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n 1 le impressioni dei ragazzi La Redazione: Giornalino dell Istituto Professionale A. Volta di Castel San Giovanni - Anno

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Academic year: 2022

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Giornalino dell’Istituto Professionale A. Volta di Castel San Giovanni - Anno 2020-2021

n° 1

La Redazione:

Nicholas Montini Kristiana Divia Zoe Furru Gaia Baldini

Crischentia Svetco Sara Palmieri Aurora Soccio Alberto Mirani Alice Dallocchio Croci Sofia

le impressioni dei ragazzi

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a cura di

Alberto Mirani 4ªA

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Attualita’

Parlare di violenza sulle Donne si- gnifica parlare di una delle proble- matiche più importanti e di grande attualità. Nei giorni nostri è anche fonte di grandi contraddizioni ad ogni ora e ogni giorno che passa continua a peggiorare lasciandoci grandi cicatrici e difficoltà per po- terla fermare.

La Donna come essere vivente è sempre stata, fin dalle civiltà Me- sopotamiche, la figura dedita alla famiglia e all’agricoltura e posta al servizio dell’uomo il quale, aveva il compito di portare a casa i frutti della sua battuta di caccia e che durante il giorno partecipava alla vita politica.

Col passare del tempo purtroppo questa situazione è andata sempre più a peggiorare passando da una semplice collaborazione tra sessi ad una sottomissione, ad un vero e proprio maltrattamento, fino ad arrivare in particolari condizioni sia sociali che culturali alla prostituzio- ne e per culminare in certi casi con la morte.

Donne:

annunciata

una strage

All’inizio nel nostro paese, cioè in Italia, fino a non molti anni fa, l’uomo che uccideva la mo- glie o la fidanzata “per ge- losia” poteva contare su una attenuante giuridi- ca: il movente “d’ono- re”, grazie alla quale se la cavava con po- chi anni di prigione.

Una vergogna che affonda le sue radici in un’ere- dità culturale arcaica e an- cora attiva: la femmina è vista come

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Attualita’

3

Attualita’

proprietà del maschio.

Negli ultimi periodi però questa problematica sta pian piano miglio- rando anche se con molta lentezza infatti quasi ogni settimana si sen- te dire di almeno due o più fatti di cronaca che parlano di coppie nelle quali, la moglie o la compagna riu- scita finalmente a fuggire da una di queste situazioni e a denunciare il fatto e il malvivente che le hanno compiute alle autorità compenti, viene sfregiata con l’acido o ad-

dirittura uccisa perché ha “osato”

ribellarsi all’uomo e lasciarlo.

Oggi le stragi di  violenza  sul- la donna  vengono codificate

dalla cronaca con le parole

“omicidio passionale”, “d’a- more”, “raptus”, “momento di

gelosia”, quasi a testimoniare il bisogno di dare una giusti-

ficazione a qualcosa che in realtà è mostruoso.

Oggi in tutto l’Occidente è stato introdotto il reato di

“femminicidio”, con il quale si tenta di passare il messag- gio che uccidere una persona perché ci si ritiene proprietari del suo corpo, della sua vita, è un’

aggravante giuridica, e non più una attenuante.

Una domanda molto ricorrente e che spesso noi cittadini ci ponia- mo è “chi è/sono i colpevoli di tutto questo?

Una delle risposte più comuni è quella di mariti o fidanzati col- piti da disgrazie personali come il licenziamento o altro, ex partner che non accettano di essere lascia- ti, ragazzi sbandati delle periferie, malati di mente, tossicodipendenti, personaggi al limite della società, ma spesso questi sono stereotipi sbagliati e pericolosi, perché impe- discono di raccontare, affrontare e combattere la tragedia della violen- za contro le donne. Da alcuni dati infatti è emerso che nel 70,7% dei

casi le donne sono state uccise prin- cipalmente nelle loro abitazioni, e nella maggior parte dei casi da per- sone italianissime.

Ma perché tutto questo odio?

Non c’è una risposta ma forse questi uomini sono principalmente perso- ne insicure.

Dal 17 Dicembre 1999 ogni 25 Novembre si festeggia la Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle DONNE, questa ricorrenza è stata istituita dall’Assemblea Nazio- nale delle Nazioni Unite con il gran- de obbiettivo di eliminarla una vol- ta per tutte dalle nostre idee e dalla nostra esistenza.

Si è scelta la data del 25 novembre per ricordare 3 sorelle coraggiose, le  sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa), assassinate brutal- mente il 25 novembre del 1960 da mandanti del dittatore Trujillo, il dittatore che sottomise la Repub- blica Dominicana tenendola nel caos per più di 30 anni in uno dei regimi più sanguinari dell’America Latina. I simboli di questa giornata particolare sono una paio di scarpe rosse, rosse per indicare il sangue e vengono esposte nella piazza prin- cipale della città a volte in modo disordinato e sporche, il fiocchetto rosa come spilla sugli indumenti e in ambito sportivo uno sbaffo rosso sotto l’occhio.

Quindi impariamo a dire ed usare tre parole: prevenzione, coraggio e denuncia. Prevenzione: quando vediamo che il ragazzo conosciu- to a scuola o in altri ambienti, nel rapporto di coppia, nel rapporto familiare, con gli amici, in qualun- que contesto qualcosa sta inizian- do a non girare per il verso giusto, bisogna immediatamente agire e quindi avere il coraggio di denun- ciare, forse solo così potremo met- tere fine a questa situazione che la più grande piaga del nostro mera- viglioso paese.

