Direttore responsabile Giovanni Coviello
n° 228 - 11 febbraio 2012 - euro 1,20
Dal ginepraio delle commesse per le infrastrutture regionali salta fuori di tutto e intanto all’ombra della Pedemontana spunta il nome della vicentina Girardini, indagata per appalti truccati
Bassano
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Quindicinale
NASTRI D’APPALTO
T
empo fa, consentiteci un par- ziale ‘amarcord’, pubblichia- mo su VicenzaPiu.com documen- ti, facenti parte ufficialmente di un esposto, tra gli altri, alla Pro- cura di Venezia e alla Guardia di Finanza di Vicenza, sul caso Fi- lippi - Cis e ci vengono oscurate due pagine su sessantaquattro da Alessandro Severi, sostituto pm,«cancellato» prima dal tribunale del riesame della stessa Vicenza, quindi, con rinnovata eco nazio- nale, «bocciato» dalla Cassa- zione che ha respinto il suo ricor- so verso l’improponibile censura.
Ma noi abbiamo dovuto pagare un avvocato.
Poi pubblichiamo su VicenzaPiù, ri- prendendole da altri mezzi, tra cui Il Fatto Quotidiano.it, le «denunce»
di incompatibilità tra l’attuale Pro- curatore reggente Paolo Pecori, da decenni nella procura di Vicenza, e i suoi rampolli, avvocati sicuramente di valore, ma che esercitano proprio a Vicenza, con uno dei due, Massi- mo, in passato difensore civico e poi anche e addirittura, da esponente Udc, assessore al legale e al patri- monio della trasparentissima giun- ta Variati: c’è da aggiungere come chicca che Massimo Pecori si è pri- ma dimesso da questa carica per lasciare spazio alle aspirazioni del padre di assurgere al vertice della procura di Vicenza, poi, «bocciato»
quest’ultimo a vantaggio di Anto- nino Cappelleri, più qualificato nel ruolo secondo il Csm, è stato riac-
colto in giunta da quel buon cristia- no che è Achille. Pubblichiamo, di- cevamo, sull’incompatibilità dando visibilità locale al nazionale Il fatto Quotidiano e veniamo querelati noi dal Paolo ... Confidiamo di aver operato avendo come padrona solo la libertà di stampa, ma, in ogni caso, dovremo pagare il nostro sempre più ... avido avvocato.
Ma non finisce quì e, senza voler citare decine di altri episodi, in cui mai siamo stati attaccati risponden- do nel merito delle nostre denunce ma solo sguainando le sciabole del- la più becera e ignorante minaccia,il 26 gennaio, in una escalation di ar- roganza di uomini di «potere pub- blico», il sindaco Achille Variati ci intima, addirittura, l’immediata rimozione del titolo «Variati si dimette: «Non mi piacciono i quaraquaquà» pensando così di non dover rispondere delle sue
«quaquaraquate», su cui si incen- trava su VicenzaPiu.com l’attenzio- ne di un nostro fondo amaramente satirico. In attesa del doveroso se- guito «sindacale» alla perentoria richiesta, inviata con uno spaven- toso p.c. al nostro Ordine professio- nale, cosa abbiamo fatto? Abbiamo messo in preavviso il nostro legale (con lui abbiamo sottoscritto un ab- bonamento anche se l’Agenzia delle Entrate lo tartasserà il prossimo anno ...) e abbiamo pubblicato an- che le dimissioni «ritirate». Così ci insegnano le regole dei giornalisti che di Sciascia non vogliono il cucchiaio di legno (e neanche il penultimo posto).
Ma, bisogna ammetterlo, stavolta a toccare il fondo, almeno per ora, non è stato il sindaco delle mille promesse pro verde e anti cemento,
pro trasparenza e tutto d’un pezzo contro le intromissioni della (mala) politica e, soprattutto, coerente fino in fondo come dimostrano il gira- volta con Cicero, il Dal Molin Usato e il Laghetto in via di cementifica- zione, tanto per fare alcuni esempi da ricordare anche a chi con lui ne condivide le responsabilità col si- lenzio pavido o con l’assenso omer- toso.
Il 1° gennaio 2012, infatti, ricevia- mo un’intimazione-intimidazione dal deus ex machina di Aim Vicen- za (pro tempore almeno fino alla ... staffetta del 2013), Paolo Colla, sia pure con modalità, diciamo, raffazzonate pur in presenza di una struttura poderosa: una e- mail (non una Pec al nostro indi- rizzo Pec di cui ogni azienda oggi deve essere dotata) senza alcuna riga di accompagnamento e in cui l’intimidazione era un allegato in formato tif (sigh!, direbbe Paperi- no); poi, una lettera con indirizzo scritto a penna (triplo sigh di Qui, Quo, Qua!) e inviata come posta ordinaria e non, almeno, come rac- comandata per documentarne la ricezione da parte di chi si mette in guardia verso le (solite) vie legali, cristianamente (Colla, si sa, è ami- co del buon Achille).
Pubblichiamo accanto la lettera di Paolo Colla e rileviamo solo che nella perentoria lettera, via e-mail
«ano(ni)ma...la» e via posta rispar- miosa, l’amministratore dell’azien- da pubblica Aim Vicenza Spa, al solito e come suo diritto, per carità, non risponde nel merito a fatti e li- bere interviste (di cui continua, chissà perchè, a essere ... in- vidioso?) e che confonde la libertà sua di non parlare col diritto altrui
di farlo, ivi inclusi gli accusati di oggi, noti, e di domani, tirati in bal- lo da Giglioli, Carta & c. per chiarire tutto, e che indirettamente o diret- tamente lo hanno portato su quella seggiola.
Lui, il Colla, ci invita «a desistere dal lanciare con Suoi editoriali, o attraverso interviste a terzi, insi- nuazioni e ombre sia sull’Azienda che mi onoro di dirigere che sui miei più stretti collaboratori, la cui onorabilità sono pronto a difendere anche per le vie legali.»
Premesso che è proprio alle vie le- gali che si sono rivolti gli intervistati Gianni Giglioli e Bruno Carta e che proprio quella è la sede in cui forse sarebbe costretto finalmente a libe- rare le sue e altrui verità (non parla, legittimamente, ma smentisce che vi siano muri di gomma o fumogeni ... in Aim Vicenza Spa, mah?!), noi cosa facciamo nel frattempo?
Vi preghiamo, intanto, di leggere
la lettera che abbiamo pubblicato.
Senza commenti. In tutti i sensi. E di farvene, voi, liberamente, un’i- dea.Poi leggete (cfr. pag. 11) un primo commento di un terzo, Ubaldo Ali- fuoco, non indagato ma ben «infor- mato sui fatti».
Non il nostro anche perché, dopo aver allertato per l’ennesima volta il nostro avvocato Paperon dè Pa- peroni (se avessi abbastanza per pagarlo e se non lo facesse anche per principio il suo lavoro! Colla, esiste ancora i principi del foro che lavorano anche in base ai princìpi!), finora, per rendere noto il suo invi- to a non scrivere più editoriali, ho già speso il mio tempo per questo fondo.
Visto che lei ha toccato il fondo.
Che, però, mi dicono sia senza fine.
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Il fondo
Direttore Responsabile GIOVANNI COVIELLO [email protected]
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Tiratura: 10.000 copie
Collaboratori MArCO MILIONI [email protected]
Segretaria di redazione ANGELA MIGNANO [email protected]
Hanno collaborato a questo numero:
MArIA rOSA bALDIN NICOLA CANILLI FEDErICA CASSALIA
ANDrEA GENITO ANGELA MIGNANO
LuCIANO PArOLIN ONOFrIO SCHINO SIMONE SINICO PIETrO TrONCON MICHELE zuCCANTE
Stampa CENTrO SErVIzI EDITOrIALI 36040 Grisignano Di zocco (VI)
V. Del Lavoro, 18 Tel. 0444 414303 Autorizzazione VicenzaPiù Tribunale di Vicenza n. 1181
del 22 agosto 2008 Autorizzazione bassanoPiù Tribunale di Vicenza n. 1201
del 1 settembre 2009 Associato unione Stampa
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VicenzaPiù si avvale di opere d’ingegno (testi e fotografie) distribuiti gratuitamente con le licenze Creative Commons «Attribuzione»e
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Paolo Colla e Achille Variati
D
opo l’azione ostruzionistica che la Lega Nord ha portato in Consiglio comunale a Vicenza durante la discus- sione sul Piano Casa (ha presentato 300 ordini del giorno per far scadere i tempi di legge), a Vicenza è partita una corsa per modificare il regolamento in modo da limitare l’utilizzo massivo di emendamenti e ordini del giorno, im- pedendo così azioni ostruzionistiche da parte delle minoranze. La proposta in Consiglio comunale di Gerardo Me- ridio (consigliere di opposizione del Pdl e presidente della Commissione Statu- to) andava nel senso di permettere alla Giunta di chiedere al Consiglio il voto bloccato, ovvero un voto senza discus- sione che comporta pure la caduta di ogni emendamento, sub-emendamen- to e ordine del giorno (proprio sulla decadenza degli o.d.g. stà la novità di Meridio) non approvati dalla Giunta stessa. Saltata questa possibilità con il ritiro della proposta imposto da Sergio Berlato, il Coordinatore provinciale in nuce del Pdl anche perché troppo «pro maggioranza» e, quindi, criticata dagli altri gruppi di opposizione con la Lega Nord in testa, in Commissione Statu- to si è iniziato a pensare di limitare il numero di o.d.g. che ogni consigliere possa presentare. Tra gli strali lanciatidai consiglieri leghisti (contrarissimi) e le contraddizioni interne al Pdl che da una parte perora e dall’altra ritira pro- poste in senso anti-ostruzionistico, con sullo sfondo le grandi manovre di Va- riati per un «inciucio a 360°», secondo gli oppositori doc, o per una «lista civi- ca affronta crisi», per i suoi sostenitori, abbiamo sentito come funziona negli altri Consigli comunali dei capoluoghi veneti trovando risposta dai Presidenti del Consiglio comunale di Belluno, Ve- rona, Padova e Treviso.
