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calendario 2021 Vacui vertigo/horror cordis L imperfetta meraviglia del Vuoto

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Academic year: 2022

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calendario 20 21

Vacui vertigo/Horror cordis

L’imperfetta meraviglia del Vuoto

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“Comme me pesa ‘sta capa, néh! Comme me pesa ‘sta capa, néh!”

mentre la ripone in grembo.

Aiza! Aiza!”- intima l’altro col gesto imperioso del braccio alto levato.

Il Vesuvio li guarda. Come fa Dio con gli Uomini. Ma ha altro per la testa:

stracci di nubi chiare destinate a passare

In copertina - Portico d’ingresso: “La forma geometrica dell’Infinito è il Cerchio. Con due singolarità. Non ha centro. E nemmeno circonferenza.”

(3)

Il nulla non esiste in natura. E nemmeno lo prevede la scienza. Il nulla, nella meccanica quantistica, nella scien- za, quindi, coincide col vuoto. Che neanche esiste, almeno come assenza totale di energia, o, meglio non è stato verifi- cato. Ma resta un’ipotesi praticabile. Una vertigine dell’astrazione.

Come lo zero.

Nel linguaggio comune equivale con serena indifferenza al vuoto o al nulla, e in termini netti, proprio perché defi- niti da un numero. Ammesso che zero sia un numero e il verbo definire, quello più adatto a descriverne le qualità.

Eppure è la chiave di volta di tutte le classificazioni, di ogni atto che preveda una quantità, di quasi tutte le azioni umane quindi. Il primo responsabile di ogni catalogazione della realtà, dalle uova al mercato ai soldi per acquistarle.

Dalle gocce prescritte dal medico, ai battiti al minuto del muscolo cardiaco, alle contrazioni del parto che annuncia- no la vita. All’ultimo respiro di vita.

Dopo? Zero respiri. Zero battiti. Zero!

La più geniale delle invenzioni. Il nome, la cifra che iden- tifica il nulla, a moltiplicarlo fino a trasformarlo in tutto l’esistente. Ma anche nell’inesistente. Perché lo zero non è la porta tra la vita e la morte. Per questo è sufficiente la banalità della natura, semplice, terribile e necessaria.

Nemmeno il transito materia/antimateria nella strozzatu- ra del buco nero, il profetico, distopico wormhole, dove anche il tempo diventa altro. No. Niente di ciò. Ma il pas- saggio tra la vita e l’altra vita. Quella che accade semplice- mente ogni volta che si guarda un albero o un barattolo o una finestra; ogni volta che si sente un suono o un profumo nel buio della notte e con gli occhi serrati. Anche se dura solo un secondo, un’eternità comparato con lo zero.

Ebbene anche solo in quel secondo, l’altra vita è tutto ciò che quell’albero, quel rumore, quell’odore – che pure sono lì a disposizione di tutti ma solo per me in quel secondo – destano, nell’assoluta inerzia dell’accaduto.

La scienza cerca di spiegarci il mondo senza talvolta essere convincente per eccesso di precisione. Al cuore degli

uomini “naturali”, invece, lo zero esiste e quel cuore che sormonta la mente lo associa al freddo, alla farina e a un risultato di calcio che, replicato, sancisce un pareggio:

almeno un punto. Uno che non è zero. Ed esiste!

Come esiste il vuoto. O, meglio, non il vuoto, sostantivo assoluto, ma come aggettivo. Il teatro vuoto; la casa vuota;

la scuola vuota. Va da sé che la condizione è definita dall’assenza della cosa più caratterizzante. Gli spettatori, i familiari, gli studenti. Tutto ciò che è altro da sé.

Questo il senso del nostro racconto. Raccontare per imma- gini ciò che è difficile da comprendere con la logica della scienza. Lo facciamo con gli occhi di un pesce, con la pre- senza di un cane. Senza nessun intento irriverente.

