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Academic year: 2022

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Coronavirus, farmaco antinfiammatorio riduce il rischio di morte

Costa solo sei euro a persona

Un farmaco economico, costa circa 6 euro a paziente, e ampiamente disponibile da tempo, l’antinfiammatorio steroideo desametazone, potrebbe essere la prima terapia anti-Covid a salvare la vita ai pazienti gravemente colpiti dal coronavirus. E’ quanto emerge da uno studio dell’Università di Oxford (Gb). Secondo i ricercatori il desametazone riduce di un terzo il rischio di decesso per i pazienti posti in ventilazione. Questo farmaco – ricorda la ‘Bbc’ – fa parte del più grande studio al mondo che sta testando i trattamenti già esistenti che potrebbero avere una efficacia contro Covid-19.

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I ricercatori hanno stimato che, se il farmaco fosse stato disponibile nel Regno Unito dall’inizio della pandemia di coronavirus, si sarebbero potuti salvare fino a 5.000 pazienti. Nello studio, condotto da un team dell’Università di Oxford, a 2.000 soggetti ricoverati in ospedale è stato somministrato desametasone. Questi sono messi a confronto con oltre 4.000 che non hanno ricevuto il farmaco. Ebbene, fra quelli in ventilazione, il desametasone ha ridotto il rischio di decesso dal 40% al 28%, mentre nei pazienti trattati con ossigeno è stato in grado di salvare 1 vita ogni 20-25 persone circa trattate con il medicinale.

Mafia Capitale, Massimo

Carminati è tornato libero

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Massimo Carminati, uno dei principali protagonisti dell’inchiesta Mafia capitale, ha lasciato oggi il carcere di massima sicurezza di Massama, a Oristano, ed è tornato libero.

A quanto apprende l’Adnkronos, dopo tre rigetti da parte della Corte d’Appello, l’istanza di scarcerazione per scadenza dei termini di custodia cautelare, con il meccanismo della contestazione a catena, presentata dagli avvocati Cesare Placanica e Francesco Tagliaferri, è stata accolta dal Tribunale della Libertà. Carminati esce dal carcere dopo 5 anni e 7 mesi di detenzione.

“Deve ritenersi che in relazione ai due capi di imputazione (capo 2 e 23 del secondo decreto di giudizio immediato) il

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termine complessivo massimo di custodia cautelare è scaduto, con la conseguenza che va disposta la scarcerazione dell’appellante”, scrivono i giudici. “In definitiva – aggiungono – non può dirsi che nel procedimento in esame siano sospesi i termini di durata della misura cautelare, trattandosi dì procedimento rientrante tra quelli per i quali non opera la sospensione”.

“Nel caso specifico, il rinvio disposto dalla Suprema Corte di Cassazione per la rideterminazione della pena, anche in considerazione della esclusione dell’aggravante ad effetto speciale, originariamente contestata in relazione ai due reati di corruzione, di cui all’articolo 416 bis C.p. impedisce di ritenere irrevocabile la statuizione”. “La Suprema Corte ha affermato, in proposito, che ‘qualora venga rimessa dalla C o r t e d i c a s s a z i o n e a l g i u d i c e d i r i n v i o l a s o l a determinazione della pena, la formazione del giudicato progressivo riguarda esclusivamente l’accertamento del reato e la responsabilità dell’imputato; pertanto la detenzione dell’imputato deve essere considerata custodia cautelare e non come esecuzione dì pena definitiva’. Dunque, per concludere questo segmento del discorso, non può ritenersi che la statuizione nei confronti di Carminati in relazione ai due capi di incolpazione per cui è cautelato sia divenuta irrevocabile nei termini sopra detti”, scrivono ancora i giudici.

“In tal senso depone anche la pronuncia della Suprema Corte di Cassazione che in relazione ai due titoli in esame non statuisce la definitivita. Riprendendo il discorso che ci occupa, va osservato che la pronuncia di annullamento della Suprema Corte, in parte limitatamente al trattamento sanzionatorio, in parte in punto di responsabilità, ha comportato la regressione del procedimento alla fase di Appello, con evidenti conseguenze sia sotto il profilo dell’allungamento dei tempi processuali sia sotto il profilo strettamente cautelare”, concludono.

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Carminati è accusato dalla procura di Roma di essere a capo di una associazione per delinquere di stampo mafioso che avrebbe condizionato gare d’appalto tra il 2011 e il 2015, corrompendo imprenditori, funzionari pubblici, esponenti politici. Ex componente della banda della Magliana, Carminati si trovava a Massama dal 2017, trasferito dal carcere di Parma. “Siamo soddisfatti che la questione tecnica che avevamo posto alla Corte d’Appello e che tutela un principio di civiltà sia stata correttamente valutata dal Tribunale della libertà’”, dice alll’Adnkronos l’avvocato Placanica.

Riapertura frontiere interne UE, tornano i primi turisti

Tutti gli italiani liberi di viaggiare in Europa. Con circa

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120 voli, tra arrivi e partenze, e dodici paesi europei collegati, in coincidenza con la riapertura delle frontiere interne all’Ue, la giornata odierna segna un ulteriore passo verso la graduale ripresa del traffico aereo all’aeroporto di Fiumicino, dopo una lunga fase caratterizzata dall’emergenza Covid 19. Primi significativi movimenti di turisti, in particolare di tedeschi in arrivo nel “Bel Paese”. Aumentano i collegamenti aerei da e per lo scalo romano. Sono sette tra Francoforte, Monaco e Dusseldorf, le destinazioni per la Germania raggiungibili dal Leonardo da Vinci con voli Alitalia e Lufthansa. E nel Paese ripartono cinema, teatri, centri estivi per bimbi, sagre e sale giochi mentre ora sarà possibile partecipare a conferenze o eventi di persona, non più solo dai video di pc e cellulari. Continuano le aperture della Fase 3, ma a macchia di leopardo: diverse regioni hanno autonomamente dato il via libera, ad esempio, anche a sagre e discoteche, in altre vige un maggior rigore.

CINEMA, RIAPRONO IN POCHI – La riapertura dei cinema, prevista per oggi, non ha trovato finora molti consensi tra gli esercenti. In Sicilia un solo cinema, con due sale, ha deciso di andare controcorrente e di presentarsi con puntualità all’appuntamento: il Rouge et Noir di Palermo. Si comincia con un classico francese, “Il bandito alle 11”, di Jean Luc Godard. In Campania le sale restano chiuse, riaprono solo le arene. “Le regole sono ancora confuse, ci sono dubbi sull’obbligo delle mascherine e non ci sono film in uscita.

Per questo i cinema tornano all’antico e quest’estate non sono orientati a riaprire”. Così Luigi Grispello, presidente dell’Agis Campania e titolare di tre sale in città, spiega la situazione nel giorno del via libera per cinema e teatri in C a m p a n i a . A N a p o l i i c i n e m a r e s t a n o c h i u s i c o m e tradizionalmente avveniva d’estate: solo nel 2019 infatti partì la programmazione estiva, un esperimento che funzionò ma che non si ripete nel’era covid. “Non c’è alcuna corsa all’apertura – spiega Grispello – nè per cinema né per i teatri. I dubbi sulle regole restano sembrava che si potesse

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stare seduti in platea senza mascherina ma ora ci stanno riflettendo. Per riaprire bisogna anche fare una formazione al personale e avere il quadro chiaro e poi mancano i film. Tutto è rimandato a settembre, quando potranno riprendere le uscite dei film di prima visione e quando avremo anche il polso dell’evoluzione del contagio. .

TEATRI AL VIA, PRONTE TOSCANA, LIGURIA E EMILIA – Lunedì 15 giugno riaprono i teatri in Italia e anche l’Orchestra della Toscana torna finalmente a casa dopo 103 giorni. La mattina del 15 giugno le porte del Teatro Verdi si riapriranno per accogliere i professori che torneranno al loro lavoro rispettando tutti i parametri di sicurezza previsti dalle nome vigenti. E luedì riparte anche l’attività del Carlo Felice di Genova, pronto con i suoi complessi orchestrali e corali a tornare alla musica. Cerimonia nella notte del 14 giugno a Milano, quando allo scoccare della mezzanotte si sono aperte le porte e poco dopo hanno risuonato le note delle Quattro stagioni di Vivaldi, suonate dall’orchestra d’archi dei Pomeriggi musicali con direttore e Solista Stefano Montanari.

