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Zagaria a pagina 7. Dalle luci artificiali della

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www.conquistedellavoro.it A Torino va in scena

lo sfruttamento.

I lavoratori della logistica portano a teatro

la quotidianità di chi opera in un settore dove

regnano illegalità e soprusi

Ttip, gli accordi

commerciali di libero scambio e le lobby del business.

Si tenta di riscrivere le regole del gioco per favorire i profitti delle multinazionali

Digital audience.

Ora il mobile batte il desktop

Zagaria a pagina 7

Gioia Tauro

Sciopero della fame

all’azienda De Masi Costruzioni.

Una scelta drammatica contro i 49 licenziamenti

previsti se l’azienda non riuscirà ad avere accesso al credito

U

n sindacato che ha quattro milioni di iscritti non può sentirsi isolato.

Intervenendo a Monfalcone ad un convegno della Cisl Fvg, Annama- ria Furlan sottolinea come “nelle decine di incontri di queste settimane abbiamo rileva- to convergenze del mondo esterno al sinda- cato con le nostre proposte su come rilan- ciare l’economia reale e sostenere sviluppo e crescita. La priorità è il lavoro. Il Paese ha bisogno di fabbriche aperte, non occupa- te”. Per questo lo sciopero di oggi di Cgil e Uil “è una iniziativa che va rispettata”. Ma la Cisl ha scelto un’altra strada: “La prote- sta, ma anche la proposta. Abbiamo biso- gno di un grande Patto sociale che veda pro- tagonisti il Governo unitamente a chi rap- presenta il lavoro”.

Insomma, gli esami dobbiamo farceli da so- li. E a proposito della richiesta di ulteriori riforme avanzata dal presidente della Com- missione europea Juncker, Furlan ribadi- sce: “La recessione ha investito tutta l’Euro- pa, ma l’Italia nell’uscita dalla crisi dimostra una lentezza maggiore nonostante abbia grandi capacità produttive e abbia dimo- strato di essere davvero una grande poten- za industriale”. Dall’Europa non servono diktat, ma risorse per lo sviluppo e per il ri- lancio della crescita”. Patto di stabilità e fi- scal compact vanno cambiati. “Tutti gli inve- stimenti in ricerca e sviluppo devono esse- re tolti dal patto di stabilità”.

Ma per attrarre investimenti in Italia e con- trastare la disoccupazione occorre estirpa- re la corruzione. In questo senso “va ascol- tato il monito del presidente Napolitano.

L’Italia da sola in Europa rappresenta oltre il 50% della corruzione globale e la Corte dei Conti denuncia 70 miliardi all’anno di corruzione. È il più grave problema che ha il Paese”. Furlan ha annunciato che la Cisl pro- muoverà una legge di iniziativa popolare e raccoglierà le firme per far sì che il Paese abbia finalmente un fisco amico del lavoro.

Dobbiamo puntare ad avere una fiscalità che faccia pagare di più le rendite finanzia- rie e soprattutto le speculazioni finanziarie e che pesi di meno sul lavoro”.

Giampiero Guadagni

Igea, le lavoratrici fuori dalla miniera

ON LINE

Produzione industriale ancora giù, Farina:

non si investe nonostante condizioni positive

Aperti

perlavoro

Arzilla e Masucci alle pagine 2 e 3 Latella a pagina 5

ANCHE

P

er trovare un dato peggiore bisogna tornare ad agosto 2013. Con una riduzione tendenzia- le del 3% a ottobre la produzione industriale accelera la sua caduta, portando in rosso di quasi un punto il bilancio dei primi 10 mesi dell’anno. “I dati - sottolinea il segretario confederale Cisl, Giu- seppe Farina - da una parte non sono una sorpresa, ma dall’altra segnalano una cosa preoccupante e paradossale: nonostante mai come ora ci siano con- dizioni positive per fare investimenti, in Italia e in

Europa si continua a investire molto poco”. Questa mancanza di investimenti, secondo Farina, rappre- senta “un fallimento dell’austerità europea e dei go- verni italiani degli ultimi anni”. Anche quello attua- le “ha preferito insistere sulla riforma del mercato del lavoro piuttosto che stabilire cosa serva concre- tamente per crearlo, il lavoro”. “Vorremmo un’Eu- ropa meno monetarista - conclude Farina - e un go- verno che finalmente metta al centro della propria agenda il come creare investimenti e lavoro”.

D

alle luci artificiali della galleria ai lampioni del piazzale di Monteponi: so- no uscite alla spicciolata, una alla volta o a piccoli gruppi, durante la notte di giovedì le 37 lavoratrici Igea che dal 28 novembre occupavano la miniera di Villamarina. Hanno raggiun- to le proprie case e riab- bracciato i familiari. Ma ieri mattina sono tornate in as- semblea alla sala mensa di Campo Pisano, l'altro presi- dio occupato da undici ope-

rai, per fare il punto della si- tuazione. Una scelta, quella di uscire in sordina, non ca- suale: le dipendenti voglio- no che i riflettori siano pun- tati non su di loro, ma sulla vertenza. E cioè gli stipendi arretrati e le garanzie che ci sia ancora un futuro per le bonifiche di Igea. La batta- glia, per il momento, è so- spesa. Anche se un concet- to è stato ribadito più volte durante l'assemblea di ieri:

bisogna stare sempre in guardia.

S

orpasso. A ottobre, se- condo i dati Audiweb, gli utenti che hanno navigato sul web con smartphone e tablet sono stati di più di quelli da desktop: 16,6 mi- lioni contro 13 milioni.

Un dato che deve far riflet- tere sull’urgenza di adotta- re piattaforme responsive.

Benvenuti a pagina 8

Furlan: “La Cisl sceglie la strada della protesta e della proposta. E per contrastare la disoccupazione

dobbiamo anche combattere la corruzione.

Da Napolitano parole di grande saggezza”

Note Book

www.conquistedellavoro.it

QuotidianodellaCislfondatonel1948daGiulioPastore---ISSN0010-6348

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Anno66-N.283 VENERDÌ12DICEMBRE2014

conquiste del lavoro

Direttore:AnnamariaFurlan-DirettoreResponsabile:RaffaellaVitulano-DirezioneeRedazione:ViaPo,22-00198Roma-Tel.068473430-Fax068541233.Email:conquiste.lavoro@cisl.it.ProprietàConquistedelLavoroSrl.Societàsottopostaadirezioneecoordinamentoesercitatadaaltrisoggetti.”Impresabeneficiaria,perquestatestata,deicontributidicuiallaleggen.250/90esuccessivemodificheedintegrazioni”. Amministratoreunico:MaurizioMuzi-Sedelegale:ViaNicotera,29-00195Roma-Tellefono06385098.-Amministrazione,Uff.Pubblicità,Uff.Abbonamenti:ViaPo,22i.12-00198Roma-Telefoni068473269/270-068546742/3,Fax068415365-Registraz.TribunalediRoman.569/20.12.48.Autorizz.affissionemuralen.5149del27.9.55-Sped.inabb.post.D.L.353/2003(conv.inL.27/02/2004N.46)Art.1comma2 DCB-Roma.FilialediRoma.Nonrestituirealmittente-Stampa:StampaQuotidianasrl,Loc.casalemarcangeli,Oricola(AQ);PoligraficoEuropaSrl,ViaE.Mattei,2Villasanta(MB).UnacopiaE0,60-ArretrataE0,82.Abbonamenti:annualeE103,30;iscrittiallaCislE41,50;esteroE155,00.C.C.Postalen.51692002intestatoa:ConquistedelLavoro,ViaPo,21-00198Roma

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VENERDÌ12DICEMBRE2014

2 conquiste

del

lavoro global

N

on solo Ttip.

