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Il significato dei Precetti

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Academic year: 2022

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I precetti buddhisti – Dogen Sangha - tradotto da Lokanātha

[La seguente guida, edita in originale dal Dogen Sangha fondato da Gudo Nishijima, fa da breve compendio sui cosiddetti precetti del Bodhisattva invalsi nel lignaggio Soto Zen. NdT]

Il significato dei Precetti

Gautama Buddha, durante la sua vita in India, ebbe molti discepoli. Essi studiarono gli insegnamenti del loro maestro e praticarono lo zazen con diligenza. Molti di loro attinsero alla verità e divennero maestri a loro volta. In questo modo, gli insegnamenti buddhisti si diffusero in breve tempo. Molte persone si radunavano attorno ai Maestri per studiare e praticare, e per vivere le loro vite secondo gli insegnamenti. Essi diedero forma all'ordine buddhista, che era detto Sangha (Samgha in sanscrito).

Quando le persone vivono condividendo uno stesso luogo, sorgono molti problemi. È una cosa molto naturale — abbiamo tutti fatto esperienza di questo fatto. Il Sangha non fece eccezione. Era una specie di comunità e, come in altre comunità, occorsero delle regole per la condotta dei suoi membri. Il Buddha si rese conto di questo fatto e consigliò i suoi discepoli sulla corretta condotta di vita. Insegnò loro molti parametri con cui poter valutare il loro comportamento — diede loro i precetti.

Man mano che il Sangha cresceva di dimensioni e si diffondeva nel mondo, si imbatté in molte situazioni nuove e complesse. Vennero impiegati molti sforzi per costituire delle

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regole adatte a queste diverse situazioni, ma se cerchiamo di avere una regola per ogni situazione, presto finiremo per avere più regole di quante possiamo ricordarne. Sembra sia accaduto proprio questo negli anni successivi alla morte del Buddha: a un certo punto, si arrivò ad avere 250 regole per i monaci e 350 per le monache. In questa situazione, furono le regole stesse a diventare un problema.

Così, quattrocento anni circa dopo che il Buddha morì, un patriarca dell'ordine buddhista riassunse le regole della vita buddhista in sedici precetti. Essi divennero noti come precetti del bodhisattva. Un bodhisattva è una persona che ha riconosciuto intuitivamente la verità del Buddhismo ed è sulla via per il conseguimento finale della verità. Perciò, l'atto di ricevere i precetti del bodhisattva divenne l'ingresso nella vita buddhista.

I sedici precetti si dividono in tre gruppi: le Tre Devozioni, i Tre Precetti Universali, e i Dieci Precetti Fondamentali. Le Tre Devozioni sono la devozione al Buddha, quella al Dharma e quella al Sangha.

"Buddha" si riferisce soprattutto a Gautama Buddha. Come buddhisti proviamo un'enorme devozione per l'uomo che accedette alla verità 2500 anni fa; l'uomo che da quella verità trasse una religione e che insegnò ai suoi discepoli il sistema per attingere alla stessa verità. Fin da allora, molte persone hanno realizzato la natura della verità. Erano tutti dei buddha — tutti loro hanno scoperto la verità grazie ai propri sforzi. Hanno trasmesso gli insegnamenti lungo i secoli fino alla nostra epoca.

Siamo loro molto grati. Quando ci consacriamo al Buddha, ci consacriamo a tutti i buddha del passato, del presente e di quelli che verranno: i buddha dei tre tempi.

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La devozione verso il Dharma è la devozione vero l'Universo stesso. L'Universo ha il proprio ordine, la propria bellezza, le proprie leggi. Come buddhisti cerchiamo di seguire la legge dell'Universo; di entrare nell'ordine stesso dell'Universo. Ci consacriamo a quell'ordine; alla legge dell'Universo, al Dharma.

La devozione verso il Dharma è il principio fondamentale del Buddhismo.

La devozione verso il Sangha è la devozione verso i monaci, le monache, i laici e le laiche dell'ordine buddhista.

Gautama Buddha ci ha insegnato a onorare i nostri compagni nella vita buddhista: di consacrarci alla comunità o alla società dei cercatori della verità.

