Il missionario dehoniano Padre Bernardo Longo scj (sacerdote del Sacro Cuore di Gesù), nato a Pieve di Curtarolo il 25/08/1907, è ordinato sacerdote nel 1936 e, nel marzo 1938, viene inviato in Missione.
A. PREMESSA
1. antefatti storici
Dopo un breve periodo di apostolato in Argentina, nel novembre 1938 sbarca in Africa, nel Congo Belga; è destinato alla diocesi di Wamba, gli viene affidato il compito di visitare i villaggi sparsi in un territorio vastissimo, percorrendo ogni volta a piedi centinaia di chilometri.
Si addentra nella foresta che copre la parte orientale del paese, in aree quasi del tutto inesplorate, dove la presenza dei bianchi è una assoluta novità.
Nel 1939 sceglie Nduye, un piccolo gruppo di capanne poste vicino al fiume omonimo, lungo la pista che scende da nord-est da Isiro verso Mambasa; giudica quel villaggio il posto adatto per creare una nuova missione, all’inizio, nel 1940 costruisce una cappella ed una capanna.
Allo scoppio della guerra, essendo originario di una nazione "nemica" dei coloni belgi, viene confinato nella missione di Avakubi, dove rimane fino alla fine delle ostilità. Così Padre Longo descrive quella missione, che pure ha una lunga storia alle spalle: <<Senza le suore, senza il dispensario e la scuola professionale, Avakubi, la madre di tutte le missioni del
nord-est, è condannata a morire.. >>.
Padre Longo ha le idee chiare, forte di questa convinzione, quando dopo la fine della guerra torna a Nduye, in pochi anni, nonostante il posto sia immerso nella foresta vergine, la missione si espande, diviene un esempio per molti missionari,
anche di altre congregazioni.
Padre Bernardo Longo costruisce le scuole per i ragazzi di etnia walese (bantu), stringe forti legami con il capo della tribù e con i pigmei, popolazione semi- nomade, dedita alla caccia.
Nel maggio 1951 le Pie Madri della Nigrizia si trasferiscono a Nduye,
ospitate nell'edificio appositamente fatto costruire
per loro, si occupano della pastorale femminile, insegnano nelle
scuole e avviano corsi di taglio e cucito.
Le scuole artigianali di Nduye in quegli anni formano meccanici, falegnami, sarte, che per la loro capacità sono richiesti anche nelle lontane città di Isiro, Wamba, Kisangani.
Dopo l'indipendenza, che il Congo ottiene nel 1960, il paese si scopre privo di una solida classe dirigente;
scontri sempre più violenti si
susseguono violenti tra varie fazioni, che lottano per il potere e scaricano sui pochi occidentali ancora presenti le loro frustrazioni.
Nell'estate e, con maggiore violenza, nell'autunno del 1964, gli episodi più raccapriccianti: la rivolta dei Simba colpisce i rappresentanti della popolazione congolese e innesca una vera e propria caccia all'occidentale che provoca la fuga dei cittadini europei.
In questa situazione Padre Bernardo Longo decide di rimanere, comunque,
vicino al suo gregge, protegge gli innocenti, contesta le violenze gratuite.
Dopo aver resistito a molte provocazioni, alla fine di ottobre 1964 l’ennesimo sopruso, una perquisizione della casa che ospita i missionari dà il pretesto per un’accusa terribile quanto ingiusta: Padre Bernardo Longo trama contro i ribelli.
Viene arrestato assieme alle suore e trasferito a Mambasa, lì giunto viene sottoposto ad un giudizio-farsa ed il verdetto è la morte!
Il 3 novembre 1964 Padre Bernardo Longo è trucidato al crocevia di Mambasa, di fronte alla popolazione attonita.
In realtà il martirio di Padre Bernardo Longo nasce dall’odio dei capi dei ribelli per la figura carismatica del missionario, che senza armi, ma con la forza della fede, mette in discussione la loro autorità e smaschera i loro inganni. In tanti anni di apostolato il missionario si è conquistato la fiducia della gente e non si fa certo intimidire dai ragazzi che ha visto crescere, per il solo fatto che ora sono armati.
L’assassinio di Padre Bernardo Longo è, dunque, necessario per eliminare uno scomodo testimone e, in quel momento, l’unica figura in grado di opporsi alle gratuite quotidiane violenze riversate sulla popolazione inerme.
Padre Bernardo Longo, purtroppo, non sarà la sola vittima: nelle settimane successive nella zona nord-orientale del Congo, anche come rappresaglia per le operazioni militari degli stati europei che intervengono per porre in salvo i loro concittadini ostaggio dei ribelli, i Simba uccidono il vescovo di Wamba, mons.
Wittbols ed oltre venti missionari dehoniani, numerose suore e religiosi locali.
Dopo la morte dei loro confratelli, i missionari dehoniani con grande dolore riprendono l’attività missionaria, ma è proprio l’esempio del sacrificio di Padre Longo, che spinge molti seminaristi a chiedere di essere inviati al suo posto.
La missione di Nduye alla fine degli anni ’60 riprende faticosamente a vivere, riaprono le scuole, gli edifici costruiti da Padre Bernardo Longo, incuranti della guerra, delle razzie, forniscono gli spazi per l’apostolato, che si sviluppa sia sul piano religioso, sia su quello dell'istruzione dei giovani, dell’attenzione per la popolazione che abita nelle aree circostanti.
Nduye, nonostante sia parte della foresta è, di nuovo, un centro da cui partono provetti meccanici, maestri, artigiani.
La situazione politica del Congo continua a pagare le conseguenze dell'instabilità post-coloniale: le vie di comunicazione soffrono la mancanza di manutenzione, i missionari devono progressivamente affidarsi alla Provvidenza per sostenere
attività che si svolgono a così grande distanza dai centri principali.
Alla fine degli anni '80 la congregazione dei dehoniani decide di trasferire la scuola dedicata a Padre Bernardo Longo da Nduye a Mambasa, villaggio che si è velocemente accresciuto, essendo al crocevia delle strade che vanno da Bunia a Kisangani, da Beni e Butembo a Mungbere e Isiro.
Mentre a Mambasa fiorisce l'Istitut Bernard Longo (I.B.L.), che prosegue nel solco tracciato da Padre Bernardo Longo e dai suoi successori, nel 1987 la missione di Nduye viene ceduta alla diocesi di Wamba ed affidata a sacerdoti locali.
2. passato recente
Dal 2004, in occasione della solenne celebrazione del 40° anniversario del martirio di Padre Bernardo Longo, con la partecipazione del Vescovo Antonio Mattiazzo, riprendono con continuità i contatti tra la Parrocchia di S. Giuliana di Curtarolo ed i missionari dehoniani.
Nell’agosto 2007 viene commemorato il centenario della nascita di Padre Bernardo Longo.
Nell'autunno 2009, in occasione del 45° anniversario del martirio, la Parrocchia di S. Giuliana programma una serie di iniziative per celebrare il nostro illustre concittadino, tra queste un convegno sull'opera da lui compiuta, sulle prospettive future, sulle iniziative in via di realizzazione.
Al convegno partecipa P. Nerio Broccardo scj, già parroco di Mambasa e insegnante dell'IBL, il veterinario dott. Anna Di Pasquale di Veterinari Senza Frontiere ed il fratello ing. Gianluca Di Pasquale di Ingegneri Senza Frontiere, che con l'associazione "ProgettoMambasa " hanno creato mini-allevamenti di animali da cortile e fonti di acqua potabile nell'area circostante la missione di Mambasa.
Viene organizzato un concerto il 3 novembre, anniversario del martirio, ed una solenne celebrazione eucaristica a cui partecipano due religiose delle Pie Madri della Nigrizia, reduci di Nduye, suor Giovanna Righi che durante la S. Messa ha ricordato il periodo di collaborazione con Padre Bernardo Longo e la capacità del missionario di guardare al di là delle difficoltà, verso l’infinito, e suor Anna Brunelli, più giovane, arrivata a Nduye pochi anni prima della chiusura della missione.
