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Comune di Bernalda (MT)

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Academic year: 2022

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Regione Basilicata

   

Comune di Bernalda (MT)

       

   

   

STUDIO PER LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA

PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI PARCHEGGI PUBBLICI SU AREA DEMANIALE IN METAPONTO LIDO

Ai sensi del D.P.R. 357/1997 e s.m.i. – Allegato “G”.

   

Committente:

Soc. Coop. PRATO VERDE a.r.l. viale Europa, 19 Metaponto

   

dott.  Geol.  Giuseppe  GALLICCHIO             Ing.  Carlo  ORIOLO  

       

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Sommario  

 

1.0   CARATTERISTICHE  PROGETTUALI:  TIPOLOGIA  DELLE  AZIONI  E/O  OPERE  ..  Errore.  Il  segnalibro  non  è  definito.  

1.1   INQUADRAMENTO  DELL’OPERA  E  DEGLI  INTERVENTI  NEGLI  STRUMENTI  DI  PROGRAMMAZIONE  E   PIANIFICAZIONE  ESISTENTI    INDIVIDUAZIONE  AREA    E  DESCRIZIONE    INTERVENTO    RIFERIMENTI  NORMATIVI     QUADRO  NORMATIVO    COMUNITARIAO  -­‐QUADRO    NORMATIVO  NAZIONALE-­‐  QUADRO  NORMATIVO  

REGIONALE    ...  3  

2.0   INQUADRAMENTO  TERRITORIALE  E  CARATTERISTICHE  IDROGRAFICHE,  IDROGEOLOGICHE  DELL’AREA  ...  9  

3.0   INQUADRAMENTO  GEOMORFOLOGICO  DELL’AREA  ...  11  

4.0   DESCRIZIONE  DELLO  STATUS  AMBIENTALE  ...  13  

5.0   VALUTAZIONE  DELL’INCIDENZA  DELL’OPERA  SUL  SISTEMA  AMBIENTALE  (AREA  SIC)  ...  15  

5.1   INQUINAMENTO  E  DISTURBI    AMBIENTALI  SULLE  COMPONENTI  ABIOTICHE  ...  16  

5.2   INQUINAMENTO  E  DISTURBI  AMBIENTALI    SULLE  COMPONENTI  BIOTICHE  ...  16  

5.3   CONNESSIONI  ECOLOGICHE  ...  16  

5.4   PRODUZIONE  DI  RIFIUTI    ...  16  

5.5    RISCHIO  INCIDENTI  ...15  

5.6                USO  RISORSE  NATURALI  ...15  

6.0                  CONCLUSIONI  ...15      

                                                         

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1.0 CARATTERISTICHE PROGETTUALI: TIPOLOGIA DELLE AZIONI E/O OPERE Gli interventi previsti da progetto, consistono nel creare piazzole a parcheggio che rientrerebbero pienamente negli interventi Silvo-Culturali effettuati nelle aree boscate, interventi che vanno dai tagli di rinnovazione ai tagli intercalari che permettono la coltivazione del bosco garantendo anche la sua rinnovabilità.

Nel caso specifico verranno creati vialetti d’accesso alle piazzole a parcheggio senza alcun abbattimento di piante di altezze rilevanti ma solo tramite la rimozione/pulizia dei residui disseccati di piante in modo da poter portare l’aspetto naturale della zona.

L’intervento in progetto consentirà di ricavare stalli di parcheggio a grappoli o isolati e saranno realizzati distribuendo sul terreno naturale pietrisco bianco contenuti e delimitati da elementi lignei.

Dai sopralluoghi effettuati alcune piante presenti potrebbero essere potate e rimondate, poiché presentano branche e rami che si sviluppano con un andamento orizzontale piuttosto che verticale, con questo intervento si incentiverebbe la parte epigea ad un portamento ed accrescimento ad andamento verticale garantendo un maggior sviluppo della chioma che faciliterebbe l’accesso delle autovetture nelle zone a parcheggio.

Altro intervento che sarà effettuato sarà quello di rimozione dei rifiuti poiché tale area, si è prestata e continua a prestarsi come luogo di discarica per ogni tipo di rifiuto.

 

1.1 INQUADRAMENTO DELL’OPERA E DEGLI INTERVENTI NEGLI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE E PIANIFICAZIONE ESISTENTI

L’area è topograficamente presente all’interno del Foglio I.G.M. n. 201 SE (FOCE DEL BRADANO). Essa ricade interamente nella provincia di Matera in particolare nel comune di Bernalda, (Figura 1).

 

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Figura n1 individuazione dell'Area

Individuazione dell'Area

L'area interessata dall'intervento ha una estensione di circa mq 5350,00, è parte dell'appezzamento di terreno individuato in Catasto Terreni al Foglio nr. 50, Sviluppo Y, part.lla nr. 554 avente una consistenza di Ha 20,44,19.

All'interno del vigente Regolamento Urbanistico del Comune di Bernalda l'area ricade tra i

“Nuclei Turistici di Metaponto”, è individuata tra i Suoli Riservati alla Armatura Urbana (S.R.A.U.) come “Parcheggi” vedi allegato stralcio tav. D.4.3. Del R.U. del Comune di Bernalda, pertanto l'intervento che si propone è conforme alla destinazione urbanistica dell'area.

Descrizione dell'intervento

Gli interventi consistono nel creare piazzole a parcheggio che rientrerebbero pienamente negli interventi Silvo-Culturali effettuati nelle aree boscate, interventi che vanno dai tagli di rinnovazione ai tagli intercalari che permettono la coltivazione del bosco garantendo anche la sua rinnovabilità.

Nel caso specifico verranno creati vialetti d’accesso alle piazzole a parcheggio con abbattimento di alcune piante ammalorate e la rimozione di altre piante già abbattute dagli eventi atmosferici; per tale

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intervento la zona è stata suddivisa in quattro sub-zone a seconda della densità della vegetazione arborea ed arbustiva definendo così l'intervento di potatura e di rimozione/abbattimento di piante:

Area A : nr 20 piante da estirpare – nr 35 piante da potare;

Area B : nr 30 piante da estirpare – nr 40 piante da potare;

Area C : nr 10 piante da estirpare – nr 30 piante da potare;

Area D : nr 60 piante da estirpare – nr 40 piante da potare.

