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NECROLOGIO 416

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Academic year: 2021

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416 RECENSIONI

tiene anche le ultime novità filateliche in materia di alberi e foreste.

Il successivo capitolo terzo (Le foreste e il rimboschimento) è diviso in più e meno brevi sottocapitoli: la foresta equatoriale, la foresta tropicale, la savana alberata e la foresta a galleria, la foresta e la macchia mediterranea, la foresta temperata, la foresta boreale ed, infine, la foresta mediterranea. Corredati da diverse immagini, questi sottocapitoli offrono un esauriente quadro di geografia botanica supportato da ampie e chiare descrizioni.

Il capitolo quarto (Il sottobosco), riguarda la parte arbu- stacea della foresta, anch’esso suddiviso per generi e specie vege- tali che vengono brevemente descritte. Un capitolo a sé quello dei funghi corredato da relative immagini.

Il quinto ed ultimo capitolo (Animali nelle foreste) fa rife- rimento con le relative immagini filateliche, agli animali della foresta equatoriale, a quelli della macchia mediterranea, a quelli ancora della foresta di latifoglie (compresi gli uccelli), agli ani- mali della taiga.

Se per il filatelista il volume di Boggia ha certamente un interesse scontato, per il non collezionista ha un indubbia attrat- tiva storica e naturalistica alimentata dalle puntuali, chiare ed esaurienti descrizioni dell’Autore che dobbiamo ringraziare di averci condotto, nelle nostre e altrui foreste, per un sentiero poco noto ma sicuramente affascinante.

ANTONIOGABBRIELLI

GIUSEPPEGISOTTI, 2011 – Le unità di paesaggio. Analisi geo- morfologica per la pianificazione territoriale e urbanistica.

Dario Flaccovio Editore, Palermo. 478 pagine. Prezzo

€ 45,00. Collana Sigea di geologia ambientale; info@dar- ioflaccovio.it; http://www.darioflaccovio.it; tel.

091/6700686.

Fra le conoscenze e le competenze affidate all’area ecolo- gico-territoriale, vi sono quelle afferenti la realizzazione di insediamenti e infrastrutture civili, industriali o rurali, di inter- venti di sistemazione e bonifica di terreni dissestati o degra- dati, di opere antinquinamento. La varietà di tali interventi rende indispensabile una moderna ed avanzata conoscenza degli aspetti caratterizzanti i diversi ambienti geo logici e pedo- logici destinati ad ospitare la struttura, dei fattori naturali che regolano gli equilibri e l’evoluzione di tali ambienti, delle con- seguenze delle rotture di tali equilibri. E’ necessario un approccio pratico-metodologico per lo studio e la realizzazione di spe- cifici progetti di intervento, partendo da una rigorosa descri- zione dei vari ambienti geologici e pedologici italiani. Ne deriva l’opportunità di una metodologia sperimentale che, partendo dalle componenti ambientali roccia e suolo, consenta una valu- tazione delle risorse del territorio rivolta alla determinazione della sua attitudine per i diversi tipi di utilizzazione, avuto riguardo anche ai principali parametri direttamente o indi- rettamente influenzati dalla natura e distribuzione delle for- mazioni geologiche e dei suoli, quali risorse idriche, risorse minerarie, propensione al dissesto idrogeologico, erodibilità e fertilità dei suoli, vulnerabilità all’inquinamento delle acque e dei suoli. Per rispondere alle citate esigenze si propone un’o- pera che si vuole caratterizzare per la semplicità della meto- dologia seguita, che individua, nelle aree geologicamente omogenee, la chiave di lettura del territorio. Infatti, indivi- duate quindici unità geomorfologiche fondamentali del terri-

torio italiano (che nelle scienze ambientali vengono chiamate unità di paesaggio), mediante altrettante Schede si mettono in evidenza i parametri che ne definiscono le potenzialità e le limitazioni d’uso, spesso correlate fra loro in un rapporto di causa-effetto: substrato geologico, forme del rilievo, idrologia superficiale e sotterranea, caratteristiche geotecniche, peri- colosità geologica – stabilità geomeccanica, clima, suolo, vege- tazione, processi geomorfici. Alla fine di ciascuna Scheda vengono evidenziate le utilizzazioni ottimali e le limitazioni d’uso dell’Unità di Paesaggio.

