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NOTA DENDROCRONOLOGICA SUI TIGLI DI S. LUGANO(BOLZANO, ITALIA) (1)

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– I.F.M. n. 2 anno 20066

MAURO BERNABEI (*) - CLAUDIO POLLINI (*)

NOTA DENDROCRONOLOGICA SUI TIGLI DI S. LUGANO (BOLZANO, ITALIA) (

1

)

Ad oggi, pochi lavori di dendrocronologia sono stati realizzati sul tiglio. Questioni legate alla particolare conformazione anatomica del legno e alle caratteristiche dell’accre- scimento radiale comportano talvolta la formazione di anelli non chiaramente individua- bili. Inoltre, la presenza sporadica dei tigli nei boschi italiani non facilita la costruzione di cronologie campione di riferimento. In questo lavoro, le classiche tecniche proprie dell’a- natomia del legno e della dendrocronologia sono state impiegate per far luce sulla reale durata della vita di due piante di tiglio di notevole interesse storico locale. È stata così realizzata una cronologia di 245 anni che si sincronizza bene con le cronologie campione del larice e del pino cembro della zona. Tale cronologia ha contribuito alla ricostruzione di un piccolo pezzo della storia della valle.

Parole chiave: anatomia del legno; crescita radiale; cronologia del tiglio.

Key words: wood anatomy; radial growth; linden chronology.

I NTRODUZIONE

Il tiglio è una specie che poco si presta a ricerche di tipo dendrocrono- logico. Infatti, questioni legate alla particolare conformazione anatomica del legno e alle caratteristiche dell’accrescimento radiale comportano tal- volta la formazione di anelli non chiaramente individuabili (P IGOTT , 1989, A SSHOFF et al., 1999). Inoltre, la presenza sporadica dei tigli nei boschi ita- liani non facilita la costruzione di cronologie campione di riferimento (master chronologies).

Per questi motivi non sono molti gli studi di carattere xilocronologico che hanno interessato la specie, che tuttavia è tra le più utilizzate in produ- zioni artistiche come la scultura lignea e la statuaria in particolare, dove l’impiego del legno di tiglio è di origine molto antica ed esteso su una vasta area geografica che va dal Nord Europa fino alla Sicilia.

(*) IVALSA/CNR. Trees and Timber Institute. Laboratorio di Dendrocronologia. Via Biasi 75, 38010 S. Michele all’Adige (Trento, Italy)

1

Lavoro svolto nell’ambito dei progetti finanziati dal Fondo Unico per la Ricerca della Pro-

vincia Autonoma di Trento.

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Gli obiettivi di questo lavoro sono:

– far luce sulla reale lunghezza della vita di due piante di tiglio di notevole interesse storico locale;

– costruire, se possibile, una cronologia dei tigli e testarne il comportamen- to con le master di altre specie valide per la zona;

– testare la concordanza tra la curva dendrocronologica e eventuali eventi storici.

Tali obiettivi possono inoltre offrire lo spunto per considerazioni che riguardano l’anatomia del legno, la fisiologia e l’ecologia della specie che saranno di volta in volta affrontate.

I L TIGLIO

Il genere Tilia è rappresentato in Italia dal tiglio nostrano (Tilia platyphyllos Scop.), dal tiglio cordato (Tilia cordata Mill.) e dal loro ibrido, facile da rinvenire sia allo stato naturale che coltivato.

Il tiglio rientra nel gruppo delle latifoglie «nobili», insieme agli aceri, al ciliegio, all’olmo, al frassino, al noce, così chiamate per l’ottima qualità del loro legno.

Nei boschi italiani i tigli sono piuttosto rari (B ERNETTI , 1995), salvo concentrazioni in stazioni particolarmente favorevoli per calore, umidità e abbondanza di nutrienti. Questo è uno dei motivi che hanno reso la specie poco adatta alla realizzazione di cronologie campione, utili per la datazione dei numerosi manufatti artistici.