Un concerto simbolico, un segno di ripartenza riservato alle istituzioni e agli operatori sanitari che hanno affrontato l’emergenza. Teatri di Vita, il centro di produzione teatrale situato nel Parco dei Pini di Borgo Panigale a Bologna, riprende l’attività dopo la forzata chiusura dovuta al coronavirus con la rassegna risiDanze di primavera: dal 15 al 27 giugno quattro compagnie in residenza artistica e due compagnie ospiti presenteranno i loro studi negli spazi all’aperto intorno al teatro.

Primo tra i parchi gioco d’Italia, il 13 giugno ha riaperto Gardaland. Gardaland ha studiato e messo in pratica un protocollo di misure per tutelare la salute di ospiti e dipendenti. “Siamo felici di tornare ad accogliere i nostri visitatori. La parola d’ordine quest’anno sarà divertimento in sicurezza. Usciamo da un periodo difficile per tutti ma siamo convinti che sia possibile tornare a divertirsi!” ha detto

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Aldo Maria Vigevani, ad di Gardaland.

Riapre ai turisti questa settimana uno dei simboli di Cortina, l’antico Hotel De La Poste. L’albergo che si affaccia su Corso Italia, crocevia di storia, cultura e mondanità cortinese, riapre i battenti da venerdì 19 giugno.

AEROPORTI, DA OGGI OPERATIVI 26 SCALI – In considerazione delle numerose richieste dei gestori aeroportuali, della collocazione geografica degli aeroporti in grado di servire bacini di utenza in modo uniforme sul territorio e della loro capacità infrastrutturale, nonché della necessità di garantire i collegamenti insulari, l’operatività dei servizi è limitata agli aeroporti di Alghero, Ancona, Bari, Bergamo – Orio al Serio, Bologna, Brindisi, Cagliari, Catania, Firenze – Peretola, Genova, Lamezia Terme, Lampedusa, Milano Malpensa, Napoli Capodichino, Olbia, Palermo, Pantelleria, Parma, Pescara, Pisa, Roma Ciampino, Roma Fiumicino, Torino, Venezia Tessera e Verona Villafranca.

IN LIGURIA RIAPRONO I CENTRI ESTIVI. “Questa settimana non poteva iniziare meglio, con il sorriso dei nostri ragazzi che finalmente possono tornare a incontrarsi e giocare insieme in s i c u r e z z a ” . E ’ i l c o m m e n t o d e l p r e s i d e n t e d e l l a Regione Liguria Giovanni Toti. “Sono soddisfatto che le Regioni abbiano contribuito a questa ripartenza, studiando linee guida ad hoc per consentire la riapertura delle attività per i bambini e i ragazzi. Un aiuto prezioso per i tanti genitori che sono tornati a lavoro. – continua – Ora non bisogna perdere tempo per far ripartire le scuole a settembre in sicurezza, dando risposte chiare e concrete a docenti, alunni e genitori, senza creare ulteriori stop con le elezioni. “Oggi l’Italia riparte attraverso il gioco, il sorriso, l’incontro e le risate tra bambini e bambine che finalmente hanno la possibilità di ricominciare a stare insieme, a riacquisire una dimensione di socialità dopo mesi difficili di chiusura. E’ un giorno di festa non solo per le famiglie ma per tutto il Paese”. Lo ha detto la ministra delle

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Pari Opportunità e della Famiglia Elena Bonetti recandosi al c e n t r o e s t i v o m u n i c i p a l e p r e s s o l a s e d e s p o r t i v a dell’Aeronautica militare a Roma per l’apertura della stagione dei centri estivi nel Municipio II. I centri estivi hanno riaperto per i bimbi fino a tre anni anche in Emilia Romagna.

IN VENETO SI’ ANCHE AI CIRCHI – in Veneto cinema e teatri, circhi e spettacoli viaggianti, spettacoli lirici e sinfonici, in conformità alle linee guida regionali. Lo stabilisce la nuova ordinanza regionale

IN BASILICATA RIAPRONO CINEMA E TEATRI – La Basilicata riapre cinema, teatri e discoteche, anche se, per queste ultime,

“limitatamente alle attività musicali”, mentre il ballo avverrà “esclusivamente negli spazi all’aperto”: lo prevede l’ordinanza del presidente della Regione, Vito Bardi. Via libera anche ai ricevimenti per i matrimoni, i congressi e i meeting aziendali e le attività formative “in presenza”, compresi esami finali teorici e pratici e la formazione professionale. Riaprono anche per i minorenni parchi, giardini pubblici e ville, riprendono i servizi per la prima infanzia, per bambini e adolescenti e tornano attive le sale giochi, le sale slot e quelle specializzate in scommesse e bingo.

Riprendono anche sagre, fiere, congressi e convegni, le attività sportive di base e l’attività motoria. Per quanto riguarda gli eventi sportivi riconosciuti dal Coni e dal Comitato paralimpico si svolgeranno “a porte chiuse ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico”.

IN SICILIA VIA LIBERA A SALE GIOCHI E DISCOTECHE – E Una nuova ordinanza firmata dal governatore Nello Musumeci prevede l’apertura di sale giochi, sale scommesse e sale bingo, sale da ballo, discoteche e locali assimilati all’aperto o al chiuso, fiere e congressi, centri benessere, centri termali centri culturali e centri sociali, comprensori sciistici, servizi ristorazione, attività dei servizi alla persona, stabilimenti balneari e spiagge di libero accesso.

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IN CALABRIA RIAPRONO GLI STABILIMENTI BALNEARI – “Dal 15 giugno 2020 sono consentite le attività economiche, produttive e ricreative della ristorazione, le attività turistiche (stabilimenti balneari e spiagge), le attività ricettive, i servizi alla persona (acconciatori, estetisti e tatuatori), il commercio al dettaglio (anche su aree pubbliche), uffici aperti al pubblico, piscine, palestre, manutenzione del verde, musei, archivi e biblioteche, attività fisica all’aperto, noleggio di veicoli e altre attrezzature, informatori scientifici del farmaco, aree giochi per bambini, circoli culturali e ricreativi, formazione professionale, cinema e spettacoli dal vivo, parchi tematici e di divertimento, sagre e fiere locali, strutture termali e centri benessere”.E’

quanto dispone l’ordinanza n.51 firmata dalla presidente della Regione Calabria, Jole Santelli. “Dal 19 giugno 2020, potranno ripartire – è detto nell’ordinanza – anche sale da ballo e discoteche (all’aperto o al chiuso), fiere, congressi e attività di sale giochi, sale scommesse, sale bingo e sale slot

Roma, trasporti, Campidoglio

alla prova dei fatti: si

votano le mozioni per la

Giardinetti e Lido

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L’Assemblea Capitolina è chiamata a votare per riattivare la tratta Centocelle-Giardinetti e potenziare i controlli sulla Roma-Lido

Colpo al clan Casamonica:

arresti e maxi confisca di

beni per 20 milioni di euro

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ROMA – Alle prime ore di questa mattina, personale del Servizio Centrale Operativo, della Squadra Mobile di Roma e del Commissariato di PS “Romanina” hanno dato esecuzione all’Ordinanza Applicativa di Misure Cautelari Personali e Reali emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di:

CASAMONICA Guerrino, detto Pelé,classe 1970, 1.

CASAMONICA Giuseppe classe 1950, 2.

CASAMONICA Sonia classe 1980, 3.

CASAMONICA Ferruccio classe 1950, 4.

DI SILVIO Gelsomina,detta Silvana, classe 1955, 5.

CASAMONICA Christian classe 1984, 6.

CASAMONICA Raffaele classe 1972, 7.

PACE Daniele classe 1991, 8.

CANDIT Carolina classe 1982, 9.

FILIPI Griselda classe 1989, 10.

IANNINI Piero classe 1951, 11.

MENUNNO Danilo classe 1977;

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D’AGUANNO Manolo classe 1991, 13.

BRUNI Angelo classe 1988, 14.

PRESUTTI Alessandro classe 1973, 15.

destinatari di custodia cautelare in carcere BRUNI Giuseppe classe 1982,

1.

CASAMONICA Dora classe 1976, 2.

PAIELLA Luciano classe 1949, 3.

PANITTERI Alessandro classe 1955, 4.