Quella che è stata già defini- tiva da molti co- me la seconda fase della globalizzazione sembra essere caratterizzata da una maggiore attenzio- ne alla riscrittura di quel- le regole che hanno fino- ra rappresentato un fre- no alla sete di profitti delle grandi multinazio- nali. I trattati di libero commercio di nuova ge- nerazione non sembra- no infatti concentrarsi tanto sulle tariffe, in molti casi già ai minimi storici, quanto piutto- sto sulla rimozione degli standard sociali raggiun- ti dopo anni di battaglie condotte dalla società ci- vile organizzata. Un pro- cesso che parte dagli Stati Uniti che, dopo aver sperimentato negli anni passati trattati qua- li il Nafta e il Cafta, han- no messo in agenda ulte- riori trattati di libero scambio. I negoziatori di Washington e le lob- by del big business, men- tre da un lato negoziano il Ttip con Brussels, dal- l’altro lato non perdono di vista il versante pacifi- co trattando in contem- poranea il Trans Pacific Partnership, o Tpp, l’ac- cordo in via di definizio- ne fra Stati Uniti, Austra- lia, Canada, Giappone, Malesia, Messico, Nuo- va Zelanda, Peru, Bru- nei, Cile, Singapore e Vietnam, il 38% dell’atti- vità economica globale.

La logica dietro la formu- lazione del Tpp è del tut- to simile a quella del Ttip, così come simili so-

no le rimostranze degli attori del sociale. Un trattato definito di libe- ro commercio che non riguarda esclusivamen- te il commercio, quanto piuttosto le regole che nell’opinione dei nego- ziatori costituiscono in- tralci alle attività delle multinazionali, e che non può essere definito libero, considerando che non tiene in conto le posizioni della società civile. Al pari di quanto accaduto con il Ttip, i sin- dacati nazionali e quelli internazionali hanno da- to vita a una mobilitazio- ne globale per denuncia- re i danni che questi trat- tati possono comporta- re senza un adeguato coinvolgimento dei rap-

presentanti della socie- tà civile organizzata. In un recente comunicato, i Communication Workers of America (Cwa) hanno denuncia- to le modalità con cui le negoziazioni si stanno svolgendo. Giornalisti, rappresentanti delle parti sociali e persino molti parlamentari so- no sistematicamente esclusi dai colloqui che avvengono a porte chiu- se. Una modalità che non riguarda però, sot- tolinea il Cwa, i lobbisti delle grandi multinazio- nali, come Verizon e Wal-Mart, presenti al ta- volo delle trattative con un piccolo esercito di 600 consulenti.

Secondo i sindacati ame-

ricani, il trattato presen- ta altre caratteristiche molto preoccupanti. Il testo finale, rileva anco- ra il Cwa, non sarà reso pubblico prima di quat- tro anni dalla chiusura dei negoziati mentre il Congresso degli Stati Uniti sarà chiamato ad approvarlo secondo il si- stema fast track, una procedura di priorità as- soluta che non prevede la possibilità di presenta- re emendamenti. Uno degli accordi più impor- tanti della storia del pae- se potrebbe dunque di- venire legge senza che la maggior parte dei cit- tadini americani ne sap- pia niente. L’Afl-Cio ha inviato all’amministra- zione americana le sue

valutazioni sulla questio- ne chiedendo che il Tpp tenga in considerazione anche gli interessi dei la- voratori e dei consuma- tori e non solo quelli del- le multinazionali. Una battaglia in salita, come la stessa confederazio- ne americana ha sottoli- neato, che non potrà es- sere vinta senza la colla- borazione dei sindacati dei paesi interessati.

Un appello a cui hanno risposto la Confedera- zione Internazionale dei Sindacati, l’Ituc, e la Con- federazione dei Sindaca- ti Australiani, l’Actu. In una lettera congiunta ai governi dei paesi coin- volti nell’accordo, i sin- dacati hanno chiesto di interrompere immedia-

tamente i negoziati con- siderando che le indi- screzioni trapelate par- lano di clausole dall’im- patto particolarmente negativo per i lavorato- ri: “Al fine di stipulare trattati commerciali equi e inclusivi – si legge nella lettera firmata da Sharan Burrow per l’I- tuc e da Ged Kearney per l’Actu – i governi de- vono rendere pubblici i documenti per dare la possibilità a parlamenti e rappresentanti della società civile di contribu- ire e di mettere in guar- dia contro potenziali pe- ricoli sin dall’inizio delle negoziazioni e sicura- mente prima che que- ste siano concluse”.

Manlio Masucci

Gliaccordicommerciali

B

ruxelles (nostro servizio) - Con gli Stati Uniti “stessi valori e approcci comuni”

alle sfide commerciali globali:

tutela dei consumatori, prezzi più bassi, eliminazione dei da- zi, riduzione delle tariffe, prote- zione dei dati sensibili. Atten- zione, però, ai rischi che posso- no deviare da un cammino che resta pieno d’insidie. Sul Ttip, l’accordo di libero scambio tra Ue e Usa, i Socialisti&Democra- tici non faranno ostruzioni- smo, dice il capogruppo Gianni Pittella in un dibattito organiz- zato al Parlamento europeo

(“Ttip e consumatori: il buono, il brutto e il cattivo”). “Ma que- sto non vuol dire che firmere- mo un assegno in bianco”, av- verte l’esponente del Partito democratico. Perché i pericoli, si diceva, sono ancora tanti, co- sì come lo sono i mugugni e i sospetti su un’intesa che non brilla per trasparenza e chiarez- za d’intenti. A chi giova il Ttip?

Sì vabbè, le multinazionali. Ma non solo, assicura l’ambascia- tore americano Michael Punke, della rappresentanza permanente al Wto a Ginevra,

“perché l’accordo è fatto su mi-

sura soprattutto per le piccole e medie imprese, affinché ab- biano gli strumenti adeguati per investire ed esportare, e la politica possa occuparsi di loro con più attenzione”. Che è il contrario di quello che pensa- no organizzazioni sindacali, Ong e rappresentanti dei con- sumatori, e cioè che le prime vittime del Ttip saranno pro- prio le piccole imprese. “Se l’ac- cordo è tutto sbilanciato sulla necessità di ridurre i costi per le grandi aziende, noi che ci guadagniamo?”, domanda Mo- nique Goyens del Beuc (The eu-

ropean consumer organisa- tion) e copresidente per l’Euro- pa del Trans-Atlantic Consu- mer Dialogue. “Si vogliono eli- minare giustamente le barrie- re tariffarie, ma tra queste so- no stati inseriti anche i diritti e le tutele del consumatore, la salute e la sicurezza, cioè tutti elementi per noi non negozia- bili”. Il Beuc denuncia pressio- ni sempre più forti del mondo finanziario per abbassare gli standard di protezione in Euro- pa. “Chiediamo ai governi di non cedere - dice Goyens – ci abbiamo messo 50 per arriva-

re a costruire gli standard at- tuali e non possiamo smantel- lare tutto con un accordo”. Ma a sentire la Commissione euro- pea non è davvero il caso di an- dare in panico. “Non ci saran- no impatti negativi sui consu- matori europei”, assicura Ceci- lia Malmstroem, commissario al Commercio. “L’accordo ha senso se migliora la vita della gente, ma dobbiamo anche di- re che il Ttip non sarà la rispo- sta a tutto. Vogliamo aiutare i consumatori con un partena- riato ambizioso per migliorare la qualità dei posti di lavoro, ab- bassare i prezzi, facilitare il commercio per favorire l’in- gresso di nuove imprese nel mercato”. La Ces, da par suo, chiede una “profonda revisio-

IltrattatodellaWestCoast

Ttip,laverapostaingioco

Libero scambio. La seconda fase della globalizzazione sembra essere caratterizzata da una maggiore attenzione

(3)

B

ruxelles (nostro ser- vizio) - C’è puzza di Nafta sull’Europa. Il Ttip può costare ca- rissimo all’Ue, in termini di competitività e posti di la- voro. La cassandra è Da- mon A. Silvers, direttore po- litico del Afl-Cio, il sindaca- to americano, che ha già vissuto sulla propria pelle, e su quella dei suoi iscritti, gli effetti degli accordi com- merciali. Ed è suo, nono- stante gli scenari d’Arma- geddon, l’intervento più ap- plaudito del dibattito orga- nizzato dal gruppo S&D al Parlamento europeo. Non perché gli europei si siano rassegnati al peggio, ma probabilmente perché in un pomeriggio di sostanzia- le pareggio a reti bianche, dove gli interventi dell’am-

basciatore americano Punke e del commissario Ue al Commercio Malm- stroem hanno brillato per vaghezza e superficialità, il sindacalista made in Usa ha avuto il merito di parla- re chiaro. Soprattutto rie- vocando precedenti che, ri- prendendo uno slogan ca- ro alla Ces, potrebbero rive- larsi il vero cavallo di Troia di un accordo che, nono- stante le teorie sul libero commercio che da solo ri- darebbe impulso ai consu- mi interni e all’occupazio- ne, appare tutt’altro che una win-win situation. E al- lora chi vince in questa sto-

ria? “Negli Stati Uniti gli ac- cordi commerciali sono molto poco popolari: circa il 50-60% delle persone è contrario”, dice Silvers.

