saranno ser- vite da 80 mezzi in più del solito, mentre in metropolitana, nelle ore di punta, saranno aggiunti 8 treni, per un totale di 25mila corse gior- naliere su strada e 2.400 corse gior- naliere lungo le linee sotterranee.

Doppio turno di ingresso a scuola

anche nelle province di Lodi e di Monza e Brianza. Nel caso di Lodi il 50% degli studenti dovrà entrare in classe entro le 7.45 e l’altro 50% en- tro le 9.15. Orari diversi per Monza e la Brianza: in questo caso il 50%

degli studenti è atteso a lezione

per le 8 e il restante 50% per le 9.

Pavia fa capo alla stessa Agenzia del Trasporto pubblico locale di Mi- lano, Monza e Lodi ma, a differenza di queste province, ha optato per un unico ingresso a scuola e saran- no gli istituti a fissarne l’orario. Ma

sono disponibili bus su prenotazio- ne solo per gli studenti. Avanti con le altre province nelle quali si è già definito il modello. Tra queste c’è Brescia, che vive su un equilibrio del tutto particolare: il capoluogo conta circa 200mila abitanti, men- tre i Comuni dell’hinterland e delle valli valgono nel complesso 1,3 mi- lioni di abitanti. Proprio per questo il potenziamento avverrà quasi esclusivamente in provincia, con un aumento di mezzi pari all’8,5%

nell’ora di punta del mattino. In nu- meri assoluti: circa 55 autobus in più per un totale di 850 corse e 65mila studenti delle superiori da trasportare. Quanto agli orari di in- gresso a scuola, anche a Brescia si è preferito il doppio turno: primo in- gresso alle 8 per il 60% dei ragazzi e secondo alle 10 per il restante 40%.

Quindi Bergamo e provincia. Qui è ormai deciso che il 70% degli stu- denti entri a lezione alle 8 e il re- stante 30% alle 10. Gli autobus ag- giuntivi che serviranno il capoluo- go e i Comuni della provincia nelle ore di punta saranno 86: 49 recupe- rati tramite noleggio da aziende pri- vate e 37 recuperati dalle flotte del- le aziende del trasporto pubblico locale, che hanno risistemato e ri- messo in strada i mezzi un po’ più datati. Sulla carta sono aperti a tut- ti, ma nella pratica si prevede siano usati soprattutto dagli studenti, per un motivo di orari. Bergamo è una delle province dove ci sarà un aumento dei controllori: 18 in più per l’esattezza rispetto ai 30 finora in servizio. Più «assistenti di terra»

sono previsti anche nelle province di Mantova e Cremona, grazie alle risorse messe a disposizione

dell’Agenzia del trasporto pubbli- co locale. In questo caso saranno le aziende del trasporto pubblico locale a decidere quanti controllori in più mettere alle fermate dei mez- zi e a rendicontarle all’Agenzia, che poi liquiderà la spesa. Quanto agli orari di ingresso nelle scuole, a Cremona si è cambiato modello:

non più ingresso su due turni ma su un unico turno, come stabilito in un primo momento solo per i Co- muni di Crema e Casalmaggiore.

Decisive le pressioni arrivate dai di- rigenti scolastici. Ma attenzione: la partenza con il turno unico è solo sperimentale, il 28 settembre si ter- rà una riunione in Prefettura per ca- pire se la sperimentazione potrà es- sere confermata o se si dovrà torna- re allo scaglionamento degli ingres- si a scuola. Scaglionamento invece confermato a Mantova città, dove l’80% degli studenti entrerà tra le 8 e le 9 e il 20% per le 10.In provincia si era già deciso per il turno unico.

A Sondrio e provincia circoleranno 40 autobus in più del solito, 27 dei quali noleggiati da aziende privati, mentre l’ingresso a scuola avverrà senza scaglionamenti di orario. Al- trettanto avverrà a Lecco: un unico orario di ingresso. Situazione più confusa nelle province di Como e Varese: si era partiti con l’idea di scaglionare (65% di ingressi al pri- mo turno e 35% al secondo) e, inve- ce, oggi diversi istituti opteranno per un unico orario di ingresso. Nel pomeriggio in Prefettura si decide- rà se accontentare i dirigenti scola- stici e proseguire con l’ingresso unico, là dove possibile, o se torna- re al doppio ingresso su tutto il ter- ritorio delle province.