MANZO Vanessa classe 1979, 5.

destinatari della misura cautelare degli arresti domiciliari I soggetti indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di aver preso parte all’associazione mafiosa denominata “clan CASAMONICA”, in particolare all’articolazione territoriale operante nella zona Romanina-Anagnina-Morena della città di Roma, al fine di commettere:

delitti contro il patrimonio (nella specie, usura ed estorsioni), contro la vita e l’incolumità individuale e in materia di armi,

affermare il controllo egemonico sul territorio, realizzato anche attraverso accordi con organizzazioni criminose omologhe,

conseguire vantaggi patrimoniali dalle attività economiche che si svolgono nel territorio attraverso o la partecipazione alle stesse, ovvero con la riscossione di somme di denaro a titolo di compendio estorsivo,

acquisire direttamente o indirettamente la gestione e/o il controllo di attività economiche in diversi settori, nonché dei reati fine di estorsione, usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria e intestazione fittizia di beni, tutti aggravati ex art. 416 bis.1 c.p..

Con il medesimo provvedimento è stato altresì disposto, ed eseguito, il sequestro preventivo dei seguenti beni:

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quote della GG.AA.S. s.r.l., società tramite la quale a.

CASAMONICA Guerrino e CASAMONICA Sonia gestivano in modo occulto l’esercizio commerciale denominato “DEGUSTAZIONE 14” sito in Roma via G. Volpe n. 24/26;

quote della L.M.A. s.r.l.s., fittiziamente intestate a FILIPI Griselda, società tramite la quale CASAMONICA Cristian gestiva in modo occulto l’impianto di distribuzione carburanti e l’esercizio commerciale denominato “Leon Bar” entrambi ubicati in San Cesareo (RM) via di Gallicano n. 34/A;

terreno sito nel comune di Roma in via Roccabernarda n.

8 e i fabbricati ivi realizzati tra cui una villa a più piani con relativa piscina riconducibile a CASAMONICA Guerrino, ma fittiziamente intestata a CASAMONICA Dora;

fabbricati ubicati nel comune di Roma via Flavia Demetria n. 90 di fatto riconducibile a CASAMONICA Giuseppe (classe 1950), ma fittiziamente intestato prima a CASAMONICA Mirella poi a CASAMONICA Giuseppe (classe 2001);

fabbricato ubicato in Monterosi (VT) via degli Uccelletti n. 37, di fatto riconducibile a DI SILVIO Anna e CASAMONICA Giuseppe (classe 1950);

Il valore dei beni sottoposti a sequestro ammonta a circa 10 milioni di euro.

Contestualmente agli arresti, personale della locale Divisione Polizia Anticrimine- Sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali ha eseguito un provvedimento di sequestro di beni ai fini della confisca emesso dal Tribunale di Roma – Sezione delle Misure di Prevenzione, per un valore di circa 20 milioni di euro, nei confronti del clan mafioso CASAMONICA.

Il provvedimento è stato emesso, ai sensi del T.U. Antimafia, su proposta congiunta del Procuratore della Repubblica di Roma

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e del Questore della provincia di Roma, secondo una strategia avviata su impulso del Servizio Centrale Anticrimine in tutto il territorio nazionale.

LE INDAGINI

L’odierna operazione, frutto di complesse e articolate indagini, ha consentito di individuare l’esistenza a Roma di due clan facenti capo a CASAMONICA Giuseppe e a CASAMONICA Ferruccio, che hanno strutturato un’associazione di tipo mafioso finalizzata, attraverso la commissione di reati fine tra i quali usura, estorsione, esercizio abusivo di attività finanziaria e intestazione fittizia di beni, a procurarsi ingiusti profitti e/o vantaggi per sé e per i membri del sodalizio criminale, per ciascuno dei quali sono stati delineati ruoli e compiti.

In particolare:

CASAMONICA Ferruccio nel ruolo di direzione, con compiti di decisione, pianificazione delle modalità di impiego del denaro provento della illecita attività criminale del clan, provvedendo a impartire disposizioni in ordine al pagamento dei difensori dei sodali arrestati e al recupero delle somme dai soggetti usurati per conto dei sodali arrestati e partecipando personalmente alla realizzazione di molteplici delitti di usura, estorsione e in materia di armi oltre all’esercizio abusivo dell’attività finanziaria (artt. 416 bis commi I, II, III, IV, V, 416 bis.1);

D I S I L V I O G e l s o m i n a d e t t a “ S i l v a n a “ n e l r u o l o d i organizzatrice perché,originariamente in qualità di moglie di CASAMONICA Ferruccio, e successivamente in virtù del prestigio acquisito, fornisce un costante contributo per l’operatività dell’associazione, partecipando alla commissione -insieme al figlio Raffaele- dei delitti di usura (artt. 416 bis commi I, II, III, IV, V, 416 bis.1);

CASAMONICA Raffaele perché fornisce un costante contributo per

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l’operatività dell’associazione, partecipando alla commissione di molteplici reati fine e continuando ad aderire all’attività del sodalizio anche dopo la carcerazione del 2015, mediante indicazioni agli associati di procedere alla riscossione delle rate mensili dei prestiti ad usura erogati nei confronti di molteplici vittime (artt. 416 bis commi I, II, III, IV, V, 416 bis.1);

CASAMONICA Christian perché fornisce un costante contributo per l’operatività dell’associazione, partecipando alla commissione di molteplici reati fine e a diversi delitti di usura e esercizio abusivo dell’attività finanziaria e mettendosi a completa disposizione degli interessi del clan (artt. 416 bis commi I, II, III, IV, V, 416 bis.1);

CASAMONICA Giuseppe perché fornisce un costante contributo per l’operatività dell’associazione, partecipando alla commissione di molteplici reati fine, e più in generale mettendosi a completa disposizione degli interessi del clan, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso (artt. 416 bis commi I, II, III, IV, V, 416 bis.1);

CASAMONICA Guerrino perché fornisce un costante contributo per l’operatività dell’associazione, partecipando alla commissione di molteplici reati fine, tra cui usura ed estorsione, e più in generale, mettendosi a completa disposizione degli interessi del clan, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo (artt. 416 bis commi I, II, III, IV, V, 416 bis.1);

CASAMONICA Sonia perché fornisce un costante contributo per l’operatività dell’associazione, partecipando alla commissione di molteplici reati fine e cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso (artt. 416 bis commi I, II, III, IV, V, 416 bis.1);

PACE Daniele perché, quale stretto collaboratore di CASAMONICA Christian e, più in generale, uomo di fiducia della famiglia

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facente capo a CASAMONICA Ferruccio (classe 1950), fornisce un costante contributo per l’operatività dell’associazione, fungendo da collettore degli interessi del clan, provvedendo a raccogliere mensilmente dai singoli usurati il denaro frutto dei prestiti usurari, elargiti dagli appartenenti al clan, e a consegnarlo ai familiari degli esponenti del clan tratti in arresto e, conseguentemente, partecipando alla commissione di molteplici reati fine (artt. 416 bis commi I, II, III, IV, V, 416 bis.1);

FILIPI Griselda perché fornisce un costante contributo per l’operatività dell’associazione, partecipando alla commissione di reati fine, consentendo all’organizzazione di ampliare sul territorio la propria capacità finanziaria offrendo con il proprio ruolo la necessaria “schermatura” che consente al clan CASAMONICA di acquisire il controllo di attività commerciali (artt. 416 bis commi I, II, III, IV, V, 416 bis.1);

CANDIT Carolina perché, in qualità di compagna di CASAMONICA Ferruccio cl. 50, fornisce un costante contributo per l’operatività dell’associazione, contribuendo a mantenere aggiornata la “contabilità” relativa alle somme da riscuotere nei confronti delle persone usurate o comunque oggetto di abusivo esercizio dell’attività di finanziamento, intervenendo nell’attività di recupero mensile dalle molteplici vittime del denaro frutto dei prestiti usurari elargiti dagli appartenenti al clan (artt. 416 bis commi I, II, III, IV, V, 416 bis.1).

L’attività investigativa è stata espletata mediante numerose operazioni di intercettazione e attività di videoripresa supportate da servizi sul territorio, assunzione di informazioni da numerose persone informate sui fatti, riconoscimenti fotografici, perquisizioni e sequestri.

Inoltre, ha avuto un fondamentale input dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra cui uno intraneo alla famiglia che ha potuto tracciare l’organigramma del sodalizio, riferire in merito alle attività delittuose perpetrate e,

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soprattutto, spiegare le dinamiche interne alla consorteria, impossibili da ricostruire in altro modo considerato l’utilizzo del sinti, lingua difficilmente decifrabile.

Tali dichiarazioni hanno consentito non solo di riscontrare i singoli episodi delittuosi ma soprattutto di attestare l’esistenza di un sodalizio criminoso caratterizzato, nel suo operare, da modalità evidentemente mafiose.