Che traccia una differenza fondamentale. “Il nostro modello di politica com- merciale è diverso dal vo- stro. In Europa c’è il dialo- go sociale tripartito, con l’Ue che fa da stimolo alle esportazioni, mentre in America, dal Nafta (Accor- do nordamericano per il li- bero scambio stipulato tra Usa, Canada e Messico ndr) in poi, gli accordi servo- no per stimolare le importa- zioni, facilitare la vita delle

persone, ridurre i prezzi e migliorare i profitti delle aziende. Il risultato - spiega il sindacalista dell’Afl-Cio - è un disavanzo commercia- le con il resto del mondo molto pesante e una perdi- ta costante di posti di lavo- ro: 700mila secondo noi, 1 milione, secondo lo stesso presidente Obama”. Il Ttip, dunque, potrebbe essere una bruttissima copia del Nafta e portare in Europa una nuova crisi. “Se vi dico- no che creerà lavoro, dove- te prima capire se gli econo- misti che affermano que- sto hanno considerato i da- ti sulla disoccupazione: se

non è così, vi stanno fregan- do. La verità è che in Euro- pa non ci sarà una riduzio- ne della disoccupazione, e il commercio rischia di crol- lare”. A cosa serve allora davvero l’accordo di libero scambio Usa-Ue? “Le multi- nazionali americane - affer- ma - vogliono avere mano libera in Europa, vogliono un ambiente commerciale più favorevole al loro mo- dus operandi. Tutto questo significa meno regole sulla privacy, sull’antitrust, sul lavoro e sulla protezione su- gli alimenti. Inoltre, gli Stati Uniti considerano il fatto che i servizi essenziali in Ue

siano appannaggio del set- tore pubblico come una perdita di un’opportunità per fare affari, e dunque premono per la liberalizza- zione”. E sull’inserimento dell’Isds, l’arbitrato sulle controversie tra Stato e im- prese, nel Ttip, il direttore politico del sindacato Usa sostiene senza mezzi termi- ni che le aziende america- ne “vogliono eliminare le decisioni regolamentari dai processi democratici”.

Il Ttip, osserva, “non è un accordo commerciale tra Ue e Usa: i nostri governi sono solo il campo dove si gioca la partita, ma la sfida vera è tra multinazionali e società civile o se permette- te tra democrazia e pluto- crazia, con gli investitori che chiedono di accedere a tribunali transnazionali per difendere i loro diritti: prati- camente, la fine della de- mocrazia”. Se il Ttip sarà sulla falsariga del Nafta, al- lora “le piccole imprese eu- ropee saranno le prime a farne le spese, la capacità produttiva sarà ridotta, co- sì come si ridurrà il potere d’acquisto dei salari: il tut- to per scoraggiare la pubbli- ca opinione, sempre più

‘sollecitata’ a non credere più nelle politiche pubbli- che”. Questo, conclude Sil- vers, scatenerà un cinismo di massa verso la democra- zia, con tendenze populi- ste molto pericolose. In- somma, se mi chiedete se sono più preoccupato per il mio Paese o l’Europa, vi di- co che sono molto più pre- occupato per l’Europa”.

Pierpaolo Arzilla

elelobbydelbigbusiness

Export, puzza di Nafta sull’Ue

ne”˘ non solo dei negoziati per il Ttip, ma anche dell’accordo com- merciale con il Canada (Ceta) or- mai in dirittura d’arrivo. La Confe- derazione europea dei sindacati si oppone al Ceta per almeno tre ra- gioni: il meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitore e Stato (Isds), previsto dall’intesa, of- fre vantaggi giuridici inaccettabili agli investitori stranieri; l’accordo è troppo vago sull’esclusione dei servizi pubblici dei Paesi Ue dalla possibilità di essere liberalizzati;

non ci sono procedure che garanti- scano l’attuazione delle norme Ilo, l’Organizzazione internazionale del lavoro. Per il sindacato euro- peo, insomma, il Ceta è “il cavallo di Troia” che serve far passare “la stessa, inaccettabile filosofia del Ttip”. I sindacati delle due sponde dell’Atlantico, fa sapere Bernadet-

te Segol, “sono uniti nel chiedere accordi commerciali che siano a vantaggio dell’interesse pubblico e che non privatizzino i profitti e mutualizzino le perdite”. Ttip e Ce- ta non rispondono ai criteri sociali ai quali si ispira la Ces, osserva il se- gretario generale, che invita la nuo- va Commissione “a sospendere i negoziati, riesaminare i due accor- di e verificare se rispettano davve- ro i principi democratici, creano oc- cupazione di qualità e rafforzano i diritti dei lavoratori”. A dar man forte alla Confederazione europea dei sindacati c’è il governo france- se. Il segretario di Stato per il com- mercio estero, Matthias Fekl, ha detto in un intervento al Senato, che la Francia è contro l’inserimen- to dell’Isds nel Ttip. “Dobbiamo preservare - ha affermato - il dirit- to dello Stato di impostare e appli-

care le proprie norme, per mante- nere l'imparzialità del sistema giu- diziario e permettere al popolo francese di affermare i propri valo- ri”. E anche la Germania tiene duro sul punto. Il Ttip va bene così co- m’è, spiegano dal ministero degli Affari economici, “purché non in- cluda” l’arbitrato sulle controver- sie tra Stato e multinazionali. Nes- sun assegno in bianco, dunque, per tornare alla sostanza del ragio- namento degli eurosocialisti: “L’ar- bitrato è un vulnus inaccettabile e va escluso dal Ttip, e un accordo a scatola chiusa può essere un dan- no per i consumatori”, sostiene Pit- tella. “L’Europa – aggiunge - è chia- mata a difendere i suoi standard di sicurezza e per questo chiediamo un’intesa separata sulla protezio- ne dei dati prima che il Ttip entri in vigore. Vogliamo difendere il prin- cipio di precauzione, che è un prin- cipio cardine della cultura euro- pea”. ˘

P.Ar.

alla riscrittura di quelle regole che hanno finora rappresentato un freno alla sete di profitti delle grandi multinazionali

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VENERDÌ12DICEMBRE2014

4 conquiste

del

lavoro dibattito

IL BLOG DI MASSIMILIANO LENZI SPARLAMENTO

Ma dove stava in questi anni la Politica?

P

olitica e antipolitica, altro che regali di Natale. Le paro- le di Giorgio Napolitano, pro- nunciate all'Accademia dei Lin- cei, mettono in crisi gli ultimi anni del Belpaese. Si, perché se la patologia dell’antipolitica è cresciuta a dismisura, come ha avvertito il Capo dello Sta- to, la politica, quella che avreb- be dovuto avere la P maiusco- la, dove stava? Caduto Berlu-

sconi, a Palazzo Chigi, per la vertigine dello spread (e non solo) si sono succeduti al timo- ne Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi ma, a parte lo spread, la situazione economi- ca del Paese è rimasta difficile, mentre gli scandali legati alla corruzione non si sono placati.