La sera del concerto, con l'esibizione del Coro di S. Cecilia, intercalata da brani tratti dal diario di Padre Bernardo Longo, scritto nelle settimane precedenti la
sua morte, al termine, il sindaco Marcello Costa ha annunciato pubblicamente l'intenzione dell'Amministrazione Comunale di stringere un gemellaggio con Mambasa-Nduye.
3. il percorso avviato per la realizzazione del gemellaggio
Nell'ottobre 2010 l'amministrazione comunale di Curtarolo ha promosso un incontro con P. Silvano Ruaro scj, già parroco di Nduye ed attuale direttore dell'IBL di Mambasa, cogliendo l'occasione di una sua breve permanenza in Italia.
All’incontro ha partecipato anche don Emanuele Gasparini, da pochi giorni nominato Arciprete di Pieve di Curtarolo.
P. Silvano ha esposto le necessità più urgenti, indicando in particolare quella di rendere nuovamente abitabile la missione di Nduye, in modo da creare le condizioni per la rinnovata fruibilità degli edifici costruiti da Padre Bernardo Longo, che mostrano le conseguenze di quasi tre decenni di incuria.
Ha spiegato che è meglio iniziare, come primo passo, a rendere nuovamente abitabile la struttura adibita a casa delle suore, in modo da ospitare un gruppo di religiose congolesi, della congregazione delle Suore Servantes di Gesù, che nonostante le difficoltà e la mancanza di una presenza costante di un padre missionario, si sono dette disponibili a trasferirsi a Nduye.
L'Amministrazione Comunale e Don Emanuele hanno accolto le richieste del missionario, considerando l'aiuto per la realizzazione delle opere di ristrutturazione della missione di Nduye una sorta di gemellaggio di fatto tra le due comunità, quella di Curtarolo, sia laica che religiosa, e quella congolese, rappresentata dalla Parrocchia di Mambasa-Nduye, al cui interno opera l'IBL di Mambasa ed a cui sono formalmente affidate le strutture della missione di Nduye.
Il progetto nasce, inoltre, dal comune auspicio di vedere, entro il 2014, anno in cui si celebrerà il 50° del martirio di Padre Bernardo Longo, nuovamente fruibile l'opera per cui il Venerabile Martire ha speso gran parte delle sue energie, ideata e realizzata a beneficio della gente per cui ha sacrificato la sua vita.
Per rendere concreti i proponimenti maturati in quella riunione si è deciso che il primo passo fosse una ricognizione dei luoghi, da parte di tecnici qualificati, in grado di valutare la situazione degli edifici, di individuare le opere necessarie alla riqualificazione, indicando le priorità e stimando i costi.
4. il mandato dell'Amministrazione Comunale
Nei primi mesi del 2011 un gruppo di volontari, tra questi Don Emanuele Gasparini, ha deciso di partire per visitare la missione di Mambasa-Nduye, come concordato con P. Silvano.
Era prevista la partecipazione del Vice-Sindaco Fernando Zaramella, che ha dovuto rinviare per sopraggiunti problemi di lavoro; per questo motivo sabato 30 aprile, nel corso del Consiglio Comunale di Curtarolo, l'Amministrazione Comunale ha ufficialmente incaricato il Geom. Roberto Battiston, già membro del Consiglio Comunale, a rappresentare l'Amministrazione, incaricandolo di redigere una relazione informativa, necessaria anche per le successive decisioni amministrative.
B. VISITA A MAMBASA E NDUYE
1. informazioni generali storiche e geografiche sull'area nella quale insiste la missione di Mambasa
La circoscrizione amministrativa di Mambasa fa parte della provincia dell'Ituri, situata nella zona nord-orientale della Rep. Democratica del Congo.
Ha come capitale la città di Bunja, in cui vive una popolazione che è stimata tra 100 e 250.000 persone.
La provincia ha una superficie complessiva di circa 65.000 Km2, per oltre la metà occupata dalla circoscrizione amm.va di Mambasa, che si estende su oltre 36.000 Km2.
La R.D. del Congo ha lo stesso fuso orario dell’Italia, ma essendo l’area di Mambasa circa un grado al di sopra dell'Equatore, non esistono stagioni e durante tutto l'anno solare non si notano differenze tra le ore del giorno (06-18) e la notte (18- 06). Pur essendo la stessa ora, pertanto, ci sono sensibili differenze tra le ore di luce in Europa e quelle dell’Africa, specie nel solstizio e nell’equinozio.
Il territorio di Mambasa, un altopiano pressoché pianeggiante tra gli 850 ed i 1.000 metri d'altezza, è fittamente coperto dalla foresta pluviale; la temperatura oscilla tra i 16/18° del primo mattino ai 30/35° del primo pomeriggio. Il clima è, dunque, gradevole, non particolarmente afoso, con periodi di minori piogge (gennaio-febbraio e luglio-agosto) e di piogge frequenti (maggio-giugno e ottobre-
novembre).
La creazione del Parco Nazionale dell'Okapi, nel quale vivono molti esemplari della caratteristica specie, ha consentito di preservare vaste aree di foresta vergine.
La popolazione della circoscrizione di Mambasa è di circa 60.000 abitanti, un terzo abitano nelle immediate vicinanze della città e la restante parte vive lungo le due principali vie che la attraversano o è dispersa nei minuscoli villaggi nella foresta.
A Mambasa, proprio nel luogo del martirio di Padre Bernardo Longo, si intersecano le strade che portano da Bunja a Kisangani (est-ovest) e da Isiro e Mungbere verso Beni e Butembo (nord-sud). La strada che da Mambasa va verso Mungbere è impraticabile per mezzi a quattro ruote dopo il villaggio di Nduye, in direzione nord-ovest.
Tutte le strade della regione sono in terra battuta, ciò crea seri problemi logistici specie nei periodi caratterizzati da piogge frequenti, anche a causa della manutenzione pressoché assente e del passaggio di mezzi con carichi sproporzionati rispetto alla tenuta del manto stradale.
La popolazione è suddivisa in due principali gruppi etnici, bantu e pigmei, i Bantu si suddividono in varie etnie: Alur, Hema, Lendu, Ngiti, Bira e Ndo-Okebo.
I Pigmei di etnia Mbuti risiedono soprattutto all'interno della foresta, negli ultimi anni molti pigmei si sono trasferiti nell'area urbana di Mambasa.
I rapporti conflittuali tra gli Hema, pastori, e i Lendu, agricoltori, sono stati causa di scontri violenti.
Gli scontri interetnici e le lotte per la conquista del potere nella giovane Repubblica del Congo hanno causato dal 1997 al 2006 circa 4 milioni di morti, in gran parte dovuti alla malnutrizione ed al forzato abbandono da parte di centinaia di migliaia di persone delle aree di origine.
Dal 2000 opera nella regione nord-orientale della Rep.Dem. Congo la più cospicua forza di peace-keeping dell'ONU, denominata MONUC, che conta oltre 15.000 soldati e centinaia di osservatori internazionali.
Dal 2007 la situazione si è in qualche misura stabilizzata, pur registrandosi frequenti episodi di violenza (rapine notturne o lungo le direttrici viabilistiche, furti, stupri, incendi), in particolare nella zona di Beni-Butembo, sulle sponde del lago Eduard, al confine con l'Uganda.
Anche la missione di Mambasa ha subìto le conseguenze del conflitto: è stata oggetto nell'autunno del 2003 di un devastante saccheggio, ad opera di formazioni
irregolari armate e, successivamente, delle truppe "lealiste".
