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Lezione della Guida n gennaio 1965

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di Eva Broch Pierrakos

L ezione della Guida n ° 130

8 gennaio 1965

TROVARE LA VERA ABBONDANZA ATTRAVERSANDO LA PAURA

1. Saluti amici carissimi. Benedizioni a ognuno di voi, e benedetto sia questo nuovo anno. Che sia un anno proficuo per la vostra crescita spirituale.

2. Le persone vengono sovente confuse dalle apparenti contraddizioni degli insegnamenti spirituali. Ne abbiamo parlato diverse volte, e ogni volta torno a rimarcare il comune denominatore che unisce due apparenti contraddizioni, e che dunque elimina ogni situazione di tipo "o…, o...".

3. L’argomento odierno è fondamentale per il vostro approccio alla vita. Ognuno di voi potrà ricevere un aiuto sostanziale dalla lezione, se riflette a fondo su quanto vi dirò. Avrete una risposta a ogni vostra domanda, che siate consapevoli o meno di albergare in voi delle domande al riguardo.

4. Esistono due filosofie sulla vita e sulla realtà spirituale, in apparente contraddizione. Una dice che una persona spiritualmente ed emotivamente matura deve imparare ad accettare le difficoltà della vita. Per far fronte alla vita le persone devono poter accettare quel che non sono in grado di cambiare nell’immediato, ciò che va oltre la loro diretta sfera di influenza. Dice anche che il non accettarlo induce disarmonia, ansia e tensione, che accresce le difficoltà e distrugge la serenità. La capacità di accettare l’inevitabile - come la morte o altri accadimenti del destino - è indice di maturità e denota una personalità ben formata.

5. L’altra filosofia dice che non bisogna accettare nulla di negativo, che le difficoltà, inclusa la morte, non sono necessarie. Dice che non esiste altro destino al di fuori di quello che gli esseri umani plasmano per loro stessi e che, se lo decidono, possono plasmare un nuovo destino privo di sofferenze. Inoltre afferma che il vero risveglio spirituale è segnato dalla consapevolezza che non si deve per forza accettare la sofferenza, che l’universo è aperto, che c’è un’abbondanza illimitata a disposizione di tutti gli esseri umani, proprio qui e ora.

6. Queste contraddizioni sono solo apparenti. Vi sentirete di certo confusi se vi dico che i due approcci non presentano contraddizioni di sorta, che ne siate consapevoli o meno. Sicuramente avrete trovato entrambi gli approcci in tutti i grandi insegnamenti spirituali, come pure nelle mie lezioni.

7. Ora, amici miei, perché i due approcci non si escludono a vicenda? Dov’è il comune denominatore che li unisce? La chiave è l’elemento paura. Se desiderate la felicità perché temete l’infelicità, non la otterrete mai. Ma se desiderate la felicità fine a se stessa - e non perché ne temete la mancanza - nulla vi impedirà di conseguirla. E questo fa un’enorme differenza.

8. Finché avrete paura, sarà talora inevitabile che facciate esperienza di ciò che temete, così da poter superare la paura. Se la paura può svanire comprendendo la verità che non c’è alcun motivo di avere

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paura, allora non sarà necessario sperimentarla. Ma dato che spesso non arrivate a capirlo, è necessario che familiarizziate con quelle circostanze che vi suscitano paura finché non perdano il loro aspetto minaccioso.

9. Finché desiderate il positivo solo perché temete il negativo, la vostra paura vi sbarrerà la strada verso il positivo. Il pianeta Terra, questa sfera di coscienza, è caratterizzata dal desiderio del positivo non fine a se stesso, ma per timore del suo opposto negativo. Esaminiamo alcuni dei desideri fondamentali della maggior parte degli esseri umani.

10. Inizieremo dalla grande dualità di vita e morte. Ciò vi farà capire meglio una lezione di qualche anno fa, in cui parlavo della vita e della morte come di due aspetti dello stesso processo (vedi Lez.81). Vi dicevo che dovete apprendere la capacità di morire, che ci arriverete con l’accettazione, e tramite quell’accettazione imparerete che non c’è nulla da temere, anzi, che la morte non esiste. Vi dicevo anche che la persona che ha paura della vita avrà paura anche della morte, e viceversa.