Il fish-eye è solo un obiettivo fotografico. Il cane, il simbo- lo della solitudine. Un espediente tecnico e una convenzio- ne culturale. Techne e poiesis.

Il primo trasferisce alla luce dell’atmosfera, al rumore/ca- lore del respiro, l’apparente silenzio dell’acqua, il suo bru- licare di cristallo. L’effetto che ne deriva è la cifra imme- diata dello straniamento, della distorsione sensoriale che si fa stravolgimento di percezione. Un gorgo profondo, un vortice che non inghiotte ma dà le vertigini che ad osser- varlo ci si perde. Come scelta deliberata. Con voluttà.

Come in un vizio. O nella salvezza.

Il cane non aggiunge nulla. Non è né l’abbandono del luogo, né la libertà del corrervi dentro, del profanare un tempio con la gioia e il coraggio che il rito normalmente non concede. Appena l’enigma di un verso interrotto.

Con un’unica conclusione, una sola, l’unità minima appena sopra lo zero. Il vuoto, il nulla, lo zero sono solo delle forme in attesa, pagine bianche, tele dalle trame ancora da serrare, silenzi inascoltati. E le nostre foto solo un’ipotesi di vita. A celebrare un anno – il 2021 – a cui la liturgia dei numeri sottrae uno zero rispetto al precedente.

Ma ne lascia ancora uno. E lo farà per l’intero secolo, almeno. E per buona parte dei millenni a venire.

Come pure già è stato. Prima di Cristo e dopo di Cristo.

Un altro zero che ci siamo inventati.

La solitudine del nulla. Il corpo del vuoto

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gennaio 2021

Siamesi di lombi, glutei, natica, …? Quasi!

Raddoppiano la fortuna. Ma per condividerla.

Forse è la soluzione di ogni destino. Soprattutto per i mesi a venire.

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febbraio 2021

Volumi piani di luce in movimento. Si torcono. Vibrano. Dilaniati anelano.

Ogni forma tende al cielo. Anche le statue.

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marzo 2021

Avrà fine l’attesa. E non sarà una conclusione o un inizio.

Appena l’intervallo tra il prima e il dopo.

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aprile 2021

Un canale luminoso con in fondo una luce sfolgorante.

Un cannocchiale rovesciato? Un percorso inverso di senso?

No! Una risposta trovata senza una domanda.

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maggio 2021

Si vedono le suole. Si sentono i rumori. Persino i respiri, gli aliti delle parole.

Anche quelle non urlate.

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giugno 2021

La nuda carena di uno scafo dalle disordinate “ordinate”.

È un relitto abbandonato o la pausa nell’operoso lavoro d’ascia?

Forse solo una forma vetrificata. Quadranti d’aria libera di luce.

Tutto può accogliere un cavalletto senza tela.

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luglio 2021

Tracce, segni, forme… Senza l’ordine di un racconto. Persino il soffitto di una palestra può segnare l’orbita di un traguardo di luce.

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agosto 2021

Il Tempo delle statue. Giorni tutti uguali e tutti diversi. Come gocce d’acqua. Di bello e differente hanno la trasparenza del globo che nel

momento della caduta, nello spazio percorso trovano senso.

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settembre 2021

Omnia vincit Vita. Dal cemento alle chiome degli alberi, al riposo di un gabbiano nella luce che incendia il cielo. Sembra non esserci altro spazio

nella vita che per la Vita.

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ottobre 2021

Spesso la domanda è uno specchio che riflette se stessi. La risposta una forma pietosa, la prigione di una frase, di una figura disegnata, di un colore

trovato. Persino di un bianco chiarore.

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novembre 2021

C’erano due strade nel bosco della luce. Scelsi la terza. Quella dei silenzi del buio.

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dicembre 2021

È un muscolo involontario il Cuore. Come quelli che regolano il respiro.

L’incoscienza governa la Vita. Perciò li dimentichiamo. Oppure li sentiamo solo nelle notti senza sonno.