Oreste Cugnach (BL, Lega) presiede l’unico altro Consiglio comunale in cui il voto bloccato è previsto, anche se sembra sia una pratica non utilizzata:
«Contro l’ostruzionismo abbiamo una
norma per il contingentamento della discussione, limitata però ad alcuni grandi temi, il bilancio per esempio, per evitare che ci sia un dibattito lungo 1 o 2 giorni. Ma in generale non è bene che passi il principio per cui si toglie la parola al Consiglio. È anche vero che una volta decisi i punti da portare in Consiglio è difficile che qualcuno della minoranza presenti o.d.g.». Sulla stes- sa linea Pieralfonso Fratta Pasini (VR, Pdl): «C’è la possibilità, in Conferenza dei capigruppo, di stabilire un limi- te massimo di tempo per intervenire sugli emendamenti (da 3 minuti a 1 in casi straordinari), e questa è l’unica via per limitare l’ostruzionismo, che co- munque è una delle prerogative delle minoranze. C’è anche la facoltà per il Presidente di sospendere il dibattito, chiedere le dichiarazioni di voto e met- tere in votazione nei soli casi in cui ci
sono termini o scadenze stabilite dalla legge. Però bisogna dire che in questa
«legislatura» non c’è mai stata questa necessità». A Padova, giunta di cen- trosinistra, il potere di richiedere un voto bloccato è proprio inconcepibi- le, come spiega la Presidente Daniela Ruffini (Prc): «In Consiglio si possono proporre mozioni incidentali o sospen- sive e la Giunta non ha la possibilità di mettere alcun tipo di veto. Nemmeno sugli emendamenti, se non in maniera
«positiva», cioè se accoglie un emen- damento non è necessario che esso sia votato dal Consiglio. Per evitare l’ostru- zionismo si possono solo contingentare i tempi con richiesta scritta della metà più uno dei componenti prima dell’i- nizio della discussione. E comunque il tempo di una discussione non può essere inferiore ai 180 minuti». Dal canto suo il Presidente di Treviso Re- nato Salvadori (Pdl) spiega: «È impen- sabile che al Consiglio sia impedito di entrare nel merito di una discussione.
Credo che, anche in un momento di confronto politico aspro, in Conferenza di capigruppo si possa trovare il modo di affrontare in modo positivo qualsia- si situazione. Personalmente ho vissu- to solo in due occasioni la minaccia di azioni ostruzionistiche, ma non sono mai state messe in pratica perché, una volta che si è discusso sul contenuto, si è sempre trovato un qualche elemento di accordo».
Da Venezia una nota della segreteria del presidente Roberto Turetta (Pd)
spiega che «solo se sussistono termini perentori e se il dibattito è proseguito per più sedute di consiglio» si possono avviare le procedure di chiusura della discussione, le quali comunque, una volta stabilita la chiusura, consentono ad un consigliere per gruppo e al rela- tore del testo su cui si sta votando, di intervenire nel merito ancora per 10 minuti.
Infine a Rovigo è possibile presentare emendamenti e sub-emendamenti a seduta in corso lasciando al Presidente la facoltà di negarne l’accettazione solo se essi risultino «formulati con frasi sconvenienti, o siano relativi ad argo- menti estranei all’oggetto della discus- sione». Inoltre, come già riscontrato in altri consigli, il regolamento stabilisce la durata massima degli interventi a se-
conda della tipologia di deliberazione di cui si sta discutendo. Sempre al Pre- sidente è concesso di stabilire una du- rata massima per la trattazione di un argomento ma solo «nei casi in cui l’ap- provazione della proposta di delibera- zione in discussione rivesta il carattere di somma urgenza o per il rispetto di termini perentori previsti dalla legge».
Insomma, in Veneto si cerca di bilan- ciare da una parte la piena libertà per i consiglieri, anche di minoranza, di entrare nel merito; dall’altra il giusto rispetto istituzionale che permette a Giunta e maggioranza, eletta dai citta- dini, di portare avanti le deliberazioni proposte. E Vicenza cosa deciderà di fare?
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C ome funziona negli altri capoluoghi del Veneto
La regola è non bloccare l’opposizione, il senso di responsabilità reciproco porta a non esercitarla
Pieralfonso Fratta Pasini, Presidente del Consiglio comunale di Verona di Simone Sinico
Renato Salvadori, Presidente del Consiglio comunale di Treviso
Daniela Ruffini, Presidente del Consiglio comunale di Padova
(s.s.) In attesa di eventuali candidature alle imminen- ti amministrative, il Partito del Sud nel Vicentino può già annoverare tra le sue file un assessore comunale. Si trat- ta di Francesca Maria Rossi, assessore a bilancio, tributi e sport della giunta Doro in quel di Gambellara, che a no- vembre ha aderito al Partito del Sud.
«È nato tutto in maniera qua- si scherzosa, partendo dalla lettura dei libri di Pino Apri- le che riporta una versione insolita della storia», spiega l’assessore. Pino Aprile, au- tore di libri di successo come
«Terroni» e «Giù al sud», ha raccontato il Risorgimento volendo svelare quelle pagi- ne di storia che i vincitori (i sabaudi) hanno nascosto con il velo della storia ufficiale:
ov vero che con stragi e speci- fiche scelte politiche ed eco- nomiche si è creato ad arte un dislivello tra nord e sud che prima dell’Unità non esi- steva. D’altronde il sottotito- lo di «Terroni» parla chiaro:
«Tutto quello che è stato fat- to perché gli italiani del Sud diventassero Meridionali».
«Quindi - continua l’asses- sore Rossi - ho incontrato il segretario di partito Natale Cuccurese che è una persona che crede nelle cose sempli- ci e concrete, come me. Cer- to potrà sembrare strano che io, gambellarese doc, abbia aderito al Partito del Sud; ma non interpreto quel «sud» in senso stretto. Ho una visione ampia, che condivido con il Partito del Sud, e che riguar- da il voler occuparsi degli agricoltori e degli artigiani,
figure che hanno difficoltà e che sono poco considerate».
Certo che deve essere stata una scelta non semplice da fare in un territorio, come quello Vicentino, in cui la Lega Nord governa in Regio- ne, Provincia e moltissimi co- muni. Francesca Maria Rossi però precisa: «Io non ho nulla contro la Lega. Nel Partito del Sud ho apprezzato l’attenzione verso le persone comuni. Per me contano le idee e chi ha idee buone per me vale, non c’è nessuna volontà di con- trapposizione con alcuno. Se- condo me sarebbe importante che decollasse su tutto il ter- ritorio nazionale il progetto di De Magistris, ecco, lì mi collo- cherei meglio».
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«
Ci siamo incontrati per fare il punto sul programma e per parlare delle candidature per le provinciali, se ci saranno, e per le comunali del Vicenti- no». Si sono trovati a Brendola lo scorso 21 gennaio i militan-ti del Partito del Sud, sezione Veneto. Riunione a cui hanno partecipato, oltre a Filippo Ro- meo, coordinatore regionale del Partito del Sud – Vicenza, anche il responsabile del partito dele- gato al nord Italia, Natale Cuc- curese, e Francesca Maria Rossi Assessore al Bilancio del Comu- ne di Gambellara, da pochi mesi entrata a far parte del partito.
Un movimento che si definisce progressista, non secessionista
e che non vuol avere nulla a che fare con altri movimenti meri- dionalisti facenti capo ai vari Micciché, Poli Bortone o Scotti.
Il riferimento del Partito del Sud è il sindaco di Napoli Luigi De Magistris il cui Forum sui beni comuni, una sorta di incubatri- ce di un nuovo progetto politico nazionale che comprenderebbe la cosiddetta sinistra del Pd, vie- ne ben visto da Filippo Romeo:
«De Magistris vuole estendere il suo «progetto Napoli» in tutta Italia e noi siamo con lui - spie- ga -. Vogliamo che non ci sia più un’Italia a due velocità, con un sud emarginato e sottosviluppa- to, vogliamo rinnovare la classe politica dato che anche i rappre- sentanti del sud non si sono mai impegnati per lo sviluppo del meridione».
