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Il tessile-abbigliamento risulta tra i settori di eccellenza del made in Italy e contribuisce circa al 3% del valore aggiunto dell’industria manifatturiera europea

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Innovazione ed eco-sostenibilità nel settore tessile:

il caso del distretto biellese

Elena Cedrola – Università di Macerata – Via Crescimbeni, 20 Macerata – elena.cedrola@unimc.it – 0733.25871

Loretta Battaglia – Università Cattolica del Sacro Cuore – Largo Gemelli, 1 Milano – loretta.battaglia@unicatt.it – 02.72341

Abstract

La RSI e l’innovazione eco-sostenibile sono tra gli argomenti maggiormente indagati nel corso degli ultimi anni, sia a livello nazionale che internazionale. Il presente lavoro indaga consapevolezza e atteggiamento verso i temi della sostenibilità da parte delle PMI italiane del settore tessile, con particolare riferimento al distretto biellese, ritenuto un’eccellenza sul piano internazionale per la produzione di filati e tessuti di lana.

Parole chiave

Innovazione, sostenibilità, settore tessile, distretto tessile

Introduzione

La Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) e l’innovazione ecosostenibile sono stati tra gli argomenti maggiormente indagati nel corso degli ultimi anni, sia a livello nazionale che internazionale. Su queste tematiche sono state svolte numerose ricerche, a partire dal nuovo settore delle energie da fonti rinnovabili fino a quello agricolo. Sono stati altresì indagati i comportamenti dei consumatori, dalle motivazioni d’acquisto di prodotti green, fino agli effetti che l’attuazione di strategie di marketing green possono avere sui consumatori. Poco è stato scritto invece sul settore tessile-abbigliamento, ritenuto un comparto dall’impatto ambientale relativamente ridotto.

Il tessile-abbigliamento risulta tra i settori di eccellenza del made in Italy e contribuisce circa al 3% del valore aggiunto dell’industria manifatturiera europea. La forte competizione nel settore a livello internazionale, la concorrenza dai paesi emergenti, la crisi economica finanziaria globale hanno indubbiamente contribuito alla revisione dell’orientamento strategico delle PMI del settore, ponendo al centro qualità, innovazione e componenti immateriali del prodotto. Questi elementi, unitamente alle tematiche di crescita sostenibile, hanno portato la RSI ad essere un nuovo orientamento strategico d’impresa, rappresentando un ulteriore elemento di differenziazione rispetto ai paesi emergenti.

In questo contesto, i distretti manifatturieri caratteristici del made in Italy rappresentano il luogo più idoneo per lo sviluppo di maggiore una consapevolezza e

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responsabilità delle imprese verso l’ambiente e verso la comunità in cui sono inserite (Mio, 2012).

Emergono così due domande di ricerca che si intendono verificare.

Q. 1 L’internazionalizzazione d’impresa e la competizione globale spingono le imprese del made in Italy del tessile verso una differenziazione conseguita, in particolare, attraverso un’innovazione eco-sostenibile (prodotti, processi, certificazioni, relazioni sociali)?

Q. 2 Il distretto manifatturiero favorisce lo sviluppo di atteggiamenti e attività green da parte delle imprese?

RSI e sviluppo ecosostenibile nel settore tessile

Negli ultimi anni il settore tessile europeo sta affrontando una serie di sfide dovute essenzialmente alla crescita della competizione a livello globale e a una crescente delocalizzazione nei paesi a basso costo del lavoro. A ciò si aggiungono la recente crisi finanziaria e la preoccupazione per il cambiamento climatico che stimola le imprese di tutti i settori a ripensare le proprie strategie, riorientandole verso approcci maggiormente rispettosi di territori e individui.

In un quadro di forte competizione internazionale e di evoluzione nei comportamenti d’acquisto, i player del tessile-abbigliamento europei hanno scelto di riposizionarsi su fasce alte di mercato, con specializzazioni a elevato contenuto tecnologico, qualitativo e innovativo. Inoltre, notevole è l’attenzione verso i temi della RSI, in cui rientrano anche la sicurezza e la tutela dell’ambiente. In tale contesto, le imprese del sistema moda hanno investito e investiranno sull’eco-compatibilità e, più in generale, su politiche di sviluppo sostenibile (Gallante e Tartaglione, 2010).

