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Le tombe private P III Le tombe di Età amarniana nella necropoli tebana

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P

ARTE

III

Le tombe di Età amarniana nella necropoli tebana

Le tombe private

(2)

C

APITOLO

7. L

A TOMBA DI

N

EBAMUN E

I

PUKY

,

DETTA

DEI DUE SCULTORI

” (TT 181)

§ 1. Storia della scoperta e delle pubblicazioni1

La prima pubblicazione avvenne ad opera di V. Scheil (1891)2: essa appare tuttavia incompleta, mancando di riportare le scene del corridoio, mentre la scelta dei colori in corso di stampa fu piuttosto infelice e la mappa generale solo uno schema utile ad inquadrare la posizione delle scene descritte e riprodotte. A Scheil si deve tuttavia la denominazione di “tomba dei due scultori”, desunta dall’occupazione professionale dei proprietari.

Lavori di sgombero nella tomba vennero condotti nel 1913 da R. Mond3 e in quella stessa occasione pezzi distaccati dell’intonaco dipinto vennero ricollocati nella loro sede in una notevole opera di ricostruzione.

La successiva pubblicazione di N. de Garis Davies (1925)4, il cui lavoro nelle necropoli egiziane rimane insuperato, rivelò tutti i limiti dell’opera di Scheil. La cura nei dettagli restituì al lettore diversi particolari trascurati dal precedente editore e corresse numerose sviste5. Davies propose in alternativa a Scheil il nome di “Tomba dei due mariti”, fornendo un’interpretazione diversa della particolarità più evidente della tomba: essere la sepoltura di due uomini diversi, Ipuky e Nebamun, non legati da vincoli familiari evidenti. Invece di porre l’accento sulla

1 PM I 1, pp. 286-89; KAMPP, pp. 467-69.

2 SCHEIL V., Le Tombeau des Graveurs, in VIREY PH., Sept Tombeaux thébains de la XVIIIe

dynastie, Ernest Leroux, Paris 1891, pp. 555-69.

3 MACKAY E., Report on the excavations and other works carried out in the necropolis of Thebes

for the Department of Antiquities by Robert Mond, Esq., of Combe Banke, Sevenoaks, Kent, England, during the year beginnig on march 9th, 1913, in ASAE 14 (1914), p. 93, tav. 2.

4 DAVIES N. DE G., The Tomb of the Two Sculptors at Thebes, Metropolitan Museum of Art,

Egyptian Expedition, R. de P. Tytus Memorial 4, New York 1925.

5 Ad esempio la figlia di Ipuky è rappresentata con una tunica anziché essere nuda (parete A,

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comune professione, come era stato fatto precedentemente, Davies notò che i due uomini erano presenti nelle stesse scene in ruoli complementari ed entrambi condividevano una certa familiarità con una dama dal nome Henutneferet. Egli dunque dedusse che la donna avesse prima sposato Ipuky e poi, alla morte di questi, il collega Nebamun.

Devastazioni da parte di saccheggiatori moderni, interessati a strappare rilievi dalle tombe per immetterli sul mercato antiquario, vennero constatati anche in questa tomba da A. Fakhry nel 19436.

§ 2. I proprietarî

La decorazione della tomba ha due protagonisti che sembrano essere sullo stesso piano, in forte contrasto con l’idea, predominante in tutta la necropoli tebana, di un capo di Casata possessore della tomba e generoso verso la famiglia, cui concede di comparire nelle scene della propria sepoltura. I due uomini sono Ipuky, Scultore del Signore delle Due Terre, Direttore delle bilance del Signore delle Due Terre, Capo degli scultori in Set-djeseret (“Endroit consacré à Osiris” oppure “Un des noms de la nécropole d’Abydos et, par extension, de toute

nécropole, celle de Thèbes en particulier”7) e Nebamun, Direttore delle bilance in Set-djeseret, Capo degli scultori in Set-djeseret, Amministratore delle officine,

Direttore del dipartimento segreto in Herihirmeru8, Fanciullo del Kap.

Quest’ultimo titolo sembrerebbe conferirgli uno status sociale maggiore rispetto ad Ipuky. Secondo N. de G. Davies i due furono uno il successore dell’altro, poiché due carriere così piccole non possono essere duplicate. Tuttavia, dobbiamo notare che sebbene i due uomini condividano il titolo di Direttore delle bilance e di Capo degli scultori in Set-djeseret, Nebamun ha qualche titolo in più; una

6 FAKHRY A., A report on the Inspectorate of Upper Egypt, in ASAE 46 (1947), pp. 25-61. 7 GAUTHIER H., Dictionnaire des noms géographiques contenus dans les textes hiéroglyphiques,

Société Royale de Géographie d’Égypte, Le Caire 1927, vol. V, p. 90.

8 , Ḥr-ḥr-mr: toponimo sconosciuto, forse una variazione di Herihiramon

( , Ḥr=ỉ-ḥr-’Imn, ‘il mio viso è su Amon’, ‘il mio volto è diretto ad Amon’)? “Localité de la partie nord de la région thébaine, située probablement sur la rive gauche en face

de Karnak, - ou peut-être plutôt appellation d’une partie de la ville de Thèbes même. Davies (Tomb of Pouyemre, loc. cit.) a identifié avec la partie la plus ancienne du temple de la XVIIIe dynastie à Deir el-Bahari”; cfr. GAUTHIER H., op. cit., vol. IV, p. 34.

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regola generale degli uffici, inoltre, è proprio che più sono bassi in gerarchia più sono numerosi.

§ 3. Architettura delle camere interne e dell’ipogeo (tav. XII)

La tomba è collocata ai piedi del versante meridionale della collina di Khokha, grosso modo al centro, in asse con la casa del Metropolitan Museum, che giace sul lato N. La roccia in cui è scavata è alquanto scadente e la tomba appare molto inaccurata, come si può notare dalla irregolarità degli angoli delle pareti delle camere.

Da una corte profondamente scavata nella roccia, di piccole dimensioni, si accede alla tomba attraverso un passaggio che conduce alla sala trasversa, realizzata con un’inclinazione di poco meno di 20° verso ovest sull’asse E-W. Un secondo passaggio conduce al corridoio, sulla parete sinistra del quale si apre una camera con pozzo.

Un secondo pozzo è scavato nell’angolo N-W del cortile e conduce a un sistema complesso di camere sotterranee (si tratta approssimativamente di quattro camere disposte a formare un quadrato), molto basse e, cosa sorprendente, in comunicazione col primo pozzo. Forse ciò è dovuto alla natura doppia del sepolcro oppure, ma in maniera meno convincente, si tratta di una “sepoltura butica”: questa forma architettonica rituale, che associa ad uno “sloping passage” funzionale un pozzo di natura simbolica o viceversa, è stata rilevata in una novantina di tombe tebane e studiata recentemente da K-J. Seyfried9.

