• Non ci sono risultati.

kg? ' f . i 41v xk, CO mocaimmz wmqoz? Cm 12? w>of3< sia I LMWHÈIJIIP.ÎWW.WÌ. f. , À ,.'J..V.vî. . H. H M N. A,. 2,133.4 {N.13 w'a~-v,_ A T. 7,.,.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "kg? ' f . i 41v xk, CO mocaimmz wmqoz? Cm 12? w>of3< sia I LMWHÈIJIIP.ÎWW.WÌ. f. , À ,.'J..V.vî. . H. H M N. A,. 2,133.4 {N.13 w'a~-v,_ A T. 7,.,."

Copied!
173
0
0

Testo completo

(1)

w'a~-V ,_

T\

73 ' ‘f

COmOCAImmzwmQOz?Cm

22, ; È g; 2; :

siaI

12?w>OF3<

22 :: E;

.i41vxk,

LMWHÈIJIIP.ÎWW.WÌ.f.2,133.4

AT.7,.,.

f .

ÌI

N,rèwMQWLVw

a. Ma ,

À .

,.'J..V.vî..H..HMN.U

5 ..A,.

WW

i.Ivìl;lflrK5! {N.13

kg?

Ivi.

(2)

SULLA

E?NÌRMX @îì ÈAÌÎ ©îllB©llaélfilù

’#HOH+

(3)

' DELLA PATRIA

DI

SAN GIROLAMO

ymg, m/u/fó’îm %fiwm

mm: mwmrm ©me<ma

DALMATINO

AL CANONICO

DON PIETRO STANGOVIGH

ISTBIANÙ. 1

. m %O\\‘l°

%’*&

z A 11 A,

DALLA TIPOGRAFIA BATTARA l 85 I .

(4)

omnes conveniat, argumentari soleo. Cic. da mm i Deor. c. 4.

Disserentium reprehensionesv inquit Tullius de finibus, non sunt vituperandæz maledicta vero, iracundiæa contumeliae, contentiones in disputando pertinaces indigna; mihi philosophia videntur: quinimo rectum est etiam in illis contentionibus, quæ cum inimicissi mis fiunt, gravitatem retinere, iracundiam repellerea si modo humanitas nobis. et urbanitas caro: sunt.

Aymerich in Prolus Pln'los.

‘ mei omm

(5)

I PRELIMINARE.

l. Basta talvolta /èrmarsi sul fi‘ontispizio di un libro, per conoscere la malageuole impresa del suo Au tore . Se questa proposizione possa applicarsi al secondo Opuscolo del mio avversario, non è del momento il de ciderlo. Viene peró in aceoncio di notare, ch’ ein sin da principio appropria al suo libro il bell’ attributo della EVIDENZA _. la cui indole si e' già osservata nelle poche e chiare proteste di Cicerone. Tal’é in fiztti il titolo, con cui quel libro venne presentato al pubblico: S. Gi rolamo, il Dottor Massimo dimostrato evidentemente di patria Istriano. Apologia del Con. Pietro Stancovich socio di varie accademie, contro la risposta di D. Gîo.

Capor Dalmatino . .y. . Trieste, presso Gio. Marenìgh Tipogpafo edit. 1829. Alla protesta di Cicerone, non senza motivo, ho creduto unire una sentenza di altro Scrittore non tanto antico, il vquale prendendo da Ci

cerone istesso quanto possa accordarsi nelle dispute let terarie, riprova poi quel di più , che taluno si crede

lecito contro l’ avverscwio. Noi pure, come ognuno vede,

(6)

siam nella pugnai Se tanta egli, come io, o forse ne;

‘ sano di noi due, prevalendosi della prima parte del secondo testo, non sia trascorso più oltre, dandosi in preda alle cose ivi riprovate: ella é una cosa, che ri

chiedeva non il nostro proprio, ma bensì il giudizio del pubblico illuminato, al quale appartiene di occuparsi a bilanciare gli scritti dell’ uno, e dell’altro,- e quindi senza che io voglia entrare in discussione, se tutti pos sano esser imparziali; e se, com’egli dice, i Triestini appartenenti anch’ essi all’Istr‘id antica si possono sde gnare contro di me per i modi insultanti, che in me pretende trovare, o piuttosto contro di lui, che col suo primo libro è andato a svegliare , come suol dirsi, li cani che dormivano , credo da canto mio di lasciare, che ognuno pensi a suo modo: meno che‘nel trovar ammas sate delle cose dette a mio carico con ció, che per pro posizione firggitami, m’ induce a tornare al cimenta , ‘è

confutare testi e ragioni male applicate, non mi ritrovi nella vera necessità di nuovamente usare della sola pri fna parte dell’ osservato a/òrismo Aimerichiano ,- e ciò nella minor dose che sia possibile: mentre sebbene un alto personaggio, ben noto al Sig. Canonico, informato della maniera caustica, per non dir altro, di cui ridon

da questo secondo suo parto, ebbe a dirmi per con/ò!“

io, che tale è lo stile ordinario di chi sta dalla parte del torto; per massima già stabilita questo secondo, ed

(7)

IX

ultimo mio lavoro maneggiar voglio, per quanto da me si potrà, con quella semplicità, che non trovasi fuori dello stile il più basso: e ció a solo oggetto di scansare li tanti irnproperj, con cui alle poche frasi o figure, da me precedentenwnte praticate, sembra siasi creduto sa»

tirizzare, dicendo come per iscusa diflicile est satyram ' non scribere.

2. Ho detto di tornare al cimento per proposi zione fuggitami ; dir intendo quella, che trovasi alla pag. 85 di quel mio 0puscolo, che volendo (l’avver sario) tornare a tenzone, io volentieri lo seconderò,i purchè . . . . io possa sapere, ed avere quanto in ap presso vorr‘a egli riprodurre. Certamente, se di queste espressioni io mi fossi astenuto , il modo sembratomi

troppo violento del Sig. Canonico verso me, non mi avrebbe deciso ad un periodo oltre a ció, che avevo pubblicato. Ma esistendo la promessa, e non vedmzdosi l’ adempimento , chi avrebbe capacitato l’ universalità, che, asolo oggetto di o/]èsa passiva,io mi [ossi taciuto, senza che piuttosto si dicesse, esser il mio silenzio una prova di avvilimento nella causa agitata? Ebbene quan do e cosi rispondasi anche per la seconda volta, sgra vandomi in pari tempo da qualunque ulterior disputa _, ' se mai il Sig. Stancovich credesse progredire: mio con

fòrto essendo il riflettere, che non solo a chi volesse subentrarmi nella lotta non lascio la causa finora male

(8)

difesa; ma piuttosto ho il coraggio di dire, di averla corroborata e di testi e di ragioni non sentite di prima:

arrivando per fino col primo mio libro a far batter la ritirata in più luoghi a guell’ avversario, il quale, dove viene ‘a cedere, si puó dire, che propriamente si trova colle spalle al muro.

5. Lungi per tanto dall’ investigare, se' al secondo libro avversario, considerato in sé medesimo convengasi il vero nome di Apologia, dir credo soltanto per onore della verità, che il P. M. Tommaseo, vantato dal Sig.

Stancovich favorevole al suo libro, [a uno dei primi, che mi ha eccitata a rispondergli: che non avendo io allora il di lui libro, me lo ha favorito per tutto il tempo necessario alla risposta; che finalmante mi ha ofl"erto tutti i libri della sua stanza, di cui io poteva averne bisogno . Qual giudizio poi abbia fàtto questo Padre del libro del Sig. Canonico, veduto che ebbe il mio, io nel diró , giacché nol credo necessario. Se esso Sig. Canonico, o altri in luogo suo vuole saperlo, lo interroghi, e lo sentirà: mentre in quanto all’ asserta EVIDENZA, o altro attributo, che in luogo di quella fòsse d’ uopo menar buona all’ avversario, pare che pri

ma richieggasi una qualche scorsa della presente razza si, ma nel tempo istesso ragionata Contra-risposta.

(9)

'ABBREVIATURE

CHE_ SI TROVERANNO IN QUESTO YLIBRO_

con le 6146 .

Op. avv. 1. pag. cc. . . Opuscolo avversario primo pagina cc.

Op. avv. 2. pag. cc. . . Opuscolo avversario secon

do pagina ec.

Mio op. 1. pag. cc. À . . Mio Opuscolo primo pagi

na cc.

Citandosi il solamente intenderzi ssi di questo mio secondo Opuscolo.

