• Non ci sono risultati.

1111111199999999 AAAAAAAA 22222222000000000000000077777777 ’’’’’’’’AAAAAAAA CCCCCCCC AAAAAAAA FFFFFFFF ’’’’’’’’ “Un villaggio dove far crescere i bambini” RRR LLL MMM RRREEECCCIIIPPPRRROOOCCCIIITTT EEEDDDUUUCCCAAATTTIIIVVVAAA””” “““CCCRRREEESSSCCCEEERRREE

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "1111111199999999 AAAAAAAA 22222222000000000000000077777777 ’’’’’’’’AAAAAAAA CCCCCCCC AAAAAAAA FFFFFFFF ’’’’’’’’ “Un villaggio dove far crescere i bambini” RRR LLL MMM RRREEECCCIIIPPPRRROOOCCCIIITTT EEEDDDUUUCCCAAATTTIIIVVVAAA””” “““CCCRRREEESSSCCCEEERRREE"

Copied!
7
0
0

Testo completo

(1)

PP RPRR OOO PPP OOO SSS TTT AAA DDD UUU RRR AAA NNN TTT EEE

LL ALAA GGIGIIOOORRRNNNAAATTTAAADDIDIISSTSTTUUUDDDIIIOOO OOO RRRGGG AAA NNN III ZZZ ZZZ AAA TTT AAA DDD AAA LLL LLL’’’UU FUFF FFF IIICCC III OOO DDD III PPP III AAA NNN OOO DD EDEE LLL LLL’’’AA MAMM BBB III TTT OOO CCCAA RARRAAA VVV AAA GGG GGG III OOO---TT RTRR EEE VVV IIIGGG LLL III OOO:: :

““C“CCRRREEESSSCCCEEERRREEENNENEELLLLLLAAARREREESSSPPPOOONNNSSSAAABBBIIILLLIIITTTÀÀ ÀEEENNENEELLLLLLAAA RREREECCCIIIPPPRRROOOCCCIIITTTÀÀ ÀEEDEDDUUUCCCAAATTTIIIVVVAAA”””

RRREE LELL AAA ZZZ III OOO NNN EEE DDD III LLLUU IUIIGGG III NNN AAA MMMAA RARR OOO NNN EEE

CC OCOO OOO RRR DDD III NNN AAATTT RRR IIICCC EEE DDDEEE III NNN III DDD III CCC OOO MMM UUU NNN AAA LLL III DDD III TTT RRR EEE VVV III GGG LLL III OOO

“Un villaggio dove far crescere i bambini”

P PP PP P P

PRRRRRRREREEEESEEESSSSSSSSSSSSSSSOOOOOO OO LLLLLLLL’’’’’’’’AAAAAAAAUUUUUUUUDDDDIDDDDIIIITIIITTTTTTOTOOOOOORORRRRRRIRIIUIIIIIUUUUMUUUMM MMMMM DDDDDDDEDEELEEEEELL LLLLL CCCCCCCCEENEEEEEENNNNNNNTTTTTTRTTRRRRRROROO OOOOO AAAAAAAAGGGGGGGGGGGGGGGRGRRRRRREREEEEEEGEGGGGGGGAATAAAAAATTITTTTTIIVIIIIIVVVVOVVVOOOO OOO DDDIDDDDDII IIIII FFFFFFFFAAAAAARAARRRRRRARAA AAAAA GGGGGEGGGEEEEREEERRRRARRRAAAAAA A DDDDDDDD’’’’’’’’AADAAAAAADDDDDDDDDDDDADDDAAAAAAA

in via Piazza Patrioti 1

III II I

IILLLLLLLL 1111911119999999 AAAAAAAAPPPPRPPPPRRRRIRRRIILIIIIILLLLELLLEEEE EEE 22022222200000000000070007777777

(2)

Alla ricerca dei significati delle parole….

Riprendendo dal titolo “Crescere nella responsabilità e reciprocità educativa” la parola Responsabilità che è di uso comune, mi sono soffermata a pensarne il significato nel senso etimologico parola ricercandola sul dizionario:

congruenza con un impegno assunto, in quanto importa e sottintende l’accettazione di ogni conseguenza.