Le piante da estirpare ammalorate e/o abbattute da eventi atmosferici sono Acacie Saline e Pino Marino, il diametro del tronco all'altezza di m 1,30 dal piano di campagna varia da cm 10 a cm 50.

Si praticherà la potatura di ringiovimento e ridimensionamento della vegetazione arbustiva in tutta l'area costituita da macchia mediterranea e filirrea..

Le zone ricche di vegetazione arbustiva, macchia mediterranea e filirrea saranno delimitate da steccati in legno di castagno, tipo croce di sant'andrea, al fine di evitare invasioni da parte dei veicoli in transito.

Dove si rende necessario l'abbattimento delle piante, come sopra riportato, si procederà con la piantumazione di nuove piante nella zona prossima dove sono state divelte le precedenti.

L’intervento in progetto consentirà di ricavare stalli di parcheggio a grappoli o isolati rispettando lo standard di m 6,00 x m 2,75; la delimitazione dei parcheggi avverrà con elementi lignei di castagno del diametro di 4 – 5 cm fissati su pichetti infissi nel terreno. e saranno realizzati distribuendo sul terreno naturale pietrisco bianco contenuto da elementi perimetrali lignei. Considerato l'andamento altimetrico pianeggiante dell'area, per l'esecuzione dei lavori necessita un minimo di livellamento della stessa al fine di renderla percorribile e quindi usufruirne per parcheggiare le auto. L'utilizzo del pietrisco bianco per la realizzazione dell'intervento sarà in modo simile a quanto realizzato dal Comune di Bernalda a poche decine di metri dall'area di intervento.

Dai sopralluoghi effettuati si è constatata la presenza di alcune piante che necessitano di una potatura poiché presentano rami che si sviluppano con andamento orizzontale ad altezza d'uomo per cui, un intervento di potatura e di rimonda favorirebbe uno sviluppo della parte epigea ad andamento verticale garantendo un maggiore sviluppo della chioma che faciliterebbe l'accesso delle autovetture nelle zone a parcheggio evitando la perdita ed il degrado degli Habitat che vanno così salvaguardati al fine di conservare la presenza degli uccelli selvatici.

L'intervento sarà integrato con una particolare azione di salvaguardia ambientale consistente nella rimozione dei rifiuti presenti sull'area, infatti la zona si è prestata e continua a prestarsi come luogo di discarica per rifiuti di ogni genere.

Conclusioni

L'intervento sarà realizzato nella piena tutela della biodiversità presente nella zona di interesse, sempre nell'ottica dello sviluppo e della gestione sostenibili, atti a non avere nessun impatto negativo sull'area

di intervento e si pone come una attività ecologicamente positiva compatibile con lo stesso sito con l'assenza di incidenze negative significative e si porrà come un intervento di salvaguardia. La

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proposta progettuale va vista all'interno di un contesto sia di interesse di tipo pubblico, creazione di piazzole a parcheggi, che di interesse sociale ed economico.

L’area  in  esame  non  risulta  vincolata  dal  PAI  dell’ADB  di  Basilicata      

                               

                           

                         

                         

               

 L’area oggetto di studio comprende al suo interno un sito della Rete Natura 2000. La riserva naturale nella quale l’area ricade è la seguente:

• SIC IT9220090 “COSTA JONICA FOCE BRADANO;

L’area inoltre risulta essere limitrofa ad una riserva naturale:

• Riserva regionale EUAP 0037 “Riserva Metaponto”,

In tale quadro pianificatorio, la presente relazione viene redatta ai sensi della direttiva Comunitaria92/43/CEE “Habitat” e del DPR 357/97 come modificato dal DPR 120/2003, e del DPGR n.65 del 19.03.2008 al fine di valutare le possibili incidenze ambientali sull’area SIC provocate dalla realizzazione delle opere specificate in premessa.

Riferimenti normativi

Di seguito si riporta il quadro riepilogativo normativo, in riferimento alla rete comunitaria NATURA 2000, alla Fauna, alla Flora ed agli ecosistemi naturali

La rete Natura 2000 nasce da due direttive comunitarie:

• la Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21/05/1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (Direttiva “Habitat”);

• la Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 02/04/1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici

(Direttiva “Uccelli”).

Le due direttive comunitarie contengono due aspetti particolarmente interessanti e potenzialmente molto innovativi:

• la redazione dei piani di gestione;

• la valutazione d’incidenza di piani e progetti aventi potenziali impatti sui siti.

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Quadro normativo comunitario Direttiva Habitat (92/43/CEE)

Con l’adozione delle Direttive Habitat e Uccelli gli Stati Membri hanno consentito l’istituzione di Natura 2000, ossia una rete ecologica di aree destinate alla conservazione della biodiversità sul territorio dell’Unione Europea attraverso la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. In particolare, la Direttiva Habitat (92/43/CEE) prevede che gli habitat e le specie di interesse comunitario presenti nei pSIC siano mantenuti o riportati al loro

“stato ottimale di conservazione” attraverso la definizione di strategie di tutela basate su criteri di gestione opportuni. Non è quindi richiesta necessariamente la tutela del pSIC con l’istituzione di parchi o riserve, purché la biodiversità di interesse comunitario non sia messa a rischio dalle attività umane o da una loro conduzione ecologicamente non sostenibile. L’iter istitutivo di Rete Natura 2000 prevede che i pSIC, una volta valutata la loro proposta da parte dello Stato membro, perdano questa denominazione, per acquisirne un’altra: Zone Speciali di Conservazione (ZSC). L’articolo 6 della Direttiva Habitat recita: “per le Zone Speciali di Conservazione, gli Stati membri stabiliscono le misure di conservazione necessarie che implicano all’occorrenza appropriati piani di gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo e le opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali che siano conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali di cui all’allegato I e delle specie di cui all’allegato II presenti nei siti”.