Sul cortile si affaccia l’accesso ad una seconda tomba, non finita e non decorata, con una camera fornita di un pilastro centrale e comunicante con un secondo ambiente non portato a termine.

L’intonaco di fango copre le rozze pareti delle camere, mentre il tipico strato di stucco sottile è sostituito da un’ulteriore passata con intonaco di fango più fine. Fessure deliberatamente scavate nel soffitto e riempite di intonaco di fango vennero effettuate nella (vana) speranza di rimediare alla pessima qualità della roccia.

9 SEYFRIED K-J., Reminiscences of the ‘Butic burial’ in Theban tombs of the New Kingdom, in

STRUDWICK N. – TAYLOR J.H., The Theban Necropolis: past present and future, The British

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§ 4. Programma decorativo

La decorazione della tomba riguarda l’intera sala trasversa e solo una piccola porzione del corridoio. L’intonaco di fango su cui venne stesa la pittura si è sciolto in più punti a contatto con l’acqua che deve avere più volte invaso la sepoltura nel corso delle rare ma violente piogge tebane: la corte alta e stretta fu sicuramente invasa dalle acque e deve aver funzionato come una sorta di grosso imbuto, convogliando l’acqua negli ambienti interni. Un rapido sguardo alla pianta permette di spiegare perché la parete di N-E (parete F) sia stata completamente distrutta dalla forza delle acque: l’inclinazione della sala trasversa rispetto all’asse di simmetria ha maggiormente esposto questa parete alla direzione del flusso.

Daremo qui indicazione dettagliata delle scene e dei testi riportati sulle pareti della tomba, usando come comodo riferimento le lettere alfabetiche già adottate da Scheil nella sua pubblicazione.

§ 4.1. Passaggio, parete occidentale

Sono rappresentati Ipuky (?) e la moglie con le braccia alzate in adorazione; lei ha in mano una collana menat su cui è scritto: “Mut Signora di

Asher”. Una serie di uomini portano giare e cibo. Il testo recita: “[Tu hai attraversato il cielo con] cuore lieto; poiché l’acqua di Desdes è pacificata, il nemico è sconfitto e le sue mani legate”.

§ 4.2. Passaggio, parete orientale

Ipuky rientra alla tomba dopo una visita al Tempio di Amon; più sotto un sacerdote offre incenso e compie una libagione davanti a pile di doni. Testo: “Tornare in pace dal tempio verso […] la sua tomba [di eternità]. Egli ha

ricevuto (?) una buona vecchia età e sta passando un onorevole pensionamento (?). Egli viene in prosperità e pace verso […] un pettorale (?) d’oro […] alla Presenza […] [Egli ha detto:] «Concedi, Signore di Eternità, che io possa stare con te in Ta-djeseret; (perché) io sono uno dei tuoi […] a cui è avversione per il peccato». Per il ka dell’Osiri, il Direttore Ipuky”.

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§ 4.3. La parete A

La parete A risulta divisa in due registri, ognuno con due scene separate fra loro solo idealmente.

Nel registro superiore a sinistra è raffigurato Nebamun in atto di compiere un’oblazione davanti ad un doppio altare colmo di offerte, seguito dalla madre Tjepu, rappresentata come convenzione in scala minore, e assistito da un accolito. Il testo recita: “Mettere olio d’incenso e gomma sacra sulla fiamma per

[Amon]-Horakhty, per Osiri-Khentamentiu, per Anubi, il Signore, Capo della sua montagna; per la barca del mattino, per il suo equipaggio e per i suoi rematori, per Ra e il suo Disco, per la [più grande compagnia degli dei] e per la più piccola; [per gli dei] che sono nella necropoli, per le stelle che passano e per le indistruttibili costellazioni, da parte del Capo degli scultori del Signore delle Due Terre, il Fanciullo del Kap, [Nebamun, giusto di voce, (e per) sua] madre, la [Signora] della Casa Tjepu”. La didascalia che riguarda l’accolito afferma:

“Incenso-senetjer per Amon], Re degli dei, presentato da [Nebamun] dalla mano

dello scultore, Nebnefer”.

Nel settore di destra del registro superiore sono raffigurati di nuovo Nebamun, seduto a banchetto e vestito dei suoi abiti migliori, e la madre. Henutneferet gli versa da bere e dice: “Prendi, bevi, e passa un giorno piacevole

nella tua dimora eterna, (servito) dalla mano di tua sorella, Henutneferet”. La

figlia di Henutneferet, Mutneferet (“l’amata figlia di lei”), siede presso Tjepu, mentre il cane “Buon-guardiano” siede a fianco del proprio padrone. La didascalia recita: “Essere seduti per divertirsi durante un giorno piacevole nella sua casa

dell’Occidente, questa sua residenza eterna che è nel recinto di Hathor, signora di Djeseret. Possa ella permetterti di andartene per salire sulla terra e alla corte aperta della tomba: sì che tu possa vedere il sole quando sorge, e ascoltare il suono delle vacche che muggiscono. Per il ka di Nebamun, Sovrintendente agli scultori del Signore delle Due Terre, Direttore del dipartimento segreto (?) nel tempio di Herihirmeru”. Di fronte a Nebamun e alla madre vi sono tre file di

ospiti, i cui indirizzi all’anfitrione sono così espressi: “Doni (per) il tuo ka! I tuoi

abiti bianchi, olio fine per le tue membra, ghirlande sul tuo collo […] in salute e vita, incenso […] che è apparso davanti ad [Amon] […] nella tua casa eterna”.

Nella prima fila, in posizione privilegiata, è una coppia abbracciata: una ragazza offre loro una collana menat, mentre il sovrastante testo li identifica così: “[Suo

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fratello10] il favorito di [Osiri, il Porti]naio nella Casa del Faraone [nella città, servitore] della dea [nel] tempio Iunef, [Amenhotep]; [sua moglie] la [signora] della casa [Mut]emuia, che è entrata nella sua ricompensa”. Il titolo di “giusti di

voce” e il tavolo proprio dei banchetti funebri che è posto davanti a loro li identifica come già defunti. Nella seconda fila un uomo seduto su uno sgabello è in posizione preminente rispetto ai tre funzionari con bastone seduti dietro. Una terza fila è invece dedicata alle donne di casa: esse sono sedute su sedie dotate di cuscini e sono servite da ragazze nude che porgono profumi o vino. Sotto una delle sedie delle dame è raffigurato seduto un gatto, nel tipico atteggiamento dell’animale che osserva incuriosito.