Ergo, avrebbero scritto i latini, quo vadis? Italia, dove vai? Dai tempi del j'accuse alla Casta, li-

bro cult dell’anti- politica, scritto da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, giornalisti del Corriere della Sera, giornale che ha ap- prezzato molto (perlomeno in una certa fase) il governo Mon- ti, son passati anni ma nulla pa- re cambiato. E qui comincia la tragedia nazionale. Si, perché non sarà certo l’antipolitica, con la sua vuota retorica, il da- gli ai manovratori, il morali- smo trasformato in program- ma elettorale a portarci fuori

dalla crisi. Ecco allora che nel duello tutto italiana tra il rosso (la politica) ed il nero (l’antipoli- tica) - i colori attribuiti sono pu- ramente casuali - forse ciò che manca è - ancora una volta - il realismo ed il coraggio delle éli- te. Quanti sono in Italia i contri- buenti che pagano le tasse? Be- ne, ricominciamo da qui. Da lo- ro. Dalla lealtà tra lo Stato ed i cittadini, facce e quotidianità di persone, uomini e donne, che lavorano, spesso dipenden- ti, gente che non guadagna

molto ma di certo paga tutto.

Sino all’ultimo euro. Quel che manca all’Italia, in fondo, è un nuovo patto nazionale: con di- ritto e doveri chiari. Stamatti- na Renzi ed il suo Governo, in Cdm, dovranno valutare e prendere le misure contro la corruzione dopo le vicende di mafia Capitale. Sacrosanto.

Ma scelgano anche un’idea di futuro e di lealtà sociale, altri- menti non ne usciremo mai.

Massimiliano Lenzi

La crisi ci impone una serie di cambiamenti anche sul fronte del lavoro per aumentare la produttività

Pil,ripartenzapossibile

conlarevisionedegliorari

O

gniemergono nuo-giorno vi problemi al di là degli even- ti climatici. All'improvvi- so si impongono i proble- mi delle periferie urba- ne, ove si occupano le ca- se, si alimentano scontri tra cittadini e immigrati, profughi, clandestini co- me mai in passato. Quan- do poi i profughi godono di aiuti internazionali, si levano proteste dai no- stri concittadini che si sentono discriminati. Si tratta di percezioni non condivisibili, ma ci sono.

La lista potrebbe allun- garsi senza benefici per alcuno.

Semplificando al massi- mo, si può affermare che aumenta il fraziona- mento verso il basso del- la scala sociale. In que- sto spazio i poveri si scontrano tra loro bec- candosi come i polli di Renzo di manzoniana memoria.

I nostri strumenti di assi- stenza pubblici o privati, sono messi a dura prova.

Non basta affrontare i problemi uno per uno.

Così facendo si innesta un circolo vizioso che complica la situazione.

Come muoversi allora?

E' questo il punto su cui riflettere, tanto più che il tutto sfocia nell'immo- bilismo culturale e politi- co.

Occorrerebbe generare i cambiamenti necessari (che non ci sono e non si vogliono) per non essere preda di un immobili- smo impotente.

Superiamo per un mo- mento la “querelle” (che in parte è vera) di impu- tare all'Europa e alla Me- rkel ogni responsabilità della nostra situazione.

Cerchiamo di fare, in ca- sa qualcosa di nuovo.

Occorre sperimentare vie nuove anziché trince- rarsi verso resistenze che non danno frutto.

Facciamo alcuni esempi.

Nel settore pubblico c'è spazio per riorganizzare sistematicamente la struttura dell'offerta dei servizi, strettamente le- gata alla struttura degli orari di lavoro.

Ciò significa per esem- pio redistribuire l'orario di offerta dei servizi lun- go tutta una giornata, in collegamento parallelo con la struttura degli ora- ri di lavoro. Ovviamente di intesa con i sindacati rappresentativi dei di-

pendenti. Quindi orari di offerta dei servizi nell'ar- co di un'intera giornata di lavoro suddivisa però su due turni, uno mattu- tino e uno pomeridiano serale.

Occorre sperimentare vie nuove anziché trince- rarsi verso resistenze inutili e dannose.

Sto parlando di esperien- ze da avviare. Ma sono certo che molte di que- ste sono già in corso di re- alizzazione in molti co- muni, e molte altre strut- ture pubbliche di cui pe- rò non si ha notizia. Sa- rebbe estremamente uti- le far conoscere queste esperienze per stimola- re una utile emulazione.

Molto utile per alzare il livello di produttività, soddisfare di più i cittadi- ni utenti, e apprezzare lo sforzo cooperativo che i sindacati, al livello di sin- goli posti di lavoro, pos- sono offrire come contri- buto all'aumento della produttività a beneficio di cittadini e lavoratori.

Nel settore pubblico poi bisognerebbe riconside- rare scelte fatte negli an- ni '80 nella cosiddetta esternalizzazione di tut- to o parte dei servizi. Al momento occorrerebbe

proporsi di realizzare il contrario. Cioè la reinter- nalizzazione dei servizi affidati all'esterno. Tor- nando ad essere reinter- nalizzati i servizi, aumen- tando tutte le forme pos- sibili di più elevata pro- duttività, è chiaro che i servizi pubblici potreb- bero conoscere una era di nuova espressione del- la nozione di servizio pubblico. Affidata cioè ad una organizzazione sempre adattiva alle no- vità che l'organizzazione del lavoro è in grado di esprimere.

Tutto questo non è nep- pure in contrapposizio- ne con l'interesse dei pri- vati ad offrire il loro con- tributo alla realizzazione delle opere pubbliche.

Infatti le imprese priva- te, per lo più dotate di di- sponibilità di capitale im- piegato e di metodi di la- voro potrebbero mante- nere e ampliare le quote di mercato se questo po- tesse conoscere una espansione che è nelle possibilità persino attua- li delle nostre strutture private, che sottoutilizza- no le loro capacità pro- duttive.

Ci sono misure che ri- guardano segnatamen-

te l'apporto che lavorato- ri e sindacati rappresen- tativi di lavoro pubblico e lavoro privato potreb- bero apportare riveden- do nozioni ossificate nel- la dinamica degli orari di lavoro.

Perchè non si favorisco- no solo forme di lavoro a tempo parziale come è nella pratica di tutta l'Eu- ropa del centro nord?

Buona parte dell'espan- sione delle occasioni di lavoro potrebbe partire proprio dagli orienta- menti sindacali, se que- sti ottengono il consen- so dei lavoratori e rendo- no esplicita questa dispo- nibilità ad utilizzare il la- voro non in modo preca- rio ma solidamente anco- rato a strutture degli ora- ri accettati dai sindacati e incoraggiati dalle im- prese.

Una piccola annotazio- ne nel finale è la seguen- te: con questa mentalità aperta in tema di struttu- re di orario molto artico- late, e di strutture opera- tive dal lato dell'offerta di servizi o beni prodotti da organismi pubblici ed imprese private è ovvio che non potrebbero mancare effetti positivi sul Pil. Questo significa

che accettando e propo- nendo queste innovazio- ni la crescita del Pil sareb- be inevitabile al contra- rio di quanto accade fino ad oggi.

E con la crescita del Pil, cioè di risorse disponibili pubbliche e private, ca- drebbero gli ostacoli che fino ad oggi generano la sequela incontrollata di problemi che spuntano in ogni punto centrale e periferico nel sistema economico e sociale ita- liano.

Con queste piccole misu- re e piccole innovazioni, molto diffuse, non avremmo i problemi del- le aree periferiche e del- le lotte tra poveri che umiliano la cultura di ogni paese che voglia es- sere rispettabile.

Certo si sente la mancan- za dell'apporto che po- trebbe dare un’Europa diversa. Più aperta all'in- novazione, più aperta al rischio di esporsi ad inve- stimenti che sono frena- ti dalla improvvida esa- sperazione dell'equili- brio dei bilanci pubblici.