La definizione di queste misure di tutela, a causa della presenza dei pSIC in aree antropizzate o direttamente interessate da attività umane, avviene generalmente mediante la stesura di un piano di gestione che dovrà contenere linee guida in grado di assicurare:

• la gestione a breve termine del pSIC;

• la gestione a lungo termine del pSIC;

• la pianificazione delle azioni in un piano di lavoro coerente e attuabile;

• la realizzazione di una rete informativa e di collaborazione che coinvolga i soggetti designati per la gestione dell’area e quelli che svolgono attività a diverso titolo al suo interno.

Direttiva 97/62/CEE

Direttiva del Consiglio del 27 ottobre 1997 recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. GUCE n. L 305 del 08/11/1997.

Direttiva Uccelli (79/409/CEE)

La Direttiva Uccelli (79/409/CEE) concerne la conservazione delle specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio dell’Unione Europea (Art. 1.1) e si applica agli

“uccelli, alle uova, ai nidi e agli habitat” (Art. 1.2).

La Direttiva Uccelli si pone dunque come obiettivo primario la tutela di determinate specie ornitiche, utilizzando come strumento prioritario l’individuazione e la protezione di aree denominate ZPS, in cui tali specie hanno il proprio ambiente vitale.

Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici.

GUCE n. 103 del 25 aprile 1979. Modificata da:

Direttiva 81/854/CEE del Consiglio, del 19 ottobre 1981 che adatta la direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici, a seguito dell'adesione della Grecia. GUCE L 319, 07.11.1981;

Direttiva 91/244/CEE della Commissione, del 6 marzo 1991 che modifica la direttiva 79/409/CEE del Consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici (in particolare, sostituisce gli allegati I e III). GUCE L 115, 08.05.1991 (G.U. 13 giugno 1991, n.45, 2° serie speciale);

Direttiva 94/24/CE del Consiglio, dell'8 giugno 1994 che modifica l'allegato II della direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici GUCE L 164, 30.06.1994 (GU 12 settembre 1994, n.69, 2° serie speciale);

Decisione 95/1/CE del Consiglio dell'Unione europea, del 1° gennaio 1995, recante adattamento degli atti relativi all'adesione di nuovi Stati membri all'Unione europea

(Atto di adesione dell'Austria, della Finlandia e della Svezia). GUCE L 1, 01.01.1995;

Direttiva 97/49/CE della Commissione, del 29 luglio 1997. (sostituisce l'allegato I della direttiva Uccelli). GUCE L 223, 13.08.1997 (G.U. 27 ottobre 1997, n.83, 2° serie speciale).

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Quadro Normativo Nazionale Legge 6 dicembre 1991, n.394

A livello nazionale la normativa di riferimento in materia di aree naturali protette è costituita dalla Legge Quadro per le aree naturali protette (L.394/91) che detta i “principi fondamentali per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette, al fine di garantire e di promuovere, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del paese”.

Legge n. 157 dell’11 Febbraio 1992

Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. GU, serie generale, n. 46 del 25 febbraio 1992.

Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997 n.357

Il recepimento della Direttiva Habitat in Italia è avvenuto con il DPR n.357/97: ”Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE” che “disciplina le procedure per l’adozione delle misure previste dalla Direttiva ai fini della salvaguardia della biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali elencati nell’allegato A e delle specie della flora e della fauna indicate negli allegati B, D ed E.”

Gli allegati AeB del Regolamento sono stati modificati e gli elenchi inclusi, aggiornati dal Decreto Ministeriale del 20 gennaio 1999 “Modificazioni degli allegati A e B del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n.357, in attuazione della Direttiva 97/62/CE del Consiglio, recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della Direttiva 92/43/CEE”.

Il DPR 357/97 prevede che le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano “adottino per i pSIC le opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate, nella misura in cui tale perturbazione potrebbe avere conseguenze significative per quanto riguarda gli obiettivi del regolamento”.

Definisce, inoltre, altri due aspetti estremamente importanti per la tutela della biodiversità di interesse comunitario all’interno dei pSIC:

• la redazione di una Valutazione di Incidenza di piani territoriali, urbanistici e di settore e di progetti

• che interessino il pSIC, per i quali non è prevista l’applicazione della procedura della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA);

• le specie faunistiche e vegetali da tutelare e le opportune misure da adottare in materia di prelievi

• e di introduzioni e reintroduzioni di specie animali e vegetali.

• Decreto Ministeriale 3 settembre 2002 n. 224.

Il D.M. n. 224/02 “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000” è finalizzato all’attuazione della strategia comunitaria e nazionale rivolta alla salvaguardia della natura e della biodiversità, oggetto delle Direttive comunitarie Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (79/409/CEE).

Le linee guida costituiscono un supporto tecnico-normativo alla elaborazione di appropriate misure di conservazione funzionale e strutturale, tra cui i piani di gestione, per i siti della rete Natura 2000.

Il decreto, in particolare, delinea l’iter logico-decisionale per la scelta del piano di gestione per un sito Natura 2000 e ne definisce la struttura, ai sensi dell’art. 6 della Direttiva Habitat.

Legge 3 Ottobre 2002, n.° 221

Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione dell'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE. (GU n. 239 del 11 ottobre 2002).

Decreto del Presidente della Repubblica 12 Marzo 2003, n° 120

Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997 n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. GU n. 124 del 30 maggio 2003, serie generale.

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Quadro Normativo Regionale

La Regione Basilicata con L.R. n. 28 del 28/06/94 "Individuazione, classificazione, istituzione, tutela e gestione delle aree naturali protette in Basilicata" si è adeguata al dettato della legge n.

394/91 "Legge quadro sulle aree protette".

Il D.P.R. 357/97 e s.m.i. affida alle regioni e province autonome il compito di adottare le misure necessarie a salvaguardare e tutelare i siti di interesse comunitario. Infatti, il comma 1 dell’articolo 4 specifica che esse devono assicurare per i proposti siti di importanza comunitaria misure opportune per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui i siti sono stati designati; il comma 2 del medesimo articolo stabilisce l’adozione da parte delle regioni e province per le zone speciali di conservazione, entro sei mesi dalla loro designazione, delle necessarie misure di conservazione.