Nel registro inferiore, nel settore di sinistra, due uomini attendono al sacrificio di un bue, uno tagliando le carni, l’altro tenendo in mano la testa11; un

terzo uomo porta dell’incenso mentre quattro uomini ciechi stanno di fronte, guardando in aria nel tipico atteggiamento dei non vedenti, e battono le mani cantando: “Lodi in cielo, canti nella barca Sektet, giubilo attraverso le Due Terre,

ad [Amon] in tutti [i suoi templi], nei suoi luoghi santi, sud, nord, ovest, ed est! Le porte del cielo sono aperte, le porte di Qebeḥ sono spalancate, una strada è aperta dalla necropoli verso le colline, che [Nebamun] possa essere rinfrescato, che il pasto approntato gli sia dato, razioni celesti gli siano distribuite, e inni cantati a lui nella barca solare, mentre egli presenta un’offerta che il re compie per [Amon, re degli dei], per Ra, per il suo occhio, per la sua mano, per il suo corpo e per Osiri-Khentamentiu, possano essi portare buona fortuna al Fanciullo del [Kap], Neb[amun]”.

Nel settore di destra, senza soluzione di continuità, Ipuky e Henutneferet, associati alla figlioletta Tiy, ricevono offerte. Come una tipica scena di banchetto funebre è usato il tavolo delle offerte e il cibo è ritualmente consacrato. Si portano fiori, olio e grappoli di uva, mentre Mutneferet, sorella di Ipuky, porta una lampada e una candela. Il testo si esprime così: “Onore con [Amon], signore della

sepoltura [propizia], per il ka dello Scultore del Signore delle Due Terre, Ipuky, giusto di voce. Sua moglie, la signora della casa, oggetto del suo amore e del suo

10 L’integrazione proposta differisce rispetto a quella di Davies sulla base delle considerazioni

espresse al §. 5.

11 Non a caso la scena è posta sulla parete A, vicina alle pareti C ed E dove è rappresentato il

corteo funebre e la cerimonia di apertura della bocca. L’uccisione del bue forse può appartenere alla II o alla IV sequenza del rituale.

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desiderio, Henutneferet. Un’offer[ta che il re compie per Amon consistente] in pane, birra (?), bestiame, vestiti, incenso, unguento, (altre) offerte e delicatezze, e in ogni cosa buona e pura per il ka dell’Osiri Ipuky […] Suo figlio, Scultore in Set-[djeseret, Amenemhat], [Suo fratello, favorito di]12 Osiri, Portinaio in città nella Casa del Faraone (vita, forza e salute!), servitore della dea, [Amen]hotep, giusto di voce, figlio del Direttore Hat, sua moglie Mutemuia, giustificata davanti al grande dio, signore dell’Occidente; sua figlia Mutneferet”.

§ 4.4. La parete B

La parete è allo stesso modo divisa in due registri: mentre il registro superiore è costituito di due scene simmetriche senza soluzione di continuità, il registro inferiore, diviso in tre piccoli registri – i due superiori riuniti di fronte all’immagine del defunto seduto – mostra un’unica scena.

Nel registro superiore, settore di destra, un uomo e una donna (probabilmente Nebamun e Tjepu, dato che questi figura anche nel settore di sinistra) compiono a sacrifici ad Hathor. Il testo, lacunoso, è il seguente: “Per il

tuo ka, o Hathor, padrona di Tebe, signora del cielo, regina degli dei […]”. Nel

settore di sinistra il personaggio maschile è duplicato, ma in posizione simmetrica rispetto alla prima coppia, cui dà le spalle. Egli è rappresentato in adorazione di Amenhotep I (con le caratteristiche facciali di Amenhotep III) e Ahmose Nefertari. Il testo descrittivo corre in questo modo: “Il Sovrintendente agli scultori

del Signore delle Due Terre, Nebamun: [adorare il Re dell’Alto e del Basso Egitto], il Signore delle Due Terre, Djeserekara (a cui è data vita), e inchinarsi [in omaggio alla moglie del] dio, Ah[mose-Nefer]tari (vivente), che possano concedere [ogni tipo di] offerte [e delicatezze] quotidianamente, e che possa io essere provvisto con i [segni (?) della] tua [considerazione], favorito come uno dei tuoi servitori che è nel tuo seguito”.

Nel registro inferiore è raffigurata la sorveglianza dei lavori artigianali connessi con la metallurgia, la lavorazione del legno e delle pietre. Questa attività di controllo non è direttamente collegata a quella di scultore, ma con la supervisione delle bilance (Nebamun e Ipuky) o con l’amministrazione delle officine (Nebamun), legata alla fuoriuscita di materiale prezioso dal magazzino

12 L’integrazione proposta differisce rispetto a quella di Davies sulla base delle considerazioni

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del tempio verso i laboratori artigianali. Non si stabilisce se sia Ipuky o Nebamun il funzionario rappresentato seduto con in mano un poco adatto mazzo di fiori, forse perché lo avevano fatto entrambi. Davanti ad esso c’è Pasinisu detto Parennefer, un personaggio già citato nella tomba, e una bilancia decorata alla sommità con la piuma di Maat: sui suoi piatti un peso a forma di testa di toro equivale a dieci dischi d’oro13.

I due sotto-registri superiori che prendono l‘avvio da questa scena sono copiati dalla TT 75 (epoca di Thutmosi IV), ma con evidenti migliorie: una generazione di artisti è passata, nel frattempo. Sono rappresentati lavori di intarsio, metallurgia e pittura.

Nel primo registro figurano i falegnami, al lavoro su catafalchi decorati con pilastri djed e nodi tit. Un artigiano è ritratto con particolare realismo, evidenziandone il ventre cadente, la barba non curata e la diffusa calvizie. Uno dei lavoranti reca una scatola per gioielli, in cui è il cartiglio di Amenhotep III. Sono poi rappresentati dei lavoratori del metallo, che picchiettano lamine di rame o oro, usano un cannello per soffiare sul fuoco, maneggiano delle grosse pinze, riducono in foglia il metallo prezioso, armeggiano nei pressi di un forno fusorio. Infine, sono rappresentati dei lavoratori delle pietre dure: scultori di vasi di alabastro, uomini al lavoro con trapani ad arco e collane composte da file di vaghi in pietra.