11. È impossibile amare veramente la vita finché si teme la morte, come si evince dall’osservazione delle reazioni umane. Più una persona vive con gusto e gioia, meno essa teme la morte. Più le persone si ritraggono per paura della morte, più si aggrappano alla vita; non perché si godano la vita o perché siano dinamicamente legate a essa, ma per evitare la morte. Queste persone non vivono per davvero.

La paura della morte e del morire impedisce loro di vivere, e solo vivendo la vita in profondità imparate che la vita è un processo senza fine e che la morte è un’illusione transitoria. Se ci si aggrappa alla vita per paura della morte, la vita non avrà senso, né potrà essere piacevole. Inutile dire che questa è, come sempre, una questione di gradazioni: poiché quasi nessuno è completamente libero dalla paura della morte (altrimenti non si incarnerebbe in questa sfera dell’essere), e forse non c’è nemmeno nessuno che possa dire di vivere una vita vera. Ma qualcuno è relativamente libero da questa paura e quindi vive una vita significativa e piacevole.

12. Dal momento che è quasi impossibile per l’anima della persona media rendersi conto che la morte non è da temere, essa dovrà attraversare cicli e cicli di incarnazioni, uno dopo l’altro, e imparare a morire finché il morire cessa di essere un’esperienza spaventosa. Superata la paura del morire, la vita eterna diventa possibile; ma finché la si teme si dovrà sperimentare la morte.

13. Un altro grande peccato dell’essere umano è il desiderio di controllo, poiché l’uomo ha il terrore di perdere il controllo. Gli insegnamenti spirituali postulano che la morte non è necessaria, ma affermano anche che l’individuo davvero evoluto è padrone dell’universo e che è l’unico artefice del proprio destino. L’anima umana tende a questo obiettivo. Ma finché permane la paura di perdere il controllo, l’individuo dovrà imparare a lasciare andare, ad adattarsi in modo flessibile. Occorre apprendere il sottile equilibrio tra il saper navigare nel fiume della vita e il lasciar andare. Più si ha paura di lasciar andare, maggiore è lo squilibrio dei moti animici e maggiore è la perdita del controllo sul proprio destino. Il controllo serrato a cui ci si aggrappa è uno pseudo-controllo che non fa che accrescere tensione e ansia, impedendo la pace e la fiducia in se stessi e nel processo della vita. L’unico modo di accrescere la fiducia è affidarsi a ciò che sembra essere “ignoto” rinunciando al controllo assoluto. Se si lascia andare in questo modo si otterrà con il tempo la piena padronanza e non si avrà più paura di perderla, giacché la persona saprà che non c’è nulla da temere.

14. Gli esseri umani non sono ancora capaci di un immediato controllo di se stessi e della vita. Devono ancora accettare alcune limitazioni temporanee nel loro sé che danno luogo a un destino a loro non gradito. Negare queste limitazioni con la sola volontà esteriore che deriva dalla paura peggiora la situazione. Accettare i propri limiti temporanei e le loro conseguenze non vuol dire rassegnarsi a tragedie e sofferenze. Si tratta solo di attraversare una fase di minore espansione, conforto e felicità, di accettare la responsabilità della situazione e, in seguito, di superare ogni timore. Assumere questo atteggiamento vi aprirà ancora di più la porta.

15. Giacché l’essere umano nel suo stato evolutivo più elevato ha il pieno controllo del proprio destino, possiede altresì la capacità potenziale di affidarsi a forze più grandi. Ed è solo così che una persona può diventare un tutt’uno con quelle forze. Quando ci si rifiuta di lasciare andare il controllo, è per

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paura e sfiducia. E in tal modo si blocca quel che vi è di più benigno: il potere, la liberazione, la felicità.

16. Un altro scopo fondamentale dell’uomo è il piacere supremo. Tutti questi aspetti - la vita eterna, il controllo del proprio destino, il piacere supremo - sono scopi spirituali istintivi e profondamente radicati. La psiche sa istintivamente che quegli scopi rappresentano il suo destino e la sua origine, e dunque cerca di riappropriarsene.

