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TIPOLOGIE DI PERICOLI

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Academic year: 2021

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I PERICOLI IN MONTAGNA

A cura di Frola Laura

Scuola di Alpinismo G. Gervasutti

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PERICOLO

• Situazione o sommatoria di situazioni dalle quali si può generare un incidente.

Esempio: pericolo crepacci + scarsa

visibilità + neve fresca + scarse nozioni di orientamento.

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RISCHIO

• Possibilità di subire un incidente derivante da una situazione di pericolo o sommatoria di

pericoli.

Esempio: se, a causa di un’ errata scelta del

percorso, resa ancor più difficoltosa dalla scarsa visibilità, ci si trovasse ad attraversare una zona molto crepacciata e ricoperta da neve ventata fresca, ci sarebbe il rischio di rompere i ponti di neve appena formatasi e cadere in un

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INCIDENTE

• E’ il concretizzarsi del fatto negativo.

Esempio: a causa della nebbia e delle scarse capacità di orientamento ci si è trovati in questa zona e un ponte di neve non ha tenuto al passaggio degli alpinisti.

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TIPOLOGIE DI PERICOLI

• OGGETTIVI, ossia legati alla natura.

 Scarsa visibilità

 Vento

 Temporali, fulmini

 Quota

 Vetrato

 Pioggia, grandine, nevischio

 Tormenta

 Neve e valanghe

 Caduta cornici

 Ghiacciai

 Caduta seracchi

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SCARSA VISIBILITA’

 Può essere dovuta alla nebbia, alle nubi basse o alle nevicate.

Cattive condizioni di visibilità determinano problemi di orientamento e diminuzione del livello di percezione dei pericoli oggettivi.

 Osservare costantemente l’evoluzione meteo, fare il punto sulla carta prima dell’arrivo delle nebbie, utilizzare bussola e altimetro.

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… scarsa visibilità …

(8)

… può essere utile il tracciato di

rotta …

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VENTO

Il vento accentua la sensazione di freddo asportando calore all’organismo.

Può provocare congelamenti a partire dalle zone periferiche del corpo più

esposto ad esso.

 A casa ascoltare il bollettino meteo, sul

posto osservare i segni della natura, avere sempre con se indumenti idonei.

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Potere raffreddante del vento

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TEMPORALI E FULMINI

 I temporali sono quasi sempre imprevedibili per quanto riguarda l’intensità e la localizzazione, si può solo prevedere se sono favoriti o meno dalle condizioni meteo esistenti.

Riduce la visibilità, rende il terreno scivoloso, ingrossa i torrenti, sono quasi sempre

accompagnati dai fulmini.

Evitare comportamenti “a rischio” prestando attenzione ai bollettini e, in particolar modo

d’estate, anticipare la partenza dell’escursione a

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Fulmini

 Il fulmine si abbatte preferibilmente in punti che

sporgono sensibilmente rispetto ai dintorni: creste, cime, alberi elevati e isolati, tralicci, inoltre laghi e vie ferrate.

Folgorazione dirette equivalgono praticamente a morte, le persone toccate da scariche elettriche sono da

soccorrere immediatamente con tecniche di rianimazione.

 Valutare la vicinanza del temporale, il raddrizzarsi dei capelli o il crepitio dell’aria sono evidenti segnali di forte potenziale elettrico, allontanarsi dal luogo, rifugiarsi su zone piane, in caverne, stare seduti e toccare solo un punto del terreno, isolarsi con lo zaino, corda, in luoghi esposti assicurarsi.

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QUOTA

 In montagna, soprattutto in quota, si riceve una dose supplementare di raggi U.V., possono

esserci venti estremi e freddo (ogni 150 metri -1°), rarefazione ossigeno.

Rischio di congiuntiviti e ipotermia,

accelerazione frequenza cardiaca e respiratoria.

Essere allenati adeguatamente, avere con se occhiali e vestiario idoneo, anche ad

un’eventuale bivacco di fortuna.

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VETRATO

A causa di un brusco abbassamento della temperatura l’acqua di scorrimento

presente sulle rocce oppure l’acqua di fusione si trasforma in vetrato.

La progressione diventa più lenta e delicata, rischio di scivolate.

Necessario l’uso dei ramponi anche su roccia.

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PIOGGIA, GRANDINE, NEVISCHIO

Questi 3 fenomeni, oltre ad abbassare notevolmente la temperatura e ridurre la visibilità, rendono la roccia molto scivolosa Si ingrossano i torrenti, possibili frane e

smottamenti.