Il piano di scaglionamento degli orari in Lombardia

FOCUS

L’Ego-Hub

Sondrio

Turno unico e più mezzi

Como Lecco Varese

Turno unico di ingresso

Brescia

Potenziamento dei mezzi in provincia

Bergamo

Bus aggiuntivi

Milano e hinterland

Navette dedicate e più metrò e mezzi per la città

Cremona

Turno unico per le pressioni dei presidi

Pavia

Ingresso unico deciso dai singoli istituti

Doppio turno di ingresso

60

%

ore 8

40

% ore 10

Doppio turno di ingresso

70

%

ore 8

30

% ore 10

Lodi

Doppio turno di ingresso

50

%

ore 7:45

50

% ore 9:15

Monza e Brianza

Doppio turno di ingresso

50

%

ore 8

50

% ore 9

Doppio turno di ingresso

70

%

ore 8

30

% ore 9.30

IL FRONTE GREEN PASS

Via libera ai parenti in ospedale, ma col certificato Sospesi 221 sanitari no vax su un totale 340mila

Via libera in Lombardia agli ingressi in ospedale per i pa- renti delle persone ricoverate dotati di green pass, purché avvengano in fascia diurna, una persona alla volta e per un massimo di 45 minuti. Per quanto riguarda gli accompa- gnatori dei pazienti che acce- dono ai pronto soccorso, sarà consentito restare nelle sale d’attesa, ma solo se muniti di green pass. È consentito l’ac-

cesso di un accompagnatore anche per le visite ambulato- riali, anche in questo caso so- lo se con la certificazione. Il divieto di accesso continuerà invece nelle aree di degenza Covid. Sul fronte vaccini, in- vece,in tutto, in Lombardia, sono stati sospesi 221 sanitari no vax, su un totale di 340mi- la. Circa 280 riammessi dopo l’iniezione, 14 trasferiti ad al- tre funzioni.

Ingressi e bus, provincia che vai orario che trovi

Accesso a scuola scaglionato, molti territori fanno marcia indietro per le pressioni dei presidi. Resta il potenziamento di bus e metrò

PANORAMA

Chi ha scelto di dividere al 50%

chi di lasciare liberi

gli istituti di scegliere

in autonomia

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13/09/21, 08:41 Digital Edition Corriere

https://edicola-pdf.corriere.it/sfogliatore/index.html?group=CORRIEREFC#/sfoglio 1/2

Corriere della Sera - Lunedì 13 Settembre 2021

Uffici pubblici, bar e sport Ecco il decreto green pass

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Il percorso è tracciato, entro la prima metà di ottobre l’obbligo di green pass sarà esteso a milioni di lavoratori.

Restano in sospeso soltanto le aziende private, mentre nei luoghi dove i clienti già sono obbligati a mostrare il certificato anche titolari e dipendenti dovranno averlo. E la stessa regola sarà applicata nella pubblica

amministrazione. Passa dunque la linea dei ministri Renato Brunetta e Roberto Speranza, concordata con il presidente del Consiglio Mario Draghi. Rimane la resistenza del leader della Lega Matteo Salvini ma dice sì anche il suo ministro Giancarlo Giorgetti: «Bisogna essere pragmatici, il green pass è una misura che serve». La data di entrata in vigore del decreto dovrebbe essere il 10 ottobre, così come già deciso per i lavoratori esterni delle Rsa. Il green pass viene rilasciato a chi ha effettuato almeno la prima dose nei 15 giorni precedenti, a chi è guarito nei precedenti nove mesi, a chi si è sottoposto a tampone antigenico e molecolare e ha avuto esito negativo nelle 48 ore precedenti. Dal momento dell’entrata in vigore del decreto si ritiene quindi indispensabile lasciar passare il tempo necessario a chi vuole immunizzarsi di effettuare la prenotazione, ricevere il vaccino e far trascorrere i 15 giorni previsti per legge dalla somministrazione della prima dose.