L’articolo 7 stabilisce poi che le regioni e le province autonome disciplinino l’adozione di misure idonee a

garantire la salvaguardia e il monitoraggio dello stato di conservazione delle specie e degli habitat di interesse comunitario dandone comunicazione al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.

Per attuare la Direttiva 92/43/CEE e il D.P.R. 357/97 le regioni e province autonome si sono attivate attraverso l’emanazione di propri provvedimenti secondo tre linee di intervento:

• pubblicazione sui Bollettini ufficiali regionali e provinciali degli elenchi di pSIC e ZPS individuati

• per ciascuna regione e provincia autonoma;

• applicazione dell’art 5 del D.P.R. 357/97 e s.m.i. relativamente alla valutazione di incidenza e suo inserimento nelle procedure di valutazione di impatto ambientale;

• indicazioni riguardanti la pianificazione e la gestione dei siti.

• Infine con la DPGR n.65 del 19.03.2008, la regione Basilicata, detta i criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazioni (ZSC) e a zone di protezione speciale (ZPS)

• Per le aree regionali protette, all'interno delle quali sono individuati la maggior parte dei siti di importanza comunitaria, la Regione Basilicata garantisce il recepimento degli obiettivi della Direttiva Habitat e della

• Direttiva Uccelli anche attraverso la legge regionale n. 2 del 9/01/95 "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio".

Il presente elaborato nel rispetto degli indirizzi dell’allegato G al DPR 357/97, non modificato dal nuovo decreto:

• descrive in modo dettagliato il progetto proposto analizzando le componenti ambientali potenzialmente interessate;

• illustra la possibile incidenza sul sistema ambientale di riferimento derivante dalla realizzazione del progetto proposto analizzando le interferenze, le modificazioni ed i processi di trasformazione che la realizzazione del progetto potrebbe determinare direttamente o indirettamente, a breve o a lungo termine, temporaneamente o permanentemente, sull'ambiente naturale e le sue componenti biotiche e abiotiche;

• descrive le misure previste per evitare, ridurre e compensare gli effetti negativi del progetto sull'ambiente.

2.0 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E CARATTERISTICHE IDROGRAFICHE,

IDROGEOLOGICHE DELL’AREA

L’area di progetto è individuabile nella cartografia I.G.M. nel foglio 201 “Matera” della carta geologica d’Italia scala 1:100.000 e ricade territorialmente in agro di Bernalda.

L’intero territorio comunale è limitato dal Fiume Bradano a NE, dal Mar Jonio a Se, dal Fiume Basento a S,dal Torrente La Canala a O e a NO dal territorio del Comune di Montescaglioso. A partire da un altopiano situato a quote intorno ai 220 mt, la superficie topografica scende gradualmente a SE verso la linea di costa e con maggiori inclinazioni a S e NE verso le valli fluviali del Fiume Basento e del Fiume Bradano.

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La località più elevata corrisponde alla contrada Gaudella (220m slm) a NO del centro abitato di Bernalda, mentre quella più bassa è Metaponto lido, prospiciente il mar Jonio con 1 mt s.l.m.

Il territorio del Comune di Bernalda è solcato da due corsi d’acqua principali, il Fiume Basento ed il Fiume

Bradano, e da numerose aste fluviali secondarie; i due Fiumi limitano rispettivamente a SO ed a NE il territorio di Bernalda e hanno un andamento meandriforme con asse fluviale diretto NO - SE. Tra i corsi d’acqua secondari i più importanti aventi bacini idrografici estesi sono il Torrente Canala, ubicato all’estremità occidentale del territorio ed affluente del Basento, il Fosso della Guardia, che limita a settentrione ed a oriente il pianoro su cui è posizionato il centro abitato di Bernalda, il Vallone della Avinella, anch’esso affluente del Basento e con asse fluviale prevalentemente parallelo ai due Fiumi, ed il Fosso Appio, tributario del Fiume Bradano.

Il regime idraulico il Fiume Bradano è a carattere torrentizio con valori di portate di magra estremamente bassi nel periodo estivo durante il quale il fiume è spesso in secca, ma con portate di massima piena che sono arrivate a superare i 1000mc/sec. Il trasporto solido in occasione di eventi meteorici è considerevole dovuto essenzialmente al carattere torrentizio dei suoi affluenti principali:

T. Basentello, T.Gravina, T.Fiumicello, F. di Tolve e T.Bilioso.

L’aspetto morfologico del bacino idrografico e strettamente connesso e dipende dalle formazioni litologichepresenti, nella parte superiore a monte appenninica da flysch terziari molassici-arenaceo- marnoso-argillosi e, nel settore inferiore a valle di avamposto murgiano da formazioni essenzialmente argillose, sabbiose e conglomeratiche, facilmente soggette ad erosione. Diretta conseguenza delle formazioni litologichepresenti è il diverso grado di permeabilità presente nel bacino, scarsa nella parte appenninica e molto più consistente nella parte a valle.

Sono ben noti gli effetti disastrosi che le piene dei corsi d’acqua possono arrecare ai circostanti territori; questi effetti sono connessi alla forza erosiva delle acque ed ai materiali che esse abbandonano al loro ritiro.

Com’è noto, una condizione di piena e di conseguente esondazione avviene quando l’acqua di un fiume

non può più essere contenuta entro gli argini naturali del suo alveo normale e quindi si espande sui terreni adiacenti. Il livello di esondazione di un fiume è l’altezza idrometrica della massa d’acqua al di sopra della quale si verifica l’alluvionamento per tracimazione. L’onda di piena, che porta all’esondazione, è caratterizzata da un iniziale incremento dei livelli fino ad un valore massimo e poi da un successivo progressivo abbassamento degli stessi.

Queste condizioni e questi fenomeni si sono logicamente verificati e continuano a verificarsi sulla fascia costiera ionica solcata, per la parte interessata dalla presente progettazione, dal Fiume Bradano.

Le prime notizie su fenomeni di inondazione prodottisi in tempi storici ci provengono dagli scavi archeologici condotti nella zona di Metaponto dalla Soprintendenza alle Antichità della Basilicata.

