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Academic year: 2021

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(1)

INDICE

Riassunto ...2

1. Introduzione ...4

1.1 Le competizioni sportive di mountain bike (MTB) ...5

1.2.Basi scientifiche ...7

1.2.1 Generalità sulla distribuzione del sonno nei sedentari e negli sportivi...7

1.2.2 Stadi e fasi del sonno ...9

1.2.3 I meccanismi che regolano sonno e veglia...10

1.2.4 I meccanismi di regolazione ...12

1.2.5 Sonno negli atleti...13

1.2.6 Differenze di sesso...19

1.3 Scopo dello studio ...22

2. Metodi ... 22

2.1 Analisi della gara ...22

2.2 Categorie ...23

2.3 Percorso campionato italiano marathon 2017 ...25

2.4 Soggetti ...25

2.5 Procedura sperimentale...26

2.6 Variabili e analisi statistica...27

3. Risultati ...27

4. Discussione ...32

4.1 Quantità di sonno e performance in atleti elite e master ...32

4.2 Differenze tra atleti master ed elite nelle relazioni tra performance e vari

item del questionario 33

4.3 Limitazioni dello studio e conclusioni ...35

Bibliografia

(2)

Riassunto

Il sonno, il riposo, il recupero sono tanto importanti quanto l’ allenamento stesso. Non tutti però abbiamo bisogno di dormire lo stesso numero di ore: alcuni soggetti traggono da un sonno breve tutti i vantaggi del riposo, altri non si alzerebbero mai. Questo dipende da vari fattori individuali e ambientali. Dormire è importante per il recupero mentale e fisico, ma non è chiaro quanto il sonno influenzi la performance in gara e gli effetti dell’allenamento.

La parte osservazionale di questa trattazione riguarda 111 atleti (21 elite, di cui 6 donne, 15 uomini, e 90 master di cui 14 donne, 76 uomini) impegnati in una gara di campionato italiano marathon di mountain bike (prova unica). Tutti gli atleti hanno riferito il numero di ore di sonno nella notte precedente la gara e compilato un questionario sulle loro abitudini di sonno e sulla valutazione della loro performance media nell’ultimo anno.

La tesi si propone di descrivere, attraverso un questionario, a) quanto dormono gli atleti prima di una competizione impegnativa e importante come il campionato italiano marathon mountain bike; b) se esiste una correlazione tra ore di sonno e performance; c) se la relazione tra sonno e performance è diversa tra atleti elite e master e tra uomini e donne; d) se le abitudini di sonno vengono ritenute importanti nell’allenamento e in gara.

I risultati indicano che 1) la performance è significativamente migliore negli atleti elite che nei master e negli uomini che nelle donne di entrambe le categorie; 2) non ci sono

correlazioni significative tra ore di sonno precedenti la gara e la performance; 3) gli atleti elite dormono più dei master e gli uomini meno delle donne (solo tra i master) la notte precedente e seguente un allenamento intenso. Inoltre, 4) nella categoria elite la performance correlava positivamente con il numero di ore di sonno abituali prima di una gara e

negativamente con la valutazione della propria performance media dell’ultimo anno; 5) nella

categoria master la performance correla positivamente solo con le ore di sonno abituali dopo

una gara.

(3)

Sebbene lo studio non abbia mostrato alcuna relazione tra performance nella gara e il numero

di ore di sonno nella notte predente la gara, esso ha fornito una prospettiva interessante sul

modo in cui atleti master ed elite percepiscono la relazione tra le proprie abitudini di sonno,

l’intensità di allenamento e la performance. Questa ricerca va considerata preliminare ad

ulteriori studi in cui l’esperienza soggettiva di sonno sia supportata da dati polisonnografici e

la gara sia valutata non solo attraverso il tempo del suo completamento, ma anche attraverso

indicatori fisiologici misurati durante la gara.

(4)

1. Introduzione

L’ Italia è un paese con una grande tradizione ciclistica non solo per le prestazioni raggiunte da grandi atleti, ma anche per le manifestazioni che da anni vengono organizzate nel nostro paese. Un fenomeno sociale che coinvolge una vasta gamma di sponsor dalle case costruttrici di biciclette agli integratori, alla promozione del territorio solo per citarne alcuni. A fianco degli atleti d’ elite crescono i numeri degli atleti amatori. Nel 2017 sono state contate 3.385 società ciclistiche affiliate alla Federazione Ciclistica Italiana (FCI), con 111.424 tesserati di cui 44.134 master.

Le competizioni, come le gran fondo amatoriali (gare di lunga distanza) sono sempre più numerose e partecipate. Nella mountain bike le due categorie, amatori ed elite, uomini e donne, partecipano alla stessa gara, con lo stesso percorso. L’amatore si trova così a sostenere carichi di allenamento e ritmi giornalieri che associati al lavoro sono molto stressanti, sia a livello fisico che psicologico. È per questo che negli ultimi anni si è manifestato un maggior interesse a curare l’allenamento, l’alimentazione e il recupero con l’ aiuto di professionisti e delle nuove conoscenze disponibili.

Per gli atleti d’Elite, ma anche per quelli amatoriali, risulta sempre più necessario scandire i tempi di recupero associati ai ritmi sonno-veglia, sia per affrontare e recuperare le competizioni, che per gestire i carichi di allenamento durante la settimana, per raggiungere la migliore performance e di conseguenza i migliori risultati, e per gestire al meglio l’ alternanza di allenamento-lavoro nel caso degli amatori. È importante perciò capire come il sonno possa influenzare la performance di una gara e come possa influire sul recupero e sugli effetti dell’

allenamento.

(5)

Secondo la mia personale esperienza nel mondo del ciclismo, sia come atleta che come osservatore delle abitudini dei corridori, il sonno è spesso trascurato, non tanto dall’ elite che cura ogni dettaglio dell’ allenamento, ma soprattutto dai master che per impegni di lavoro e della vita quotidiana non hanno tempo di recuperare e sono costretti a dormire meno o ad orari diversi da quelli ideali. Inoltre nell’ allenamento non supervisionato si rischia di imporre carichi eccessivi, con il conseguente indebolimento dell’ attività del sistema immunitario (La stella et al. 2018). È osservazione comune che se dormiamo poco ci capita di avvertire fastidi muscolari anche al solo salire le scale. Da non sottovalutare anche la stanchezza mentale, la difficoltà di concentrazione e di valutazione che avvertiamo dopo una notte insonne con ripercussioni ovvie sulla prestazione sportiva.

Questa breve trattazione vuole essere uno spunto per migliorare la ricerca su queste tematiche, non solo per migliorare l’ allenamento degli atleti ma anche per saper cogliere quelle avvisaglie in caso di stress troppo elevato sopratutto negli amatori. In particolare, dopo revisione della letteratura pertinente, sono state analizzate le risposte ad un questionario rivolto ad un centinaio di atleti dopo una competizione ufficiale di campionato italiano; si è cercato di indagare quanto dormono gli atleti prima di una gara e se questo può essere correlato alla performance, se ci sono differenze tra elite e amatori e tra uomini e donne. Si è cercato di capire inoltre se, in generale, la durata del sonno migliora l’ allenamento e, al contrario, se un allenamento intenso od una gara possano modificare la durata del sonno.

1.1 Le competizioni sportive di mountain bike (MTB)

Le prime gare di mtb si sono svolte in California nei primi anni ottanta. Da allora la disciplina

è cresciuta molto velocemente sono nate nuove specialità (tabella 1) e questo ha influito sia

sulle proposte del mercato che sulla preparazione atletica.

(6)

Tabella 1 da www.uci.ch

DISCIPLINA DESCRIZIONE MEZZO IMPEGNOMETABOLICO

Cross-country (XCO) Dal 1996 è disciplina

olimpica. Si svolge su percorsi ondulati con ostacoli rocciosi o anche artificiali.

Circuito da 4 a 6 km da ripetersi.

Front (unico

ammortizzatore) ruote privilegiate sono da 29pollici. Importante la leggerezza.Solo caschetto come protezione

Attività ad impegno cardiocircolatorio da medio ad elevato caratterizzato da regolari incrementi submassimali o massimali della FC e della Gc e da ridotta RP

Gran fondo marathon (XCM) Versione di lunga durata del xco. I percorsi variano dai 60 ai 120 km. Di solito unico anello su percorso montuoso.

