Diritti di propriet
Diritti di proprietà à intellettuale e performance intellettuale e performance economiche: una analisi per un campione di economiche: una analisi per un campione di imprese del settore tessile.
imprese del settore tessile.
Prof. Giuseppe Scellato Politecnico di Torino
17 Marzo 2014 Camera Commercio Biella
Agenda Agenda
• Descrizione del campione
• Analisi brevettuale
• Analisi dei marchi
• Analisi economico‐finanziaria
N. Imprese (2011)
N. Addetti (2010)
Export 2011 (Ml Euro)
Var.% Imprese (2011/2010)
Var.% Addetti (2010/2009)
Var.% Export (2011/2010) Tot fino a 49
addetti (2010) Distretto tessile‐
abbigl di Biella 1.575 876 (93,39%) 17.004 1.879 ‐5,06 ‐6,65 +16,83
Il distretto di Biella Il distretto di Biella
• Al 2010, il distretto conta circa 17 mila addetti su poco più di 1.500 imprese e genera un valore dell’export di 1.879 milioni (Cfr. Tab1)
3
Tab. 1. Fonte: Osservatorio Nazionale Distretti Italiani (cod. Ateco: 13,14,15,28.94)
Tab. 2. Fonte: Federazione dei Distretti Italiani, 2013 (Dati dei distretti di Biella e Vercelli, campione di 179 imprese)
2009 2010 2011
Var % Totale attivo ‐3,8 +5,8 +2,8
Var % Fatturato ‐21,8 +21,4 +11,9
Margini operativi lordi in % fatturato 5,0 7,7 7,3
ROI ‐margini operativi netti in % del totale attivo 1,5 4,3 4,7 ROE ‐risultato netto rettificato in % patrimonio netto ‐6,0 1,3 3,2
Leva finanziaria 49,6 50,1 46,4
Nuove specializzazioni emergenti: lusso, tessile tecnico e meccanotessile (Ceipiemonte, 2011)
Caratteristiche salienti Caratteristiche salienti
• Iter evolutivo caratterizzato da una lunga fase (10‐15 anni) di contrazione e ristrutturazione del distretto (Centro Studi UIB, 2003)
• Peculiarità (Federazione dei Distretti Italiani, 2012):
– Polarizzazione del mercato attorno a alcuni grandi gruppi industriali – Apertura del ciclo produttivo distrettuale
– Delocalizzazione all’estero di parte della produzione – Nuovi modelli e strumenti di governance locale
• Tale processo ha determinato una contrazione in termini di volumi produttivi,
5
Descrizione del campione
Criteri di selezione del campione Criteri di selezione del campione
• Attività: codici ATECO caratterizzanti
– 13: Industrie tessili
– 14: Confezione di articoli di abbigliamento (14.12, 14.13, 14.14, 14.19, 14.3)
– 28.94: Fabbricazione di macchine tessili
• Dimensione aziendale: > 10 dipendenti
Età Et à delle aziende delle aziende
7
• Le aziende del campione risultano fondate a partire dalla fine del 1800, ma lo sviluppo più consistente del settore è avvenuto a partire dagli anni ’70
• Quasi il 40% delle aziende del campione analizzato riportano un anno di fondazione tra il 1990 e il 2013
Numero di dipendenti Numero di dipendenti
• Il valore medio di dipendenti è pari a 74, mentre il valore mediano è
decisamente più basso (34), a conferma del fatto che il campione è costituito da un numero rilevante di imprese piccole, sotto i 50 dipendenti (69% del campione) e medie, fino a 250 dipendenti (25%) a fronte di poche imprese grandi (6%)
Valore medio e mediano del numero dei dipendenti senza outlier
9
Analisi brevettuale
Metodologia
Metodologia – – DB brevettuali DB brevettuali
• Database utilizzato: Thomson Innovation
• Ricerca dei brevetti sulla base del nome dell’azienda titolare
• Creazione di un database con le informazioni di base di ogni singolo brevetto (anno di pubblicazione, classe tecnologica, paese, ecc.)