L’analisi stratigrafica di tali scavi, ha rivelato che tra il VII ed il VI secolo a.C. si sono verificati nell’area esaminata due importanti episodi di alluvionamento, la cui entità precisa, tuttavia, non è ben definita.

Gli scavi ed i ritrovamenti archeologici (CARTER, 1981) indicano che un grande episodio di alluvionamento si verificò intorno al V secolo a.C.. Tale episodio è stato riconosciuto in varie località, fra le quali vanno menzionate l’area dell’antica Metaponto, la zona di Pantanello e la Bassa Valle del fiume Gavone, in corrispondenza del Fosso Rullo.

Del XIX secolo fonti storiche riportano che importanti fenomeni di alluvionamento nell’area del Materano si

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verificarono nel 1844 e nel 1858 (TAMBONE, 1989).

Nel nostro secolo le esondazioni che ebbero notevoli conseguenze sul Metapontino si verificarono negli anni 1946,1959,1972 e 1985 (BOENZI e GIURA LONGO,1994).

L’alluvione del 1946 si verificò nei giorni 7 ed 8 Novembre; le precipitazioni totalizzate in questi giorni superarono i 300 millimetri. L’evento alluvionale determinò notevoli piene nei bassi tronchi dei fiumi Bradano e Basento e nella piana di Metaponto si ebbero allagamenti di diverse zone a seguito della tracimazione dei suddetti corsi d’acqua. Il 24 Novembre del 1959 la fascia ionica fu colpita da quella che possiamo considerare la più forte alluvione del XX secolo. Le zone maggiormente interessate furono lebasse valli dei fiumi con sbocco nello Ionio e la superficie coinvolta fu di 4000 ettari. Il centro in cui si verificò la massima precipitazione fu Pisticci, dove si registrarono circa 314 mm di pioggia; quivi, in pratica, in un solo giorno cadde 1/3 di pioggia totalizzata in un anno. Le portate dei corsi d’acqua furono le massime del periodo 1921-1970.

L’alluvione del 1972 si verificò nei giorni 18 e 19 Gennaio e le precipitazioni maggiori si ebbero nella media valle del fiume Basento e nell’alta valle del torrente Salandrella. Queste forti precipitazioni aumentarono notevolmente la portata dei corsi d’acqua e gli effetti si risentirono soprattutto nel Metapontino dove il Basento ed il Cavone strariparono, allagando centinaia di ettari di terreno.

L’ultima esondazione del Bradano -18 febbraio-11 marzo 2011- dell’intera piana alluvionale, ha determinato allagamenti di centri abitati, movimenti franosi, danni alle infrastrutture, interruzione di collegamenti viari, grave compromissione delle attività produttive.

3.0 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO DELL’AREA

L’area di progetto si inquadra territorialmente in agro del comune di Bernalda e rientra nella porzione meridionale della Fossa Bradanica nel retroterra ionico.

La Fossa Bradanica, definita per la prima volta da Migliorini (1937) costituisce una vasta depressione, di età

plio-pleistocenica, allungata da NO a SE, dal Fiume Fortore al Golfo di Taranto, compresa tra l’Appennino meridionale ad occidente e le Murge ad oriente; in questa zona affiorano estesamente depositi pliocenici e quaternari, in prevalenza argillosi, che mostrano struttura tabulare.(Richetti, 1981).

La Fossa Bradanica è solcata longitudinalmente dal Fiume Bradano e dal Fiume Basento. Le valli di tali fiumi

presentano, nei tratti medi ed inferiori, a diverse altezze, dei depositi alluvionali terrazzati. Questi si sono depositati nel Pleistocene medio-superiore a causa di sollevamenti dell’area e di variazioni del livello marino. Generalmente poggiano sulle Argille subappennine e sono costituiti da terrazzi di tipo poligenico, aventi superfici subpianeggianti, leggermente inclinate verso l’alveo e limitate da scarpate ripide (BOENZI et al. 1978), e rappresentati, prevalentemente, da ghiaie e ciottoli con lenti sabbioso-limose; tali depositi hanno spessore limitato. Richetti (1967) ha distinto nella valle del Fiume Bradano tre ordini di terrazzi mentre per la valle del Fiume Basento, Boenzi et al. ( 1978) hanno rilevato nella parte intermedia della valle, cinque depositi alluvionali terrazzati, e nella parte bassa della valle due terrazzi alluvionali, tutti deposti in periodi freddi compresi tra il Mindel e il Würm (Fig. 4).

La successione stratigrafica presenta il susseguirsi di depositi marini terrazzati, di argille subappennine, di depositi alluvionali dei fiumi Basento e Bradano e di depositi litoranei.

L’abitato di Bernalda è posto sul terzo terrazzo marino (IV ordine) costituito da depositi conglomeratici e

sabbiosi riferibili ad uno dei brevi cicli sedimentari avutisi durante la regressione marina.

Complessivamente la potenza di questo deposito è di circa m 25 – 35; in tale dislivello è possibile distinguere una parte sommitale, costituita da conglomerato ghiaioso ciottoloso, poligenico, eterometrico, mediamente cementato di colore rossastro, generalmente ferrettizzato, con livelli ciottolosi di spessore massimo di 20 - 30 cm e livelli di sabbia ghiaiosa, mediamente cementata, di colore avana.

Fig.1- Carta geologica – scala 1:100.000 Stralciofoglion.201-

Matera

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Fiume Bradano–agrodi Bernalda

Lo spessore medio di questo livello conglomeratico-sabbioso è di circa 4 - 6 m, ma non mancano aree in cui tale livello è di spessore ridotto.

La restante parte del su richiamato deposito è costituito da sabbie e sabbie limose a grana medio-

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fine di colore giallo-ocra, generalmente addensate con presenza di livelletti arenitici cementati.

Tali sabbie verso il basso sono variamente alternate a lenti ghiaiose o ciottolose a matrice sabbiosa, a sottili strati o lenti di conglomerato poligenico, a straterelli limoso-argillosi, tutti di potenza inferiore a un metro. Va sottolineato che tale alternanza, peraltro tipica dei sedimenti marini terrazzati, risulta caratterizzata da una notevole anisotropia e disomogeneità anche in senso laterale.