§ 4.5. La parete D

Questa parete è divisa in due registri. In quello superiore Nebamun è ritratto in posa adorante davanti ad Osiri e ai suoi quattro figli: Imsety dal volto umano, Ḥapy dal muso di scimmia, Duamutef ieracocefalo, Qebeḥsenuf dal muso canino. Il testo così si esprime: “[Nebamun], Capo degli scultori del Signore delle

Due Terre, Direttore delle bilance in Set-djeseret, Fanciullo [del Kap]: adorare Osiri e inchinarsi in omaggio a Unenneferu, erede di Geb e figlio di Nut, che mostra i due corni ed esibisce la corona Atef, assumendo ogni variabile forma in cielo e in terra, Re di durata e [Signore] dell’eternità. Egli dice: «Io vengo in pace […] [Non ho niente] di ciò che gli dei aborrono […] [Io non ho] falsità; io non sono né sono stato mai insolente. Non ho trasgredito […] [Ho dato al]

13 Un peso siffatto è stato rinvenuto ad el-Amarna nella casa Q.46.33; cfr. FREED E.R. –

MARKOWITZ Y.J. – D'AURIA S.H. (a cura di), Pharaohs of the Sun. Akhenaton, Nefertiti,

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povero che chiedeva il grano. Ho compiuto il giusto per il Signore di ciò che è giusto; perchè io conoscevo che egli vive in tal modo. Concedimi di essere fra i favoriti che riforniscono di offerte il tuo altare, in mezzo ai grandi, nel numero del tuo seguito, il mio corpo (affidato) alla terra, il mio spirito nel Duat, e me stesso durevole con durata senza fine. Sono giunto in vostra presenza, o Signori dell’Eternità, per stare con voi nella terra santa. Io sono uno di voi; poichè il peccato è ciò che io aborro»”. Gli dei sono così etichettati: “Osiri-Khentamentiu-Unennefer, Signore di Ta-djeseret, il grande dio, Signore di tutti i viventi, la cui sede è in Abydo nel nomo thinita, le cui forme sono numerose in cielo e in terra; Imsety, Ḥapy, Duamutef, Kebeḥsenuf. Salute! Signori dell’[Eternità]”.

Nel registro inferiore, Nebamun e Ipuky, raffigurati schiena contro schiena, compiono offerte funebri ai propri genitori. Agendo in qualità di sacerdoti-sem, le loro figure sono cancellate come in tutta la tomba. Il testo a corredo di Nebamun recita così: “Onori da Osiri, che controlla adatte sepolture

nell’Ovest, per il ka del Capo degli scultori in Set-djeseret, Neferhat, giustificato davanti [al grande dio]; sua moglie, la signora della casa Tjepu, giustificata nella necropoli davanti al grande dio, Signore di Ta-Djeser(et). Puro, puro quattro volte. Per i ka di mio padre e di mia madre. Puro, puro; o Osiri Neferhat! Migliaia di pani, birra, carne, volatili, vestiti, incenso, unguento, offerte e delicatezze! Puro, puro quattro volte. Per i vostri ka!”. Ipuky è ritratto nello

stesso atteggiamento del collega, ma il testo continua la formula precedente, invece di ripeterla: “Acqua fresca, vino e latte, e tutte le cose buone e pure che

sono salite davanti ad Amon, re degli dei. Puro, puro quattro volte. Per i ka di mio padre e madre. Ipuky, Direttore in Set-djeseret, Direttore delle bilance del Signore delle Due Terre; il Sovrintendente agli artigiani in Herihirmeru, il Direttore Senennetjer; la sua amata moglie, la signora della casa Netjermose”.

§ 4.6. La parete F

Come già anticipato, la parete F è molto danneggiata. Il tema qui rappresentato, su almeno due registri, è la presentazione delle offerte alla nuova coppia di defunti, per i quali la tomba è stata edificata. Si ricostruisce la figura di Ipuky con la moglie e forse, in un registro parallelo, Nebamun con una figura femminile. Uno dei figli compie offerte a Henutneferet, mentre un uomo e una

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donna lo seguono; quest’ultima reca in mano una collana menat e un triplo fiore di papiro.

Testo: “Accetta un mazzo di fiori [di Amon, o Direttore di] Set-Djeseret,

scultore (?) del Signore [delle Due Terre] […] Ti ho portato un mazzo di fiori che sono apparsi di fronte ad [Amon] […]”.

§ 4.7. La parete E

Questa parete risulta divisa in tre registri sovrapposti. Nel primo, molto danneggiato ai tempi della ricognizione di V. Scheil, ma già parzialmente ricostruita quando vi lavorò Davies, vi è la scena della presentazione delle offerte ad Osiri su un altare. Il dio, accompagnato da Isi, è seduto sotto un baldacchino decorato con un fregio di urei e davanti a sé ha un ciuffo di loto con, presumibilmente, i quattro figli già rappresentati sulla parete D. Il testo: “Nebamun, [Capo degli scultori del Signore delle Due Terre] in Set-djeseret;

[ador]azione di Osiri, inchinarsi in omaggio a Unenneferu. Egli dice: «Salute [a te, Osiri], il più vecchio [figlio] di Geb, grande dio che uscito [da] […] Osiri-Khentamentiu […] che le divine Isi e Nephti proteggono, i cui incantesimi i grandi in […] i cui discorsi Horo (?) riporta ad ogni dio, le cui decisioni Isi […]» (Detto) dal Capo degli scultori in Set-djeseret […]”. Vi sono anche poche

tracce del discorso di Ipuky: “«La bellezza del tuo sorgere quotidiano porta

gioia» dice Ipuky, Capo degli scultori in Set-djeseret”. La dea riceve le offerte,

dicendo: “O Osiri, Neb[amun], io ti ricevo e ti abbraccio […]”.

Nel secondo registro è rappresentata la cerimonia di apertura della bocca (con “l’ascia di Anubi”) e di purificazione. La doppia rappresentazione dovrebbe rendere conto della scansione cronologica dei due rituali, essendo il secondo officiante dietro al primo; sorge il dubbio che entrambi siano dunque la stessa persona, “suo figlio Amenhotep”. Davanti ad una rappresentazione stilizzata della tomba, dunque, sono state posizionate le due bare, davanti ad ognuna delle quali una donna è raffigurata accovacciata in disperato pianto14. Testo: “Incantesimo

14 Norman de Garis Davies ritiene si tratti di una rappresentazione astratta della tomba e così la

moglie Nina: la facciata della tomba, a sommità centinata, sarebbe solo una sintesi simbolica della tomba e della stele all’ingresso, che nelle rappresentazioni di tombe di Età ramesside è spesso collocata a fianco dell’entrata (tav. XIIIa); DAVIES NINA DE G., Some representations in tombs

from the Theban Necropolis, in JEA 24 (1938), p. 36. Di diverso avviso L. Borchardt, la cui

ricostruzione della tomba prevede l’esistenza effettiva di una parte a rilievo, in forma di grossa stele, che emerge dalla facciata piatta, decorata da un quadruplo fregio di coni funerari, da una