In tema di RSI nei settori manifatturieri tradizionali del made in Italy è stata condotta un’indagine dall’Osservatorio Nazionale dei Distretti (Mio, 2012), che riguarda nello specifico la responsabilità nei confronti dell’ambiente e la dimensione sociale della RSI. Dall’indagine è emerso che nei settori labour intensive e con rapporti industriali solidi, come il tessile, si riscontra una particolare attenzione verso le relazioni con i dipendenti. La capacità di garantire sicurezza e benessere ai propri collaboratori negli ambienti di lavoro è una condizione essenziale per aumentare l’efficienza dei processi produttivi e per meglio supportare i cambiamenti e le sfide del settore (Gallante e Tartaglione, 2010).

Analizzando più nel dettaglio la componente ambientale, gli studi svolti da Fondazione Symbola e Unione Camere nel rapporto GreenItaly 2012 (Dardanello e Realacci, 2012) confermano che le imprese italiane hanno investito nel tempo su un’ampia gamma di politiche ambientali.

Le PMI che hanno deciso di investire nella green economy hanno identificato nella qualità e nell’innovazione una possibilità di superare la crisi, rimanendo competitive rispetto al mercato e sostenibili rispetto all’ambiente e alle risorse sociali. Per le imprese del settore tessile-abbigliamento si riscontra che gli investimenti sono inferiori rispetto alla media delle altre imprese. La ragione è da ascriversi primariamente alle limitate possibilità d’investimento delle PMI del settore; in

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secondo luogo la sensibilità dei consumatori italiani nel settore moda sembra essere ancora contenuta (Dardanello e Realacci, 2011; Devinney et al., 2006). Tuttavia dall’analisi svolta sull’impegno delle imprese nella riduzione del proprio impatto ambientale (riduzione dei consumi energetici e delle emissioni in atmosfera, diminuzione dei rifiuti attraverso maggiori recuperi) emerge che le performance migliori sono state riscontrate proprio nel settore tessile-abbigliamento (Dardanello e Realacci, 2011).

Sempre in base a tale studio si possono identificare tre ambiti principali su cui declinare il concetto di sostenibilità. Il primo focus è rappresentato dalle materie prime, dalla selezione e dalla certificazione lungo tutta la filiera. Il secondo dai processi produttivi, responsabili di gran parte dell’impatto ambientale. Anche a livello di processo si può intervenire sulla questione dei rifiuti e dei recuperi degli scarti dalle lavorazioni tessili. Tuttavia, gli interventi più significativi provengono dai comparti tintoria e finissaggio, che consumano circa l’85% delle acque, il 75%

dell’energia e il 65% dei prodotti chimici di tutto il processo produttivo. Il terzo ambito attiene alle innovazioni di prodotto. Accanto al recupero di scarti industriali e del post-consumo (che ha incentivato non solo il riutilizzo dei prodotti tessili, ma anche lo sviluppo di nuovi materiali) va aggiunta la nuova frontiera delle nanotecnologie (Dardanello e Realacci, 2011 e 2012).

Metodologia della ricerca

Alla luce di queste considerazioni, il presente lavoro indaga consapevolezza e atteggiamento verso i temi della sostenibilità da parte delle PMI italiane del settore tessile, con particolare riferimento al distretto biellese, ritenuto un’eccellenza sul piano internazionale per la produzione di filati e tessuti di lana.

Anzitutto sono state raccolte informazioni secondarie sul distretto con il supporto dell’Unione Industriale Biellese. Queste hanno consentito l’individuazione delle iniziative avviate per lo sviluppo di un approccio ecosostenibile d’impresa, nonché dei nominativi delle aziende distrettuali che si sono distinte nell’applicazione dei principi di eco-sostenibilità.

La seguente fase di ricerca ha previsto la raccolta d’informazioni primarie attraverso la predisposizione di un questionario somministrato via e-mail alle aziende selezionate (11 rispondenti). Nel dettaglio, è stato indagato l’approccio delle imprese all’eco-sostenibilità, attraverso l’indicazione di quali pratiche sono state intraprese per ridurre il proprio impatto ambientale, le motivazioni, i vantaggi e gli svantaggi di un orientamento green, e il tipo di certificazioni ambientali che sono state ottenute dalle aziende.