Il secondo gruppo di precetti comprende i Tre Precetti Universali. Come ho già detto, si accumularono troppi precetti dopo la morte del Buddha, per cui nacque un bisogno di semplificazione: di trovare le linee guida per la vita più comprensive ed essenziali possibile. Così vennero formulati i precetti universali. Il primo è l'osservanza delle regole. Ogni società ha le sue regole. Se non seguiamo le regole della nostra società la nostra vita ne sarà turbata; come buddhisti dovremmo perciò attenerci alle regole della società.

Il secondo precetto universale è detto osservanza della legge morale dell'Universo. Osservare la legge dell'Universo significa agire in maniera appropriata a ogni situazione. Si tratta di agire in modo corretto — agire rettamente. Perciò, si può dire che l'osservanza della legge dell'Universo è l'osservanza della morale. Ci sono molte norme sociali, ma ci occorre una morale che trascenda le circostanze sociali. Ce ne occorre una fondata sull'ordine stesso dell'Universo.

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La salvezza di tutti gli esseri viventi è il terzo precetto universale. Il Buddhismo ci insegna che siamo parte dell'Universo. Non siamo enti isolati, ma elementi di un sistema

— un sistema immenso, riflesso in ogni più minuta sua parte: in ogni essere. Perciò, tutti gli esseri dell'Universo condividono una qualità, un'essenza, impossibile da nominare o descrivere; un qualcosa di inafferrabile — il fondamento della vita stessa.

Perciò, se è nostro compoto esprimere la nostra vera natura come esseri umani, ci è naturale preoccuparci di ciò che condividiamo con tutti gli esseri viventi. È per noi naturale voler salvare altri esseri viventi.

Questi primi due gruppi di precetti sono molto vasti e comprensivi, ma forse troppo astratti. Per cui ci sono altri dieci precetti. Anch'essi sono condensati, riassuntivi, ma sono di natura molto concreta. Essi sono i Dieci Precetti Fondamentali.

N. 1: Non distruggere la vita. Tutti abbiamo la nostra vita, l'Universo è la vita stessa. Non dovremmo distruggere ciò di cui siamo parte. Non dovremmo distruggere la vita invano.

N. 2: Non rubare. Abbiamo il nostro posto nel mondo; la nostra posizione, i nostri possessi. Non dovremmo invadere la posizione altrui. Non dovremmo rubare.

N. 3: Non desiderare in eccesso. Tutti abbiamo desideri; il desiderio è una componente importante della vita. Ma il desiderio eccessivo non dà felicità: esso distrugge il nostro contegno.

Troppo desiderio tende a renderci infelici. Perciò Gautama Buddha, pur riconoscendo l'esistenza del desiderio, ci mise in guardia contro l'eccessiva indulgenza. Ci ha consigliato di non desiderare troppo. N. 5: Non mantenerti vendendo distillati.

Questo suona strano, per essere un precetto religioso. Ritengo

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che il concetto originario fosse quello di non bere distillati; ma forse, col diffondersi del Buddhismo dall'India a paesi come la Cina e il Giappone, questo precetto venne alterato per adeguarsi alle mutate condizioni: questi paesi sono più a nord e l'alcol era considerato importante per la sopravvivenza durante i lunghi mesi invernali. Quindi, personalmente sento che è importante non bere, ma è bene conoscere il precetto nella forma che ci è pervenuta dal passato.

N. 4: Non mentire. Viviamo nell'Universo. L'Universo è la verità stessa, verità e sincerità sono legati. Se vogliamo trovare la verità, dobbiamo essere sinceri. Se non lo siamo, non potremo mai scoprire il nostro vero posto nell'Universo.

N. 5: Non mantenerti vendendo distillati. Questo suona strano, per essere un precetto religioso. Ritengo che il concetto originario fosse quello di non bere distillati; ma forse, col diffondersi del Buddhismo dall'India a paesi come la Cina e il Giappone, questo precetto venne alterato per adeguarsi alle mutate condizioni: questi paesi sono più a nord e l'alcol era considerato importante per la sopravvivenza durante i lunghi mesi invernali. Quindi, personalmente sento che è importante non bere, ma è bene conoscere il precetto nella forma che ci è pervenuta dal passato.