17. Se desiderate il piacere perché temete il dolore o l’assenza di piacere, la porta del piacere resta chiusa.

Una volta che avrete imparato che l’assenza di piacere non è un abisso di oscurità da cui fuggire, la paura non impedirà più la vostra realizzazione.

18. Ogni aspetto della vita segue questo principio. Se desiderate la salute con uno spirito di timore della malattia, non la conseguirete. Se temete il processo di invecchiamento, prevenite l’eterna giovinezza.

Se temete la povertà, prevenite l’abbondanza. Se temete la solitudine, impedite la vera compagnia. Se temete la compagnia, prevenite l’autonomia; e così via.

19. Il grande nemico è la paura, e il modo migliore per affrontarla e superarla è innanzitutto accertarla, ammetterla e articolarla. Questo approccio ridurrà in modo considerevole la paura e aprirà la strada a ulteriori misure per sbarazzarvene. Ovviamente, come sempre, dovrete esprimere chiaramente nel pensiero e nelle intenzioni il desiderio di mettere in atto detto approccio. Tuttavia, se combattete la paura avendone timore, non vi sarà facile. Vi saranno molto più utili per la vittoria una serena ammissione di paura e la sua temporanea accettazione, anziché affrontarla combattendola.

20. Molto tempo fa abbiamo parlato dei tre principali ostacoli dell’anima umana: l’orgoglio, la volontà egoica e la paura. Più l’anima è unificata, più essa potrà conseguire il punto fondamentale di unificazione allorché si imbatta in divisioni interiori. Lo stesso vale per questa triade. L’orgoglio e la volontà egoica vengono facilmente superati quando non c’è più la paura. Se non temerete che la vostra dignità possa essere compromessa, non ci sarà bisogno di ostentare un falso orgoglio. E se non avete paura di essere controllati da fattori al di fuori della vostra influenza, non avrete bisogno della volontà egoica.

21. La paura è la grande porta chiusa che vi impedisce di accedere, nel qui e ora, a tutto quel che sarebbe a vostra disposizione, nel momento in cui la paura venisse sradicata dal vostro cuore e dalla vostra anima.

22. Questo è il significato della vostra vita, amici miei. Questa è, in sostanza, la sfera umana della coscienza, con le sue ripetute incarnazioni che sono una scuola di esperienza. Ed è proprio questo il nostro percorso: scoprire che la paura non è necessaria.

23. Quando sentite l’ammonimento che è necessario imparare ad accettare, lo interpretate sempre come il dover accettare un destino di sofferenza e di privazione. Il consiglio di imparare a mollare il controllo implica, secondo voi, di lasciarvi cadere in un abisso di pericolo, dolore e difficoltà. Ecco perché si acuisce la paura, la tesa riluttanza e la testardaggine. Vi allontanate in modo rigido dalla vostra liberazione, dalla vostra vita eterna, dalla vostra felicità. In realtà, di fatto l’accettazione vi porterà alla consapevolezza che siete chiamati a conseguire ciò che vi è di più desiderabile. Mollare il controllo - la piccola volontà egoica - vi dimostrerà finalmente che questo passo vi porta a una nuova libertà, a qualcosa di positivo e desiderabile, e dunque non c’è più bisogno di timorose resistenze.

24. Quando l’anima è sufficientemente esperta e ha assorbito la verità che non c’è nulla da temere, la personalità umana arriva d’un tratto a realizzare che l’accettazione non è più un rischio, poiché abbraccia l’intero universo benigno. Allora non si tratterà più di dover attraversare la paura per superarla. Allora si sarà pronti ad accogliere tutto l’appagamento, l’abbondanza, la felicità e il piacere assoluto nella propria vita, ormai liberata, e anche nella vita eterna, con tutti i relativi aspetti dinamici e gioiosi. Tutto ciò che il cuore umano desidera è proprio lì a portata di mano, una volta superata la paura.

25. Capire questa verità è la liberazione che il vostro spirito stava aspettando. È come se il vostro spirito

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esclamasse: "È proprio così! Perché non mi sono accorto prima, di questa meravigliosa semplicità?

Perché mi sono tormentato con tante difficoltà inutili?" E allora uscite dalla vostra prigionia e il mondo diventa vostro!