A seguire, sono state realizzate interviste face-to-face con imprenditori, amministratori, responsabili commerciali e della produzione, al fine di approfondire i temi indagati: innovazioni di prodotto, innovazioni di processo, strategia ecosostenibile e certificazioni (periodo di svolgimento luglio 2012 - novembre 2012 – Numerosità aziende 10). Nel prosieguo vengono presentati in sintesi i risultati della ricerca.

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Distretto tessile biellese: iniziative per uno sviluppo ecosostenibile

Nel settore della moda l’innovazione ecosostenibile è una strategia non ancora consolidata. Al momento è adottata principalmente dalle grandi catene distributive o dalle imprese con visibilità presso il consumatore finale. Il distretto biellese è caratterizzato da imprese operanti nel B2B, dunque, a parte poche eccezioni, il concetto di innovazione ecosostenibile deve ancora radicarsi. Per questa ragione, l’Unione Industriale Biellese, la Camera del Commercio di Biella e varie associazioni di categoria, si stanno impegnando per promuovere la competitività delle imprese del distretto orientandole verso strategie di RSI.

La Fondazione Biella the Art of Excellence è un’iniziativa promossa dall’Unione Industriale Biellese per la realizzazione di abbigliamento di qualità ed etico da un punto di vista umano e sanitario1. La Fondazione si configura come un marchio di qualità e di certificazione ambientale riconoscibile a livello internazionale, in quanto per ottenerlo bisogna soddisfare rigorosi criteri etici e qualitativi.

L’Associazione Tessile e Salute2 è nata nel 2004 come ente no profit allo scopo di integrare due settori diversi: il tessile e la salute. Si propone di sviluppare nuove conoscenze sui prodotti tessili, con riferimento particolare agli effetti sulla salute e sul benessere del consumatore, nonché sull’ambiente. Diffonde inoltre i risultati di ricerca e innovazione su materiali, tessuti e processi, nonché su nuove patologie e rischi dermatologici derivanti dal contatto con sostanze presenti nei prodotti tessili.

A Biella sono poi sorti altri enti per favorire lo sviluppo sostenibile sul territorio. Il Polo Innovazione Tessile di Biella, che fa parte dei poli d’innovazione che la Regione Piemonte ha messo a disposizione come strumenti per favorire la crescita e lo sviluppo del territorio. Il Polo è costituito da un insieme d’imprese, consorzi ed enti di ricerca, il cui obiettivo principale è il trasferimento di tecnologie e conoscenze dai centri di ricerca alle PMI3.

Con riferimento alla tracciabilità dei prodotti è stato creato il consorzio Biella The Wool Company4 che riunisce esperti della lana e specialisti nelle tecniche di produzione, per promuovere un approccio sostenibile, sia verso i processi e i materiali utilizzati nelle lavorazioni, sia in relazione al rispetto per l’ambiente e alla tutela dei produttori locali.

Iniziative più recenti in tema di RSI si possono invece riscontare nell’attività di sensibilizzazione alla RSI promossa dalla Camera del Commercio di Biella e da Confindustria. Nell’ambito del progetto lanciato dalla Regione Piemonte è stato organizzato un percorso formativo gratuito di introduzione alla CSR per le imprese biellesi5.

1 La Fondazione si basa su un accordo quadro istituzionale per la riduzione dell’impatto ambientale delle produzioni lungo la filiera tessile e comprende un insieme di regole e di requisiti funzionali alla salvaguardia della salute, dell’ambiente e della qualità.

http://www.biellatheartofexcellence.com/it.html ultimo accesso 24/02/13.

2 http://www.tessileesalute.it/ ultimo accesso 23/02/13.

3 http://www.pointex.eu/ ultimo accesso 24/02/13.

4http://www.biellathewoolcompany.it/dnn/BiellaTheWoolCompany/Mission/tabid/54/language/

it-IT/Default.aspx ultimo accesso 24/02/13.

5 http://www.bi.camcom.gov.it e http://www.csrpiemonte.it/progetto/soggetti.htm ultimo accesso 24/02/13.