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a cura di Croci Sofia 4ªA

Attualita’

Il 25 novembre si è celebrata in tutto il mondo la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne.

È stata l’ assemblea dell’ Onu nel 1999 a scegliere questa data in ricor- do del sacrificio delle sorelle Mirabal, attiviste del “Movimento

14 giugno”, un gruppo politico clandestino dominicano che si oppo- neva alla dittatura di Rafael Leónidas Trujillo. E’ celebrato con l’ arancione, tanto che si parla anche di Orange Day. Un Women, l’ Ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere, lo ha scelto come simbolo di un futuro in cui le donne si saranno liberate della violenza degli uomini. In Italia, però, dove la Giornata si celebra solo

Donna:

e realtà...

tra mistero

dal 2005, spesso all’ arancione è pre- ferito il rosso.

Soprattutto in Italia, il simbolo del- la lotta contro la violenza sulle donne sono le scarpe rosse, lasciate abban- donate su tante piazze del nostro Pa- ese per sensibilizzare l’opinione pub- blica. Lanciato dall’artista messicana Elina Chauvet attraverso una sua in- stallazione, nominata appunto Zapa- tos Rojas, è diventato presto uno dei modi più popolari per denunciare i femminicidi. Un’installazione che ha fatto il giro del mondo, toccando al- cune delle principali città europee e italiane.

Tempo fa la donna aveva molti meno diritti dell’uomo e il suo com- pito era di badare alla casa e ai figli.

Doveva essere una buona casalinga.

Fino al Novecento, le donne aveva-

no possibilità sociali pari a zero; non avevano il diritto di voto, di parere e non frequentavano le scuole.

Il Novecento fu il secolo in cui i fatti cambiarono.

Molto difficile fu la lotta delle don- ne per acquisire i diritti fondamenta- li, come quello di voto, di istruzione e di parere. Un’altra lotta cominciò alla fine degli anni Sessanta, quando le donne cercarono di acquisire i diritti civili.

Volevano, infatti, che i diritti fosse- ro uguali per tutti.

Nel tempo molte donne hanno condotto battaglie per se stesse e per il mondo femminile. Grazie a loro l’umanità è progredita sul piano del- la civiltà e dei diritti umani.

Una di queste è Elena Lucrezia Cor- ner Piscopia, la prima donna laureata al mondo. Siamo nella seconda metà del 1600.

In Italia invece, la prima donna a laurearsi in medicina e psicologia fu Maria Montessori, verso la fine del 1800. Queste donne hanno aperto la strada a molte altre.

Per la parità di genere è stato fatto molto, ma resta ancora molta stra- da da percorrere. In Occidente, dove sono stati fatti enormi progressi, la donna subisce ancora molte forme di discriminazione, oltre che di violenza.

Nei paesi con culture diverse da

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5

Attualita’

quella occidentale la condizione del- la donna, purtroppo è ancora dram- matica.

Sia in Occidente che altrove secon- do me, un miglioramento è possibile solo se si agisce sul livello di cultura delle persone allo scopo di migliorar- lo.

In una società civile, aperta e de- mocratica come la nostra, non ci si sofferma sui pregiudizi o sulle vio- lenze sulla donna, ma è purtroppo ancora una realtà il fatto che una ra- gazza libera di muoversi liberamen- te, nel frequentare ambienti lontani dal buon senso e dai buoni costumi, rischia davvero molto.

Secondo me in questo senso oc- corre impegnarsi: serve soprattutto maggiore educazione famigliare e scolastica, quella formazione cultu- rale che dovrebbe far capire che tale violenza maschile non è legittima. I diversi ruoli maschili e femminili nel- la coppia e nella società; che “amore”

non significa possesso della donna

cui chiedere obbedienza assoluta, negandole la libertà dei sentimenti. È indispensabile spingere le spose o le fidanzate a non sottovalutare i primi segnali di violenza, a non aver paura di denunciare, benché ciò sia spesso rischioso.

In tv, alla radio, sui giornali leggia- mo e sentiamo spesso parlare di vio- lenza sulle donne.

Rimango sconvolta ad esempio nel sentire che nel mondo ci sono bambine che non hanno nulla e che sono costrette a subire continue vio- lenze e discriminazioni, come per esempio le spose bambine che non possono godersi la propria infanzia e adolescenza. Inoltre ci sono bam- bini che fin da piccoli sono costretti a lavorare, alcuni vengono addestrati ad usare le armi e a combattere, altri subiscono maltrattamenti e abusi in famiglia.

Io penso che ogni uomo e donna abbiano gli stessi diritti.

Inoltre non bisognerebbe mai pensare che una bambina, una ra- gazza, una donna abbiano meno diritti di un bambino, un ragazzo, un uomo.

L’amore è un sentimento che ti spinge a voler bene non ad uccidere e massacrare una donna.

“Sono le regole da rispettare sempre

non solo il

25 novembre”

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Attualita’

Donna:

incompiuto

un mistero

Fin dall’antichità la donna era vista come un oggetto debole, inutile un peso per l’uomo e per l’ intera società.

Ma la condizione femminile nel mondo occidentale, anche grazie a ideologie come quella femminista, ha compiuto passi da gigante verso una maggiore

consapevolezza sia individuale che so- ciale dei diritti della donna.