Procedendo verso il basso la successione stratigrafica è caratterizzata dalla Formazione delle Argille Subappennine. Si tratta della formazione più antica localmente affiorante; sono costituite da argillemarnose più o meno sabbiose di colore grigio-azzurro o grigio-avana se alterate, miscelate in varia percentuale a limi e sabbia. La frazione sabbiosa aumenta nella parte più alta della formazione dove può dar luogo a frequenti alternanze sabbioso-argillose o addirittura a cospicui letti di sabbie. In genere le argille non presentano una stratificazione distinta, tranne nei casi in cui questa è messa in evidenza da sottili intercalazioni sabbioso- siltose cementate, dello spessore di 5 - 10 centimetri, nonché da livelli argillosi a differente colorazione.

Questi depositi argillosi affiorano lungo le pendici dei versanti che degradano dai rilievi tabulari verso la valle del Fiume Basento ed alla base dei fossi che circondano l’abitato; sono evidenti soprattutto nella parte meridionale del centro abitato di Bernalda ove gli agenti erosivi hanno smantellato quasi completamente la copertura sabbioso-conglomeratica.

Sui sedimenti argillosi poggiano i depositi alluvionali recenti ed attuali dei fiumi Basento e Bradano e dei

loro principali affluenti.

I depositi alluvionali recenti, lungo i corsi d’acqua, sono separati da quelli attuali da balze di 3 5 m.

I depositi alluvionali recenti sono costituiti da limi e limi sabbiosi di colore grigio-avana in cui sono presenti cospicui livelli di sabbie con ghiaie. Localmente sono presenti letti di argilla limosa di colore grigio di spessore centimetrico.

Nella piana costiera i sedimenti alluvionali sono più spiccatamente sabbiosi e poggiano, lungo una superficie indistinta, su depositi di ambiente di transizione rappresentati da sabbie, ghiaie e limi in livelli variamente distribuiti nello spazio.

I depositi alluvionali attuali si rinvengono lungo i corsi d’acqua e sono costituiti da limi argillosi e limi sabbiosi in cui sono presenti cospicui livelli di sabbie con rati ciottoli e ghiaie.

Lo spessore di tali depositi è variabile e comunque dell’ordine di qualche metro.

Questi tipi di depositi sono stati rilevati lungo i fondovalle del Fiume Basento e Bradano e lungo le principali vallecole degli affluenti dei due Fiumi (Vallone della Avinella, Lama della Guardia e Fosso Appio). Questi si distinguono dai depositi recenti per l’assenza di insediamenti e la scarsità di colture.

Lungo la costa, per una fascia continua larga da 1000 a 1500 metri circa, sono presenti depositi sabbiosi che costituiscono la spiaggia emersa e alcuni ordini di cordoni dunari tra i quali sono presenti delle depressioni, talvolta sedi di acquitrini.

Le dune, oggi quasi totalmente smantellate dall’azione antropica, si elevano fino a 3-4 metri sul livello del mare e sono costituite da sabbie costipate e poco cementate, disposte in cordoni di ampiezza variabile, allineati parallelamente alla linea di costa. Queste sono intervallate da depressioni in gran parte prosciugate con colmate iniziate da una cinquantina d’anni a questa parte.

Morfologicamente l’area può essere divisa in diverse zone: la prima zona corrisponde alle estese superfici tabulari impiantate sui depositi marini terrazzati. Queste superfici formano una serie di altopiani disposti agradinata con quote decrescenti verso la costa ionica a partire da circa 260 metri.

Si tratta di superfici strutturali corrispondenti a originari fondali marini emersi progressivamente a seguito della regressione polifasica del mare pleistocenico; la seconda, comprende i versanti che delimitano questi rilievi tabulari verso le piane alluvionali dei fiumi Bradano ad oriente e Basento ad occidente. Questa zona corrisponde ad una superficie di erosione fluviale incisa essenzialmente nei depositi argillosi infrapleistocenici. Nella maggior parte dei casi, i versanti sono poco acclivi, ma non mancano pendii molto inclinati o subverticali causati dall’instaurarsi di fenomeni di frana;

la terza zona è rappresentata dalle piane alluvionali dei Fiumi Bradano e Basento e dalla piana costiera, che si individuano su depositi alluvionali e sulle sabbie di fascia litorale.

4.0 DESCRIZIONE DELLO STATUS AMBIENTALE

Dal punto di vista dell'impatto ambientale l'intervento in parola interessa un’area SIC “foce del Bradano”, caratterizzata da una spiccata vocazione ambientale e naturalistica.

Il fiume Bradano primo dei fiumi ionici che a partire da nord sfocia nel golfo di Taranto è il terzo fiume, dopo il Basento e l’Agri, della regione in ordine di lunghezza con una portata media alla foce di circa 7mc/s. Nonostante l’ampiezza del bacino questo fiume, a carattere prettamente torrentizio,

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risulta avere una portata media annua bassa e ciò anche a causa delle scarse precipitazioni, di terreni poco permeabili e della scarsità di sorgenti; lungo il suo percorso il Bradano è inoltre sbarrato dalle dighe di Acerenza e San Giuliano che contribuiscono a diminuire ulteriormente la portata del fiume.

L’area in sinistra idrografica del fiume ospita, in corrispondenza di un tratto di alveo abbandonato, un lago retrodunale chiamato Lago di Salinella. Nel corso del tempo l’alveo del fiume ha subito un progressivo spostamento verso sud-ovest con progressivo interramento dell’area di foce.

Attualmente il lago Salinella, separato dal mare da un ampio cordone dunale rappresenta insieme al bosco residuo di Policoro una delle più importanti emergenze naturalistiche della fascia costiera ionica lucana. Il territorio del SIC foce Bradano comprende nei suoi confini due riserve naturali: la riserva naturale di Metaponto in destra idrografica e la riserva regionale “Marinella Stornara” in sinistra idrografica; tale area per la ricchezza di habitat, di elementi vegetazionali, di tratti di litorale ancora incontaminati e/o con situazioni prossime alla totale naturalità, la rende la una zona di notevole valenza ambientale minacciata dallo sviluppo incontrollato degli insediamenti turistici, dall’erosione costiera, dalla messa a coltura dei terreni prosciugati.