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5 La ricerca qualitativa sul distretto tessile biellese

Prima di tutto, si riportano i dati relativi alle caratteristiche delle imprese del distretto indagate. Dai questionari si rileva che il 90% delle imprese appartiene al comparto della filatura. Tuttavia alcune imprese evidenziano la presenza di una riorganizzazione strategica che, in base alla ricerca di Maggioni (2009), è iniziata negli anni novanta e vede le imprese del distretto reagire alla crisi cercando di ricompattare la filiera. Questo ha permesso alle imprese interessate di ottenere un maggior controllo sulla qualità della produzione, a partire dalla lavorazione delle materie prime, e di garantire ai propri clienti la massima qualità di prodotti made in Italy (tab. 1).

Tab. 1 Le aziende indagate e le loro caratteristiche

Dal profilo delle imprese analizzate, emerge che quelle caratterizzate da diverse fasi produttive al proprio interno – filatura, tessitura, tintoria – siano anche quelle più longeve. Si rileva inoltre un elevato grado d’internazionalizzazione commerciale.

Sull’argomento dell’eco-sostenibilità nel settore tessile-abbigliamento, dalle interviste di approfondimento eseguite, è emersa una forte contrapposizione tra le innovazioni di prodotto e di processo.

Le innovazioni di prodotto si configurano sia come elaborazione di prodotti innovativi, sia come utilizzo esclusivo di fibre naturali. Le imprese che sono intervenute a livello di prodotto l’hanno fatto perlopiù attraverso l’utilizzo esclusivo

Aziende Anno di

fondazione Comparto Paesi in cui sono presenti

Davifil 1973 Filatura Spagna, Portogallo, Francia, Germania, Repubblica Ceca

Di.vè 1960 Filatura Germania, USA, Francia

Filatura Tollegno 1900 Filatura e tessitura

Russia, Tunisia, Turchia, USA, Svizzera, Corea, Germania, Spagna, Francia, UK, Ungheria, Hong Kong, Giappone, Portogallo, Taiwan, Romania, Cina

Italfil 1969 Filatura Germania, Francia, UK, Spagna, Portogallo

Lanificio Cerruti 1881

Filatura, tessitura, finissaggio e confezionamento, commercio all’ingrosso

Europa, Asia, America, e Medio oriente (in misura minore mercati emergenti)

Lanificio Zignone 1968 Filatura, tessitura, finissaggio

Unione Europea, Centro e Nord America, Egitto, Nord e Sud Africa, Australia, Nuova Zelanda, Russia, Cina, Turchia, Medio Oriente, Giappone e Corea Maglificio Maggia 1780 Tessitura e finissaggio, fornitore

di semilavorati Europa, Far East: Cina e Corea.

Marchi&Fildi 1969 Filatura Tutta Europa e Brasile

Sinterama 1968 Filatura e tintoria

Australia, Austria, Brasile, Belgio, Canada, Filippine, Finlandia, Francia, Germania, Hong Kong, Inghilterra, Israele, Olanda, Polonia, Portogallo, Rep. Ceca, Spagna, Sud Africa, Svezia, Taiwan, Tunisia,Turchia.

Successori Reda 1865

Filatura, tessitura, finissaggio, confezionamento, fornitore di semilavorati, fabbricazione di macchinari per il tessile

Mondo

Vitale Barberis C. 1663 Filatura, tessitura, finissaggio Oltre 90 paesi nel mondo

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di fibre naturali senza contaminazione di fibre sintetiche, considerate più inquinanti poiché non biodegradabili (Davifil, Maglificio Maggia, Lanificio Zignone). Solo 2 aziende tra quelle intervistate hanno realizzato prodotti veramente innovativi da un punto di vista ecosostenibile (Sinterama e Marchi&Fildi). Queste innovazioni a livello di prodotto riguardano l’utilizzo di filati da poliestere riciclato o da fibre di riciclo come il cotone. Alcuni esempi sono illustrati nel quadro 1.

Quadro 1 Esempi di innovazioni di prodotto

Davifil

L’impresa ha sviluppato una nuova fibra ricavata dai semi della soia. Inoltre utilizza di fibre di lana provenienti da pecore morette. In questo caso si tratta di fibre già colorate che evitano il processo di tintura e riducono l’utilizzo di risorse quali acqua ed energia, nonché l’utilizzo di coloranti chimici inquinanti e tossici.

