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FAUNA E FORESTE GLI ANIMALI SELVATICI DEI NOSTRI BOSCHI

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PAOLO CASANOVA (*) - ANNA MEMOLI (**)

AVIFAUNA E AMBIENTI FORESTALI (

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Gli uccelli sono particolarmente adatti nelle analisi ecologiche per la loro sensibi- lità ai diversi fattori ambientali. Nella scelta dell’habitat, le diverse specie privilegiano quelli con strutture selvicolturali idonee alla loro biologia, in particolare per quanto riguarda la nidificazione e l’offerta alimentare. Questa peculiarità offre un’interessante chiave di lettura, in quanto modifiche all’assetto vegetazionale sono rilevabili anche mediante l’evoluzione dell’avifauna presente.

Parole chiave: uccelli; boschi; indicatori ecologici.

Key words: birds; forest; ecological indicators.

P REMESSA

Gli studi condotti sull’ecologia degli animali selvatici considerano, in particolare, i rapporti che intercorrono tra le diverse popolazioni e le carat- teristiche ambientali dei singoli ecosistemi. Ciò consente di valutare la peculiarità faunistica di un determinato ambiente: cioè il legame esistente tra quest’ultimo e la distribuzione spaziale e temporale di alcune specie.

Tali informazioni rivestono una notevole importanza in quanto favoriscono la formulazione di ipotesi su eventuali perturbazioni prodotte dall’Uomo all’ambiente al quale le suddette specie sono associate.

Gli uccelli possiedono caratteristiche che li rendono particolarmente utili nelle analisi ecologiche. Le comunità ornitiche presentano un’ampia diffusione, con un elevato numero di specie (popolazioni), e mostrano una notevole sensibilità ai diversi fattori ambientali. Il volo consente loro una risposta rapida alle alterazioni che si verificano negli habitat; in particolare

(*) Docente di gestione faunistica presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Forestali, Università degli Studi di Firenze.

(**) Dottore di ricerca presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Forestali, Università degli Studi di Firenze.

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Gli Autori hanno svolto il lavoro in parti uguali.

– I.F.M. n. 6 anno 2008

FAUNA E FORESTE

GLI ANIMALI SELVATICI DEI NOSTRI BOSCHI

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se legate ai mutamenti nella struttura della vegetazione. Sempre con il volo, gli uccelli possono anche superare, o far diminuire, l’effetto negativo della frammentazione ecologica all’interno del paesaggio senza la necessità di eventuali «corridoi faunistici».

Questi ultimi rivestono un’importanza fondamentale nella stabilità degli ecosistemi e sono stati così definiti nel 1990 dalla Ninth U.S. Circuit Court of Appeal: vie attraverso le quali gli animali possono muoversi, le piante possono propagarsi, gli scambi genetici possono avvenire, le popolazio- ni possono spostarsi in risposta ai cambiamenti ambientali e a disastri naturali e le specie minacciate possono venire supportate da popolazioni provenienti da aree diverse.

Tutte le specie di Uccelli presenti nei boschi sono caratterizzate da una notevole selettività nella scelta delle zone da occupare. In genere ven- gono privilegiati gli habitat che dispongono di una adeguata offerta alimen- tare con una ridotta competizione interspecifica e che presentano una strut- tura selvicolturale idonea alla biologia della specie; in particolare per quan- to riguarda la nidificazione.

Il presente lavoro intende evidenziare i rapporti che diverse specie di uccelli stabiliscono con le aree boschive, con particolare riguardo all’utiliz- zazione delle risorse offerte dalle fitocenosi. Modifiche all’assetto vegetazio- nale possono portare, anche nel breve periodo, all’evoluzione della compo- sizione dell’avifauna presente: evoluzione positiva o negativa a seconda degli interventi selvicolturali.

I L BOSCO DISPENSATORE DI CIBO E DI SPAZIO

In estrema sintesi si può affermare come gli ambienti boschivi risulti- no molto adatti ad essere occupati dagli uccelli per le seguenti ragioni:

– garantiscono un’offerta trofica nelle diverse stagioni e un’ampia disponi- bilità di siti di nidificazione;

– offrono favorevoli condizioni per difendersi da eventuali predatori e per svolgere il ciclo biologico;

– consentono di sfruttare lo spazio tridimensionale che caratterizza la loro struttura. È vero che, grazie al volo, anche gli insetti possono fare altret- tanto e, quindi, entrare in linea teorica in competizione con gli uccelli.

Ma il loro limite è legato al fatto che i primi sono confinati in spazi ristretti, mentre l’avifauna è in grado di spostarsi, in base alle proprie esi- genze, da un punto all’altro anche in modo continuo e su grandi distanze in tempi brevi.