Dalm. . . . . ' ._ . . Dalmazia.

Pana. . . . . . . . Pannonia.

Sig. Can. . . . . . Sig. Canonico.

Sig. Stano. . . Signor Stancovich.

(10)
(11)

àÌRÉÌQ<DÈ© Il.

@Mw.

4. Qual cavaliere, che sfida coraggiosa mente il suo emulo, e da sè determina il mo do di battersi, tale creder potresti il Sie. Can., allorché messosi sul serio prende la parola in questa guisa va Amo direttamente parlare a: con voi mio pregiatissimo Capor arciprete a» di S. Girolamo degl’ Illirici in Roma, che

» io perfettamente conosco; ed a voi rivol 99 gerò sempre il discorso, e ne comincio 29 dalla Dedica cc. a: Ma sia pur bello , e di lettevole il suo modo" di questionare, egli si Vede anche dall’ effetto, che non cessa di es ser misto di acrimonia, e disdegno : e perciò non dovrà risentirsi, se ‘bramando io dav vero la moderazione, ‘non seguo il suo modo di scrivere, ma sulla traccia del primo libro diriggo li mieidiscorsi al pubblico , da cui 0 vergogna o compat1mento 10 possa aspettare.

E chi sa, che questa verità non l’ abbia egli 1

(12)

stesso qualche volta sentita dopo Ii primi mo

ti del suo entusiasmo! Mio impegno, ein

sappia, esser quello, di rientrare in contesa per la ragione accennata nel Preliminare , per

convalidare le cose rappresentate nel primo

libretto, per dare un nuovo setaccio a quel le, che di nuovo egli affaccia, e finalmente per metterlo in emulazione, se mai rescriver pensasse, di mostrar col fatto chi-di noi due,

occupandosi della patria di S. Girolamo , eol ga di più nel mantenere a: quei modi urbani,

a: che non devono esser disgiunti dalla re 99 pubblica letteraria, che convengono a chi 29 nacque civilmente ., sorti un’ educazione ci

» vile, e che devono parzialmente esser il a: carattere distintivo di chi indossa la divisa

a» di Cristo. cc’ Op. avv. 2. pag.

5. Passando poi al soggetto dell’ articolo

parmi inutile il questionare ., se nelle Dediche letterarie, che si fanno a Personaggi supe

riori ., dirsi debba timore , e trepidazione quel patrocinio, che comunemente suolsi im plorare. E se ciò fosse, egli certamente non lo sarebbe stato esente, mentre a S. E. Mons.

_Pyrker esso ancora nell’ offrirgli il primo li libro conchiudeva n null’ altro da me si chie

(13)

5

a) de, che il PATROCINIO di un gran Sànto, n e di un PATRIARCA, che mi è Metropolitane:

Al più dunque per tal’ incidente anderessimo del pari. Per quello poi riguarda 1’ asserto dell’ Eccellentissimo mio Mecenate potrebbe anche ricredersi, se si compiace considerare, chesempre le persone protette realmente sot topongono i. loro lavori al Mecenate, da cui cercano l’ onore di essere approvati, per ac crescere la riputazione del proprio nome. Po trebbe anche ricredersi, se si compiace con siderare, che il Mecenate non assume la pro tezione delle opere, che crede alla ragion contrarie. Potrebbe in fine ricredersi, se si compiace considerare, quanto il Mecenate del mio libro sia versato in ogni genere di scienza e di letteratura; e che non può sup porsi, ch’egli siasi eretto nello impresso mio opuscolo a protettore di una causa cattiva, od almeno priva di buon fondamento, per sostenere quel forte edificio , che in questo nuovo libro io credo di compiere a disingan no di ogni contraria opinione.

(14)

Massone In, I

’6. Confrontando ora le idee, delle quali

mi sono prevalso nel formarla, colli rilievi, che il mio avversario viene a farvi ;- confessar devo, di non trovar cosa, che me ne faccia

ricredere. Piacciute o nò che sieno al lettore

spassionato, io non sono per olfendermi in conformità alla chiusa di quel mio libro. Go do però poter dire fino da questo momento, non aver sentito né a voce nè con lettera, che alcuno abbia ritrovato in essa Prefazione un discorso mal misurato. Egli solo il Sig.

Can. mi rampognò, come mi fossi costituito scrutatore de’ cuori. Ma ognuno vede, che il mio linguaggio non è ito al di là delle cose apparenti. E se questo si negaSse all’ uomo , di _che altra cosa potrebbe occuparsi il nostro spirito sopra la terra?

7. Premesso ciò prima di chiuder 1’ artico

lo, credo bene di schiarire, o almeno metter

nel più ovvio aspetto li due ultimi paragrafi

I

(15)

5

dell’ avversario. Il primo riguarda un liberco

lo dato alli miei confratelli Canonici, circa il quale si dice a) dando questo libro in quel a» Collegio, necessariamente lo diedi anche

a a voi, e voi potevate leggerlo, se vi aves- -

si se piaciuto. c: Veramente nel dare una co sa in comune a più persone, e in quaranta giorni di trattenimento in Roma non vedere, che uno de’ regalati in comune faccia un se gno di gradimento, se fossi stato io il dona tore, avrei cercato il momento di esploràrne la ragione. Dal modo di risPonder si vede però, che quest’ avvertenza non si è usata.

Non basta. Tra me e li miei Canonici reci procamente s’imprestano libri. Essi danno a me dei loro, ed io altrettanto impresto a quel li. E questo, che interessava ciascuno di noi, doveva unicamente tenersi si celato, che non solo darmelo, ma nemmeno sien entrati a farne parola? Eppure tanto avvenne del li

bro stancoviano, del quale dopo la partenza

del suo autore, e dopo l’ abhoccamento, e concerto suaccennato col P. M. Tommaseo,

che mi favori il libro divenuto sua proprietà,

seppi appena, esservi una copia lasciata ad

uno dei Can'onici. Questo è la verità genuina

(16)

di quanto ass‘erisco. Se poi dal fin qui riferito sia da far qualche deduzione, io certamente non vengo a promuoverla.

8. ’Nell’ ultimo citato paragrafo prosegue:

Voi dite, che vantar non potete la so

cietà di _ alcuna accademia al pari di me , benché non tralasciate di frequen tare in qualità di semplice uditore pa recchie romane più analogheagli eccle siastici vostri doveri. Vi dico primiera mente, che intendo il frizzo, che volete dar mi ec.,cc Or domando io: questo preteso friz

uuu u‘8UUUÙ\J

20 sta nelle parole , diciamo anche nel senso delle medesime, oppure nell‘ idea di qualche altra. cosa, che voluta siasi adombrare nella mia mente? Se il primo non vi fosse, come realmente non lo è, vi sarà poi il secondo?

Questo a senso anche di quanto formò il fi ne del primo articolo avversario non dee cer carsi dall’ uomo, che non è lo scrutatore de’

cuori: e diciamolo colle stesse sue parole

a) questo potere appartiene a Dio, ed è te

» merario, ed ardito chi lo pretende. cc V’ in treccia poi alcune parole fattemi un di in Sagrestia cc. , quali sicuramente non sono

passate al di là di un consiglio. E mi ricor

(17)

7

do in confuso, esservi stata qualche parola hinc inde, senza che niuno di noi vicende volmente abbia mancato alla dolcezza, epa rità cristiana. Egli veramente volle farvi en trare troppo presto anche l’ amicizia , che deve andar del pari coll’ uomo di consigli ..

Ma siccome ricordavami aver letto , " esser l’ amicizia un’ amor scambievole nato da conformità di voleri , e da lunga conver sazione , è sufficientemente risposto circa il

soggetto a quo. Per li altri rapporti poi bi

sogna vedere, se il consiglio sia dato ad tra mites rei, circamstantiarum , et loci. Ma siccome egli parla di Sagrestia ( certamente

di questa Chiesa Illirica ); cosi scansando

tutto ciò, con che vorrebbe egli distrarmi dall’ assunto principale, sono costretto a_ dire,

che il Sig. Stano. in quaranta giorni di suo

soggiorno in questo pio luogo ancora non a

‘veva imparato ciò, che lui poteva riguardare;

dir intendo, se-poteva o nò come Istriano ottare alli Benefici di detta Chiesa, e‘ 1’ intel

ligenza della carta geografica, che quivi con

servasi, su’ quali a Dio piacendo, ci riparle

remo nelli 60. e seg.