L'Europa potrebbe cre- dere di più in sè stessa, fondandosi sul coraggio piuttosto che sulla pavi- da ritrosia per escludere anche il minore dei ri- schi. Per esempio l'Euro- pa potrebbe essere mol- to utile se ricordasse quanto ha proposto nel passato senza successo, anche perchè non c'è sta- to molto impegno. Inten- do ricordare la prospetti- va di società europee ba- sate su uno statuto euro- peo. Sarebbe uno stru- mento da riattivare per- chè credendo almeno in questo, a livello europeo e delle nazioni interessa- te, oggi si potrebbe rag- giungere l'obiettivo di diffondere una cultura di gestione capace di contribuire a quella dina- mica di sviluppo dell'in- novazione che invano, proclamiamo a parole.

Purtroppo, in Europa, siamo vittime di una in- concepibile e dannosa impotenza da immobili- tà.

E' ora di svegliarci, ride- standoci da un torpore che rischia di essere leta- le.

Pietro Merli Brandini

(5)

VENERDÌ12DICEMBRE2014

conquiste

del

lavoro TERRITORIO & IMPRESE

DerivaGioiaTauro

Toscana,noallasvendita dellaCentraledellatte

Gruppo Colussi, integrativo ridotto per salvare l’occupazione

R

eggio Calabria (nostro servi- zio). Sono in sciopero della fa- me i lavoratori dell’azienda De Masi Costruzioni di Gioia Tau- ro, nei dintorni di Reggio Calabria: lo hanno messo in atto due lavoratori ed un sindacalista, ma tutti i dipendenti sono coinvolti nella protesta.

Una scelta drammatica contro i 49 li- cenziamenti che chiuderanno triste- mente il 2014, se l’azienda non riusci- rà ad avere accesso al credito. Paolo Tramonti, segretario generale Cisl Ca- labria, è vicino a Ciro Bacci, segretario generale Fim Cisl, a sua volta in costan- te contatto con Carmine Cortara, rsa presso l’azienda di costruzioni.

Una storia lunga quella dell’azienda De Masi, che non solo ha subito diver- se intimidazioni da parte del crimine organizzato, ma ha anche denunciato diversi istituti bancari per tassi usurai.

Se denunci difficilmente poi hai acces- so al credito. “L’azienda - ci racconta Bacci - per poter continuare a lavora- re deve ottenere un affidamento di 14 milioni di euro, le banche ne hanno offerti solo 3 e, senza una soluzione, il 31 dicembre le lettere di licenziamen- to saranno spedite. I lavoratori, a sigle sindacali unite (Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil), richiedono un incontro con Mario Oliverio, presidente della Regio- ne Calabria, ed un coinvolgimento del Prefetto”. La notizia ha ottenuto rilie- vo nazionale, con l’interessamento della Rai attraverso la trasmissione Agorà.

Il paradosso però è che se la giustizia in Italia non fosse così lenta l’azienda De Masi di problemi di liquidità non ne avrebbe proprio. Ha sfidato in tri- bunale un sistema di credito molto pe- nalizzante in Calabria, ottenendo un ri- sarcimento di 215 milioni di euro in primo grado. Tutto inizia poco prima del 2000, quando l’impresa chiede chiarimenti sugli interessi applicati al- le anticipazioni per erogazioni pubbli-

che.˘ Una richiesta inoltrata anche al- la Procura della Repubblica a cui se- gue, guarda caso, la chiusura dei conti correnti. A distanza di quindici anni la fotografia della situazione si può leg- gere in un verbale pubblicato sul sito web del Ministero dello sviluppo eco- nomico, datato 2 aprile 2014. Le azien- de del Gruppo De Masi a quella data hanno debiti nei confronti dell’erario di circa 20 milioni di euro, circa 4 milio- ni verso fornitori e circa 7 milioni ver- so Monte dei Paschi di Siena e Unicre- dit. 48 unità della De Masi Costruzioni Srl (150 dipendenti in tutto) sono già in cassa integrazione. Nel verbale si

legge “Ragazzi (in rappresentanza del- l’azienda) ha dichiarato che l’impren- ditore De Masi ha denunciato in passa- to Unicredit (ex Banca di Roma), Mon- te dei Paschi di Siena (anche per la po- sizione Banca Antonveneta) e Banca Nazionale del Lavoro per usura. La Corte di Appello di Reggio Calabria ha riconosciuto il reato. La Corte di Cassa- zione ha confermato la sentenza indivi- duando inoltre la responsabilità degli istituti di credito per il risarcimento dei danni alle parti lese in sede civile”. Inol- tre si legge ancora: “A febbraio del 2013 il Gruppo De Masi ha presentato presso il Tribunale di Palmi un’azione civile con-

tro le tre banche Unicredit, Monte dei Paschi di Siena e Banca Nazionale del La- voro per il risarcimento 215 milioni di euro (vertenza vinta in primo grado, ndr). L’aggravio finanziario del Gruppo, tuttavia, e le prossime scadenze della cassa integrazione non consentono di aspettare che la giustizia faccia il suo corso”. Il problema è che la battaglia di De Masi con le banche non è più solo una lite privata. Coinvolge il sistema del credito ed il mondo del lavoro in Cala- bria. E, a distanza di otto mesi da quel tavolo al Mise, a Gioia Tauro si fa lo scio- pero della fame.

Elisa Latella

Bergamo.

Per i Centri Commerciali è finita

la luna di miele.

Fisascat:

modello sbagliato

Partecipate. La Fai di Firenze e Prato difende la Mukki: ”Non è un carrozzone ma un’eccellenza”

R

innovato il contratto integrativo per i lavoratori dell’azienda alimentare Colussi, valido per il peri- odo 2014-2016. Ne danno notizia le segreterie nazio- nali di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil, unitamente alle se- greterie territoriali e alle Rsu.

“Nonostante la forte crisi che ha colpito il gruppo provocando un calo dei volumi soprattutto nella pro- duzione di pasta e di prodotti da forno -, hanno di- chiarato le segreterie nazionali - siamo riusciti a sal- vaguardare gli attuali livelli occupazionali di tutti gli stabilimenti dell’azienda, evitando duecento esube- ri, a fronte di una parziale riduzione per gli anni 2014-2016 del messo in palio del premio di produzio- ne”.

Dal 2017, le parti hanno convenuto di ridefinire il pre- mio variabile a partire da quello negoziato nel 2013.

L’azienda si è impegnata ad escludere licenziamenti per due anni.

Agenti e

rappresentanti di commercio, siglato

il rinnovo per i 50mila del comparto artigiano

Contu a pagina 6

F

irenze (nostro servi- zio). “La Centrale del latte deve rimanere a partecipazione pubbli- ca, con un maggior coin- volgimento della Regio- ne, anche attraverso Fidi Toscana, qualora Pistoia volesse comunque ven- dere, perché la Mukki non è un carrozzone ma una partecipata “doc”, un’eccellenza dell’econo- mia toscana. Cederla sa- rebbe un grave errore che né Regione né Comu- ne di Firenze possono commettere.” Questa la posizione espressa dalla Fai Cisl di Firenze e Prato in merito al dibattito che si è acceso sulla possibile dismissione della Centra- le del latte di Firenze, Pi- stoia e Livorno. “E non ci accontentiamo - dice Udi-

rica Fabbri, della segrete- ria Fai - di dichiarazioni co- me “la Mukki non si sven- de”, perché significa solo che sarà garantita una vendita a prezzi alti. Ma la Centrale non è un buo- no per fare cassa e non va venduta!”. E ancora.

“Com’è possibile - si do- manda Fabbri - pensare di dismettere un’azienda che opera in condizioni di eccellenza e di virtuosità,

che garantisce il lavoro a 170 dipendenti e ad un in- dotto di 1.000 famiglie in momento in cui tutti dico- no di voler creare posti di lavoro?”.

