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I Raccomandazioni condivise per la sindrome dell’occhio secco

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26 M.D. Medicinae Doctor - Anno XXIV numero 8 - novembre-dicembre 2017

A ggiornAmenti

I

dati epidemiologici segnalano che l’occhio secco è una situa- zione clinica in netta crescita:

dal 7% al 16% della popolazione europea presenta sintomi e segni di secchezza oculare. In Italia, la pato- logia è considerata in rapido aumen- to, specie negli ultimi anni, ma non esistono dati di riferimento chiari che ne attestino la reale prevalenza.

I sintomi più comuni sono occhi sec- chi o arrossati, bruciore, sensazione di corpo estraneo nell’occhio, pruri- to, annebbiamento visivo e fotofobia.

“La secchezza oculare è sempre stata affrontata come una patologia minore, di poca importanza, spesso sottovalutata, a volte misconosciu- ta. In realtà le lacrime sono fonda- mentali per la superficie dell’occhio e la loro mancanza può creare danni all’epitelio e al tessuto nervoso, provocando alterazioni anatomiche, che rappresentano una sorgente di dolore e un fattore di rischio per infiammazioni, congiuntiviti, even- tuali chirurgie successive. Gli studi più recenti mostrano che l’impatto sulla qualità della vita di questi pa- zienti può essere molto negativo, tant’è che spesso autolimitano le loro relazioni sociali e la sintomato- logia impatta negativamente anche con l’ambito lavorativo” - spiega a

M.D. Maurizio Rolando, Direttore del Centro superficie oculare, IsPre Oftalmica, Genova.

La sindrome dell’occhio secco è dunque una patologia insidiosa, sot- tovalutata dal punto di vista epide- miologico, sintomatologico e tera- peutico, spesso associata a patolo- gie oculari e sistemiche più com- plesse o ad effetti collaterali di tera- pie croniche. “È una malattia con una stadiazione precisa per la quale sono necessarie terapie mirate. La sottovalutazione di questa proble- matica da parte del medico conduce spesso il paziente in percorso di au- tomedicazione, con conseguenze che possono portare talvolta alla cronicizzazione” - continua Rolando.

Su queste basi e dal confronto di un gruppo di oftalmologi italiani sono emerse le prime raccomandazioni condivise per la gestione del distur- bo, che saranno pubblicate a breve.

¼

¼ Percorso di gestione

L’adozione di un approccio globale e di una precisa diagnosi del livello della malattia sono i fondamenti per impo- stare il percorso terapeutico.

L’esame iniziale deve partire da un attento ascolto del paziente e l’anam- nesi deve prevedere la raccolta di in-

formazioni attraverso l’osservazione, l’utilizzo di questionari di autovaluta- zione, definizione dei fattori di rischio, definizione dei tempi di insorgenza dei disturbi oculari e dell’andamento dei sintomi nel corso della giornata.

I test che possono essere utilizzati al fine di eseguire una diagnosi rapi- da sono il Break Up Time e il test di Schirmer.

La terapia dovrà essere una terapia dinamica, modificata e adattata in base all’evoluzione del quadro clini- co, sempre in possibile evoluzione.

Inoltre è necessario aggredire la malattia in tutte le sue componenti e i diversi trattamenti disponibili non si escludono reciprocamente.

Le opzioni terapeutiche sono quindi finalizzate a eliminare i fattori di ri- schio, aumentare e/o conservare il volume lacrimale, mediante l’uso di occhiali protettivi specifici, punctum plugs - l’applicazione di microscopici

‘tappi’ nel dotto lacrimale che per- mettono alle lacrime di rimanere più a lungo nell’occhio - e sostituti lacri- mali che devono essere utilizzati in modo costante e regolare. Un altro approccio terapeutico può essere l’uso della ciclosporina, l’immuno- soppressore in grado di aumentare la produzione del film lacrimale e ri- durre i sintomi di secchezza oculare.

Raccomandazioni condivise per la sindrome dell’occhio secco

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ftalmologia

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Attraverso il

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