Le donne hanno lottato duramente per secoli per ottenere dei diritti pari a quelli degli uomini, milioni di loro han- no perso la vita per dare a noi donne, questi diritti e anche per farci avere e vivere una realtà diversa da quella che hanno avuto loro. Basta pensare alla festa della donna, quando l’otto marzo,

a cura di

Alice Dallocchio 4ªA centinaia di ope-

raie dell’industria tessile di New York sono morte bru- ciate vive perché cercavano tramite delle proteste e scioperi di miglio- rare le condizioni lavorative.

Questo fatto ha dato origine al ri- scatto della dignità della donna.

Oggi le donne son una parte fon- damentale della nostra società, svol- gono molti lavori pari a quelli degli uomini, sono istruite, sono dirigenti di grandi aziende, concorrono alle elezioni come presidente e sono fi- nalmente rispettate.

Nel 1946 le donne ottennero il di- ritto di voto, il movimento femmini- le si è mosso autonomamente fino all’ emancipazione della donna e al pieno riconoscimento della parità di diritti e delle pari opportunità tra uo- mini e donne.

Nel Medioevo, invece, la donna veniva vista in due modi nettamente opposti: angelico e spirituale o stre- gonesco e maligno. Nella donna si

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Attualita’

incarnavano infatti il bene e il male ma continuava ad essere piegata al potere dell’uomo. Anche nel mondo cristiano la donna aveva pochi diritti:

quando si sposava riceveva una dote, ma perdeva il diritto di amministrarla poiché era il marito che la gestiva, e la moglie non era libera di fare testa- mento, doveva sottostare al potere dell’uomo e doveva occuparsi della sfera del privato.

Le donne venivano controllate e non potevano uscire di casa senza essere accompagnate da un uomo, perché la loro libertà avrebbe minac- ciato l’ordine sociale.

Nella cultura musulmana la con- dizione della donna non era molto

diversa rispetto al mondo cristiano:

l’incontro tra uomo e donna avveni- va il meno possibile e vivevano due vite distinte. Le donne musulmane non frequentavano la moschea ma andavano spesso ai bagni pubblici dove compivano i riti di purificazio- ne, curavano la propria igiene, si in- contravano, si riposavano, combina- vano matrimoni.

Nel mondo musulmano esse po- tevano possedere beni ed ereditarli, svolgere attività economiche anche se in proporzione minore rispetto agli uomini: ad esempio esistevano ricche mercantesse, che però dove- vano utilizzare collaboratori maschi per poter trattare i propri affari. Pri-

ma le donne erano considerate es- seri nettamente inferiori rispetto gli uomini, e come tali non avevano gli stessi diritti maschili; ma negli anni la situazione è cambiata (o almeno lo è nel mondo cristiano, un po’ meno quello musulmano): adesso le donne hanno gli stessi diritti degli uomini (o quasi) e sono considerate dalla società esattamente come lo sono i maschi e la cosa più importante è che hanno il diritto di esprimere la propria opinione.

Credo che questa sia una conqui- sta molto importante e spero che in futuro non si faccia più nessuna di- stinzione tra uomo e donna in nes- sun campo.

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Coronavirus (Covid-19)

Purtroppo siamo ancora qui con il Covid-19.

Ancora siamo soggetti a norme restrittive che limitano la nostra libertà, impedendoci di dedicarci a tutte le attività che amiamo

Covid-19, è da un po’ che ne sentia- mo parlare, ormai è l’argomento prin- cipale di qualsiasi testata giornalistica o mezzo di informazione di massa e sono quasi sicura che a breve sarà anche il titolo di qualche film, un po’

come “l’alba del pianeta delle scim- mie” con l’unica differenza che inve- ce delle scimmie, questa pandemia è causata probabilmente da pipistrelli cinesi mal cautelati.

A parte gli scherzi, il covid-19 è rea- le non è frutto di un’ immaginazione cinematografica. Il coronavirus ha causato la morte di migliaia di per- sone e ancora a distanza di mesi sta dimostrando di non guardare in fac- cia nessuno…purtroppo questa è la triste realtà che ci circonda.

Personalmente mi ritengo una per- sona estremamente positiva, cerco di trovare sempre il buono in ogni cosa ed effettivamente così è stato.

Durante il primo lockdown non mi sono fatta prendere dall’ansia e dalla demotivazione ma al contrario come spesso capita quando sono messa sotto pressione, ho cercato di impie- gare le mie giornate in modo costrut- tivo, ho letto tanto, mi sono appassio- nata di politica, finanza, psicologia e mio malgrado anche di anatomia, ho anche sviluppato una certa passione per le piante e la natura oltre che al benessere fisico e psicofisico, insom- ma ironizzando mi sono creata quello che potrebbe sembrare un curricu- lum perfetto.

Quei due tre mesi di quarantena forzata mi hanno aiutata a crescere, ma purtroppo è stata una mia realtà personale, poiché sono consapevole che per molti altri giovani è stato un periodo difficile, stressante dove mol- ti hanno perso persone a loro care che li hanno segnati a vita, altri invece non hanno realizzato l’accaduto e forse ancora oggi negano la realtà, ma d’al- tronde come dargli torto.

Questa pandemia ci ha tolto tanto e questo è innegabile, momenti che avremmo voluto vivere insieme ai no- stri amici, viaggi, esperienze e potrei farne una lista, sono passati mesi or- mai e ci ritroviamo allo stesso punto di prima e per quanto io posso essere positiva con la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno, che comporta inequi- vocabilmente anche l’inizio del mio

ultimo anno scolastico, sto comin- ciando come tutti a sentire il peso di tutto questo che ormai sta diventan- do tempo perso.

