I PERICOLI IN MONTAGNA
A cura di Frola Laura
Scuola di Alpinismo G. Gervasutti
PERICOLO
• Situazione o sommatoria di situazioni dalle quali si può generare un incidente.
Esempio: pericolo crepacci + scarsa
visibilità + neve fresca + scarse nozioni di orientamento.
RISCHIO
• Possibilità di subire un incidente derivante da una situazione di pericolo o sommatoria di
pericoli.
Esempio: se, a causa di un’ errata scelta del
percorso, resa ancor più difficoltosa dalla scarsa visibilità, ci si trovasse ad attraversare una zona molto crepacciata e ricoperta da neve ventata fresca, ci sarebbe il rischio di rompere i ponti di neve appena formatasi e cadere in un
INCIDENTE
• E’ il concretizzarsi del fatto negativo.
Esempio: a causa della nebbia e delle scarse capacità di orientamento ci si è trovati in questa zona e un ponte di neve non ha tenuto al passaggio degli alpinisti.
TIPOLOGIE DI PERICOLI
• OGGETTIVI, ossia legati alla natura.
Scarsa visibilità
Vento
Temporali, fulmini
Quota
Vetrato
Pioggia, grandine, nevischio
Tormenta
Neve e valanghe
Caduta cornici
Ghiacciai
Caduta seracchi
SCARSA VISIBILITA’
Può essere dovuta alla nebbia, alle nubi basse o alle nevicate.
Cattive condizioni di visibilità determinano problemi di orientamento e diminuzione del livello di percezione dei pericoli oggettivi.
Osservare costantemente l’evoluzione meteo, fare il punto sulla carta prima dell’arrivo delle nebbie, utilizzare bussola e altimetro.
… scarsa visibilità …
… può essere utile il tracciato di
rotta …
VENTO
Il vento accentua la sensazione di freddo asportando calore all’organismo.
Può provocare congelamenti a partire dalle zone periferiche del corpo più
esposto ad esso.
A casa ascoltare il bollettino meteo, sul
posto osservare i segni della natura, avere sempre con se indumenti idonei.
Potere raffreddante del vento
TEMPORALI E FULMINI
I temporali sono quasi sempre imprevedibili per quanto riguarda l’intensità e la localizzazione, si può solo prevedere se sono favoriti o meno dalle condizioni meteo esistenti.
Riduce la visibilità, rende il terreno scivoloso, ingrossa i torrenti, sono quasi sempre
accompagnati dai fulmini.
Evitare comportamenti “a rischio” prestando attenzione ai bollettini e, in particolar modo
d’estate, anticipare la partenza dell’escursione a
Fulmini
Il fulmine si abbatte preferibilmente in punti che
sporgono sensibilmente rispetto ai dintorni: creste, cime, alberi elevati e isolati, tralicci, inoltre laghi e vie ferrate.
Folgorazione dirette equivalgono praticamente a morte, le persone toccate da scariche elettriche sono da
soccorrere immediatamente con tecniche di rianimazione.
Valutare la vicinanza del temporale, il raddrizzarsi dei capelli o il crepitio dell’aria sono evidenti segnali di forte potenziale elettrico, allontanarsi dal luogo, rifugiarsi su zone piane, in caverne, stare seduti e toccare solo un punto del terreno, isolarsi con lo zaino, corda, in luoghi esposti assicurarsi.
QUOTA
In montagna, soprattutto in quota, si riceve una dose supplementare di raggi U.V., possono
esserci venti estremi e freddo (ogni 150 metri -1°), rarefazione ossigeno.
Rischio di congiuntiviti e ipotermia,
accelerazione frequenza cardiaca e respiratoria.
Essere allenati adeguatamente, avere con se occhiali e vestiario idoneo, anche ad
un’eventuale bivacco di fortuna.
VETRATO
A causa di un brusco abbassamento della temperatura l’acqua di scorrimento
presente sulle rocce oppure l’acqua di fusione si trasforma in vetrato.
La progressione diventa più lenta e delicata, rischio di scivolate.
Necessario l’uso dei ramponi anche su roccia.
PIOGGIA, GRANDINE, NEVISCHIO
Questi 3 fenomeni, oltre ad abbassare notevolmente la temperatura e ridurre la visibilità, rendono la roccia molto scivolosa Si ingrossano i torrenti, possibili frane e
smottamenti.