Queste caratteristiche determinano una diversa modalità di distribuzio-

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ne dell’avifauna nel bosco durante il periodo riproduttivo (primavera) e in inverno; si ha quindi un diverso uso del territorio nelle due stagioni. Nel periodo riproduttivo vi è in genere un utilizzo più ampio dell’ambiente dovu- to alla territorialità tipica di questa fase; in inverno si assiste invece a una con- centrazione delle popolazioni nelle zone più ricche di risorse alimentari.

Il continuo fabbisogno di energia rapidamente metabolizzabile obbli- ga gli uccelli, in particolare le specie di piccole dimensioni, ad una costante ricerca di cibo. Quest’ultima attività assume toni frenetici nel periodo del- l’allevamento della nidiata e nel corso dell’inverno.

Una stagione invernale particolarmente rigida e soprattutto la scarsità di cibo condizionano pesantemente le popolazioni ornitiche, in particolare quelle sedentarie. R ICKLEFS (1969), tra le cause più importanti di mortalità, ha indicato inoltre la penuria o la mancanza di cibo ad alto contenuto pro- teico durante il periodo della nidificazione.

La dieta si presenta molto varia e cambia a seconda delle specie e dell’offerta dell’habitat. Tuttavia, anche nella loro diversità, gli alimenti pre- senti hanno in comune una elevata digeribilità ed un alto valore nutritivo, energetico e proteico. Numerose sono le specie granivore proprie della nostra avifauna, altrettanto quelle in prevalenza insettivore. Le specie appartenenti al primo gruppo ricercano nel bosco la disponibilità di semi e frutti, prodotti non solo dagli alberi ma anche dallo strato arbustivo e da

Figura 1 – Ambienti di crinale con pascoli utilizzati, vegetazione palustre (giunchi, cespuglieti di gine- pro misto a susino selvatico e salici) e ceduo di faggio governato: un ambiente pressoché ideale per la sosta dei migratori durante il volo post-nuziale.

– Crest environments with used pastures, marsh vegetation (rushes, juniper bushes mixed with

bullace and willows) and coppice of beech: an almost perfect environment for the rest of migratory birds

during the autumn flight.

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quello erbaceo. Quelle insettivore si affidano alla presenza della fauna invertebrata, in prevalenza Insetti. Si può affermare che è soprattutto grazie alla «mediazione» degli Insetti che si realizza il flusso energetico utilizzabile dagli Uccelli. La presenza degli Artropodi costituisce un forte richiamo non solo per le specie insettivore, ma anche per tutte quelle granivore; l’alimen- tazione dei nidiacei è sempre e comunque basata su larve di Lepidotteri, formiche, afidi, neanidi di Ortotteri, ecc. La tendenza a modificare il regi- me alimentare non è solo in funzione dell’allevamento della prole, ma è pre- sente anche in individui adulti nel corso delle varie stagioni. Ad esempio il fringuello, la cui dieta in autunno e in inverno è interamente rivolta ai semi, nel periodo riproduttivo diventa prevalentemente insettivoro e in tal modo riesce a immagazzinare la quantità di energia necessaria.

L’elevata disponibilità di spazio tridimensionale che l’ambiente foresta- le offre all’avifauna, consente alle diverse specie di individuare, con relativa facilità, l’area più favorevole nella quale insediare il proprio nucleo riprodut- tivo. La maggior parte dei luoghi di nidificazione si trova sugli alberi, molto spesso nelle cavità del tronco (picchi, storno, colombella, sittidi, ecc.), per cui assume particolare rilievo l’età del soprassuolo arboreo. La posizione del nido sui rami riveste un elevato valore nell’etologia delle diverse specie. Al riparo delle chiome, i maschi lanciano i loro richiami territoriali, dando inizio a tutti quei comportamenti ritualizzati che precedono la formazione delle coppie. È sempre dall’alto dei rami che gli uccelli riescono a individuare le loro poten- ziali prede nelle radure circostanti e negli spazi aperti.

La struttura verticale del bosco rappresenta quindi uno dei fattori che maggiormente influisce sulla composizione e sulla densità delle comunità ornitiche nei differenti popolamenti arborei (E RDELEN , 1984). La diversità specifica delle comunità aumenta in misura proporzionale alla complessità degli habitat. I boschi maturi, caratterizzati da una maggiore complessità strutturale rispetto a quelli giovani (maggior numero di strati, più abbon- dante sottobosco, ecc.), favoriscono la presenza di popolamenti ornitici più ricchi di specie (W IENS , 1989).