Per questo la Fai di Firen- ze ha chiesto un tavolo di discussione tra tutti gli at- tori in campo e invita la Regione Toscana “a di- chiarare ‘strategica’ la sua partecipazione nella Centrale, evitando l’in-

gresso di un partner priva- to, chiunque egli sia, che sarebbe interessato solo al marchio ed alla quota di mercato.”

Inoltre la Fai critica anche la pioggia di dichiarazioni di questi giorni, in cui

“prevalgono il populismo e la voglia di eliminare tut- to ciò che è pubblico” e di- mostrano in tanti casi “u- na profonda ignoranza sulla realtà Mukki”.

Infine la Fai sottolinea co- me sia fondamentale non agire con superficiali- tà. “È ormai pensiero co- mune infatti - evidenzia Fabbri - che le aziende partecipate siano carroz- zoni che divorano denaro pubblico, ma non è il ca- so della Centrale del lat- te. La Mukki riesce a sta- re su un mercato alta- mente concorrenziale e a competere anche con

gruppi, come appunto Granarolo, 10 volte più grandi, visto che in Tosca- na mantiene il 40% delle quote di mercato”. E con- temporaneamente ha creato e tiene in vita “una filiera del latte che dal Mugello arriva fino nel Se- nese e in Maremma” e raccoglie il latte anche nelle zone più impervie

“sostenendo le aziende allevatrici e garantendo con la presenza dell’uo- mo la tutela del territorio dal dissesto idrogeologi- co”. Elemento tutt’altro che secondario. “E que- sto - conclude Fabbri - nessun privato accette- rebbe di farlo, acquistan- do piuttosto latte oltre- confine per abbattere i prezzi”.

Alberto Campaioli

a pagina 7

Il caso. La De Masi Costruzioni costretta a licenziare per crisi di liquidità, causa mancata assistenza al credito delle banche.

I lavoratori hanno iniziato lo sciopero della fame. I sindacati rivendicano l’intervento della Giunta regionale e del Governo

(6)

VENERDÌ12DICEMBRE2014

6 conquiste

del

lavoro cronache

Centricommerciali, lalunadimieleèfinita

S

i è concluso ieri a Cape Town, in Sud Africa, il 4˚ con- gresso mondiale di Uni Global Union, il sindacato in- ternazionale dei servizi, del terziario e della comunica- zione, rappresentativo di più di 20 milioni di lavoratori in tutto il mondo aderenti agli oltre 900 sindacati affilia-

ti. Sarà Philip Jennings, rieletto alla carica di segretario generale, a guidare per i prossimi quattro anni il sindaca- to internazionale. Per la prima volta nella storia di Uni Global Union, il congresso ha eletto alla presidenza una donna, Ann Selin, già presidente del Pam, il sindacato dei servizi finlandese. Tra i componenti del comitato ese- cutivo di Uni Global Union è stato confermato anche Pie- rangelo Raineri, segretario generale della Fisascat Cisl.

“L'impegno assunto da Uni Global, cioè sviluppare la contrattazione globale con le aziende transnazionali, è stato rispettato ma c'è ancora molto da fare a livello in- ternazionale”, ha dichiarato Raineri. “La crisi globale continua a mordere, il turbocapitalismo continua a de- terminare squilibri sociali sempre maggiori, la dimensio- ne sociale della civiltà umana sta arretrando di fronte al

profitto”, ha aggiunto. “È necessario dunque osare di più puntando ad un reale sistema contrattuale a livello internazionale con regole uguali in tutto il mondo - ha concluso Raineri - Noi in questo saremo a fianco di Uni, per garantire un futuro migliore ai cittadini che rappre- sentiamo, alle famiglie, ai giovani, alle donne, agli immi- grati, perché ormai è tempo di globalizzare anche i dirit- ti, e non solo i doveri”. Un impegno concreto quello del- la Fisascat Cisl che ha già confermato la presenza al pros- simo congresso internazionale di Uni Global del 2018.

Sarà la città di Liverpool, nel Regno Unito, ad ospitare il 5˚ World Congress, un’occasione per commemorare e festeggiare anche il 150˚ anniversario del Tuc, il Trades Union Congress, la confederazione sindacale inglese che rappresenta oltre 6 milioni di lavoratori.

B

ergamo (nostro servizio). Nel

2013 quasi

500mila metri quadri di terreno sono stati destinati alla gran- de distribuzione: 150mi- la in più di 10 anni fa.

L’occupazione inizia a dare segni di cedimen- to, e anche i “negozi di vicinato” diminuiscono a un ritmo impressionan- te. È questa la fotografia del commercio a Berga- mo alla fine del 2014. È questo il panorama che offre il prossimo futuro.

“Le liberalizzazioni sel- vagge operate dal 2012 nel commercio hanno fallito. La concorrenza spinta, le aperture 365 giorni l'anno, hanno avu- to un effetto dannoso sul commercio e sulla di- stribuzione favorendo i grandi, che però soffro- no della concorrenza e penalizzano i piccoli ne- gozi di vicinato. La crisi sta facendo il resto”. Al- berto Citerio, segretario generale della Fisascat Cisl di Bergamo si guar- da intorno, e vede nella provincia che “ammini- stra” ancora viva la ten- denza a costruire mega strutture per il commer- cio, nonostante i segnali di un lento declino di questo modello siano già stati lanciati. “Dob- biamo iniziare a fare i conti anche nel settore del commercio con una crisi che non allenterà la presa e peggiorerà ulte- riormente nel 2015. Ser- ve una regia territoriale condivisa che sappia ge- stire l’esistente e lo svi- luppo per evitare catte- drali nel deserto e l’uso inappropriato del terri- torio, e che inoltre avvii una gestione oculata del- le potenzialità occupa- zionali”.

È di poche settimane fa, infatti, la chiusura del centro “Le Acciaierie” di Cortenuova, nella bassa provincia bergamasca:

un’operazione che ha la-

sciato sulla strada 78 la- voratori direttamente impiegati nel supermer- cato del centro, più alcu- ne decine di negozianti e dipendenti delle diver- se vetrine della galleria.

“I nodi stanno già venen- do al pettine, in modo evidente. Le Acciaierie di Cortenuova erano il secondo shopping cen- ter più grande della Ber- gamasca dopo Orio, con 29mila metri quadri di superficie dedicata ai ne- gozi. Gli altri, al momen- to, stanno in piedi”.

In 10 anni (secondo i da- ti di UnionCamere Lom- bardia elaborati dalla Fi- sascat di Bergamo) la su- perficie di territorio de- stinata alla grande distri- buzione è passata dai 292.225 metri quadri del 2003 agli oltre 446mila quadri del 2013. Nel frattempo, la popolazione degli addet- ti è passata dai 20.500 del dicembre 2011 ai 20.108 del dicembre 2013. Due cifre per defi- nire l’impatto della

“grande crisi” sul piane-

ta del commercio in pro- vincia di Bergamo. Il set- tore che era naturalmen- te il salvagente occupa- zionale degli altri com- parti (soprattutto mani- fatturieri) segna il passo ma, soprattutto, delinea scenari per il futuro par- ticolarmente inquietan- ti. Se infatti il continuo crescere degli spazi de- stinati ai grandi centri commerciali, ma anche alle strutture di medie di- mensioni (dai 470mila ai 615mila metri quadri), segue una pianificazio-

ne partita almeno 10 an- ni fa, quando cioè la crisi non era certo all’orizzon- te, oggi si inizia a pagare lo scotto di una disponi- bilità economica molto inferiore e di una pro- pensione alla spesa non prevista nei “business plan” dell’epoca.

Già i negozi di vicinato ne pagano le spese: dal 2003 al 2008 sono passa- ti da 11.792 a 12.737.

Nei cinque anni successi- vi sono scesi a 12.076:

661 unità commerciali in meno, con un trend

che è andato intensifi- candosi nell’ultimo peri- odo.