Dal 2003 si svolge il campionato mondiale.

Simile al cross country.

Da qualche anno si privilegia la FULL (bi ammortizzata) per la durata più lunga della gara.

Come cross-coutry

DOWNHILL Percorso prevalentemente in

discesa con curve in contropendenza e salti che prevede un cancelletto di partenza e una linea di arrivo.

Durata dai 2’ ai 5’

Bici FULL con escursioni dai 200mm.

obbligatorie protezioni e casco integrale

Attività sportiva con impegno cardiocircolatorio di tipo prevalentemente pressorio (FC da elevata a max, RP da medie a elevate, GC non max)

TRIALS Percorso contenente sezioni

da percorrere senza mettere piede a terra con ostacoli artificiali o naturali. Vince chi fa meno penalità

Bici con ruote da 20 pollici. Senza sella.

Molto leggere. Si indossa solo il caschetto

Come DOWNILL

ENDURO Derivato dall’ enduro

motociclistico. Discese cronometrate prove speciali e salite di trasferimento.

FULL dove si privilegia le sospensioni rispetto alla leggerezza.

Protezioni e casco integrale.

Come cross-country Tabella 1 da www.uci.ch

DISCIPLINA DESCRIZIONE MEZZO IMPEGNOMETABOLICO

Cross-country (XCO) Dal 1996 è disciplina

olimpica. Si svolge su percorsi ondulati con ostacoli rocciosi o anche artificiali.

Circuito da 4 a 6 km da ripetersi.

Front (unico

ammortizzatore) ruote privilegiate sono da 29pollici. Importante la leggerezza.Solo caschetto come protezione

Attività ad impegno cardiocircolatorio da medio ad elevato caratterizzato da regolari incrementi submassimali o massimali della FC e della Gc e da ridotta RP

Gran fondo marathon (XCM) Versione di lunga durata del xco. I percorsi variano dai 60 ai 120 km. Di solito unico anello su percorso montuoso.

Dal 2003 si svolge il campionato mondiale.

Simile al cross country.

Da qualche anno si privilegia la FULL (bi ammortizzata) per la durata più lunga della gara.

Come cross-coutry

DOWNHILL Percorso prevalentemente in

discesa con curve in contropendenza e salti che prevede un cancelletto di partenza e una linea di arrivo.

Durata dai 2’ ai 5’

Bici FULL con escursioni dai 200mm.

obbligatorie protezioni e casco integrale

Attività sportiva con impegno cardiocircolatorio di tipo prevalentemente pressorio (FC da elevata a max, RP da medie a elevate, GC non max)

TRIALS Percorso contenente sezioni

da percorrere senza mettere piede a terra con ostacoli artificiali o naturali. Vince chi fa meno penalità

Bici con ruote da 20 pollici. Senza sella.

Molto leggere. Si indossa solo il caschetto

Come DOWNILL

ENDURO Derivato dall’ enduro

motociclistico. Discese cronometrate prove speciali e salite di trasferimento.

FULL dove si privilegia le sospensioni rispetto alla leggerezza.

Protezioni e casco integrale.

Come cross-country Tabella 1 da www.uci.ch

DISCIPLINA DESCRIZIONE MEZZO IMPEGNOMETABOLICO

Cross-country (XCO) Dal 1996 è disciplina

olimpica. Si svolge su percorsi ondulati con ostacoli rocciosi o anche artificiali.

Circuito da 4 a 6 km da ripetersi.

Front (unico

ammortizzatore) ruote privilegiate sono da 29pollici. Importante la leggerezza.Solo caschetto come protezione

Attività ad impegno cardiocircolatorio da medio ad elevato caratterizzato da regolari incrementi submassimali o massimali della FC e della Gc e da ridotta RP

Gran fondo marathon (XCM) Versione di lunga durata del xco. I percorsi variano dai 60 ai 120 km. Di solito unico anello su percorso montuoso.

Dal 2003 si svolge il campionato mondiale.

Simile al cross country.

Da qualche anno si privilegia la FULL (bi ammortizzata) per la durata più lunga della gara.

Come cross-coutry

DOWNHILL Percorso prevalentemente in

discesa con curve in contropendenza e salti che prevede un cancelletto di partenza e una linea di arrivo.

Durata dai 2’ ai 5’

Bici FULL con escursioni dai 200mm.

obbligatorie protezioni e casco integrale

Attività sportiva con impegno cardiocircolatorio di tipo prevalentemente pressorio (FC da elevata a max, RP da medie a elevate, GC non max)

TRIALS Percorso contenente sezioni

da percorrere senza mettere piede a terra con ostacoli artificiali o naturali. Vince chi fa meno penalità

Bici con ruote da 20 pollici. Senza sella.

Molto leggere. Si indossa solo il caschetto

Come DOWNILL

ENDURO Derivato dall’ enduro

motociclistico. Discese cronometrate prove speciali e salite di trasferimento.

FULL dove si privilegia le sospensioni rispetto alla leggerezza.

Protezioni e casco integrale.

Come cross-country

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I primi campionati del mondo ad essere ufficialmente riconosciuti dall’ Unione Ciclistica internazionale risalgono al 1990 .La coppa del mondo è stata istituita l’anno successivo.

1.2.Basi scientifiche

1.2.1 Generalità sulla distribuzione del sonno nei sedentari e negli sportivi

La maggior parte degli adulti dorme 7 ore per notte (Ancoli –Israel et al. 2008). Le ragioni per cui si dorme di notte sono attribuibili all’associazione tra ritmo sonno-veglia e luce-buio, sostenuta dall’”orologio soprachiasmatico” che riceve informazioni retiniche e inibisce il sistema ipotalamico del sonno durante il giorno e lo attiva durante la notte. Questa associazione, però, non è strettissima, perché alcune condizioni individuali (ansia, assunzione di sostanze stimolanti o farmaci ipnotici) e alcune condizioni ambientali (rumori, posizione, presenza di altre persone) possono interferire con questa regolazione a feedback. In effetti, la relazione tra la teoria circadiana e quella metabolica della regolazione del sonno non è stata ancora chiarita (Figura 1).

Figura 1 I due sistemi biologici nella regolazione sonno/veglia Ritmo sonno-veglia (in basso, separati da linee verticali tratteggiate). La componente C è rappresentata da due curve (linea viola sopra e sotto). La propensione al sonno aumenta in modo esponenziale nella fase di veglia (processo S, linea blu) e diminuisce ad

na velocità esponenziale più veloce nella fase di sonno.

(8)

La prima assume che il sonno è regolato da ritmi interni, la seconda ritiene che l’esaurimento metabolico del nostro corpo a tutti i livelli dovuta all’attività svolta durante il giorno ci obblighi a dormire approssimativamente ogni 12 ore. Certamente il sonno è un bisogno ineliminabile (figura1), anche se possiamo cambiarne il ritmo secondo esigenze lavorative e/o ambientali, come è evidente dallo stile di vita dei lavoratori notturni. Tuttavia, in ogni caso, il sonno diurno tende ad essere più frammentato e più breve del sonno notturno (Ancoli-Israel et al. 2008) .

Vari studi (Reilly e Waterhouse 2009,2012) hanno indagato gli effetti dell'ora del

giorno e del tempo del risveglio, che insieme costituiscono la componente endogena dei ritmi

del sonno, e della sua struttura (la distribuzione delle fasi del sonno) sulla performance

atletica . Sono stati utilizzati diversi protocolli, tra cui la routine costante, test di latenza del

sonno e modifica dei protocolli sonno-veglia (cambiando l’ora del risveglio mantenendo

costante le ore di veglia o la stessa ora di risveglio cambiando la quantità di tempo della

veglia). I risultati principali di queste indagini indicano che è più facile addormentarsi se la

temperatura del corpo è bassa o in diminuzione (sera e notte) e più difficile se è alta o in

aumento (mattina e pomeriggio) e che il risveglio spontaneo è più facile se la temperatura

interna è in aumento o alta e più difficile quando scende o è bassa. Tuttavia la propensione al

sonno, misurato soggettivamente (affaticamento, vigilanza) o oggettivamente

(polisonnografia) - aumenta in proporzione al tempo di veglia, concordemente con la teoria

metabolica. Anche i dati sulla relazione tra insorgenza del sonno e temperatura sarebbero in

linea con questa teoria (vedi Figura 2 ).