L’intervento proposto si colloca nella zona retrostante la duna tra la pineta e la sponda destra del fiume Bradano in un’area sottoposta a periodica inondazione dove le difese arginali risultano poco idonee a contenere la portata di piena. Tale area risulta colonizzata da comunità mediterranee di piante di piante alofile e subalofile ascrivibili all’ordine juncetaliamaritimi -Juncus maritimus, juncus subulatus, Iuncus acutus- che riuniscono formazioni costiere e subcostiere con aspetto di prateria prevalentemente dominata da giunchi o da altre specie igrofile subalofile come scirpi – scirpoides holoschoenus, bolboschoenus-, canneti a Phragmites australis ecc. Procedendo verso l’interno lo Juncus maritimus tende a formare piccole cenosi in consociazione con Arthrocnemum sp.pl, Sarcocornia perrennis, Limonium serotinum cui seguono comunità dominate da juncus subulatus, Juncus acutus. Lungo il corso del fiume e dei canali di bonifica, ma anche negli stagni temporanei di acque salmastre si sono insediate comunità di piante che si dispongono nel corpo idrico in relazione alla profondità, alla salinità, e alla permanenza dell’acqua. Sono diffusi i canneti a Bolboschaenus maritimus e Phragmites australis che lungo i canali e le depressioni umide si associano a Typha latifolia popolamenti questi ultimi soggetti alle oscillazioni del livello dell’acqua e alle attività umane. In prossimità della foce e nelle aree umide salmastre si rileva una boscaglia igrofila sub-alofila a prevalenza di specie arbustive, con alberi cespitosi e di piccola taglia –Salix alba, Populus alba, Tamarix africana ecc. Superata la zona a psammofite, è individuabile una zonarelativamente stabile: la duna, sulla quale si sviluppa una vegetazione arbustiva tipica della macchia mediterranea, è difatti possibile individuare Pistacia lentiscus (lentisco), juniperus oxycedrus ssp., juniperus phoenicia, Phillyrea latifolia, Rhamnus alaternus, Daphe gnidium ecc.

Tale vegetazione resistente ai forti venti trasportatori di sabbie e aeresol esercita una forte azione consolidante unitamente a specie lianose in particolare la Smilax aspera, la Rubia peregrina e la geofita Asparagus acutifolius.

La fascia retrodunale è occupata dalla pineta costiera costituita principalmente da Pinus Halepensis, frammisto a Pinus pinaster e pinus pinea; non mancano esemplari se pur rari di Eucaliptus camaldulensis e Acacia Saligna anche quest’ultima pianta originaria dell’australia, che si insedia rapidamente nelle aree percorse dal fuoco tanto tollerante alle criticità da diventare invasiva e dominante. Tali formazioni vegetazionali caratterizzano l’intera area del SIC “foce del bradano”

che territorialmente si suddivide tra la riserva naturale di Marinella Stornara, e la riserva statale di Metaponto.

Relativamente alla fauna, l'ambiente pseudo-lagunare consolidatosi per effetto del binomio acquacoltura ed ambiente, determina la presenza di numerose specie di fauna selvatica che traggono il proprio sostentamento dalla vita acquatica, sia a livello di stretta nutrizione -gabbiani, cormorani, aironi, martin pescatore, volpe, ecc-, sia a livello di habitat -anatidi, cavaliere d'Italia, biscia, rospo, rana-. La presenza di vegetazione macchiosa a tratti inesplorata, area della macchia mediterranea, sia pure preesistente all'attività produttiva, in quanto perfettamente conservata, contribuisce in modo determinante alla presenza di specie selvatiche varie tra cui il tasso e la vipera. Si riscontra inoltre la presenza, di varie specie di avifauna quali: airone bianco, airone cinerino, airone rosso, fenicottero rosa, cavaliere d'Italia, martin pescatore, tuffetto, garzetta, spatola, cicogna bianca, germano reale, codone, fischione, marzaiola, alzavola, mestolone, volpoca, moretta, moriglione, fistione turco, gru, volpoca, folaga, pittima, piro codalunga, chiurlo, gabbiano corallino. L'area é abitata inoltre da animali carnivori predatori, quali la volpe, da frugivori come il tasso, da anfibi quali il rospo e la rana, e da serpenti quali vipera e biscia.

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5.0 VALUTAZIONE DELL’INCIDENZA DELL’OPERA SUL SISTEMA AMBIENTALE (AREA SIC)

Le opere di cui si chiede la positiva valutazione di incidenza, come sopra specificato, sono state progettate facendo riferimento a:

• direttiva Comunitaria 92/43/CEE “Habitat”

• DPR 357/97 come modificato dal DPR 120/2003, e del DPGR n.65 del 19.03.2008 al fine di valutare le possibili incidenze ambientali sull’area SIC provocate dalla realizzazione delle opere specificate in premessa

Infatti l’area ricade nella seguente area SIC:

• SIC IT9220090 “COSTA JONICA FOCE BRADANO;

L’area inoltre risulta essere limitrofa ad una riserva naturale:

• Riserva regionale EUAP 0037 “Riserva Metaponto”,

Il sito è compreso nella Riserva Forestale di protezione Metaponto in agro di Bernalda, lungo la costa Jonica della Basilicata. Si tratta di una costa bassa formata da sedimenti continentali quaternari con prevalenza di sabbie e, presso la foce del fiume, di limo e argille. Il comprensorio, soggetto a ristagni idrici, è stato bonificato negli anni '40 e successivamente interessato da interventi di rimboschimento. Si è così creata un'area umida costiera ricca di habitat diversi, che ospitano esemplari di uccelli migratori ed estivanti di interesse comunitario. Il bioclima è termomediterraneo (regione xeroterica) (temperatura media annua = 16/17°C). Sono particolarmente rappresentativi i popolamenti psammofili, retrodunali e di acque salmastre. Importanti i popolamenti a Euphorbia terracina e quelli a Juniperus turbinata e Juniperus macrocarpa per il loro significato relittuale.