Un trend che inizia a col- pire anche i centri com- merciali più grandi. La solidarietà all’Iper e la prospettata chiusura della Trony all’OrioCen- ter, i segnali di crisi che in più supermercati ini- ziano a concretizzarsi so- no segnali non preventi- vabili fino a poco tempo fa, ma soprattutto la chiusura del centro com- merciale “Le Acciaierie”

a Cortenuova suona co- me un allarme che non si può far finta di non sentire, soprattutto se messi in relazione a quel- lo che era stato immagi- nato come sviluppo di un territorio alla luce del- l’apertura della Brebe- mi, la bretella autostra- dale che sembrava voca- ta a trasformare la Bas- sa Bergamasca nella nuova valle dell’oro.

Qui, infatti, nel volgere di pochi anni sono stati aperti tre grossi centri commerciali (Romano, Antengnate e, appunto, Cortenuova), con gran- de sfruttamento del ter- ritorio.

“È prevedibile - conclu- de Citerio - nel futuro prossimo un completo riassestamento e riposi- zionamento delle azien- de più grosse con impro- rogabili chiare scelte commerciali che oggi sembrano indirizzate verso superfici meno va- ste e dispersive, con la scomparsa di catene me- dio piccole”.

Stefano Contu

Tronychiude,addioa20posti

Bergamo. È boom, ma solo di cemento. E arrivano le prime chiusure. Fisascat: modello sbagliato

Congresso Uni Global, Jennings ancora al timone.

La Fisascat confermata nel comitato esecutivo

Iper,lacrisinonfasconti

B

ergamo (nostro servizio). Un’altra sara- cinesca si abbassa, e altre 20 persone restano senza lavoro. È la vicenda che toc- ca in questi giorni i dipendenti della Trony nel centro commerciale OrioCen- ter. In questi giorni azienda e Fisascat Cisl si sono incontrati dopo che, a livello na- zionale, il gruppo aveva comunicato l’in- tenzione di chiudere una decina di punti vendita, compreso quello bergamasco.

“Non c’è stata trattativa - riferisce Terry Vavassori, della segretaria Fisascat di Ber- gamo - da parte dell’azienda nessuna di- scussione. Ci hanno comunicato che chiu- devano e tanti saluti. Ormai ogni racco- mandata che arriva al sindacato contiene la comunicazione di una crisi aziendale”.˘

Per tutti i dipendenti, 16 a tempo indeter- minato e 4 a tempo determinato, si apre adesso la strada della cassa integrazione

straordinaria, necessaria a dire dell’azien- da “perché gli ultimi bilanci hanno dichia- rato un 10% di spese in più rispetto al fat- turato, soprattutto per colpa dell’affitto esoso che non è stato possibile ricontrat- tare”.

Una spiegazione che non addolcisce cer- to la posizione del sindacato: “Non si capi- sce come vengano effettuate le acquisi- zioni di punti vendita - continua Vavasso- ri - Un anno e mezzo fa Trony rilevava da Darty il negozio di Orio. Allora non sape- va quanto incideva l’affitto? Non si pote- vano ricercare altre soluzioni per cercare di tutelare punto vendita e occupazione?

Adesso vogliono liberarsene spendendo il meno possibile; oggi risparmiano sulle teste dei lavoratori. Questi passaggi aziendali vengono fatti solo per meri cal- coli economici o fiscali”.

B

ergamoservizio). Nell’ulti-(nostro mo anno l’Iper dell’O- rioCenter, il più gran- de centro commercia- le della provincia di Bergamo, alle porte dell’aeroporto citta- dino, ha pagato il suo

“debito” alla crisi, ri- ducendo gli spazi espositivi (7.500 me- tri quadrati in meno) e adottando il con- tratto di solidarietà per i circa 300 dipen- denti, dopo aver de- nunciato un esubero di circa 120 persone.

“È stata per noi la con-

ferma che gli ammor- tizzatori sociali, se concordati e studiati con le parti sociali, funzionano e posso- no anche servire da vero rilancio per le at- tività”. Terry Vavasso- ri, che per la Fisascat Cisl di Bergamo ha se- guito l’iter delle trat- tative nel supermer- cato, può a ragione dirsi soddisfatta dei risultati. “Invece di cedere alla volontà di ufficializzare gli esu- beri, abbiamo struttu- rato una solidarietà per tutti i lavoratori:

pensata al 40% è sta- ta di fatto utilizzata al 15% e il fatturato è ri- masto in linea con il giro d’affari preventi- vato. La solidarietà, quindi, ha salvato i posti di lavoro, ha di- mostrato che i con- teggi sugli esuberi erano sovradimensio- nati, e non ha impedi- to di raggiungere i ri- sultati di budget pre- visti. Speriamo - con- clude Vavassori - che anche altre grandi aziende, nel futuro, seguano questa stra- da”.

(7)

VENERDÌ12DICEMBRE2014

7 conquiste

del

lavoro vertenze

Logistica, i lavoratori portano inscenaillorosfruttamento

L

a Fiom Cgil perde il primato di sindacato più votato all’interno del Nuovo Pignone di Massa, una delle maggiori fabbriche della pro- vincia: lo indicano i risultati delle ultime elezioni dei rappresentanti

delle Rsu aziendali, che vedono la Fim Cisl vincere con 138 voti ri- spetto a quelli della Fiom che si so- no fermati a 111.

Si tratta di un risultato storico per i metalmeccanici della Cisl, che mai fino ad ora erano riusciti a su- perare i colleghi della Cgil nello stabilimento apuano. Dei 315 lavo- ratori del Nuovo Pignone, solo 9 hanno votato per la Uilm. Il risulta- to in termini di delegati si traduce in tre sia per Fiom che per Fim, mentre la Uilm non sarà rappre- sentata.

P

ieno successo in casa Cisl alle elezio- ni della Rsupresso il cantiere Co- civ Terzo Valico nell’area Finestra Castagnola di Borgo Fornari, uno dei cantieri più grandi del nord Ita- lia.

Eletto con 27 voti Michele Gulla- ce, delegato della Filca Cisl Ales- sandria - Asti che con questa vota- zione diventa anche Rappresen- tante dei Lavoratori per la Sicurez- za (Rls), unitamente a Franco An- gelo Gencarelli, delegato Fillea Cgil provinciale che ha raccolto 17 preferenze.

La segreteria della Filca Cisl Ales- sandria - Asti, con Enrico Lucchet- ta, esprimono soddisfazione per l’ottimo risultato raggiunto in col- laborazione con Andrea Tafaria della Filca Cisl di Genova.

T

orinoservizio).modo certamen-(nostroUn te originale per raccontare le difficili condizioni di lavoro degli operatori della logistica, e in modo particolare di coloro che lavorano all’inter- no delle cooperative del settore, lo ha pro- posto la Fit Cisl Pie- monte, con la realiz- zazione di uno spetta- colo teatrale dal tito- lo: “Dentro. La tua merce è al sicuro. Il nostro lavoro no”

che è stato rappre- sentato ieri al Teatro Gobetti di Torino, in occasione del Consi- glio generale naziona- le della Fit in svolgi- mento nel capoluogo

subalpino.

Uno spettacolo emo- zionante. Unico. Che ha colpito profonda- mente gli spettatori in sala. E che con ogni probabilità, vi- sto il successo ottenu- to, sarà replicato an- che in altre regioni e successive occasioni.

Un modo nuovo di co- municare il mondo del lavoro e il sindaca- to, in particolare la Ci- sl.

Lo spettacolo parla delle difficili condi- zioni di questi lavora- tori della logistica che in Italia conta cir- ca 200 mila addetti, ha un giro di affari di circa 200 miliardi di euro e rappresenta il 13% del Pil.

Nella “piramide rove- sciata”, che compren- de il cliente-commit- tente, l’operatore lo- gistico, il consorzio di cooperative, la coo- perativa ed infine i la- voratori convivono spesso illegalità diffu- sa, ingiustizie, sfrut- tamento e soprusi.