(9)

Figura 2 Ritmo circadiano della temperatura

Va detto, però, che sono numerose le sostanze che contribuiscono alla regolazione del sonno.

Cenni ai correlati cerebrali del sonno e della veglia sono riportati nel paragrafo 1.2.3

1.2.2 Stadi e fasi del sonno

Il sonno non è omogeneo e si divide in due grandi fasi: il sonno non-REM, o sonno a onde lente (SWS) a sua volta diviso in altre quattro fasi e il sonno REM (REM: Rapid Eye Movement, in italiano movimento rapido degli occhi), o sonno paradosso. Le fasi del sonno si associano a cambiamenti specifici nell’ attività cerebrale e corporea. La loro scoperta si deve a Eugene Aserinsky e Nathaniel Kleitman e risale al 1953. Il primo ciclo completo di sonno dura all’ incirca 90 minuti. I cicli successivi sono più variabili per durata e caratteristiche. Gli stadi e le fasi del sonno si registrano e si analizzano con un esame denominato polisonnografia, che include il monitoraggio dell’attività corticale associata a quella elettromiografica, elettroculografica, elettrocardiografica e respiratoria.

Figura 2 Ritmo circadiano della temperatura

Va detto, però, che sono numerose le sostanze che contribuiscono alla regolazione del sonno.

Cenni ai correlati cerebrali del sonno e della veglia sono riportati nel paragrafo 1.2.3

1.2.2 Stadi e fasi del sonno

Il sonno non è omogeneo e si divide in due grandi fasi: il sonno non-REM, o sonno a onde lente (SWS) a sua volta diviso in altre quattro fasi e il sonno REM (REM: Rapid Eye Movement, in italiano movimento rapido degli occhi), o sonno paradosso. Le fasi del sonno si associano a cambiamenti specifici nell’ attività cerebrale e corporea. La loro scoperta si deve a Eugene Aserinsky e Nathaniel Kleitman e risale al 1953. Il primo ciclo completo di sonno dura all’ incirca 90 minuti. I cicli successivi sono più variabili per durata e caratteristiche. Gli stadi e le fasi del sonno si registrano e si analizzano con un esame denominato polisonnografia, che include il monitoraggio dell’attività corticale associata a quella elettromiografica, elettroculografica, elettrocardiografica e respiratoria.

Figura 2 Ritmo circadiano della temperatura

Va detto, però, che sono numerose le sostanze che contribuiscono alla regolazione del sonno.

Cenni ai correlati cerebrali del sonno e della veglia sono riportati nel paragrafo 1.2.3

1.2.2 Stadi e fasi del sonno

Il sonno non è omogeneo e si divide in due grandi fasi: il sonno non-REM, o sonno a onde

lente (SWS) a sua volta diviso in altre quattro fasi e il sonno REM (REM: Rapid Eye

Movement, in italiano movimento rapido degli occhi), o sonno paradosso. Le fasi del sonno si

associano a cambiamenti specifici nell’ attività cerebrale e corporea. La loro scoperta si deve

a Eugene Aserinsky e Nathaniel Kleitman e risale al 1953. Il primo ciclo completo di sonno

dura all’ incirca 90 minuti. I cicli successivi sono più variabili per durata e caratteristiche. Gli

stadi e le fasi del sonno si registrano e si analizzano con un esame denominato

polisonnografia, che include il monitoraggio dell’attività corticale associata a quella

elettromiografica, elettroculografica, elettrocardiografica e respiratoria.

(10)

Figura 3- Stadi e fasi del sonno La prima riga indica i movimenti nel sonno durante la notte. La seconda riga illustra il sonno REM e le quattro fasi del sonno NREM.La terza riga include tracciati polisonnografici della durata di 20 secondi: elettromiogramma, elettroencefalogramma,elettrooculogramma. Le righe quattro, cinque e sei descrivono un intervallo di variabili soggettive e variabili oggettive.

Elettroencefalogramma EEG, elettromiogramma EMG, elettrooculogramma EOG,NREM non-rapid-eye- movement, REM rapido-eyemovement

1.2.3 I meccanismi che regolano sonno e veglia

La regolazione dell’alternanza di sonno e veglia è sostenuta da una complessa rete di centri nervosi (Saper et al . 2001)

I due sistemi (Figura 1) che determinano l’alternanza fra sonno e veglia, lavorando “in

parallelo”, sono denominati: ritmo circadiano, o processo C, e omeostasi sonno/veglia, o

processo S (Borbely, 1982). Il processo C è un ciclo di regolazione che, nelle 24 ore, modifica

i livelli di allerta. Esso, a sua volta, dipende dal funzionamento dell’orologio biologico situato

in un’area del cervello denominata nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo.

(11)

Al corretto funzionamento del ritmo circadiano contribuisce la liberazione di melatonina. Le ricerche sull’orologio biologico dell’organismo, che hanno fruttato nel 2017 il premio Nobel a Jeffrey Hall, Michael Rosbash e Michael Young, hanno permesso di raccogliere molte altre informazioni. Ad esempio, si è rilevato che, facendo riferimento all’orologio biologico

“centralizzato” del cervello, si regolano i singoli orologi biologici presenti nelle cellule e che tutti questi sistemi sono influenzati da geni, che possono determinare impostazioni che cambiano da una persona all’altra. È noto, infatti, che ci sono individui che si svegliano presto senza difficoltà, addormentandosi altrettanto presto alla sera, e altri che tendono a stare svegli fino a tardi, avendo comunque un sonno normale e svegliandosi più tardi al mattino. I primi, nel linguaggio degli esperti del sonno, si definiscono allodole e i secondi gufi, per associarli a specie di uccelli che sono, rispettivamente, mattinieri e notturni. Avere un ritmo sonno/veglia

“da allodola” o “da gufo” dipende anche dalla programmazione genetica dell’orologio

biologico, ma, nel tempo, ci può essere un adattamento alle abitudini di vita. Il funzionamento

del processo S potrebbe essere paragonato a quello della clessidra. Infatti, esso prevede che,

durante la veglia, si accumulino molecole ipnogeniche, come succede con i granelli di sabbia

che scendono nella clessidra. Mano a mano che aumenta la concentrazione delle molecole

ipnogeniche, cresce progressivamente la tendenza ad addormentarsi, finché non si raggiunge

un livello che rende virtualmente impossibile mantenere lo stato di veglia. In condizioni

normali, più tempo si trascorre svegli, più sostanze ipnogeniche si liberano, più si rende

necessario il sonno. Durante la notte, si “gira la clessidra” vale a dire che le molecole

ipnogeniche sono smaltite e, dal momento in cui l’orologio biologico fa scattare la sveglia, si

ricomincerà a produrle.

(12)

1.2.4 I meccanismi di regolazione

Sulla base di quanto stabilito dai due sistemi sopra descritti, relativamente all’alternanza fra veglia e sonno, una complessa rete di nuclei di neuroni e di vie di stimolazione e di inibizione regola i passaggi dalla veglia al sonno e quelli fra i diversi stadi del sonno, “spegnendo” o

“accendendo” alcune aree del cervello. I mediatori le cui concentrazioni si modificano in modo rilevante durante il ritmo sonno veglia sono l’acetilcolina, che diminuisce durante il REM , ma non nel sonno profondo, mentre la noradrenalina , la serotonina ,l’istamina e la dopamina diminuiscono in entrambe le fasi di sonno rispetto alla veglia (Salin –Pasqual et al.

2001). Alcune variazioni possono essere compensate da altre. Ad esempio, si è osservato che se le orexine sono carenti, come nella narcolessia, aumenta il numero dei neuroni che producono istamina compensando la mancanza dell’effetto delle orexine. L’insieme dei meccanismi basati sulla liberazione o sull’inibizione del rilascio dei mediatori citati in precedenza sostiene il passaggio dalla veglia al sonno e viceversa, con un processo definito a

“flip/flop”, in riferimento al funzionamento di alcuni interruttori elettrici (Saper et al. 2001).

Infatti, ci si addormenta perché, contemporaneamente, sono inibite le vie che promuovono la veglia e attivate quelle che inducono e modulano il sonno e ci si sveglia perché inibizioni e attivazioni si invertono.