Molto importante è l’impiego dei tigli, in particolare del Tilia platyphyllos Scop., nelle alberature dei viali e dei parchi cittadini. In tale contesto i tigli sono particolarmente adatti in quanto molto resistenti alle potature e all’inquinamento, con grande capacità di cicatrizzare le ferite sul tronco. Inoltre, la crescita nei primi anni è piuttosto veloce e il portamento è armonioso e non invadente se le piante sono ben curate.

I tigli sono piante molto longeve, certamente in grado di sfidare i seco- li se favorite dalle condizioni ambientali. Tuttavia, la loro età è spesso stabi- lita soltanto attraverso fonti aneddotiche, per cui non è facile stimare con una buona approssimazione l’effettivo numero di anni vissuto dalla pianta.

A questo proposito occorre sottolineare la scarsa attendibilità scientifica

delle stime basate su citazioni in cronache d’epoca come le descrizioni di

antichi viaggi, le rappresentazioni in antichi dipinti o le narrazioni delle vite

dei Santi. Un esempio tra tutti: il tiglio di Thiaumont in Francia sarebbe

stato piantato da S. Willibrod nell’VIII secolo ed è lo stesso che si può

ammirare oggi. La pianta avrebbe dunque circa 1300 anni, cosa difficile da

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credere ma impossibile da smentire. Non è un caso che proprio alle specie in cui gli anelli del legno non sono individuabili (ad es. gli olivi) venga attri- buito frequentemente l’aggettivo di «millenari».

Spesso le antiche cronache sono anche dettagliate, ma le piante cui fanno riferimento sono poi state sostituite o reinterpretate dalla tradizione popolare. P IGOTT (1989) ha fatto un resoconto dettagliato della scarsa attendibilità di questo tipo di fonti relativo proprio all’impiego del tiglio nelle alberature dei viali e dei giardini inglesi.

Lo stesso vale per le stime dell’età realizzate sulla base delle dimensio- ni dell’albero, fattore assolutamente fuorviante perché influenzato dalla fer- tilità del suolo e, in generale, dal contesto ambientale. Ricerche dirette sul tiglio volte a individuare le relazioni tra l’età e le dimensioni del tronco hanno dato risultati scarsamente attendibili (P IGOTT , 1989).

Sebbene gli studiosi siano a conoscenza della scarsa esattezza di tali ricostruzioni, queste vengono comunemente fatte proprie dall’opinione comune e talvolta finiscono pubblicate su riviste o libri.

Tali stime, per avere una certa attendibilità, andrebbero sempre affian- cate da indagini dendrocronologiche che tuttavia trovano delle resistenze nelle amministrazioni locali in quanto invasive e condotte su piante che spesso rappresentano un patrimonio per la collettività locale.

Inoltre, intorno all’età raggiungibile dagli alberi esiste una certa confu- sione dovuta al fatto che per certe specie le potenzialità di lunghezza della vita sono ancora sconosciute. Spesso i boschi oggetto di studio sono sottoposti a trattamenti selvicolturali o sono comunque influenzati dall’attività antropica, per cui risulta difficile stabilire le reali capacità di vita di certe specie, tra cui il tiglio, in un contesto naturale. Ad esempio, in molti testi si riporta che la lun- ghezza media del ciclo vitale del faggio è di 150-200 anni, arrivando in rari casi isolati fino a 300-350, mentre sono stati recentemente individuati interi boschi dove l’età delle piante arriva frequentemente a superare i 450-500 anni (B OURQUIN -M IGNOT e G IRARDCLOS , 2001; P IOVESAN et al., 2003).

Per tutte queste ragioni la stima del numero di anni vissuti da una pianta diventa molto aleatoria se non affrontata in maniera scientifica.

Anche in questo caso, tuttavia, difficilmente si riesce a determinarne il

valore esatto, in quanto al numero di anelli individuato vanno aggiunti gli

anni impiegati dalla pianta per arrivare all’altezza del campionamento (soli-

tamente dbh). Si ottiene così solamente la cosiddetta età cambiale, ovvero

l’età del cambio che ha prodotto il legno all’altezza considerata. Inoltre,

nella stima dell’età di un albero, non sempre sono identificabili con preci-

sione le anomalie anulari, come i falsi anelli, gli anelli mancanti o quelli par-

zialmente formati, cosa molto difficile in specie ad esempio come il cipres-

so, i cedri, i ginepri e, appunto, il tiglio.