Il nucleo del lavoro, ossia le Schede, viene preceduto da una introduzione che illustra la metodologia seguita nella selezione delle Unità e seguita da una descrizione ragionata dei dieci para- metri utilizzati, preparata per i non specialisti. Il volume pro- pone una rigorosa correlazione fra i parametri naturali del territorio, cioè roccia-suolo-acqua-clima-vegetazione, che con- tribuisce alla corretta comprensione dei processi evolutivi o degenerativi dell’ambiente, al fine di poter impostare azioni pre- ventive o, all’occorrenza, interventi di risanamento connaturati alla specificità dell’ambiente ospite. Il testo è destinato a chi opera nelle discipline geologia, pedologia, ingegneria civile e idraulica, agronomia, architettura del paesaggio, urbanistica e in genere a tutti i liberi professionisti, dipendenti pubblici e docenti che siano interessati a vario titolo alle scienze dell’am- biente e del territorio.

IN RICORDO DI MICHELE PADULA

Il 24 giugno di quest’anno a Pratovecchio, in provincia di Arezzo, moriva improvvisamente il professor Michele Padula, uno dei più noti membri della nostra Accademia, di cui era stato socio fino dal 1971, prima come corrispondente, quindi come ordinario dal 1986.

Nato a Firenze nel 1932, egli si era laureato in Scienze fore- stali – con 110 e lode – nel ’55, con una tesi di fitogeografia (Sui li- miti altimetrici del faggio in Garfagnana) discussa col professor Ro- berto Corti.

Di votazioni massime con lode ne conseguì in gioventù al- tre due, a conclusione di un corso di agricoltura tropicale e sub- tropicale, prima, e di erboristeria nel 1957. Ma non era stato sol- tanto lo studente molto impegnato nelle discipline scolastiche: esu- berante sportivo negli anni giovanili, fu poi per tutta la vita preso a fondo – al di là del suo campo professionale – anche da serio interesse per il mondo culturale: scientifico, letterario, artistico.

Un’ultima notazione di carattere generale: su ogni argomento la sua attenzione non era mai superficiale, ma quasi puntiglio- samente rigorosa. Ed ancora: programmava con chiarezza la sua attività (come pure le brevi vacanze), e non lasciava in sospeso un lavoro iniziato; era cioè di quelle persone per le quali – per usare il motto di un altro anziano accademico – nefas est inceptum non perficere!

Nel 1957 Padula, superato l’esame di concorso, entra nel Corpo Forestale dello Stato, e da quel momento vi svolge tutta la sua carriera, dal gradino iniziale di ispettore aggiunto fino al pen- sionamento come dirigente superiore.

Dopo aver operato negli ispettorati di Avellino, Napoli e Ca- tanzaro (con la parentesi del servizio di leva come ufficiale di

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complemento nell’Aeronautica Militare), nel 1960 fu nominato responsabile dell’ufficio di Nicastro dove ferveva l’attività della Legge Speciale per la Calabria. Ma già nell’autunno del 1961 l’Amministrazione lo trasferì a Sabaudia, con l’impegno prima di organizzare i lavori per ripristinare quasi a fundamentis l’edifico destinato a seconda sede della Scuola guardie e sottufficiali, quindi con l’incarico di istruttore ed insegnante di botanica e selvicoltura dei giovani allievi (ed in seguito anche di coman- dante della stessa sede).

Col 1965, dopo la Scuola, ha inizio la sua attività in seno al- l’A.S.F.D. (Azienda di Stato per le foreste demaniali): prima al Corniolo di Forlì, quindi per un breve periodo a Cecina ed in- fine – dal 1973 in poi – a Pratovecchio, come amministratore delle foreste Casentinesi; e qui nell’aprile del ’97 si è conclusa la sua storia col C.F.S. (Negli ultimi due anni aveva parallelamente ricoperto l’ufficio di capo del Coordinamento regionale della Toscana).

Questa, in breve sintesi, l’arida cronologia del Padula ufficiale forestale dello Stato.

Parallelamente, anzi contestualmente alla encomiabile…

militanza nel Corpo Forestale, Michele Padula ha vissuto una ininterrotta, appassionata immersione nel mondo della Flora e Ve- getazione, mondo che era divenuto quasi una sua seconda na- tura. Così, ad esempio, per gli studi, per le lezioni tenute a gruppi diversi di studenti e studiosi e per le ricche pubblicazioni, nel 1970 conseguì la libera docenza in “Botanica forestale” e per lunghi anni fu, tra l’altro, membro del Gruppo di lavoro della Società Botanica per la conservazione della Natura.