I governatori

Il primo incontro dei ministri per la messa a punto del provvedimento con il premier Draghi potrebbe esserci domani. In queste ore vengono sondati i presidenti di Regione, ma il via libera della maggioranza di loro appare ormai scontato. Del resto la scelta di procedere entro un mese mira ad ottenere due obiettivi già dichiarati dallo stesso capo del governo: rendere superflua l’introduzione dell’obbligo vaccinale ed escludere nuove chiusure delle attività. Soprattutto impedire che l’eventuale risalita della curva epidemiologica renda necessario — anche solo in alcune limitate realtà — il ritorno di bambini e ragazzi alla didattica a distanza.

La cabina di regia

Giovedì mattina dovrebbe essere convocata la cabina di regia politica a Palazzo Chigi e subito dopo il Consiglio dei ministri. Gli esponenti leghisti al governo sono orientati a votare a favore del provvedimento, non si vuole in alcun modo rischiare che al momento di approvare il decreto possa esserci una marcia indietro rispetto alla riunione ristretta e dunque si procederà senza interruzioni.

Dipendenti pubblici

Il titolare della Funzione pubblica Brunetta ha annunciato una limitazione dello smart working con il ritorno in presenza dell’85% dei dipendenti, ma per raggiungere questo risultato è indispensabile rendere prima

obbligatorio il green pass. Per questo la norma sarà inserita nel decreto lasciando poco meno di un mese prima dell’entrata in vigore.

Bar e ristoranti

La stessa procedura sarà seguita per titolari e dipendenti dei locali pubblici. Si ritiene infatti discriminatorio obbligare all’esibizione del certificato i clienti di bar e ristoranti lasciando «senza protezione» i gestori e soprattutto gli addetti alle cucine e ai servizi ai tavoli.

Sport e spettacoli

Un ragionamento che vale anche per tutti gli altri luoghi dove il green pass è già obbligatorio come palestre,

piscine, circoli sportivi, cinema, teatri, sale concerti e sale da gioco. E poi: parchi tematici, addetti al ricevimento

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13/09/21, 08:41 Digital Edition Corriere

https://edicola-pdf.corriere.it/sfogliatore/index.html?group=CORRIEREFC#/sfoglio 2/2

in fiere, eventi e convegni.

Navi, treni, aerei

Inizialmente era stato stabilito di non ampliare agli addetti ai trasporti di lunga percorrenza l’obbligo di ottenere la certificazione, ma la decisione di procedere ad ampio raggio sembra aver convinto il governo sulla necessità di non lasciare fuori queste categorie visto che per poter salire a bordo di navi, treni a lunga percorrenza (Tav, Intercity e Intercity notte) e aerei i cittadini sono obbligati ad esibirlo.

Aziende private

Rimane al momento sospesa la decisione dell’estensione dell’obbligo di green pass per le aziende private. È infatti ancora in corso la trattativa tra Confindustria e sindacati sopratutto per quanto riguarda il pagamento dei tamponi per i lavoratori che non hanno intenzione di vaccinarsi. I prezzi calmierati non sono infatti ritenuti sufficienti dai sindacati per concedere il via libera a far ricadere l’onere sui dipendenti e certamente non sarà lo Stato a farsene carico anche perché questa eventualità è stata già esclusa per gli altri settori, in particolare per il personale scolastico. E perché farebbe comunque venire meno — questa è la convinzione dei ministri —

l’incentivo a vaccinarsi rappresentato dal green pass obbligatorio.

(7)

13/09/21, 08:32 Il Sole 24 Ore del Lunedì

https://www.quotidiano.ilsole24ore.com/sfoglio/aviator.php?newspaper=S24&issue=20210913&edition=LUNEDI&startpage=1&displaypages=2 1/3

PRIMO PIANO Il Sole 24 Ore lunedì

13 SETTEMBRE 2021

Green pass nei luoghi di lavoro: priorità a mansioni e sicurezza

Confronto con Europa e Uk. Italia, Francia e Germania hanno già previsto l’obbligo del certificato verde o del vaccino anti-Covid per molte categorie. Introdotti meno vincoli in Olanda, Belgio e Gran Bretagna

Pagina a cura di Valentina Melis Serena Uccello

L’obbligo di vaccino anti-Covid e il green pass avanzano nel mondo del lavoro.

Categoria dopo categoria, luogo dopo luogo (dalle scuole alle mense aziendali), il messaggio che arriva dal Governo, anche tramite le parole del presidente del Consiglio Mario Draghi, e dopo l’approvazione del decreto- legge del 9 settembre, è chiaro: si va verso un allargamento dell’obbligo vaccinale e dell’applicazione del certificato verde (rilasciato anche a chi è guarito dal Covid negli ultimi sei mesi o ha fatto un tampone risultato negativo nelle ultime 48 ore).

