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Guarda Editoriale. Una nuova Direzione tra continuità e prospettive

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Academic year: 2021

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Editoriale

Una nuova Direzione

tra continuità e prospettive

Il primo pensiero e le prime parole sono rivolte, con gratitudine, a chi ha dato vita con felice e lungimirante intuizione, nel 1996, alla Rivista Studium

Educationis. Diega Orlando ha diretto questa inedita impresa editoriale con

indiscussa autorevolezza e con la sapienza pedagogica che ha sempre carat-terizzato il suo magistero. In questi anni, grazie alla sua Direzione, la rivista ha tenuto fede ai suoi principi fondativi, tutti legati all’idea centrale di co-struire e diffondere una cultura pedagogica – chiara e distinta – nel nostro Paese, rivolgendo la propria attenzione scientifica in primis alle professioni educative. La ricerca continua e cangiante del punto d’equilibrio più avanzato e produttivo tra teoria e pratica, pensiero e azione, tradizione e innovazione, quelle “opposte polarità” che guardinianamente sempre si richiamano senza mai confondersi o elidersi, hanno costituito e costituiscono tuttora traccia inconfondibile del suo insegnamento che nella Rivista ha potuto trovare concreta testimonianza e operatività. Nel tempo, le intenzioni generatrici hanno saputo aprirsi via via alle nuove emergenze educative, alle sfide che sempre attraversano i mondi vitali dell’educazione e della formazione, le isti-tuzioni scolastiche, i servizi alla persona, e che richiedono intelletto pedago-gico, capacità interpretativa e ingegno operativo per assumere una linea prospettica e progettuale all’insegna della trasformazione, umanizzante ed emancipatrice. Diega Orlando ha saputo tenere la barra del timone editoriale sulla rotta tracciata con la maestria che tutti noi, allievi e collaboratori, le ab-biamo sempre riconosciuto, e con la sua capacità di cogliere rapidamente e con precisione il punto centrale delle questioni, scientifiche o tecniche che fossero, con poche parole capaci di dire molte cose. “Scriva!”, mi disse una volta, al termine di un vano fiume di parole uscito dalla mia bocca.

Ho accolto, onorato per averlo ricevuto e con inevitabile timore e tre-more, l’invito rivoltomi da Diega Orlando ad assumere la Direzione di

Stu-dium Educationis, consapevole delle responsabilità che mi attendono e con la

speranza di essere in grado di rispondere alle attese e alla fiducia nel migliore dei modi. Non da solo, evidentemente, ma con l’aiuto fattivo di tutti coloro che operano nella Rivista sin dai primi tempi e di chi vi collabora da tempi più recenti, dando vita ad un lavoro editoriale collettivo e intergenerazionale.

Mino Conte

© Pensa MultiMedia Editore srl ISSN 2035-844X (on line) - DOI: 10.7346/SE-022020-01

Studium Educationis• anno XXI - n. 2 - giugno 2020 Associate Professor of Education | Department of Philosophy, Sociology, Education, Applied Psychology – FISPPA | University of Padua (Italy)| mino.conte@unipd.it

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Non sono pochi e di lieve entità i problemi che attraversano il mondo edi-toriale in generale, e quello delle Riviste scientifiche in particolare. Problemi di senso innanzitutto, che investono il significato medesimo di un progetto scientifico come quello incarnato da un periodico pedagogico. Ritengo do-veroso, convintamente, ripartire dalla storia di Studium Educationis come pa-trimonio da salvaguardare, per rilanciarne e riprogettarne la specificità all’interno del panorama pedagogico e sociale attuale. E, nel contempo, penso sia necessario aprire un laboratorio di idee, nazionale-europeo e internazio-nale, per pensarne il futuro a partire dal presente. Uno spazio-tempo di im-maginazione culturale in grado di delineare i contorni e i contenuti possibili di un assetto editoriale capace di rispondere ai problemi del proprio tempo senza diventarne prigionieri. Una Rivista dovrebbe sempre poter pensare e concretamente realizzare la propria differenza specifica, la propria eccedenza irriducibile ad ogni cattura cognitiva omologante. Sempre vigile nei confronti degli slogan prêt à penser, così come nei riguardi delle invasioni e delle restri-zioni di campo. Non certo per il gusto dell’eccentrico o dell’incommensu-rabile fine a se stesso ma per una questione di libertà e di democrazia, di salvaguardia del pluralismo delle forme e dei contenuti, di tutela, custodia e valorizzazione del molteplice di fronte ad ogni tentativo di reductio ad unum. Libertà, democrazia, scienza di cui essa stessa sappia farsi testimone e promo-trice. Assegnando il primato all’esercizio paziente, colto, scientificamente av-veduto e gravido di esperienza, della ragione che, nel nostro caso, è anche una ragione pedagogica. Un esercizio critico e propositivo dinanzi ai pro-blemi vecchi e nuovi che l’educazione-istruzione-formazione è chiamata ad affrontare. Con la capacità di mettere in questione gli stessi problemi dati se ad un attento esame si rivelassero falsi problemi. Con la capacità di identificare e mettere in luce nuovi problemi. Problem questioning e problem posing, po-tremmo dire, non solo problem solving.

Stiamo attraversando un periodo senza precedenti per chi non ha ancora viva nella memoria l’immane tragedia del secondo conflitto mondiale, come i nostri amati anziani. Stiamo coniugando le nostre vite all’insegna di un tempo verbale e di vita prima sconosciuto, il “presente remoto”, distante, non surrogabile da altro che dalla presenza. Con rispettosa e responsabile astinenza sociale e col pensiero rivolto a chi ha combattuto e combatte in prima linea con immensa generosità, alle sofferenze, alle perdite, alle tante disuguaglianze, abbiamo altrimenti svolto, noi delle retrovie, i compiti didattici che ci com-petevano e ci competono, e tutte le attività istituzionali (e non) che caratte-rizzano la vita d’insegnamento, studio e ricerca. Quello che abbiamo fatto e facciamo, incluso questo numero di Studum Educationis in uscita, nel nostro piccolo, “segna la resistenza d’un umanesimo consapevole dei suoi doveri, discreto sulle sue virtù”, come assai meglio di me ha saputo scrivere René Char nei suoi Fogli del ’43-’44.

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