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dell’apertura della bocca alla prima celebrazione sulla statua15, (il suo volto essendo verso sud), letta (?) alla cerimonia dell’entrare nella tomba […] del vento del nord, il tuo volto essendo verso sud. Un lenzuolo è intorno a te. La tua fronte è la tua fronte della Casa dell’Oro. Una purificazione del re, perché il re è puro! La tua purificazione è quella di Horo, e quella di Horo è la tua. La tua purificazione è quella di Seth, e quella di Seth è la tua. La tua purificazione è quella di Thot, e quella di Thot è la tua. La tua purificazione è quella di Dadwi, e quella di Dadwi è la tua. La tua purificazione è quella di Sepa (?), e quella di Sepa è la purificazione dell’Osiri [Nebamun] e la purificazione del suo ka”.

Dietro gli officianti vi è uno scriba seduto: “Lo scriba e prete-wab Pa[si]nisu (?),

apertura della bocca […] il […] serpente è distrutto per te (?), perché tu (?) sei del seguito (del dio) […] la corona bianca è apposta e la corona rossa è apposta”. Dietro è raffigurato un gruppo di tredici donne che lamentano la

scomparsa del defunto in ostentate scene di pianto, cospargendosi la testa di terra16. Dietro ad esse, lungo il percorso, i servi e gli amici, fra cui il già citato “scultore Nebnefer”, hanno allestito delle baracche con offerte votive debitamente incensate.

Nel registro inferiore, davanti ad una duplicata visione schematica della tomba e a due baracche di sosta, Isi, Mutneferet e Hentaneb, “sue sorelle”, attendono due barche con il corteo; lo spazio fra la tomba e le barche è annullato e riva e necropoli sono dunque direttamente accostate. L’equipaggio della prima barca è menzionato: “Il più vecchio […] il sacerdote […] il padre del dio […] il

prete-uab […]i capi artigiani del tempio di Amon in Set-djeseret, che dicono: «O barcaiolo, tu (?) stai per muovere un favorito da Amon verso l’Occidente, come è fatto per uno che ha fatto ciò che è giusto sulla terra»”. Sulla riva, davanti alle

disperate sorelle, vi è anche un funzionario della necropoli, “il Direttore

dell’Occidente (?) e Direttore del recinto sacro ad ovest di Tebe”. Sulla prima

barca il fratello di Ipuky, Amenemhat, grida: “Tu sei diretto ad Occidente; tu sei

diretto ad Occidente, mio giusto (?); tu sei diretto ad Occidente!”. Segue la

nicchia per statua di orante e dotata di una porta; BORCHARDT L., Friesziegel in Grabbauten, in

ZÄS 70 (1934), p. 29, fig. 7.

15 Corrisponderebbe alla II sequenza di Assmann; ASSMANN J., The Ramesside Tomb of

Nebsumenu (TT 183) and the ritual of Opening the Mouth, inSTRUDWICK N. – TAYLOR J.H., The

Theban Necropolis: past present and future, The British Museum Press, London 2003, pp. 53-60.

16 Secondo Davies l’espressione di dolore delle donne è la meglio riuscita di tutta la pittura

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seconda barca, che trasporta i facchini. Uno di essi dice: “Possa il suo luogo di

riposo nella necropoli essere accettabile; possa avere una tomba scavata ad Occidente; possano incantesimi potenti essere detti per lui alla porta della sua cappella; possa egli adorare il dio […] (quando) egli siede nella sede della doppia giustizia, come è fatto per uno che ha fatto ciò che è giusto sulla terra”.

Costoro recano con sé fiori, vasi di unguento, un vaso decorato, una sedia e diverse giare; uno di essi è forse etichettato: “Lo scultore in Set-djeseret Sobek”.

§ 4.8. La parete C

La decorazione di questa parete è organizzata in quattro registri. Nei primi due registri, davanti alla coppia divina rappresentata sulla parete E, giunge una doppia processione, ognuna aperta da una fanciulla con rozzo incensiere di conchiglie17 e portatori di offerte: “Sono giunto per portarti offerte presentate nel

tempio di […] [per il ka del] Capo degli scultori […]”.

Animali sono portati al sacrificio, mentre due vacche trascinano la slitta con la bara: essa è coperta da una pelle rossa quadrettata e fiancheggiata dalla moglie, acciecata dal pianto. Il baldacchino, sorretto da due sottili statue di Isi e Nephti, è mantenuto stabile dallo sforzo di due sorelle del defunto, che così si lamentano: “Addio! Addio! Addio, padre mio!” (tav. XIIIb). Seguono diversi personaggi, tra cui, forse, il fratello di Nebamun: “[…][del] Faraone [nella città]

meridionale [Amenhotep (?)]18. Suo fratello, il disegnatore Huy”19. Interessante la didascalia che riguarda i conduttori delle bestie: “Uomini di Buto che trascinano

(le slitte) verso Occidente, alla terra dei giusti, la terra di cui tu hai detto: «Il mio desiderio è in quella direzione». Lascia che essi dicano agli armenti: «Tirate, voi più grandi fra i grandi, e non lasciate spazio alla fatica nei vostri cuori; perché è con voi il benedetto scultore in Set-djeseret. Tirate, più grandi fra i grandi, il carico del favorito [di Amon]. A Occidente, la tua casa in cui tu risiederai per sempre, o Osiri, scultore Ipuky. L’orizzonte occidentale è aperto per te […]»”.

17 H. Hickmann ritiene siano degli strumenti musicali, nella fattispecie, dei piatti; cfr. HICKMANN

H., Musicologie pharaonique. Études sur l’évolution de l’art misical dans l’Égypte ancienne, Librairie Heitz, Kehl 1956, p. 21, fig. 7.

18 Davies propone essere il figlio di Ipuky, ma l’incarico sembra essere lo stesso di Amenhotep,

fratello di Nebamun ed Henutneferet.

19 Sembra più logico collocare questo Huy fra i fratelli di Ipuky, perché in genere, la famiglia di

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Nove uomini recano offerte e provvigioni per la tomba, seguiti da altri sette compagni. Si tratta di offerte di cibo e di acqua, incenso, ma anche oggetti di uso quotidiano come una sedia, scatole di ushabti, attrezzi da scriba e da scultore, sandali, etc.