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I L LEGNO DI TIGLIO

Il legno di tiglio è di colore chiaro, indifferenziato, agevolmente lavo- rabile e suscettibile di buona finitura. Le piccole specchiature dei raggi parenchimatici forniscono al legno un gradevole aspetto lucente sericeo.

Da un punto di vista microscopico il legno presenta porosità diffusa, con vasi ellittico-rotondeggianti in gruppi di 3-5 elementi (figura 1), di dimensioni decrescenti dalla zona primaticcia a quella tardiva. Le pareti dei vasi hanno ispessimenti elicoidali e perforazioni semplici (figura 2). Nel complesso gli elementi cellulari sono di dimensioni ridotte e solitamente risulta difficile una chiara individuazione degli andamenti anulari (figura 3).

Il parenchima assiale è abbondante, di tipo paratracheale diffuso e apotra- cheale in file monoseriate subtangenziali o oblique, spesso al limite della zona tardiva. I raggi sono mono e pluriseriati, i primi più frequenti dei secondi, che sono in genere 3-4 seriati.

La formazione degli anelli viene talvolta omessa, in seguito a particola- ri condizioni ambientali (P IGOTT , 1989). In altri casi, sono presenti nel legno falsi anelli e riprese vegetative, spesso come conseguenza di attacchi parassitari (A SSHOFF et al., 1999). Al contrario di quanto avviene in altre specie, i falsi anelli non sono facilmente distinguibili da un punto di vista anatomico, l’unico metodo rimane il confronto delle cronologie.

Figura 1 – Vasi ellittico-rotondeggianti in gruppi di 3-5 elementi.

Limite dell’anello annuale in sezione trasversale (SEM).

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Figura 2 – Sezione tangenziale. Ispessimenti elicoidali e perfora- zioni semplici nei vasi (SEM).

Figura 3 – Limiti di un anello annuale in sezione trasversale

(SEM).

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I TIGLI DI S. L UGANO

Gli alberi di tiglio hanno assunto nel tempo significati simbolici parti- colari, soprattutto per le popolazioni di cultura germanica (ma anche per Celti e Scandinavi), legati alla mitologia e a credenze e tradizioni popolari (G ILMOZZI , 2003). Si narra che anticamente sotto i tigli avvenissero le riu- nioni dei saggi e fossero prese le decisioni più importanti. Spesso le chiome di imponenti tigli facevano ombra alle attività di una corte di giustizia.

Esempi di questa usanza sono documentati in Svizzera, Belgio, Germania (Gerichtslinde), ecc.

Anche in Trentino-Alto Adige esiste un mirabile esempio di questo tipo di simbologia legata all’impiego dei tigli e che probabilmente coinvolge anche gli stessi tigli di S. Lugano.

Sembra infatti che sotto i tigli del parco della Pieve di Cavalese avve- nissero un tempo le riunioni dei rappresentanti della Magnifica Comunità di Fiemme. La Magnifica Comunità è un’antica istituzione sui generis, fon- data su uno statuto per la gestione delle proprietà comuni che risale al Medio Evo. Questa istituzione rappresenta ancor oggi la comunità degli abitanti della valle ed ha la responsabilità di gestire il loro patrimonio comune di boschi e pascoli. Il comprensorio si estende su 19.585 ha e riu- nisce le proprietà collettive degli abitanti degli 11 comuni della Val di Fiemme.

I tigli del parco della Pieve, la cui valenza simbolica appare evidente, sono oggi considerati un monumento vivente, simbolo della collettività e delle storiche attività della Magnifica Comunità di Fiemme. Proprio alla Pieve di Cavalese apparteneva la chiesa di S. Lugano, per cui non è escluso che esistano delle relazioni tra i tigli di S. Lugano e quelli del parco della Pieve.