 Procedere con prudenza.

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TORMENTA

Vento impetuoso e nevischio si uniscono, può durare anche giorni.

Fortissimo abbassamento della

temperatura, scarsissima visibilità.

E’ molto importante, in questi casi, oltre a procedere con prudenza, rimanere vicini e tenere alto il morale, possibile bivacco.

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NEVE E VALANGHE

In inverno, e anche in estate in alta

montagna dopo un’abbondante nevicata, sui pendii con inclinazione pari e

superiore ai 30°sussiste il pericolo di valanghe.

La neve è un materiale continuamente soggetto a trasformazioni dovute

principalmente a 3 fattori: pressione degli strati di neve, temperatura e vento.

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Metamorfismi

• Da debole gradiente (distruttivo), formazione di grani arrotondati, neve coesa.

• Da medio gradiente (costruttivo), cristalli sfaccettati, neve non coesa.

• Da forte gradiente (costruttivo), cristalli a calice, brina di profondità, neve non coesa.

• Da fusione e rigelo, formazione di grani da fusione e rigelo, neve primaverile, neve coesa, trasformata.

• Meccanica da vento, neve coesa a causa della

frantumazione delle ramificazioni, depositi a lastroni.

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Tipi di valanghe

• Di neve a debole coesione, zona di distacco puntiforme, forma a pera, bassa velocità, spesso distacco naturale, tipiche a fine stagione scialpinistica e estive.

• Di neve fresca o scaricamento, non coesa tipiche durante o dopo una nevicata invernale.

• Di neve con coesione o a lastroni, sia dura che soffice, zona di distacco lineare, si possono provocare a

distanza, possono avere grandi dimensioni, innescabili con debole sovraccarico, le condizioni necessarie al distacco di una valanga a lastroni sono:

 Neve con coesione dei cristalli

 Piano di slittamento tra gli strati

 Pendio di almeno 30°

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Valanga a debole coesione

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Valanga polverosa

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Scala del pericolo valanghe

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ARVA

PALA

SONDA

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CORNICI

Sono accumuli di neve su creste dovute all’attività eolica.

Possono staccarsi improvvisamente al

passaggio, per il peso, per rialzo termico, possono provocare valanghe.

Prestare attenzione alla possibile linea di frattura, alla presenza di cornici affacciate al percorso.

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Cornici

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GHIACCIAI

E’ una massa di ghiaccio sempre in movimento verso valle, nella discesa

all’incontro di ostacoli si creano crepacci e seracchi, la sua superficie può essere

secca (priva di copertura nevosa) o umida (ricoperta di neve).

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Crepaccia terminale Crepaccia terminale

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SERACCHI

La caduta di seracchi può provocare una valanga di ghiaccio ed è determinata

essenzialmente dal movimento del

ghiacciaio, sono casuali e non possiedono andamento diurno e orari tipici.

Osservare i frammenti già caduti.

Se possibile trovare percorsi alternativi alla zona a rischio, altrimenti procedere molto velocemente.

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… seracchi …

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CREPACCI

 Il pericolo di caduta in crepacci non è

strettamente legato alla glaciologia, ma i ponti di neve che li ricoprono giocano un ruolo

determinante.

Valutare la loro stabilità con un’attenta

osservazione della superficie del ghiacciaio e delle condizioni meteorologiche.

Procedere legati e conoscere le tecniche di

recupero da crepaccio, seguire percorsi sicuri interpretando la cartina, può essere utile il

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Crepaccio a campana

Crepaccio a V

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CADUTA PIETRE

 Su itinerari dominati da pareti di roccia friabile il rialzo termico può provocare caduta di pietre e ghiaccio ma anche il passaggio di animali e

l’uomo stesso.

Superare le zone pericolose velocemente e comunque indossare sempre il casco ove

sussiste questo pericolo, adottare regole della progressione in cordata quando necessario.

Avvisare i compagni al verificarsi dell’evento.

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TIPOLOGIE DI PERICOLI

• SOGGETTIVI, ossia legati all’uomo.

 Impreparazione tecnica e mancanze di conoscenze dell’ambiente

 Impreparazione fisica

 Informazioni insufficienti sull’itinerario

 Mancata lettura bollettino meteo

 Doti psicologiche non adeguate

 Errata scelta dei compagni

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IMPREPARAZIONE TECNICA E MANCANZA DI CONOSCENZE

 Tecniche individuali di progressione su roccia, neve o ghiaccio inferiori alle difficoltà previste, scarso equipaggiamento, non conoscenza delle manovre di autosoccorso, scarse nozioni di

topografia e orientamento, scarse conoscenze dell’ambiente.

