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NEL BRESCIANO Per i produttori, l’Università della montagna di Edolo è un punto di riferimento non solo a livello locale

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Academic year: 2022

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Osterie d’Italia 2022 Il ritorno delle chiocciole in libreria

Il massimo riconoscimento alle osterie del Bel Paese, segna uno scenario davvero incoraggiante: su 1713 locali recensiti (1697 in Osterie d’Italia 2021), la Guida conta ben 120 novità, tra cui compaiono molte attività aperte proprio negli ultimi due anni. Di quale salute godono quelle bresciane? Buona. Tra conferme e novità (c’è anche una nuova insegna al debutto in guida) ne abbiamo parlato con Eugenio Signoroni uno dei due curatori della Guida nella videointervista per la rubrica Assaggi del blog: «Il

2022 sarà l’anno della riscossa e la pandemia lo ha già dimostrato: la prova di resilienza che le trattorie e osterie italiane hanno dato dimostra quanto queste siano la vera spina dorsale della ristorazione italiana» ha commentato Signoroni, bresciano di nascita ma torinese d’adozione. La ristorazione italiana sta dando prova di grande vitalità e maturità. Le Osterie, la ristorazione del futuro?

«Come già dimostrano i numeri della Guida 2022, siamo convinti che quello dell’osteria sarà il modello ristorativo che meglio reggerà» conclude Signoroni.

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La coltivazione dello zaf- ferano riporta a un tempo lontano, a un’agricoltura fat- ta di sguardi, pazienza, preci- sione e passione. Raccogliere i fiori, togliere i petali, estrar- re i pistilli rossi, separarli e farli essiccare richiede una manodopera certosina. Tan- to lavoro, poca resa. Eppure l’oro rosso, come è sopranno- minato per il colore e per il valorechelocolloca tralespe- zie più care al mondo, è sem- pre più diffuso in Italia, da Nord a Sud.

Una cinquantina in tutto co- loro che se ne occupano nel territorio bresciano, spiega Luca Giupponi, ricercatore dell’ Università della Monta- gna (Unimont) di Edolo, in- novativo centro di formazio- ne e ricerca dell’Università degli Studi di Milano, con se- de in Valcamonica, che si oc- cupadi ricerca evalorizzazio- ne dello zafferano, dotato an- chedi unlaboratoriodi anali- siqualitativa diventato un fa- ro per tutti i produttori d’Ita- lia. Ogni anno riceve 150/200 campioni da analiz- zare. «Una decina di anni fa cisiamoaccorti chelozaffera- no si presta ad essere coltiva- to non solo nelle aree geogra- ficheclassichedovevienepro- dotto (Navelli in Abruzzo, in Sardegna e qualcosa in Sici- lia),maanche sulle Alpienel- le aree marginali poco pro- duttivecomequelledimonta- gna. Lo zafferano non solo cresce benein ambientecolli- nare, ma anche oltre i mille metri». La qualità? «Otti- ma», assicura, come per la maggior parte della spezia

prodotta in Italia, dai 400 ai 600 chili l’anno. Ma la richie- sta è maggiore, e così bisogna ricorrere all’importazione.

«Per il 90% è prodotta da po- chissimi paesi, il più impor- tante dei quali è l’Iran dove il costo della manodopera è molto basso e quindi la spe- zia costa meno (5/7 euro al grammo contro i 18/50 euro di quello italiano) – spiega Giupponi -. Il grosso limite dei produttori di zafferano è che buona parte della produ- zione e della lavorazione ne- cessitano di lavoro manuale:

da 200 fiori si arriva ad avere un grammo di spezia, se va bene. Ecco perché gran parte delle aziende che operano in Italia e nei paesi occidentali producono piccole quantità di zafferano che vanno dalla decina di grammi a massimo un chilo. Abbiamo stimato una media di 200 grammi ad azienda agricola».

L’attività di ricerca di Uni- mont ha contribuito non solo alla conoscenza del prodotto agro-alimentare ma alla dif- fusione della coltivazione.

Merito anche della comuni- cazione che viaggia sul web:

sito (unimontagna.it), blog (ororossodellealpi.altervi- sta.org) e pagina Facebook (Zafferano-UNIMONT).

Quest’ultima ha oltre duemi- laiscrittieunacomunitàmol- to partecipe e appassionata.

Una sorta di «tavolo tecnico virtuale» dove coesistono produttori e ricercatori. «Ci teniamoa restituireal territo- rio le conoscenze acquisite, per innescare delle attività, in questo caso filiere alimen- tari, diqualità ecreare svilup- po per le aree montane. È questa la nostra missione»

conclude Giupponi.

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NEL BRESCIANO Per i produttori, l’Università della montagna di Edolo è un punto di riferimento non solo a livello locale

Unimont, con la ricerca «social»

l’oro rosso diventa protagonista

Glistudi sullo zafferano divulgati attraverso sito, blog e gruppo Fb Giupponi: «Le nostre conoscenze innescano una filiera di qualità»

eco-design, che porta con sé i valoridellasostenibilità. «Re- cuperiamopropriotutto, nul- la va in discarica – spiega Mi- chaela Cima co-fondatrice di Eco Wood -. Nel momento in cui un’azienda ci affida i pro- pri rifiuti di legno, aggiustia- mo e rivendiamo quelli ripa- rabili. Quando non si posso- no più riparare, li riduciamo in cippato per il settore edile

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•• Laguida

IlfioredellozafferanochevieneottenutoestraendoipistillirossiFOTO MATTEO MARIOLI PaolaBuizza

paola.buizza@bresciaoggi.it

BRESCIAOGGI Mercoledì 17 Novembre 2021

CRONACA 21

ds: buizza

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