In quel momento la missione cattolica di Mambasa ed, in particolare, la figura di P. Silvano Ruaro scj hanno consentito ad oltre 15.000 profughi di trovare rifugio nel perimetro della missione, di evitare così ulteriori, drammaticamente pericolose, fughe nella foresta, dove i profughi sarebbero stati totalmente privi di mezzi di sostentamento ed alla mercé dei gruppi militari o para-militari.
Per quei fatti e, soprattutto, per le violenze perpetrate sulla popolazione civile nelle vicinanze di Mambasa, i responsabili sono stati deferiti al Tribunale Speciale Internazionale per crimini contro l'umanità.
2. diario di viaggio
Una volta selezionati i partecipanti e concordato con P. Silvano tempi e modalità del viaggio, alle prime ore del 2 maggio il gruppo, accompagnato da Fernando Zaramella, è partito dall’aeroporto di Venezia.
Ogni viaggiatore ha trasportato, oltre ai bagagli personali, più di 20 chili di materiale (attrezzature, medicinali, viveri, libri ecc.) per le necessità del viaggio, per svolgere il lavoro programmato e per la missione di Mambasa.
Il viaggio è proseguito via Amsterdam, Nairobi ed, infine, Entebbe. Ad accoglierli nella notte in Uganda hanno trovato Padre Silvano, che ha caricato i bagagli più pesanti ed è subito partito con un fuoristrada, circa alle tre di notte, verso il confine con il Congo. E’ stata inutile
ogni proposta di accompagnarlo in auto e, comunque, il mezzo era sovraccarico e non ci sarebbe stato lo spazio fisico per salire.
Dopo aver passato la notte a Kampala, ospiti della struttura di accoglienza per missionari e volontari in transito, gestita da Padre Giovanni, il gruppo a cui si è unita Luana, di cui si dirà poi,
il giorno successivo ha fatto un ulteriore volo da Entebbe a Bunia, all’interno della R.D. del Congo.
Arrivati a Bunia, accompagnati da Katembo Matufali, uomo di fiducia di P. Silvano, il gruppo si è diretto sulla “strada” verso Mambasa, circa 180 chilometri di pista, arrivando a Mambasa dopo il tramonto, accolti festosamente da Padre Dino Ruaro scj, parroco di Mambasa-Nduye.
Il 4 maggio il gruppo ha potuto visitare ed ammirare la missione di Mambasa: la falegnameria, il recinto degli animali, il cantiere del nuovo
ospedale, l'orto, l'officina, le scuole superiori, la chiesa, le case dei padri e quella delle suore, il campo da calcio.
Un luogo di pace, di studio, di preghiera e di fervente operosità.
La missione è aperta, non ha recinzioni, se non per limitare il pascolo degli animali, gli abitanti di Mambasa la attraversano senza problemi e tutto è ordine, pulizia.
Veramente un bel posto!
Nel pomeriggio il gruppo si è recato nel centro di Mambasa, ha pregato sul luogo dove è stato ucciso Padre Bernardo Longo, ha visitato il mercato, ha atteso il passaggio dell’inevitabile acquazzone.
Nella missione di Mambasa erano ospiti per qualche giorno una coppia di volontari, Marco e Luana, di origine lombarda impegnati da mesi a Kisangani in un una casa di accoglienza per ragazzi di strada, che sono stati coinvolti nel programma dei rilievi della missione di Nduye. Una volta di più si è constatato che Nduye esercita un grande fascino in tutti gli operatori del volontariato.
La sera del 4, al termine di un viaggio di oltre 700 chilometri, in gran parte percorsi guidando personalmente il fuoristrada stracarico, su piste al limite della percorribilità, è finalmente arrivato P. Silvano: altra festa! Quanta stanchezza nei suoi occhi!
Giovedì 5 maggio i preparativi per l’
“operazione Nduye”, prevista in più fasi:
nel primo pomeriggio la partenza di Roberto, Alessandro ed Emanuele a fare da apripista assieme a Padre Silvano; il giorno successivo l’arrivo del resto del gruppo.
Al tramonto, sotto una pioggia sottile, dopo aver rischiato un paio di volte di piantare o, peggio, di rovesciare il fuoristrada, a causa delle “enormi” buche colme d’acqua, l’avanguarda è arrivata alla missione di Nduye, trovando alloggio nella casa dei padri.
Un ringraziamento va a Dimitri, meccanico della missione, che dopo essere riuscito a sbloccare il fondo del fuoristrada ed aver guadato una buca per verificare se il veicolo poteva attraversarla è tornato a Mambasa per fornire il mezzo per il viaggio del resto del gruppo: altre quattro ore di “camel trophy”
nel pieno della notte!
I discorsi di quella sera, dopo la cena, tra il serio ed il faceto, alimentati dalla gioia di essere li e da una buona scorta di buon vino, rimarranno a lungo nei ricordi dei partecipanti.
Fin dal primo mattino di venerdì 6 maggio sono iniziati i rilievi degli edifici della collina delle suore, mentre i bambini erano a scuola ed i pigmei avevano iniziato l’attacco alla vegetazione che circondava, anzi, “assediava” la casa delle suore.
I geometri (professionisti e improvvisati) hanno fatto la conoscenza di Gustav, un giovane del posto, desideroso di frequentare la scuola magistrale a Mambasa, per poter poi fare il maestro. È stato di grande aiuto ed ha sorpreso tutti per la sua capacità di comprendere il senso del lavoro che si stava svolgendo, per la costanza e anticipando le richieste.
Verso l’una sono arrivati anche Don Emanuele e Lieto, assieme a Marco e Luana;
dopo aver pranzato e aver preso possesso delle loro stanze, hanno contribuito anch’essi ad eseguire i rilievi delle scuole elementari e del dormitorio-internato.
All’imbrunire una breve escursione al “pont Nduye”.
Sabato 7 maggio, per tutta la giornata altri rilievi, questa volta eseguiti con il teodolite, miracolosamente ancora funzionante, considerando gli scossoni subiti nel viaggio e posizionato, in modo più che fantasioso, su un cavalletto fotografico.
La sera, mentre Roberto inseriva i dati nel computer, P. Silvano ha raccontato alcuni aneddoti della sua lunga e non comune esperienza africana.
Una notte magica, con un cielo incredibile, nero e luminoso di stelle.
Indimenticabile.
L’8 maggio, domenica, altre misurazioni, in particolare della chiesa e della scuola superiore; alle 9:30 la Santa Messa, emozionante, partecipata da moltissima gente, che manifestava la propria gioia con canti e balli.
Le spiegazioni di Padre Silvano, in kiswahili ed in italiano, le preghiere nelle due lingue, un'unica liturgia ed un'unica fede. E’ stata l’occasione per prendere pubblicamente degli impegni: chiari, consapevoli e convinti.
Prima del pranzo una parte del gruppo si è addentrato nella foresta ed ha visitato un villaggio di pigmei. Dopo pranzo Don Emanuele, Lieto, P. Silvano, Marco e Luana sono ripartiti per Nduye con il fuoristrada.
Roberto, Alessandro ed Emanuele hanno completato le misure dell’officina, della falegnameria, del deposito. Strutture veramente imponenti. Poi la partenza in
moto, verso Mambasa, attraversando velocemente la foresta: lo spettacolo straordinario del sole che scende e regala vedute da sogno, ma reali.
Lunedì mattina un po’ di riposo, ma non per Roberto che ha controllato i dati rilievi e individuare i dati mancanti; nel pomeriggio una puntata fino al punte sull’Epulu, sulla strada per Kisangani, per straordinarie foto del fiume e di alcuni esemplari di Okapi, animale simbolo del Congo.
Martedì 10 nuova escursione in moto a Nduye, riservata ai due “emanueli”, a Roberto e ad Alessandro, per finire le misurazioni della casa dei padri e quella del catechista e per verificare un’ultima volta la posizione degli edifici e della fonte d’acqua, posta a metà tra le due colline.