(18)

3%. gaccb come ciuéccifc mafia

9. Per introduzione al propostosi articolo,

osservando l’avversario la mia proposizione indecisa, formata sopra le parole da lui medesimo inserite dello Schónleben (della di cui dottrina ,. ed erudizione profonda po chissimo avendo veduto, e pochissimo potendo rispondere, non ho detto né bene né male), egli la fa divenire assoluta, volendo aver io detto espressamente, che tale scrittore non è buono a far altro che pasticci. Riporre però con suo dispiacere deve quelle parole nel vero senso, com’ io l’ho poste, dicendo:

Vogliam noi credere, che quello di Lubiana non sia buono a far altro , che pasticci?

e passando poco più sotto alla seconda parte

della proposizione proseguire: o piuttosto

pensar dovrassi, che quest’ autore abbia

voluto con quelle (nisi et Istrianis aliquid

tribuendum censerem ) metter gentilmente

in bcfle le insussistenti pretensioni dei

(19)

9

militanti perl’ Istria? espressioni, sulle quali non occorre trattenersi di più; avendo egli poste tra quelle, che (dopo sfigurate) non meritano risposta.

10. Come ha fatto in Schònleben , si credette autorizzato di fare in rapporto a Gin. Lucio:

Lasciando la mia particella SE iniziativa del periodo , in vece di riportare il mio detto come stava: se questo eruditissimo Dalmatino cc. con quello che seguitava, egli lo cominciò in vece cosi: Questo eraditissimo Dalmatino cc. Si scuserà egli forse dicendo: Badate, che

quel SE 1’ ho posto quattro righe più sotto, ripetendo: » Se Gin. Lucio non hafissato cc. a:

L’ha posto dopo eh! Ma come? Servendosene nella successiva sua proposizione condizionata, non mai rendendolo a chi l’aveva tolto.

11. Ma pensa egli coll’ aver di necessità in questo luogo, che abbiamo per le mani, dato poi apertamente il vero senso all’ espressioni di Gio. Lucio con quel suo pag. 2. op. 2.

a: Qual maggior sincerità volete voi trovare ec.n, di aver giustificata la primitiva sua sincerità?

Lo giudichi il lettore imparziale , mentre detta

sincerità poteva. essergli ammessa , se fin d’allora nel seguente 0 altro simil modo si

, . 4_,. w -q..v<

(20)

fosse Spiegato nGio. Lucio . . . nei com a: menti all’ opuscolo del Marullo fortemente n impugna lo stesso , abbatte il partito degli a: Ungheri , è contrario agli argomenti per 99 1’ Istria , ed in fine , SENZA scosmnsr DAL 99 PARTITO GIA’ PRESO PER LA DALMAZIA, resta n dubbio,indeciso sopra il luogo natalizio del 99 S. Dottore. cc

12. È singolare poi, che dove appunto suda, per far risaltare la sua sincerità ( questa è cosa di fatto visibile , che non può scappar

dagli occhi ) commette due nuovi sbagli in

genere di sincerità; dir intendo nei rimarchi fattigli nei due primi paragrafi di questo mio articolo . Ma saranno forse queste licenze

inerenti ad un’Apologia? Io per me credo di no. E tanto più lo dico, perché S. Girolamo

medesimo nelle sue Apologie contro Rufiino, sebbene siasi protestato : Nauseanti stomacho

cibos ingero; ( parole onorate di un posto distinto nel contrario frontispizio ) non si vede,

che nemmeno per una sul volta se ne fosse' servito.

15. Proseguendo questo articolo, se ( a

modo di dire dell’ avversario ) il condannarsi

da me quelli, che hanno determinato il luogo

(21)

. - il

preciso natalizio del S. Dottore equivale, come

sembra a non convenire nel sentimento loro, la proposizione si può lasciare com’ è.stata scritta. Nel rimanente dico, che chi non de termina nè in parte nè in tutto, vuol dire, che o non "vuole ,o non può determinare Ma chi vuole , e può determinare in parte, vuol dire, che per quella ha ragioni di farlo;

e chi ha ragioni per la parte, per la medesima non può aver torto. Se questi antecedenti fossero migliori, come sembra che lo sieno, degli antecedenti avversari relativi alla circo stanza, allora certamente la conseguenza ivi tirata non reggerebbe. Né serve dire, che li Dal-mati non sien concordi tra se stessi né sulla provincia, nè sopra il luogo. Il primo già non regge quando tra il Sig. Stano. e me

si va d’accordo, che della Dalm. primigenia,

ed ampliata, della Liburnia e della Giapidia

si è formata una sola provincia. Per rapporto

a lui può rivedersi cosa scrisse nell’ op. 1

pag. 9 riga sesta. Se alcuni de’ nostri hanno

corso troppo nel determinare il luogo ,- quid ad me che non l’ho determinato? Pure ha veduto come finiva il mio primo libro . Nel

resto a finire quest’articolo devo dire, che

(22)

tra li Dalmàtini e Pannoni vi è questo bel vantaggio, di poter per buona pezza di con

fine esistito fra esse due nazioni brancolare (termine avversario) in cerca di un luogo , che fuori delle mentovate è inutile cercare e

determinare: e tra queste due non sarà vittoria completa di chi primo abbia determi

nato e provincia e luogo; ma di chi, de

terminando, e sodamente conchiudendo per

una di dette provincie, tenga addietro l’ altra col luogo in suo seno determinato , ma non sodamente conchiuso , come si è veduto, e resta ancora da vedersi.

lilîflîlîifi©l© Eva

@/ ymziò,

14. Questa sorte di monetine in tanto prende luogo nei nostri libri, in quanto l’ab biamo fatta entrare. Ed io specialmente, che

mi occupo di Numismatica antica, facilmente mi sono lasciato trasportare. Venendo a noi,

la cosa potrebbe considerarsi in diritto e in

(23)

’15 fatto degli antichi Romani. Per il primo egli asseri, che Sestertium in genere neutro usavasi presso iRomani per un migliaio di Sesterzj: ed ecco, che in origine egli parlava di fatto, e non di diritto . Ed io , appog giandomi a Cicerone, in questo genere più autorevole degli Scrittori moderni, replicai ,

che la proposta del Sig. Stano. è falsissima in se stessa. Fin qui, come ognun vede, si

è discorso del solo fatto; e la cosa poteva anche terminare, restando ognuno nel proprio parere. Io però uscii fuori colla mia provoca, sempre riguardante il fatto, e mai il diritto, invitandolo cioè a mostrarmi un solo esempio di autorevole scrittore, il quale nel numero del meno adoprataabbia la voce Sestertium in genere neutro . Egli all’incontro , senza soddisfare la pretta' mia domanda, venne fuori col Morcelli scrittore venerando , il quale però messosi a parte di chi sentiva a modo del Sig. Stano. per quello riguarda il diritto,

limita li suoi esempi, ( che varrebbero alfatto )

nel mostrare che cosa? Che Sestertia nomi

nativo , o accusativo plur. neut. più di una

volta usato abbiano gli antichi; ma quando

è al caso di congiungere il diritto al fatto

(24)

degli antichi, lo converte in fatto proprio,

che equivale al solo discorso di diritto , di

cendo ex se magistralmente: Sestertium vero

NEU’Ì‘RO GENERE (est) quod nummos sestertios continet mille. Se dunque la risposta avver

saria quadra con la mia provoca , e diciamolo meglio , se tal risposta, non essendo relativa alla proposta, a me debba portar avvilimento,

chi conosce il peso delle parole lo decida;

mentre in quanto a me non aVrei fatta una disfida , 'chiedendo‘ che mi si mostrasse , se mai altri avesse insegnato , oppnr pensato avesse come il Sig. Stanc., quando oltre al Moreelli citato , vi era anche il Budeo più

antico di lui (al quale Forcellini nel testo

tratto dal 6. de’ Paradossi di Cicerone ha notato nel suo e. lib. De Asse, che tal testo corruptus est) l’aveva sostenuto. Che poi il Sig. Can. venga far rifletter tre cose 2 che a: (ella sarà la prima) quando vi ha il plurale o: neutro può starvi anche il singolare neutro, sa e (sarà la seconda) che il Forcellini stesso 29 non disse, che Sestertium in singolare non

» possa e non debba dirsi. ( Segue la terza)

90 Nel nuovo Lessico del Forcellini, che si va stampa . . . dall' ultimo Forcellini,

(25)