Tutti i collaboratori hanno descritto chiaramente la particolare struttura del clan CASAMONICA:

un sistema complesso costituito da più nuclei familiari, collegati tra loro in maniera orizzontale e non verticistica, dediti a numerose attività criminali, i quali, pur essendo autonomi, sono sempre pronti a unirsi qualora vi sia necessità di far fronte a pericoli o minacce provenienti dall’esterno, in quanto legati da un comune senso di appartenenza alla medesima famiglia.

La conferma della struttura orizzontale e dell’autonomia delle diverse famiglie che compongono il clan CASAMONICA, proviene direttamente dalle intercettazioni svolte nel corso delle indagini.

Significativa in tal senso è la conversazione in cui il fedelissimo sodale PACE Daniele, rispondendo al suo interlocutore sull’importanza del sodalizio criminale al quale appartiene, asserisce esplicitamente “a Roma? la prima!”, confermando altresì l’assenza di una compagine piramidale: “ma non c’hanno una piramidale loro”.

Il senso di appartenenza ad una associazione di stampo mafioso equiparabile alle consorterie “tradizionali” -camorra o la

‘ndrangheta- e il riconoscimento della sussistenza del vincolo associativo vengono ribaditi in modo esplicito nel corso di un’altra emblematica conversazione captata durante l’attività tecnica.

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CASAMONICA Guido, figlio di Ferruccio cl. 50, lamentandosi dei provvedimenti giudiziari emessi nei confronti di altri membri del clan, afferma che l’annientamento del sodalizio è finalizzato a consentire alle organizzazioni forti di mettere le mani su Roma:

DEVONO FAR ENTRARE … DEVONO FAR ENTRARE …ORGANIZZAZIONI FORTI A ROMA ECCO PERCHÈ CE VONNO DISTRUGGE A NOI!! LA CAMORRA E LA N’DRANGHETA

Sottolineando, poco dopo, che la presenza dei CASAMONICA sul territorio consente di proteggere la Capitale, sottraendo conseguentemente la città al controllo dei clan camorristici e delle cosche calabresi:

perchè i Casamonica proteggono Roma ..invece hanno stufato… i napoletani vonne entra’..la camorra vo’ entra’ a Roma e i calabresi vonno entra’ a Roma

JE DA FASTIDIO PERCHÈ NOI PROTEGGEMO ROMA

Nel corso delle attività è stata ricostruita la storia dei due gruppi familiari nel corso dell’ultimo ventennio – anche attraverso l’acquisizione dei diversi provvedimenti adottati nel tempo dall’Autorità Giudiziaria – e si è riscontrato che le attività illecite, commesse dai componenti dei due sodalizi criminali, sono rimaste quasi del tutto immutate.

I due nuclei familiari dei CASAMONICA –strettamente legati da vincoli di parentela- hanno operato in diversi quartieri della Capitale (Romanina, Anagnina, Tuscolano) nonché verso i comuni limitrofi di Grottaferrata, Frascati, Albano, Monte Compatri e San Cesareo, radicandosi sul territorio nel corso di oltre vent’anni e riuscendo a ostentare, per il solo fatto dell’esistenza di un gruppo egemone di una comunità etnica di cospicue dimensioni presente sul territorio di Roma, una capacità di intimidazione effettiva.

Le dichiarazioni rese dai collaboratori– tutte coincidenti sul

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tema dell’utilizzo del metodo mafioso, dell’individuazione di un effettivo potere di intimidazione manifestato dal clan CASAMONICA e sulle condizioni di assoggettamento delle vittime – hanno rinvenuto numerosi elementi di riscontro, anche in merito alla realizzazione di innumerevoli reati scopo quali usura, estorsione, esercizio abusivo di attività finanziaria e intestazione fittizia di beni.

Le conversazioni telefoniche e ambientali intercettate, dal contenuto esplicito e inequivocabile, hanno ulteriormente corroborato la metodologia mafiosa e la conseguente omertà delle persone offese, molte delle quali hanno manifestamente negato il loro ruolo di vittime, non offrendo alcuna collaborazione e non riconoscendo l’Autorità dello Stato.

Tale situazione ha dimostrato come il clan CASAMONICA si sia imposto e sia stato percepito dalla generalità delle persone che abitano nella zona di influenza del sodalizio come una struttura che ha affermato il proprio predominio sul territorio.

In particolare, è emerso che le persone offese, una volta ricevuto un prestito dai CASAMONICA, non riescono più a sottrarsi alle richieste di denaro da parte degli indagati, stabilendo, di fatto, “un legame a vita” con i creditori.

Le risultanze investigative hanno evidenziato, infatti, l’aumento degli interessi in caso di omesso pagamento delle rate nonché le gravi minacce e intimidazioni dirette al recupero forzoso del credito, attuate mediante uno schema di azione ampiamente noto e collaudato, già emerso nei numerosi processi celebrati nei confronti degli appartenenti al clan CASAMONICA.

Schema che è stato posto in essere indifferentemente da ciascuno dei partecipi al sodalizio -a conoscenza del credito da riscuotere, anche quando concesso da altri associati, del tasso imposto e delle scadenze- con la finalità precipua di

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costringere la vittima, in caso di ritardo, a corrispondere, a titolo di interesse, somme sempre più elevate, in modo da impedire la restituzione del capitale e tenere gli usurati in uno stato di totale soggezione e asservimento.

Al riguardo, le modalità di recupero dei crediti, attestanti l’esercizio della forza di intimidazione proprio delle consorterie mafiose, sono risultate caratterizzate da più fasi di pressione crescente, sino a sfociare in atti di violenza morale e fisica nei confronti delle vittime e, quindi, in condotte di natura estorsiva, in quanto oggettivamente prive di giustificazione e fondate esclusivamente sulla forza di intimidazione del gruppo, il quale, a volte, non ha neanche la necessità di far ricorso a minacce esplicite per ottenere la consegna di quanto indebitamente preteso.

Gli atteggiamenti di prevaricazione, le minacce e i metodi violenti sono stati ampiamente documentati dalle operazioni di intercettazione.

CASAMONICA Ferruccio, dinanzi alle giustificazioni di un usurato, esprime senza mezzi termini le gravi conseguenze fisiche scaturenti dai mancati pagamenti:

senti..mo scenno lo sai dove te butto io a te? … mò te darei na bastonata in testa..te spaccherei la testa!!…..le mascelle te romperebbi io!!.

Ancora, Christian CASAMONICA, minaccia pesantemente la propria vittima, colpevole di non aver consegnato il denaro:

ma tu non ci credi io che ti faccio a te tu a me me sa che non mi… … tu a me…tu non vuoi crede che se voglio io ti prendo…non vuoi capire.

Inoltre, non contento delle rassicurazioni fornite dall’usurato, il CASAMONICA continua a intimorire l’interlocutore dando seguito a una serie di imprecazioni:

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mi hai rotto il cazzo…mi hai rotto il cazzo…mi hai rotto il cazzo…bocchinaro…mi hai rotto il cazzooo…come te lo devo dire che mi hai rotto il cazzo? che hai deciso?.

Dalle indagini è emersa altresì la partecipazione da parte di altri membri, anche non di etnia sinti, che hanno fornito un contributo anche materiale, con la messa a disposizione di ogni risorsa personale per qualsiasi impiego criminale richiesto, rafforzando il proposito criminoso e la potenzialità operativa del sodalizio.

Emblematico, al riguardo, un episodio in cui PACE Daniele – dovendo recuperare un credito conseguente ad un prestito erogato da CASAMONICA Christian – manifesta la propria arroganza e capacità intimidatoria, dovuta al fatto di esser riconosciuto come intraneo al clan CASAMONICA, colpendo un usurato, per il ritardo accumulato nel corrispondere le rate del prestito, con uno schiaffo al viso sulla pubblica via.

Di tale condotta, il sodale PACE si vanta proprio con Christian CASAMONICA esaltando le proprie “gesta”:

…ma va va.. aho te sei perso una scena…ti sei perso il tuo n i p o t e i n a z i o n e … d i c o t e s e i p e r s o t u n i p o t e i n action…giubbone in action… …ancora sta a cerca’ l’occhiali, non lo so…sta ancora a cercalli…

Inoltre, a riprova delle piena condivisione della metodologia mafiosa utilizzata, estremamente significativo il commento di MENUNNO Danilo, compartecipe nella condotta estorsiva, il quale definisce “educativa” la sberla data da PACE, sottolineando anche la funzione di monito del violento atto:

no educativa…pam secca tu c’hai una bella mano quindi quando gliel’hai data pam si è sentito un bello scrocchio secca educativa…infatti hai visto non è che gli è uscito il sangue o niente… …. è..invece gliel’hai data educativa solo per dire :”pezzo di merda che voi l’altre?”