L’ultimo anno, me lo sono imma- ginata varie volte ed è un momento che ho sempre atteso con fervore, purtroppo la chiusura delle scuola ha un po’ frantumato quelle che erano le mie aspettative, dal punto di vista di uno studente, seguire le lezioni da casa è inesorabilmente complicato, la concentrazione è messa a dura prova e lo studio risulta più difficile, e que- sti mesi di didattica a distanza non mi hanno fatto realizzare di essere arri- vata alla fine del mio percorso di stu- di, e personalmente questo fatto mi spaventa considerando l’avvicinarsi dell’esame di Stato.

Non è un periodo da sottovaluta- re, in questo momento più di prima, durante questo secondo lockdown mentre nel mondo il virus continua a mietere le sue vittime noi studenti continuiamo a lottare contro di esso e a mantenerci focalizzati sui nostri obiettivi di studio, rinunciando ai pia- ceri della gioventù per salvaguardare la vita dei più deboli.

Non è facile mantenerci integri e occupare queste giornate vuote sen- za cadere nella monotonia ma poi penso…rifletto su tutto quelle cose che ancora non ho fatto e che vorrei fare, finito quello che in questo mo- mento potrebbe essere l’ultimo cor- tometraggio e mi rallegro che tutto presto finirà, sperando solo che non sia figurativamente il primo “film” di una lunga saga.

“Ancora?...

vederci più”

ma non dovevamo

a cura di

Kristiana Divia 5ªA

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Attualita’

Coronavirus (Covid-19)

dopo....

pensare

Ritrovarsi

È strano

Siamo oramai in un secondo lock- down perchè dopo la devastazione che ha portato quello precedente av- venuto a marzo, l’uomo, a parer mio non, si è ancora reso conto della gra- vità della situazione e, dopo aver tra- scorso l’estate come se nulla mai fos- se successo, ci troviamo nuovamente con regole e restrizioni da rispettare.

Personalmente questa situazio- ne mi provoca un senso enorme di

sconforto e tristezza poichè ho paura di non riuscire a reggere psicologica- mente un nuovo lockdown totale.

Sono sempre stata una persona dal carattere solare, allegro, estroverso e a cui piace trascorrere molto tempo con gli amici e i propri affetti e ora- mai lentamente mi sto accorgendo di come questa mia caratteristica quasi distintiva sta venendo sempre di più a mancare; mi sto accorgendo infatti che sto cambiando, per esem- pio quando sono fuori con amici non riesco più a godermi quei momenti con spensieratezza come ogni dician- novenne dovrebbe fare, al contrario sembro sempre annoiata e chiusa in me stessa ed il mio unico pensiero è

“ma quando si torna a casa?” quando invece prima di tutto questo ero sem- pre piena di energia voglia di ridere e di divertirsi.

a cura di

Gaia Baldini 5ªA

a cura di Zoe Furru 5ªA

Questo mio “problema” ovviamente non si limita a rovinare solo momen- ti di svago ma anche quelli scolastici infatti, purtroppo, è evidente che non riesco a seguire bene le lezioni da casa come l’anno scorso e unito al fatto che quest’anno dovrò affrontare la maturità vengo assalita da un senso immenso di ansia e angoscia per que- sto motivo spero di tornare a scuola al più presto per rimettermi in pari con gli argomenti che stiamo studiando, per uscire da scuola con un buon ri- sultato e pronta per affrontare la vita lavorativa che mi aspetta.

Voglio solo farmi l’augurio di riusci- re a risollevarmi da questa tremenda situazione che mi ha portato solo tanta tristezza, soprattutto mi auguro con tutto il cuore di riuscire a ritrovare la vecchia me stessa, quella sempre con il sorriso sulle labbra e tanta vo- glia di ridere.

Trovo molto strano pensare che tutti noi in questo momento stiamo vivendo a livello mondiale un perio- do che molto probabilmente in futu- ro passerà alla storia.

Credo che molti di noi, comprese le istituzioni, non abbiano ancora capi- to il malessere generale che porterà questa pandemia da Covid-19; oltre ai problemi di natura economica, si- curamente si riscontreranno proble- matiche anche a livello sociale.

Ma chi di noi si sarebbe potuto immaginare una situazione simile?

Sicuramente questa situazione ci sa-

rebbe sembrata surreale.. E invece, eccoci qui, privati delle nostre uscite con gli amici, della scuola e di tutte le attività che svolgevamo qualche mese fa, per salvaguardare la salute di tutti.

È un momento complicato, il fatto di non sapere che cosa accadrà nei prossimi mesi, se e quando ritorne- remo a scuola, genera frustrazione e incertezza.

Personalmente da quando è inizia- ta la pandemia ho avvertito un forte senso di angoscia e tristezza. Nel pe- riodo primaverile siamo stati rigorosi nei confronti delle regole che ci sono state imposte, con i numeri dei con- tagiati che sfioravano il migliaio gior- naliero. Grazie ai sacrifici da parte di ognuno, abbiamo assistito a una net- ta diminuzione dei contagi, complice anche l’arrivo dell’estate. Per qualche tempo abbiamo mollato la presa, ab- biamo sperato e in certi casi anche creduto che il virus nel giro di poco sarebbe scomparso. E invece appena tornati dalle vacanze il virus ha rico- minciato a colpire, vanificando così

tutti gli sforzi fatti precedentemente.