Verso sera il ritorno a Mambasa, con il rischio di essere travolti dall’incombente temporale. Per fortuna e, probabilmente, grazie alla benevolenza del nostro
“santo” in paradiso, sono riusciti ad arrivare in città, ma, essendosi ripromessi di bere una birra assieme ai motociclisti accompagnatori, ed avendo per questo motivo deciso di deviare verso una birreria, usciti da là il gruppo è completamente
“affogato” in un impenetrabile muro d’acqua, nelle poche centinaia di metri che lo separavano dalla meta finale.
Mercoledì 11 maggio il gruppo ha visitato la chiesa di S. Francesco, veramente bella, poi una puntata alla pista di atterraggio a qualche chilometro da Mambasa, dove P. Silvano con sgomento ha scoperto che l’erba era pericolosamente alta.
Subito ha organizzato in modo di far tagliare l’erba.
Durante il viaggio i partecipanti hanno potuto constatare che ogni problema, lì a Mambasa e a Nduye, può essere risolto solo con l'impegno costante e personale dei Padri Dino e Silvano; ogni loro decisione, se fare o non fare e come farlo, nasce da una esperienza pluridecennale. Non sempre le loro scelte sono quelle che a noi verrebbero in mente, ad esempio scelte di efficienza o imporre a tutti l'ordine, la disciplina, l'impegno e la responsabilità; ma sempre, o quasi, sono quelle giuste; e, comunque, sempre dettate dall'amore per quella gente, per la loro gente.
Nel pomeriggio un altro progetto in via di realizzazione: la chiesa di Mambau di cui sono state poste le fondamenta.
La sera di mercoledì la cena con tutta la comunità di Mambasa, i padri, i confratelli congolesi e le suore, purtroppo una cena di saluto, di addio e, speriamo, di arrivederci.
Giovedì 12 la preparazione dei bagagli, un pranzo frugale e la partenza per la pista
di atterraggio, in attesa dell'aereo da turismo che avrebbe consentito di vivere uno dei momenti più emozionanti: il sorvolo delle missioni di Mambasa, di quella di Nduye e della foresta! Macchine fotografiche e videocamere a pieno regime, per immortalare l'evento.
Nel pomeriggio l'arrivo all'areoporto di Bunia ed il trasferimento alla missione del Padri Bianchi, anche lì accolti festosamente ed in amicizia.
Bunja ha consentito di fare qualche acquisto di prodotti tipici. E' un peccato che non ci siano molti artigiani locali, e che non ci siano turisti, considerando le straordinarie bellezze naturali di cui è ricca quella terra.
La sera di Giovedì il gruppo è stato ospite dei missionari di Bunja presso l’abitazione di un amico greco, con un menù più che ricco. Una cena in cui si sono parlate ben sette lingue diverse!
Il viaggio di ritorno, iniziato nel pomeriggio del 13, con la partenza da Bunia, lo scalo ad Entebbe, l'aereo preso nella notte verso Amsterdam, dove il gruppo è arrivato nella prima mattina del 14, l'ulteriore ed ultimo volo verso Venezia ed il felice arrivo a casa sono passati quasi in un attimo.
Ecco come è stato descritta “a caldo” questa esperienza da Emanuele, Alessandro e Lieto.
Pensare o, meglio, sognare per tanto tempo di realizzare un progetto, fa correre il rischio di essere poi disillusi, una volta calati nella realtà.
Io ho provato l’opposto: tutto quello che ho letto e ascoltato, le descrizioni di Giuseppe, Lidia e Giando che erano già stati qui a Mambasa, le immagini che mi ero fatto nella mente partendo da quelle informazioni sono state superate.
Dall’impatto con la natura, enorme, sconfinata, ricca, diversa ad ogni prospettiva.
Dall’incontro con la gente, povera, anzi, in alcuni casi derelitta, ma affabile, accogliente e, nonostante tutto, gioiosa.
Dalla sensazione di inadeguatezza personale, dalla sproporzione tra la nostra fatica per arrivare a Nduye, tra le forze in breve tempo consumate e le costruzioni di Padre Bernardo, tutte in granito, incrollabili, enormi, lunghe anche 50 metri, spaziose, strappate dalle colline rocciose.
Dalla continua scoperta delle opere create con infinita pazienza e
determinazione, con sudore, dalle mani operose di questi missionari e da quelli che li hanno preceduti.
Una esperienza esaltante, che propongo a tanti, che non risolve i problemi di questa gente, ma sicuramente consente di meglio capire i volti di quelli che, fuggendo dall’Africa, approdano nella nostra terra.
[emanuele]
Qui tutto parla di Dio !Il sorriso dei bimbi, la forza dirompente della foresta, il cielo stellato e le nubi piene di pioggia.
L’agilità dei Pigmei e la pazienza delle donne.
TUTTO E’LODE: i canti delle liturgie e il saluto partecipato a tutti;
la gentilezza della bambina che offre con la sua brocca l’acqua della fontana e la gioia che traspare nei sorrisi e nelle relazioni.
E’ una grande sinfonia: il tema che ritorna è la Provvidenza di Dio.
Padre Silvano è la bacchetta in mano all’unico e grande COMPOSITORE che dirige questa armoniosa orchestra. DIO PADRE!
Grazie amici! Grazie Africa! [don Emanuele]
Il soggiorno nella missione di Mambasa sarà un ricordo che non dimenticherò più.
Vedere i luoghi dove lo zio Bernardo ha lavorato, mi dice quanta fede aveva in Dio e quanta fiducia nella Provvidenza per fare quello che ho visto. Adesso, la missione di Mambasa cammina bene, però il bisogno economico è grande perché c’è tanta gente, specialmente bambini, da sfamare.
Per ripristinare la missione di Nduye dove lo zio ha cominciato la sua opera missionaria fra i Pigmei, il lavoro da fare è grande e occorrono lavoro e fondi per poter ricominciare con le Suore Servantes di Bunia l’opera iniziale.
Io, nel mio piccolo e con l’aiuto di qualche mio parente, farò il possibile per contribuire alle necessità della missione.
Un grande grazie ai padri Dino e Silvano per l’ospitalità con cui ci
hanno accolti durante questo nostro soggiorno. Grazie ancora. [lieto]
Arrivato a Mambasa, in Congo con un gruppo di lavoro come volontario, dopo una breve permanenza di intenso lavoro, due sono le cose che mi hanno favorevolmente impressionato:
1 – I Pigmei. Popolo fantastico, penso fra i poveri del mondo, ma dignitosi. Sempre allegri, sempre col sorriso e soprattutto sempre disponibili.
2 – p. Silvano. Responsabile della missione cattolica di Mambasa, preside e insegnante dell’Istituto Bernardo Longo. Persona estremamente capace e pratica. Carismatico e colto, ma nel contempo umile. Acuto manager e buon padre di famiglia. Gli faccio un grande plauso.
Tornerò in Italia più ricco…
Ma di sicuro ritornerò! (a Mambasa, forse per mangiare quel dolce che p. Silvano mi ha promesso).
Un saluto e un bacio a tutta Mambasa. [Alessandro]
La decisione non è stata facile, per ragioni di carattere professionale ed affettivo, ed anche per questioni di natura economica, essendo il viaggio C. RELAZIONE TECNICA
A seguito dell’incarico affidatomi dal Comune di Curtarolo in data 28.04.2011, redigo relazione tecnica della visita effettuata in Congo nella missione di Nduye nella prima quindicina del mese di giugno 2011.
Quasi per caso, per una concatenazione di fatti e situazioni imprevedibili, mi è stato chiesto dal gruppo missionario di Pieve di Curtarolo se ero disposto a recarmi in Africa, per fare i rilievi topografici e restituire graficamente lo stato dei fabbricati esistenti nella missione di Nduye, fondata in Congo (Africa) dal nostro concittadino Padre Bernardo Longo tra gli anni ’40 e ’60 del secolo scorso.