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Importantissimo riscontro, in ordine alle illecite attività di usura e di esercizio abusivo del credito posta in essere dagli appartenenti alla famiglia CASAMONICA, è stato ottenuto all’esito della perquisizione eseguita presso un terreno, sito in località Ciampino, sottoposto a confisca con un provvedimento emesso nel 2017 dal Tribunale di Roma – Sezione Misure di Prevenzione nei confronti di CASAMONICA Guido.

Nel corso dell’attività di p.g., infatti, è stato rinvenuto, abilmente occultato sotto terra, un involucro completamente avvolto da nastro isolante che custodiva assegni bancari – chiaramente rilasciati dalle vittime a garanzia del prestito ottenuto – e alcuni manoscritti contenenti le liste dei nomi degli usurati, con l’indicazione, per ciascun soggetto, del giorno del mese in cui effettuare il pagamento degli interessi, dell’importo della rata mensile e dell’ammontare del denaro prestato, ossia il capitale da restituire.

Parimenti, ulteriori riferimenti a prestiti di natura usuraria, sono stati rinvenuti in altra documentazione trovata in possesso di coloro che hanno agito per conto del clan, come D’AGUANNO Manolo e IANNINI Piero.

In particolare, i citati soggetti sono stati trovati in possesso -rispettivamente e in distinte circostanze- di buste da lettera sul cui retro erano elencati una serie di nominativi associati all’ammontare del denaro, in alcuni casi incassato e in altri no, e di un’agendina sulla quale erano segnati dei soprannomi contraddistinti da utenze telefoniche e da una o più cifre.

L’analisi di tale documentazione ha consentito di rilevare l’esatta corrispondenza di alcuni nominativi e/o pseudonimi con quelli presenti sulle liste sequestrate in occasione della perquisizione effettuata nel citato terreno confiscato.

I conseguenti accertamenti, inoltre, supportati dalle risultanze dell’attività tecnica, hanno permesso di

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ricostruire i delitti di usura e/o estorsione commessi dal clan CASAMONICA nei confronti di oltre trenta persone, nonché l’esercizio abusivo del credito verso circa 50 soggetti.

L’inchiesta giudiziaria ha per di più comprovato la rilevante disponibilità di denaro da parte degli appartenenti al clan CASAMONICA, quale provento delle attività illecite, atteso la pressoché inesistenza di redditi ufficiali.

Analogamente, è stata documentata la maggiore cautela adottata negli ultimi anni – soprattutto a seguito delle misure di prevenzione patrimoniali adottate dall’Autorità giudiziaria così come del clamore mediatico generato dal funerale di CASAMONICA Vittorio – che ha indotto a preferire investimenti non tracciabili (acquisti di auto, abbigliamento e accessori di lusso, tutti rigorosamente in contanti) o l’utilizzo di prestanome di assoluta fiducia.

I proventi dell’attività illecita acquisiti dagli indagati, oltre ad essere destinati al sostentamento delle famiglie dei detenuti e per il pagamento delle spese legali, sono stati investiti mediante occultamento dei reali titolari dei beni e intestazione a soggetti prestanome, continuando invece i CASAMONICA a gestire di fatto le attività, così come gli immobili, e ad acquisire i relativi introiti utilizzati per il sostentamento della vita dell’associazione medesima.

In particolare, è emerso un grave quadro indiziario in ordine all’acquisizione della società l.m.a. s.r.l.s. -intestata fittiziamente a FILIPI Griselda, compagna di CASAMONICA Cristian- tramite la quale quest’ultimo gestiva in modo occulto l’esercizio commerciale “Leon Bar” (ora “Bilionare Cafè”) e l’impianto distributore di carburanti ubicati a San Cesareo in via Gallicano.

Il clan CASAMONICA, attraverso l’esposizione debitoria di BRUNI Angelo, è riuscito a subentrare nelle attività commerciali dallo stesso gestite, secondo la strategia

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esplicitata da CASAMONICA Christian, il quale si è avvalso della sua compagna per non figurare direttamente quale titolare della società, con l’evidente finalità di scongiurare in futuro il sequestro dei beni.

L’ingerenza del sodalizio finalizzata all’acquisizione delle attività commerciali è risultata dal contenuto dei dialoghi intercettati, molti dei quali assolutamente espliciti, idonei a comprovare l’obiettivo, poi attuato, di acquisizione del Leon Bar, bar tabacchi con licenza per slot machine, al quale è annesso anche un distributore di benzina.

Altrettanto eloquenti i dialoghi inerenti l’obiettivo preordinato di CASAMONICA Christian di costituire una società per la gestione del bar, amministrata dalla compagna Griselda, nonché di affidare la predetta gestione all’indagato PACE, che ha anche contribuito all’attività preordinata all’attribuzione fraudolenta.

Altra vicenda riguarda l’intestazione fittizia delle quote sociali della “GG.AA.S srl”, società tramite la quale CASAMONICA Guerrino e CASAMONICA Sonia hanno gestito in modo occulto l’esercizio commerciale denominato “Degustazione 14”, sito in via Gioacchino Volpe.

Il complessivo materiale probatorio acquisito nel corso delle investigazioni ha reso evidente come la titolarità delle quote societarie -formalmente intestate per il 99% a MARCIANO Maria Luisa- di fatto è stata rilevata con il provento dell’illecita attività di usura ed esercizio abusivo di attività finanziaria, al fine di affermare la propria egemonia sul territorio, di acquisire il controllo delle attività economiche e di procurarsi ingiuste utilità, in attuazione degli scopi e degli obiettivi dell’associazione criminosa della quale CASAMONICA Guerrino e CASAMONICA Sonia fanno parte.

Nel corso delle indagini sono stati raccolti gravi elementi

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probatori anche in merito alle intestazioni fittizie delle ville ove dimorano rispettivamente CASAMONICA Giuseppe (classe 1950) eil figlio Guerrino detto Pelè, ovvero quelle site rispettivamente in via Flavia Demetria nr. 90 e in via Roccabernarda nr. 8.

L’attività investigativa ha confermato che al fine di ostacolare l’adozione di misure patrimoniali, gli appartenenti al clan nel corso degli anni hanno modificato i luoghi di residenza al fine di rendere maggiormente difficile l’individuazione dei nuclei familiari effettivamente presenti presso un determinato domicilio.

In particolare, gli accertamenti consentivano di ricostruire le vicende intercorse nel tempo in ordine alla proprietà della villa sita in via Flavia Demetria.

L’immobile era stato acquistato nel 1986 da CASAMONICA Guerrino, all’epoca minorenne, al prezzo di 70 milioni di Lire, cifra ragguardevole per quei tempi, soprattutto per un soggetto privo di redditi, così come senza alcun reddito sono risultati gli altri familiari.

Dopo qualche anno l’immobile, che nel frattempo a seguito di ristrutturazioni e migliorie aveva subìto un notevole incremento di valore, è stato donato a CASAMONICA Mirella, sorella di Giuseppe cl. ’50, la quale poco prima aveva fissato la residenza proprio in via Flavia Demetria.

Ulteriore donazione viene poi effettuata dopo dodici anni:

l’immobile viene devoluto a CASAMONICA Giuseppe, figlio di Guerrino, nonché nipote di Giuseppe cl. 50, che all’epoca non aveva 5 anni. Tale donazione viene effettuata proprio da CASAMONICA Giuseppe cl. 50, quale procuratore speciale della sorella Mirella, la quale trasferisce la sua residenza altrove.

Nonostante le varie intestazioni immobiliari succedutesi nel tempo e le molteplici variazioni degli indirizzi di residenza,

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è stata comprovata la piena disponibilità dell’immobile in capo a CASAMONICA Giuseppe (cl. 50) e alla moglie DI SILVIO Anna, i quali risultano attualmente residenti in via Modesta Valenti, “domicilio viruale” che viene indicato per consetire l’iscrizione anagrafica ai soggetti senza fissa dimora.

Altro immobile di fatto riconducibile ai predetti è risultato quello sito a Monterosi (VT), fittiziamente intestato, anche in questo caso, a un nipote minorenne.

Anche l’ipotesi della riconducibilità della villa di via Roccabernarda nr. 8 a CASAMONICA Guerrino è stata pienamente comprovata dalle attività investigative.