Avere sempre un “margine” riduce questo pericolo, anche in una gita ben pianificata ci possono essere degli imprevisti, importante

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IMPREPARAZIONE FISICA

Allenamento non adeguato allo sforzo fisico richiesto, errata alimentazione.

La stanchezza diminuisce il livello di percezione dei pericoli, si allungano i tempi, riduce la capacità decisionale,

incoraggia lo spirito emulativo di “gregge”.

 Allenarsi durante la settimana

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INFORMAZIONI INSUFFICIENTI

Mancata pianificazione a casa della salita, confronto tra relazioni, mancata ricerca di informazioni da chi ha già effettuato la

salita, gestori rifugi, guide alpine.

A casa si riduce del 75% il rischio di incidenti!!!

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NO BOLLETINO METEO

Mancata consultazione bollettino meteo

Intraprendere una salita senza la lettura del bollettino meteo è da incoscienti,

inoltre è necessario avere nozioni di meteorologia per effettuare valutazioni locali sull’evoluzione del meteo stesso.

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DOTI PSICOLOGICHE INADEGUATE

Un atteggiamento mentale non adatto può essere pericoloso per l’intera cordata.

Occorre avere determinazione e forza d’animo, in caso di incidente reagire con lucidità, forza psicofisica, tenacia senza sopravalutare le proprie capacità e quella dei compagni.

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ERRATA SCELTA COMPAGNI

Una cordata è una catena, l’anello più debole determinerà la tenuta totale.

In base alla ascensione valutare le capacità tecniche e psicologiche dei

compagni, ognuno deve saper riconoscere i propri limiti, la cordata migliore è quella

tra persone affiatate.

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IN CASO DI INCIDENTE

Il soccorritore deve sempre accertarsi di non essere a sua volta in pericolo.

In caso di non gravità o di emergenza procedere all’autosoccorso. In caso contrario allertare il soccorso alpino (118).

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AUTOSOCCORSO DELLA CORDATA

Apprendere e tenersi aggiornati sulle

manovre di soccorso quali:

Recupero da

crepaccio, calata a bilancino, calata con ferito, paranchi.

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Intervento soccorso organizzato

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VALUTAZIONE GLOBALE

• Valutare l’entità dei pericoli oggettivi.

• Valutare le capacità fisiche, psichiche e tecniche dei componenti della cordata, ossia i pericoli soggettivi.

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Il rischio zero, non esiste. Per la

valutazione globale possiamo adottare la regola del 3x3 di Munter, applicabile, in forma semplificata anche all’attività

alpinistica e non solo a quella scialpinistica.

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REGOLA DI MUNTER DEL 3X3

Questa regola, che ingloba anche la

meteorologia, è basata su un sistema di 3 filtri, dal reticolato sempre più fine.

A casa: meteo – terreno - uomo

In zona: meteo – terreno - uomo

Sul posto: meteo – terreno - uomo

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OBIETTIVO

Adottare tutte le misure

precauzionali affinché l’attività

alpinistica comporti un rischio

residuo accettabile.

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• A casa si riduce del 75% il rischio incidente con una buona pianificazione della gita (bollettini meteo e valanghe, studio gita a tavolino, scelta compagni).

• Un altro 20% viene eliminato in zona con l’osservazione del tempo, neve e valanghe, del terreno (forme,

pendenze, esposizioni) e con l’accertamento dello stato dei compagni.

• Il 4% viene valutato sul posto considerando sempre i 3 fattori: tempo (stabilità tempo), terreno (passaggio più duro del previsto, ghiaccio alveolato), uomo (malessere improvviso).

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Il rischio residuo dell’1% dipende da molti fattori ed è perciò molto difficile da

valutare.

Sono sicuramente importanti le capacità e l’esperienza dei partecipanti: in una stessa situazione, gli esperti corrono un rischio

minore dei principianti.

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BIBLIOGRAFIA

• Cd rom “Corso IA-ISA 2005”

• “Il tempo in montagna” di Kappenberger e Kerkmann

• Manuale “Alpinismo su ghiaccio e misto”

del CAI

• “Il rischio di valanghe” di Munter

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BUONE GITE A TUTTI

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