I tigli di S. Lugano vennero anticamente piantati accanto alla chiesa da cui prendono il nome, ai lati della strada che dalla Valle dell’Adige conduce alla Val di Fiemme, a una quota di circa 1100 m slm, proprio sul confine tra Trentino e Alto Adige. Non è noto se i due alberi siano stati piantati con- temporaneamente. Quello che è certo è che le due piante segnavano la porta di ingresso alla Valle, tanto che in alcune situazioni, come nei casi di epidemie o epizoozie, sui due tigli veniva posto uno sbarramento.

Intorno all’anno 2000 un tiglio del diametro di circa 85 cm venne

abbattuto in quanto in pessimo stato di salute e pericoloso per la viabilità

stradale, ormai ridotto ad un tronco senza chioma. Soltanto qualche stri-

minzito getto con poche foglie verdi resisteva ancora. Questo tiglio è stato

identificato come appartenente alla specie Tilia cordata Mill.

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L’altro tiglio, appartenente alla specie Tilia platyphyllos Scop., è ancora in piedi (figura 4) e resiste all’azione del tempo, con il tronco del diametro di oltre 120 cm, ormai completamente svuotato. La porzione di legno vivo è ridotta ad una corona dell’ampiezza media di 5-10 cm appena.

Figura 4 – Il tiglio B nell’inverno del 2004.

M ATERIALE E METODI

Il materiale è costituito da una rotella ricavata a circa un metro di altezza sul tiglio abbattuto (pianta A) e da tre carote prelevate con la trivel- la di Pressler sul tiglio rimasto in piedi (pianta B).

I percorsi radiali su cui sono state realizzate le misurazioni sono stati

puliti con il bisturi e gli anelli sono stati trattati con acqua e gesso (I SELI e

S CHWEINGRUBER , 1989). In qualche caso, nei tratti più impegnativi, sono

stati realizzati dei vetrini per l’osservazione al microscopio ottico. Inoltre,

alcuni campioni prelevati dalla pianta B sono stati osservati al SEM (Scan-

ning Electron Microscope) Hitachi S-2300.

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Le misurazioni sono state eseguite con il dendrocronografo Lintab, le elaborazioni e le sincronizzazioni delle cronologie sono state realizzate con i seguenti programmi: Tsap, Castras e Past.

R ISULTATI

Il confronto delle cronologie ottenute sui tre raggi della rotella (pianta A) ha mostrato delle singolari differenze nell’accrescimento. Il numero degli anelli è risultato essere molto diverso nelle tre serie. Oltre alla ricorrente omessa formazione dell’anello annuale nei tratti intermedi delle cronologie, le sequenze anulari sono risultate di estensione diversa con dif- ferenze da 10 a più di 20 anelli.

A questo punto sono stati misurati gli anelli su altri raggi della stessa rotella, in modo da eliminare possibili errori di lettura dovuti alla difficolto- sa individuazione degli accrescimenti annuali. Le letture dei singoli raggi sono state ripetute più volte. Il risultato finale è stato la costruzione di una cronologia media di 245 anelli (figura 5), realizzata senza l’aiuto di una master di riferimento della stessa specie in quanto non esistono cronologie di riferimento per il tiglio valide per la regione. La costruzione della media del tiglio di S. Lugano è stata basata dunque solo su considerazioni di carattere anatomico e auxometrico.

Il confronto della cronologia del tiglio con alcune master valide per le Alpi ha mostrato una buona sincronizzazione sia visiva (figura 6) che stati- stica con le cronologie del larice e del pino cembro (tabella 1).

Le cronologie realizzate sulle carote (pianta B) hanno mostrato di avere un numero di anelli molto differente tra loro (tabella 2). Inoltre, il loro con- fronto statistico non ha dato risultati significativi. Gli andamenti anulari

0 100 200 300 400 500 600

1700 1750 1800 1850 1900 1950 2000

anno mm/10

Figura 5 – La cronologia del tiglio A.