26. Ma nelle aree in cui l’anima non è ancora pronta, essa dovrà imparare che non c’è nulla da temere. E lo impara immergendosi in un mondo che esprime una siffatta ignoranza - perché solo attraverso un reale coinvolgimento si può infrangere l’ignoranza della verità: e la verità è che non c’è nulla da temere.

Il sé deve scoprire la verità che persino ciò che procura dolore non è affatto quello di cui si ha paura.

27. Avete avuto tutti questa esperienza, amici miei. Nell’immaginare un evento futuro, quante volte avete scoperto che, dopo averlo vissuto, non era affatto così male come temevate?

28. Questo ci porta all’importante constatazione che l’elemento principale della paura non è un particolare fattore o evento sgradito, ma il non conoscerne gli attributi. Ora, è possibile temere qualcosa che si sia già sperimentato a livello conscio o inconscio. Ma quando si sperimenta qualcosa in uno stato di paura, tutte le facoltà e le percezioni si attutiscono. Non si riesce a registrare appieno la verità dell’esperienza, ad assimilarla o percepirla. La paura offusca l’obiettività e la capacità di valutare l’esperienza in modo obiettivo. Quindi è del tutto possibile vivere un’esperienza con un certo stato d’animo e uscirne con l’impressione che quella esperienza non fosse stata come in realtà era, ma piuttosto come ci si aspettava che fosse.

29. Questo è il motivo per cui l’anima richiede tante ripetizioni finché non si riesca a liberarsi dalla paura, specie nei confronti dell’esperienza della morte. Ma vi assicuro, amici miei, che il trauma della nascita è infinitamente superiore a quello della morte. Tuttavia esiste una peculiare immagine di massa della morte, profondamente impressa in tutte le anime che continuano a incarnarsi nella sfera terrestre.

Quando un individuo attraversa l’evento liberatorio della perdita del corpo fisico, l’immagine di massa produce una tale paura che la persona è troppo ansiosa per riuscire a registrare la realtà dell’evento della morte in piena coscienza.

30. Inoltre l’intelletto cosciente ignora i veri fatti del morire, e incontrando un elemento sconosciuto viene preso dalla paura, la quale anestetizza l’atto del percepire. In tal modo la verità non riesce a imprimersi nell’anima. Ciò che viene sperimentato si fa confuso, a causa del livello molto basso di coscienza che si aveva in quel momento. Il poco che era stato registrato viene presto dimenticato, giacché la memoria dipende anche da uno stato d’animo libero: libero da paure, pregiudizi e idee sbagliate. Quel poco che l’anima ricorda viene presto cancellato dalla forza dell’immagine di massa che torna a imporsi sull’individuo.

31. Accade spesso che un individuo registri al momento della transizione una sensazione del tipo: "Oh, davvero si tratta di questo? Che meraviglia!" Eppure l’immagine di massa non si cancella se non si sperimenta la verità in piena coscienza, senza che la paura intralci un’esperienza così completa. Ma a ogni ripetersi dell’esperienza penetra un po’ di verità in più, fino a quando, piano piano ma inevitabilmente, l’anima si libera dalla paura e si rilassa in merito alla transizione. Lo stesso rilassamento che provate quando vi preparate per coricarvi, o quando inizia una nuova fase ancora ignota della vita, ma che attendete con cuore sereno. Il senso del morire è dato dalla paura che si prova al riguardo, ma diventa superfluo e svanisce con lo svanire della paura.

32. Lo stesso principio si applica a molti altri aspetti della vita. Ovunque esista la paura, essa produce le circostanze di cui si ha timore. Queste circostanze sono, al contempo, l’unico modo per convincere il sé che non è necessario avere paura.

33. Più si conosce un evento, meno se ne ha timore. E quand’anche si attivi un circolo vizioso in cui la paura offusca i sensi, ogni circolo vizioso può essere interrotto. Potreste argomentare che si può avere molta paura di un dolore reale. Ma riflettete, cari amici: si ha tanta paura del dolore solo se non si sa a cosa esso porti, specie se si teme qualcosa di pericoloso come una grave malattia o la morte. Se sapete che il dolore non è una minaccia per la vostra sicurezza riuscite a sopportarlo con uno stato mentale rilassato, e a quel punto cessa di essere una sofferenza.