Nello specifico sono specificati anche dei registri dell’azione della responsabilità:

- Assumersi responsabilità;

- Addossarsi responsabilità;

- Prendersi la responsabilità di un’azione; - Una grande responsabilità;

- Non voglio alcuna responsabilità;

L’importanza della responsabilità per i bambini…

Se consideriamo l’insieme della parola Crescere nella responsabilità, la domanda che emerge è: “come è possibile imparare e insegnare la responsabilità?”

Bruno Bettelheim ci ricorda che:

“…..Purtroppo non sì diventa responsabili solo perché qualcuno ci dice che abbiamo delle responsabilità, e neppure se ce le fa effettivamente rispettare….”

“…..Questa convinzione rispetto all’essere responsabile, non è ubbidire agli ordine ma invece è di fare una cosa di libera scelta per rafforzare il rispetto di sé. ……

…..Suggerisce che si assume la responsabilità quando siamo convinti che serve a sé, alla propria crescita e soddisfazione personale….”

Se ripensiamo alle responsabilità che assumiamo noi adulti, quelle che ci danno soddisfazione sono i compiti che sentiamo fortemente come investimento e spinta per la nostra crescita. Quando percepiamo di fare un passo in avanti, e riteniamo il compito come qualcosa che ci dà altre possibilità, nuove, mai considerate nella propria vita, anche professionale.

(3)

Ognuno di noi ha bisogno di trovare nuovi stimoli per rimettersi in gioco, alla prova e in questo caso assumiamo anche la fatica che il cambiamento della crescita ci chiede.

Questa situazione di assunzione di responsabilità è importante per noi adulti, lo è anche per il bambino, che è una persona in crescita.

Noi adulti possiamo trovare dei compiti che possono far sentire i bambini e i ragazzi che c’è bisogno di loro, che il loro apporto può contribuire al benessere familiare e sociale.

Per questo se riteniamo importante far crescere i bambini nella responsabilità vanno considerate oltre alle loro capacità effettive, anche le richieste che noi facciamo di

“far fatica, di affrontare le paure, di scegliere” e il nostro compito è quello di sostenerli con fiduciosi che ce la possono fare. In questo modo possiamo prepararli al gusto della crescita e della vita.

Questa possibilità di crescita è possibile quando c’è chiarezza di intenti tra gli adulti che si occupano di loro. Vi propongo una storia accaduta al nido intitolata:

Dallo scontro al patto tra gli adulti ….

E’ la storia di una situazione difficile, successa qualche anno fa, emblematica di tante storie conflittuali che possono accadere all’interno dei servizi, dalla quale ritengo che abbiamo imparato molto come educatori.

Spesso come educatori all’interno dei nidi ci misuriamo con bambini che in fase di crescita presentato difficoltà di relazione con gli altri. In effetti i bambini non nascono già imparati e nel compito o mandato sociale del nido c’è anche di lavorare sulla dimensione sociale dell’esistenza e sulla socializzazione.

Ma è sempre difficile trattare problemi che riguardano la difficoltà dei bambini di controllare le pulsioni di rabbia, di espulsione, di vicinanza, nello stare in prossimità ad altri.

Una delle pulsioni aggressive più forti con cui può misurarsi un educatore al nido è il morso dei bambini tra di loro e con l’adulto. Nei piccoli esiste un’esplorazione del mondo attraverso la bocca, e quando i bambini sono più grandi il morso è una forma di comunicazione.

L’esperienza dell’essere morsicati è spiacevole, lascia anche una traccia profonda sulla pelle, come un marchio indelebile, un segno dei denti a orologio.

Nella dimensione culturale, il MORSO può essere letto non come una forma di comunicazione e di aggressione dovuta alle difficoltà di relazione ma è più facile leggerla come comportamento negativo e come cattiva condotta: quel bambino è proprio cattivo.

(4)

Ricordo la reazione di alcuni genitori di fronte alle difficoltà di un bambino appena inserito al nido che per farsi strada in mezzo agli altri e comunicare il suo disagio ha iniziato ad aggredire con il morso alcuni compagni. Dissero:

- Ma non potete mettergli la museruola,

- Allontanate questo bambino dal nido e lasciatelo a casa dai suoi genitori,

- Trovate qualcosa da fare per aiutare lui e gli altri bambini.

E’ una bomba a orologeria che può esplodere stare a contatto con queste forme di disagio espresse durante la crescita. Questo dice quanto sia complesso trattare un evento di questo tipo e che è necessario allenarsi per maneggiare anche queste dimensioni distruttive per permettere all’educazione di fare il suo percorso, altro, da quello culturale diffuso.