N. 6: Non parlare degli errori dei buddhisti, monaci e laici. Come buddhisti, facciamo del nostro meglio per vivere e praticare la vita buddhista. Ma compiamo spesso errori, ed è naturale. I nostri errori sono il frutto diretto nei nostri sforzi. Ciò potrebbe suonare strano, ma è quel che accade nella nostra vita. Perciò, quando vediamo gli errori di altri, sarebbe bene che non li criticassimo, visto che i loro errori non sono che frutto degli sforzi che compiono in questa vita.

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N. 7: Non elogiarti, e non rimproverare gli altri. La psicologia moderna ci dice che la maggior parte di noi coltiva qualche complesso di superiorità o inferiorità. Penso che sia fondamentalmente vero, e a causa di tali inclinazioni personali siamo portati a elogiare e criticare noi stessi e altre persone. Ma siamo tutti esseri umani. Se riconosciamo lo stato reale delle cose, ci è impossibile incolpare gli altri dei loro difetti, e troviamo inutile elogiarci — non si fa che sprecare fiato.

N. 8: Non lesinare sugli insegnamenti buddhisti e sul resto, ma dà generosamente. Tendiamo a volere più di quel che abbiamo.

Vogliamo più insegnamenti, vogliamo più cose. Ma quando vediamo chiaramente nella nostra situazione, realizziamo di essere parte del vasto e splendido Universo: abbiamo già tutto quanto ci serve. Stando così le cose, viene naturale dare.

Vogliamo condividere con altri gli insegnamenti e le nostre sostanze quali che siano. Nel nostro autentico stato, è un'attività naturale.

N. 9: Non adirarti. Molti di noi sono inclini all'ira. Ci appare come un esito naturale della nostra personalità, ma in realtà l'ira non è il nostro stato naturale — non è la nostra condizione naturale.

Nel Buddhismo, cerchiamo di mantenere la padronanza di noi stessi. La padronanza è la nostra condizione naturale. L'essere naturale è l'insegnamento di Gautama Buddha.

N. 10: Non insultare i tre supremi valori. Il Buddha, il Dharma e il Sangha sono i fondamenti della vita Buddhista. Dobbiamo onorarli, stimarli e usare loro devozione.

I precetti non sono astratti né romanzeschi. Sono assai pratici e concreti. In questo senso, riflettono i tratti fondamentali della religione buddhista. Il Buddhismo è una religione pratica, che si

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sforza di trovare il retto modo di vivere. Vivere in modo retto non è così semplice. All'inizio della nostra vita buddhista, ci occorrono delle linee guida, dei criteri con cui stabilire ciò che dovremmo o non dovremmo fare. I precetti furono elaborati per assolvere a questa funzione. Esistono per aiutarci a vivere in modo corretto e appropriato. In altre parole, i precetti ci insegnano a vivere una vita felice.

D. Ha detto che l'accoglimento dei precetti è l'ingresso alla vita buddhista. C'è anche una cerimonia formale? Potrebbe descriverla?

R. Sì, il ricevimento dei precetti è una cerimonia formale.

Quando una persona desidera sinceramente diventare buddhista e seguire gli insegnamenti del Buddhismo, prende voto di assumere i precetti del bodhisattva per il resto della vita.

Durante la cerimonia il Maestro legge ad alta voce ciascun precetto e poi chiede al ricevente se può mantenerlo. Pone la stessa domanda per tre volte e il ricevente deve rispondere di sì ogni volta. Dopo che sono stati dati i precetti, il ricevente siede al posto del Maestro e questi elogia la sua presa dei precetti, dicendo che una persona che riceve i precetti entra subito nello stato di Buddha; che la persona è allo stesso livello di Gautama Buddha; che è figlio e figlia di Buddha. Quindi il ricevente diventa un buddhista e un discepolo del suo Maestro. È una cerimonia semplice, ma importante, che segna l'inizio della vita buddhista.

D. Se temiamo di non riuscire a osservare i precetti, che cosa ci conviene fare? Significa che non possiamo diventare buddhisti?

R. Per rispondere a questa domanda, dobbiamo considerare l'intento o lo scopo autentici dei precetti. Nella

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maggior parte delle religioni, i precetti sono visti come comandamenti o leggi di Dio. Essi sono il fondamento della religione stessa e occorre aderirvi strettamente. Ma nel Buddhismo i precetti sono qualcosa di fondamentalmente diverso: l'osservazione dei precetti non è il fine della vita buddhista. Forse questo può suonarvi strano, ma nel Buddhismo è così. Il Maestro Dogen diceva che seguire i precetti non è che il costume, la tradizione del Buddhismo, non il suo scopo. Egli sentiva che i precetti erano solo dei parametri per valutare la nostra condotta. Come tali ci sono molto utili, ma dovremmo stare attenti a non farne il fine della nostra vita.