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34. Quando incontrate le vostre paure e le riconoscete apertamente, è importante che comprendiate e accertiate in modo specifico qual è l’elemento sconosciuto in esse celato. A quel punto avete la possibilità di rendere quell’elemento un po’ meno sconosciuto. In alcuni casi potrete eliminare del tutto quella sua caratteristica ignota, in altri accettare consapevolmente il fatto che qualche elemento deve rimanere sconosciuto, per il momento, e al contempo accettare la paura.

35. Laddove c’è incertezza su ciò che porterà il futuro, lì c’è paura. Non si conosce nulla per davvero, e nelle difficoltà più grandi si prova sempre un gran timore. Per rendere noto l’ignoto, spesso è necessario entrare in quello stesso ignoto che si teme, proprio come si entra nell’esperienza della morte. Ma non dovete affatto interpretare questa cosa come se doveste andarvi a cercare le esperienze negative e dolorose.

36. Nel momento in cui aprite la vostra psiche all’esperienza positiva, senza il minimo segno di paura del negativo, l’ignoto si manifesterà sempre di più, e la vita sarà sempre più appagante a tutti i livelli.

37. Ora, amici miei, ci sono domande?

38. DOMANDA: La nostra è l’unica sfera in cui si vive l’esperienza della morte come la conosciamo?

39. RISPOSTA: È così. In altre sfere si fanno altre esperienze, ugualmente importanti per l’evoluzione dell’anima.

40. DOMANDA: Solo coloro che temono la morte si sono incarnati in questa sfera?

41. RISPOSTA: Questa è una delle ragioni per attirare le anime in questa particolare sfera di coscienza.

Ma se una persona ha paura di morire, quella paura fondamentale porta ad altre condizioni dell’anima ed è collegata a un gran numero di altri concetti errati. È tutto interconnesso. Come vi stavo dicendo, aver paura di morire è anche aver paura di vivere - la paura degli elementi sconosciuti di entrambe le cose. Se sono presenti tali paure, ci sono per forza dei fraintendimenti e delle impressioni errate nell’anima.

42. Quando la paura inibisce l’anima, l’essere umano è incapace di accedere e diventare parte della forza vitale cosmica che dolcemente guida alla fruizione e che vuole avvolgerlo. Egli lotta contro la forza cosmica quasi che gli fosse nemica, ma in realtà il nemico si trova all’interno: il prodotto di false paure, idee sbagliate e limitazioni inutili. È a causa di quelle limitazioni che le persone si rivoltando contro se stesse, nonostante una parte del loro spirito continui a lottare per esercitare il diritto di nascita alla propria realizzazione, mentre un’altra tende alla non autorealizzazione, al dolore e alla privazione. Il grande pericolo, a torto ritenuto inevitabile, sembra meno minaccioso se indotto da esse stesse, poiché in quel caso non è più sconosciuto. Ma l’esperienza negativa che può essere evitata ha un sapore amaro. L’esperienza negativa corteggiata per paura ed errore è molto più difficile da sopportare rispetto a quella negativa che deriva da limitazioni ancora persistenti. Quest’ultima non invita a essere sperimentata volontariamente. Per rendersene conto è necessaria una profonda conoscenza dei meccanismi della propria vita interiore, ma solo prendendone atto è possibile fermare il processo distruttivo e ripetitivo.

43. Una volta che avrete imparato ad assecondare il ritmo della vostra vita, smesso di lottare, di correre a testa bassa, di fare tentativi alla cieca, di disturbare il ritmo naturale, diventerete parte dei grandi poteri cosmici con cui sperimentare e che potete dirigere, così da diventare davvero padroni dell’universo.

44. DOMANDA: Cosa intendi per sfere?

45. RISPOSTA: Sfere di coscienza, sfere dell’essere. Laddove delle entità con uno stato di coscienza simile si riuniscono insieme - e lo fanno secondo una legge immutabile - la loro coscienza complessiva può essere definita come sfera. Dal punto di vista dello spazio, si può indicare in questo modo un’area geografica. Da un punto di vista spirituale, tempo, spazio e movimento sono tutte espressioni di particolari stati di coscienza. Ecco perché è difficile, per un’entità orientata al pensiero tridimensionale, comprendere le espressioni di una coscienza che abbraccia più dimensioni e che unifica quelle dimensioni in una coscienza più grande.