Di chi è la colpa? Del bambino che è cattivo. E’ lui il problema. Oppure è degli educatori che non sono in grado di assolvere il loro compito. Oppure è dei genitori del bambino che a casa chissà cosa gli permettono……. E’ come se esistesse un modello di bambino a cui noi facciamo riferimento, che non è il bambino reale. E’ il desiderio di un bambino così come noi lo vogliamo: adattato, integrato, socializzato, simpatico, accattivante ecc

Nei momenti di difficoltà nell’occuparci della crescita di un altro, possono uscire a noi operatori alcune frasi che hanno per risultato che nessuno individualmente sembra avere la responsabilità delle proprie scelte.

Ricordo che Igor Salomone, in un incontro di formazione ci disse le seguenti parole.

A volte ci si difende dicendo “Quelli che sbagliano sono sempre gli altri”:

- quelli che agiscono prima…

“ io faccio, faccio, ma chi gli toglie di dosso le abitudini che ha preso all’asilo?…

- quelli che agiscono durante

“è inutile che io insista tanto, se i genitori a casa gli fanno fare quello che vuole”…

- quelli che assolveranno nel futuro

“ con me ha imparato quel che doveva imparare, se poi alle medie l’ hanno rovinato”…

Per noi operatori nella situazione del morso è stato significativo assumerci ognuna la prima responsabilità dicendoci che quella situazione per noi adulti era dura e difficile, che avevamo bisogno di aiuto. C’era qualcosa che ci sfuggiva e che dovevamo imparare da qualcun’altro. In campo educativo voi sapete che chiedere aiuto è già un

(5)

passo avanti, è già assumersi una parte del problema. E’ già mettersi nella condizione di apertura verso ciò che sta avvenendo e che chiede un cambiamento. Non sai in che direzione.

Ma ti offre la possibilità di vedere vie e possibilità di capire e prendere in mano ciò che accade.

Nel chiedere aiuto ognuna di noi ha espresso le proprie difficoltà: rispetto al bambino, al gruppo di bambini, ai genitore del bambino che morsica e a tutti gli altri genitori che si erano coalizzati contro il personale e i genitori del bambino.

Abbiamo deciso di condividere questa responsabilità per individuare la direzione da prendere ed esplorare il senso educativo con la formatrice dello studio Dedalo di Milano Irene Auletta che lavora con noi da 10 anni. Con lei abbiamo individuato delle strategie di azione per essere d’aiuto ai bambini e ai genitori. E’ stato fondamentale anche sentire la sua vicinanza e il suo sostegno per affrontare tutto ciò che chiedeva l’assumersela in pieno quella responsabilità e superare barriere, paure, risentimenti, incomprensioni che c’erano stati con i genitori e nel gruppo di lavoro tra colleghe.

In effetti fermarsi…arrendersi e pensare che non c’è più niente da fare per degli educatori è come cercarsi da soli la cassa integrazione. E io che sono un educatore che ci sto a fare qui?

L’ottimismo, il credere che si può lanciare un sasso e arrivare là…questa è la speranza di vita.

Riuscire ad andare oltre il pensiero dello sfigato che indica che non c’è più nulla da fare.

Sai povero lui, è proprio così!

Mi ha colpito in quel periodo difficile di aiuto del bambino che morsicava, quello che l’educatrice di sala ha imparato prendendosene carico attraverso una relazione privilegiata:

- Sai ora riesco a fermare il bambino e a contenere la sua rabbia dicendogli:

vieni qui vicino a me che in questo momento sei troppo arrabbiato e non riesci a giocare con i tuoi compagni.

- Ma cosa hai in questo momento degli sgrisoli ? E’ più forte di te vero, non riesci a fermarti?

- Sai lo fermo perché per lui è un pericolo lasciarlo andare…è come se lui sta per cadere dalle scale, tu cosa fai…lo lasci andare o lo fermi.

- Devo proteggerlo, se tu vedi come lo trattano gli altri quando lui si avvicina, certo non li posso biasimare ma non posso lasciare che questo continui ad accadere senza provare a fare qualcosa.