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Figura 6 – Sincronizzazione visuale tra la cronologia del tiglio A (in basso) e le cronologie di riferimen- to della tabella 1. Scala logaritmica.

Tabella 1 – Coefficienti di sincronizzazione della cronologia del tiglio A con alcune master valide per l’arco alpino all’anno 1967.

Autore Codice Località Specie T

BP

T

HO

Glk Anno

G

IERTZ

(1972) 9003012C Obergurgl Pinus cembra L. 5,90 5,28 59,0** 1967 (Austria)

H

UESKEN

e

S

CHIRMER

(1993) 9002079C Fodara Vedla Pinus cembra L. 5,15 4,72 55,5* 1967 (Alto Adige)

S

IEBENLIST

K

ERNER

(1984) 9001046C Ötztal Pinus cembra L. 5,55 5,03 55,1 1967 (Austria)

S

IEBENLIST

K

ERNER

(1984) 9099001L Ötztal Larix decidua Mill. 5,66 5,52 53,7 1967 (Austria)

G

IERTZ

(1972) 9005011L Obergurgl Larix decidua Mill. 5,46 4,96 53,3 1967 (Austria)

Tabella 2 – Dati relativi ai campioni prelevati dalla pianta B.

N. campione N. anelli Lunghezza campione (cm) Di cui corteccia

1 116 10,3 1,8

2 83 5,6 1,8

3 42 4,9 1,7

appaiono molto diversi nei tre raggi, in relazione evidentemente con le parti-

colari condizioni vegetative della pianta. Nessuna relazione è stata inoltre indi-

viduata tra i tre singoli raggi e la media della cronologia della pianta A né, tanto

meno, con le cronologie di riferimento riportate in tabella 1.

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D ISCUSSIONE

I risultati ottenuti sulla pianta A hanno dimostrato che anche dal tiglio è possibile ottenere delle lunghe serie dendrocronologiche, che mostrano una buona correlazione con le cronologie campione di altre specie.

La sincronizzazione della cronologia della pianta A è particolarmente significativa (tabella 1), anche in considerazione del fatto che si tratta di una pianta isolata, sofferente da lungo tempo, sottoposta a ripetuti inter- venti antropici come le potature, vivente sul ciglio di una importante via di comunicazione (figura 5).

L’ultimo anello datato al 1967 corrisponde all’ultimo anello formato in almeno una delle cronologie esaminate. Altre serie erano ferme a 7/10/11 anelli prima (figura 7), indicando come l’interruzione della funzionalità dello xilema sia avvenuta gradualmente, per singole, ridotte porzioni. È molto probabile che, in corrispondenza degli ultimi getti verdi, altri anelli siano stati formati dopo il 1967.

In questo caso, dunque, la pianta è sopravvissuta ai continui stress interrompendo la formazione dello xilema progressivamente in alcuni tratti della circonferenza, talvolta riprendendo a produrre legno quando le con- dizioni sono migliorate (caso degli anelli mancanti), talvolta interrompendo definitivamente la xilogenesi.

L’analisi dell’andamento della cronologia in figura 5 permette delle interessanti considerazioni.

Un primo tratto di circa 15-20 anni di crescita depressa potrebbe indi- care l’età del trapianto e il seguente adattamento alle condizioni stazionali.

P IGOTT (1989) riporta che l’età media dei trapianti nei viali inglesi è di 5-10 anni. Riporta inoltre la pratica frequente del rilascio di un vigoroso pollone unita al taglio della pianta decrepita, evento che non si può escludere nean- che nel caso del tiglio di S. Lugano pianta A.

10 100 1000

1940 1945 1950 1955 1960 1965 1970

anno

Figura 7 – Parte finale delle cronologie realizzate su 6 differenti percorsi radiali della pianta A. Scala

logaritmica.

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Una prima consistente riduzione della crescita, intorno al 1880, coinci- de con un cambiamento nella direzione della strada, che da rettilinea lungo l’asse della valle comportò una curva proprio in prossimità delle due piante.