Era necessario, infatti, verificare se fosse realizzabile il progetto di far rivivere nella sua completezza la missione, da oltre due decenni non più utilizzata dai missionari.
Anche se non sapevo esattamente cosa mi aspettasse, ritenendo di essere in grado di fare quello che mi veniva richiesto, ho acconsentito ed ho dato la mia disponibilità a partecipare a quello che, comunque, ho considerato un progetto che mira al “bene comune”.
interamente a carico dei partecipanti.
Ma ritengo, al termine di questa esperienza, che tutti i disagi siano stati ampiamente ripagati. Con compagni di viaggio di diversa estrazione, abitudine, età ed esperienza professionale, abbiamo formato un gruppo compatto, capace di condividere i problemi, risolverli, ciascuno disponibile ad aiutare gli altri e sostenersi l’un l’altro.
Mi è stato chiesto di scrivere e di pubblicare, ancora prima di ritornare in Italia, quali sensazioni provavo, li in Congo:
Congo, Nduye, un giardino infinito, dove vive un “popolo in cammino”
formato da due etnie stupende quali i Bantù ed i Pigmei, capaci di chiederti senza domandare.
Un popolo che vive nell’estrema povertà, ai limiti della sopravvivenza, pieno di ricchezza interiore che riesce ad esprimere con la brillantezza degli occhi e con il suo modo di vivere e manifestare grande felicità.
Un popolo dove constati che l’acqua proviene unicamente dal cielo o dalla fontana a valle, dove la luce viene unicamente dal sole o dal fuoco.
Un luogo, Nduye, dove tutto ciò che non è fondamentale diventa relativo, dove la soggezione ti colpisce, creandoti un senso di disagio personale, per il tuo essere fortunato, dove temi di essere frainteso nella tua volontà di dare, di essere l’esempio del protagonismo della ricchezza occidentale.
Partiti da Mambasa pieni di aspettative, una volta arrivati ad Nduye, abbiamo avuto la risposta all’interrogativo che ci ha accompagnato nelle ore del duro viaggio tra la missione di Mambasa e quella di Nduye, creata da padre Longo.
Cosa avremmo trovato? gli edifici da ristrutturare erano in rovina? Un percorso di circa 70 chilometri impraticabile anche in condizioni climatiche di normalità, che fa arrivare ad un vero paradiso terrestre, immerso nel verde della foresta equatoriale, nel quale sono splendidamente inseriti i fabbricati della missione.
Va spesa una parola per le modalità con le quali sono stati eretti la decina di edifici di cui è composta la missione di Nduye, strappando il materiale granitico
alla collina ed usando il legno locale, selezionando essenze autoctone di pregio.
Sono edifici pensati e costruiti per durare nel tempo, quasi un simbolo, con la loro capacità di resistere alle intemperie ed all’azione dell’uomo, Il messaggio che Padre Bernardo ha lasciato nella gente del posto, un messaggio destinato a durare anche dopo la violenza che intendeva cancellare il suo apostolato, anzi, quasi indifferente alle durissime prove a cui il Nostro missionario è andato incontro.
Il tempo ha segnato la copertura, i serramenti, le pareti, ma le strutture, ormai inutilizzate dalla metà degli anni ’80, sono ancora perfettamente solide.
Quegli edifici sono, inoltre, un chiaro segno di discontinuità dalle case usate dalla gente del posto, erette con pali di legno, fango, fronde di palme, ma anche dai pochi edifici costruiti in epoca coloniale, ormai fatiscenti.
Scopo del viaggio e organizzazione del lavoro
Assieme all’arciprete di S. Giuliana, Don Emanuele Gasparini ed al rappresentante del Gruppo Missionario, Emanuele Agugiaro, io, quale incaricato dell’Amministrazione Comunale abbiamo espresso a Padre Silvano Ruaro, responsabile dell’Istituto Bernardo Longo di Mambasa, a Padre Dino Ruaro, parroco di Mambasa e Nduye, ed al capo-villaggio di Nduye, il saluto dell’Amministrazione Comunale di Curtarolo e della comunità religiosa di Curtarolo.
Abbiamo loro spiegato quale era il compito che ci eravamo prefissi durante la nostra, purtroppo breve, permanenza “in foresta”
e cioè quello di rilevare graficamente tutti i fabbricati della missione e valutare la fattibilità di un progetto di recupero ed adeguamento sanitario ed impiantistico.
Da un primo censimento abbiamo costatato che i fabbricati sono divisi in due gruppi:
• il primo composto dalla Casa dei Padri, dove viveva Padre Bernardo Longo, dall’attigua casa per gli ospiti, attualmente utilizzata dal catechista, dall’officina meccanica, dalla falegnameria e dal laboratorio artigianale, dalla chiesa, nella quale è ospitata la tomba di P. Longo e da una scuola;
• il secondo composto da tre edifici adibiti a scuole, da un dormitorio con magazzino, dalla casa delle suore.
A circa metà strada tra i due nuclei edificati c’è il villaggio e l’importantissima fonte d’acqua.
Con ottimo e instancabile lavoro di squadra, promuovendo “sul campo” ad aiuto geometri dei miei indispensabili aiutanti, i compagni di viaggio Alessandro, Emanuele e Don Emanuele, abbiamo misurato planimetricamente ad uno ad uno tutti i fabbricati.
I dati raccolti sono stati riportati su un supporto informatico, al fine di poterli utilizzare per dimostrare le dimensioni, le distanze, i dislivelli rilevati.
Sono state acquisite moltissime foto, in grado di fornire un immediata dimostrazione della qualità dei manufatti e del rapporto armonioso con la bellezza del territorio circostante.
Grazie alla collaborazione con una coppia di volontari italiani, Marco e Luana, che hanno voluto condividere con noi l’attività di rilevamento dello stato degli edifici, è stato redatto anche l’inventario dei materiali rinvenuti all’interno dei fabbricati.
Va detto che ciascun edificio è ben distaccato dagli altri e che il primo gruppo di edifici sorge sul fianco di una collina che fronteggia, a circa 600 metri di distanza, un rialzo dove sorge il secondo gruppo.
Gli edifici sono in pregiata fattura, poggiano su una solida fondazione di pietrisco granitico e legante argilloso, con murature in elevazione perimetrali e divisionali composte da elementi di lastricato granitico lavorato a due paramenti, anche queste legate tra loro con materiale argilloso.
La finitura esterna è per la maggior parte eseguita con lavorazione “faccia vista ad opera incerta”, debitamente stuccata e fugata in malta cementizia.
La copertura risulta strutturata con travature lignee in essenza locale, a capriate con struttura secondaria in travi “uso fiume”. L’impermeabilizzazione della copertura risulta composta da lastre in lamiera ondulata, segnate dal tempo e con ampie aree coperte da uno strato di ruggine.
I fabbricati principali: la casa dei padri e quella delle suore, ed ancora di più l’officina, la falegnameria ed i depositi, chiusi, privi di arredi ed inutilizzati, sono vere e proprie “cattedrali nel deserto”, risultando privi di vita e di funzione sociale.
Le scuole sono usate dalla popolazione locale, ma manca una direzione stabile che risolva sul nascere i problemi, ad esempio i ricorrenti problemi di pagamento degli stipendi degli insegnanti.
La chiesa è frequentata, sotto la guida del catechista e, periodicamente, dei missionari che giungono da Mambasa, percorrendo la stessa pista da noi seguita, un viaggio assai disagevole che può durare 3 o più ore.
L’edificio che necessita dei lavori più urgenti per renderlo abitabile e fruibile è costituito dalla “casa delle suore”, su di esso si è
concentrata l’attenzione, su esplicita richiesta di P. Silvano, che maggiormente ha a cuore la realizzazione del progetto e per i motivi che meglio saranno spiegati da Don Emanuele e da Emanuele del Gr. Missionario.
La casa delle suore è posta al lato Nord della missione, sulla sinistra provenendo da Mambasa, nelle immediate vicinanze di tre scuole e del dormitorio, costruttivamente si trova in buon stato di mantenimento.