Perché una sezione del Partito del Sud in Veneto?
«Al nord ci sono tanti meri- dionali, perché non far partire il riscatto del sud proprio da qui? Da chi ha abbandonato la propria terra per lavorare e che prova nostalgia per le sue origini? E poi qui c’è il bi- sogno di contrastare la Lega Nord, soprattutto sul piano culturale».
E in che senso vanno le candidature sul territorio vicentino?
«Noi ci vogliamo occupare an- che dei problemi e dello svilup- po del territorio in cui viviamo.
Quando abbiamo iniziato, due anni fa, ci prendevano in giro, ci apostrofavano come i «figli peggiori che poteva sfornare la Lega». Però abbiamo fatto di- versi iscritti, una quarantina nel Vicentino, tra cui un assessore e un’altra persona che non ha origini del sud ma che semplice- mente condivide le nostre idee.
Ci siamo anche direttamente impegnati per il referendum sul nucleare e sull’acqua, Variati ci ha ringraziato del sostegno an- che se non si aspettava che a Vi- cenza ci fosse questa realtà».
Sempre che le elezioni si svolgano, parteciperete alle provinciali con una vostra lista?
Devo dire che questa volontà c’è, io e Francesca Maria Rossi siamo pronti a candidarci dove ci sa- ranno elezioni. Però se partirà il progetto di De Magistris su scala nazionale o se si farà avanti qual- cuno, non escludiamo di poter far parte di altre liste.
E per le comunali?
«Stiamo prendendo delle deci- sioni in questi giorni. Andre- mo con il nostro simbolo a Ve- rona, qui nel Vicentino siamo valutando per Thiene, Sare- go, Rosà, Romano d’Ezzelino, Marano e Villaverla».
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a Vicenza
Filippo Romeo: il nostro riferimento è De Magistris e siamo pronti a misurarci ovunque si voti
Francesca Maria Rossi: l’assessore di Gambellara ricomincia dal Sud
Il Partito del sud con Luigi De Magistris Filippo Romeo
di Simone Sinico
Antonio Ciano
N
el giro di due mesi qui rischia di chiudere tut- to e questo rappresenterebbe un disservizio gravissimo per i turisti. In nessuna regione è accaduto... Mi auguro che questa sia solo una semplice provocazione». Sono le paro- le di Vladimiro Riva ripor- tate dal GdV del 19 gennaio 2012. Riva, Vladi per gli ami- ci, è il pontifex maximus del turismo berico nonché con- sigliere delegato alla guida di Vicenzaè il consorzio che gestisce per conto della pro- vincia la presenza attiva sul territorio appunto in materia di promozione turistica.Ma a che cosa si riferisce Riva con precisione? La pa- tata bollente è costituita dal taglio di otto milioni di euro che la giunta regionale di centrodestra (ma c’è la pos- sibilità di un ripensamento) ha messo in cantiere. Soldi da utilizzare per i cosiddetti uffici Iat, quelli in cui i turi- sti, specie stranieri, vanno a chiedere informazioni su al- berghi, mete e facilitazioni a disposizione dell’utenza. La partenità politica dei tagli è di Marino Finozzi, assessore regionale al turismo, nativo e residente in provincia di Vicenza e soprattutto leghi- sta doc. Su un versante più defilato c’è Confturismo, col presidente veneto Marco Mi- chielli che rifugge dall’idea
di chiudere gli Iat, ma chiede sia la regione a gestirli diret- tamente dettando «standard, rigorosi criteri di qualità ed economie di scala».
Ad ogni modo, di fronte ad un taglio così eclatante, ri- spetto al quale la politica sembrerebbe poter fare un passo in dietro, rimane sul tappeto, anche alla luce del- le dichiarazioni di Michielli, la questione dell’efficienza e del funzionamento di quegli organi deputati alla gestione della promozione turistica.
Per questo motivo chi scrive ha inviato via e-mail una se- rie di domande all’assessore al turismo della provincia di Vicenza Dino Secco (Pdl) che è pure presidente del consor- zio Vicenzaè, una emanazio- ne proprio della provincia.
«Si invia la presente per co- noscere gli emolumenti lordi annuali di spettanza del cda del consorzio Vicenzaè spe- cificando la singola voce per il singolo membro ivi inclusi eventuali premi o simili. Si chiede inoltre il curriculum vitae per ciascun membro del cda. Ancora si chiede l’am- montare dell’emolumento di spettanza del segretario Carla Padovan nonché il cur- riculum vitae di quest’ulti- ma». Questi gli interrogativi.
Purtroppo al momento non ci sono risposte. Ma la que- stione dei conti nel comparto turismo rimane cruciale, so- prattutto se si considera che il settore è al primo posto del pil regionale.
È in quest’ottica quindi che va letto anche l’operato di Fi- nozzi. La sua giunta il 10 gen- naio 2012 ha stanziato ben 450.000 euro affinché il turi- smo veneto sia rappresentato al Bit, la kermesse fieristica di settore in cartellone dal 16 febbraio. Pochi giorni prima, il 29 dicembre 2011, sempre l’esecutivo capitanato dal le- ghista Luca Zaia ha stanziato 400.000 euro per la parteci- pazione a due fiere turistiche in Germania, una a Berlino, l’altra a Monaco di Baviera.
Somme cui se ne aggiunge un’altra da 220.000 euro per una singolare iniziativa deno- minata «Buy Veneto« Germa- nia» e Educational Tour».
La cosa strana è che i proget- ti pensati in laguna non ven- gono portati a compimento
direttamente sotto la super- visione dei dirigenti regiona- li o affidando il tutto ad un consulente sempre però sotto l’occhio della regione. In real- tà viene staccato quello che è de facto un assegno in bianco (senza parametri qualificati e obiettivi verificabili) da una milionata di euro a beneficio di una società di scopo della regione, parteciapata anche dalla unione veneta delle ca- mere di commercio, una spa consortile denominata Vene- to Promozione, del cui consi- glio di amministrazione non si conoscono i compensi. Un modo per rilanciare turismo e più in generale il prodotto regionale secondo l’esecu- tivo, l’ennesimo carrozzone pubblico secondo i detrat- tori pronto a finire sotto il trinciapollo dell’ennesimo articolo di Sergio Rizzo o di Giannantonio Stella. Ad ogni buon conto Finozzi si dà da fare affinché alla presidenza di Veneto Promozione finisca quel Franco Masello che figu- ra tra i protagonisti del disa- stro che è stato il Cis di Mon- tebello nel quale ha rivestito la carica di vicepresidente con amplissimi poteri sulla chiacchieratissima trattativa per l’acquisto dei terreni utili all’interporto poi collassata nell’affaire Filippi.
Masello è uno degli uomini cerniera fra politica ed econo- mia più in vista nel vicentino.
Area Lega (e ottimi rapporti con l’ala sartoriana del Pdl), è a suo agio con tutte le correnti del Carroccio berico. Manager super impegnato vanta una quarantina di incarichi, fra attivi e cessati, come membro di numerosi consigli di ammi- nistrazione: in molte società private e in diverse società pubbliche o para pubbliche.
«Come farà a dare il massimo anche a Veneto Promozione Dio solo lo sa» spiega Car- lo Rizzotto, l’ex coordinato- re provinciale dell’Idv che da anni segue la vicenda Cis.
Ma Masello è conosciuto anche perché il suo nome è indisso- lubilmente legato alla Margraf della quale è amministratore delegato. Un marchio notissi- mo in Valchiampo per la lavo- razione dei minerali, con ap- palti e commesse in vari con- tinenti. Margraf, il cui nome è collegato a quello del «patron»
Silvio Xompero, un altro im- prenditore che ben conosce le alte sfere della politca locale e non, è però un marchio chiac- chierato. La spa di Chiampo infatti risulta tra le società rimaste coinvolte nell’ope- razione Reset, la gemella di Dirty Leather, ovvero la maxi inchiesta sull’evasione fiscale nell’Ovest Vicentino. Il GdV del 18 maggio 2011 a pagina racconta dell’avvicinarsi del processo per il gotha dell’im- prenditorìa della zona. Nel cesto sono finiti fra gli altri:
Gruppo Mastrotto, Gcva, Brut- tomesso, Marcigaglia, Nuova Gasby e appunto Margraf.