L’ultimo allargamento

Gli ultimi in ordine di tempo a essere coinvolti dalle nuove misure sono coloro che accedono alle scuole e alle università per pulizie, mense, manutenzione o altro (genitori compresi), che dovranno avere il green pass.

Tutti coloro che lavorano nelle Rsa - compresi gli esterni - invece, dal 10 ottobre dovranno vaccinarsi, pena la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione, in linea con quanto già previsto per il personale sanitario.

Soddisfatte le associazioni dei gestori delle strutture sociosanitarie e assistenziali (Uneba, Agespi, Aris e Anaste), che da marzo 2021 chiedevano al Governo questo intervento. «Nelle Rsa - spiega Franco Massi, presidente di Uneba - non opera solo personale sanitario. È importante aver esteso l’obbligo vaccinale agli animatori, ai

IMAGOECONOMICA Controlli sul certificato verde. Il green pass è applicato in Francia, Germania e Italia per diverse categorie 

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13/09/21, 08:32 Il Sole 24 Ore del Lunedì

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fisioterapisti, a tutti coloro che assistono gli ospiti nell’igiene, nell’alimentazione e nella movimentazione».

Il confronto con l’estero

L’Italia ha già adottato prescrizioni obbligatorie per oltre 3,4 milioni di lavoratori, e i prossimi a essere coinvolti potrebbero essere i dipendenti della Pa. Obblighi diffusi, dunque, anche nel confronto con altri Paesi europei.

Un’indagine condotta dal Sole 24 Ore del Lunedì con la collaborazione degli studi legali Baker McKenzie e Littler Italia rivela le linee adottate oltre confine.

«L’obbligo alla vaccinazione anti-Covid per tutti i cittadini - spiega l’avvocato Carlo Majer, di Littler - esiste solo in quattro Paesi: Indonesia, Turkmenistan, Micronesia e Tagikistan. Nel resto del mondo questo obbligo ancora non c’è. Ci sono Paesi, poi, che non lo prevedono neanche per alcuni settori sensibili».

Se Francia e Germania hanno prescrizioni simili a quelle italiane (si veda la grafica a fianco), ci sono Paesi come Olanda, Belgio e Regno Unito dove la richiesta del green pass in ambito lavorativo o l’acquisizione di informazioni sulla salute del lavoratore non sono previste, o sono limitate a particolari motivi di sicurezza (ad esempio per contagi in azienda). In Austria chi lavora a contatto con il pubblico, può addirittura scegliere se esibire la prova dell’avvenuta vaccinazione, o un tampone negativo o usare semplicemente la mascherina.

«Salvo alcune eccezioni - fa notare Massimiliano Biolchini, responsabile dell’area giuslavoristica per l’Italia di Baker McKenzie - il luogo di lavoro è ancora “sacro”

nella maggior parte dei Paesi europei. È un luogo dove la previsione di obblighi vaccinali o di green pass va a impattare sui diritti individuali e sulle relazioni sindacali. In Italia, ad esempio, l’estensione del green pass alle aziende private porrebbe problemi più consistenti che nel settore pubblico, coinvolgendo anche la responsabilità del datore di lavoro, ed estendendosi a tutta la popolazione produttiva italiana».

Se si considerano gli approcci degli altri Paesi, emergono alcune linee condivise. La prima: l’assenza di punti di riferimento normativi precedenti e di conseguenza il ricorso da parte degli Stati a una normativa di emergenza (gli obblighi di vaccinazione o di green pass ad esempio in Italia scadono il 31 dicembre).

Il secondo aspetto, che idealmente deriva dal primo, è il confronto tra aziende e sindacati che si è sviluppato, in tutti i Paesi, per aspetti diversi legati alla pandemia, primo fra tutti la sicurezza dei luoghi di lavoro.

In alcuni Stati il confronto si è tradotto nella fornitura di informazioni, in altri in vere e proprie concertazioni, soprattutto nei Paesi che hanno previsto l’erogazione di incentivi alla vaccinazione per i lavoratori. Hanno previsto incentivi Austria, Germania, Olanda, Svezia e Svizzera, ma il tema è controverso.