Era facilmente prevedibile la situa- zione in cui ora versa il nostro Paese, avremmo potuto allestire ospedali in più, usufruendo di immobili in disu- so, avremmo potuto assumere più personale sanitario, ma soprattutto non avremmo dovuto abbassare la guardia contro questo maledetto vi- rus.

Mi è sempre piaciuto condividere il tempo libero con le mie amiche o con la mia famiglia, uscire e divertirmi; al momento invece anche quando si sta con il proprio nucleo famigliare si è sempre avvolti in una sensazione di ansia, di poter contrarre il virus o di poterlo trasmettere, di conseguenza preferisco isolarmi; credo che sia così anche per molte altre persone, per questo dicevo che la pandemia avrà risvolti anche sulla salute psicologica della popolazione.

Il mio più grande desiderio è quel- lo di ritornare alla vita di prima, c’è chi dice che non sarà possibile, ma in questo momento di incertezza vo- glio continuare a sperarci.

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Coronavirus (Covid-19)

passano scorre

Gli anni e il tempo

A volte penso a un anno fa... gli anni passano e il tempo scorre velo- cemente.

E’ incredibile come le cose siano cambiate in un tempo così relativa- mente breve.

Nel quel che sembra ormai lontano l’anno 2019, non avrei mai immagi- nato di vivere situazioni, circostanze così drammatiche che penso abbiano sconvolto la vita di ogni persona, dal- lo studente, al lavoratore dipendente, al libero professionista, alle industrie, e alle persone più anziane... a tutti!

Quotidianamente si pensa ai pro- blemi che la vita ci sottopone, se mi riconduco a un anno fa, penso come fino ad allora i miei pensieri fosse- ro nettamente differenti a quelli di oggi.

Spesso ci offendiamo, litighiamo, ci arrabbiamo per fatti e cose frivole, ma al momento non ce ne rendiamo conto, che attribuiamo un’importan- za eccessiva ad avvenimenti e circo- stanze che in realtà di importanza ne hanno ben poca. Facciamo ciò per il fatto che diamo molte cose per scon- tate, quindi pensiamo che ad esem-

pio andare a scuola e vedere i propri compagni sia normale, lavorare sia normale, uscire la sera e divertirsi sia normale, conoscere gente nuova sia normale, andare al mare o in monta- gna nel weekend sia normale. Il più delle volte si ragiona e si pensa per luoghi comuni e si pensa che molte cose siano normali e scontate.

La drammaticità degli avvenimenti legati al Covid-19 hanno fatto riflet- tere me, ma come ognuno di noi.

Questo “mostro” ci ha fatto rivivere situazioni di pandemie ed epidemie legate ad un passato che, nell’epoca del benessere e del progresso, sem- bravano solamente ricordi lontani trasmessi dal racconto di qualche bisnonno.

Perché nell’era moderna, già da tempo, era normale che la medici- na ed il progresso avessero ucciso, distrutto e sorpassato ogni forma di peste.

Covid-19 ci ha fatto capire, dimo- strandocelo nei modi più atroci, che nella vita di scontato e normale non esiste nulla, che uno stato di tranquil- lità e benessere può essere devastato in qualche decimo di secondo.

Se un anno fa mi avessero parlato di una situazione simile, non ci avrei creduto, il tutto mi sarebbe sembrato

a cura di

Nicholas Montini 5ªA un racconto drammatico poco veri-

tiero.

Se pensiamo che la libertà è un diritto garantito dalla Costituzione, e la privazione della libertà median- te isolamento fino a prima di questa terribile pandemia poteva essere in- flitta solo a malviventi interessati da condanne penali per aver commesso reati gravi, il tutto risulta ancora più assurdo, più inconcepibile e tanto più ci fa riflettere sulla vita.

Personalmente ho pensato nel cor- so del tempo a tutto ciò, oltre ad aver vissuto uno stravolgimento nella mia vita ed in quella dei miei familiari.

Nulla nella mia vita non è stato in- fluenzato, un semplice invito a casa di parenti, l’uscire con gli amici, il recarsi a scuola e a lavoro, persino fare una passeggiata in completa solitudine in campagna. Tutto questo è stato impedito, o permesso con pesanti re- strizioni, ovviamente per contrastare una diffusione epidemiologica, ma ci ha recluso nelle quattro mura di casa nostra.

Gli eventi della pandemia e le suc- cessive evoluzioni, ci hanno reso in balia del caso, delle circostanze, nes- suno di noi è stato più veramente li- bero se non temporaneamente tra le mura domestiche.

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Coronavirus (Covid-19)

Fino a circa un anno fa non avrei mai pensato che una situazione si- mile potesse accadere, che potessero diventare per me difficoltose o causa di forte ansia, paura e stress azioni di routine, come uscire di casa a fare la spesa, andare a scuola, recarmi a lavoro. Non avrei mai pensato che il vedere diffusamente ambulanze a sirene spiegate o carri funebri non potesse essere ricondotto che ad un incubo.

In realtà l’incubo è stato vissuto e lo stiamo ad oggi vivendo, ma ad occhi aperti, e mi immagino come possa essere esponenzialmente più dram- matica la situazione per tutti coloro che hanno perso qualche cara perso- na in famiglia e anche chi ogni gior- no si presta in aiuto ai sanitari che ci stanno mostrando quanto sono bra- vi anche con questa emergenza.

Mi ricorderò per tutta la vita quel- lo che ad oggi stiamo vivendo, e che tutto ciò dovrebbe far riflettere tutta la società mediante un grande esa- me di coscienza, che possa servire a rivedere le priorità della vita e molti valori e principi che ad oggi la società purtroppo ha perso, come ad esem- pio il saper rispettarci mantenendo la distanza e indossare bene la masche- rina.