Il numero di specie di Uccelli presenti e l’abbondanza degli effettivi di

popolazione sono strettamente correlati alla biodiversità complessiva del-

l’ambiente. Di norma si riscontra una maggiore ricchezza specifica dell’avi-

fauna in zone con elevato grado di eterogeneità ambientale. La presenza di

numerosi strati vegetazionali consente a molte specie di uccelli, anche con

esigenze ecologiche diverse, di realizzare le loro nicchie ecologiche con un

elevato grado di sovrapposizione spaziale. Non è un caso che i valori mag-

giori di ricchezza specifica si registrino nei soprassuoli alveali e ripari che,

in conseguenza delle trasformazioni ambientali, oggi appaiono sempre più

ridotti e, in diversi casi, a rischio continuo di sopravvivenza. La complessità

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strutturale della vegetazione arbustiva e arborea e la contemporanea pre- senza di alberi di notevoli dimensioni sono i fattori che più di altri favori- scono una elevata complessità dei popolamenti ornitici. Un rigoglioso sot- tobosco, in genere, arricchisce queste fitocenosi con specie di Uccelli tipi- che di ambienti arbustivi, mentre la presenza dell’alto fusto favorisce una complessa stratificazione delle comunità ornitiche. Esse possono così disporre di nicchie diverse e sfruttare nel miglior modo le fasce orizzontali di vegetazione che vanno dal tronco fino alla chioma.

A VIFAUNA CARATTERISTICA DI ALCUNE TIPOLOGIE VEGETAZIONALI

Risulta sempre molto difficile fornire una esatta descrizione qualitati- va e quantitativa dell’avifauna presente nelle varie tipologie forestali. Le alterazioni prodotte nei diversi ambienti hanno determinato variazioni nella complessità dei popolamenti di uccelli, sia stanziali sia migratori, per cui appare del tutto impossibile poter risalire all’originaria distribuzione dell’a- vifauna tipica dei diversi ambienti boschivi. Come conseguenza, alcune spe-

Figura 2 – Castagneto da frutto ancora utilizzato. Rappresenta un «bosco» ideale non solo per le fonti alimentari ma anche per la nidificazione.

– Fruit chestnut wood still used. It represents an ideal «wood» not only for food resources but

also for nesting.

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cie strettamente legate all’ambiente forestale, in particolare ai boschi di conifere e a quelli misti, hanno ampliato il loro areale di distribuzione.

Ma non sono soltanto i grandi cambiamenti nella copertura forestale di vasti territori che possono incidere profondamente sulla distribuzione delle comunità. Anche il semplice disboscamento, per la tracciatura o l’al- largamento di una strada in un comprensorio forestale, può determinare la scomparsa di alcuni biotopi con abbondante sottobosco e quindi la conse- guente rarefazione delle specie che risultano maggiormente legate ai sud- detti ambienti. Studi sull’ecologia del paesaggio (A NDREN , 1994) hanno evi- denziato come l’effetto della frammentazione sia avvertito dopo una perdita del 10-30% dell’habitat originale. Anche se in modo sintetico, vengono di seguito esaminate le relazioni esistenti tra alcune importanti fitocenosi fore- stali e l’avifauna con particolare riferimento ai fattori che maggiormente possono incidere sulla complessità di quest’ultima.

Faggete

Quando non sono pure, monospecifiche e strettamente coetanee, in genere costituiscono un ecosistema che favorisce la presenza di complessi popolamenti ornitici. Difatti, al pari di molti altri boschi naturali, la ric- chezza specifica dello strato arboreo e di quello arbustivo fornisce abbon-

Figura 3 – Civetta che ha trovato rifugio nella cavità di un tronco forse in precedenza ampliata dal

«lavoro» di un picchio.

– Owl taking shelter in a trunk hollow probably previously widened by the «work» of a

woodpecker.

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danza di cibo e riparo in particolare alle specie nidificanti. Invece l’assenza del sottobosco influenza negativamente la composizione e la distribuzione dell’avifauna. Nel periodo autunnale, non è raro rilevare in queste fitoceno- si anche la presenza di alcuni uccelli di passo, in particolare Fringillidi, attratti dalla disponibilità di faggiole. Tra le specie più legate alla faggeta, si ricordano la colombella, il colombaccio, i picchi, lo storno, il ciuffolotto, le cince, alcuni rapaci notturni come l’allocco e il gufo comune e piccoli uccelli di macchia se presente il sottobosco. Quasi sempre vi si trovano i grandi rapaci forestali come astore, sparviero, poiana ecc.