Il ritmo sonno-veglia, oltre che a modificazioni del metabolismo, della temperatura e dell’attività cardiorespiratoria, è associato ad alcuni ritmi ormonali: ad esempio, l’ormone della crescita (Growth Hormone, GH) viene liberato durante il sonno profondo e agisce in modo significativo sulla rigenerazione e riparazione dei tessuti (ossa, muscoli, tendini, cartilagini), e sulla mobilizzazione dei grassi consentendone l’utilizzo a scopo energetico (Martins PJ et al. 2010). Dormendo poco quindi produciamo poco GH e siamo più a rischio di infortuni muscolari o tendinei, ossa più deboli e aumento della massa grassa (Chennaoui et al.

2014). Sarebbe interessante valutare gli effetti della mancanza cronica di sonno

(13)

sull’accrescimento di bambini e adolescenti. Il cortisolo,liberato in corrispondenza di stress fisico e psicologico ( Vargas et al. 2017) è rilasciato nelle primissime ore del mattino. Quando dormiamo poco l’organismo è in condizioni di stress, i livelli di cortisolo nel sangue sono alti e riducono le difese immunitarie oltre che ostacolare la tabella di allenamento (Romeo et al.

2010, Lastella et al. 2018) La leptina, che regola la sensazione di sazietà viene prodotta durante il sonno. Quando ci svegliamo aumenta la produzione di grelina e il senso di fame.

Dormire poco, quindi, oltre ad aumentare il lasso di tempo in cui possiamo introdurre cibo, aumenta il senso di fame e spinge a mangiare troppo, con potenziali conseguenze a lungo termine sul peso corporeo e la tolleranza glucidica (Martins et al. 2010). Infine, la melatonina viene prodotta in assenza di luce dalla ghiandola pineale; poco dopo la scomparsa della luce, la sua concentrazione ematica aumenta rapidamente e raggiunge il massimo tra le due e le quattro di notte per poi ridursi gradualmente all’approssimarsi del mattino (Dawson et al.1993).

1.2.5 Sonno negli atleti

i modelli di sonno degli atleti rimangono però poco chiari, principalmente a causa di una vasta serie di differenze fisiologiche (Aeshbach et al. 1996) e di variabili fattori di stress (Juliff et al.2014) .

Le prime ricerche suggerivano che gli atleti hanno una qualità e quantità di sonno simili o

addirittura superiori rispetto ai soggetti sedentari (Porter et al 1981; Shapiro et al. 1986), che i

soggetti che hanno un adattamento fisiologico dovuto ad allenamento aerobico presentano

maggiore quantità di sonno profondo (SWS) e una maggiore durata totale del sonno rispetto ai

controlli sedentari che non hanno questi adattamenti (Baekeland et al. 1966). Tuttavia, i

risultati di questi studi potrebbero essere semplicemente dovuti ai modelli di sonno abitudinali

(14)

(stile di vita), piuttosto che al maggiore grado fisiologico di resistenza soggettivo (Sehegal et al 2011). In effetti, è stata osservata una durata più lunga del sonno negli individui che si allenano in modo aerobico (Paxton et al 1983; Shapiro et al 1981). Di conseguenza, alcuni autori suggeriscono che gli atleti debbano dormire tra 9 e 10 ore (Calder et al.2003), mentre 7- 9 h è raccomandato come ore sufficienti per gli adulti sani (Ferrara et al. 2001). In realtà, evidenze recenti suggeriscono che gli atleti dormono molto meno di quanto raccomandato (Sargent et al. 2014). Ad esempio, un'indagine su 890 atleti sudafricani di elite ha dimostrato che tre quarti degli atleti hanno riferito una durata media del sonno di 6 - 8 ore per notte (Venteret al. 2012), mentre nei fine settimana, l'11% ha riferito di dormire addirittura meno di 6 ore. Inoltre, il 41% ha dichiarato di avere problemi ad addormentarsi per le interferenze di rumore e luce ( Venter et al. 2014).

L’'ansia pre-competizione può anche svolgere un ruolo nel peggioramento dei modelli di sonno . Per esempio (Silva et al., 2012; Queiroz et al., 2008), qualità del sonno , efficienza e durata, diminuiscono drasticamente solo prima della competizione. Juliff e collaboratori (2014) hanno rilevato che, all'interno di un campione di 283 atleti australiani d'elite, il 64% ha riferito di dormire poco prima di una competizione importante. Le ragioni principali potrebbero essere il nervosismo, il peggioramento dell'umore e/ o fiducia (Taylor et al. 1997), e in generale l’ aumento dello stress fisico e psicologico (Fietze et al. 2009). Recentemente (Leeder et al. 2012) hanno scoperto che gli atleti olimpionici hanno dormito meno nella media totale (6 h: 55 min vs.7 h: 11 min usando l'actigrafia) con una qualità peggiore rispetto ai controlli sedentari. Dato il breve periodo di campionamento (4 giorni), è difficile generalizzare i risultati a tutti gli atleti; tuttavia, vi sono prove a sostegno della riduzione della durata e del peggioramento della qualità del sonno in altri atleti.

Ad esempio uno studio condotto su una squadra di sette nuotatori australiani durante 14 giorni

di allenamento intenso per le olimpiadi del 2008 , utilizzando diari e monitor da polso, hanno

(15)

indicato che nelle notti precedenti gli allenamenti mattutini la durata del sonno era significativamente ridotta rispetto alle notti precedenti ai giorni di riposo. Questi risultati indicano che le sessioni di allenamento mattutino limitano fortemente la quantità di sonno ottenuta dagli atleti d’elite (Sargent et al. 2014).Non è stato possibile fare un confronto tra atleti d’ elite e atleti amatori (master) ma in generale un sonno discontinuo può essere dovuto all'altitudine, che sembra disturbare il sonno REM e certamente altera la funzione respiratoria (Sargent et al. 2014).

Due meta-analisi hanno dimostrato che l'esercizio acuto si associa a un leggero

aumento in latenza del sonno ad onde lente (SWS) e del sonno REM e a una diminuzione

della quantità di sonno REM (Kubitz et al 2005;Young et al. 1997) . L'influenza dell’esercizio

sulla riduzione del tempo di addormentamento e risveglio improvviso durante il

sonno(WASO) è risultata positiva quando l'esercizio era svolto 4 e 8 ore prima di coricarsi e

negativo quando l'esercizio era stato eseguito più di 8 ore o meno di 4 ore prima dormire

(Kubitz et al 2005; Young et al. 1997; Driver et al 2000). Questi studi (Driver et al 1998),

sono stati eseguiti su donne sedentarie (media V02max: 32 ml kg min. 1) dopo una corsa

estrema (30 o 43 km). In questo caso, lo stress indotto dall'esercizio fisico era molto

importante e il sonno era disturbato probabilmente dallo stress. È stato anche trovato, però,

che l’ esercizio prima di coricarsi non disturba necessariamente il sonno (valutato mediante

l'actigrafia o il questionario) (Young et al 1999; Buman et al. 2013). Inoltre, studi recenti

basati sulla polisonnografia hanno dimostrato, che l’esercizio fisico moderato o vigoroso in

tarda serata (2 e 3 ore prima ora di andare a letto) in bambini e giovani non ha influenzato la

latenza di comparsa del sonno(SOL) o il risveglio improvviso nel sonno (WASO) (Myllymaki

et al. 2011 Flausino et al. 2012). A seguito di questi risultati, la National Sleep Foundation

ha modificato le sue raccomandazioni sul sonno nel senso che la sera è un momento in cui

(16)

l'esercizio fisico può essere incorporato nella routine quotidiana come attività per il tempo libero.

L'esercizio fisico regolare rappresenta un interessante trattamento non farmacologico per chi dorme poco (Montgomery et al. 2004). Nella meta-analisi di Kubitz, l'esercizio regolare è stato comunemente trovato associato aumento del SWS, tempo totale di sonno (TST) e diminuzione del sonno REM, latenza di comparsa del sonno (SOL) e minori risvegli improvvisi durante il sonno (WASO) (Kubitz et al. 2005). Uno studio su 51 adolescenti (53%

femmine) in un periodo di 3 settimane, in cui venivano svolti 30 minuti di esercizio ogni giorno feriale a intensità moderata, conferma questi risultati. Infatti, esso ha mostrato un miglioramento della durata e dell'efficienza del sonno, una diminuzione della latenza di comparsa del sonno (SOL) e un aumento della latenza del sonno REM rispetto al gruppo di controllo, che non faceva esercizio (Kalak et al. 2012). Inoltre, gli adolescenti hanno riferito un miglioramento della qualità soggettiva del sonno, dell'umore e della concentrazione durante il giorno. Altri studi hanno riportato un tempo totale di sonno più lungo, minor risvegli improvvisi nel sonno (WASO) e maggiore efficienza del sonno negli adolescenti con livelli elevati di attività (Lang et al.2013; Brand et al 2010).