Le operazioni di intercettazione, suffragate dagli accertamenti documentali, hanno permesso di ricostruire la vicenda relativa al possesso da parte del CASAMONICA del terreno su cui sorge la suddetta villa.

In particolare, CASAMONICA Guerrino si è avvalso della sorella Dora per non figurare direttamente quale titolare del terreno e degli immobili ivi posti nella sua completa disponibilità, con l’evidente finalità di scongiurare in futuro il sequestro dei beni.

Il tutto con il contributo offerto dagli indagati PAIELLA e PANITTERI che hanno curato tutti i profili amministrativi della pratica sia per raggiungere l’accordo con il comune di Frascati per la stipula dell’atto conciliativo per il passaggio di proprietà in favore di CASAMONICA Dora del terreno originariamente occupato abusivamente sia per il rilascio della concessione in sanatoria per gli immobili abusivi edificati sul predetto terreno.

L’operazione “Noi proteggiamo Roma” ha svelato l’esistenza di un’associazione a delinquere di stampo mafioso, quale è quella degli CASAMONICA, che ha provocato un profondo degrado sul territorio, consentendo il dilagare di reati gravissimi e lesivi di beni primari.

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Un sodalizio che ha fondato la sua potenza sull’organizzazione a base prevalentemente familistica e sulla ripartizione delle competenze, consentendo al complesso dei soggetti chiamati a rispondere anche solo di reati satellite di gravitare in un’area di impunità, scaturente dalla forza evocativa e intimidatoria del nome CASAMONICA.

Gli odierni arresti intervengono per di più in una situazione di criticità economica delle aziende e delle famiglie causata dall’emergenza epidemiologica da covid-19, che sta determinando gravissimi effetti sul tessuto economico e produttivo dell’intero Paese.

In tale contesto di difficoltà e di estrema fragilità economica e sociale della cittadinanza, viene così scongiurato il pericolo del ricorso a forme illecite di finanziamento per il conseguimento di immediata liquidità e di conseguenza la reiterazione da parte degli indagati dei delitti contestati.

LE MISURE DI PREVENZIONE PATRIMONIALI

L’odierna operazione ha consentito altresì il sequestro di beni immobili, quote societarie, compendi aziendali, autoveicoli e rapporti finanziari, testimoniando la straordinaria azione congiunta della Procura capitolina e della Questura di Roma volta a contrastare la criminalità organizzata, ad aggredire i patrimoni illecitamente accumulati e a sottrarre le attività economiche al circuito criminale per essere restituite alla collettività in un percorso di legalità.

È stata infatti data esecuzione a un provvedimento di sequestro di beni ai fini della confisca emesso dal Tribunale di Roma – Sezione delle Misure di Prevenzione, su proposta congiunta del Procuratore della Repubblica di Roma e del Questore di Roma.

Gli specialisti della Divisione Polizia Anticrimine- Sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali, partendo dall’attività di

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indagine che ha portato alle ordinanze di custodia cautelare oggi eseguite, hanno ricostruito la “carriera criminale” e analizzato la posizione economico-patrimoniale di 4soggetti(unitamente a quelle dei rispettivi nuclei familiari) tutti di elevato spessore criminale e di spiccata pericolosità sociale.

I proposti, organici al clan mafioso “CASAMONICA”, articolazione territoriale operante nella zona Romanina- Anagnina-Morena, sono risultati coinvolti in organizzate ed estese attività usurarie e di esercizio abusivo del credito, con conseguenti condotte estorsive nonché, di intestazione fittizia di beni.

Tra questi, spiccano le posizioni di Giuseppe CASAMONICA (classe 1950) del figlio Guerrino (classe 1970), detto Pelè, e di Christian CASAMONICA (classe 1984), figlio di Ferruccio, tutti destinatari del provvedimento di sequestro in qualità di proposti.

L’altro destinatario è PACE Daniele, di anni 29, factotum di Christian CASAMONICA e pienamente inserito negli affari illeciti del clan mafioso.

All’esito delle approfondite indagini svolte dalla Divisione Anticrimine di Roma è stato accertato che le condotte criminali poste nel corso degli anni hanno consentito ai proposti di acquisire un’importante disponibilità economica reinvestita successivamente in immobili, aziende e attività commerciali che in parte, fittiziamente e dolosamente, hanno intestato anche a soggetti terzi.

È altresì emersa un’evidente sproporzione tra i redditi pressoché inesistenti dei soggetti ed il patrimonio accumulato.

Il Tribunale di Roma – Sezione Specializzata delle Misure di Prevenzione, accogliendo le risultanze investigative ha dispostoil sequestro del seguente compendio patrimoniale,

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costituito dai beni riconducibili direttamente o tramite interposti fittizi, ai proposti, per un valore complessivo pari a circa € 20 milioni:

7 unità immobiliari site in Roma, tra cui le ville di Via Flavia Demetria 90 e Via Roccabernarda 8, il villino di Via Lunano 25 ed altri siti a Monterosi (VT) e San Cesareo (RM);

quote di 5 società di capitali;

quote di 1 società di persone;

1 ditta individuale;

interi complessi aziendali di cui una stazione di servizio, sita in San Cesareo, e un bar tabacchi, ubicato a Montecompatri (RM);

1 contratto di concessione del godimento di un complesso immobiliare, con diritto di acquisto ai sensi del D.L.

12/9/2014 n. 133 (rent to buy)

140 rapporti finanziari con vari Istituti di credito.

Tra i beni immobili sequestratati si evidenzia la villa di via Roccabernarda 8, unico immobile nella roccaforte storica della famiglia CASAMONICA ancora in possesso del clan, situato nella adiacenze delle due ville di via Roccabernarda n. 15 e n.14/16, già confiscate nel 2009 a Giuseppe CASAMONICA, e destinate dalla Regione Lazio a parco pubblico denominato “Il parco della legalità” e a centro polivalente dell’Associazione nazionale Genitori Soggetti Autistici.

Guidonia, la vergogna delle

195 salme accatastate in un

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locale interrato che

attendono ancora una degna

sepoltura nonostante il

sollecito della Asl al

sindaco

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GUIDONIA MONTECELIO (RM) – Da quattro anni 195 salme attendono ancora una degna sepoltura a Guidonia. Una situazione che ha visto intervenire anche la Asl – dopo l’esposto della consigliera comunale di Fratelli d’Italia Giovanna Ammaturo – che ha intimato al primo cittadino un intervento risolutivo immediato.

“Continua il negazionismo sulla vicenda orribile ed inqualificabile – ha detto Giovanna Ammaturo – Raccapriccia leggere la nota di richiamo del 13 maggio inviata al Sindaco Barbet del M5S nella seconda città d’Italia non capoluogo di provincia a firma del dott. Luca Enrico Ruscitti, dirigente del dipartimento di prevenzione e servizio igiene e sanità pubblica: “Dal sopralluogo del 6 febbraio 2020,al fine di verificare quanto segnalato, all’interno di un locale interrato di circa 100 mq provvisto di un impianto forzato dell’aria, non funzionante, è stata constatata la presenza di numerose casse di zinco, 195 come riportato nell’esposto, contenenti resti mortali provenienti da esumazione e estumulazioni una parte delle quali risultano danneggiate.

Sono risultate presenti anche alcune casse in legno lasciate in deposito in attesa di cremazione. Le casse sono risultate disposte in parte su strutture metalliche e in parte a terra accatastate una sull’altra”.

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“A tre anni dalla proclamazione a sindaco – prosegue Ammaturo – Barbet e la sua amministrazione pentastellata nulla hanno nonostante 10 interrogazioni, interpellanze, verbalizzazioni in consiglio comunale e commissioni, denunce, comunicati stampa interviste sui giornali dai nazionali ai locali, TV e radio. Da tre anni ho segnalato l’apatia di un sindaco che non dovrebbe chiudere il Comune per tre Agenti della Municipale positivi al Covid 19, che avrebbero potuto ragionevolmente essere cautelati se fosse stato utilizzato il termo scanner,

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ma vergognarsi per l’inciviltà palese e saper prendere altre strade. Mi sono rivolta, il 16 gennaio scorso, al prefetto Pantaleone e al presidente della ASL RMG dottor Giorgio Giulio Santonocito che ringrazio, a cui ho fatto appello richiamando la pietas cristiana, lo ius sepulchri oltre a chiedere rassicurazioni sul pericolo incombente per l’igiene e la salute pubblica che il caso rappresenta. Solo io ho provato, non certo Barbet, a girare intorno alla piccola cappella, a guardare attraverso i vetri la stanzetta seminterrata lo scempio evidente e il dileggio perpetrato, sentire l’odore quasi di gigli, forte, acre, che prende alla gola: l’odore della morte. Sono stata male per un giorno. Barbet da tre anni sta giocando a fare l’amministratore mostrando solo il negazionismo dell’orrore e girato il capo. Ho raccapriccio a raccontare i fatti ma i cittadini debbono sapere: sono stata eletta ed ho giurato loro di difendere gli interessi generali ed averne cura non per lo stipendio. Il mancato rispetto delle spoglie mortali non è una questione di colore politico o della pelle, di religione: qui è evidente da parte del sindaco e del cerchio magico oltre che di questa amministrazione penta stellata un bassissimo livello di sviluppo civile.