Castagneti

Presentano una potenzialità biogenetica molto elevata non solo per i Mammiferi, ma anche per l’avifauna in generale. Si configurano come un’importante area di nidificazione, per tutte quelle specie che utilizzano le cavità dei tronchi o la parte più alta della chioma per la costruzione del nido. Soprattutto i Picidi e i Paridi sono caratterizzati da hole depending:

vale a dire la tendenza a nidificare nelle cavità degli alberi che rende questa fitocenosi più adatta rispetto ad altre. Durante il volo post-nuziale, i casta- gneti da frutto vengono frequentati dal tordo bottaccio, dalla cesena, dalla beccaccia e da molti altri uccelli attirati dalla possibilità di trovare alimenti

Figura 4 – La ghiandaia è un corvide tipico dei cedui e delle fustaie composti in prevalenza da specie quercine.

– The jay is a typical bird of coppice and high forest mainly formed by oak species.

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nel prato sottostante le chiome, mantenuto in condizioni ottimali dalle ope- razioni colturali che precedono la raccolta dei marroni e delle castagne.

Boschi di latifoglie decidue

Di questo consorzio fanno parte popolamenti puri, ma più spesso misti di Roverella e Cerro, associati ad altre specie arboree. In tali fitocenosi è presente una ricca e diversificata avifauna, comprendente molte specie di Silvidi, Turdidi, Corvidi e Fringillidi. In particolare nei boschi di Roverella e in quelli misti di Roverella e Carpino nero, è possibile rilevare una consi- derevole ricchezza di comunità ornitiche. Con ogni probabilità, ciò è dovu- to al fatto che il bosco si mostra più «aperto» e quindi meno omogeneo da un punto di vista strutturale, con la presenza di abbondante strato erbaceo ed arbustivo. Da non trascurare la presenza di ghianda appetita in partico- lare da ghiandaia, colombaccio e colombella.

Boschi di conifere

Esiste uno stretto rapporto fra la purezza e la disetaneità di queste fitocenosi e fra la ricchezza specifica e l’abbondanza dell’avifauna. In gene- re, nei rimboschimenti di recente impianto o effettuati non con specie autoctone, le comunità ornitiche sono presenti con un numero ridotto di specie rappresentate inoltre da pochi individui. Di contro, nelle abetine e nelle aree forestali di alto fusto, è possibile rinvenire un’avifauna complessi- vamente ricca e diversificata.

C ONCLUSIONI

La conservazione degli habitat forestali è un problema la cui soluzione presenta difficoltà crescenti nelle aree in cui gli ambienti ad elevata natura- lità si sono ridotti a causa dell’azione antropica. L’efficacia degli interventi su un’area boschiva può essere verificata anche mediante lo studio della densità delle popolazioni di alcuni uccelli tipici di ambienti forestali che, per tale motivo, costituiscano dei veri e propri indicatori ecologici. La com- plessità dei loro popolamenti può fornire un importante indice non solo del valore faunistico dell’area considerata, ma anche della tendenza evolutiva della stessa.

La gestione forestale, per le finalità che intende perseguire, comporta

inevitabilmente una modificazione dell’ecosistema foresta. È quindi indi-

spensabile che vi sia una costante verifica delle risposte che l’ecosistema

stesso è in grado di fornire alle varie tecniche selvicolturali; verifica condot-

ta sulla biomassa disponibile e sulla produttività primaria netta. Riveste

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quindi particolare importanza l’applicazione di una gestione forestale basa- ta sui principi della selvicoltura naturalistica, attraverso i quali ottenere un generale miglioramento dell’assetto dell’ecosistema e delle sue caratteristi- che di funzionalità e di stabilità. Non è un caso che, nelle aree in cui l’indi- rizzo culturale è improntato ai principi della selvicoltura naturalistica, le operazioni svolte abbiano come obiettivo prioritario quello di accrescere la diversità biologica del sistema, prendendo in considerazione anche la com- ponente faunistica e valorizzando il concetto di multifunzionalità del bosco.

Così come per i Mammiferi, anche per l’avifauna devono essere attivati interventi mirati alla conservazione di particolari habitat favorevoli alle caratteristiche biologiche ed ecologiche delle specie tipiche forestali. Detti interventi vanno diversificati per le varie fitocenosi, tenendo in particolare considerazione la produttività e i parametri strutturali e compositivi dei soprassuoli e, nello stesso tempo creando condizioni favorevoli all’avifauna e alla sua gestione.

SUMMARY

Birds and forest environment

Birds are particularly suitable for ecological analysis due to their sensibility to the various environmental factors. In the choice of the habitat, the various species prefer those with sylvicultural structures well fitted for their biology, especially when nesting and food offer are concerned. This peculiarity offers an interesting reading key because variatons in species composition and structure can be traced also through the evolution of the actual avifauna.

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