Migliorare la qualità del sonno degli sportivi e degli atleti di alto livello è importante per le prestazioni fisiche, il benessere generale e il processo di recupero ma anche per la prevenzione delle malattie da esercizio fisico (Monico-Neto et al. 2013; Lastella et al. 2018).

Gli atleti solitamente non beneficiano di condizioni di sonno ottimali e sono esposti a

perturbazioni dei ritmi circadiani (jet lag durante eventi internazionali), cambiano la routine

(hotel, due atleti per stanza ...), sperimentano stress e dolore muscolare a causa di intensi

esercizi. Inoltre, la perdita di sonno potrebbe anche alterare la prestazione fisica in soggetti

non allenati attraverso molti effetti diretti (affaticamento, sonnolenza) ed indiretti (umore,

vigilanza ...).Tuttavia, l'impatto sulla performance durante l'esercizio non è chiaro.

(17)

La prestazione fisica dipende da parametri fisiologici, psicologici e biomeccanici . Per quanto riguarda il massimo consumo di ossigeno (VO2max), un fattore determinante nello sforzo aerobico, alcuni autori hanno dimostrato che la privazione di sonno (SD) è associata ad una diminuzione di VO2max (Monico-Neto et al. 2013; Mougin et al 1995, 2001), ma altri non hanno trovato nessuna modifica di VO2max associata a SD (Martin et al 1981). Allo stesso modo, il consumo di ossigeno durante gli sforzi a carico costante sembra non essere influenzato da SD in alcuni studi (Oliver et al. 2009; Symons et al. 1988), mentre in altri sono diminuiti nelle condizioni SD (Martin et al. 1981; Mylesws et al. 1985). Alcuni autori hanno spiegato l'impatto della SD sulla prestazione come una maggiore percezione dello sforzo durante l'esercizio noto per diminuire la prestazione sub massimale (Marcora et al 2009).

Durante l'esercizio fisico in condizione di deprivazione di sonno si osservano molti effetti

cognitivi spiacevoli come la riduzione della prontezza di riflessi,il deterioramento della

memoria, la diminuzione della vigilanza e dell’attenzione , cambiamenti nelle capacità di

risposta ottimale (Matsumoto et al. 2003) o alterazione della regolazione delle emozioni

(Kamphuis et al. 2012). Mentre gli effetti della deprivazione cronica di sonno sulla

prestazione fisica non sono stati studiati sistematicamente. Comunque (Figura 4), si è

osservata una maggior frequenza di malattie indotte dall’esercizio legate ad alterazioni

cardiovascolari e muscolo-scheletriche .

(18)

Figura 4. Possibili effetti della privazione del sonno acuta o cronica / perdita del sonno sulla prestazione fisica, il recupero muscolare e le malattie indotte dall'esercizio fisico. ANS - sistema nervoso autonomo, Fattore

neurotrofico BDNF – derivato dal cervello, pressione sanguigna BP , ritmo circadiano -, resistenza insulinica IR -, ormone della crescita GH -, frequenza cardiaca -HR,PGE2 prostaglandina E2, RPE valutazione dello sforzo percepito, TNF-a fattore di necrosi tumorale alfa. (daSleep and exercise: A reciprocal issue?

Mounir Chennaoui et al. 2014)

E’ stato dimostrato che le prestazioni fisiche possono essere migliorate usando l'estensione della durata del sonno. (Mah et al. 2011) hanno studiato l’impatto del sonno prolungato (5-7 ore settimanali) sulle prestazioni fisiche nei giovani giocatori di pallacanestro. Il tempo di sonno notturno è stato aumentato significativamente rispetto al basale ( aumento di 110,9 ± 79,7 minuti ) anche i parametri della performance sono cambiati significativamente. I soggetti hanno dimostrato infatti uno sprint più veloce ( 15,5 ± 0,54 ) rispetto al basale (16.2 ± 0.61 sec), miglioramento della precisione di tiro, con una percentuale di tiro libero in aumento del 9% e una percentuale nel tiro da 3 in aumento del 9,2%).

Il sonno prolungato ha contribuito a migliorare la prestazione atletica soprattutto nei valori in

percentuale di scatto e sprint. Performance cognitiva (tempo di reazione), umore,

(19)

affaticamento e anche il vigore è migliorato con l'aumento del tempo di sonno totale TST.

Tuttavia, i soggetti che hanno partecipato allo studio erano ben allenati prima di iniziare , questo favorisce un miglioramento positivo da parte dell’ atleta che è già abituato ai carichi di allenamento rispetto ad un controllo non allenato in partenza e che manca in questo studio.

Inoltre, una settimana di estensione del sonno (dormire 10 h al giorno) che migliora la resilienza durante le successive restrizioni del sonno e l'acquisizione del compito facilitata durante il recupero, dimostrano che la maggiore durata del sonno notturno esercita effetti a lungo termine (giorni, settimane) (Rupp et al. 2010). Così progettare interventi comportamentali per aumentare la durata del sonno possono essere una strategia efficace nel trattamento di varie patologie ( Serrador et al. 2013; Chaput et al. 2010).

1.2.6 Differenze di sesso

Nella letteratura troviamo che nelle donne abbiamo un anticipazione dei ritmi dei geni che regolano orologio biologico rispetto agli uomini (Lim et al. 2013), ad esempio il periodo circadiano intrinseco della temperatura corporea e il ritmo della melatonina sono più brevi (Duffy et al. 2011; Wever et al. 1984), anticipazione del ritmo e ampiezza maggiore della melatonina (Cain et al. 2010), anticipazione e durata del sonno più lunga, maggiore nella componente del sonno ad onde lente (Wever et al. 1984; Dijk et al. 1989; Roenneberg et al.

2004).

In uno studio condotto da Santhi N. e collaboratori (2016) è stato analizzato il ritmo della

melatonina tramite desincronizzazione del ciclo sonno-veglia (Figura 5A) in 16 uomini e 18

donne. Il ritmo di rilascio della melatonina (P = 0.67) e la latenza dei picchi della melatonina

(P = 0,33), che sono stati utilizzati per definire il ciclo (Wu et al. 2015), non erano

significativamente diversi tra donne e uomini in questo campione (Lazar et al. 2013).

(20)

Tuttavia, l'ampiezza del picco della melatonina era significativamente maggiore nelle donne (Fig. 5 B e C). Parametri del sonno in uomini e donne: ore abituali e tempi di veglia (ad eccezione del tempo di veglia nei giorni lavorativi), valutato durante lo screening utilizzando il questionario Chronotype di Monaco (Roenneberg et al. 2003; Horne et al. 1976), erano significativamente anticipati nelle donne rispetto agli uomini (Tabella 2). Le ore abituali, la durata del sonno e il punteggio di qualità del sonno non erano significativamente diversi tra i sessi (Tabella 2).

Figura 5 (A) Rappresentazione schematica del protocollo di desincronizzazione forzata. SP, periodo di sonno; WP, periodo di veglia.In blu le sessioni dei test cognitivi. I grafici dell'area rossa sono i profili dei tre cicli di campionamento della melatonina. (B) Profili medi di melatonina per gli uomini (blu) e le donne (rosso). Tutti i dati erano allineati alla produzione di melatonina. (C) ampiezza della melatonina (media ± SEM) negli uomini (59,49 ± 5,95 pg / mL) e nelle donne (82,62 ± 8,09 pg / mL). Da Santhi N. et al.,2016.

Tabella 2. Da Santhi N. et al., 2016

Tuttavia, l'ampiezza del picco della melatonina era significativamente maggiore nelle donne (Fig. 5 B e C). Parametri del sonno in uomini e donne: ore abituali e tempi di veglia (ad eccezione del tempo di veglia nei giorni lavorativi), valutato durante lo screening utilizzando il questionario Chronotype di Monaco (Roenneberg et al. 2003; Horne et al. 1976), erano significativamente anticipati nelle donne rispetto agli uomini (Tabella 2). Le ore abituali, la durata del sonno e il punteggio di qualità del sonno non erano significativamente diversi tra i sessi (Tabella 2).