«Di fatto, dinanzi a un quadro incerto – spiega l’avvocato Edgardo Ratti di Littler

Italia – per le aziende la condivisione è stato finora un percorso necessario. Davanti

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13/09/21, 08:32 Il Sole 24 Ore del Lunedì

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cioè all’incertezza normativa, l’appoggio del sindacato ha rappresentato un passaggio necessario per operare in sicurezza». Da questo punto di vista, l’introduzione del green pass su larga scala per accedere ai luoghi di lavoro privati, porrebbe l’esigenza di calare l’obbligo nelle singole realtà aziendali. In generale, poi, in tutti i Paesi dell’area Ue è necessario raccordarsi con le disposizioni sulla privacy previste dal Gdpr, in base alle quali non sarebbe consentito ai datori accedere alle informazioni sullo stato vaccinale dei lavoratori.

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13/09/21, 08:33 Il Sole 24 Ore del Lunedì

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NORME E TRIBUTI Il Sole 24 Ore lunedì

13 SETTEMBRE 2021

Green pass nella Pa verso i controlli affidati ai responsabili degli uffici

Il governo preme per l’obbligo esteso, senza limitarlo ai dipendenti allo sportello Previste sanzioni analoghe a quelle già applicate in scuola e università

Gianni Trovati

Sull’introduzione del green pass per il pubblico impiego le uniche incognite residue riguardano i tempi. Ma sono incognite che si muovono su margini stretti, perché il certificato verde è la leva per il ritorno del lavoro ordinario in presenza su cui il ministro della Pa Renato Brunetta sta spingendo da settimane (come anticipato dal Sole 24 Ore del 1° settembre).

La sintesi politica, con la Lega ma anche con i Cinque Stelle che difendono il lavoro a distanza, andrà trovata nei prossimi giorni in cabina di regia. Ma il cronoprogramma del governo punta a un intervento tra questa settimana e al massimo la prossima, con una decorrenza breve (l’ipotesi al momento è il 1°

ottobre) per dar tempo alla minoranza di dipendenti non vaccinati di provvedere.

Nel lavoro preparato dai tecnici del governo l’applicazione del green pass per andare in ufficio è generalizzata. La Lega, nell’ormai consueto tira e molla sulle misure anti-pandemia, ipotizza una distinzione che limiti l’obbligo di certificato ai dipendenti allo sportello, in quanto a contatto con il pubblico, escludendo chi lavora nel back office. Ma questo confine, complicato da costruire sul piano epidemiologico perché gli ambienti di lavoro sono in genere condivisi, sembra impossibile da tracciare anche sul piano normativo, perché soprattutto negli enti locali sono molti i dipendenti che lavorano in parte allo sportello e in parte nelle retrovie degli uffici.

Nelle intenzioni condivise da Palazzo Chigi, poi, il pubblico impiego può rappresentare la leva anche per l’estensione del certificato obbligatorio nel mondo privato. Perché nelle stanze di un ente pubblico il virus si comporta esattamente come nei locali di un’azienda. Tanto più che con il decreto approvato giovedì scorso la richiesta del certificato ha cominciato a fare capolino fuori dalla Pa rivolgendosi agli operatori esterni di scuole e residenze sanitarie.

A distinguere il mondo pubblico da quello privato sono il sistema sanzionatorio e gli strumenti per introdurlo. Nel pubblico impiego il modello è quello della scuola, con la sospensione dello stipendio dopo 5 giorni di assenza per chi rifiuta anche la via del tampone e il controllo affidato ai presidi.

L’idea è di replicare un impianto analogo a tutto il pubblico impiego, affidando la

titolarità dei controlli ai responsabili delle singole unità organizzative. Le ricadute

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13/09/21, 08:33 Il Sole 24 Ore del Lunedì

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applicative non sono banali, ma questa sembra la strada maestra.

Non va dimenticato, del resto, che il green pass ottenuto con il vaccino va controllato una sola volta, rimandando le verifiche successive alla scadenza, che in nessun caso arriverà prima della prossima primavera. E che quindi i problemi operativi più importanti riguardano i non vaccinati; una minoranza oggi stimata nei dintorni del 10% del pubblico impiego, e destinata a ridursi ulteriormente nelle prossime settimane anche grazie al green pass per l’ufficio.

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