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46. Pertanto, quando si parla di sfere spirituali, il pericolo è che le persone inizino a pensare a esse in termini estremamente semplicistici di aree geografiche, collocate da qualche parte nello spazio.

Sebbene non possa essere considerato non vero che l’intero universo fisico sia abitato - tutto lo spazio, tutto il tempo, tutti i pianeti, tutti i sistemi stellari - l’universo reale, con tutte le sue miriadi di sfere, è dentro il sé. Tuttavia ciò non rende l’esistenza di molti altri mondi spirituali un’idea astratta: essi sono delle realtà, così come ogni pianeta è una realtà ed esiste sia dentro che fuori.

47. Ora, quando parlo di entità con uno sviluppo complessivo comparabile, non prendetemi alla lettera.

Non si può negare che vi sia una notevole differenza di sviluppo tra gli esseri umani; lo stesso avviene per le entità di altre sfere di coscienza. Eppure hanno tutte alcuni punti in comune, nonostante le grandi differenze nella percezione e nella comprensione tra gli spiriti più anziani e sviluppati, e quelli più giovani, relativamente nuovi a questo stato. Ma tutti possono realizzarsi meglio stando insieme;

ecco perché sono inclini a formare una cosiddetta sfera.

48. DOMANDA: Non riesco a visualizzare una sfera. Potresti fare un esempio di un’altra sfera?

49. RISPOSTA: In un’altra lettura spiegavo che le condizioni della sfera terrestre sono espressione esatta della somma totale della coscienza di tutti gli esseri umani che la abitano. Sono inclusi, naturalmente, anche gli individui che attualmente non risiedono in un corpo, ma appartengono alla stessa sfera per via del loro sviluppo complessivo e che si reincarneranno nella stessa sfera. Avevo spiegato che tutta la bellezza di questa terra, della natura e di ciò che è creato dall’uomo e dalla donna è espressione diretta di quelle qualità interiori che sono in armonia con l’universo. Al contrario i conflitti, come la guerra, la povertà, i litigi, le difficoltà di ogni tipo, la malattia e il morire, sono espressione della confusione dell’umanità, dello stato di coscienza attaccato alle emozioni distruttive. In altre parole la terra, con le sue condizioni favorevoli e sfavorevoli, la grandezza e la meschinità, è il risultato diretto di tutte le coscienze che la abitano. Tutto ciò può essere chiamato una "sfera di coscienza". Anche altre sfere esprimono la somma totale di tutte le coscienze. Se la coscienza complessiva è superiore a quella di un’altra sfera, le relative condizioni sono di conseguenza più armoniose e meno difficili. In una sfera in cui il livello generale di percezione della verità è più alto, è inevitabile che le circostanze che si presentano saranno meno limitanti.

50. DOMANDA: Ci reincarniamo nella stessa sfera?

51. RISPOSTA: Sì, finché non avrete imparato a superare tutte le disarmonie e gli errori espressi dall’attuale stato di coscienza. Da tutto quel che ho detto in passato e anche nella lezione odierna, è ovvio che fintanto che non si porta la coscienza a un grado più elevato di percezione della verità, non può essere creata una nuova sfera per una particolare entità. Poiché l’ambiente e lo stato di coscienza interiore di un’entità sono la stessa cosa.

52. Voi non vi reincarnate nella stessa sfera perché vi ci spedisce una divinità o vi comanda di farlo; la cosa avviene tramite un processo di attrazione e repulsione, secondo una legge simile a quelle dei legami chimici. Non dovete immaginare che ci sia prima la sfera e che poi l’entità ci si possa incarnare.

È il contrario. La sfera è il risultato del vostro pensare, dei sentimenti, degli atteggiamenti e dello stato generale - la somma totale di tutta la vostra personalità. La sfera è espressione di voi stessi. Se esprimete qualità diverse non venite più attratti da questa sfera, ma dalla sfera in cui la maggior parte degli esseri esprime anche il vostro stadio di sviluppo.