Figura 5 (A) Rappresentazione schematica del protocollo di desincronizzazione forzata. SP, periodo di sonno; WP, periodo di veglia.In blu le sessioni dei test cognitivi. I grafici dell'area rossa sono i profili dei tre cicli di campionamento della melatonina. (B) Profili medi di melatonina per gli uomini (blu) e le donne (rosso). Tutti i dati erano allineati alla produzione di melatonina. (C) ampiezza della melatonina (media ± SEM) negli uomini (59,49 ± 5,95 pg / mL) e nelle donne (82,62 ± 8,09 pg / mL). Da Santhi N. et al.,2016.

Tabella 2. Da Santhi N. et al., 2016

Tuttavia, l'ampiezza del picco della melatonina era significativamente maggiore nelle donne (Fig. 5 B e C). Parametri del sonno in uomini e donne: ore abituali e tempi di veglia (ad eccezione del tempo di veglia nei giorni lavorativi), valutato durante lo screening utilizzando il questionario Chronotype di Monaco (Roenneberg et al. 2003; Horne et al. 1976), erano significativamente anticipati nelle donne rispetto agli uomini (Tabella 2). Le ore abituali, la durata del sonno e il punteggio di qualità del sonno non erano significativamente diversi tra i sessi (Tabella 2).

Figura 5 (A) Rappresentazione schematica del protocollo di desincronizzazione forzata. SP, periodo di sonno; WP, periodo di veglia.In blu le sessioni dei test cognitivi. I grafici dell'area rossa sono i profili dei tre cicli di campionamento della melatonina. (B) Profili medi di melatonina per gli uomini (blu) e le donne (rosso). Tutti i dati erano allineati alla produzione di melatonina. (C) ampiezza della melatonina (media ± SEM) negli uomini (59,49 ± 5,95 pg / mL) e nelle donne (82,62 ± 8,09 pg / mL). Da Santhi N. et al.,2016.

Tabella 2. Da Santhi N. et al., 2016

(21)

Sempre in questo studio è stato messo a confronto la fase cicardiana con la prestazione in termini di velocità, impegno e accuratezza al risveglio (Fig.6). L’effetto del sesso è stato osservato solo per il fattore accuratezza, che era inferiore nelle donne, in particolare per test che richiedono spazialità e memoria. Questo potrebbe voler dire che la ritmicità circadiana nelle funzioni mentali esibisce differenze di sesso in modo che il deterioramento notturno agisca in negativo sulle prestazione delle donne al risveglio. Questi risultati sono rilevanti in vista di deficit cognitivi legati a disturbi dell'umore, che sono più prevalenti nelle donne.

Questo potrebbe spiegare come mai le donne si sentono più assonnate ed abbiano bisogno di dormire di più.

Figura 6 Modulazione circadiana (sinistra) e tempo del risveglio (destra) in punteggio dei fattori (precisione, sforzo e velocità) negli uomini (blu) e nelle donne (rosso). L'ora sopra l'asse x è indicata rispetto all’ insorgenza della melatonina. Gli sfondi viola e rossi sono il profilo medio della melatonina di uomini e donne,

rispettivamente. I valori di P sono le interazione sonno-veglia per sesso. Da Santhi N. et al., 2016.

Sempre in questo studio è stato messo a confronto la fase cicardiana con la prestazione in termini di velocità, impegno e accuratezza al risveglio (Fig.6). L’effetto del sesso è stato osservato solo per il fattore accuratezza, che era inferiore nelle donne, in particolare per test che richiedono spazialità e memoria. Questo potrebbe voler dire che la ritmicità circadiana nelle funzioni mentali esibisce differenze di sesso in modo che il deterioramento notturno agisca in negativo sulle prestazione delle donne al risveglio. Questi risultati sono rilevanti in vista di deficit cognitivi legati a disturbi dell'umore, che sono più prevalenti nelle donne.

Questo potrebbe spiegare come mai le donne si sentono più assonnate ed abbiano bisogno di dormire di più.

Figura 6 Modulazione circadiana (sinistra) e tempo del risveglio (destra) in punteggio dei fattori (precisione, sforzo e velocità) negli uomini (blu) e nelle donne (rosso). L'ora sopra l'asse x è indicata rispetto all’ insorgenza della melatonina. Gli sfondi viola e rossi sono il profilo medio della melatonina di uomini e donne,

rispettivamente. I valori di P sono le interazione sonno-veglia per sesso. Da Santhi N. et al., 2016.

Sempre in questo studio è stato messo a confronto la fase cicardiana con la prestazione in termini di velocità, impegno e accuratezza al risveglio (Fig.6). L’effetto del sesso è stato osservato solo per il fattore accuratezza, che era inferiore nelle donne, in particolare per test che richiedono spazialità e memoria. Questo potrebbe voler dire che la ritmicità circadiana nelle funzioni mentali esibisce differenze di sesso in modo che il deterioramento notturno agisca in negativo sulle prestazione delle donne al risveglio. Questi risultati sono rilevanti in vista di deficit cognitivi legati a disturbi dell'umore, che sono più prevalenti nelle donne.

Questo potrebbe spiegare come mai le donne si sentono più assonnate ed abbiano bisogno di dormire di più.

Figura 6 Modulazione circadiana (sinistra) e tempo del risveglio (destra) in punteggio dei fattori (precisione, sforzo e velocità) negli uomini (blu) e nelle donne (rosso). L'ora sopra l'asse x è indicata rispetto all’ insorgenza della melatonina. Gli sfondi viola e rossi sono il profilo medio della melatonina di uomini e donne,

rispettivamente. I valori di P sono le interazione sonno-veglia per sesso. Da Santhi N. et al., 2016.

(22)

1.2 Scopo dello studio

Sulla base dei dati della letteratura che riporta una relazione tra sonno e performance fisica (Chennaoui et al. 2014; Mah et al. 2011; Fullagar et al.2014; Lastella et al. 2018), lo scopo dello studio è stato quello verificare 1) se il numero di ore di sonno dichiarato dagli atleti professionisti e non professionisti prima di una gara di Mountain bike (MTB) (campionato italiano Marathon, prova unica) e in generale nella loro quotidianità influenza la performance della gara stessa, 2) se ci sono relazioni tra il sonno successivo all’allenamento e alla gara e tra queste e la prestazione .

2 Metodi

2.1 Analisi della gara

Denominato XCM è la versione su sterrato delle gran fondo del ciclismo su strada. I percorsi

sono ad anello ma raramente si effettua più di un giro, e la lunghezza minima stabilita dalla

federazione è di 60 km, arrivando a toccare quote di 120 km. I dislivelli da affrontare sono

impegnativi (2000-3000 mt di dislivello positivo) la durata si allunga notevolmente e quello

che conta è sapersi gestire. La XCM è classificata in base alle modalità di intervento

qualitative e quantitative dei diversi sistemi metabolici (Dal Monte1969; Lubich 1990) come

attività ad impegno cardiocircolatorio da medio ad elevato caratterizzata da regolari

incrementi submassimali o massimali della frequenza e della gettata cardiaca e da ridotte

resistenze periferiche. La resistenza è la base su cui bisogna lavorare perché i ritmi di pedalata

devono sostenere un percorso dove si alternano lunghe salite, discese tecniche , strappi

improvvisi e tratti di piano in cui spingere. Sapere stare in sella per molte ore è importante,

così come lo è la capacità di gestire la fatica, di sopportare il dolore fisico e la resilienza

(23)

mentale, ovvero la capacità del nostro cervello di continuare a far protrarre lo sforzo anche quando il corpo è esausto. Tecnicamente bisogna sapersi gestire, capire quando si può spingere e quando invece è meglio essere attendisti. Dal 2003 ogni anno si svolge il campionato del modo: prova unica a cui hanno accesso soltanto i professionisti e regolata dall UCI (Union Cycliste Internazionale), mentre nella prova Europea nello stesso percorso possono confrontarsi anche master. A livello nazionale abbiamo il campionato italiano. Solito percorso per gli elite e i master regolamentato dalla FCI.