15 si (avrà voluto dire il Sig. Furlanetto) os

» serverete moltiSsime Voci fino ad ora cognite

a) soltanto nel plurale, trovate, e portate nel n singolare. a: In quanto alla prima, e seconda delle suddette riflessioni, che riguardano il

diritto , potrebbe qui non rispondersi: tutta via far volendosi qualche caso di tal sua

proposizione , noi volgendola a ciò, che con cerne il fatto rispondiamo, esser comune tra grammatici, che sebbene in plurale trovinsi

li nomiflloci, e loca locorum ( termini che

occorrono in ogni sorta di discorsi e di scritture ), in singolare non trovasi che il solo locus mascolino . In oltre basta osservare , che se Forcellini non ha detto espressamente quanto in secondo luogo fa rifletter il Sig. Stano.

l’ha detto in modo come portava l’istituto della sua opera, dandoci notizia dei nomi Sestertius sing. e Sestertia plur. soltanto . Nel resto poi si risponde, che bisogna vedere primo, se in quelle voci prima cognite soltanto in plurale , e poi trovate e portate nel singolare combini anche il genere. Secondo, quand’ anche combinasse per alcune voci, ancora resterebbe a mostrarsi, o che 1’ uso sia generalissimo per tutte, e singole Voci, o

(26)

che trale voci particolari trovate negli antichi autorevoli scrittori stia appunto il Sestertium caso nominativo , num. singolare, e geo.

neutro, dove egli forse fondava le sue speranze nello stendere le poc’ anzi riportate sue parole.

Spereremo dunque anche noi non senza tre pidazione, di veder avverarsi quel passo di Ovidio: expectata seges vanis elusit avenis.

ÀÌBÌÌ@©ÌE@ Vs

15. Chi ha letto il primo mio op., e specialmente da pag. 12 a 15 avrà veduto , che lungi dal confutare , che l’ Istria con finasse colla Pann. al settentrione , e colla

Dalm. a levante, io‘ ricordava al Sig. Can., averglielo concesso come postulato, e che

perciò poteva,dispensarsi di sostenerlo, come

teorema; vere essendo pur troppo le mie

parole alludenti a quanto scrisse Orazio de

arte poet. v. 139. Per lo contrario esso Si“.

Can. fin dalla prima linea _ di questo articolo

(27)

\

‘17

dice così . . . e voi pretendete' di confutarmi, che

a: l’ Istria confinasse colla Pann. a settentrione, e n colla Dalm. a levante cc. » Come queste cose contradditorie possano dicifrarsi , lascio esami narlo a chi ha tempo da perdere. Piuttosto in vece di confutare, passava io a dimostrare, che le me desime prove da lui emesse non eran portate con quella chiarezza, che colpisce: eperciò mi occu pava un tantino di alcuna di esse , per far sempre più risaltare la verità . Di fatti egli aveva citato Tolomeo, ove cominciava: Panno nia superior(riportato diversamente hinc iride) e senza usar puntini lasciava fuori il verbo re golatore terminatur. Ed io senza strepitare vi ponea tra parentesi il medesimo terminatur: e seguendo lo stile da lui primo intrapreso, senza puntini parimenti emetteva le altre parole ab oc

casu monte coetio et pro parte caravanca, le quali non fanno un zero alla nostra causa; e si vede, che non vi fece delle medesime veruna ap plicazione. Non essendomi dunque lagnato io dell’emissione necessaria di un verbo , avrà poi ragion esso di lamentarsi delle cose non necessa rie ., da me lasciate fuori,’dicendo tra parentesi,

dopo riprodotte quelle a noi inutili parole ab ac

casu monte ccetio cc. CHE VO_I AVETE 0MESSO?

2

(28)

1 6. Andiamo avanti. A me ancora premeva far conoscere con Tolomeo medesimo, dove arrivava l’ antica Istria verso settentrione, per spacciarmi in quella parte colle mie idee, come l’ ho fatto alquanto, e tornerò a farlo più stesamente . Che egli mi interrompa:

Che mi importava il dirlo P non è niente di male , perché ciascuno deve far per sè.

Ma che da li a poco all’altro testo tolemaico, da me fatto seguire ripigli: cosa ciò conta?

posso mostrargli, che se non a lui, a me

conta certissimamente . Anzi Vediamolo subito.

Ein nell’ op. 1 pag. 49, 50 rappresentava l’Istria

a: una penisola lunga miglia 60, da‘ tre lati

n circuita dal mare,_ ed a settentrione unita

a: al continente, terminando coi monti della 99 Vena detti il Carso, ove confina col territorio a: di Lubiana . . . ossia colla Pannonia cc. sa E in questo op. 2 pag. 25 pare , che ripeta l’istessissime parole. Ma mi dica in grazia di

qual estensione egli parla, e di quale fa d'uopo

parlare nella nostra controversia? Egli sicura mente parla dell’ Istria odierna , portandola

alla Vena o Carso"solamente: e a noi con

viene parlare dell’Istria telematica, e dei tempi

di S. Girolamo , il primo dei quali, se non

(29)

19

mentovò nè Vena nè‘ Carso, li lasciò non curati nel seno dell’Istria stessa d’allora;

portandovi il confine settentrionale sin sotto

Caravanea, come più succintamente nel mio

op. 1 pag. ’14. A che questa osservazione?

A provare, che sebbene le distanze della sua Sdrigna portate in settentrione al termine contratto alla Vena, o al Carso, dove a di nostri finisce l’ Istria, non facessero più di miglia quindici: niente di meno le distanze di Sdrigna medesima portate in settentrione al confine del] Istria, come era all’età di Tolomeo e di S. Girolamo, arrivavano a fare quaranta,

e più miglia prima del contatto colla Pann. ,

che arrivava? sotto Caravanca, e andava con

pari linea in oriente fin sotto l’antica Emana, da lui detta l’ odierna Lubiana, come alla detta pag. 17 dell op. suo 1 con Tolomeo ci disse, che: in limite Italica sub 'Norico Pannonia civitas Emana. Ed ecco, che ri portato da me l’altro passo di Tolomeo:

Noricum . . . terminatur . . . a mer' ie . . . parte Pann. superioris . . . et quod inde est supra Istriam eo monte, qui Caravancas appellatur, non era a me inutile , sebbene egli vi appese il 29 Cosa ciò conta? 29

(30)

17. Coll’ esporre egli in fine le poco'anzi da me riportate sue parole(l’ Istria) . . .

terminando coi monti della Vena cc. aVrebbe 'Volut0, ‘che in mio medesimo discorso non mi fossi allontanato dal suo modo-di dire; e quindi mi nota una piccola falsità, per aver

io così parlato : tra i quali monti del Carso e della Vena), e quello di Caravar'zca vi

passa quella pianura , CHE SARA’ ( ed esso trascrisse CHE FORMA . . . alterazione, senza la quale il suo rimarco non avrebbe potuto

far breccia) il territorio di Lubiana. Ma ,

esaminata bene la cosa, sparisce qualunque mia falsità, quando torna leggersi come diceva

il mio libro: pianura , CHE SARA’ OGG1DI’

territorio di Lubiana; ove in primo luogo si vede, che il mio sarà oggidi conserva un non so che di sospensivo, ( da lui fatto sparire per la sostituita parola, che forma) come vien di natura parlando si di luoghi non veduti.

«E poi il celebre Magino alla tav. 7 della sua Geografia relativa a suoi giorni ci dà la se guente spiegazione: Alteram Carnialam ir riguam vocant, et valgo Cher Krain , in vallibus -quidem sitam inter Noricos et Ja

pidicos \montes . . . celebre oppidum in

(31)

21

ca est Lubiana italice dictum ec. E ognuno.

sa, che le valli stanno in pianura, e non

nella sommità dei monti. _

18. Sul fine della pag. 25 op. 2 entra l’av-.

versario negli argomenti fattigli pel momento, e poi abbandonati, sull’uso di un passo di Cluverio non troppo esatto in proposito della Croazia. Dico non troppo esatto, perché se, Cluverio in vece di dire Pannonia superior,.