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Mimmo Roscigno insegna Discipline Audiovisive e Multimediali da molti anni al Liceo Artistico “Giorgio de Chirico” di Torre Annunziata. La sua passione e competenza nel campo della fotografia e della cinematografia subacquee lo hanno portato ad istituire nella scuola una sezione sperimentale in tale ambito, del tutto unica in Italia.

Assolutamente autodidatta inizia a fotografare sott’acqua a metà degli anni Ottanta. Si è immerso più volte in moltissimi mari del mondo, dal Mar Rosso (sponda egiziana e sponda sudanese) alle Maldive; dall’ Indonesia alla Malesia; dalla Papua Nuova Guinea alle Filippine. Ma il suo grande amore rimane il Mediterraneo, al quale ha dedicato diverse pubblicazioni.

Con le sue foto, esposte in numerose mostre in Italia e all’estero, ha vinto diversi premi e collezionato svariati piazzamenti in più di settanta concorsi, nazionali e internazionali.

Negli ultimi anni si è avvicinato, e con un interesse crescente divenuto autentica passione, alla microfotografia, dalle specie invisibili che popolano l’amato mare, ai cristalli di vini e distillati, a quelli di acidi e singolari soluzioni chimiche, sino ai vetrini di sezioni di rocce o organismi vegetali. E, come è naturale, nella vocazione del docente che fa della trasmissione del sapere l’unico impegno professionale, ha dato vita ad una nuova sezione di fotografia d’arte, quella “microscopica” – resa possibile dall’acquisto di una strumentazione d’avanguardia grazie ad un progetto P.O.N. FESR – che va ad affiancare la sezione “subacquea”.

Creatore e presidente, nonché direttore del portale della I.U.P.S. (Italian Underwater Photography Society) è giornalista pubblicista iscritto all’albo della Campania dal 2009.

Tuttavia il suo maggiore orgoglio – encomiabile “vanità” di insegnante figlio di insegnante – resta quello di essere ideatore di due corsi per gli allievi della scuola fondata dal proprio genitore.

Note sulla tecnica fotografica utilizzata

La denominazione "obiettivi fisheye" deriva dall'ampio angolo di campo prodotto che è del tuto simile alla prospettiva che si avrebbe guardando dall'occhio di un pesce. In origine, gli obiettivi fisheye erano stati sviluppati per l'utilizzo in campo astronomico, in virtù della loro capacità di documentare l'intera volta celeste. Tuttavia, sono attualmente impiegati per numerosi scopi. Un obiettivo fisheye può consentire al fotografo di conferire una maggiore espressione artistica, drammaticità o addirittura ironia alle immagini, oltre alla capacità di mettere a fuoco in prossimità del soggetto e ottenere una profondità di campo estremamente considerevole. Gli obiettivi fisheye circolari solitamente acquisiscono un angolo di campo di 180° o superiore, il quale è proiettato come se fosse un cerchio all'interno del fotogramma dell'immagine. L'immagine è notevolmente distorta e questo effetto sarà più evidente a seconda di quanto gli oggetti siano vicini all'obiettivo e della loro posizione all'interno del fotogramma.

Fotografie con fish-eye: Mimmo Roscigno Fotografie con cani: Elvio - Ilio Izzo

LICEO “GIORGIO DE CHIRICO”

Torre Annunziata

Corso di fotografia e cinematografia subacquee

“I Colori dell’Acqua”

Corso di microfotografia “Stupor Oculi”

“Non ho nemmeno un verso, per ricordarti, Figlio!”- urlò disperato il Padre.

“Eppure l’ho cercato in tutto l’Universo”

concluse sommessamente.

Glielo promise, pietoso, il Mare.

E quello tentò, con lo Stupore dello sguardo.

Il resto è storia di Famiglia.

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LICEO DELL’ARTE E DELLA COMUNICAZIONE TORRE ANNUNZIATA

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