“Sarebbe ora di met- tere un orologio al muro” dice a un certo punto dello spettaco- lo uno dei 12 lavora- tori-attori, tutti della Fit, che hanno prova- to, nel loro tempo li- bero, per più di un an- no lo spettacolo - sot- to la direzione di Ivan Andreis ed Enrico Gentina - per sottoli- neare condizioni e rit- mi di lavoro alienan-

ti, dove l’uomo si con- fonde spesso con la stessa merce.

“Abbiamo voluto uti- lizzare la forma tea- trale, questa forma di comunicazione non abituale per il sindacato - spiega il segretario regionale della Fit Cisl, Claudio Furfaro - per narrare le condizioni di lavo- ro di chi opera nel set- tore della logistica, con particolare riferi- mento e attenzione al mondo delle socie- tà cooperative. Come non è la pistola che uccide, ma chi la im- pugna, così non sono le cooperative a gene- rare ingiustizia, ma chi sfrutta tali model- li giuridici contro la

giustizia e le perso- ne, per puro profitto.

Abbiamo rappresen- tato ciò che viviamo e il nostro ‘nemico’

non è la cooperazio- ne, che è un modo no- bile di lavorare assie- me, ma chi costitui- sce una cooperativa illegale”.

Nelle intenzioni della Fit Cisl Piemonte, lo spettacolo teatrale vuole suggerire punti di vista differenti su una realtà comples- sa, attraversata da contraddizioni e in- giustizie. Un’insolita rappresentazione sin- dacale, con al centro la dignità del lavoro e dei lavoratori.

“Sul palco - conclude Furfaro - abbiamo vi-

sto i lavoratori veri, quelli che ogni gior- no sono presenti nel- le ribalte che stivano la merce nei tir, nei vagoni ferroviari, sul- le navi e negli aerei.

Lavoratori, che appa- iono raramente e nes- suno di noi vede, che nessuno conosce.

Grazie a loro, la no- stra casa e stata co- struita, è stata arre- data, sono stati porta- ti all’interno gli elet- trodomestici e tutta quanta la tecnologia.

Possiamo imbandire le nostre tavole, con- sumare i nostri pasti, gestire il tempo libe- ro e ogni altro aspet- to della nostra vita perché esistono loro:

i lavoratori della logi- stica. Questi lavorato- ri toccano e muovo- no il mondo, ma il mondo non sa chi so- no e non conosce quanta illegalità, irre- golarità e sfruttamen- to sono presenti.

Non conosce le loro misere paghe e la precarietà del loro la- voro”.

Al termine dello spet- tacolo, durato circa 50 minuti, è seguita una tavola rotonda con i principali sog- getti interessati della filiera.

“Il sindacato confede- rale - ha detto il se- gretario generale Fit, Giovanni Luciano - si trova a lottare da so- lo contro fenomeni di illegalità diffusa e la degenerazione to- tale di un settore nel quale, oltre all’assen- za di diritti, tutele, re- tribuzioni adeguate, rispetto delle regole, registriamo purtrop- po la presenza della criminalità organizza- ta”.

Per il segretario gene- rale della Cisl Piemon- te, Alessio Ferraris,

“la Cisl e le sue fede- razioni sostengono da sempre la buona cooperazione e no quella che si basa sul- lo sfruttamento dei lavoratori”.

Rocco Zagaria

Elezioni Rsu/1 Nuovo Pignone, a Massa la Fim fa il pieno di voti

Elezioni Rsu/2.

Filca vince al cantiere Terzo Valico di Borgo Fornari Agenti e rappresentanti

commercio, è rinnovo per il comparto artigiano

A

ritmoserratoverso il completamentodei rinnovide- gli accordi economici collettivi applicati agli agenti e rappresentanti di commercio italiani. Fisascat Cisl, Fil- cams Cgil, Uiltucs hanno infatti siglato con la Cna, la Claai, Casartigiani e Confartigianato l’intesa sulla disci- plina del nuovo Aec del comparto artigiano, dopo aver sottoscritto nei mesi scorsi le intese per il comparto in- dustrialee dellacooperazione.L’accordo prevede novi-

tà importanti sul fronte delle variazioni di zona, delle indennità di scioglimento del contratto ed in particola- re sull'indennità meritocratica, che viene riconosciuta nel caso in cui l’agente abbia sensibilmente sviluppato gli affari o creato nuova clientela, con vantaggi per la casamandante.L’articolato contrattualestabilisceinol- tre che il Firr - Fondo Indennità Risoluzione Rapporto- è di proprietà dell’agente fin dal primo accantonamento contributivo alla Fondazione Enasarco da parte della mandante. Dal punto di vista delle tutele sociali sono state confermate le scelte già adottate negli altri accor- di economici siglati per il comparto industriale e coope- rativo sul mantenimento del mandato per 12 mesi in caso di maternità. Anche la bilateralità entra a far parte a pieno titolo del nuovo Aec del comparto artigiano in

ambito di assistenza sanitaria integrativa e per la conci- liazione individuale al fine di ridurre i contenziosi legali.

“A questo punto possiamo dire che in tutto il comparto produttivo dell’industria, della piccola industria e del- l’artigianato sono stati rinnovati gli Aec con normative qualificanti per gli agenti di commercio” ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Pierangelo Raineri.

“Ilnostro impegnoproseguiràper rinnovareanchel’ac- cordo economico del comparto commerciale, scaduto nel 2012” ha aggiunto il funzionario della Fisascat, Mir- co Ceotto, che ha seguito in prima linea i negoziati di settore. L’avvio delle trattative con la Confcommercio e la Confesercenti sarà preceduto da una riunione sin- dacale già programmata per il 17 dicembre prossimo finalizzata alla stesura della piattaforma rivendicativa.

Torino. La protesta della Fit Piemonte va a teatro con ”Dentro. La tua merce è al sicuro. Il nostro lavoro no”

(8)

VENERDÌ12DICEMBRE2014

8 conquiste

del

lavoro social

Total digital audience, si conferma sorpasso device mobili su desktop

Note Book

a cura di Andrea Benvenuti

Ringraziando Conny Gizzone che, su twitter, ci ha segnalato il link diretto, facciamo riferimento ai dati Audiweb di ottobre sull’audience totale di Internet per riprendere un argomento su cui siamo tornati diverse volte all’interno di questo spazio dedicato alle nuove tecnologie e ai new media per le grandi organizzazioni sociali. Ovvero sull’importanza di acquisire e adottareuna tecnologia “responsive” nella realizzazione o nell’aggiornamento

di un sito web istituzionale in modo da permettere agli utenti di poter leggere i contenuti comodamente da qualsiasi dispositivo venga utilizzato nell’arco della giornata. Da questo punto di vista, infatti, i dati Audiweb ci aiutano a sottolineare

il sorpasso dei device mobili rispetto alle postazioni desktop: un sorpasso ormai consolidato. Infatti, su 21,5 milioni gli utenti unici totali nel giorno medio, 16,6 milioni navigano sui siti da device mobili (smartphone e tablet) e circa 13 milioni da desktop. “Sono 19 milioni - si legge nella sintesi della rilevazione - gli utenti unici

(18-74 anni) che hanno navigato su internet almeno una volta nel mese da device mobili, collegati per 43 ore e 36 minuti per persona. Nel giorno medio l’audience online da mobile raggiunge 16,6 milioni di utenti unici e 1 ora e 37 minuti di tempo

speso per persona, mentre l’accesso alla rete da desktop registra 12,9 milioni di utenti (dai 2 anni in su), collegati in media per 1 ora e 10 minuti”.

Donne e giovani tra 18-24 anni sono risultati i più affezionati alla navigazione mobile su smartphone e tablet. Tutti i dati su: http://www.audiweb.it/

wp-content/uploads/2014/12/Audiweb_CS_TDAottobre2014.pdf

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