• Analisi ed elaborazione dei dati raccolti
Evoluzione temporale dei brevetti Evoluzione temporale dei brevetti
• Il numero totale di brevetti raccolti senza limitazioni temporali è 341:
appartengono a 37 imprese (poco più del 20% del campione)
• Più di due terzi (67%) dei brevetti sono precedenti al 2000
• I brevetti depositati dal 2000 in poi appartengono a 22 aziende
11
Aziende brevettanti per classe di Aziende brevettanti per classe di fatturato
fatturato
• La distribuzione delle aziende brevettanti per classe di fatturato mostra che vi è una polarizzazione per la classe di fatturato superiore ai 10 milioni di euro. Aziende che possiedono brevetti:
– 1 azienda con fatturato inferiore a 2 milioni di euro – 10 aziende tra 2 e 10 milioni di euro di fatturato – 11 aziende con fatturato oltre i 10 milioni di euro
Ampiezza geografica Ampiezza geografica
13
• L’analisi degli uffici brevetti dove sono state depositate le domande fornisce informazioni sul grado di internazionalizzazione dei brevetti, che risultano per il 56,9% italiani e per il 43,1% internazionali
• Tra i soli brevetti internazionali, la maggior parte sono all’EPO (46,0%) e all’ufficio tedesco (15,6%). I restanti brevetti internazionali sono registrati presso gli uffici del WIPO (15,0%), USA (9,7%) e, dato interessante, Cina (8,8%)
Classi tecnologiche pi
Classi tecnologiche pi ù ù rilevanti rilevanti
• I principali ambiti tecnologici riguardano propriamente il comparto tessile sia dal punto di vista del trattamento dei tessuti (innovazioni di processo) che dei macchinari per il trattamento dei capi
• Inoltre vi è un non trascurabile numero di invenzioni riguardanti la movimentazione e l’immagazzinamento per lo specifico ambito dei prodotti tessili
Ranking IPC Code più frequenti
Evidenze Evidenze
• I dati mostrano come il settore del tessile biellese sia un comparto con intensità di brevettazione bassa
• Le domande di brevetti sono concentrate per il 65%
nelle prime 5 aziende per ampiezza di portafoglio
• Le principali innovazioni riguardano i processi, i macchinari utilizzati e i trattamenti specifici per il comparto. Alcune invenzioni riguardano la
movimentazione e l’immagazzinamento
15
Analisi dei marchi
Metodologia
Metodologia – – DB dei marchi DB dei marchi
• Database utilizzati: Romarin e UIBM
• Il database Romarin contiene i marchi internazionali: nei settori in cui sono prevalenti le aziende molto piccole e il mercato è legato al territorio nazionale, permette di ottenere una fotografia precisa; per questo è stato considerato anche il database UIBM dei marchi italiani
• Partendo dalla lista di aziende del settore, si è proceduto con la ricerca dei marchi per nome del titolare
• I dati raccolti sono stati elaborati per ottenere le informazioni di interesse
17
Evoluzione temporale dei marchi Evoluzione temporale dei marchi
• Il totale dei marchi raccolti per le aziende del campione è 593, detenuti da 71 aziende su 177 (40% del campione). Di questi marchi, circa un terzo è di proprietà del Lanificio Ermenegildo Zegna e Figlio SPA, che rappresenta pertanto un outlier ed è escluso dalle analisi di dettaglio
• Per quel che attiene la dinamica nel tempo, il grafico mostra che la la maggior parte dei depositi si sono concentrati dopo il 2000, a conferma di una crescente e sostenuta attività per quanto riguarda i marchi
Aziende con marchi per classe di Aziende con marchi per classe di fatturato
fatturato
19
• Le aziende di ogni classe di fatturato hanno una maggior tendenza alla registrazione di marchi rispetto ai brevetti
• La propensione alla registrazione dei marchi sembra essere correlata con la dimensione delle aziende: maggiore per le grandi, inferiore per le medie e piccole imprese
Numerosit
Numerosit à à dei portafogli di marchi dei portafogli di marchi
• Analizzando in dettaglio i possessori di marchi, appare come circa la metà delle imprese che detiene almeno un marchio abbia un numero di marchi compreso tra 2 e 5; le imprese con più di 5 marchi contano per una quota rilevante, pari a circa un terzo dei possessori marchi
Ampiezza geografica Ampiezza geografica
21
• Dei 593 marchi registrati dalle aziende del campione, la maggior parte (65%) sono italiani, mentre una quota minore (35%) sono internazionali
• Considerando i soli marchi internazionali, si nota che le aree principali in cui viene estesa la protezione sono l’Europa, Russia e Cina.