A partire dal 1964 aveva iniziato la raccolta di un erbario, prima limitato al Parco nazionale del Circeo e poi, anno dopo anno, esteso ed arricchito con campioni di flora erbacea ed ar- borea di molti altri territori; e come istruttore degli allievi del C.F.S. trasmetteva loro questa passione, proponendo gare fra le squadre che avevano radunato i più interessanti campioni (qual- cuno dei ragazzi ha continuato poi, per proprio gusto, questo non comune esercizio anche fino a tarda età). È previsto che l’Er- bario Padula venga ora devoluto alla Sezione botanica del Mu- seo di Storia naturale dell’Università di Firenze.

Non solo, ma – punto di particolare significato ed efficienza – trasferì in ogni occasione le sue conoscenze e convinzioni nel la- voro che andava via via svolgendo. Così, come progettista di opere di rimboschimento, curò sempre l’impiego di specie eco- logicamente più consone con l’ambiente cui erano destinate; e dai vivai che amministrò nelle diverse fasi del suo servizio distri- buiva imperiosamente pure ai privati che ne facevano richiesta, solo piantine adatte alla zona.

Anche da ufficiale di complemento dell’Aeronautica (ramo

Servizi), incaricato di programmare il rinnovamento del parco dell’aeroporto di Pisa, non mancò di privilegiare le specie erba- cee ed arbustive che considerava più rispondenti a quel contesto ecologico.

L’attività scientifica e tecnica di Padula è attestata da un lungo elenco di pubblicazioni: articoli su riviste scientifiche o anche solo di divulgazione; letture o interventi in Accademia;

schede tematiche per varie enciclopedie; interventi in convegni nazionali ed internazionali; dibattiti; vademecum per escursioni guidate di studiosi; proposte operative per la tutela di aree di particolare interesse geobotanico…

La sua esuberante e… vulcanica presenza nei lunghi anni di lavoro non è stata sempre esente da critiche, anche – per esempio – da parte di chi gli rimproverava di esser più botanico che sel- vicoltore, o di chi si sentiva urtato dai suoi modi toscani, scarsa- mente diplomatici. D’altronde non sono molte, nella storia della cultura italiana (letteraria, artistica, tecnica o scientifica) le fi- gure di spicco che non abbiano provocato o subìto attacchi e cri- tiche. Comunque Padula continuò sempre con impeto e sere- nità il cammino professionale, scientifico e didattico.

I suoi studi ed interventi hanno riguardato le condizioni eco- logiche, la composizione e distribuzione della flora boschiva; la struttura degli apparati radicali in séguito alla modifica della falda freatica; lo studio di pollini fossili; la conversione ad alto fusto di cedui di faggio invecchiati; il recupero di aree degra- date, e così via. Le zone oggetto di tanta applicazione vanno dalla Garfagnana (lontano teatro della sua tesi di laurea e poi, molti decenni più tardi, di uno studio, condotto insieme a P. Virgilio Ar- rigoni ed altri, sulla “Riserva di luoghi naturali” dell’Orrido di Botri), alla Sila Piccola ed alle Serre di Catanzaro; dalla foresta e Parco nazionale del Circeo all’Appennino Tosco-romagnolo, ovunque con intensi e ripetuti rilevamenti; dalle pinete raven- nati di San Vitale e Classe; alle foreste Casentinesi (ovviamente!) in tutta la loro estensione, con una messa a fuoco tutta speciale sul gioiello della Riserva di Sasso Fratino…

Anche da pensionato non ha cessato di studiare ed ammaestrare;

e nei pressi della sua abitazione in Pratovecchio aveva costituito da tempo, lavorando personalmente di vanga e zappa, una raccolta di soggetti forestali (anche di specie esotiche) che modestamente e scherzosamente aveva battezzato Pusillum arboretum, ammirato da quanti lo hanno visitato. La morte ne ha troncato il proget- tato completamento.

Michele Padula se ne è andato quando ancora, nonostante l’età, avrebbe potuto aggiungere altri bei traguardi alla sua opera. Lo ricordiamo con tristezza e sincero rimpianto.

C. BERTINI

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