I precetti sono stati definiti come un recinto attorno a un prato vasto e bellissimo. Noi siamo le vacche su quel prato.

Finché restiamo nel recinto, la nostra vita è sicura e serena, e possiamo godere liberamente del prato; ma se oltrepassiamo il recinto ci troviamo su un terreno pericoloso — ci siamo messi in una situazione pericolosa e dovremmo tornare al pascolo.

Quando lo facciamo, la nostra vita ritorna sicura e affrontabile come prima.

Quindi, per tornare alla sua domanda, come buddhisti noi realizziamo che la nostra lunga vita ci presenterà molte situazioni in cui non saremo in grado di mantenere i precetti. Questo non dovrebbe impedirci di riceverli. Noi li riceviamo sinceramente, riconoscendone il valore e lo scopo che hanno nella nostra vita.

Teniamo in considerazione i precetti, ma non ce ne preoccupiamo. Questa era la teoria del Maestro Dogen: ed è la nostra via.

D. Ha accennato che, nella maggior parte delle religioni, il codice morale si fonda sulla parola di Dio. Qual è il fondamento del codice morale buddhista?

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R. Il fondamento della morale buddhista è la realtà stessa, è l'ordine stesso dell'Universo. Sono i fatti della vita che ci si parano di fronte in ogni momento. Nella teoria buddhista, la cosa più importante è vedere che cosa c'è. La morale buddhista è qui.

In altre parole, la morale buddhista non ha altro fondamento che la morale buddhista stessa. Per capire questo punto dobbiamo comprendere che la morale non è un problema di ordine teorico o intellettuale: la morale è un problema pratico, concreto. Il problema sta in che cosa fare qui e ora, e la risposta è contenuta nella situazione stessa. Si tratta dei fatti, e i dati di realtà sono il fondamento stesso della morale buddhista.

D. Quindi, che relazione c'è tra precetti e morale?

R. I precetti ci guidano nella vita. Essi derivano dall'esperienza della verità fatta da altri in passato, e possiamo perciò dire che si fondano sulla realtà. Ma la nostra vita è quantomai variegata e complessa, e se cerchiamo di applicare i precetti troppo severamente e alla lettera, rischiamo di perdere la libertà di agire. Viviamo nel qui e ora, quindi ci occorrono regole servibili qui e ora. Dobbiamo scoprire i nostri precetti ogni momento. La realtà è mutevole e, quindi, anche le nostre regole devono esserlo. Le regole autentiche devono applicarsi nel mondo reale. I precetti autentici sono mutevoli e immutevoli al tempo stesso. È questa la natura dei precetti buddhisti. Ci aiutano a vivere in modo corretto, ci danno una cornice precisa e abbastanza ristretta, ma comunque siamo liberi di agire nelle situazioni che la vita ci presenta momento per momento.

Una volta, un monaco cinese ha detto: “La nostra regola è nessuna regola.” Questa affermazione esprime precisamente l'atteggiamento buddhista. I precetti ci sono preziosi, possono

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aiutarci prima di agire, ma nella successione di momenti che partono dal presente non possiamo fare affidamento su alcuna regola. Dobbiamo prendere le nostre decisioni in modo diretto:

nel momento presente, il nostro precetto è quello di non avere precetti. La nostra regola è nessuna regola.

D. Quindi, è importante osservare i precetti o no?

R. È importante osservare i precetti.

D. E allora non capisco ancora la relazione tra i precetti e la nostra vita concreta. Se non possiamo affidarci ai precetti nel momento presente, come possiamo pensare di osservarli punto?

R. Temo che non possiamo. Cercare di obbedire ai precetti è un'impresa senza speranza; più ci proviamo e più è difficile.

Gautama Buddha, il Maestro Dogen e i grandi patriarchi hanno tutti rinunciato a osservare i precetti. Suona strano, ma è così.

Essi scoprirono di non poter obbedire ai precetti con uno sforzo cosciente, quindi approcciarono il problema da una prospettiva diversa. Scoprirono che quando praticavano Zazen ogni giorno, la loro vita si faceva semplice e chiara. Scoprirono, in effetti, di non poter disobbedire ai precetti.