-in qua nunc .’ . .. Croatia ec. avesse detto , in qua nano Croatioe pars (montana tantum) c’avrebbe detto bene, e il Sig. Can.

usandone non sarebbe andato incontro a ciò, di che si lagna, e che per nasconderlo, non solo anche in questo luogo ( senza uso di pun-, tini) stroppia molte cose del mio sentimento:

ma di più alla Pann. superiore ( da me ivi

due volte mentovata ) toglie l’ aggettivo supe riore, senza il quale resta oscuro il mio as serto in guisa, che prendendosi le cose dopo

la seguita alterazione , si potrebbe di quelle

usare a mio danno . -

19. Così del pari il mio fingasi (equivalente a suppongasi), e le appresso interrogazioni :.

Per illudere? Peringannare? mio op. 1 fine

della pag. 14 non ponno sapere di sco'rtesia

(32)

come vorrebbe il Sig. Can., subito che sono seguite dalla risposta Non lo credo , con quel di più , che sviluppa la parte negativa della conclusione, che veniva necessariamente. La

gnasi in poi del testo di Porfirogenito scrittore del 900, e posteriore di S. Girolamo da me trasportato fuori del luogo, da esso Sig. Can.

adoperato. Ma stia tranquillo ( e lo può vedere chiunque avesse a mano ambi li suoi opuscoli,

‘ e la"mia prima rispo;.ta), che non ha avuto

Verun danno in questo incidente la causa , Istrian'a; ma bensì lo ha avuto dall’ essersi trovato il testo di Porfirogenito in correspetti

vità con quello di Cluverio ( e ciò succeduto

seria, se tenendo l’ ordine preciso. del Sig. Can., si fossero minutamente esaminate una per una

le cOse come stavano ), e che per brevità nè

in allora si s_candagliarono tutte , nè ora si ri prendono . Né serve dire in discolpa: (manco

male, che non potè' esentarsene) io ho detto

per incidenza ec., mentre anche le cose dette

in questo modo devono essere basate sulla

verità, altrimenti nell’ incidente stesso si può essere censurati niente meno, che nelle dette di proposito. Bello è poi davvero l’osservare,

dove io nell’ enunciato luogo e modo argo

(33)

25 mentava ad hominem , esso vi frappose tra parentesi le altre sue voci n che io direi ad puerum. ca Egli l’ha messe? Ed io non le rimuovo . Che se poi, riflettendoci sopra a

sangue freddo, trovasse, che sagittce parvu-‘

lorum factce sunt plagce eorum , con me non dovrà lagnarsi. ‘ .

20. Dopo tutto ciòvolendo egli di bel nuovo

alle pag. 27, 28 op a provare, che 1’ Istria

confinava colla Dalmazia, io. lo lascio spaziare

quanto vuole , ripetendogli soltanto , di aver

glielo ammesso per la prima volta come po stulato. Ed aggiungo, di non essermene

pentito, nè avervi vacillato, siccome non va

cillo nemmeno adesso in tal sentimento. Dove però mi dice, che Farlati AL PARI DI LUI di stingue 1’ Illirico in proprio o primigenio in

esteso ed in universale, mi pare vedere una

cosa non ben spiegata, per cui mi rimetto a tàvellare più appresso, e precisamente all’ar ticolo IX. Che se in fine pag. 29 op: 2 non trovasi contento del modo , da me usato nel ventilare le sue parole Egli è convenuto tra dotti ec. esistenti pag.‘zo, e ripetute costan temente alle pag. 21 e 28 suo op. 1 (parole equivoche assai nel nostro caso pratico , che

(34)

in atto di argomentare dovrebbero fuggirsi), lo ascriva a quella circospezione, che gli ar

guenti hanno diritto di adoperare. E tanto più io mi trovo contento quando osservo, che

nell‘ op. 2 par. 35 parla di un convenuto, che

inutilmente mi sono scervellato a cerCarlo nel

mio primo libro . Se ne riparlerà. A prendersi

poi per una pura notizia quanto dice nella sua

pag. 29 op. 2, che e per 1’ Ungheria e per

l’ Istria e per la Dalmazia abbiano scritto uomini per carattere , per dignità, e per dottrina rispettabilissimi , io mi addatterei , se non avessi letto alla pag. 20 suo op. 2 fossero pur centinaja, ciò nulla conclude.

E poi anche prescindendo dall’ Ungheria , e dalla Dalmazia , qualunque altro , fuori del Biondo Segretario Pontificio , avrei nominato

per l‘ Istria, dopo che alla pag. 86 del suo

1 op. ci disse che n troppi commenti si po tevanofizre a questa esposizione del Biondo Segretario Pontificio cc. a:

(35)

. 25

accusano va

[alto paonc/am. '

21. Imputare altrui mancanze gratuitamente io 1’ ho considerato sempre un atto indegno di uomo onesto, e specialmente di persona di Chiesa. E a me certamente potrebbe dire taluno: ca: ore tuo te judico, serve nequam, se dopo aver detto pag. 19 mio op. 1 Che mi

scuglio informe è mai quello di Stancovicb.’

Stridone ora è CASTELLO, ora è PROVINCIA , non lo mostrassi dietro una solenne mentita datami dal Sig. Can. alla pag. 30 suo op. 2:

Ebbene quando è così vediamolo . Alla pag. 2 1

op. 1 righe 16, 17 non disse egli . . . si

vede che il CASTELLO DI STRIDONE era un confine ec..p Ecco provata la prima parte.

E alla pag. 22 op. 1 dalla riga 12 alla 15;

glossandoyle parole di S. Girolamo non diceva

cosi: STRIDONE confine della Dalmazia , e

della Pannonia, cioè un terzo luogo, OSSIA UN’ ALTRA PROVINCIA? E se la mia vista non

Vede, come pare, al rovescio , ha il diritto

(36)

egli di venirmi dire mentite ? Andiamo avanti, che non 'è la sola, e non sarà l’ultima volta.

Ma in tanto vuol egli un piccolo suggerimento

di persona , che non gli porta odio? Eccolo,

Nel formare li suoi argomenti, si astenga nella

conclusione della voce cioè, quando ella non

.vi è del pari entrata nelle premesse; cosi saranno più difficili le ricadute . Qual coerenza

poi abbia il residuo del suo 13 op. 2 nel discorso , che tra lui e me passa sul primo

testo di S. Girolamo; dir intendo prima di essersi parlato dei testi sopra Osea, e sopra Soffonia, e quanto contar possa il disprezzo del significato dell’ Oppidum ricercato nel Facciolati, chiunque è di buon senso lo può conoscere . (a)

22. Ora tralasciando qualunque epiteto, che potrebbe darsi alle sue deduzioni dalle contese

già insorte tra li Napoletani, e quelli di Nola

(a) Se sulla scorta del Facciolati feci vedere cosa debba in tendersi per Oppidum, il Sig. Can. per lo contrario l’ascrisse pag. 31 op. 2 a inezia di commiserazione meritevole piut tosto , che di risposta. Ma a buon‘ conto vediamo, che Epidauro, una delle celebri città della Dalmazia , dal nostro San Girolamo istesso nella vita di S. llariouc venne appellata Dalmatia: op

pidum. ' '

(37)

27

nel mio op. 1 e pag. 20, 21 applicati al caso nostro , vediamo , se e quanto possano quelle, valutarsi . Ripetasi in succinto . per chi nòn

avesse veduto il primo mio libro , che li con tendenti per una striscia di terreno ( non

posta TRA I CONÉINI di Napoli e Nola, come

egli sul fine della sua pag., 31 op. 2 colla sua solita franchezza si è provato di apporre alla’

mia penna) eran li succitati due popoli: e l’arbitro romano non venne con altra rappre-s sentanza, fuori di quella implorata dai litiganti,

di decidere cioè, a chi delli due per vera

proprietà appartenere dovesse, mentre quella striscia medesima per 1’ avanti non aveva mai

appartenuto al popolo romano . Dal fin .qui

detto si vede altresi, che li Napoletani e Nolani erano in contatto di territorio senza.

un predeterminato , e preciso confine , al“

meno relativamente alla striscia in contesa;

e che volendo poscia determinarlo , e non potendo tra sé farlo all’amichevole, a scanso di venir alle brutte, cercarono 1’ arbitro, che li componesse . Se il Romano invitato, esami nata ben la cosa, aVesse deciso per la parte, ove più propendeva la ragione ; oppure avesse deciso, che la striscia in contesa fosse toccata