Importante area di sosta per l'avifauna migratoria.

L’area è per il 50% di proprietà pubblica e per il 50% privata. Gli usi principali del suolo sono l’agricoltura (30%), le attività turistiche (20%), l’uso urbano (5%) ed aree di conservazione (45%).

Questo SIC è un’area costiera umida ricca di differenti habitat, quali paludi salate (5%), dune sabbiose (20%), corpi d’acqua (10%), boschi di conifere (50%), boschi sempreverdi (15%). Il clima è mediterraneo con una temperatura media annuale di 16-17°C, e piovosità media inferiore ai 500mm l’anno.

******

Le opere di progetto, interesseranno un’area di 5.350 mq, in prossimità del fiume Bradano e, come detto, si concretizzano in:

• creazione di piazzole per parcheggio. Realizzazione di stalli di parcheggi a grappoli o isolati

• pulizia area boscata con tagli di rinnovazione e tagli intercalari che permettono la rinnovabilità di tale area. Si tratta esclusivamente della rimozione/pulizia dei residui di piante disseccate.

• Spandimento di pietriscolimitatamente ai parcheggi delimitati da elementi lignei.

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Infine gli interventi previsti in progetto avranno sull’area un impatto decisamente positivo in quanto, le azioni previste sono volti al recupero e al mantenimento dei caratteri di naturalità eliminando le componenti inquinanti costituite da rifiuti abbandonati sul sito.

5.1 INQUINAMENTO E DISTURBI AMBIENTALI SULLE COMPONENTI ABIOTICHE

Per quanto riguarda la componente aria si avrà un lieve aumento della polverosità e del rumore durante la fase di rimozione/pulizia dei residui di piante disseccate di posa del pietrisco, mentre il paesaggio non subirà alcuna variazione in termini di impatto visivo considerato che all’interno dell’area di sedime non sono previste opere o manufatti in calcestruzzo ma si effettueranno soltanto opere di decespugliamento e/o taglio di vegetazione arborea ed arbustiva,malata ,secca ,e opere di potatura e ridimensionamento cespugli Non vi saranno interferenze alcune con le componenti acqua suolo, sottosuolo e falda idrica.

5.2 INQUINAMENTO E DISTURBI AMBIENTALI SULLE COMPONENTI BIOTICHE Le operazioni di pulizia (rimozione di vegetazione secca) dell’area interessata, potrebbero interferire momentaneamente con specie animali di rettili.

Diversamente gli interventi relativi alla realizzazione dei parcheggi non prevedono grosse interferenze con la vegetazione e la fauna richiamate nella scheda identificativa del sito di interesse comunitario, ma bensi opere di risanamento .

5.3 CONNESSIONI ECOLOGICHE

Il DPR 357/97 e il DPR 120/03 che lo integra all’art.2 lettera p definisce “aree di collegamento ecologico funzionale le aree che, per la loro struttura lineare e continua o il loro ruolo di collegamento (aree forestali) sono essenziali per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie selvatiche” sulle quali vanno attivate opportune misure di conservazione come previsto dall’art.4 del citato decreto.

Alla luce delle considerazioni suesposte, l’impatto degli interventi progettuali decritti non deve essere inteso in termini di riduzione degli habitat in quanto tali interventi oltre a ricadere in aree già antropizzate, riguarderanno opere di modesta entità; né tantomeno in termini di disturbo che la fase di cantierizzazione potrà arrecare indirettamente sugli habitat di maggiore interesse, in quanto la continuità laterale tra gli stessi ambienti e gli stessi habitat non sarà interrotta.

5.4 PRODUZIONE DI RIFIUTI

Poichè l'area non è adibita ad area pic-nic o ad altro simile ad essa, bensì alla sola sosta di auto, non ci sarà la presenza di rifiuti all'interno della stessa e, qualora ci dovessro essere rifiuti creati dai fruitori, questi saranno prontamente raccolti dal personale di sorveglianza e conferiti negli appositi cassonetti previsti per la raccolta differenziatA

5.5 RISCHIO DI INCIDENTI  

All'   interno   dell'area   sarà   previsto   un   Piano   Operativo   di   Sicurezza,     come   per     legge,   che   gestirà   gli   eventuali  rischi  di  incidenti  che  si  potrebbero  verificare  all'interno  dell'area.  L'area  sarà  ,  poi,  provvista  di   estintori    carrellati   OM CE CARR KG 60 CO2 BIBOMBOLA AB12223 al  fine  di  evitare  tutti  i  possibili  rischi  per  le  

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autovetture  e  per    l'area  stessa  

5.6 USO DI RISORSE NATURALI

L'uso  delle  risorse  naturali  sarà  al  solo  scopo  di  utilizzo  delle  stesse  per  creazione  di  zone  d'ombra  e   valorizzazione  ambientale  e  paesaggistica  

6.0 CONCLUSIONI

L’area in esame è ubicata interamente nel comune di Bernalda (MT) nella frazione di Metaponto Lido.

Il territorio interessato dall’area oggetto di studio è di tipo pianeggiante e caratterizzato da alta antropizzazione.

Per quanto riguarda la qualità dell‘aria si ritiene che le attività oggetto del presente studio possano provocare impatti del tutto trascurabili e determinati dalle sole emissioni degli automezzi in azione.

Si prevede una normale produzione di rifiuti legata alle attività di pulizia dell’area sia dai disseccamenti che dai rifiuti abbandonati durante l’utilizzo estivo del sito.

L’impatto sull’ambiente idrico è da considerarsi nullo, in quanto l’attività in esame non prevede l’approvvigionamento idrico superficiale e sotterraneo e non sono previsti scarichi né di acqua, né di reflui.

In termini generali gli interventi previsti non determineranno, rispetto al contesto ambientale e paesaggistico grosse modifiche ma si inseriranno in esso mantenendo inalterati i varchi per la connessione ecologica con il limitrofo sito rete natura 2000.

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