(6)

Ognuno di noi si è preso cura di una parte della situazione:

le educatrici:

- del bambino e del gruppo di bambini da una parte e

- dall’altra hanno raccontato ai genitori quali decisioni avevano preso e cosa intendevano fare con il gruppo dei bambini per aiutarli;

la coordinatrice:

- dei genitori del bambino che morsicava rileggendo insieme la difficoltà e non la cattiveria

- il gruppo dei genitori per i quali si è reso necessario un tempo lungo di racconto di storie di difficoltà di crescere per riconoscerla anche in quel bambino e nel gruppo.

E questa esperienza da esplosiva e distruttiva è diventata altro….

Un percorso di crescita, un patto tra noi adulti che ci ha consentito di assumerci insieme una responsabilità collettiva per offrire una possibilità di crescita anche ai bambini, oltre la punizione e la colpa. Una conquista culturale !

Dall’esperienza elaborata a livello pedagogico si impara:

Da questa esperienza abbiamo imparato:

- Che è difficile ammettere nel gruppo di lavoro le proprie mancanze: dire tra di noi che il morso ci metteva in difficoltà, è stato importante per chiedere aiuto e non nasconderci dietro ad un sapere generale non elaborato a livello emotivo;

- A conoscere la complessità del nido data anche dai punti di vista diversi che in situazione di disagio vanno legittimati anche se lontani dalle nostre dimensioni affettive ed emotive: quelle dei genitori, dei bambini e degli educatori ;

- Ad incontrare ognuno di loro tenendo conto del loro punto di vista e mostrare il nostro elaborato ricercandone insieme il senso e il significati per i bambini introducendo delle possibilità di crescita che suggeriva in sé la difficoltà;

- Di non darsi per definiti come adulti e che c’è bisogno di setting formativi per svolgere il proprio ruolo educativo e affrontare delle sfide culturali;

- Ogni problema che sembra insormontabile e delicato, può avere molti sbocchi impensabili che toccano le corde del cuore e non quelle del giudizio che di primo impatto scatta in tutti noi;

- Che l’aiuto reciproco tra gli operatori nei momenti di difficoltà possono creare dimensione di alleanza professionale e fiducia nell’andare avanti;

- Che è indispensabile un patto tra gli adulti per far crescere i bambini, meccanismi di difesa fanno si che i bambini possono essere in mezzo a dei conflitti dove il nido tira da una parte e la famiglia dall’altro dall’altra, con il rischio di fare in due i bambini;

- Che le sfide culturali possono far parte del nostro ruolo e quindi legittimarci di agirle anche se chiediamo agli altri, adulti e bambini, dei cambiamenti;

(7)

Arriviamo ora a conclusione al titolo della relazione:

Un Villaggio dove far crescere i bambini….

Credo che la sfida sta nel sostenere che:

Se si costruisce e si lavora come operatori in gruppo, per far fronte ai problemi educativi che si presentano all’interno dei nostri servizi, andando anche a elaborare in modo differente il pensiero culturalmente più diffuso, attraverso momenti di supervisione e di formazione, mettendoli poi a disposizione di chi incontriamo, genitori e bambini, allora si può dire che il servizio nido si trasforma in un luogo, un villaggio dove far crescere i bambini permettendo anche a noi adulti di crescere con loro.

Luigina Marone

Riferimenti

Documenti correlati

«l’attuazione di un laboratorio regionale dedicato specificatamente alla crescita delle imprese sarde» con il sostegno di istituzione, credito e associazioni

  NORDIC WALKING - condotto da Edoardo Valsania  FERMATI E ASCOLTA - condotto da Giorgio Borri L’Agenda della Salute - referente Carmela Rinaldi Anteo.. psichiatria:

CONTENUTI Motivazioni e stili del volontariato, approccio interculturale, interdipendenza nord-sud del mondo, altri stili di vita,. nuove povertà e

[r]

• Cristina Grieco Assessore Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Toscana e Coordinatrice della IX Commissione della Conferenza Stato Regioni. • Alessandro Mele

Nel 2021 l’Italia guiderà il G20 e ospiterà le voci di giovani attivisti di tutto il mondo che parteciperanno alla Young Conference of Parties.. Vogliamo far sentire la nostra voce

per impostare il numero 1.500, tenere premuto il pulsante rotondo, premere nuovamente il pulsante rotondo per selezionare la cifra successiva, premere la freccia in alto 1

La terza interconnessione tra cambiamento climatico (SDG13), sicurezza alimentare (SDG2) e migrazioni (SDG10), rileva come i disastri ambientali degradino il territorio riducendo la