Classi merceologiche Classi merceologiche
• Utilizzando la codifica di Nice (International Classification of Goods and Services for the Purposes of the Registration of Marks), risulta come la maggior parte dei marchi faccia riferimento ai codici relativi alla produzione di capi e accessori di abbigliamento ma anche di semilavorati quali filati e tessuti
Ranking Nice class più frequenti*
Evidenze Evidenze
• Le imprese più piccole utilizzano meno la protezione attraverso la registrazione di marchi rispetto alle medie e grandi
• Circa metà delle aziende dispongono di un portafoglio marchi di medie dimensioni (tra i 2 e i 5 marchi), mentre quasi un terzo delle aziende del campione dispongono di un portafoglio con più di 5 marchi. Il dato suggerisce come la quasi totalità dei possessori di marchi nel settore non si limitino a proteggere il
«brand», cioè il nome dell’azienda, ma registrino marchi relativi a più prodotti/linee, attuando una strategia di protezione se non avanzata almeno intermedia
• La quota più significativa di marchi è italiana, ma non è
trascurabile la quota di marchi estesi in specifici Paesi esteri, al di fuori dell’Europa soprattutto in Russia e Cina
23
Analisi economico‐finanziaria
Fatturato aggregato di distretto Fatturato aggregato di distretto
• Il valore del fatturato complessivo assume in anni recenti, dal 2003 al 2011, un andamento discontinuo dovuto al forte rallentamento del comparto in particolare nel 2009, a cui successivamente è seguita una nuova crescita
25
Distribuzione delle imprese su classi di Distribuzione delle imprese su classi di fatturato
fatturato
• Nel 2011, la maggior parte delle aziende del campione
ha un fatturato compreso tra 2 e 10 milioni di euro; il
resto del campione si ripartisce più o meno equamente
tra imprese con fatturato inferiore a 2 M€ e imprese
con più di 10 M€.
Tasso medio di crescita del fatturato Tasso medio di crescita del fatturato
• Mentre tra il 2003 e il 2007 il fatturato è cresciuto con un tasso medio del 5,82%, il periodo 2008‐2011 registra un calo pari a ‐0,56%
27
Tasso di crescita del fatturato (pre‐post 2007)
• Calcolato come Cagr del fatturato 2003‐2007 = [(fatturato2007/fatturato2002)^[1/(2007‐2002)]] – 1
• Calcolato come Cagr del fatturato 2011‐2008 = [(fatturato2011/fatturato2008)^[1/(2011‐2008)]]– 1 Il dato aggregato si basa sulla media aritmetica dei Cagr del fatturato delle singole imprese del campione
Andamento degli asset 1/2 Andamento degli asset 1/2
• Gli asset totali registrano una crescita del 8,29% nel periodo 2003‐2007 e del 3,80% nel periodo 2008‐2011
• Rispetto all’andamento del fatturato si presenta dunque una situazione migliore, con asset totali che continuano a crescere anche in anni più recenti, sia pure a un tasso più che dimezzato:
– in particolare nel 2010, gli asset sono cresciuti dell’ 8,51% rispetto al 2009. Ciò potrebbe suggerire la tendenza delle imprese a tornare ad investire anche in un periodo di difficile congiuntura economica
Distribuzione delle aziende per tasso di crescita degli asset totali
Andamento degli asset 2/2 Andamento degli asset 2/2
• La distribuzione suggerisce che la crescita media degli asset sembra guidata da alcune aziende (circa il 20% del campione) che riportano incrementi relativi superiori al 10%. Per il restante 80%, più della metà riportano una variazione relativa negativa, indipendentemente dal periodo considerato
29
Immobilizzazioni immateriali Immobilizzazioni immateriali
• Nel periodo 2003‐2011 la quota di aziende del campione che registra a bilancio delle Immobilizzazioni Immateriali (II) ha una tendenza nel complesso crescente
• Considerando le sole aziende che registrano a bilancio delle immobilizzazioni immateriali positive (II>0), l’andamento medio della loro incidenza sulle attività totali è in crescita fino al 2008 (da 1,8% a 3,0%). Successivamente, l’incidenza si riduce considerevolmente e solo dal 2011 si assiste a una nuova inversione di tendenza