Lanificio Zignone

Ha sviluppato una collezione con tessuti in lana organica certificata sia a livello di materia prima, sia a livello di processo di tintura, secondo i principi del GOTS. Alla creazione di questa collezione ecologica si sono accompagnati dunque anche investimenti fatti a livello di processo, e l’adesione a una certificazione a livello internazionale, che vanno così ad implementare politiche di sviluppo sostenibili.

Marchi&Fildi

L’azienda, che ricicla principalmente fibre di cotone, è molto attiva nella ricerca di nuove linee di prodotto, soprattutto in ambito ecologico. Dall’attività di ricerca e sviluppo è nato, infatti, un filato ecologico chiamato ECOTEC, che viene interamente realizzato con materiali di cotone derivanti da scarti delle confezioni. Questo filato si ottiene grazie ad un processo di riciclaggio che consente di ridurre il consumo di materie prime, di acqua e di energia, nonché di ridurre l’inquinamento dovuto alla tintura di filati, in quanto le fibre ottenute dal riciclo mantengono il colore originale dalle lavorazioni precedenti6.

Sinterama

Quest’azienda si discosta un po’ da quello che è il tessile tradizionale del distretto biellese laniero. Essa si occupa, infatti, di fibre tecniche e performanti per settori come l’arredamento e l’automotive. In questo caso, l’azienda ha sviluppato diversi prodotti ecosostenibili realizzati attraverso il riciclo di fibre di poliestere e di polimeri7.

Si parla invece d’innovazioni di processo con riferimento a modifiche di processi produttivi e macchinari per ridurre l’impatto ambientale. Esse sono spesso realizzate per rispettare le normative o per ridurre i costi aziendali e non per implementare la performance ambientale.

Tutte le imprese indagate hanno confermato di operare in modalità ecosostenibile. Nel dettaglio, 6 imprese hanno indicato la compresenza di numerosi strumenti, tra cui l’utilizzo di materie prime organiche pure, l’introduzione di tecnologie a basso consumo energetico, la riduzione degli scarti e una maggiore efficienza energetica nei processi tintoriali. 7 imprese hanno evidenziato l’ottimizzazione dei processi per la riduzione dei consumi di acqua e di energia. L’iniziativa meno perseguita (4) riguarda la riduzione nell’utilizzo di additivi e coloranti chimici, probabilmente perché buona parte delle imprese non ha un processo tintoriale all’interno della propria filiera. Una

6 http://www.informatex.it/cms/attachments/article/101/QSAJ5.pdf ultimo accesso 4/03/13.

7 http://www.sinterama.it/site/app01/lng/ita/public.nsf/WEB_ALL_FRMTOP_010?openagent

&grp=3&se=1&act=prd&nwsgrp=16&nwssec=1 ultimo accesso 5/03/13.

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sola impresa è impegnata nella riduzione delle emissioni in atmosfera e nella riduzione dell’inquinamento acustico. Alcuni esempi nel quadro 2.

Quadro 2 Esempi di innovazioni di processo

Davifil - Di.vé - Italfil - Lanificio Zignone

Le quattro aziende hanno introdotto il fotovoltaico. Davafil ha anche posto in essere interventi in materia di recupero degli scarti di prodotti dalle lavorazioni, mentre il Lanificio Zignone ha realizzato un depuratore.

Filatura e Tessitura di Tollegno

La controllata Ragno ha sviluppato una propria garanzia ecologica, chiamata garanzia EcoRagno. Si tratta di una garanzia che tutela sia il consumatore che il lavoratore.

La Filatura e tessitura di Tollegno ha realizzato un impianto di depurazione in consorzio con altre imprese condividendone i costi. Questo è l’unico esempio di collaborazione tra imprese nel distretto.

Lanificio F.lli Cerruti

Tra le innovazioni di processo effettuate si evidenzia l’impianto di cogenerazione che utilizza un combustibile vegetale meno inquinante e che riduce i costi del consumo energetico, sistemi di recupero delle acque e di riduzione del consumo di acqua e di energia, nonché riduzione degli scarti.