§ 4.9. Il santuario

Le pareti sono state intonacate con fango ed è stata data una mano di bianco. Due terzi del muro orientale sono stati decorati utilizzando uno sfondo giallo, tipico dei santuari. La rappresentazione, organizzata per quel che rimane su un unico registro, è costituita da un uomo e una donna seduti davanti ad un tavolo di offerte. Il sacerdote-sem davanti a loro è stato cancellato, come ovunque nella tomba. Una seconda coppia nella stessa scala della prima è rappresentata di fronte a questa, mentre una ragazza offre loro dei fiori Questa parte della scena, inoltre, sembra essere stata compiuta da un secondo pittore che affiancava il primo. Le altre figure sono solo abbozzate in colore rosso: un suonatore di liuto, cieco e con la testa esageratamente rivolta indietro, e un compagno seduto con le gambe incrociate che batte il tempo alla melodia. Il contorno giallo è stato frettolosamente steso, a volte sforando i contorni.

§ 5. La tomba “dei due mariti”?

Qualche cenno sulle relazioni familiari di Ipuky e Nebamun viene dato qua e là nelle iscrizioni della tomba, tuttavia non senza creare vistose ambiguità20. Ipuky è figlio di Senennetjer, Sovrintendente agli artigiani in Herihirmeru e Direttore (sAwti) di dipartimento, e della dama Netjermose; appaiono come suo

fratello Amenemhat (1) e come sue sorelle Isi, Mutneferet (1) e Hentaneb. Fra i figli si contano Amenemhat (2), Tiy e Mutneferet (2).

Nebamun è figlio di Neferhat e della dama Tjepu.

Dei natali di Henutneferet non viene detto nulla e, solo con arbitraria integrazione, Davies li identifica in Mutemuia e Amenhotep figlio di Hat, citati più volte nella tomba. Con questo tipo di ricostruzione, dove i tre personaggi hanno tre coppie di genitori diversi, è indispensabile ritenere che Henutneferet

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debba considerarsi sn.t di Nebamun e di Ipuky nel senso di ‘sposa’ e non di ‘sorella’.

Fra i diversi tipi di partnership che potrebbe aver legato Ipuky e Nebamun (economica, professionale, di amicizia), Davies propone il fatto di aver condiviso, in tempi diversi, la stessa consorte, laddove Scheil aveva proposto una consociazione funeraria “di gilda”. In questo modo Henutneferet potrebbe essere stata prima moglie di Ipuky e poi di Nebamun. In effetti, i due uomini non compaiono in due metà distinte della tomba, ma spesso nelle stesse scene a fare le stesse cose. Fra i due, Ipuky sembra essere il più vecchio e Nebamun il più giovane; quest’ultimo è inoltre rappresentato in scala leggermente maggiore e con maggiore accuratezza: è segno del fatto che, ancora vivo, cura la decorazione della tomba, privilegiando la propria figura su quella del “rivale”? Tuttavia, nelle scene di coppia, Nebamun è accompagnato dalla madre Tjepu, mentre Henutneferet sembra avere una maggiore intimità con Ipuky, solo in relazione al quale è definita nb.t pr. Davies propone che l’iconografia voglia così rendere conto dell’idea che la moglie appartenga “per sempre” al primo marito; forse la decorazione è stata eseguita sotto la supervisione della donna stessa.

Ci permettiamo qui di proporre una nuova interpretazione. Si deve notare che tutta la decorazione della tomba segue regole standardizzate, in particolare nelle scene del funerale: gli uomini non piangono mai, le donne si disperano cospargendosi di polvere i capelli, la moglie abbraccia la bara del marito. Ora, sembrerebbe così che i maschi egiziani non provassero dolore per la scomparsa di un defunto e che le donne di casa seppellissero sempre i propri mariti, e mai il contrario. L’artificiosità della scena è evidente, e non deve portarci a concludere per forza che Henutneferet avesse portato alla tomba i suoi due mariti.

Si è piuttosto detto che Amenhotep e Mutemuia vengono indicati come i genitori di Henutneferet solo sulla base di una integrazione proposta da Davies stesso. Bisogna notare, inoltre, che il padre di Amenhotep è il Direttore Hat, nome che ha tutta l’aria di essere un diminutivo, possibilmente di Neferhat. Neferhat, Capo degli scultori, è il padre di Nebamun: a questo punto Nebamun e Amenhotep sarebbero fratelli. Se Amenhotep è il fratello di Nebamun, è improbabile che sia contemporaneamente il padre di Henutneferet: il vincolo fra le due famiglie sarebbe esageratamente flebile (Ipuky sarebbe solo lo sposo della figlia di un fratello di Nebamun). La donna, piuttosto, potrebbe essere la sorella di

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Amenhotep: il termine di sn.t in riferimento a Nebamun, quindi, starebbe eslusivamente per ‘sorella’. L’acquisizione di Amenhotep come fratello di Nebamun, in quanto figlio dello stesso (Nefer)hat, inoltre, acuisce il carattere familiare della tomba, che diventa così il luogo memoriale per due fratelli (Nebamun e Amenhotep), una sorella (Henutneferet) e suo marito (Ipuky).

Davies sostiene inoltre che Henutneferet potrebbe essere più probabilmente sposa di Nebamun in quanto, nella scena di banchetto familiare, porge all’uomo una coppa di vino (registro superiore destro della parete A). Innanzitutto, la scena che egli richiama a confronto, tratta dalla tomba amarniana di Meryra II21, riguarda non una coppia qualsiasi, ma Nefertiti e Akhenaten. Si tratta sì di una moglie e di un marito, ma la vita della coppia reale doveva comunque svolgersi in modalità del tutto diverse rispetto a quelle di una semplice famiglia, tale da indebolire la forza dell’esempio. Henutneferet agisce qui in veste di sorella di Nebamun, e di sorella più giovane, che, come afferma Davies stesso, è tenuta al servizio del fratello maggiore. La piccola Mutneferet, seduta vicino a Tjepu ed etichettata come “sua figlia”, non sarebbe una figlioletta di Tjepu stessa, e quindi la sorella minore di Henutneferet e Nebamun (quella, insomma, che avrebbe dovuto servire il vino a Nebamun), ma una figlia di Henutneferet e di Ipuky, quindi una nipote, in gradi diversi, sia di Nebamun sia di Tjepu.