Lockdown: anche

opportunità….

a cura di

Crischentia Svetco 5ªA

Purtroppo ancora oggi stiamo vivendo un periodo che nessuno si sarebbe aspettato, da una settimana all’altra ci siamo ritrovati così, costret- ti a rimanere a casa, a non andare a scuola e qualcuno anche al lavoro.

Non possiamo vedere i nostri amici e compagni, siamo costretti a fare sport da casa, studiare attraverso un computer che non sempre funziona.

Tutto questo per evitare i contagi del Coronavirus chiamato anche Co- vid-19, un virus che ha avuto origine a Wuhan, in Cina, nel dicembre del 2019.

Il Coronavirus è una malattia respi- ratoria, apparentemente simile all’in- fluenza, ma molto più grave, perché fino ad ora, solo in Italia, ha mandato in terapia intensiva tante persone, alcune si sono salvate altre ci hanno lasciato. Ora tutti siamo a conoscen- za di quanto sia importante limitare i contatti con persone sconosciute e non appartenenti alla famiglia.

Queste limitazioni sono arrivate per contrastare il contagio e rispettare le misure di sicurezza e prevenzione stabilite dalla legge, ed è un obbligo per tutti i cittadini.

Personalmente in questo periodo dall’ inizio del primo lockdown a oggi non l’ho vissuto così male, in princi- pio mi sembrava una piccola vacan- za. Ma poi la situazione è mutata, ogni giorno è diventata come una routine senza alcun cambiamento.

Avevo una sensazione strana, quella di non avere certezze, di non sapere cosa sarebbe successo tra un mese o un anno, non sapere se saremmo tor-

nati a scuola a settembre: con tante incertezze, dubbi e paure.

Durante il lockdown penso che per me, ma anche per altre persone, una grande fortuna sia stata Internet, tramite il quale potevamo messag- giare, chiamare e videochiamare ami- ci e parenti, altrimenti sarebbe stato davvero difficile da sopportare tutto.

Da un altro lato si potevano trovare nuove passioni come ad esempio cu- cinare, disegnare, leggere, possiamo addirittura diventare persone mi- gliori, riflettendo sui comportamenti e sul proseguimento della vita futura.

In conclusione ribadisco che que- sta situazione è una grandissima opportunità per coloro che non si lasciano abbattere dalla solitudine di questi giorni, aiuta a riflettere su come eravamo prima e su come di- venteremo quando tutto tornerà normale.

Capiremo che la libertà è fonda- mentale per tutti e che nessuno può rinunciare ad essa?

Io spero di sì.

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Coronavirus (Covid-19)

a cura di

Sara Palmieri 5ªA

“Che fai stasera?” fino a pochi mesi fa era l’argomento principale del- la maggior parte dei miei coetanei, purtroppo le cose sono cambiate. Il Covid-19 ha stravolto la vita e le abi- tudini quotidiane di tutti noi, i gio- vani hanno dovuto rinunciare ai loro piaceri e alla

compagnia dei propri amici, al di- vertimento e alla spensieratezza che li caratterizza, per salvaguardare la salute delle persone più anziane e dei propri famigliari.

Durante il primo periodo di qua- rantena, personalmente non è stato facile rinunciare a quella che era la

mia vita, alle serate con i miei amici e alla serenità, è stato un periodo di demotivazione dove il giorno era di- ventato la notte e la notte il giorno, avevo perso il senso del tempo, ma nonostante ciò cercavo di tenere la mente occupata, magari

leggendo un buon libro o guar- dando qualche bel film.

Il lockdown ha segnato anche la chiusura delle scuole, facendo affida- mento alla didattica a distanza, dove per tanti di noi giovani in un primo momento il seguire le lezioni da casa sembrava un sogno, ma che con il passare del tempo è diventato sem- pre più monotono facendoci perdere la concentrazione.

Fortunatamente dopo qualche mese, tutto era tornato alla nor-

malità, o almeno così sembrava, l’arrivo dell’estate non poteva che rallegrarci, finalmente il “che fai sta- sera?” aveva ripreso il suo valore, e la spensieratezza era di nuovo nell’aria.

L’estate ha contribuito a ristabilire quel pizzico di normalità di cui ave- vamo bisogno, ma purtroppo, come spesso accade quando le cose vanno troppo bene, il coronavirus è tornato in vigore, in un primo momento fa- cendo chiudere nuovamente i locali di movida per poi tornare a contagia- re migliaia di persone ogni giorno, fa- cendoci in questo tornare indietro di nove mesi fa, tra didattica a distanza e monotonia.

Ormai da un mese a questa parte la certezza che le cose finiranno sta svanendo facendo aumentare l’ansia soprattutto di tutti noi maturandi.

L’ultimo anno scolastico ho sem- pre pensando di trascorrerlo in com- pagnia delle mie

amiche, che ormai da anni mi stanno accompagnando in questo viaggio, che a tratti sembra infinito, purtroppo però le restrizioni gover- native non ci permettono di fare ciò, il computer è tornato ad essere il mio unico compagno di scuola e anche i vari professori hanno iniziato a diven- tare irreali dietro a quello schermo grigio. Mantenere la concentrazione è diventato persino più impegnativo che comprendere le disequazioni di matematica, e gli occhi incollati allo schermo probabilmente ci faranno perdere due decimi di vista a fine anno, ma d’altronde l’unica mezzo per affrontare questa situazione è questo, beati gli ottici che gioveran- no forse dell’incremento di vendita di lenti e occhiali da vista.