Quest’ultima tra l’altro è una spa la cui struttura societa- ria si perde in un dedalo di controllate che difficilmente fanno riferimento, almeno in chiaro, a persone fisiche. Se- condo gli archivi della Camera di commercio Margraf è con- trollata interamente da Linea Marmo spa. Quest’ultima è a sua volta controllata Pietro Zola, Paolo Marzotto, Due Val- li srl e Silvio Xompero. Questi soggetti però se messi insieme non raggiungono nemmeno la metà delle quote visto che il pacchetto di maggioranza as- soluta è controllato dalla Fi- duciaria Professionisti Veneti (Fpv), a sua volta controllata dalla Fincom, una finanziaria che fa riferimento alla galas- sia di Diego Xausa, che col suo studio Adacta è uno dei com- mercialisti più in vista nel Vi- centino tanto da essere spes- so nominato come consulente del giudice o del magistrato inquirente. Per conseguenza, almeno agli archivi camerali i reali proprietari di Margraf sono sconosciuti. Perché tanta riservatezza? Fpv fra le altre era la fiduciaria che controlla- va parte della società al centro del caso dello Sporting Club di Isola Vicentina. Una colossale speculazione edilizia che gene- rò una polemica al v etriolo in cui finirono l’ex presidente del Vicenza Calcio Aronne Miola, l’ex presidente di Assindustria Vicenza Max Calearo e l’ex sindaco isolano Valter Baru- chello. E Finozzi come giudica quanto capitato alla Margraf?
Ha forse avuto una incidenza il fatto che lo stesso Finozzi, per altre vicende è stato indagato pure lui?
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Business class
di Marco Milioni
La nuova entrata della Margraf a Chiampo
A partire dai vertici di Veneto Promozione si dipana una fittissima rete di relazioni tra affari, politica ed istituzioni che rende difficile separare ambiti, competenze, interessi pubblici e privati. E soprattutto rende difficile guardare ai problemi del turismo senza che partitocrazia e ambienti economici annebbino la visuale
Veduta della Frauenkirche a Monaco di Baviera
«
Veneto promozione, So- cietà consortile per Azioni costituita nell’estate del 2011 dalla Regione e dall’Unionca- mere del Veneto, ha la mission di sviluppare le attività volte al sostegno e alla promozione del sistema economico veneto in tutti i suoi aspetti economi- co-produttivi, dal primario al secondario, commercio infra- strutture e servizi, con azio- ni di valorizzazione dei com- parti dell’economia veneta...Su mandato dei soci e in col- laborazione con gli enti e or- ganismi sul territorio, gli in- terventi di Veneto Promozione sono prioritariamente diretti alla promozione del migliora- mento dei servizi per l’inter- nazionalizzazione d’impresa:
diffusione dell’informazio- ne e della cultura economica per consolidare la presenza e la competitività sui merca- ti internazionali; sviluppo di sportelli telematici, banche dati, repertori sull’interna- zionalizzazione dell’economia
e delle imprese; iniziative di aggiornamento e di specializ- zazione, servizi specialistici e innovativi sulle materie di economia internazionale; as- sistenza alle imprese venete nelle loro azioni promozionali all’estero e agli operatori este- ri nel Veneto».
È questo il sunto col quale il sito descrive la spa regionale partecipata pure dalle came- re di commercio venete. L’ini- ziativa, secondo i curatori del portale, è stata pensata per essere una sorta di vettore del prodotto veneto ivi inclu- so il turismo. Rispetto a que- ste parole la prima frase che desta curiosità è la seguente:
«... gli interventi...sono prio- ritariamente diretti alla pro- mozione del miglioramento dei servizi per la internazio- nalizzazione d’impresa».
La cosa è strana perché se si naviga velocemente sul sito (www.venetopromozione.it) si nota che le prime due iniziati- ve riguardano tre eventi fieri- stici dedicati al turismo: uno a Milano e due in Germania.
Di promozione dei prodotti veneti non c’è traccia. Se poi
si apre la pagina dedicata al programma del 2012 la pagina è vuota, ovvero in costruzio- ne. Pochino per una struttura che deve fare della program- mazione uno dei suoi punti di forza. E ancora, la sezione dedicata all’osservatorio dei mercati è tristemente vuota.
Non ci sono database su alcun paese o settore merceologi- co l’unica presenza, eccezion fatta per un file pdf scarica- bile, e presenza nemmeno di bandiera è quella sul Canada che così recita: «Scheda Paese Canada, ottobre 2006. Profilo e opportunità del mercato per gli operatori veneti realizzato dal Centro Estero Veneto e la Camera di Commercio Italia- na in Canada. Per ulteriori in- formazioni: Veneto Promozio- ne tel. (+39) 041.2526211; fax (+39) 041.2526210; info@ve- netopromozione.it». In realtà l’intero sito appare semivuoto e costruito in modo poco logi- co.
E ancora. Nel sito c’è un’altra quanto non ben precisata se- zione «Richieste Offerte». Nel cui spazio web compare: «Gli annunci di richieste/offerte di prodotti riferiti all’area sele-
zionata apparsi nel quindici- nale di informazione «Veneto Export» redatto dal Centro Estero Veneto sono tempo- raneamente disponibili sul sito www.centroesteroveneto.
com». Leggermente più acces- soriata è la sezione dedicata agli appalti. Le gare aperte sono due, quella che riguar- da la fiera lombarda e quella relativa alle fiere tedesche.
A rigor di logica si dovrebbe trattare di affidamenti già esperiti vista la vicinanza de- gli eventi. Epperò secondo la tabella on-line le gare sono ancora in corso. Come mai?
Per di più non si tratta di gare pubbliche bensì di affidamen- ti conferiti mediante chiama- ta diretta, o meglio, mediante
«cottimo fiduciario». Lo stes- so sistema che ha messo nei guai Lino Brentan e il in cat- tiva luce il suo Pd per l’affaire Padova-Venezia.
Navigando ancora nel sito si nota immediatamente che le lingue disponibili (che do- vrebbero essere diverse) sono solo due: Italiano e Inglese.
Però l’Inglese poi funziona.
Ora per una giunta regiona- le la quale spiega che spiega a breve Veneto Promozione sbarcherà in Germania e che la terra d’oltralpe è il più im- portante partner regionale per il turismo, ma non solo, ci si aspetta quanto meno una mini sezione in tedesco. Inve- ce nulla. Chi scrive ha anche contattato gli uffici per tele- fono parlando in Tedesco. La risposta? Nessuno lo capiva, mentre per parlare con una addetta che conosce l’inglese è passato un minuto abbon- dante condito da improbabili suonerie classicheggianti.
C’è però un altro punto un po’ fumoso che riguarda la natura della spa. Sempre nel- la pagina di presentazione si legge: «Veneto Promozione ha la mission di sviluppare le at- tività volte al sostegno e alla promozione del sistema eco- nomico veneto in tutti i suoi aspetti economico-produtti- vi, dal primario al seconda- rio, commercio infrastrut- ture e servizi, con azioni di valorizzazione dei comparti dell’economia veneta». Ma non si tratta di una attività tipica delle camere di com- mercio? Come si può spiegare alla opinione pubblica che la spa non sia, in piccolo, un ge-
mello inutile delle camere di commercio ov vero un carroz- zone messo in piedi con de- naro pubblico e denaro delle imprese tramite le camere di commercio?
Se si guarda poi il cda della spa oltre al già citato presi- dente, il vicentino Franco Masello, si scorgono i nomi del suo vice Roberta Gallana e dei membri Paolo Doglio- ni, Enrico Merenda e Nico- la Tognana. La prima è una imprenditrice aderente a Confindustria (è socio e ma- nager della Metalmeccanica Veneta di Este). Merenda è il maraja del Garda e da anni si muove tar turismo e poli- tica. Doglioni è il presidente della camera di Commercio bellunese mentre Tognana, un passato da presidente di Assindustria Treviso, è l’al- ter ego trevigiano di Doglio- ni. Tognana per di più, come riferisce la Tribuna on-line del 30 novembre 2010 è un imprenditore attivo anche, guarda caso, nel settore tu- ristico. E mentre nessuno in seno al cda ha sollevato even- tuali conf litti di interesse va notato che nello stesso con- siglio sono presenti impren- ditori e manager che fanno parte di organizzazioni come Confindustria che da anni si lamentano dei carrozzoni pubblici e delle inefficien- ze dei ser vizi offerti dalle pubbliche amministrazioni.
Fanno lo stesso quando nei vituperati carrozzoni ci fini- scono i loro associati? Perché mai nessuno di questi mana- ger si è accorto che veneto- promozione.it rischia di fare la fine di italia.it? E soprat- tutto quanto costa il cda di Veneto Promozione, quanto l’appalto per il funzionamen- to del sito e della struttura?
Ci sono dipendenti Quanti?
Chi ha vinto gli appalti? E perché nessuno si è accor- to dello stato in cui versa il portale? E soprattutto per- ché nei cda delle società a capitale pubblico finiscono inevitabilmente manager con interssi privatissimi? L’as- sessore regionale al turismo Marino Finozzi (Lega) che dice? Il governatore leghista Luca Zaia che dice? E la Lega che sbraitava contro gli spre- chi romani è ancora viva?