(38)

a ciascuna delle parti per metà, in allora per la prima volta sarebhe'si stabilito il confine tra li due popoli. Ma poiché l’ arbitro, abusando del potere , ascrisse quella striscia alle per tinenze di Roma , in vece di un confine, che per sentenza doveva tra loro stabilirsi, re starono affatto quei due popoli, almeno in rapporto al luogo contenzioso , senza reciproco

confine, mentre con un fatto solo quell’ arbitro

stabili due altri confini, uno tra il nuovo territorio romano , e quello di Napoli, e l’ altro parimenti tra il nuovo territorio romano , e quello di Nola, senza che potesse determinarsi un terzo confine tra loro medesimi, dir in tendo tra Nolani, e Napoletani, oppure tra Romani , e ciascuno dei medesimi . Cose tutte sono queste , che combinano conquanto sul proposito ho detto nel mio op. 1 , e che se volessero prendersi altrimenti, di conseguenza vi nascerebhe l’ assurdo del progresso in in finito, da me evidentemente mostrato. alla

pag. 25 di quell’ opuscolo; e che senza dire in contrario di questo assurdo una sola parola, perché non trovava da poter dirla ., si è an

dato poi perdere nella finta a mio nome ,

come si è Veduto di due confini relativi al

(39)

29 terreno contenzioso, e alli popoli pretendenti

«ab ante del compromesso , basando poscia su questa finzione, che credeva passasse come l’acqua pel setaccio, la sua conclusione, che quel tratto di terreno non era né Napolitano, nè Nolano, ma un terzo luogo, e per con seguenza Romano. Se non fosse stato di

rispondere colla prefissami moderazione alli

modi non apparentemente, ma in realtà of fensivi , con cui era condito tutto questo multi loquio, si sarebbe risposto con qualche sale.

Ma siccome non mi voglio allontanare dalla

presa risoluzione , rispondo semplicemente

dicendo: La striscia del terreno di contesa o era comune tra contendenti, o di un solo di essi, e mai dei Romani. Quando poi l’ arbitro romano abusò della fiducia, e lo prese per sè, allora soltanto cominciò non essere né Napoletano, nè Nolano, ma Romano.

E stando la cosa cosi, come ognuno lo vede che stava, non solo non esiste nella natura.

del discorso quel precipizio, che il Sig. Stanc.

s’ era immaginato, che mi abbia nel suo fondo, incidit, dicendo egli, in faveam, quam sibi ipse jèeit: ma di detto precipizio o fossa non vi è nemmeno un ombra, perché mi arresti,

(40)

a non esercitare più oltre la pazienza con detto suo opuscolo .‘ Che poi in fine del suo fi. 14, vale a dire pag. 53 op’. 2 interroghi

:a potete ora dire come dioeSte: gentilissimo

97 mio lettore che ve ne pare ( (li simile -aa razioci-nio?) 79 questo non doveva ome_t_tersi,

massime senza puntini; mentre quella parola

raziocinio ammaestrava chi non è sciocco ,

che nelle seguenti ove leggevaisi: non è egli un INSULTO , e stravagante sqfima ? la parola insulto per errore di stampa fu posta in vece

.dell’ altra insulso.- E le altre parole, con cui subito in mio nome proseguiva nuovo assurdo,

-e strano inconcludente modo di ragionare?

dette da me non nel paragrafo delle predette

«voci; ma in un’ altro appresso , e in tutta altra

maniera: mi sembra impossibile , che egli

non siasi accorta del NUOVO ASSURDO , al

.quale lo conduce questo STRANO INCONCLUDENTE

mono m RAGIONARE , e tutto altro , che segue:

e mai in via 11’ interrogare , ma di rappref flsentare .- Posto tutto ciò , vi sarebbe luogo , che egli a me rivolto dica: Vai mio caro

.Capor siete veramente un capo il opere di

nuova data , oppure che altri quelle medesime

sue parole a lui rimandi? Giudichi chi vuole.

(41)

. 51

Meglio sarebbe però procrastinare questo giu

dizio particolare, per formarne un solo in globo , con tutte le altre libertà di simile natura, che l’avversario si è creduto lecito sull’identità , e purezza delle mie parole, il che tratto tratto verrà a conoscersi.

23. Proseguiamo . Alla sua pag. 53 op. 2 egli mi piglia cosi a: Voi dite, che dopo esser

a) venuta ( la Pannonia superiore) a contatto

a» con la Dalmazia, e con l’Istria, continuava a) ad esserlo costantemente a tutta vita del e» Santo, e ( dopo che al termine del mio sa periodo Vi leva le altre parole significanti su E PIIÎ ANCORA) soggiunge: Va bene . cc E vedo anche io, che per lui anderebbe bene, se impunemente potesse far cosi dove gli ac comoda. 2 Non cosi, prosegue per me , la a: Pannonia inferiore , la quale non ebbe a: sempre gli stessi limiti colla Dalmazia cc . . . (e qui riporterò io le mie passate parole , senza spesso dover caricarlo di alterazioni ) . . . arrivando il tempo di non averli per fino dopo che la Savia fosse fatta provincia . Ora parlando il S. Dottore nel testo, che abbiamo per le mani, della Dalmazia -e Pannonia , e loro contatto , suo scopo non

(42)

era di darci nozioni di geogrqfia, e indicar

le frontiere in tutta l’ estensione delle no-q minate provincie: ma ha volutofarci sapere il solo-sito della sua patria già rovinata;

mentre con umano discernimento capiva , che fra breve restar doveva; deserta. Qui mi fermo un poco, perchè si è fermato anche l’avversario , il quale interrogandomi a» Chi vi p> ha comunicato questi pensieri del Santo ? a: Questo è tutta vostra immaginazione, e parto' a» del vostro cervello: né io nè voi, nè alcuno a: sa, cosa pensasse S. Girolamo ,1nè cosa si capiva . a: Rispondo , che se al dir dellîApó stolo invisibilia Dei per ca quce jàcta sunt intellecta conspiciuntur, tanto più invisibilia flamini; qual era S. Girolamo . Che egli in fatti non venisse darci nozioni di geografia, lo vede ognuno , senza che in ciò mi trattenga. ‘ Ed il voler di filo, che ce le avesse dovuto dare quando dice l’avversario pag. 53 op. 2 _:> Così in vece d’istruirci coi confini del suo

» tempo , ci avrebbe imbarazzato nell’ intelli

;5 genza della sua patria . a: Questo è un dis

corso da non farsi a me, ma al Santo , che poi sicuramente non era obbligato con nessuno,

di dar notizie ne della patria, né dei confini.

(43)

55

Quelle che ha date sono tutte gratuite comu nicazioni: e se sono imperfette per la totale

intelligenza, nessuno ha diritto di rampognarlo,

perché non le detto più circ’ostanziate. Che abbia in oltre voluto il Santo farci sapere il solo sito di sua patria, basta vederlo nelle pochissime parole Dalmatioe Pannoniaeque ' confinium quondam fuit’. Che in fine con umano discernimento capiva, che fra breve Stridone restar doveva deserta, bastava sapere, che era distrutta da barbari, e che il luogo era rimasto talmente abbandonato, che nem meno le bestie più vi si fermavano, come rilevossi dal testo di Osea, da lui per la prima Volta riportato pag. 25. op. 1. _

24. Proseguiamo ancora, perché egli mi dà

l’impulso. Io riprenderò però, dove egli ha in terrotto; e quindi ripeto, come al mio op. 1.

pag. 16.: mia jortuna, che lo Stancovich ha concesso già prima . . . _. che S.

Girolamo si servi di queste . . ._ geo

grafiche notizie nell’ (ed io dico per ) in

dicare la di lui patria, e niente di più . Per la qual cosa , oltre il darci il nome della sua patria , bramava di dare a noi posteri un contrassegno del luogo ove ha

3

(44)

esistito. ( » PUO’ ESSERE » ein interrompe;

ma Un suo può essere a me equivale per

COS1’ E’ ) e volle servirsi di qualche confine di provincia . (NIENTE MEGLIO dirò anche io

con lui, perché di sopra abbiamo veduto, che l’ha usato Ma siccome la combina zione portava, che una volta questo luogo aveva fatto confine trala Dalmazia e la Pannonia; (non per sé ma per accidens, ed impropriamente, come alla pag. 51. mio

op. 1., sopra la qual distinzione non ha fatto rimarchi, e perciò non è regolare la qui tirata

-sua conseguenza; DUNQUE ERA UN TERZO LUOGO SEPARATO DALLA PANNONIA E DALLA DALMAZIÀ)

e in quell’ istante NON LO FACEVA PIU’, (cosa intenda egli nel suo capo, dopo le parole in

quell’ istante non si sa , perché le seguenti

non lo faceva più le levò via), perché a motivo delle aggiunte già jiztte di altri

territorj, la prima era andata verso il mezzo : cosi colla parola' quondam lo riposa nell’ antico confine: dicendoci Dalmatiee quondam Pannonieeque confinium fuit .