Successori Reda

Emergono a grandi linee le stesse innovazioni di processo rilevate nelle altre imprese. Tuttavia, quest’ultima impresa si distingue dalle altre dal punto di vista strategico, in quanto, contrariamente alle altre imprese, non viene evidenziato tanto l’aspetto economico di questi interventi, quanto una maggiore responsabilità dell’azienda rispetto al territorio in cui è inserita.

Reda, infatti, è l’unica azienda nel biellese – e unico lanificio al mondo – a possedere il certificato del regolamento EMAS.

I dati indicano un atteggiamento positivo da parte delle imprese rispetto al tema dell’eco-sostenibilità. Sulla base si questo presupposto, si è cercato di indagare che tipo di posizione ricopra l’innovazione ecosostenibile nella strategia d’impresa. La maggior parte (7) ha risposto “un ruolo importante ma non essenziale” e funzionale solo alla riduzione dei costi. Questa linea di pensiero è stata confermata più volte nel corso delle interviste di approfondimento. Solo 3 imprese hanno riconosciuto il ruolo essenziale dell’innovazione ecosostenibile come nuova frontiera di sviluppo per l’azienda. Tuttavia, è positivo che soltanto una gli abbia attribuito un ruolo marginale.

Proseguendo nelle analisi di questo concetto, è stato chiesto alle imprese di individuare i vantaggi di un approccio ecosostenibile. 8 imprese hanno indicato l’ottimizzazione dei processi e la riduzione dei costi nonché dell’impatto ambientale.

7 imprese hanno indicato anche il miglioramento dell’immagine aziendale.

Sorprende, che 5 imprese abbiano indicato anche “nuove opportunità di business” tra i vantaggi dell’innovazione ecosostenibile, riconoscendone così rilevanza strategica, visto che ad altro quesito solo un’impresa aveva assegnato all’eco-sostenibilità un ruolo strategico. Infine, solo 3 aziende hanno dato importanza alla possibilità di rispondere a richieste avanzate dal mercato.

In tema di certificazione ambientale emerge una forte diffidenza rispetto alla sua reale utilità, anche se esistono aziende (Reda) che credono fortemente nella possibilità di gestire i propri processi aziendali seguendo la regolamentazione EMAS. Alcune aziende hanno dichiarato un netto rifiuto a qualsiasi tipo di certificazione. La tabella 2 evidenzia il tipo di certificazione adottato dalle imprese analizzate. Tra le

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certificazioni più conosciute e adottate quella rilasciata dall’ente locale Tessile e Salute, nonché le certificazioni per prodotti tessili come il GOTS o l’OEKO-TEX.

Tabella 2. Certificazioni ambientali e di qualità

Aziende EMAS ISO

14001 ISO 19001

OEKO-

TEX GOTS Nessuna Tessile

&Salute Altre

Davifil X

Di.vè spa X

Tollegno X X

Italfil X

Cerruti X

Zignone X

Maggia X

Marchi&Fildi X

Sinterama X X

Reda X X

Vitale Barberis X

Le imprese del distretto tessile biellese sembrano più propense all’adozione di certificazioni di processo che non di prodotto. Le certificazioni di prodotto sono state adottate solo da 3 imprese; le certificazioni di processo da 4. Tuttavia il tema delle certificazioni a livello di prodotto è importante anche con riferimento alla tracciabilità. Esse possono infatti configurarsi come una soluzione alternativa alle etichette di origine, dato che a livello europeo manca una normativa sulle etichette d’origine per i prodotti tessili Made in Italy, fornendo una garanzia di non dannosità e di controllo qualità, nonché di rispetto per l’ambiente. Le certificazioni di processo (ISO) si configurano, invece come linee guida per implementare una strategia di sviluppo sostenibile dell’azienda a tutti i livelli. Ad esempio Reda propone un prodotto full made in Italy garantito e certificato, accompagnato da un elevato valore aggiunto derivante dal suo impegno nella riduzione dell’impatto ambientale e dalla responsabilità sociale verso il territorio in cui opera.

Conclusioni

Dai dati raccolti si può affermare che le imprese del distretto tessile biellese hanno, da un lato, percepito l’importanza di investire in sostenibilità, anche se con metodi e punti di vista differenti. Dall’altro, si rilevano forti carenze a livello strategico nella gestione del tema ambientale.