Nella parete A, registro inferiore destro, inoltre, Ipuky riceve offerte seduto a fianco di Henutneferet: fra i portatori, Amenemhat, loro figlio, Amenhotep e Mutemuia. Secondo l’integrazione di Davies si tratterebbe quindi qui di un’offerta funebre fatta dai genitori di lei alla coppia: un’inversione improbabile della tradizionale pietà filiale. Con l’integrazione “suo fratello”, invece, la scena non desta scalpore. Lo schema seguente cerca di fare luce sull’intricata vicenda familiare:

Fig. 1. Albero genealogico di Nebamun, Henutneferet e Ipuky

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In questo modo, oltre a rendere conto dei due significati della parola egiziana sn.t, in ‘sorella’ nel rapporto con Nebamun e in ‘moglie’ in quello con Ipuky (di Heneteneferet si dice che è “oggetto del suo [scil. di Ipuky] amore e del

suo desiderio”, registro inferiore destro della parete A), questa spiegazione riporta

la tomba all’interno della tradizione con un capofamiglia che concede la sepoltura ai suoi familiari. Il capofamiglia sarebbe Nebamun, figlio maggiore di Neferhat, non sposato22, che ricordò nella propria tomba i propri genitori e i propri fratelli, fra cui Amenhotep convolato a nozze con Mutemuia (ritratti in posizione ragguardevole nella già citata scena di banchetto familiare) e Henutneferet, sposata ad un certo Ipuky, che non doveva essere del tutto estraneo a Nebamun, facendo i due lo stesso lavoro. Più che provvedere ad una sepoltura per Henutneferet ed Ipuky, il che darebbe di quest’ultimo un’immagine poco edificante di parassita squattrinato, sembra più verosimile che la tomba venne costruita e decorata in compartecipazione economica e forse in collaborazione artistica: Nebamun e Ipuky, che facevano lo stesso lavoro e che erano uniti da vincoli familiari dopo il matrimonio della sorella di uno con l’altro, decisero di costruirsi una tomba comunitaria; da qui, verosimilmente, la struttura a due pozzi e la leggera predominanza di Nebamun, superiore in grado sul lavoro e “azionista maggiore” della tomba familiare, in quanto erede del capofamiglia. Ciò è in perfetta sintonia con lo status sociale ed economico della categoria: persone tutto sommato benestanti, ma non particolarmente facoltose, che preferiscono consociarsi per costruire una tomba di non grosse dimensioni, ma comunque costosa.

Il programma decorativo della tomba è unico, progettato fin dall’inizio come un’opera completa: è per questo che nelle scene Ipuky e Nebamun sono inseriti insieme senza soluzione di continuità. Diversamente, dovremmo postulare che il primo marito, nella ricostruzione di Davies Ipuky, sia stato inumato in una tomba senza decorazione pittorica, eseguita da Nebamun per comprendere se stesso e il proprio predecessore nel talamo o addirittura da Henutneferet nel suo secondo vedovato.

22 Non sposato, ed ecco perchè accompagnato dalla madre. Si citano a confronto gli analoghi casi

di Amenhotep detto Surer (TT 48) e Naa detto Kheruef (TT 192), entrambi appartenenti al regno di Amenhotep III.

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Il carattere “professionale” della tomba, che si affianca a quello “familiare”, è sottolineato dalla menzione in diversi passi della tomba di alcuni professionisti, colleghi o sottoposti di Nebamun e Ipuky: lo scriba e prete-uab Pasinisu detto Parennefer, gli scultori Nebnefer e Sobek. Huy, fratello di Ipuky e disegnatore, è simbolo delle due nature della tomba.

§ 6. Anticipazioni e anomalie

La decorazione della tomba è ricca di anomalie e tutte costituiscono delle anticipazioni di scelte iconografiche proprie dell’Età ramesside (Cfr. Cap. 6, §. 3). Oltre ad alcune piccole anteprime (sulla barca funebre la figura della vedova a fianco della cassa coperta da una pelle, una marcata insistenza sul tema del lamento funebre23, il corteo del funerale che non muove verso una raffigurazione del defunto che banchetta o protetto dagli dei, ma verso la tomba al cui esterno si celebrano riti attorno alla mummia), si tratta qui dell’introduzione di cambiamenti già clamorosi.

Innanzitutto, gli dei non sono usualmente rappresentati, tranne quelli più propriamente funerari, e al massimo nel santuario, nel passaggio che dà accesso al santuario, nelle lunette delle stele o alle estremità della sala trasversa: qui compaiono oltre ad Osiri, Isi e ai suoi quattro figli, la dea Hathor e la coppia deificata Amenhotep I e Ahmose Nefertari, tema assai caro nella XIX e XX Dinastia. Non solo, queste divinità sono raffigurate nella sala trasversa e non nel santuario.

In secondo luogo, la sala trasversa era consacrata alla rappresentazione di scene di vita del defunto: attività lavorative, battute di caccia e pesca, udienze a corte, etc. Qui compare un’unica scena di questo tipo (la sorveglianza dei lavori artigianali), mentre tutte le altre hanno un marcato riferimento funerario: dall’adorazione delle deità infere alle più esplicite e dettagliate rappresentazioni del corteo funebre (tradizionalmente relegate nel corridoio e nella parte più interna della tomba).

La spiegazione che Davies dà di queste anomalie, che rendono la TT 181 diversa da tutte le altre tombe della XVIII dinastia, è quantomai originale, perchè

23 LÜDDECKENS E., Untersuchungen über religiösen Gehalt, Sprache und Form der ägyptischen

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costituisce un’interpretazione generale del movimento amarniano: “The revoution

of Akhnaton on this supposition was lessa an innovation than ana ct of defense against an incoming lassitude in thought and life. On its best side it was an attempt, by concentration on the present life and by the recognition of a natural theology, to regain a more restful frame of mind. The victory of Amon was the triumph of a depression inherent in the economic and spiritual conditions of the empire, which wasted on enterprises alien to the spirit of the nation energies which should have been devoted to ambitions on the valley of the Nile. Amenhotep and Akhnaton, in short, vaguely forefelt the distant catastrophe, inevitable when a braggart people challenges, on nothing but material sources, the virile, though uncoordinated, force sof the surrounding world. In this light, if ot is not a deceptive one, the Ramesside spirit, so far from being a violent reaction against an uncalled-for schism, was already existente in the reign of Amenhotep III, if not before. Narrowed and hardened in spirit, and gained unjustified force as a revolt against revolution, it was the natural culmination of the Imperial movement – outwardly brillian but inwardly shaken – a destiny which the schismatics has sought to avoid by stressing the spirituals gains of that contact with the outward world which was for the moment to make, but in the end to mar, the fortunes of the Egyptian people”24.

Se le conclusioni sono opinabili, il dato di fatto è innegabile: le tendenze ramessidi non hanno origine nell’esperienza amarniana, ma sono l’evoluzione, senza dubbio accelerata al massimo grado proprio da questa esperienza, di fenomeni religiosi antecedenti.