Procedere con prudenza.
TORMENTA
Vento impetuoso e nevischio si uniscono, può durare anche giorni.
Fortissimo abbassamento della
temperatura, scarsissima visibilità.
E’ molto importante, in questi casi, oltre a procedere con prudenza, rimanere vicini e tenere alto il morale, possibile bivacco.
NEVE E VALANGHE
In inverno, e anche in estate in alta
montagna dopo un’abbondante nevicata, sui pendii con inclinazione pari e
superiore ai 30°sussiste il pericolo di valanghe.
La neve è un materiale continuamente soggetto a trasformazioni dovute
principalmente a 3 fattori: pressione degli strati di neve, temperatura e vento.
Metamorfismi
• Da debole gradiente (distruttivo), formazione di grani arrotondati, neve coesa.
• Da medio gradiente (costruttivo), cristalli sfaccettati, neve non coesa.
• Da forte gradiente (costruttivo), cristalli a calice, brina di profondità, neve non coesa.
• Da fusione e rigelo, formazione di grani da fusione e rigelo, neve primaverile, neve coesa, trasformata.
• Meccanica da vento, neve coesa a causa della
frantumazione delle ramificazioni, depositi a lastroni.
Tipi di valanghe
• Di neve a debole coesione, zona di distacco puntiforme, forma a pera, bassa velocità, spesso distacco naturale, tipiche a fine stagione scialpinistica e estive.
• Di neve fresca o scaricamento, non coesa tipiche durante o dopo una nevicata invernale.
• Di neve con coesione o a lastroni, sia dura che soffice, zona di distacco lineare, si possono provocare a
distanza, possono avere grandi dimensioni, innescabili con debole sovraccarico, le condizioni necessarie al distacco di una valanga a lastroni sono:
Neve con coesione dei cristalli
Piano di slittamento tra gli strati
Pendio di almeno 30°
Valanga a debole coesione
Valanga polverosa
Scala del pericolo valanghe
ARVA
PALA
SONDA
CORNICI
Sono accumuli di neve su creste dovute all’attività eolica.
Possono staccarsi improvvisamente al
passaggio, per il peso, per rialzo termico, possono provocare valanghe.
Prestare attenzione alla possibile linea di frattura, alla presenza di cornici affacciate al percorso.
Cornici
GHIACCIAI
E’ una massa di ghiaccio sempre in movimento verso valle, nella discesa
all’incontro di ostacoli si creano crepacci e seracchi, la sua superficie può essere
secca (priva di copertura nevosa) o umida (ricoperta di neve).
Crepaccia terminale Crepaccia terminale
SERACCHI
La caduta di seracchi può provocare una valanga di ghiaccio ed è determinata
essenzialmente dal movimento del
ghiacciaio, sono casuali e non possiedono andamento diurno e orari tipici.
Osservare i frammenti già caduti.
Se possibile trovare percorsi alternativi alla zona a rischio, altrimenti procedere molto velocemente.
… seracchi …
CREPACCI
Il pericolo di caduta in crepacci non è
strettamente legato alla glaciologia, ma i ponti di neve che li ricoprono giocano un ruolo
determinante.
Valutare la loro stabilità con un’attenta
osservazione della superficie del ghiacciaio e delle condizioni meteorologiche.
Procedere legati e conoscere le tecniche di
recupero da crepaccio, seguire percorsi sicuri interpretando la cartina, può essere utile il
Crepaccio a campana
Crepaccio a V
CADUTA PIETRE
Su itinerari dominati da pareti di roccia friabile il rialzo termico può provocare caduta di pietre e ghiaccio ma anche il passaggio di animali e
l’uomo stesso.
Superare le zone pericolose velocemente e comunque indossare sempre il casco ove
sussiste questo pericolo, adottare regole della progressione in cordata quando necessario.
Avvisare i compagni al verificarsi dell’evento.
TIPOLOGIE DI PERICOLI
• SOGGETTIVI, ossia legati all’uomo.
Impreparazione tecnica e mancanze di conoscenze dell’ambiente
Impreparazione fisica
Informazioni insufficienti sull’itinerario
Mancata lettura bollettino meteo
Doti psicologiche non adeguate
Errata scelta dei compagni
IMPREPARAZIONE TECNICA E MANCANZA DI CONOSCENZE
Tecniche individuali di progressione su roccia, neve o ghiaccio inferiori alle difficoltà previste, scarso equipaggiamento, non conoscenza delle manovre di autosoccorso, scarse nozioni di
topografia e orientamento, scarse conoscenze dell’ambiente.
