“L’incontro con il diritto è fortemente condizionato, in particolare, dai nuovi dati di realtà costruiti dalla scienza e dalla tecnologia, che mutano il senso dell’appello al diritto e le forme della regolazione giuridica. Vi è una diffusa e persistente difficoltà sociale nel metabolizzare le innovazioni scientifiche e tecnologiche quando queste incidono soprattutto nel modo in cui si nasce e si muore, sulla costruzione del corpo nell’era della sua riproducibilità tecnica, sulla possibilità stessa di progettare la persona. Lo sconcerto è comprensibile, perché appaiono sconvolti i sistemi di parentela e l’ordine delle generazioni, l’unicità stessa delle persone. È l’antropologia profonda del genere umano che di colpo, nel giro di pochi anni, viene messa in discussione. Si manifestano angosce, si materializzano fantasmi: e il diritto appare l’unica cura sociale, con una intensa richiesta di norme, limiti, divieti. Perdute le regole della natura, la società si rispecchia nei diritto e ad esso chiede rassicurazione, prima ancora che protezione. (…) Se cadono le leggi della natura, l’orrore del vuoto che esse lasciano dev’essere colmato dalle leggi degli uomini.”
(Stefano Rodotà in La vita e le regole )