25. Vediamo ora, che molto interessa, cosa egli al mio testo, che in tante guise

aveva strapazzato viene a dire a: Voi avete

(45)

35 a) convenuto , ( eccoci al convenuto da me a) citato pochi paragrafi avanti. Alla pagina a: però 49. mio op. 1., convenni, CHE MAI SI 9» PÉOVERA’) che S. Girolamo parlava delle 99 provincie ( ivi dicevasi dei confini).del suo :) tempo'. Va bene a: Eppure sarebbe stato più

} veritiero,dicendo cosi: Voi,Capor,dopo avervi io levato le parole NON LO FACEVA PIU’ il confine vedesi , che parlaste delle provincie

del suo tempo. Ed io avrei risposto VA ARGI CHE BENE: a: Come dunque volete ( ripigliava va ciò che in parte abbiamo già detto), che :: parlando delle provincie del suo tempo ,

sa aVesse poi da parlare dei confini delle antiche

97 provincie? Così in vece d’ istruirci coi con :Lfifl’i del suotempo, ci avrebbe imbarazzato a) nell’intelligenza della sua patria. Questo ri va pugna cc. In oltre_ sopra il testo di Osea a) S. Girolamo non lo dice più quomlam con

» finium, ma lo dice positivamente attuale afconfine delle due provincie Dalmazia e a: Pannonia. Cosa è questa contraddizione '?

a) [ora antico confine, ora attuale cc. a» e tutto

quel di più‘, come a sue pag. 55, 56. op. 2.

26. Lettore mio caro investitevi della mia sofferenza, e seguitemi, dove torno a rispon‘

(46)

dere'. Dico per tanto al-mio oppositore, che non servono proposizioni suggestive, per far inavvedutamente cader nella rete, perché mi ricordo bene, cosa ho detto, e convenuto: e niuna convenzione può egli trovare nei miei

libri, che tenda ad appropri-are il quondam

alli corfini dell’epoca di S. Girolamo: 'ma

bensì e nell’argomento di questo articolo , e

nell’ appendice troverà, che tanto il quondam, come il fuit io riferiva ai tempi antiaugustali.

Che se di nuovo volesse dirsi, che il Sig. Can.

in questo istante non parla di confini, ma di provincie: io ancora risponderò, che e Dalmazia e Pannonia hanno esistito prima di Strabone, e di Augusto; hanno continuato esistere quando scriveva Tolomeo , edesistettero all’ epoca di S. Girolamo: sicché per questo aspetto di esistenza e prima, e a vita dal Santo eran le medesime, senza ammetter distinzione di antiche o moderne; con questa sola differenza, che alcuna di esse 'rispetto alli vicendevoli confini é stata ampliata, ed alcun’_ altra ristretta o divisa, come si vedeva bene, stante 1’ integrità delle cose già dette. E se sopra questa amplia zione o restrizione fa egli nell’ art. Finium una piccola obbiezione, questa si scioglierà a suo

(47)

37

luogo. Ammessanii dunque per ora detta ampliazione e restrizione , che ripugnanza vi resta al senso comune, 0 INCONVENIENZA,

come egli vorrebbe ( e manco male, che questo

termine usare non è delitto)alla dottrina del Santo ,_ il riportarsi all’antico confine da me sostenuto, quando la sua patria fosse ivi col locata? Io non lo vedo. E se mai poteva nascer imbarazzo tra il confine antico , e moderno, questo non nasce più Per il quomlam saggiamente appostovi; facendo così vedere ,

che di quel confine si serviva, perché lo trovava

addattato alla circostanza, e non che dava lezione dei confini esistiti, o esistenti.

27. Che se poi nel testo di Osea S. Girolamo non usava il quondam, che contraddizione vi nasce? Un tal testo era forse coricatenato nel sentimento del libro de Scriptoribus ecclesia sticis? In questo secondo il Santo parla di sè espressamente: e nominando la sua Patria, o paese, come allora chiamavasi, perché già di strutto, indicava il suo sito cosi: Dalmatioe, Pannonioeque confinium fuit , e terminava

parlare delle sue composizioni letterarie. In

quell’ altro non parlava oli se , nè accennava

il nome del proprio paese: _ma parlando di

(48)

disavventure antiche del popolo ebreo , pro rompeva in quelle, che nei confini della Pan

’ nonia e dell’Illirio, e non trasversalmente, ma in sono delle medesime , in nostroe originis regione eran avvenute di fresco. . Rimonti ora egli con questa risposta a quanto precedette questa ultima sua argomentazione; e poi vedrà, che va ' bene usato il quondam nel testo:

Hieronymus patre Eusebio cc. per indicare il. confine antico , che ha ben omesso . il quondam nell’ altro ,mentovato testo , per indicar'colla parola finium più confinanze in un tratto di paese , in un punto del quale ebbe egli l’ origine , e che per conseguenza

sparisce ogni ombra di contraddizione e per

S. Girolamo e per me.

28. L’ ultimo paragrafo del presente articolo da pag. 56 a 59 suo op. a. niente porta di significante, meno che appunto alla pag. 56.

il mio testo riferito alla persona del Santo:

Possibile , che l’ amor di patria in questo solo istante (che enunciava Stridone ) gli facesse volare il cervello per l’aria ! Pare,

che il Sig. Cau. se lo volesse appropriare a sé in via di ofiîesa, ripetendolo egli così » Pos sibile ,.clze . _ . . mi facesse volare cc. a:

(49)

59

Rivedasi il mio op. 1. pag. 29. , perché sicura

mente non vendo carote . 'Ammetterà poscia ' il mio detto , che anche le rovine di Stridone avrebbero continuato ‘ a far confine , e , ' distrutte ancor esse, il suolo stesso , (vi vuol

poco per intendere, che parlai del suolo , che circoscritto aveva Stridone ) non avrebbe

cessato ali farlo; e poi soggiungeva a: E chi a) ignora ciò? non _si tratta di questo , ma di

» vedere, se il quonclam, il confinium , ed il aofuit convengano al castello Strialone , cioè a: al fabbricato distrutto , oppure al suolo , ' a: alle rovine, alla provincia. ( Poteva dir :a anche se convengano alla regione, all’Eu 35 rapa , all’ Impero tutto) . Per convincermi,

a» che la mia lezione non é assurda, ma chiara, a) naturale , intelligente vi tradurrà in italiano

>> il testo del Santo , mentre vedo , che in a) latino v’ imbroglia . su Senza ripetere io la traduzione fatta a suo proprio convincimento

( avendo detto in persona propria : PER GON

VINGERMI ) , e che a me pure non riescirebbe pesante , potrei dire : Ma che temere del mio imbroglio , se è fatta a di lui particolar con vincimento? Tuttavia, perché egli realmente non s’ imbrogli , sono costretto suggerirgli ,

(50)

_ehe nella datasi traduzione e mancante l’articolo alla parola italiana Stridone , perché Stridonis in latino è caso genitivo . E poiché gli ho fatto"

capire poco anzi, cosa io intendeva per il suolo di Stridone , sparisce tutto ciò , che egli voleva concludere del suolo, rovine, provincia, facendo di tutti e tre un sol fascio , quando il semplice suolo di Stridone non fa provincia,

sebbene possa essere una minima parte della

. medesima. Finalmentepin quanto all’uso del quondam potrebbe ormai farsi più mansu'eto , i non dico tanto in veduta, di quanto ho smi

nuzzato tutte le sue indagini, ma per il sentimento esternato pubblicamente dalla celebre Antologia di Firenze , dove dicesi a mio con forto, che il quondam si debba attribuire al confine non al rovesciamento della Città, cel dimostra e la storia . . . e la ragione della lingua , giacché il quondam

non è posto innanzi ad eversum , ma dopo

Dalmatiae , e l’ autorità di Erasmo ec. (a) Piuttosto ritoeeando egli il testo Nonne ‘lzoc.

verrò con quello seguendolo nel prossimo

(a) Rivis. letterar. Deccmb. 1819.

(51)

41 éllBîlllììlb® Wlllh

.@e/ tedto mam.