© r iproduzioner iservata
Veneto carrozzone
di Marco Milioni
Il portale che dovrebbe promuovere prodotti, turismo ed economia regionale è fermo al palo mentre la regione spende un milione di euro affinché venetopromozione.it, il cui sito rischia di fare la fine di italia.it, partecipi a tre fiere. Ma i manager sembrano non accorgersi di nulla
Il portale di Veneto Promozione
L
a Zambon industria far- maceutica era insediata nella zona Ovest di Vicenza, tra viale Mazzini e le Cattane.Con l’espandersi dell’urbaniz- zazione su tutto il territorio, la Zambon si trasferisce in zona industriale, lasciando un terreno di circa 30 mila mq di notevole valore perché a ri- dosso del centro storico. In pianta o visto dall’alto questo spazio non ha molte vie di fuga per potersi espandere senza modificare completamente la viabilità che va ad incrociar- si con un’altra mega struttura esistente in zona che è il Par- king Europa ora di proprietà della Banca Popolare, inten- zionata a trasformare il tutto in uffici. Il Comune, divenuto proprietario del terreno, pensa di costruire 52 alloggi popo- lari, con una spesa di 11 mi- liardi di lire (siamo nel 1997), affida all’Ater il progetto Pp8 Zambon Sud. L’Ater ordina dei prelievi di terreno che eviden- ziano la presenza di sostanze contaminanti, fusti pericolo-
si, monoclorobenzene ed altre porcherie. La notizia mette in allarme il quartiere, densa- mente popolato, con la presen- za di una scuola elementare, la
«2 giugno» statale, e un’altra privata.
Siamo durante l’Amministra- zione Quaresimin, su quel ter- reno vengono effettuati caro- taggi, ma non viene considera- to pericoloso, l’Ater comincia gli scavi per le fondamenta, ma la terra rimossa viene seque-
strata. Luigi Poletto a quei tem- pi Assessore all’Ambiente per la Provincia chiede altre analisi del terreno, ma tutti a tranquil- lizzare i cittadini che allarmati cominciano a fare domande e a riunirsi.
Quaresimin in via cautelativa sospende i lavori. Durante l’o- pera di bonifica, un carico di terra puzzolente prelevato dal- la Zambon, per essere portato in discarica, viene sequestrato dalla Polizia Municipale. I re- sidenti di Via Zovetto, Cappuc- cini, Ortigara e Viale Trento sono in stato d’agitazione non solo per l’odore nauseabondo,
ma per il rumore e il tremolio delle abitazioni che in Via Mon- te Zovetto ha provocato crepe in alcune case. Una perizia del 1999 dice che il monocloroben- zene nell’area della Zambon è 10 mila volte superiore ai limiti previsti dalla legge.
Il Sindaco Hüllwech scrive alla Procura «ritengo che questa bomba ecologica sia frutto di troppe coscienze addormenta- te, per quanto riguarda il ri- spetto della salute pubblica»
Ma che cosa è il monocloroben-
zene? È una sostanza tossica, non cancerogena che può avere come conseguenze nausea, vo- mito, depressione, irritazioni cutanee, agli occhi, alle vie re- spiratorie.
I residenti in zona, guidati da Alfonso Fiori e da chi scrive, cominciano con petizioni, rac- colta di firme e segnalazioni ai Vigili Urbani. La Magistratura avvia accertamenti. L’Ater so- spende il progetto e non vuol più costruire. Il silenzio cala sulla bonifica. I magazzini Co- munali di Via Zovetto sono tra- sferiti da Claudio Cicero in altro sito. Il vice Sindaco Sorrentino
invita la Zambon a provvede- re alla bonifica del terreno. La Zambon annuncia un ricorso al consiglio di Stato e comincia il palleggio delle responsabilità:
chi paga la Bonifica?
Nel maggio del 2005 sul caso Zambon entra in campo la Pro- cura che mette sotto inchiesta il Sindaco Hüllwech e l’ammi- nistratore della Zambon Group, nel sottosuolo c’è veleno, bi- sogna trovare 200 mila € per mettere in sicurezza l’area.
Ma ancora una volta, nulla di fatto a protezione dei cittadi- ni. Silenzio sulla destinazione dell’area, ma la Zambon è obbli- gata allo smaltimento dei rifiuti e stanzia 3 milioni di € per lo smaltimento del materiale in- quinante. Le ruspe entrano in azione. Siamo nel 2008, ci sono le elezioni, guai per qualche di- rigente comunale, ma ancora ad oggi niente di nuovo sotto il sole. I cittadini vigilano ed han- no chiesto che parte del terreno sia trasformato in Parco.
Di Luciano Parolin
Autore di «La storia della boni- fica della ex Zambon»
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Amarcord Zambon
Ma il veleno è ancora lì
Immagini dell’area ex Zambon
un storia di ordinaria dimenticanza tra indagini pluriennali e incuria di beni
pubblici e della salute dei cittadini
E
se il nuovo Steven Spielberg fos- se un ragazzo che da adolescen- te frequentava i corridoi dell’istituto Rossi di Vicenza? Ok, lo ammettia- mo, abbiamo messo le mani molto avanti, ma per lo meno Luca Oc- chi, ventiseienne di Vicenza uscito dall’Accademia del Cinema di Bolo- gna, ci sta provando. E lo fa a partire proprio dai luoghi in cui è cresciuto.Da fine settembre fino allo scorso Natale, con la sua associazione Eyes Productions, il giovane Luca ha gira- to a Vicenza e provincia le scene del suo secondo lungometraggio intito- lato «I guardiani di Atlantide». Film dal soggetto alquanto particolare: un ragazzo e una ragazza si ritrovano al funerale di un loro comune amico.
Nel testamento vi è la richiesta di tro- vare le Pietre di Atlantide, il cui ulti- mo possessore fu Palladio. I due cer-
cheranno degli indizi nelle sue opere più famose e si troveranno di fronte ad uno dei misteri irrisolti sul grande architetto: come è morto Palladio?
«Cercando nei manuali si trovano molte notizie su Palladio, ma nessu- na circa la sua morte – racconta Luca –. Così ho pensato di romanzare un po’ la cosa e di inserire la storia delle Pietre di Atlantide le quali permetto- no di spostarsi nello spazio attraverso porte tipo «Stargate»».
Collegamento mica da ridere, come ti è venuto in mente?
«Qualche anno fa girai un cortome- traggio su Lupin III il quale doveva rubare le leggendarie pietre di Atlan- tide. L’idea di queste pietre mi è frul- lata in testa finché non ho pensato di poterla utilizzare come spunto attor- no al quale fare muovere la trama di un film ambientato a Vicenza».
Possiamo considerarlo un film di genere?
«Dall’esperienza che ho maturato col mio lungometraggio precedente,
«L’anno della svolta» (anch’esso am- bientato a Vicenza, ma nel mondo del
lavoro), ho pensato di proseguire sulla falsariga della commedia, anche per- ché per piangere basta leggere i giorna- li. In questo caso, però, ci ho messo an- che un po’ di avventura e fantascienza.
Diciamo che è una storia che ha un po’
a che fare con Indiana Jones».
Dove hai girato le scene?
«In tutta la provincia: in Fiera, in Piazza dei Signori, in Corso Palla- dio, alla Bertoliana, a Monte Berico, in Villa Cordellina Lombardi fino alle cave di Nanto. Abbiamo anche girato una scena in costume, quella del presunto assassinio di Palladio ambientata nel XVI secolo. Anche per questo la Provincia e il Comune di Vicenza si sono interessati al pro- getto e hanno dato il loro patrocinio visto che nel film sono inseriti molti luoghi interessanti da un punto di vi- sta turistico».
In quanti avete partecipato al progetto?
«Gli attori principali sono 3-4, altri venti hanno recitato in ruoli secon- dari o come comparte. Della troupe siamo in 10. Quasi tutti del Vicentino, ma hanno partecipato anche attori da Trento e uno da Torino».
Quando si potrà vedere film?
«Siamo in fase di post produzione, per cui stiamo montando le scene e predisponendo l’effettistica. Credo che ad aprile sarà pronto per le parte- cipazioni a festival e concorsi. La Pro- vincia ha poi l’intenzione di farlo gira- re e utilizzarlo anche come una sorta di volano per il turismo a Vicenza».
Hai intenzione di fare della re- gia la tua professione?
«Sono quasi 10 anni che a Vicenza giro video. Dai corti, agli spot, dai video musicali fino a piccoli docu- mentari, anche per conto di istitu- zioni come Comune e Provincia di Vicenza».
Non è complicatissimo farlo qui, in provincia?
«Diciamo che i corti e i lungometraggi li scrivo e dirigo io anche perché a Vi- cenza in molti hanno un manoscritto nel cassetto, ma scrivere film è una cosa diversa. Trovare sceneggiatori a Vicenza che siano in grado di scrivere
una sceneggiatura per una produ- zione a budget praticamente zero è difficile. Bisogna pensare a qualcosa che si riesce poi praticamente a fare davvero, con tutti i compromessi che questo comporta».