Nella nostra vita, dobbiamo prendere decisioni un momento dopo l'altro. Esse sono istantanee, e dipendono dalle condizioni in cui il corpo e la mente si trovano nel momento.

Perciò, quando corpo e mente sono composti e in equilibrio, la nostra azione riflette la nostra postura. Quando siamo "retti", anche le nostre azioni saranno rette. Perciò, il solo modo di obbedire ai precetti è quello di cambiare corpo e mente mediante la pratica di Zazen. Quando pratichiamo Zazen riacquisiamo la nostra natura originaria — la nostra natura di Buddha. Ci scopriamo in armonia con l'Universo in ogni momento. In tale

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stato, ci è impossibile infrangere i precetti. Quando pratichiamo Zazen diventiamo persone incapaci di disobbedire ai precetti.

Jukai — La cerimonia di ricevimento dei precetti

1. L'inizio

Tutti i membri si prostrano per tre volte dinanzi all'immagine del Buddha. Il Maestro siede sulla sedia cerimoniale, mentre gli altri siedono sugli zabuton. Il Maestro purifica l'altare e l'area circostante aspergendo dell'acqua con un rametto di pino.

2. La richiesta di ricevere i precetti

a. I riceventi stanno in piedi e, uno alla volta, si avvicinano all'altare per bruciare dell'incenso. Dopo l'accensione dell'incenso, i riceventi tornano ai loro posti e vi restano con le mani nella posizione di “shashu”. Dopo che tutti hanno bruciato l'incenso, si prostrano al Maestro per tre volte.

b. Il Maestro accetta le prostrazioni con le mani giunte.

c. I riceventi dicono queste parole:

Vita e morte sono importanti e il tempo scorre molto in fretta, perciò vorrei ricevere i precetti di Gautama Buddha. Per favore, mi permetta di ricevere i precetti con la sua benevolenza.

d. Il Maestro dice:

Sono molto contento che chiediate di ricevere i precetti.

Mentre ascoltiamo queste parole, i riceventi non guardano in volto il Maestro.

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e. Dopo che il Maestro ha dato il permesso, i riceventi si prostrano al Maestro per tre volte.

3. Le parole del Maestro

[Le parole del Maestro sono in corsivo, le risposte dei riceventi in grassetto.]

In generale, i grandi precetti di Gautama Buddha sono stati osservati da tutti i Buddha; furono trasmessi da un Buddha all'altro e ricevuti da un patriarca all'altro. Ricevere i precetti trascende i tre generi di tempo, e l'esperienza della Verità proseguirà perennemente. Il nostro grande Maestro, Gautama Buddha, trasmise i precetti al Maestro Maha-kasyapa; il Maestro Maha-kasyapa li trasmise al Maestro Ananda, e la trasmissione dei precetti proseguì in questo modo, passando da un successore ortodosso all'altro in una linea, e così, dopo molte ere, è giunta a questo Maestro. Ora, sto dando i precetti a voi per restituire la profonda benevolenza di Gautama Buddha e per fare di voi il punto di riferimento di esseri umani e dèi.

Confidiamo che questa è l'autentica ricezione della saggezza e della vita di Gautama Buddha. Seguendo rispettosamente l'approvazione di Gautama Buddha, vogliamo consacrare noi stessi ai precetti e confessarci.

Ascoltate le mie parole e ripetete con sincerità ogni frase:

Gli errori che abbiamo commesso in passato,

Gli errori che abbiamo commesso in passato, Provengono tutti da avidità, ira e ignoranza eterne.

Provengono tutti da avidità, ira e ignoranza eterne.

Sono stati i prodotti di corpo, parola e mente.

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Sono stati i prodotti di corpo, parola e mente.

Così ora li confessiamo tutti.

Così ora li confessiamo tutti.

Ora ci siamo purificati dai prodotti di corpo, parola e mentre con l'approvazione di Gautama Buddha. Abbiamo acquisito una grande purezza con questa confessione.

4. Le Tre Devozioni

Ora ricevete i precetti alla lettera.

Prima le Tre Devozioni.

Durante il ricevimento, il Maestro dà i precetti, unendo le mani in

“gassho”, e i ricettori accettano i precetti allo stesso modo.