29. L’Avversario principia nella sua'pag. 59 op. 2.’ a formarsi la prevenzione del lettore , col dirigere a me le seguenti parole . . . 99 dopo alcuni scherzi pa°: 35 sofisticate sopra a) la voce regione . 10 Quali sieno poi li scherzi, , o sqffisticberie si dispensa manifestare . Io

però , che amo dar un tantino di luce a chi

non_ avesse lette le precedenti nostre produzioni, dico che li scherzi eran in tutto analoghi alle

sue parole pag. 25. op. 1. a: si deve con

:a chiudere , meno clze non si voglia 'ri nnunciare alla luce della ragione cc. a: , alle quali in quel luogo si dava risposta . Le }

sqffisticberie poi, siccome si adoprano per

tender insidie, bisognava svelarle , e dissiparle;

perché sentirselo citare in credenza soltanto ,

si dà a divedere , che possono esser ragioni,

e che per galanteria si afl'ogano con chiamarle sofismi . Questo cenno basti per ora , e se bisognasse rimetteremo in campo le cosi chia mate sofisticherit: .

(52)

50. Frattanto non trovandosi soddisfatto della mia traduzione al testo di Osea, da lui chiamata all’eccesso arbitraria , e non già

traduzione ma una parafrasi, in quanto‘

alle vocipassati e presenti chi è , che glielo nega? pur ha veduto , che tra parentesi eran poste ) e con tre volte ripetuti NON DICE ,

( che sono alla metà della pag. 41. suo op. 2. )

si crede di pigliar la vittoria per li capelli:

sostenendo anzi, non averla io’fatta letteral mente quella traduzione , perché la letterale non concordava con ciò, n che io volevo avesse a: detto S. Girolamo per favorire la mia opinione, w perché la esposizione del Santo era contraria

:a alla mia causa. :9 Ed avendomi sgridato per

lo' scilicet, quasi osato avessi coreggere il nostro Santo, mi regalò in fine un sontuoso te pudeat. Ma altro è il proporre un tal avverbio, per facilitare agl’ idioti, che pure hanno piacere di leggere, 1’ intelligenza di un testo, ed altro il costituirsi maestro, e ri formatore delle espressioni ivi esistenti . E

vuole vedere il Sig. Can., a che il medesimo

Santo arrivava , per farsi tutto di tutti? Scorra li Commenti sopra Ezechiele , e vi troverà le

seguenti parole: Quod cubitos'genere ma

(53)

45

scalino , et non neutrali cubita dicimus juxta,regulam grammaticorum , non nos ignorantia hoc jàcere , sed consuetudine propter simplices quosque et indoctos , quorum yin congregatione ecclesioe major est numerus. Se poi tornando al nostro pro posito le mie costruzione e traduzione sieno all’ eccesso arbitrarie, e se la parafrasi sia spinta o stiracclziata, come egli dice, si vedrà col riportarsene or ora tutte due; dir intendo la mia e la sua, della quale in poi credo servirnii, per fargli vedere, che non è, contraria alla mia causa , come ein pre tende. E se nell’applicazione poi occorresse lo scilicet , non potrà rifiutarlo , almeno come sottointeso, avendo egli detto alla pag. 40. op.2.

Ponete o non ponete lo scilicet alla REGIONE , fanno lo stesso significato i tre genitivi.

Sian dunque

La traduzione mia. La traduzione Forse'che non abbia- del Sig. Can.

mo udito , che queste Non abbiamo disavventure sonosi av- forse udito , che verate nel tratto del ciò che si é av paese , ove ebbi_mo la. veratonella regione culla, cioè nel tratto dei di nostra origine

a

(54)

vari confini ( passati e dei confini della presenti) della Pannonia Pannonia, e dell’Il

e dell’ Illirio? lirio ?

31. Vedutesi le due traduzioni, col passaggio a quella del Sig. C‘an. , che ci servirà in poi, premetterò subito , perché il vedo necessario , avergli fatto cenno alla pag. 56. mio op. 1. _ della doppia significazione della parola regione, che si prende di spesso , e‘nel caso nostro significa tratto di paese, che può accorciarsi o allungarsi a volontà di chi se ne serve.

Diceva io di più, che LA REGIONE , oltre al senso , da me datogli può esser presa anche per un certo aggregato di più provincie ad

uso de’ Romani: (come l’ usò Sesto Rufl‘o

facendo dell’ Illirico XVII. provincie) non mai

però per una provincia sola, quando con

termini speciali non si faccia conoscere , che se li dà quel significato ; e sopra tutto non può la REGIONE nel caso nostro ( del testo tradotto dal Sig. Can. esser sinonima di PROVINCIA, perché con propri lor nomi ( Pannonia ed Illirio ) si fa cenno delle pro vincie .‘ Sicché in sostanza questa fu non solo una negativa chiara'e lampante, ma anche ragionata della prima asserzione avversaria in

(55)

45

prendere la regione per una provincia : a ri suscitar la quale asserzione, di necessità si chiedevano argomento contra, e non passarsela con un sq/‘fisticate sopra la voce REGIONE . Sentiamo ora, come egli viene in campo, e sopra tutto osserviamo , da che parte silavora senza indebiti arbitri.

32. a» Dice dunque il Santo , ecco le parole a: del Sig. Stanc., che la regione di sua origine 99 era dei confini della Pannonia e dell’Illirio . a: Combina benissimo col testo . ) Queste due

a» provincie , o regioni . . . . (la regione

e) sta a parte ; e tra regione e provincia non aa vi è sinonimia, come si é veduto, e non n è da lui. il ripeterlo così. In buon e leale . n discorso dovrassi dunque dire cosi: e. Queste a» due provincie) avevano tra loro un solo a) confine, che le divideva . . .- sa Distinguo subito: lo avevano un solo, considerata la sola Pannonia inferiore, e ciò anche avuto riflesso alla sola epoca di S. Girolamo, concedo:

lo avevano un solo, unitavi la Pannpnia superiore ,‘ e ciò anche avuto riflesso a più

epoche neg . In quanto all’ epoche e si è

detto abbastanza, e occorrendo si potrà ri

dire . E in quanto alla Pannonia superiore

(56)

non vede egli, mettendosi attentamente sopra

Tolomeo , che quell’ istesso tratto di paese dalmatino, che secondo lui pag. 47. op. 2.

anche a tempo di S. Girolamo era il confine

della Pannonia (inferiore) , e eonfinava al Savo ; quell’ istesso tratto di paese ancora , che venendosi dall’occaso della Dalmazia, e diciamo anche dalla parte dell’Istria , confinava in principio a settentrione colla Pannonia supe riore: dopo formato il gomito sul monte Bebio per andar al termine-meridionale della Pan nonia inferiore , in detta posizione tra il Bebio ed il Savo essa Dalmazia tornava pur confinare a occidente colla Pannonia superiore?

Si si riprenda a squittinio , ma per l’ intiero il passo tolemaieo , da lui principiato , ma non finito sul principio della pag. 17. suo op. 1. , e

vedrà, se la cosa écosi o nò. Quindi se il

medesimo Sig. Can. pel testo presente , perché privo del quondam,il genitivo Pluralefinium , ( delli confini da lui ristretti a due Pannonioe

"et Illyrii rigetta la mia parafrasi di confini passati, e presenti, e vuole che tutto in questo testo sia presente dell' epoca di S.

Girolamo; io glie l’ho fatti vedere li due confini esistenti in quell’ unica epoca tra le mentovaîfi

Riferimenti

Documenti correlati

 Implementation of individual projects designed according to the specific features of the operational context, within the structured system of social resources, aimed

Il saggio con cui inizia il libro ha delle implicazioni.assai complesse – piú di quanto il breve scritto non mostri; e forse, oltre che l‘evidente richiamo

(servis avec une fondue de Parmigiano Reggiano DOP froide &amp; des lamelles de truffe noire) Tagliolini à la

Dopo il punto fermo, interrogativo o esclamativo, devi mettere la

• la concessione n.34 del 12 luglio 2018 con cui il Servizio 3 – Sezione Lavori Pubblici e Opere Infrastrutturali, autorizza i lavori di scavo per il periodo 20 luglio 2018 –

Dopo un paio di ore a zonzo per la città, aver fatto shopping artico e mangiato la zuppa di aragosta e gli hot dog più buoni del mondo*, chi vorrà potrà fare un bel Whale Watching

Le capacità innate dei bambini non pongono limiti all’acquisizione di una nuova lingua, mettendola allo stesso piano della lingua madre.. È un processo di apprendimento che avviene

Dal fin qui detto, e co' lumi de’ succitati do- cumenti si rileva 1’ antichità delle tanto famose ca- scatelle di Tivoli, formate da quella porzione delle acque dell’Àniene, le