Il dott. Ruscitti ha intimato al sindaco ad adoperarsi richiamando l’Art. 67 L.285 del 90, ovvero che ogni cimitero debba avere un ossario, un manufatto destinato, in modo che le ossa siano sottratte alla vista del pubblico. A Guidonia Montecelio di ossari se ne contano 695 nuovi e 2036 loculi pronti da due anni almeno che attendono solo : il collaudo, che va effettuato dopo le diffide del Concessionario che per 25 anni onorerà la Città con duecentomila euro all’anno lasciando tutte le costruzioni edificate alla proprietà dell’Ente. Manufatti che erano stati oggetto di ordinanza di demolizione n° 409 del 27 Novembre 2017 con Prot. n. 106775 del 27-11-2017.

Unico caso in Italia di un Ente che ordina di abbattere suoi manufatti e che la sentenza del TAR N° 09794/2018 ha

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annullato. Barbet, gli assessori, i dirigenti in due anni non hanno trovato il tempo di definire un gruppo di 2-3-5 anche 10 ingegneri ed architetti capaci di farlo. Lo abbiamo chiesto per iscritto ma la maleducazione istituzionale di non rispondere alla interrogazioni è cosa normale per questa amministrazione, alla faccia della trasparenza. Non esiste una questione economica: prot. 35398 del 14 aprile 2017 dà atto dell’avvenuto stanziamento di somme in bilancio. Già si parlava di incolumità pubblica il 26 luglio 2018 con sentenza 00772 del Consiglio di Stato che si è pronunciato contro il Comune, sentenziando a: ”provvedere alla rimozione senza indugio dei 195 cadaveri giacenti nel deposito cimiteriale, la cui permanenza determina una situazione di pericolo per l’igiene e la salute pubblica”. Dal 13 maggio questa ennesima intimazione che non lascia dubbi per il difetto. Un sindaco che non rispetta una sentenza del Consiglio di Stato e da oltre un mese la nota della ASL RMG in questione con il consueto silenzio verso i Cittadini e i consiglieri tutti urla più della emozione e della pelle d’oca che fa venire questa vicenda orribile, esecrabile, abominevole e priva di buonsenso. Un orrore già fotografato dalla ASL RMG il 5 settembre del 2016 con prot. 24208 inviato al Comune : eppure nessuno ha mosso un dito. Sebbene richiesto nessuno ha saputo spiegarmi come mai di 195 salme stumulate non si è riusciti a rintracciare i parenti prossimi per il da farsi. Questo non giustifica la mancanza di concretezza e rispetto per i morti:

si chiama civiltà.”

Roma, Centro Polifunzionale

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di Prato Fiorito: dopo 4 anni e oltre un milione di euro per realizzarlo prosegue il silenzio dell’amministrazione Raggi

Videointervista alla Presidente del Consorzio Prato Fiorito- Ponte di Nona, Doriana Mastropietro

Bracciano, disservizi e

disagi Poste Italiane. Il

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sindaco scrive al Prefetto.

Tondinelli: “La cittadinanza non può sopportare ancora a lungo questa situazione e io sono dalla loro parte”

BRACCIANO (RM) – Il Sindaco di Bracciano Armando Tondinelli scrive al Prefetto di Roma per chiedere un intervento urgente finalizzato a risolvere i disagi della cittadinanza causati dalla chiusura dell’ufficio postale di via dei Lecci a Bracciano Nuova.

La chiusura di quella sede ha comportato il sovraffollamento degli uffici postali di Bracciano centro dove si assiste quotidianamente a lunghe file di persone che aspettano per ore su un tratto di strada trafficato: “La preoccupazione del sottoscritto – scrive il Sindaco nella missiva al Prefetto – deriva dall’evidente pericolo per la tutela e la sicurezza degli utenti costretti ad aspettare in fila per ore in un tratto di strada interessato dal traffico veicolare e sotto le intemperie da alcuni mesi”.

Tondinelli è dovuto ricorrere al Prefetto dopo che non ha

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ricevuto alcuna risposta dalla direzione di Poste Italiane alla lettera del 20 maggio scorso in cui veniva segnalato il disservizio e i disagi conseguenti alla chiusura dell’ufficio postale a Bracciano Nuova: “Mi batterò in tutte le sedi – aggiunge Tondinelli – affinché si risolva la questione in tempi celeri. La cittadinanza non può sopportare ancora a lungo questa situazione e io sono dalla loro parte. Bracciano è una città di 20 mila abitanti e non può avere un solo ufficio postale sul territorio. Aspetteremo un riscontro dalla Prefettura e se non arriverà busseremo ancora e presenteremo una denuncia se necessario per mancato rispetto delle regole di distanziamento e altri reati si dovessero ravvisare, insomma siamo pronti ad alzare ancora di più i toni ma ci auguriamo che la questione si risolva prima”.

Botticelle romane, l’ennesima

promessa a 5 stelle non

mantenuta

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ROMA – Dal 1° giugno è scattato il divieto di lavoro dalle ore 13 alle 17 a tutela dei cavalli delle botticelle romane, divieto che resterà in vigore fino al 15 settembre. La disposizione è prevista dal Regolamento comunale sulla tutela degli animali del Comune di Roma approvato nel 2005 all’unanimità.

“La sindaca Virginia Raggi aveva inserito nel suo programma elettorale l’abolizione delle ‘carrozzelle’ e aveva promesso che questo sarebbe stato il primo provvedimento che la sua Amministrazione avrebbe preso in nome di diritti degli animali”, ricorda Rita Corboli, delegata romana dell’ Oipa Italia. “Da ultimo, è stato promesso di trasferirle nei parchi, mentre gli amanti degli animali ne hanno sollecitato a più riprese l’abolizione. Invece, a un anno dalla fine del mandato, questi mezzi anacronistici circolano ancora sulle strade, le promesse sono rimaste sulla carta e nulla è cambiato. Speriamo che almeno la consueta ordinanza che vieta l’uscita alle botticelle nelle giornate più calde arrivi in tempo utile per evitare ai poveri cavalli di dover lavorare con temperature tropicali”.

Il Regolamento comunale sulla tutela degli animali, approvato

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con la delibera n.275 del 24 ottobre 2005, resta l’unico baluardo a difesa dei poveri cavalli romani costretti a trainare centinaia di chili sotto il solleone che fa bollire l’asfalto. Ma i cavalli delle botticelle non muoiono solo d’estate: muoiono anche per il traffico. Nel novembre del 2008, per esempio, il povero Birillo, spaventato per il passaggio di un camion accanto a lui, cadde in via di San Gregorio, all’ombra del Colosseo. Si spezzò la tibia e fu abbattuto.

“Le guardie zoofile dell’Oipa negli anni hanno contestato senza esito molte infrazioni che prevedono la sospensione della licenza per andatura vietata, come il trotto che espone i cavalli a molti pericoli. I procedimenti sono impantanati chissà dove”, osserva Claudio Locuratolo, coordinatore delle guardie zoofile Oipa di Roma e provincia. “Speriamo che l’ordinanza che vieta alle botticelle l’uscita botticelle giornate più calde arrivi quanto prima. Auspichiamo che si pensi per tempo a questo provvedimento, seppur minimo, a tutela dei poveri cavalli. A difesa dei cavalli, inoltre, invitiamo la cittadinanza a denunciare alla polizia municipale (tel. 06 67691) le violazioni del Regolamento, come la circolazione tra le 13 e le 17 fino al 15 settembre, e, se arriverà l’ordinanza, anche le violazioni di quest’ultima.

Come Oipa la renderemo nota appena sarà emanata”.