Avere sempre un “margine” riduce questo pericolo, anche in una gita ben pianificata ci possono essere degli imprevisti, importante
IMPREPARAZIONE FISICA
Allenamento non adeguato allo sforzo fisico richiesto, errata alimentazione.
La stanchezza diminuisce il livello di percezione dei pericoli, si allungano i tempi, riduce la capacità decisionale,
incoraggia lo spirito emulativo di “gregge”.
Allenarsi durante la settimana
INFORMAZIONI INSUFFICIENTI
Mancata pianificazione a casa della salita, confronto tra relazioni, mancata ricerca di informazioni da chi ha già effettuato la
salita, gestori rifugi, guide alpine.
A casa si riduce del 75% il rischio di incidenti!!!
NO BOLLETINO METEO
Mancata consultazione bollettino meteo
Intraprendere una salita senza la lettura del bollettino meteo è da incoscienti,
inoltre è necessario avere nozioni di meteorologia per effettuare valutazioni locali sull’evoluzione del meteo stesso.
DOTI PSICOLOGICHE INADEGUATE
Un atteggiamento mentale non adatto può essere pericoloso per l’intera cordata.
Occorre avere determinazione e forza d’animo, in caso di incidente reagire con lucidità, forza psicofisica, tenacia senza sopravalutare le proprie capacità e quella dei compagni.
ERRATA SCELTA COMPAGNI
Una cordata è una catena, l’anello più debole determinerà la tenuta totale.
In base alla ascensione valutare le capacità tecniche e psicologiche dei
compagni, ognuno deve saper riconoscere i propri limiti, la cordata migliore è quella
tra persone affiatate.
IN CASO DI INCIDENTE
Il soccorritore deve sempre accertarsi di non essere a sua volta in pericolo.
In caso di non gravità o di emergenza procedere all’autosoccorso. In caso contrario allertare il soccorso alpino (118).
AUTOSOCCORSO DELLA CORDATA
Apprendere e tenersi aggiornati sulle
manovre di soccorso quali:
Recupero da
crepaccio, calata a bilancino, calata con ferito, paranchi.
Intervento soccorso organizzato
VALUTAZIONE GLOBALE
• Valutare l’entità dei pericoli oggettivi.
• Valutare le capacità fisiche, psichiche e tecniche dei componenti della cordata, ossia i pericoli soggettivi.
Il rischio zero, non esiste. Per la
valutazione globale possiamo adottare la regola del 3x3 di Munter, applicabile, in forma semplificata anche all’attività
alpinistica e non solo a quella scialpinistica.
REGOLA DI MUNTER DEL 3X3
Questa regola, che ingloba anche la
meteorologia, è basata su un sistema di 3 filtri, dal reticolato sempre più fine.
A casa: meteo – terreno - uomo
In zona: meteo – terreno - uomo
Sul posto: meteo – terreno - uomo
OBIETTIVO
Adottare tutte le misure
precauzionali affinché l’attività
alpinistica comporti un rischio
residuo accettabile.
• A casa si riduce del 75% il rischio incidente con una buona pianificazione della gita (bollettini meteo e valanghe, studio gita a tavolino, scelta compagni).
• Un altro 20% viene eliminato in zona con l’osservazione del tempo, neve e valanghe, del terreno (forme,
pendenze, esposizioni) e con l’accertamento dello stato dei compagni.
• Il 4% viene valutato sul posto considerando sempre i 3 fattori: tempo (stabilità tempo), terreno (passaggio più duro del previsto, ghiaccio alveolato), uomo (malessere improvviso).
Il rischio residuo dell’1% dipende da molti fattori ed è perciò molto difficile da
valutare.
Sono sicuramente importanti le capacità e l’esperienza dei partecipanti: in una stessa situazione, gli esperti corrono un rischio
minore dei principianti.
BIBLIOGRAFIA
• Cd rom “Corso IA-ISA 2005”
• “Il tempo in montagna” di Kappenberger e Kerkmann
• Manuale “Alpinismo su ghiaccio e misto”
del CAI
• “Il rischio di valanghe” di Munter