Devozione rispettosa al Buddha, devozione rispettosa al Dharma, devozione rispettosa al Sangha.

Devozione rispettosa al Buddha, devozione rispettosa al Dharma, devozione rispettosa al Sangha.

Devozione al Buddha, il Sommo; devozione al Dharma, la Purezza Somma; devozione al Sangha, la Comunità

Somma.

Devozione al Buddha, il Sommo; devozione al Dharma, la Purezza Somma; devozione al Sangha, la Comunità Somma.

Perfetta devozione al Buddha, perfetta devozione al Dharma, perfetta devozione al Sangha.

Perfetta devozione al Buddha, perfetta devozione al Dharma, perfetta devozione al Sangha.

Si ripetono le devozioni per tre volte.

Il Maestro dice:

Così si danno i precetti delle Tre Devozioni. Da ora in poi, Gautama Buddha e gli altri Buddha sono i vostri grandi insegnanti. Non siate mai devoti a demoni, non-buddhisti e

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così via. Questi precetti sono stati preservati dai Buddha del passato e sono stati trasmessi dai Patriarchi. Ora io li do a voi. Dovrete preservarli con sincerità.

5. I Tre Precetti Universali Ora, i Tre Precetti Universali.

N. 1: Osserva le norme della società

Questo precetto fu preservato dai Buddha del passato. Fu trasmesso dai Patriarchi. Ora io lo do a voi. Potrete

osservare questo precetto d'ora in poi fino al termine della vostra vita?

Sì.

(Per tre volte)

N. 2: Osserva la norma morale dell'Universo

Questo precetto fu preservato dai Buddha del passato. Fu trasmesso dai Patriarchi. Ora io lo do a voi. Potrete

osservare questo precetto d'ora in poi fino al termine della vostra vita?

Sì.

(Per tre volte)

N. 3: Opera per la salvezza di tutti gli esseri viventi

Questo precetto fu preservato dai Buddha del passato. Fu trasmesso dai Patriarchi. Ora io lo do a voi. Potrete

osservare questo precetto d'ora in poi fino al termine della vostra vita?

Sì.

(Per tre volte)

6. I Dieci Precetti Fondamentali Ora, i Dieci Precetti Fondamentali.

N. 1: Non distruggere la vita

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Questo precetto fu preservato dai Buddha del passato. Fu trasmesso dai Patriarchi. Ora io lo do a voi. Potrete

osservare questo precetto d'ora in poi fino al termine della vostra vita?

Sì.

(Per tre volte)

N. 2: Non rubare

Questo precetto fu preservato dai Buddha del passato. Fu trasmesso dai Patriarchi. Ora io lo do a voi. Potrete

osservare questo precetto d'ora in poi fino al termine della vostra vita?

Sì.

(Per tre volte)

N. 3: Non desiderare in eccesso

Questo precetto fu preservato dai Buddha del passato. Fu trasmesso dai Patriarchi. Ora io lo do a voi. Potrete

osservare questo precetto d'ora in poi fino al termine della vostra vita?

Sì.

(Per tre volte)

N. 4: Non mentire

Questo precetto fu preservato dai Buddha del passato. Fu trasmesso dai Patriarchi. Ora io lo do a voi. Potrete

osservare questo precetto d'ora in poi fino al termine della vostra vita?

Sì.

(Per tre volte)

N. 5: Non mantenerti vendendo distillati

Questo precetto fu preservato dai Buddha del passato. Fu trasmesso dai Patriarchi. Ora io lo do a voi. Potrete

osservare questo precetto d'ora in poi fino al termine della vostra vita?

Sì.

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(Per tre volte)

N. 6: Non parlare degli errori dei buddhisti, monaci e laici Questo precetto fu preservato dai Buddha del passato. Fu trasmesso dai Patriarchi. Ora io lo do a voi. Potrete

osservare questo precetto d'ora in poi fino al termine della vostra vita?

Sì.

(Per tre volte)

N. 7: Non elogiarti, e non rimproverare gli altri

Questo precetto fu preservato dai Buddha del passato. Fu trasmesso dai Patriarchi. Ora io lo do a voi. Potrete

osservare questo precetto d'ora in poi fino al termine della vostra vita?

Sì.