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Palladio e Atlantide
Luca Occhi racconta cosa hanno in comune nel suo secondo lungometraggio
Luca Occhi, a sinistra con la telecamera imbracciata
(s.s.) È un periodo prolifico per i videomaker vicentini. A venire alla luce in questi mesi, infatti, non è solo il lungome- traggio di Luca Occhi, ma, e lo abbiamo raccontato proprio nello scorso numero, anche il docufilm «Giochi di una volta»
di Franco Albanelli che raccon- ta i divertimenti d’infanzia dei bambini vicentini quando si giocava ancora con il sercion nelle contrade contadine. En- trambi i film, seppur da due punti di vista differenti, sono molto legati alla «vicentinità», infatti entrambi sono stati gira- ti in provincia.
Albanelli, cinquantunenne nato a Castelgomberto, titola- re della Linkvideo di Trissino, ha peraltro presentato il suo lavoro in anteprima al teatro Mattarello di Arzignano in oc- casione della tradizionale festa intitolata a Sant’Agata. E ha ottenuto anche un’ottima ac- coglienza se è vero che al Mat- tarello sono accorse circa 200 persone: «C’è chi ha comprato il dvd per mostrarlo a casa an- che ai propri figli o nipoti – ci racconta lo stesso Albanelli – e poi mi ha chiamato per dirmi che è piaciuto anche a loro, che per tutta la durata del film sono
stati lì a vedere come giocavano i loro genitori o i loro nonni». Il documentario, oltre a mostrare come si faceva a giocare a cam- pana o a bandiera, spiega anche come costruire alcuni dei gio- cattoli antichi, come il moscolo o il telefono senza fili. «Alcuni dei bambini che hanno visto il video poi si sono rivolti ai geni- tori per chiedere loro come fare quei «vecchi» giochi, questo interesse da una parte mi ha stupito, dall’altra mi fa pensa- re che con il film abbiamo fatto centro».
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Il docufilm «Giochi di una
volta» piace a nonne e nipoti
Luca Occhi in azione Una scena del film di Luca Occhi
di Simone Sinico
«
È un piccolo granellino di sabbia in quella tempesta che sta rivoluzionando assetti pro- prietari e struttura finanziaria dell’Autostrada Brescia-Padova.È costituito da un gruppo di investitori che stanno tessen- do un accordo per creare una newco e acquisire il 3,8% della Serenissima che il Comune di Padova vuole cedere. Si tratta della finanziaria Cis del verone- se Bruno Tosoni, che già aveva raggiunto un’intesa di massima con il Comune, del gruppo delle costruzioni emiliano, Pizzarotti, e del gruppo autostradale che fa capo agli eredi del gruppo Gavio.
Se si dovesse guardare all’entità delle quote si potrebbe dire che è una delle tante operazioni che agitano il mondo autostradale, assetato di azionisti «privati».
Pronti a sostituirsi agli enti lo- cali che, al contrario, sono co- stretti a cedere le loro quote per rientrare negli stringenti patti di stabilità... Ma non è solo questo.
Perché la tempesta di sabbia in corso sull’asse Est-Ovest che da Milano porta a Venezia, prima o poi si calmerà e si vedrà chia- ro chi ha raggiunto l’obiettivo, ormai dichiarato da molti, di tenere insieme l’asse viario più trafficato d’Italia. E quel granel- lino potrebbe diventare un bel mucchio sul quale costruire: ha
azionisti che si intrecciano lungo questa direttrice (i veronesi del Cis, il gruppo Gavio che ha par- tecipazioni nell’asse lombardo, i Pizzarotti che costruiscono già parte di quelle autostrade)».
È questo uno dei passaggi fon- damentali di un lungo servizio pubblicato il 19 febbraio 2011 sul portale de La Tribuna di Trevi- so. L’articolo (manca all’appello il Gruppo Mantovani per vero) descrive un pezzo dello scena- rio economico e industriale in seno al quale durante gli ultimi tre anni si sta giocando la par- tita lombardoveneta non solo sulla A4, ma più in generale sul versante delle grandi opere.
Frattanto però in quel mondo è
calato il gelo dovuto all’arresto di Lino Brentan, peso massimo del Pd veneziano, da sempre considerato uno dei trait d’union dell’ala «migliorista» o centri- sta del Pd. L’uomo è in ottimi rapporti con Renato Chisso, po- tentissimo assessore veneto alle infrastrutture. Quest’ultimo è di fatto un tutt’uno con Giancar- lo Galan, ex governatore veneto del Pdl e con l’eurodeputato Lia Sartori, un altro colonnello di peso in seno al Pdl regionale. E Sartori non è una figura qualsi- asi giacché siede nel consiglio di amministrazione della veronese Cis, nel quale figura anche Bru- no Mastrotto, re delle concerie della Valchiampo.
Lo scenario se guardato in controluce appare più opaco di ciò che sembra. Oltre alle grane giudiziarie di Brentan, che sembrano il prologo di un sistema Penati in salsa bipar- tisan anche nel Veneto, non va dimenticata l’indagine della procura antimafia veneziana sull’affaire Valdastico Sud. Sui media si è parlato a fondo de- gli scarti ferrosi che sarebbero finiti lungo il sedime che da Vi- cenza porta a Badia Polesine.
Nonostante qualche eccezione, qualche uscita e qualche inter- rogazione parlamentare, la po- litica locale è rimasta presso- ché in silenzio. Un silenzio però che è stato rotto da François Bruzzo, portavoce del coordi- namento dei comitati dell’area berica interessate dal tracciato autostradale A31 sud. Queste le sue parole pronunciate il 27 gennaio durante un forum sul caso «scorie» organizzato a Nanto nel Vicentino da Rifon- dazione (che in materia chiede una commissione d’inchiesta regionale): «L’Antimafia di Ve- nezia ci ha domandato infor- mazioni soprattutto rispetto al tratto autostradale della A31 tra Torri di Quartesolo e Lon- gare: è questo l’aspetto che li interessa maggiormente. Di più non posso dire per questioni di riserbo investigativo». Parole pesanti rispetto alle quali la politica berica è rimasta an- cora in silenzio. Il tutto men- tre durante lo stesso incontro pubblico veniva fuori un’altra verità: i residui ferrosi sono lungo tutto il tracciato della A31 sud da Torri di Quartesolo sicuramente fino a Saline. Le zone interessate non sono solo quelle lungo il sedime ma an- che in concomitanza dei sentie- ri e delle strade a servizio della Valdastico Sud. Questo almeno è quanto sostiene, con una vera e propria rivelazione shock, Marco Nosarini, l’appassio- nato di archeologia che con i suoi esposti ha avviato il lavoro dell’Antimafia veneziana.
Sicché rispetto all’arcipelago che si appresta a prendere il controllo della Brescia Padova le nubi non smettono di addensarsi. «Paolo Pizzarotti, patron del gruppo, che dirige con piglio autoritario, è stato coinvolto anche in nume- rose inchieste penali... Nel 1992 incappa nella inchiesta di Tan- gentopoli sull’appalto dei lavori per la costruzione dell’aeropor- to milanese della Malpensa. Si
aggiudicò l’appalto insieme ad altre imprese, anche grazie al versamento di tangenti per un miliardo e trecento milioni di lire versate alla Democrazia Cristia- na. Pizzarotti patteggiò la pena, un anno e un mese di reclusione e 560 milioni di risarcimento»: è il 10 dicembre 2010 e sul suo blog così scrive di Pizzarotti l’euro- parlamentare del Pdl Salvatore Tatarella. Sul fronte del Gruppo Gavio le cose non vanno meglio giacché sul sito della Casa della Legalità, la prestigiosa Onlus ca- pitanata da Christian Abbondan- za, il 28 dicembre dell’anno pas- sato viene pubblicato un post in cui si legge che «sulle autostrade del gruppo Salt-Gavio... operano anche società di famiglie della
‘ndranghetala ‘ndrangheta». Se a questo si aggiunge che il nome di Brentan è legato oltre che alla Pa- dova Venezia anche ad altri inca- richi di prestigio attorno ai quali si muovono commesse miliona- rie: Grande Raccordo Anulare di Padova, progetto Nogara Mare e Veneto Strade, l’Anas della regio- ne, la cornice si inspessisce ulte- riormente.
Ma anche la Pedemontana Veneta, o Spv, non sfugge alla regola del ti- more. Il 4 febbraio 2012 a pagina 18 il GdV dà la notizia del rinvio a giudizio per un pezzo del gotha dell’imprenditorìa veneta nel mo- vimento terra e nelle costruzioni generali. L’inchiesta sul cartello di imprese che avrebbero danneggia- to le amministrazioni pubbliche alterando i prezzi ad esse proposti ha preso il nome di «appaltopoli».
Tra i nomi di maggior prestigio figurano il Gruppo Girardini e il Gruppo Miotti. Il primo ha avuto in affidamento una parte dei la- vori della Spv, tra i quali spicca il cantiere di Montecchio Precalcino.