Indicatori di redditivit
Indicatori di redditività à: ROS : ROS
• Il valore medio del rapporto tra reddito operativo e fatturato (ROS) ha registrato un vero e proprio crollo nel periodo tra il 2007 e il 2009, toccando il valore di ‐7,7%: in particolare nel 2009 meno del 50% delle aziende è riuscita a mantenere un ROS
positivo. Segue un biennio di rapida ripresa senza però tornare ai valori positivi precedenti
31
Classi 2008 2009 2010 2011
< 0% 34,9% 51,6% 25,8% 22,2%
0 ‐ 10% 59,7% 42,1% 61,9% 64,1%
> 10% 7,2% 6,3% 12,3% 13,7%
Distribuzione delle aziende per classe di ROS
*ROS = (Reddito Operativo / Fatturato )*100
Indicatori di redditivit
Indicatori di redditivit à à : ROS : ROS
• Se si calcola il ROS medio per classi di fatturato, emerge che le aziende con le performance più negative sono quelle che hanno un fatturato inferiore ai 2 milioni di euro
• Le aziende con fatturato superiore ai 10 milioni di euro sono quelle che registrano i risultati meno negativi in termini di redditività delle vendite e, nel 2011, sono le uniche a registrare un valore positivo di ROS medio
ROS medio per classi di fatturato
Indicatori di redditivit
Indicatori di redditività à: ROI : ROI
• L’andamento del rapporto tra il reddito operativo e il capitale investito netto (ROI) nel periodo 2003‐2011 ha registrato un deciso calo tra il 2005 e il 2009, arrivando a toccare il valore minimo di ‐1,36%. Il successivo trend di rapida crescita riporta il valore del ROI a 2,53%.
33
Classi 2008 2009 2010 2011
< 0% 35,7% 50,9% 25,8% 24,1%
0 ‐ 10% 55,2% 42,9% 63,2% 60,1%
> 10% 9,1% 6,2% 11,0% 15,8%
Distribuzione delle aziende per classe di ROI
*ROI = (Reddito operativo/ CIN)*100
Indicatori di redditivit
Indicatori di redditivit à à : ROE : ROE
• Il rapporto medio tra utile e patrimonio netto (ROE) ha registrato un deciso calo negli anni 2008 e 2009, toccando il valore di ‐2,9% nel 2009, per poi tornare, nel 2010, sui livelli (comunque negativi) del biennio 2006 2007
• Distribuendo le aziende per classe di ROE, si nota un andamento simile a quello del ROI: la quota di aziende con ROE negativo è diminuita significativamente dal 2009 al 2011; mentre negli ultimi due anni le aziende con ROE compreso tra 0 e 10% sono aumentate fino a pesare più della metà del campione. Nello stesso periodo, aumentano anche le aziende con ROE superiore al 10%
Distribuzione delle aziende per classe di ROE
Liquidit
Liquidità à primaria primaria
• L’indice di liquidità primaria (o quick ratio) esprime la capacità
dell’impresa di far fronte alle uscite correnti, generate dalle passività a breve, con le poste maggiormente liquide delle attività a breve
• Il grafico si sviluppa in maniera abbastanza stabile intorno a valori oscillanti tra 0,35 e 0,37, quindi su livelli di attenzione
35
*Indice di liquidità primaria = Disponibilità liquide / Debiti a breve
Crediti e debiti commerciali Crediti e debiti commerciali
• Tra il 2003 e il 2011, sia pur con un andamento leggermente altalenante, l’incidenza dei crediti commerciali sul fatturato cresce leggermente attestandosi in genere attorno al 29‐30% del fatturato
Copertura degli oneri finanziari Copertura degli oneri finanziari
• Ad eccezione degli anni 2008 e 2009, nel complesso i valori dell’indice che misura la copertura degli oneri finanziari suggeriscono una discreta capacità delle aziende del settore di coprire sia gli interessi sul debito
• D’altra parte la forte crescita dell’indicatore dopo il 2009 è imputabile all’uscita dal mercato delle imprese più indebitate e ad un generale minor ricorso a fonti esterne di finanziamento
37
*Copertura On. Fin. = Reddito Operativo / Oneri finanziari totali
Legame tra performance
economico‐finanziarie e IPRs
Analisi per quadranti Analisi per quadranti
39
Crescita del fatturato Crescita del fatturato
ROSROS
• L’analisi per quadranti viene effettuata