2.2 Categorie

elite

Sono atleti elite coloro che esercitano attività sportiva di tipo professionale con carattere di continuità a favore di una società sportiva nell’ ambito della FCI regolamentata dal CONI. Gli èlite sono suddivisi in tre categorie principali, due maschili e una femminile (General organization of cycling a sport):

èlite uomini(ME): atleti di almeno 23 anni

èlite uomini under 23(MU): atleti di età compresa tra i 19 e 22 anni èlite donne: atlete di almeno 19 anni.

master (categorie amatoriali)

Gli atleti master sono individui che praticano vari livelli dell’ attività ciclistica. Essi

costituiscono una popolazione alquanto eterogenea, possiamo trovare così atleti che

continuano ad alti livelli dopo una lunga carriera ed altri che hanno iniziato l'attività

agonistica tardivamente. In questa attività agonistica, rivolta ad atleti adulti che abbracciano

un arco di età che va dai 19 anni agli oltre 65, la partecipazione è suddivisa in gruppi o

categorie che raggruppano classi di età per quanto possibile omogenee, in modo da dare a tutti

(24)

la possibilità di svolgere un attività di sano agonismo tra i partecipanti di pari livello (Tabella 3). Per ciascuna fascia di età il regolamento tecnico dell’ attività amatoriale e le norme annuali che regolano l’attività prevede specifiche disposizioni e limitazioni. Questo a tutela dell’ integrità fisica dei partecipanti e di una serena e sana attività sportiva di tipo non professionale.

Tabella 3

CATEGORIE AMATORIALI Età

ELMT elite sport 19 a 29

M1 master1 30 a 34

M2 master2 35 a 39

M3 master3 40 a 44

M4 master4 45 a 49

M5master5 50 a 54

M6 master6 55 a 59

M7 master7 60 a 64

M8 master8 65 e oltre

EWS elite women sport 19 a 29

W1master women 1 30 a 39

W2 master women2 40 e oltre

Da: www.federciclismo.it

(25)

2.3 Percorso campionato italiano marathon 2017

Figura 7. Altimetria del percorso

Si è svolta il 16 luglio 2017 a Malè la prova unica valida per il Campionato Italiano Marathon 2017, che ha assegnato le maglie tricolori di specialità su un tracciato dagli alti contenuti tecnici e atletici (70 km,3.100 m di dislivello) (Fig.7). Lo start è stato dato alle 8.45.

2.4 Soggetti

Sono stati reclutati 111 soggetti sani ( sulla base dell’anamnesi) di cui 20 donne e 91 uomini Tra loro, 21 erano elite (6 donne, 15 uomini) e 90 master (14 donne, 76 uomini).

Età e anni di pratica sportiva di ciascun gruppo sono riportati in Tabella 4 2.3 Percorso campionato italiano marathon 2017

Figura 7. Altimetria del percorso

Si è svolta il 16 luglio 2017 a Malè la prova unica valida per il Campionato Italiano Marathon 2017, che ha assegnato le maglie tricolori di specialità su un tracciato dagli alti contenuti tecnici e atletici (70 km,3.100 m di dislivello) (Fig.7). Lo start è stato dato alle 8.45.

2.4 Soggetti

Sono stati reclutati 111 soggetti sani ( sulla base dell’anamnesi) di cui 20 donne e 91 uomini Tra loro, 21 erano elite (6 donne, 15 uomini) e 90 master (14 donne, 76 uomini).

Età e anni di pratica sportiva di ciascun gruppo sono riportati in Tabella 4 2.3 Percorso campionato italiano marathon 2017

Figura 7. Altimetria del percorso

Si è svolta il 16 luglio 2017 a Malè la prova unica valida per il Campionato Italiano Marathon 2017, che ha assegnato le maglie tricolori di specialità su un tracciato dagli alti contenuti tecnici e atletici (70 km,3.100 m di dislivello) (Fig.7). Lo start è stato dato alle 8.45.

2.4 Soggetti

Sono stati reclutati 111 soggetti sani ( sulla base dell’anamnesi) di cui 20 donne e 91 uomini Tra loro, 21 erano elite (6 donne, 15 uomini) e 90 master (14 donne, 76 uomini).

Età e anni di pratica sportiva di ciascun gruppo sono riportati in Tabella 4

(26)

Tabella 4

variabile sesso gruppo media dev.

2.5 Procedura sperimentale

La performance consisteva nel completare il percorso (molto tecnico e lungo con più di 30 km di salite che a tratti superavano il 20% e altrettante discese con passaggi difficoltosi) nel minor tempo possibile. La gara è stata chiusa in 3:07:24 dal primo atleta elite e in 4:00:56 dalla prima atleta elite. Tra i master il primo uomo ha concluso in 3:27:56, la prima donna in 4:26:22

Al termine della prova di campionato italiano marathon mtb 2017 gli atleti sono stati invitati a compilare un questionario costituito dalle seguenti 7 domande:

D1 quante ore hai dormito prima di questa gara?

D2 quante ore dormi di solito?

D3 quante ore dormi prima di una gara?

D4 quante ore dormi dopo una gara?

D5 quante ore dormi prima di un allenamento intenso?

D6 quante ore dormi dopo un allenamento intenso?

D7 come valuti la tua performance media dell’ ultimo anno? (1 minimo - 10 massimo)

elite 33,500 4,238

master 35,000 2,879

elite 28,400 2,680

master 38,553 1,191

elite 13,333 3,334

master 8,308 2,265

elite 12,867 2,108

master 12,368 ,937

età f

m

anni di pratica f

m

(27)

2.6 Variabili e analisi statistica

Le variabili relative alle caratteristiche dei soggetti del gruppo elite e master (età, anni di pratica, numero di ore di allenamento settimanali) e la performance nella competizione (tempo, sec) sono state analizzate separatamente con ANOVA univariata. I punteggi riportati nel questionario per ciascun item sono stati analizzati con ANOVA multivariata. I fattori tra soggetti erano gruppo (master, elite) e Sesso (uomini, donne) in entrambi i casi. Inoltre, è stato calcolato il coefficiente di Pearson tra prestazione e items del questionario e anche tra items del questionario. La significatività è stata fissata a p<.05.

3 Risultati

Caratteristiche del campione

L’ANOVA univariata ha indicato una differenza di età quasi significativa tra atleti elite e master indipendentemente dal sesso (F(1, 109)=3.809, p<.051, μ2=.035), con gli elite risultati più giovani dei master.

Al contrario, gli anni di pratica riferiti non erano significativamente diversi per gruppo e sesso.

Come previsto, il numero di ore di allenamento settimanale era significativamente maggiore (F(1,109)=12.447, p<.001, μ2=.110) negli elite (17.82 +2.88) che nei master (12.29+ 4.09).

Performance

La performance è risultata significativamente migliore(F(1,110)=41,36 P<.0001 negli atleti

elite (sec,13.461 + 1.664) che nei master (sec 15.942 + 2.191). Inoltre è risultata migliore

negli uomini che nelle donne di entrambe le categorie F(1,110)= 39,979 P<.0001. Infatti il

(28)

tempo impiegato dagli uomini è stato minore di quello impiegato dalle donne (Figura 8)sia tra gli elite (Sesso, F(1,21)= 32,058 p<.0001) che tra i master (Sesso, F(1,88)= 43,004, p<.0001)

donne uomini

Fig. 8. Tempo (secondi) impiegato da atleti elite e master dei due sessi

Questionario

La Tabella 5 riporta la valutazione che i due gruppi hanno dato per ogni item del questionario.

Sono state trovate differenze significative tra atleti master e elite (Tabella 5) per numero di ore di sonno precedenti la gara (F=10.091, p<.002) e interazioni tra gruppo e sesso per il numero di ore di sonno nella notte seguente una gara e nella notte precedente e seguente un allenamento intenso.

La sviluppo di queste interazioni ha indicato una differenza significativa tra uomini e donne tra i master per il numero di ore di sonno precedenti (t(1,87)= 2.464, p<.016) e seguenti (t(1,87)= 2.640, p<.015) un allenamento intenso. Al contrario, non è stata riscontrata nessuna differenza significativa tra uomini e donne del gruppo elite. Inoltre, non si sono trovate differenze significative tra le donne delle due categorie, mentre gli uomini elite e master

0,000 5000,000 10000,000 15000,000 20000,000 25000,000

P

A

elite master

master

(29)

hanno riportato valori diversi di numero di ore di sonno seguenti una gara (t(1,89)=2.947, p<.004) e precedenti (t(1,89)=2.701, p<.008) e seguenti (t(1,89)=3.041, p<.003) un allenamento intenso.