Risulta formato da 4-5 stanze da letto, da una cucina con dispensa, da una sala pranzo, da una piccola capella
con sacrestia.
Perimetralmente è dotato di un portico con pilastratura esterna.
Le stanze sono dotate di un controsoffitto in malta su supporto retinato, alte circa 3,5 ml.
I pavimenti sono in cemento.
Le stanze sono prive di
impianto elettrico ed idraulico; i servizi igienici sono all’esterno dell’edificio principale, in un adiacenza nella quale sono collocati assieme alle docce, ad una lavanderia, al locale che ospita il generatore di elettricità.
L’acqua è ricavata dalla raccolta della pioggia, convogliata in una cisterna interrata e, da qui, pompata in un serbatoio, collocato a pochi metri dall’edificio principale, nel lato Est.
Casa delle Suore
• manutenzione della struttura portante e rifacimento ed impermeabilizzazione del manto di copertura,
. Poche sono le opere che, nell’es-senziale, sono indispensabili per consentire una vivibilità del fabbricato, si possono riassumere in:
• nuova impiantistica idro-sanitaria ed elettrica,
• sistemazione dei servizi igienici;
• manutenzione dei serramenti;
• manutenzione dei pavimenti;
• tinteggiatura interna.
Relativamente a:
impermeabilizzazione del manto di copertura Si è pensato di sostituire le vecchie lamiere ondulate, oramai arrugginite, con nuove lamiere pre-verniciate, pre-formate con stampa a forma di tegole. Materiale analogo, reperibile sul posto, è stato recentemente utilizzato per il rifacimento della copertura della chiesa della missione di Mambasa e risulta molto funzionale ed esteticamente gradevole.
impianto idro-sanitario
Grazie all’esperienza di Alessandro e Marco, è
stato da loro elaborato un preliminare progetto per fornire l’acqua ai locali ad uso abitativo e di servizio (cucina e servizi igienici).
Prelevata dalla fonte, collocata a valle, a circa 200 metri di distanza e con un dislivello di circa 30 metri, sarà pompata al serbatoio collocato lateralmente al fabbricato, che è posto ad un’ altezza sufficiente per poter alimentare la rete di distribuzione con la spinta a caduta.
La rete di distribuzione giungerà sia alla cucina, ai lavelli e/o prese d’acqua esterne; alle camere che saranno dotate ciascuna di un lavandino e una doccia, alla sacrestia, ed ai servizi igienici esterni.
L’acqua calda sarà garantita da un piccolo impianto solare-termico.
Considerate le modalità di costruzione dell’edificio, in blocchi di granito, l’impianto sarà realizzato “a vista”.
impianto elettrico
Anche di questo impianto è stato elaborato un primo progetto da Alessandro e Marco, che prevede l’illuminazione e la distribuzione dell’energia elettrica in ciascun locale e l’illuminazione esterna per tutto il perimetro del portico.
Il villaggio di Nduye, come gran parte della nazione, è del tutto privo di rete di distribuzione dell’energia elettrica. La stessa sarà prodotta da un impianto fotovoltaico di ridotte dimensioni e potenza (per garantire durante l’arco dell’intera giornata il funzionamento dei refrigeratori, l’illuminazione notturna e, di giorno, il funzionamento di piani cottura).
Per le necessità di carattere straordinario, o in caso di insufficienza e/o malfunzionamento dell’impianto fotovoltaico, l’edificio sarà servito da un generatore autonomo.
Anche questo impianto sarà realizzato “a vista”.
sistemazione degli infissi
Gli infissi sono composti da porte interne ed esterne in legno massello, complete di specchiature e da finestre con telaio di legno massello, ripartire a rettangoli vetrati.
Tutti i fori sono montati su opera morta in legno massello.
E’ necessaria l’istallazione di alcune porte interne e di porte esterne per i locali destinati a servizi igienici, la sostituzione della ferramenta e delle serrature, la manutenzione della superficie degli infissi esistenti e la sostituzione dei vetri.
sistemazione dei servizi igienici
I locali bagno, eretti in un edificio
collocato a pochi metri dall’edificio principale, sul lato nord, sono completamente privi degli impianti, di serramenti e di finiture.
Sicuramente la popolazione locale, costituita da Bantù dediti al commercio locale ed alla produzione degli alimenti loro necessari e dai Pigmei, dediti alla caccia, alla pesca ed alla raccolta dei frutti della foresta, non è in grado di sostenere economicamente, né di compiere autonomamente l’opera di ristrutturazione.
La missione di Mambasa, che dispone di una falegnameria autonoma e di forza lavoro specializzata in opere di costruzione, si è già proposta di accollarsi la sistemazione dei serramenti e le tinteggiature.
Si è provveduta ad una prima sommaria stima del costo di tali opere valutandola in circa € 50.000.
Per la realizzazione delle restanti opere necessarie alla sistemazione degli altri edifici, ora necessita una progettazione “a monte” che determini e quantifichi esattamente la consistenza delle stesse.
Con beneficio d’inventario, si stima grossolanamente la loro consistenza, riassumendo brevemente a capitoli il necessario:
Dormitorio: un fabbricato delle dimensioni pari a circa ml. 35,40X5,85 in esso necessita la sistemazione del manto di impermeabilizzazione della copertura, una nuova impiantistica idro-sanitaria ai servizi ed elettrica generale, la sistemazione dei servizi igienici; manutenzione dei serramenti; manutenzione dei pavimenti con prodotto antipolvere e la tinteggiatura interna. La somma stimata risulta pari a circa €. 30.000;
Scuola n. 1 (area suore)
In esso necessita la sistemazione del manto di impermeabilizzazione della copertura, una nuova impiantistica elettrica, manutenzione dei serramenti;
manutenzione dei pavimenti con prodotto antipolvere e la tinteggiatura interna.
La somma stimata risulta pari a circa €. 20.000;
: un fabbricato con portico delle dimensioni pari a circa ml.
44,85X11.90.
Scuola n. 2 (area suore): un fabbricato delle dimensioni pari a circa ml. 35.80X 7.00. In esso necessita la sistemazione del manto di impermeabilizzazione della copertura, una nuova impiantistica elettrica, manutenzione dei serramenti;
manutenzione dei pavimenti con prodotto antipolvere e la tinteggiatura interna.
La somma stimata risulta pari a circa €. 20.000;
Scuola n. 3 (pigmei, area suore)
Alle scuole serve un blocco di servizi igienici, da costruire nuovi in quanto oggi sono completamente inesistenti. La
: un fabbricato delle dimensioni pari a circa ml.
30,50X 8.80. In esso necessita la sistemazione del manto di impermeabilizzazione della copertura, una nuova impiantistica elettrica, manutenzione dei serramenti;
manutenzione dei pavimenti con prodotto antipolvere
e la tinteggiatura interna. La somma stimata risulta pari a circa €. 20.000;
somma stimata risulta pari a circa €. 15.000;
Scuola secondaria (collina dei Padri)
In esso necessita la sistemazione del manto di impermeabilizzazione della copertura, una nuova impiantistica elettrica, manutenzione dei serramenti;
manutenzione dei pavimenti con prodotto antipolvere e la tinteggiatura interna.
La somma stimata risulta pari a circa €. 20.000.
: un fabbricato con portico delle dimensioni pari a circa ml. 54.40X7.50.
Chiesa: un fabbricato con portico delle dimensioni pari a circa ml. 40.80X13.10. In esso necessita la sistemazione del manto di impermeabilizzazione della copertura, del controsoffitto interno, una nuova impiantistica idrica nella sacrestia ed elettrica complessiva, manutenzione dei serramenti; manutenzione dei pavimenti con prodotto antipolvere e la tinteggiatura interna, la sistemazione della tomba di padre Longo.