Questo virus ormai è al centro dell’attenzione da troppo tempo, ma fortunatamente, dalle ultime notizie, si è giunti alla possibilità di vaccinare la popolazione, quindi, forse, il mio ultimo anno di scuola non andrà del tutto perso, magari sono ancora in tempo, nuovi ricordi devono essere scritti e forse finalmente potremmo tornare a chiederci “che fai stasera?”.

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Coronavirus (Covid-19)

Ormai ogni singolo giorno, non sentiamo altro che notizie sul Co- vid-19, su qualsiasi piattaforma, di- spositivo e mezzo di comunicazio- ne. E’ da febbraio 2019 che questo virus è in gioco, e non siamo ancora riusciti, anche dopo un lungo lock- down, a debellarlo se non a farlo di- minuire. Per il periodo estivo, forse proprio a causa del caldo, i casi sono diminuiti così da far prendere al go- verno la decisione di riaprire prati- camente tutte le attività e restringe- re l’obbligo della mascherina solo ai luoghi chiusi e affollati.

Questa scelta, a parer mio, è sta- ta molto errata, è stata data troppa libertà ai singoli individui, finendo così per ritornare alla fine di agosto con un lento aumento dei casi. Nei mesi a seguire sono riiniziante par- zialmente alcune delle restrizioni precedenti, e gradualmente siamo ri- tornati a novembre con un lockdown diverso per ogni regione. Anche in questo caso io non avrei aspettato di veder salire i casi ma avrei preferito un’azione rapida e restrizioni più se- vere, per cercare subito di attenuare l’aumento dei casi prima che la situa- zione sfuggisse di mano una secon- da volta, visto che ora come ora le regioni non fanno altro che passare

da gialle ad arancioni e da arancioni a rosse dato l’aumento dei malati. Il primo lockdown non l’ho vissuto così male, all’inizio poteva anche sembra- re una piccola benedizione, per po- ter stare a casa e non dover tornare a scuola tutti i giorni. E’ stato anche più leggero, dato il carico minore di ore scolastiche da passare davanti ad un telefono o a un computer.

L’unico difetto di questa situa- zione era, come anche tutt’ora, non poter uscire in tranquillità e vedere i propri amici e compagni di scuola. A differenza di quest’ultimo, il secondo lockdown, che stiamo vivendo ora, è più stressante soprattutto per il fatto che sapevamo già a cosa andavamo incontro, ma non siamo riusciti co- munque ad evitarlo.

Diversamente da questa prima- vera ora facciamo l’orario scolastico completo e questo comporta lo sta- re più di 5 ore davanti a un disposi-

tivo elettronico ad ascoltare le voci

“meccaniche” dei professori, sempre che la connessione non giochi brutti scherzi. Inoltre è difficile mantenere la concentrazione e di conseguen- za ricordarsi gli argomenti svolti in quelle ore, in più se si aggiunge un ipotetico mal di testa dato dallo schermo del computer/smartphone, la situazione non è delle migliori. Fa- cendo conto anche di essere in quin- ta superiore, questo momento non giova a chi dovrà affrontare l’esame di Stato a fine anno, a meno che non si svolga come l’anno precedente, ef- fettuando la prova maxi-orale.

Concludendo il tutto, credo che se solo le persone avessero avuto più consapevolezza, responsabilità e fos- sero state più attente e diligenti, oltre ad un rapido intervento da parte del governo, questa seconda chiusura, anche se parziale, si sarebbe potuta evitare con più facilità e serenità.

a cura di

Aurora Soccio 5ªA

errore estate

È stato un

riaprire in

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Coronavirus (Covid-19)

La scuola italiana ha fatto uno sfor- zo enorme in poco tempo  per ade- guarsi alle esigenze dettate dal lock- down  ma occorre una Strategia anche per la Didattica a Distanza.

Significa, dunque, che  l’apparato digitale deve essere funzionale  e integrato con l’insegnamento da un lato e con l’apprendimento dall’altro così da poter includere l’insegna- mento ad ogni singola persona. È inutile possedere strutture digitaliz- zate o copertura Wi-Fi in tutte le aule se la didattica, come abbiamo visto, rimane ferma sui modelli passati non riuscendo ad includere anche una parte di alcuni alunni.

Il lockdown è stato un incentivo per cercare di “recuperare terreno

perso” rispetto ai tanti paesi inter- nazionali i quali avevano investito tempo e risorse allo sviluppo della tecnologia digitale già diversi anni addietro..

L’informatizzazione globale e la tecnologia digitale ha portato negli anni vantaggi (sia a livello scolastico che extrascolastico), sulla comunica- zione tra paesi e popoli anche molto distanti geograficamente.

Basti pensare che a livello scola- stico nel corso degli ultimi decenni si sono attivate, soprattutto per i livelli di istruzione superiori, corsi di laurea, dottorati, master tramite sistemi informatici- piattaforme di videoconferenza e questo ha con- sentito agli studenti di una nazione di venire virtualmente a contatto con realtà differenti, pur senza spo- stamenti fisici.

Tutto si è evoluto in questa direzio-

a cura di

Nicholas Montini 5ªA

distanza:

vantaggi

Didattica a limiti,

e svantaggi

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Coronavirus (Covid-19)

ne, ma, come in molte circostanze, a volte capita che il progresso non sia migliorativo.