Tabella 5. Risposte al questionario

domanda sesso gruppo Media SD

d1 f elite 7,33 1,36

master 6,73 0,72

Totale 6,92 ,0976

m elite 7,00 1,05

master 7,24 1,10

Totale 7,20 1,09

Totale elite 7,09 1,12

master 7,16 1,07

Totale 7,15 1,07

d2 f elite 7,67 ,082

master 7,42 0,70

Totale 7,50 0,73

m elite 7,60 0,76

master 7,00 0,85

Totale 7,10 0,86

Totale elite 7,62 0,76

master 7,06 0,84

Totale 7,17 0,85

d3 f elite 8,00 0,71

master 6,81 1,22

Totale 7,18 1,20

m elite 7,60 0,76

master 7,16 0,88

Totale 7,24 0,87

Totale elite 7,71 0,75

master 7,11 0,93

Totale 7,23 0,93

d4 f elite 6,75 1,47

master 7,31 1,25

Totale 7,13 1,31

m elite 7,83 1,11

master 6,86 1,18

Totale 7,02 1,22

Totale elite 7,52 1,29

master 6,93 1,19

Totale 7,04 1,23

(30)

domanda sesso gruppo media SD

d5 f elite 7,33 1,37

master 7,65 0,66

Totale 7,55 0,91

m elite 7,70 0,92

master 7,03 0,88

Totale 7,14 0,91

Totale elite 7,60 1,04

master 7,12 0,87

Totale 7,21 ,092

d6 f elite 7,17 1,47

master 7,58 0,67

Totale 7,45 0,97

m elite 7,83 0,58

master 6,99 1,03

Totale 7,13 1,02

Totale elite 7,64 0,96

master 7,08 1,01

Totale 7,19 1,02

d7 f elite 7,25 0,99

master 7,50 0,71

Totale 7,42 0,79

m elite 7,877 1,03

master 7,39 1,35

Totale 7,47 1,31

Totale elite 7,70 1,03

master 7,41 1,28

Totale 7,46 1,23

Correlazioni tra caratteristiche dei soggetti, performance e items del questionario

Nella categoria elite la performance (tempo impiegato nella gara) correlava positivamente con il numero di ore di sonno abituali prima di una gara (R=.441, p<.045) e negativamente con la valutazione della propria performance media dell’ultimo anno (R=-.458, p<.047)

Nella categoria master, la performance correlava positivamente solo con le ore di

sonno abituali dopo una gara (R=.265, p<.012). Inoltre in questa categoria, l’età correlava

negativamente con le ore di sonno abituali dopo una gara (R=-.226, p<.032) e con le ore di

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sonno abituali dopo un allenamento intenso (R=-.-251, p<.017) e positivamente con le ore di sonno abituali prima di un allenamento intenso (R=.259, p<.014)

Nella categorie master ed elite sono state trovate diverse correlazioni tra gli items del questionario. Le correlazioni sono riportate in tabella 6, che mostra un numero maggiore di correlazioni nella categoria master.

Le correlazioni parziali corrette per ore di allenamento e anni di pratica rimanevano invariate Tabella 6. Correlazioni

d2 d3 d4 d5 d6

elite d1 R=.742, p<.0001

d2 R=.663, p<.001 R=.823, p<,001 R=.733, p<.0001

d3 d4 R=.769, p<.0001 R=.835, p<.0001

d5 R=.875, p<.0001

d6

master d2 d3 d4 d5 d6

d1 R=.280, p<.008 R=.555, p<.0001 R=.218, p<.040 R=.370, p<.0001 R=.287, p<.006 d2 R=.421, p<.0001 R=.616, p<.0001 R=,837, p<.0001 R=.871, p<.0001

d3 R=.342, p<.001 R=.412, p<.0001 R=.415, p<.0001

d4 R=.613, p<.0001 R=.689, p<.0001

d5 R=.855, p<.0001

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4. Discussione

Come atteso, la performance degli elite e master era significativamente diversa. Il nostro studio, ha mostrato anche un vantaggio degli uomini rispetto alle donne in assenza di differenze significative negli anni di pratica , nell’età e nelle ore di sonno precedenti la gara.

4.1 Quantità di sonno e performance in atleti elite e master

La quantità di sonno non sembra influenzare la performance. Questo è in accordo con i lavori di Martin et al (1981), in cui i test al cicloergometro su tre carichi di lavoro al 25%, 50% e 75% del vo2 max dopo una privazione di sonno di 30 ore non hanno rilevato differenze rispetto ai controlli nell’ assorbimento di o2 ,produzione di co2, ventilazione, frequenza cardiaca e pressione arteriosa. Anche gli studi condotti da Oliver e collaboratori (2009) su esercizio al treadmill dopo una privazione di 30 ore non hanno rilevato alterazioni cardio- respiratorie e termoregolatorie rispetto ai controlli ,solo una diversa percezione dello sforzo da parte dei soggetti privati del sonno. Ciò è confermato dagli studi di Marcora et al. (2009) che dimostra che la fatica mentale aumenta la percezione dello sforzo piuttosto che aumentare i meccanismi cardiorespiratori e muscolo-energici. Reilly e Deykin non hanno riportato decrementi di resistenza esecuzione in esecuzione (tempo di esaurimento) a seguito di parziale perdita di sonno (3 ore di sonno a notte per 3 notti), ma sembra che questo abbia un effetto negativo sulla funzione psicomotoria che potrebbe essere fonte di potenziale stress.

I lavori di Mougin e collaboratori (2001) che hanno dimostrato piccole alterazioni nelle

risposte ormonali all’ esercizio fisico a massima intensità durante il ciclo incrementale al ciclo

ergometro (20 min al 75% [VO2max] seguito da10 W aumentano ogni 30 s) dopo privazione

parziale di sonno (3 ore di perdita di sonno a metà della notte) , secondo Monico- Neto e

collaboratori (2013) il debito di sonno può indurre inoltre atrofia muscolare aumentando i

glucocorticoidi e diminuendo il testosterone, l’ ormone della crescita e il fattore di crescita

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insulino-simile. Queste alterazioni ormonali determinerebbero un ambiente altamente proteolitico caratterizzato da una diminuzione della sintesi proteica e da un aumento della degradazione. Studi contrastanti dunque non chiariscono se la quantità di sonno la notte prima della competizione possa influenzare la performance.

4.2 Differenze tra atleti master ed elite nelle relazioni tra performance e vari item del questionario

La quantità di sonno dichiarata dagli atleti elite prima di una competizione è significativamente maggiore rispetto agli atleti master. Questo potrebbe essere dovuto al differente modo di gestione dello stress il giorno prima della gara. Infatti mentre l’ elite di solito non lavora e quindi può avere un avvicinamento migliore alla competizione in termini di affaticamento fisico e mentale rispetto ad un master che costretto da orari di lavoro si trova ad arrivare sul luogo della competizione anche poco prima della gara. Secondo Lastella e collaboratori (2018) i disturbi del sonno sono un sintomo chiave dell’ affaticamento fisico.

Marcora e collaboratori (2009) hanno studiato questa relazione in 16 soggetti che dovevano correre all’ esaurimento dell’80% fcmax dopo aver svolto per 90 minuti un test cognitivo impegnativo e in controlli che avevano guardato per 90 minuti un documentario. Un questionario sull’ umore ha rilevato uno stato di significativo affaticamento mentale e riduzione del tempo di esaurimento rispetto alla condizione di controlli. Questo effetto negativo non era mediato da fattori cardiorespiratori e muscolari poiché le risposte fisiologiche all’ esercizio fisico intenso sono rimaste sostanzialmente inalterate. I soggetti mentalmente affaticati hanno raggiunto il loro livello massimo di sforzo percepito e si sono disimpegnati dal compito fisico prima che nella condizione di controllo.

Nella categoria master le donne dichiarano di dormire di più nel quotidiano. Questo potrebbe

derivare dal diverso ciclo della melatonina, dagli ormoni e dai conseguenti disturbi dell’

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