Miotti invece ha ottenuto cospicue commesse dall’amministrazione comunale di Vicenza, dalla provin- cia e da molti comuni dell’hinter- land berico. «È importante che con l’avvio dei cantieri della Pedemon- tana Veneta si dia lavoro ad impre- se e maestranze della nostra ter- ra». Così parlò il governatore Luca Zaia il 10 novembre a Romano d’Ezzelino al momento della posa della prima pietra della Spv. Però non fece alcun accenno alla neces- sità di tenere fuori dalle commesse le ditte chiacchierate. E in questo silenzio la politica e la cosiddetta società civile, con qualche rarissi- ma eccezione, gli sono andate die- tro senza balbettare verbo.
© r iproduzioner iservata
Appaltocrazìa veneta
di Marco Milioni
Marco Nosarini
Dopo l’affaire Valdastico Sud nel mondo delle infrastrutture regionali, a partire dalla A4, si riscopre un roveto di commesse, interessi, manovre di corridoio nel quale il confine tra politica bipartisan e affari diviene irriconoscibile. Mentre la giostra delle imprese chiacchierate tocca, con la Girardini, anche la Spv.
Intanto, non troppo lontano, si comincia a sentire l’odore delle mafie
Cantieri della Spv, una ruspa in azione a Montecchio Precalcino
C
ome promesso con- tinuiamo a cerca- re, giornalisticamente e con la difficoltà ben nota nell’aprire anche oggi gli armadi (cfr. pag. 3), la ve- rità sulle questioni Aim approdate con tanto rumo- re fino al rinvio a giudizio di Rossi, Valle e Giglioli e poi improvvisamente di- menticate proprio durante lo svolgimento di un pro- cesso, che per importan- za, soprattutto pubblica, non trova riscontro ne- gli ultimi anni a Vicenza.La prescrizione in questo procedimento è temuta da chi vuole giustizia e da chi vuole conoscere cosa è realmente successo a San Biagio, ma è fortemente agognata da chi vorreb- be un colpo di spugna per responsabilità che, anche secondo chi vi stiamo pro- ponendo di leggere, chia- mano in causa «personag- gi della fase passata ma anche di quella attuale.»
Per noi è, quindi e a mag- gior ragione, necessario indagare, sapere, docu- mentare, confrontare e riferire ai nostri unici pa- droni, i lettori, perchè non cadano nell’oblio, se non la verità, almeno le va- rie sue parti che proprio in giudizio si dovrebbero comporre in una sola, se lo si volesse.
Ubaldo Alifuoco, da ca- pogruppo Ds e poi consi- gliere d’opposizione fino al 2008, si occupò con continuità di fatti e mi- sfatti della municipalizza-
ta, restando, forse anche per questo, escluso, ecco un’altra credibile ipote- si, dall’attuale entoura- ge della maggioranza pur facendone politicamente parte. Come vorremmo fare anche con «i silenti»
per propria scelta di Pa- lazzo Trissino e di Contrà Pedemuro S. Biagio, pas- siamo la parola a lui, che in passato non è stato di certo trattato con i guanti bianchi dal nostro mezzo, per avere un suo primo pa- rere da profondo conosci- tore della «storia Aim». E lo facciamo usando l’invito finale rivolto (a chi, lo leg- gerete) da Alifuoco nel suo intervento: «Sarebbe utile che da costoro arrivasse- ro contributi di chiarez- za sulle questioni esposte nella memoria dell’ex as- sessore Giglioli»...
Giovanni Coviello
Egregio Direttore, ho letto il documento che mi ha inviato (l’esposto denuncia di Gianni Giglioli, ndr) e che riproduce una memoria del dott Gianni Giglioli su alcuni fatti riguar- danti passate operazioni di Aim, oggi sub judice. Alla luce della mia passata esperienza in Consiglio comunale che mi ha portato spesso ad occuparmi di Aim, riassumo brevemente alcune impressioni e valuta- zioni, precisando bene che non intendo esprimermi sui com- portamenti dell’autore ma su- gli eventi amministrativi della principale società comunale.
Ho più volte ribadito quale fosse il lavoro di opposizione
condotto in Consiglio Comu- nale su molti temi e, in par- ticolare, su Aim. Dalla crono- logia degli eventi di maggior rilievo che interessarono Aim in quel periodo, analizzando i bilanci e ascoltando alcune fonti interne ed esterne all’a- zienda comunale arrivai alla convinzione che si stavano assumendo decisioni contro- producenti per il Comune e che i dati economici e finan- ziari deperissero rapidamen- te (calo del fatturato, forte e progressivo indebitamento, crollo della redditività e del cash f low, ecc.). Tutto ciò come conseguenza di errori di gestione e di investimenti che consideravo errati.
In particolare, sul punto rela- tivo all’acquisizione della piat- taforma di Marghera (Servizi Costieri), rilevai che tale inve- stimento era sbagliato per una somma di motivi. In primo luogo, lo Statuto di Aim preve- deva che la società comunale operasse solo nel campo dei rifiuti solidi urbani e non in quelli speciali (che richiedono ben altre competenze e che, tra l’altro, comportavano grossi rischi). In secondo luogo, non vi era chiarezza sugli aspetti ambientali tanto che si arrivò poi all’intervento dei Carabi- nieri del NOE e dell’Autorità giudiziaria per il sequestro della piattaforma.
Questo fu solo uno dei fronti sui quali si sviluppò l’azione di opposizione di alcuni con- siglieri comunali che hanno firmato con me documenti ed esposti inviati alla magistra- tura penale e contabile.
Personalmente, in quella fase di opposizione consiliare, non ho mai tirato in ballo le sin- gole persone e tantomeno i consulenti esterni come Gi- glioli. Essendo un osservato- re esterno (molto attento ma sempre esterno) non potevo avere accesso alla mole di do- cumentazione che sul punto sarebbe poi emersa e che lo stesso Giglioli cita nella sua memoria. Di conseguenza non mi cimentai nella distribuzio- ne delle responsabilità per- sonali (compito che esula dal mandato e dalla competenza di un consigliere comunale).
Documentai invece un giudi- zio politico fortemente critico rilevando l’inopportunità di una operazione e prendendo atto di ciò che emergeva circa il ruolo degli amministratori, dei dirigenti e dei consulenti coinvolti. Personaggi che al-
lora, dall’esterno, sembravano uniti e concordi sulla linea da seguire nelle decisioni azien- dali, visto che le riserve even- tuali poste da alcuni non tra- sparivano.
Per noi consiglieri comunali, la responsabilità politica di ciò che emergeva in Aim non pote- va che essere di chi aveva pro tempore il mandato di governo da parte dell’Amministrazione comunale.
Successivamente, sulla stampa è stato più volte evidenziato il ruolo del consulente Giglioli, delle sue perizie, ecc. Altri am- ministratori hanno poi chiari- to che si sono mossi sulla base di valutazioni dei consulenti e dei dirigenti. Su questo si sta sviluppando la polemica attua- le. A me basta, per ora, consta- tare che i rilievi a suo tempo da me avanzati, e condivisi da altri consiglieri comunali, sono oggi dimostrati in tutta la loro evidenza.
La memoria di Giglioli ne sem- brerebbe una conferma, anche se l’autore cerca di mettere in evidenza che nella massa di errori e di decisioni sbagliate di Aim lui ha avuto un ruolo diverso da quello che gli vie- ne attribuito sia da membri del cda, sia da inquirenti vari.
In sostanza, egli rivendica di aver sconsigliato certe ope- razioni e di aver agito nell’in- teresse dell’Azienda e quindi del Comune. Di conseguenza,
indipendentemente dalle re- sponsabilità individuali, Gi- glioli conferma però che ci fu una conduzione dell’Azienda che provocò dei danni al Co- mune e quindi alla Comunità vicentina. Ed è ciò che mi sono sforzato di denunciare in anni di opposizione.
Tuttavia, non sono in grado di sostenere o di contrastare questa sua posizione, per il semplice motivo che i singo- li passaggi documentati nella memoria di Giglioli non erano verificabili da noi osservatori esterni.
Sul piano giornalistico, mi pare rilevante mettere a con- fronto le tesi di Giglioli con quelle degli altri protagonisti (mi risulta che i membri del cda di allora stiano presentan- do o abbiano presentato a loro volta una memoria sui fatti).
Al di là di molti passaggi tec- nici, tradotto in chiaro, il do- cumento è però un pezzo di grande importanza perché chiama in causa personaggi della fase passata ma anche di quella attuale. Il direttore ge- nerale Vianello, tanto per ci- tarne uno, e lo stesso sindaco.
Sarebbe utile che da costoro arrivassero contributi di chia- rezza sulle questioni esposte nella memoria dell’ex assesso- re Giglioli.
Ubaldo Alifuoco
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passato e presente si toccano
Ubaldo Alifuoco
Dario Vianello, Paolo Colla e Achille Variati
Dicembre 1998: Hülweck viene eletto sindaco di Vicenza.