53. DOMANDA: Anche le altre sfere sono fisiche?

54. RISPOSTA: Gli esseri umani fanno una distinzione troppo arbitraria tra fisico e non fisico. Un essere umano è costituito da molti strati, e ciascuno di essi è fatto di una materia di densità speciale. Più alta è la coscienza, più fine è la consistenza della materia. Ma questo non toglie loro la forma, né la loro esistenza è meno reale.

55. Secondo ciò in cui si crede, le persone saranno attratte verso sfere di materia più fisica, ossia più densa, o di vibrazioni più sottili. Se il pensiero è ancora orientato verso un piano molto superficiale e materialistico, la materia che l’entità produce per il veicolo del suo spirito vibrerà di conseguenza. Più

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densa è la materia, maggiori sono l’ignoranza, l’errore, il malinteso, il pregiudizio, la limitazione e l’oscurità - dunque, maggiore è la sofferenza.

56. Quando gli umani si renderanno conto che il loro vero sé non è solo nel corpo, le loro percezioni si amplieranno e la materia della loro intera sostanza animica diverrà molto più sottile e sensibile alla verità. Il risultato sarà un maggiore senso della realtà.

57. È estremamente importante per tutti voi che lavorate su questo percorso trovare l’ambito in cui temete il negativo e quindi scegliere l’alternativa positiva. Quando trovate le aree della paura e constatate che desiderate il positivo per motivazioni negative, sarete in grado di accettare la ricca abbondanza della vita a testa alta, come una persona libera. È questo movimento animico che fa la differenza.

58. La condizione animica di assenza di paura produce la convinzione che nulla di negativo è mai necessario, e che il destino dell’entità umana è la felicità, il dispiegarsi e una vita dinamica. E dove esiste una tale convinzione si modificherà anche la realtà esteriore. Allontanarsi da un’alternativa che si teme e desiderare l’alternativa positiva per quel motivo, rende quest’ultima un’illusione irraggiungibile. Ciò potrebbe spiegare a molti amici perché tante porte sono ancora chiuse per loro, nonostante i molti progressi e le intuizioni. Tuttavia è necessaria una consapevolezza estesa per notare l’esistenza della paura e per essere consapevoli della sottile differenza tra desiderare la felicità fine a sé stessa o desiderarla per evitare l’infelicità.

59. Ho parlato di obiettivi generali, ma dovete accertarvi dei vostri desideri specifici e della paura del loro opposto, nel vostro lavoro personale. Niente è troppo grande o troppo piccolo, importante o poco importante, quando si tratta della psiche umana. Tutto ciò che può sembrare un aspetto insignificante è, in ultima analisi, connesso alle grandi questioni della vita. Quando troverete questi elementi, nuove porte si apriranno per voi, amici miei. Ancor prima che possiate liberarvi della paura stessa, l’accertarla e il sapere che cosa significhi farà una grande differenza nel vostro atteggiamento verso voi stessi, verso la vita e verso il particolare desiderio che è rimasto insoddisfatto perché avevate trascurato il cambiamento di motivazione. Questa è una chiave importantissima.

60. Né dimenticate che la presenza di una paura del negativo non annulla necessariamente un sano desiderio di positività fine a se stesso. È assolutamente possibile - e di fatto capita di frequente - che un sano desiderio coesista con una motivazione distorta.

61. Una volta individuata la paura potete farne l’oggetto delle vostre meditazioni. Questo avrà un grande effetto sul vostro percorso. Potrà essere una soluzione a molti problemi finora rimasti ostinatamente irrisolti. La semplice realizzazione: "Non posso andare incontro alla libertà perché non desidero la libertà di per sé, ma perché ho paura di restare imprigionato", vi porterà ancora più vicino alla liberazione. Se capirete che non potete essere liberi temendo la non libertà, quella realizzazione vi procurerà una maggiore libertà. Questo vi potrà sembrare complicato e paradossale, ma se ci pensate a fondo capirete quant’è vero.

62. Benedizioni per ognuno di voi, amici miei. Possano queste parole sollevare il vostro spirito e avvicinarvi alla luce della verità, alla realtà dell’amore, alla felicità infinita dell’esistenza spirituale. Siate in pace, siate in Dio!

Editing del testo originale inglese a cura di Judith e John Saly Traduzione in italiano di Daniele Buratti

Revisione non ancora effettuata Edizione Marzo 2021

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