La pianta A si trovò sull’esterno della curva e quindi fu soggetta a maggiori danneggiamenti da parte dei mezzi di trasporto rispetto alla pianta B. La curva venne poi ulteriormente accentuata intorno agli anni ’60. Tale evento trova una chiara risposta nella figura 5 dove appare netta la sofferenza degli ultimi 5-7 anni che precedono la morte. È possibile che i danni maggiori siano stati provocati dagli spazzaneve che immancabilmente andavano a colpire la base del tronco del tiglio in una strada ormai molto più larga rispetto a quella originaria.

Per le cronologie realizzate sulla pianta B, evidentemente il fatto di essere state ottenute da una pianta ridotta a una sottile corona di xilema intorno alla cavità, oltretutto fortemente perturbato, non ne permette una chiara interpretazione dendrocronologica. Tuttavia, merita attenzione l’ele- vato numero di anelli contenuto in soli 8,5 cm di legno (116!). Se si mette in relazione tale numero con il diametro della pianta compresa la parte cava, allora si potrebbe pensare a un numero di anelli molto superiore ai 245 della pianta A. Quindi le due piante potrebbero non essere coeve e questo trova riscontro anche nel fatto che si tratta di due specie diverse del genere Tilia. In particolare, la pianta B, della stessa specie dei tigli del parco della Pieve, potrebbe essere effettivamente molto più antica e piantata nello stesso contesto degli alberi di Cavalese.

La pianta A, invece, potrebbe essere stata piantata dopo un innalza- mento del piano stradale, realizzato ad opera degli Austriaci che un tempo controllavano la zona e documentato intorno ai primi decenni del 1700. Il secondo tiglio potrebbe essere stato piantato proprio con l’intenzione di realizzare il cardine mancante alla porta della valle.

C ONCLUSIONI

Quella presentata in questo lavoro costituisce una delle più lunghe cronologie di tiglio mai pubblicate e dimostra la possibilità di eteroconnes- sione delle cronologie del tiglio, qualora sufficientemente lunghe, con le cronologie campione di altre specie nello stesso ambito ecologico. Ciò può essere di notevole importanza, ad esempio, per quanto riguarda la datazio- ne di manufatti lignei di interesse storico-artistico.

Almeno uno dei due tigli di S. Lugano sembra aver fornito dati che

consentono una buona stima dell’età della pianta, sicuramente superiore ai

245 anni. Aggiungendo qualche anello impiegato per arrivare all’altezza del

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taglio della rotella (dbh) e qualche anello formato fino a che la pianta non è stata definitivamente abbattuta (nel 2000), si può arrivare a un massimo di 280-300 anni. Tale data non corrisponde a quella tramandata dalla tradizio- ne che fa risalire l’origine delle due piante molto più indietro nel tempo.

L’indagine dendrocronologica ha dunque contribuito a rivelare un pic- colo pezzo della storia della valle, a far luce sulla possibile età dei due tigli, finora considerati come un unico elemento paesaggistico.

In conclusione, occorre fare due importanti considerazioni: la prima è che il fatto che almeno una delle due piante non abbia l’età prevista nulla toglie al suo valore storico e simbolico; la seconda, e forse più importante, è che viene dimostrato che solo attraverso studi mirati di tipo dendrocrono- logico si può tentare di far luce sull’effettiva età delle piante, troppo spesso attribuita solo sulla base di improbabili fonti mitologiche.

SUMMARY

Dendrochronological note on linden trees in S. Lugano (Bolzano, Italy) Few xylochronological studies have been carried out on linden trees. The particular anatomic structure of the wood and its radial growth characteristics sometimes lead to the formation of rings that cannot readily be identified. In this project, the classic techniques of dendrochronology were used to shed light on the actual life spans of two linden trees of significant local historical interest. A 245-year chronology was created that synchronizes well with the chronologies of larch and Cembra pine in the same area. The development of the linden chronology required a careful study of the anatomy of the wood and of the peculiar growth characteristics of this species, especially in diseased or unhealthy specimens. The chronology enabled the events that affected the lives of the two trees to be partially reconstructed.

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