§ 7. La datazione della tomba

Un altro problema è costituito dalla datazione della tomba. Il cartiglio di Amenhotep III raffigurato nella scena di sorveglianza dei lavori, nel registro inferiore della parete B, dovrebbe togliere ogni dubbio. L’uso di nomi particolarmente legati alla famiglia reale, oltre ad essere una prova di lealismo, dovrebbe costituire un secondo elemento di datazione: Amenhotep è il sovrano regnante e uno dei principi (il futuro Amenhotep IV/Akhenaten), Tiy la Grande

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Sposa Reale, Mutemuia la madre del re, Isi e Hentaneb sue sorelle, Amenemhat suo fratello.

La cancellazione sistematica del nome di Amon, del plurale di nṯr, di Mwt, della figura del sacerdote-sem, in qualche caso dell’oca (geroglifico per ‘figlio’, ma anche animale sacro ad Amon) secondo Davies datano la tomba agli ultimi anni di regno di Amenhotep III e ai primi di Akhenaten.

Il fatto che la decorazione del santuario sia stata interrotta porta Davies a compiere un insolito volo pindarico; nelle ultime pagine del suo volume la prosa assume un tono inspiegabilmente fantasioso e poetico e vale la pena di riportare qui l’intero passo: “The political storm that was about to break upon Thebes may

well have involved this little enterprise in its first reverberations, and made it one of the last monuments of merit to be executed in the necropolis for long years to come; thus rendering it a symbol of the national movement which it vaguely incorporates, except that, while this only received a temporary check, the injury to the design was lasting. For the protest of Akhnaton, however much we may sympathize with it, and whatever its intrinsic value may have been, was an attempt to divert a Nile with far distant sources and immeasurable reserves into a hastly dug and confined back-water. As I interpret this tomb, it unconscioulsy represents those who, while feeling the inadequacy of the old beliefs, where nevertheless satisfied with, or hopeful of, the changes aleready at work, or at least welcomed them in preference to the violent counter-proposals to which the reforming party was more and more impelled. The old faith was, no doubt, lacking in feeling and a basis in the higher human needs; comnsequently the art which it gave rise was one of hard forms and rigid conventions. But these artists distrusted, and not without reason, the atempt of whimsical men to pour the heady wine of non-conformity into old wine-skins whose outworn condition they themselves professed to condemn. The State could not be re-made by a flight from its capital, and the fourth year of Akhnaton marks an Hegira that failed. Egypt must fulfil its ancient destiny of the sublime Sorcerer and the brilliant and even refined Barbarian. Nebamun were its true sons and their tomb was the forerunner of the coming age. It terminates, not inappropriately in this golden glow in which the two (?) artists sit, while all around them is vacancy. For the next decades must

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have been drear and blank for the surviving craftsmen of Thebes who adhered to the ancient ways”25.

Resta il fatto che la maggior parte delle tombe tebane è rimasta incompleta e, diversamente da come postula Davies, è probabile che tutte le maestranze del regno, particolarmente quelle tebane, fossero trasferite (in via coatta o con incentivi, o esse stesse attratte dalle prospettive di lavoro) in quell’enorme e infinito cantiere che fu Akhetaten. Si deve ricordare che la città venne completata nelle sue linee essenziali nel giro di pochi anni, poiché permise alla Corte di trasferirvisi già verso il VI anno di regno.

L. Manniche26 segue la stessa datazione di Davies e così Porter e Moss27; A. Champdor28, Nina Davies29 e M. Gabolde30 la assegnano al solo regno di Amenhotep III. A.P. Kozloff, nella sua puntuale analisi artistica delle pitture tebane delle tombe appartenenti al regno di Amenhotep III, inserisce questa tomba all’interno di quelle prodotte dalla scuola del “Pittore Ornato”, un artista caratterizzato da uno stile preciso, colori ricchi, enfasi sui toni del blu e del verde e caratteristiche facciali diligentemente sottolineate, operativo a Tebe a partire dall’anno X circa di Amenhotep III e forse per tutto il suo regno. Questo non conferma né smentisce nulla, ma invita alla prudenza su una datazione troppo bassa.

Lo stile convenzionale e la totale mancanza di elementi che rimandino al regno di Amenhotep IV, pur anche a quella fase dei primi due anni del tutto in linea con la tradizione precedente, impediscono di assegnare questa tomba anche solo in parte all’inizio del regno di Amenhotep IV; allo stesso modo, il fatto che la tomba sia stata oggetto di puntuali correzioni anti-ammoniane, che non sia stata terminata e che anticipi tendenza ramessidi, sono evidenze troppo deboli.

§ 8. Risultati della ricognizione

25 DAVIES N. DE G., op. cit., pp. 65-66.

26 MANNICHE L., The tombs of the nobles at Luxor, The American University in Cairo Press, Cairo

1988, p. 138.

27 PM I 1, p. 286.

28CHAMPDOR A., Thèbes aux Cent Portes, Albert Guillot, Paris 1955, p. 58. 29 DAVIES NINA DE G., op. cit., p. 36.

30 GABOLDE M., D’Akhenaton à Toutânkhamon, Université Lumière-Lyon 2, Institut

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In data 30.11.2006 è stata effettuata una ricognizione limitatamente all’esterno di TT 181 poichè la tomba è chiusa al pubblico.

A livello del suolo è stato innalzato un muro in mattoni crudi che corre lungo tutto il profilo della corte incavata: esso dovrebbe prevenire l’accesso di acqua piovana dai rilievi soprastanti, anche se non potrà annullare del tutto l’effetto “imbuto” di una corte così profonda e inclinata. L’erezione di un muro non ha comunque impedito che detriti rocciosi occupassero parte della corte stessa. Ai detriti “naturali” si accompagnano, come ovunque nelle necropoli egiziane da Giza a Luxor, rifiuti prodotti dall’uomo moderno: dalla semplice paglia a sacchetti di plastica, carta, etc., che ovviamente non contribuiscono al mantenimento del decoro dell’area archeologica e alla corretta conservazione del patrimonio (tav. XIIIc).

La rampa d’accesso è stata bloccata da un muretto di pietra a secco e la vicina postazione dei custodi ne sorveglia l’ingresso.

La cancellata in metallo, provvista di una rete, è ancorata ad una cornice in mattoni intonacati e bloccata per metà della sua altezza da un muretto in pietra a secco. Sulla cornice della porta è dipinto in nero il numero della tomba nei due sistemi di numerazione (181 a sinistra, ١٨١ a destra).

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