Scandalo M5S: il presidente

del Venezuela avrebbe inviato

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a Casaleggio una valigetta piena di soldi

Chavez avrebbe finanziato segretamente ilpartito di Beppe Grillo

Nicolás Maduro avrebbe finanziato nel 2010 il Movimento Cinquestelle: lo afferma il quotidiano spagnolo Abc citando un documento classificato dell’intelligence venezuelana, di cui pubblica una foto. Secondo il giornale, l’attuale presidente del Venezuela, allora ministro degli Esteri di Chavez, avrebbe spedito una valigetta con 3,5 milioni di euro al consolato venezuelano a Milano indirizzati a Gianroberto Casaleggio per finanziare segretamente il movimento fondato nel 2009 da Beppe Grillo. Una notizia smentita dal movimento ma anche dal’ambasciata ma che viene confermata dal giornale.

“Confermiamo tutto: Abc è un giornale serio e rispettabile, di massima qualità. Facciamo le nostre verifiche, non siamo dei pazzi che pubblichiamo le prime informazioni che ci capitano

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in mano”, afferma il vicedirettore di Abc, Luis Ventoso, interpellato telefonicamente dall’ANSA sulle accuse di fake news rivolte all’inchiesta del suo giornale che pubblica anche un documento. “Anzi, sono molto contento – aggiunge – della vasta eco che questa nostra notizia sta avendo in Italia”.

“Il MoVimento 5 stelle – puntualizza Davide Casaleggio in un post – è sempre stato finanziato in modo trasparente e siamo gli unici ad aver reso pubblici tutti i bilanci, anche di dettaglio, prima ancora che fosse la legge a richiederlo. Il MoVimento 5 Stelle non ha mai ricevuto finanziamenti occulti.

Il Governo attuale venezuelano ha smentito la fake news. Mio padre non è mai andato in Venezuela. Il MoVimento 5 Stelle non ha mai ricevuto finanziamenti pubblici”. “Se fino a quando era vivo ha avuto modo di difendersi da solo, ora che non c’è più non permetterò che si infanghi in alcun modo il suo nome”, aggiunge. E anche Vito Crimi parla di “fake news”.

La smentita dell’ambasciata – “Si tratta di un’informazione falsa e assurda, adiremo le vie legali”. Con queste parole l’ambasciata del Venezuela a Roma, contattata dall’ANSA, smentisce il presunto finanziamento al Movimento 5 Stelle di cui parla oggi il quotidiano spagnolo Abc. La fonte dell’ambasciata riferisce tra l’altro che nel 2010 il M5s era appena nato ed era quindi “completamente sconosciuto in Venezuela” e che all’epoca il console venezuelano a Milano – da cui secondo la ricostruzione di Abc sarebbero passati i 3,5 milioni – era appena arrivato in sede.

LA VICENDA – Secondo Abc, quotidiano spagnolo di indirizzo conservatore, il console venezuelano a Milano, Gian Carlo di Martino, fece da intermediario per la transazione finale a Casaleggio, che avvenne in contanti. Il documento indica il cofondatore e ideologo del Movimento Cinquestelle, morto nel 2 0 1 6 , c o m e “ p r o m o t o r e d i u n m o v i m e n t o d i s i n i s t r a rivoluzionario e anticapitalista nella Repubblica italiana”. I 3,5 milioni di euro – aggiunge il quotidiano citando il documento dell’intelligence, allora guidata da Hugo Carvajal –

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furono inviati “in modo sicuro e segreto attraverso valigia diplomatica”. La valigetta creò anche un problema interno alla diplomazia venezuelana, rivela il giornale, perchè era stata trovata dall’addetto militare che ne aveva informato Carvajal.

Questi lo avrebbe tranquillizzato con un dispaccio in cui affermava: “Sono state impartite istruzioni verbali al nostro funzionario in Italia per non continuare a riferire sulla questione, che potrebbe diventare un problema diplomatico” tra Italia e Venezuela. Carvajal è latitante dal novembre scorso dopo l’approvazione della sua estradizione negli Stati Uniti, dove è accusato di narcotraffico e vendita di armi ai guerriglieri delle Farc colombiane. La Spagna, dove si era rifugiato – rimarca il quotidiano -, non era riuscita a impedire la sua fuga. La somma destinata al Movimento Cinquestelle sarebbe stata attinta da fondi riservati amministrati dall’allora ministro dell’Interno (oggi al dicastero dell’Economia), Tareck el Aissami, che era, ed è, considerato uomo di fiducia di Nicolas Maduro. Aissami – ricorda il quotidiano – è stato oggetto di sanzioni da parte delle autorità statunitensi per reati legati al narcotraffico e al riciclaggio di denaro. Le stesse autorità che pochi mesi dopo adottarono sanzioni economiche contro Maduro accusandolo, subito dopo le elezioni che gli Usa considerano illegittime,

“un dittatore che ignora la volontà del popolo”. Abc afferma di avere contattato i diretti interessati alla vicenda, compresi l’attuale leader dell’M5E, Vito Crimi, il suo ex capo politico, Luigi Di Maio, il console venezuelano a Milano, Gian Carlo di Martino e lo stesso Grillo, ma che “nessuno di loro ha risposto alle domande”. “Quella dei presunti finanziamenti del Venezuela al Moviemento 5 Stelle è una fake news semplicemente ridicola e fantasiosa. Sulla questione non c’è altro dire, se non che del lontano 2010 ricordo quando ero candidato presidente alle regionali in Lombardia. Anche allora, così come negli anni a seguire, quella che realizziammo fu una campagna elettorale fatta con pochissime risorse e mezzi, frutto di micro donazioni dei cittadini italiani. Per il resto, valuteremo se adire alle vie legali.

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Certamente non ci lasciamo distrarre da certe sparate o intimidire”. Lo afferma in una nota il capo politico del Movimento 5 Stelle Vito Crimi.

Diversi i commenti dall’opposizione che invita a fare chiarezza. “Al momento al governo, anziché il modello Genova per rilanciare opere pubbliche, economia e imprese c’è, tristemente, un modello misto Cgil-Venezuela”, scrive su twitter il leader della Lega Matteo Salvini.

Al momento al governo, anziché il modello Genova per rilanciare opere pubbliche, economia e imprese c’è, tristemente, un modello misto Cgil-#Venezuela.

— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) June 15, 2020

“Mentre gridavano ‘vaffa’ al mondo politico e si presentavano come i garanti della legalità, i vertici del Movimento 5 Stelle nel 2010 avrebbero incassato 3,5 milioni di euro in contanti spediti a Gianroberto Casaleggio dentro una valigetta dall’attuale presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, allora ministro degli Esteri di Chavez. Se quanto riportato dal q u o t i d i a n o s p a g n o l o ‘ A b c ’ , c h e c i t a u n d o c u m e n t o dell’intelligence venezuelana, fosse confermato, ci troveremmo di fronte ad un finanziamento irregolare e segreto da parte di uno dei governi più controversi del Sudamerica alla forza politica che oggi esprime il presidente del Consiglio e che ha la maggioranza relativa in Parlamento. Beppe Grillo, invece di difendere Conte dagli attacchi interni di Di Battista, potrebbe dare qualche immediata spiegazione. Dopo i terrapiattisti e i gilet arancioni di Pappalardo, pensavamo anche noi di aver visto tutto…”. Lo afferma in una nota Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati.

È importante che Il Movimento Cinque Stelle “abbia smentito subito sui finanziamenti venezuelani al suo movimento. Sulle scelte politiche verso il governo venezuelano con M5S abbiamo

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sempre avuto posizioni diverse. Non è un mistero. Ma non è questo il punto. Oggi davanti alle notizie che giungono dalla Spagna – dice il Pd con il capogruppo il commissione Esteri Alessandro Alfieri – serve fare chiarezza per dissipare ogni ombra circa le accuse su donazioni che sarebbero state fatte al M5S quando Maduro era ministro degli Esteri”.

“Grazie a questo documento segreto pubblicato dallo spagnolo Abc si comprende l’atteggiamento del Governo italiano sul Venezuela e Maduro. Presenterò un’interrogazione urgente a Borrell per sapere chi in Europa e per quanto tempo ha ricevuto finanziamenti illeciti dal regime venezuelano”. Lo scrive su Twitter Antonio Tajani, eurodeputato di Forza Italia in merito alle rivelazioni del quotidiano spagnolo Abc secondo le quali Nicolás Maduro avrebbe finanziato nel 2010 il Movimento Cinquestelle. Il quotidiano spagnolo cita un documento classificato dell’intelligence venezuelana, di cui pubblica una foto.

Anguillara Sabazia, Manciuria

chiede l’istituzione di una

Commissione d’indagine su

containers e chiusura Plesso

di via Verdi

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