(Per tre volte)

N. 8: Non lesinare sugli insegnamenti e le altre cose buddhiste, ma dalli generosamente

Questo precetto fu preservato dai Buddha del passato. Fu trasmesso dai Patriarchi. Ora io lo do a voi. Potrete

osservare questo precetto d'ora in poi fino al termine della vostra vita?

Sì.

(Per tre volte)

N. 9: Non adirarti

Questo precetto fu preservato dai Buddha del passato. Fu trasmesso dai Patriarchi. Ora io lo do a voi. Potrete

osservare questo precetto d'ora in poi fino al termine della vostra vita?

Sì.

(Per tre volte)

N. 10: Non insultare i tre supremi valori: il Buddha, il Dharma e il Sangha

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Questo precetto fu preservato dai Buddha del passato. Fu trasmesso dai Patriarchi. Ora io lo do a voi. Potrete

osservare questo precetto d'ora in poi fino al termine della vostra vita?

Sì.

(Per tre volte)

7. Il voto conclusivo Il Maestro dice:

Questi sedici precetti buddhisti sono le Tre Devozioni, i Tre Precetti Universali e i Dieci Precetti Fondamentali. Vennero preservati dai Buddha del passato e trasmessi dai

Patriarchi. Ora io li do a voi. Potrete osservare questo precetto d'ora in poi fino al termine della vostra vita?

Sì.

(Per tre volte)

Dovrete fare del vostro meglio per osservare questi precetti.

a. I riceventi si prostrano per tre volte di fronte al Maestro e restano in piedi sul posto con le mani in “shashu”.

b. Poi il Maestro si alza in piedi, si inchina con le mani unite in

“gassho”, e si pone di fronte all'altare.

c. Il Maestro si china ancora, brucia dell'incenso con la mano destra, e si inchina ancora. Poi resta fermo in piedi con le mani in

“shashu”.

8. L'elogio del ricevimento dei Precetti

a. Un assistente conduce il ricevente alla sedia cerimoniale.

b. Il ricevente si inchina davanti alla sedia con le mani in

“gassho”.

c. Girando in senso orario per incontrare il Maestro con lo sguardo, il ricevente gli si inchina di fronte con le mani in

“gassho”.

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d. Il Maestro torna indietro e si inchina allo stesso modo.

e. Il ricevente sta sulla sedia, si liscia gli abiti e attende pazientemente con le mani in “gassho”.

f. Il Maestro dice:

Una persona che riceve i precetti buddhisti entra subito nello stato di Buddha. Sta allo stesso livello di Gautama Buddha. Possiamo dire che sia un figlio/una figlia di Buddha.

g. Dopo che il Maestro ha recitato una volta queste parole, le ripete di nuovo prostrandosi e girando in senso orario per girare attorno alla sedia. Fa tre giri continuando a recitare le parole a bassa voce.

h. Dopo che il Maestro ha concluso il giro della sedia, il ricevente ne scende e si inchina al Maestro con le mani in “gassho”.

i. Il Maestro restituisce l'inchino.

j. Il ricevente torna al proprio posto partendo dal lato sinistro della sedia.

k. L'assistente accompagna alla sedia il successivo ricevente.

(Si ripete quanto sopra)

l. Dopo che tutti i riceventi sono stati lodati sulla sedia, Il

Maestro vi ritorna dal lato destro e vi siede con calma e la mani unite in “gassho”.

9. Il ricevimento del “rakusu” e dell'attestato

a. Uno dei riceventi si mette di fronte all'altare e si inginocchia per ricevere un “rakusu” e un attestato.

b. Il Maestro consegna il “rakusu”, mettendolo al collo del ricevente dopo averlo purificato col fumo d'incenso.

c. Dopo di che il Maestro consegna il certificato, purificato allo stesso modo.

d. Vengono dati il “rakusu” e l'attestato a tutti i riceventi, uno dopo l'altro. Dopo che l'ultimo è tornato al proprio posto, tutti i

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riceventi si prostrano al Maestro per tre volte e stanno fermi con le mani in “shashu”.

10. La conclusione.

a. Il Maestro si alza dalla sedie e si prepara per l'ultima prosternazione.

b. Quando l'assistente suona la campana, tutti i partecipanti si prostrano per tre volte dinanzi all'immagine del Buddha.

c. Il Maestro lascia per primo la sala.

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