Da quanto si saprà dopo parecchi mesi, i patti di spartizione tra i partiti stabiliscono che la gestione delle Aim è affidata ad Alleanza Nazionale.
Primavera 1999: inizia un lento scivolamento dell’efficienza nei servizi di Aim. Tra l’altro, scoppia il «caso bollette impazzite» e per lungo tempo non si ritorna alla normalità.
Anno 99: viene dimissionato il vicepresidente del Consiglio di amministrazione. Da quanto ha riportato la stampa, la motivazione sta in una non condivisione di scelte sul piano della correttezza gestionale.
Ottobre 2000: si comincia a parlare di un possibile buco di cinque miliardi di lire nel bilancio di Aim: dai consueti grossi utili che hanno caratterizzato la gestione aziendale si passa al deficit.
Novembre 2000: il sindaco Hüllweck non riesce a nominare il nuovo consiglio di amministrazione a causa degli scontri interni alla coalizione.
Dicembre 2000: il sindaco deci- de finalmente di nominare il nuovo presidente e il nuovo consiglio di amministrazione. Con un blitz, il presidente Balbo viene «dimissio- nato» e per questo chiederà i danni al Comune (la causa è in corso).
Febbraio 2001: dopo soli tre mesi, il sindaco licenzia il presidente di Aim e azzera il nuovo consiglio di amministrazione.
Marzo 2001: il consiglio comunale tutto, maggioranza e opposizione, vota un ordine del giorno in cui si impegna il sindaco a nominare il nuovo Cda di Aim entro il 3 aprile.
Giugno 2001: viene nominato, con abbondante ritardo rispetto al mandato del consiglio
comunale, il nuovo Cda.
Ottobre 2001: emerge da note di stampa che alcuni membri del cda hanno ruoli privati che oggettiva- mente sono in conflitto con quello di amministratori pubblici.
Gennaio 2002: nonostante le smentite del sindaco e dell’assessore sulla denunciata incompatibilità di alcuni membri del cda di Aim, questi ultimi si dimettono con scuse diverse.
Maggio 2002: scoppia il caso dell’acqua inquinata nei quartieri attorno allo Stadio Menti
Giugno 2002: contrasto tra sindaco e assessore Ancora da una parte e cda Aim dall’altro, in merito alla modifica dell’art.
49 dello Statuto finalizzata a consentire l’ingresso di membri dell’amministrazione (leggi:
assessore Ancora) nel cda di Aim.
Luglio 2002: scoppia il caso Elettrogas. Il sindaco e l’asses- sore Ancora si oppongono alla costituzione di una società, com- posta da Aim e APS di Padova e le associazioni degli industriali di Vicenza e Padova, finalizzata al risparmio nell’acquisto di ener- gia. Il contrasto con il cda di Aim viene superato dopo la denuncia fatta dall’opposizione in consiglio comunale.
Settembre 2002: spaccatura istituzionale in Giunta con il rifiuto dei membri di AN di votare una delibera per la cessione di azioni Aim alla MBS di Montecchio e Brendola.
Lo scontro pubblico coinvolge ancora una volta anche il presidente di Aim.
Novembre 2002: i dati del bilancio 2002 evidenziano molti motivi di preoccupazione.
Cala la redditività in quanto i costi di produzione sono costantemente superiori al valore della produzione, l’utile netto è reso possibile solo dal fatto che gli ammortamenti sono mantenuti molto bassi, i debiti crescono moltissimo
rispetto ai crediti che peraltro evidenziano un elevato tasso di inesigibilità.
Dicembre 2002: il presidente di Aim, Rossi, viene condannato per abuso edilizio dal Tribunale di Vicenza. Per il sindaco non esiste alcun problema di dimissioni dello stesso.
Dicembre 2002: aumenti pesantissimi della tariffa per i rifiuti e delle tariffe per l’acqua.
Dicembre 2002: per quanto riguarda l’acqua, alcuni comuni vicentini assegnati dall’ATO all’Aim, decidono di lasciare l’azienda preferendo andare con l’azienda padovana. E’
l’ennesimo segno di sfaldamento della credibilità dell’Aim e del Comune di Vicenza.
Gennaio 2003: la spa Aim con- trolla una serie di società (SIT, SIR, Aim Vendite, Valore Ambien- te, ecc.). Si diffonde la notizia che il presidente e alcuni consiglieri moltiplicano cariche e compen- si sedendo in più cda. Nessuno risponde ad una interrogazione dove si chiede di conoscere l’entità dei compensi e, in particolare, se è vero che quello cumulativo del presidente si avvicina alla cifra di 500 milioni di lire.
Anno 2003: nel corso dell’an- no si inseguono voci sulle dif- ficoltà finanziarie, sulla lotta per i trasferimenti al comune, sul tentativo di inserire nel cda di Aim l’assessore al bilan- cio del comune, sul progetto di ristrutturazione aziendale, ecc. Tutti questi temi trovano conferma in precisi atti gestio- nali. Ad esempio, il direttore generale viene di fatto esauto- rato con una riorganizzazione che cancella tale funzione. Si inseguono voci e smentite sul progetto di vendita di parte del pacchetto azionario.
Novembre 2003: dopo aver rifiutato più volte le richieste di dibattito su Aim da parte di molti consiglieri comunali, la Maggioranza organizza in sede di Forza Italia una riunione con il prof. Interdonato con lo scopo
di presentare le linee progettuali ai soli amici.
Marzo 2004: un gruppo di studio, fatto anche da tecnici esterni al consiglio comunale, presenta l’analisi dei bilanci di Aim per il periodo 1998- 2002. Si dimostra che in cinque anni l’azienda ha subito un forte scivolamento in fatto di redditività, produttività, efficienza. Inoltre, l’indebitamento aziendale ha subito un incremento abnorme.
Aprile 2004: notizie di stampa informano sui contatti con Verona per eventuali accorpamenti o sinergie. Scoppia il caso Lega che blocca il consiglio Comunale per la situazione delle nomine Aim e per i programmi futuri. Il consiglio comunale è espropriato del diritto di analizzare e discutere la vicenda Aim.
Giugno 2004: presentazione ed approvazione della delibera sul progetto di riorganizzazione societaria di Aim SpA
Luglio - Agosto 2004: scoppia il caso Ancora. Una lettera di un membro del cda di Aim (Alberto Filosofo), in cui si sollevano importantissimi problemi e si fanno rilievi sulla gestione, viene tenuta nascosta. Alifuoco riesce ad intercettare il documento e presenta richieste all’assessore la quale nega che esista una lettera.
Ripetutamente sollecitata in merito a tale lettera l’assessore Ancora nega anche sulla stampa di averla vista.
Dopo alcuni giorni salta fuori la lettera con la prova che l’assessore Ancora l’aveva ricevuta e quindi aveva mentito in sedi ufficiali.
La cosa si sviluppa con tante prese di posizione e alla fine il sindaco è costretto a sollevare l’Ancora dall’incarico di assessore al bilancio sostituendola con Zocca.
Il problema di merito riguarda un disallineamento dei bilanci Aim e comune. Nel secondo vi è
una entrata da Aim di 2,5 mln di euro mentre nel secondo non vi è alcuna uscita di pari importo.
Settembre 2005: richiesta di dibattito su Aim (Alifuoco, Poletto, Quaresimin, Giuliari) Ottobre 2005: i consiglieri Ali- fuoco e Quaresimin pubblicano una analisi dei bilanci Aim per il periodo 1998-2004. Il giudi- zio di sintesi parla di un lento scivolamento di Aim: fatturato inchiodato; diminuzione degli indici di redditività; incremen- to massiccio dell’indebitamento (sia a medio-lungo sia a breve termine).
Ottobre 2005: sabato 8, il pre- sidente e il cda di Aim rispondo- no con un’intervista al GdV so- stenendo che Aim va benissimo e i dati sono in miglioramento (ma non producendo alcuna do- cumentazione).
Ottobre 2005: venerdì 28, esce lo studio di Alifuoco e Quaresimin sulla galassia di società intrecciate ad Aim SpA, sui relativi consigli di amministrazione e sui compensi per gli amministratori nominati dal sindaco. Emerge una realtà di cifre raddoppiate dal 1° gennaio 2005 in modo spropositato.
Ottobre 2005: sabato 29, intervista del GdV in cui il sindaco dichiara: «non sapevo di tutti gli altri compensi».
Novembre 2005: mercoledì 23, Il sindaco convoca conferenza stampa e comunica di voler dimezzare i compensi degli amministratori. Dichiara che l’opposizione ha ragione.
Non si capisce se ha ordinato al cda di essere presente o di non venire in c.c.
Novembre 2005: giovedì 24, si svolge il consiglio comunale su Aim. Il sindaco fa parlare solo di DG Vianello e non si presentano i membri del cda. I consiglieri di centrosinistra abbandonano l’aula.
Enrico Hüllweck
Bruno Carta
Paolo Colla Mauro Zanguio
Aim: quindici anni da riscrivere
Silvio Fortuna