Le innovazioni di prodotto sono state realizzate da poche aziende e riguardano principalmente l’utilizzo di materie prime organiche, in alcuni casi certificate, e

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prodotti provenienti dal riciclo di fibre tessili. Ciò giacché richiedono notevoli sforzi in ambito di ricerca e sviluppo e ingenti investimenti. Tali scelte devono necessariamente essere supportate da una forte convinzione a livello manageriale.

Tra gli interventi realizzati a livello di processo si annoverano gli investimenti in tecnologie a basso consumo energetico, ma soprattutto relativi alla riduzione dei consumi di acqua. A questi si aggiunge la diminuzione degli scarti dai vari processi di lavorazione, nonché la riduzione dell’impatto ambientale nei processi tintoriali.

Inoltre, interventi si sono resi necessari per ottemperare alle normative vigenti.

A livello strategico appare come molte imprese si sentano ‘oppresse’ dalle normative in materia ambientale e sociale vigenti in Italia, al punto da non lasciare spazio ad una piena consapevolezza sulla imminente necessità di gestire il proprio impatto ambientale. Gli interventi messi in atto sono spesso indicati come necessari per ridurre i costi dell’azienda o per rispettare le normative. Una sensibilità superiore si riscontra, invece, per i propri dipendenti, sui quali le imprese continuano ad investire in termini di formazione, sicurezza e benessere sul luogo di lavoro. Emerge, dunque, un quadro caratterizzato da luci e ombre. A fronte di imprese che sembrano investire in miglioramento continuo e innovazione, quelle che in realtà sono state in grado di elaborare strategie orientate alla sostenibilità sono numericamente limitate.

Si può concludere che in generale manca la “consapevolezza” della sostenibilità come strumento di differenziazione competitiva, anche per i propri clienti BtoB. Le imprese mettono in atto determinati comportamenti, sostenibili, alla luce di spinte economiche o normative e non in quanto consapevoli del potenziale in essi contenuto. La mancata coscienza impedisce lo sfruttamento di questi elementi per la differenziazione competitiva, soprattutto sui mercati internazionali. La risposta alla Q.1 è no.

La mancanza di consapevolezza limita anche il superamento di cultura e mentalità imprenditoriali molto legate alla tradizione che, se pur apprezzabili, impediscono il superamento della componente dimensionale delle imprese: da impresa singola a impresa appartenente ad un network, a cui è connessa la possibilità di investimenti orientati verso una crescita più sostenibile. Non sono state riscontrate nel distretto collaborazioni nella realizzazione di progetti orientati alla sostenibilità, piuttosto numerose relazioni di filiera commerciali, accompagnate da forte concorrenza sul mercato. Un primo passo verso la costruzione di un atteggiamento collaborativo da parte delle imprese è rappresentato dalle numerose iniziative promosse nel distretto da alcuni attori istituzionali quali: Regione Piemonte, Unione Industriale Biellese, Camera di commercio di Biella e Associazione Tessile e Salute. La risposta alla Q. 2 è dunque positiva. Il distretto è in questo caso il vero motore della CSR, considerata imprescindibile per le strategie di sviluppo delle aziende anche di piccole dimensioni, nonché dello sviluppo di atteggiamenti e comportamenti green delle imprese che ne fanno parte.

Riferimenti bibliografici

Dardanello F. e Realacci E. (2011). GreenItaly, l’economia verde sfida la crisi.

Rapporto 2011. I quaderni di Symbola, 30-47.

Dardanello F. e Realacci E. (2012). GreenItaly, l’economia verde sfida la crisi.

Rapporto 2012. I quaderni di Symbola, 146-147.

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Devinney T., Auger P., Eckhardt G. e Birtchnell T. (2006). The other CSR. Stanford Social Innovation Review. Fall, 30-37.

Gallante F. e Tartaglione C. (a cura di) (2010). Sicurezza e responsabilità sociale come driver chiave per lo sviluppo dell’economia Moda. Ares 2.0 e Soges.

Maggioni M.A. (2009). Il distretto tessile biellese. L’eccellenza sfida la crisi.

Enciclopedia delle economie territoriali. Quaderni fondazione Fiera Milano.

Mio C. (2012). Le politiche di sostenibilità nei distretti industriali italiani.

Osservatorio Nazionale Distretti Italiani, III Rapporto.

Siti internet

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