La somma stimata risulta pari a circa €. 60.000;
Falegnameria: un fabbricato con portico delle dimensioni pari a circa ml.
49,30X7.90 e sottostante deposito. In esso necessita la sistemazione del manto di impermeabilizzazione della copertura, una nuova impiantistica elettrica divisa in forza motrice ed illuminazione, impianto aria compressa, impianto idrico, manutenzione dei serramenti; rifacimento della pavimentazione in calcestruzzo e la tinteggiatura interna. La somma stimata risulta pari a circa €. 65.000.
Officina: un fabbricato con portico delle dimensioni pari a circa ml. 66.20X9.30.
In esso necessita la sistemazione del manto di impermeabilizzazione della copertura, una nuova impiantistica elettrica divisa in forza motrice ed illuminazione, impianto aria compressa, impianto idrico, manutenzione dei serramenti; rifacimento della pavimentazione in calcestruzzo e la tinteggiatura interna. La somma stimata risulta pari a circa €. 95.000.
Ai fabbricati scuole secondarie, alla chiesa, alla falegnameria ed all’officina serve un blocco di servizi igienici, da costruire nuovi in quanto oggi sono completamente inesistenti. La somma stimata risulta pari a circa €. 15.000.
Casa Catechista (originariamente casa per gli ospiti): un fabbricato con portico a due lati, delle dimensioni originali pari a circa ml. 18.50X11.35. In esso necessita la sistemazione del manto di impermeabilizzazione della copertura, una nuova impiantistica idrica ed elettrica, manutenzione dei serramenti; manutenzione dei pavimenti con prodotto antipolvere e la tinteggiatura interna. La somma stimata risulta pari a circa €. 30.000;
Casa dei padri: un fabbricato con portico ad un solo lato, con delle superfetazioni da demolire, delle dimensioni originali pari a circa ml. 30.50X5.10 + portico. In esso necessita la sistemazione del manto di impermeabilizzazione della copertura, una nuova impiantistica idrica ed elettrica, installazione di gruppo fotovoltaico, manutenzione dei serramenti; manutenzione dei pavimenti con prodotto antipolvere e la tinteggiatura interna. La somma stimata risulta pari a circa 50.000 €.
Complessivamente, per realizzare tutte le opere elencate sui dodici edifici censiti, si stimano circa 490.000 €.
L’esecuzione dei lavori, per questioni di economicità e per garantire la buona fattura, deve essere affidata a personale qualificato (idraulici, elettricisti) proveniente dall’Italia, disponibile ad offrire il proprio tempo ed esperienza per il
“bene comune”, o comunque in grado di coadiuvare il personale specializzato (muratori, manutentori, ecc.).
La popolazione locale si è dimostrata molto disponibile a collaborare, considerando molto importante la realizzazione del progetto; pur non avendo esperienza né manualità potrebbe utilmente essere d’aiuto per lavori generici (scavi, trasporto di materiali ecc.).
E’ altresì necessario stabilire quali materiali ed attrezzature servano, se sia possibile acquistarli in R.D. Congo o nella vicina Uganda oppure se debbano essere spediti, valutando la soluzione economicamente più conveniente.
I materiali e le attrezzature necessarie devono essere trasferiti nella missione di Nduye in anticipo rispetto all’arrivo del personale qualificato, per escludere quanto più possibile i tempi morti.
Anche i tempi necessari per l’approvvigionamento dei materiali devono, pertanto, essere considerati nella scelta del luogo di acquisto.
È una sfida quella che ci viene proposta, iniziata da noi da questa gente, che vive a circa 7000 km dalla nostra comunità, ma che si ritiene – giustamente – legata a noi dal loro pastore, Padre Bernardo Longo, che crede in Lui e crede in noi.
Sono felice di avere raccolto la sfida, di essere andato a Mambasa e a Nduye, ed auspico che agli iniziali cinque compagni di viaggio se ne aggiungano, presto, molti altri. [Roberto Battiston]
D. MOTIVAZIONI
1. Padre Bernardo Longo, cittadino di Curtarolo e di Nduye
Quando, nel 2009, si sono tenuti gli incontri preparatori per le iniziative realizzate dalla Parrocchia di S. Giuliana, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Curtarolo un comune convincimento animava tutti i partecipanti: Padre Bernardo Longo, missionario, martire, per cui è in corso la causa di beatificazione, è una figura che supera la dimensione religiosa, che coinvolge tutto e tutti.
Era un consacrato assolutamente convinto, pregava sempre ed aveva una fede incrollabile.
Tutti coloro che lo hanno incontrato lo ricordano per la carica vitale, per l’energia irrefrenabile, per la capacità di coinvolgere.
Era convinto che l’educazione, la scuola e la pratica, l’insegnamento delle nozioni basilari ma, anche, di un mestiere, fosse elemento essenziale per conquistare la dignità.
Nel novembre 2014 ricorreranno 50 anni dal martirio di Padre Bernardo Longo.
Non è pensabile che una ricorrenza di tale importanza si limiti a discorsi di circostanza, cerimonie.
Sarà un evento importante, che coinvolgerà tutta la comunità, sia laica che religiosa, tutte le frazioni, perché Padre Bernardo Longo è di Curtarolo! Ed è di Nduye! E lui, il venerabile Padre Bernardo, non si è limitato a vivere a Curtarolo e Nduye, ma con la sua testimonianza di vita le ha profondamente cambiate.
La chiesa di Nduye è ampia, spaziosa. Il posto dove è stata costruita è emblematico: è collocata sul fianco della collina a metà tra la scuola e gli atelier di meccanica e falegnameria; chi doveva allora recarsi ad aggiustare un mezzo doveva passare prima davanti alla scuola, poi davanti alla chiesa ed infine arrivava all’officina!
Considerando la geografia del posto, sarebbe stato più semplice costruire l’officina in basso, parallela alla strada, ma Padre Bernardo Longo ha voluto strapparla alla collina e posizionare gli atelier in alto. L’officina e la falegnameria, la chiesa e la scuola sono visibili da tutto il villaggio, da chiunque arriva a Nduye.
Sono costruzioni belle e maestose, funzionali, luminose.
Anche se da oltre vent’anni sono chiuse e abbandonate, le strutture dell’officina, della falegnameria, sembrano fremere dalla voglia di riaprire, di funzionare nuovamente!
Le scuole funzionano, ma hanno bisogno di una guida costante, ed anche di superare quelli che possono essere (e spesso sono) i piccoli problemi contingenti: il ritardo nel pagamento degli insegnanti da parte dello Stato, la incapacità dei genitori di pagare la retta mensile..
L’ospedale costruito da Padre Bernardo Longo, un dispensario collocato nel villaggio, ha bisogno della presenza di personale con esperienza medica o infermieristica.
Una popolazione, quella di Nduye e che vive nella foresta circostante, che sembra in attesa, con il fiato sospeso, che Padre Bernardo torni a casa, dalla strada da
Mambasa. Si sentono suoi figli e attendono il ritorno della loro guida, del loro padre spirituale.
Padre Bernardo Longo riposa nella chiesa di Nduye e merita un sacello adeguato.
Ma sicuramente si aspetta che la forza di volontà, tipica del paese da cui è partito, si manifesti ancora, che prosegua nella linea da lui tracciata.
Perché, lo vogliamo o no, siamo legati, noi di Curtarolo, alla gente di Nduye.
Sotto molti aspetti, quello che Padre Bernardo Longo voleva per loro è quello che pensiamo noi ancora adesso: perché non lavorano? Perché non sfruttano le risorse di cui dispongono? Perché non raddrizzano la schiena?
Padre Bernardo Longo non si era limitato a porsi quelle domande, a darsi le risposte. Ha lavorato per vent’anni ed è rimasto lì, mettendo in conto di rischiare la morte, per creare le condizioni perché quelle domande non avessero più motivo di esistere.