a) suddividendo le aziende in base al fatto che abbiano livelli di ROS e di crescita del fatturato (misurata con il CAGR) superiori o inferiori alla media di ciascun sotto‐campione determinato dalla dimensione del fatturato, negli anni 2008‐
2011
b) analizzando le imprese in merito alla dotazione di asset intangibili (brevetti e marchi) e in base al quadrante in cui si trovano
Analisi per quadranti Analisi per quadranti
• La suddivisione delle aziende per quadranti e classi di fatturato fa emergere che le aziende con fatturato <2 M€ popolano in maniera predominante il terzo quadrante (efficienza sopra la media, crescita
Posizionamento relativo per dimensione Posizionamento relativo per dimensione e portafoglio IP
e portafoglio IP
41
Implicazioni
Implicazioni (1) Implicazioni (1)
• Dalle analisi emerge che i marchi sono i diritti di proprietà intellettuale più usati nel settore tessile, sebbene non sia del tutto trascurabile il ricorso alla protezione brevettale che rimane concentrato in alcune imprese
– Il 20% delle aziende possiede almeno un brevetto (considerando solo i brevetti dal 2000, tale dato scende al 12%)
– Il 40% circa delle aziende possiede almeno un marchio (dato stabile nel tempo)
• Le imprese fino a 2 M€ non possiedono brevetti mentre sembra apparire una parziale correlazione nella propensione a registrare marchi e le performance misurate in termini di crescita del fatturato
• Le imprese tra 2 e 10 M€ appaiono più attive nell’utilizzo di marchi e brevetti (per quantità ed estensione internazionale) anche se solo alcune hanno un portafoglio misto dei due tipi di diritti di proprietà intellettuale
• Per le imprese oltre i 10 M€ di fatturato si apprezza un utilizzo ancora maggiore di marchi e brevetti, con diverse imprese che detengono un portafoglio combinato dei due tipi di asset.
• Tuttavia, né per le medie né per le grandi imprese è possibile identificare una chiara relazione tra performance e asset intangibili
43
Implicazioni (2) Implicazioni (2)
• In generale, sembra trasparire un contesto caratterizzato da una ridotta capacità di valorizzare gli asset intangibili oggetto dell’analisi
• Chiaramente, le evidenze sulla correlazione tra portafoglio IP e performance sono influenzate da alcune caratteristiche di settore: l’eterogeneità delle imprese (e.g. produttori di tessuti e di macchinari per la realizzazione di tessuti, innovatori nei processi e nei materiali, case di moda) determina un conseguente diverso utilizzo dei diritti di proprietà intellettuale e diverse dinamiche di filiera
• L’impatto della crisi economica globale potrebbe pertanto essere stato diverso sulle varie singole aziende che allo stesso tempo possono aver adottato
Implicazioni (3) Implicazioni (3)
• La strategia relativa alla Proprietà Intellettuale (relativa a scelte di protezione, estensione geografica, investimento nell’enforcement …) ha un impatto positivo solo se allineata alla strategia di sviluppo aziendale complessiva
• Implica un passaggio da una gestione passiva (amministrativa, legale) del portafoglio ad una più attiva
• La ridotta correlazione tra performance e caratteristiche dei portafogli di PI misurata nello studio evidenzia quindi la presenza di asset intangibili non valorizzati in ottica strategica (in particolare per le medie e grandi aziende)
• L’avvio di processi aziendali finalizzati all’allineamento delle strategie di PI e di business richiede una preliminare azione di assessment del portafoglio esistente di intangibili
45
Implicazioni (4) Implicazioni (4)
• Nella prospettiva di valorizzazione degli asset intangibili come strumento di garanzia per la raccolta di risorse finanziarie esterne, è quindi necessario ricorrere ad approcci che identifichino l’impatto dei diritti di proprietà sull’attività aziendale
• In quest’ottica, il progetto MISE‐Unioncamere offre alle imprese un framework per la mappatura e l’analisi degli asset intangibili, finalizzato alla valutazione del loro impatto sulle aree di business delle società