Ogni realtà virtuale rimane tale, nella scuola come nel resto delle at- tività.

Il vedersi in videoconferenza rima- ne la riproduzione audio/video di una persona o un gruppo di persone, questo toglie la vicinanza fisica che a volte influenza la comunicazione stessa e ne distoglie l’autenticità.

Questa è una circostanza risaputa ed abbastanza evidente, basti pen- sare che il sentire una persona al telefono, e il vederla su un monitor piuttosto che incontrarsi e conversa- re dal vivo genera diverse emozioni e sentimenti nettamente differenti.

A scuola si passano 5 ore giorna- liere vivendole a 360 gradi e restan- do nell’atmosfera scolastica, fatta di realtà concrete, il compagno che si

alza, la professoressa che richiede silenzio ed attenzione, la campanel- la che suona a fine lezione.. realtà insomma concrete, fatte soprattutto di contatti diretti tra un gruppo di persone.

Il togliere tutto questo, anche se sotto certi aspetti può presentare dei vantaggi (lo studente nell’ambiente familiare è meno disturbato e psi- cologicamente più tranquillo), com- porta una serie di svantaggi che poi possono diventare problematiche, perché l’uomo è nato per socializza- re-

Ricordiamo che la scuola e l’am- biente familiare (soprattutto i geni- tori) sono “maestri di vita” e sono in quanto tali, fondamentali nella cre- scita e nella preparazione non solo scolastica ma anche sociale e civica dei ragazzi.

L’”isolamento” casalingo e la man-

canza di contatti con persone ex- tra-familiari induce a una chiusura ed a una “comodità” al quale la persona spesso si adatta (è più comodo re- stare da soli piuttosto che il doversi

“scontrare” quotidianamente con le persone), così facendo la persona stessa tende a chiudersi in se stessa non solo relativamente alle attività scolastiche ma anche extrascolasti- che, ma soprattutto riformulando lati del carattere che si ripercuotono an- che con le persone care alla persona.

Quante volte abbiamo sentito di ragazzi che si isolavano addirittura in camera da letto a giocare al PC o alla play fino allo sfinimento??

La vita è tutt’altro, è soprattutto confronto tra e con le persone. Abi- tuarsi all’isolamento è dannoso per la persona e per la società.

Del resto la realtà virtuale si è ne- gli anni diffusa anche a livello di altre situazioni, basti pensare i vari social che mettono in comunicazione per- sone anche a centinaia e migliaia di km di distanza, le piattaforme di ga- ming ed altri giochi online, le piatta- forme ed i servizi streaming per ve- dere film appena usciti o di vecchia data, anche nei settori finanziari, nella sanità con il Fascicolo Sanitario Elettronico, nei trasporti, nei servizi di ristorazione con la comanda.

Pensiamo anche alla diffusione de- gli smartphone dei social ha portato vantaggi ad un livello di progresso tecnologico ma svariati svantaggi nel sociale, quando sentiamo ragazzi più grandi che andavano a chiamare l’amico al pomeriggio suonando il citofono di casa sembrano storie in- ventate, ma quando lo raccontano vediamo direttamente nei loro occhi, una luce nostalgica molto accesa e un ricordo vivo completo di tutte le emozioni.

Pensandoci bene tuttavia, attual- mente molti di noi ragazzi conosco- no spesso più persone geografica- mente distanti, non a caso “amici virtuali”, e a volte non sanno chi sia il vicino di casa.

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Attualita’

Durante la Settimana della Cul- tura Tecnologica la nostra classe ha accompagnato le classi terze delle scuole medie della provincia e, in particolare le scuole a noi vicine, in questo progetto, per conoscere i va- lori e i principi del nostro Istituto.

Una volta presentata la nostra scuola nei giorni a seguire abbiamo proposto agli studenti differenti te- matiche. Attraverso Google Moduli abbiamo svolto un’intervista gui- data creata da noi, incentrata sulle abitudini di vita e i consumi, dove abbiamo potuto raccogliere i dati istantaneamente e dar voce ad una discussione costruttiva sul clima, l’e- nergia rinnovabile, i cibi spazzatura e favorire l’acquisto di un prodotto vicino a noi.

Di seguito mostriamo i risultati che abbiamo raccolto da una classe attraverso un sondaggio, dai quali abbiamo potuto rilevare la consape- volezza che i ragazzi hanno sull’ener- gia rinnovabile.

Inoltre abbiamo potuto mostrare loro, in videoconferenza, la piatta- forma Spreaker, condividendo un podcast registrato in quel momento mostrando il suo funzionamento e che cosa si potrebbe ricreare in futu- ro, ad esempio vari podcast in lingua

straniera o una radio scolasti- ca, con finalità costruttive in ambito scolastico poiché gli studenti potrebbero appren- dere dai loro stessi podcast trasmessi nella scuola.

Questo progetto ci ha permesso di interagire con i ragazzi e cogliere la loro voglia di cambiare determinate dinamiche partendo dai loro consumi domestici, al loro spazio scolastico fino ad essere dei cittadini responsa- bili e consapevoli che ognuno di noi può far qualcosa.

Cultura Tecnogica

Settimana della

a cura di

Nicholas Montini 5ªA

Per inquinare meno ed avere maggior tutela dell’ambiente che ci circonda, quale energia naturale, secondo te, si potrebbe utilizzare nelle scuole e nelle case?

Energia solare (sole) Energia eolica (vento) Energia idrica (acqua) 26 RISPOSTE

92,3%

7,7%

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