Lui ha creato le condizioni perché la gente di Nduye studiasse, lavorasse, avesse la dignità che merita, perché quelli che uscivano dalla sua scuola fossero contesi, perché professionalmente preparati ed affidabili. Perché quel piccolo pezzo di Curtarolo nella foresta fosse più prospero di quello da cui era partito.
Lui, Padre Bernardo, non faceva mistero delle sue necessità, avendo chiaro l’obiettivo di realizzare le opere di Nduye smuoveva le montagne! (ed abbiamo constatato che lo ha fatto letteralmente).
Vivere qualche giorno in quella missione ci dà la forza per fare altrettanto, per chiedere senza timori, perché quello che è stato costruito 60/70 anni fa nel nulla, e che ancora esiste, sia sistemato, con un minimo di manutenzione, con gli impianti elettrici e idraulici, con la sostituzione del tetto, con la segheria, l’officina funzionanti.
Cinquant’anni dal martirio di Padre Bernardo Longo possono arrivare con un obiettivo realizzato: far si che quello per cui ha lavorato, per cui ha dato la vita, torni a vivere così come lo aveva pensato allora.
Sarebbe la conferma che il suo sacrificio non è stato inutile, ma anzi, è servito a preservare l’opera destinata a quella gente. La conferma che la sua forza di volontà, il suo esempio, possono tornare a Nduye, venendo dalla strada da Mambasa. [Emanuele Agugiaro]
2. Qualche pensiero sul viaggio a Nduye..
Fine ottobre 2010! Ad appena 4-5 giorni dal mio ingresso nella Comunità di Santa
Giuliana sono stato coinvolto, in qualità di nuovo Parroco, nel progetto “Missione di Padre Bernardo Longo”.
Un pomeriggio di fine ottobre, ho partecipato in Municipio all’incontro del Sindaco e di alcuni Assessori che, insieme a Padre Silvano Ruaro, volevano trovare il modo di dare concretezza e progettualità all’idea maturata l’anno precedente, durante la serata a memoria e onore di Padre Bernardo Longo: il gemellaggio tra la comunità di Curtarolo e quella di Nduye.
Padre Silvano, missionario da 40 anni in Congo e per molti anni parroco nella missione di Nduye, fondata da Padre Bernardo Longo, in quella circostanza ha chiesto che la proposta prendesse le forme di un impegno per contribuire alla ristrutturazione della Missione.
Ho visto disponibilità e voglia di impegnarsi: da parte dell’Amministrazione Comunale anzitutto, del Gruppo Missionario. Lo stesso entusiasmo era richiesto anche a me in qualità di nuovo Parroco della comunità di Santa Giuliana.
In quella sede è maturata la necessità di andare sul posto per rendersi conto personalmente dello stato di fatto della Missione. L’intervento doveva essere puntuale e ben progettato. Ed è così che a maggio 2011 siamo partiti.
Tante domande portavamo in cuore. Soprattutto il bisogno di capire le ragioni che avevano spinto Padre Silvano a proporre, in vista del 50° anniversario dal martirio di Padre Bernardo, il restauro della Missione fondata e costruita dal suo predecessore.
Le fasi del viaggio, il lavoro svolto e la situazione degli edifici sono state ampiamente ben descritte da Roberto e da Emanuele.
Aggiungo solo che, giunti a Mambasa, nella missione dove ha oggi sede l’Istituto Bernardo Longo, si respira aria di casa. Tutto parla di Padre Bernardo: gli Insegnanti di quella scuola, già allievi di Padre Bernardo ne parlano con commozione e gratitudine. Perfino le giovani generazioni che non hanno conosciuto personalmente Padre Bernardo, a pronunciarne solo il nome abbozzano un sorriso compiaciuto, come di chi conserva riconoscenza e gratitudine per un uomo che si è speso tutto, anche con la vita, per loro.
Finalmente, dopo qualche giorno, la partenza per Nduye, la località dove è stata edificata la Missione, famosa, spesso nominata e fatta oggetto di tanto interesse.
Prima di arrivare, proprio per questa aspettativa, mi sono posto la domanda: “Cosa ci sarà mai di così importante da meritare tanta attenzione e tanto impegno di
energie?”.
Lo si capisce solamente quando ci si arriva! Dopo un percorso che si addentra profondamente nella foresta. Un Paradiso terrestre!
E’ quanto balza agli occhi di chi arriva e si imbatte nella bellezza di quel luogo.
Ho capito subito perché Padre Bernardo lo ha scelto come luogo per organizzare la sua presenza missionaria.
La foresta, il verde, la pace, il silenzio, la forza della vita, la gioia dei bimbi, la bellezza di quei luoghi sono uno sfondo impagabile a un progetto di carità e di promozione umana ideate e concretizzate da Padre Bernardo.
Un progetto-capolavoro che fa onore a tutti noi, consapevoli che nella lontana Africa un nostro concittadino ha attivato promozione umana e sociale con professionalità, intelligenza, gratuità e genialità.
Ci onora e ci riempie il cuore! Uno di noi che ci ha creduto fino in fondo, fino al dono della sua stessa vita.. chiede a noi suoi paesani di non lasciar cadere quel miracolo di carità e di bellezza nato come lode a Dio e come servizio a un’umanità povera e bella.
E’ quanto ho capito fin da subito: Padre Bernardo ci tende la mano e chiede a noi di trasformarsi nella sua mano, di dare continuità alla speranza che lo ha animato, di diventare espressione della carità che ha modellato la sua generosità.
Un secondo motivo è dato dalla consapevolezza che in quel posto benedetto, ma lontano dagli altri centri abitati, servono punti di riferimento per la sanità, per l’educazione, per la promozione umana, per la formazione al lavoro e alla professionalità, per l’aiuto ai ragazzi, ai giovani e per la formazione alla fede di quel popolo che per naturalezza è “cristiano” nei sentimenti e nello stile di vita.
Insomma, di fronte a quanto abbiamo visto e vissuto, ci siamo impegnati!
La stessa promessa fatta a Padre Silvano in Italia a Curtarolo nel mese di ottobre, l’abbiamo rinnovata con la nostra visita a Nduye.
Ci siamo resi conto che il nostro viaggio era la risposta ad una precisa richiesta, abbiamo ascoltato e compreso la chiamata: abbiamo risposto di sì alla chiamata di Padre Bernardo!
E’ un posto benedetto da Dio: una terra calpestata dai piedi di un nostro concittadino fratello nella fede; una terra imbevuta del suo sangue e che ora chiede continuità, chiede di non essere dimenticata.
Come comunità cristiana ci stiamo già attivando.
Abbiamo bisogno di tutto: idee, preghiera, soldi, manodopera, entusiasmo e sostegno.
Di una cosa sono certo: Padre Bernardo benedice gli sforzi che stiamo facendo.
Ho pregato sulla sua tomba e ho raccomandato alla sua preghiera tutta la nostra Comunità e gli ho fatto una promessa: la nostra Comunità non ti abbandona Padre Bernardo!
Abbiamo anche qui in Comunità le nostre sfide: tanti progetti, tante strutture da riassettare.. Qualcuno dirà: “i problemi che abbiamo bastano e avanzano!”.
Ma di una cosa sono fermamente convinto: Dio non è secondo a nessuno in generosità e quanto noi faremo in Suo nome tornerà a noi in termini di benedizione e di aiuto!
La Provvidenza di Dio non vizia, ma sostiene e accompagna il crescere di tutti e, sono certo, anche della nostra Comunità.
Abbiamo dato alla Chiesa e al mondo tanti Preti e Suore che hanno dato testimonianza di fede e di promozione umana. La nostra è una Comunità intrisa di valori forti come la generosità, l’altruismo, la solidarietà, la gratuità.
Padre Bernardo, testimone autentico della Provvidenza di Dio, ci invita a non aver paura e a rischiare mettendoci in gioco per Cristo. [Don Emanuele Gasparini]