RE\803717IT.doc PE432.922v01-00
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Unita nella diversitàIT
Documento di seduta
3.2.2010 B7-0070/2010
PROPOSTA DI RISOLUZIONE
presentata a seguito di dichiarazioni del Consiglio e della Commissione a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento
sui risultati della conferenza di Copenaghen sul cambiamento climatico (COP 15)
Martin Callanan a nome del gruppo ECR
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B7-0070/2010
Risoluzione del Parlamento europeo sui risultati della conferenza di Copenaghen sul cambiamento climatico (COP 15)
Il Parlamento europeo,
– visti la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e il relativo Protocollo di Kyoto,
– visti la quindicesima conferenza delle parti (COP 15) dell'UNFCCC e la quinta conferenza delle parti che funge da riunione delle parti al Protocollo di Kyoto (COP/MOP 5), tenutesi a Copenaghen, in Danimarca, dal 7 al 18 dicembre 2009, nonché l'accordo finale
raggiunto,
– visti il pacchetto sul clima e l'energia adottato dal Parlamento il 17 dicembre 2008, in particolare la direttiva 2009/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2009, che modifica la direttiva 2003/87/CE al fine di perfezionare ed estendere il sistema comunitario di scambio delle quote di emissione dei gas a effetto serra1 e la decisione 406/2009/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2009, concernente gli sforzi degli Stati membri per ridurre le emissioni dei gas a effetto serra al fine di
adempiere agli impegni della Comunità in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 20202,
– viste le sue precedenti risoluzioni sui cambiamenti climatici, in particolare quella del 4 febbraio 2009 dal titolo "2050: il futuro inizia oggi – raccomandazioni per la futura politica integrata dell'Unione europea sul cambiamento climatico"3 e quella dell'11 marzo 2009 sulla "Strategia UE relativa ad un accordo organico sul cambiamento climatico a Copenaghen e alla predisposizione di un adeguato finanziamento alla politica in materia di cambiamento climatico"4,
– viste le interrogazioni orali del … alla Commissione e al Consiglio sulla strategia dell'Unione europea per la Conferenza di Copenhagen sui cambiamenti climatici (COP 15) (O-0000/2009 – B7 0000/2009, O-0000/2009 – B7 0000/2009),
– vista l'audizione del commissario designato all'azione per il clima, sig.ra Connie Hedegaard, tenutasi il 15 gennaio 2010,
– vista la dichiarazione del Consiglio e della Commissione del 20 gennaio 2010 sui risultati del vertice di Copenaghen sul cambiamento climatico,
– vista la prossima riunione COP 16 che si terrà in Messico,
1 GU L 140 del 5.6.2009, pag. 63.
2 GU L 140 del 5.6.2009, pag. 136.
3 Testi approvati, P6-TA(2009)0042.
4 Testi approvati, P6-TA(2009)0121.
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A. considerando che i negoziati su un accordo internazionale globale post-2012 sui
cambiamenti climatici, che avrebbero dovuto essere conclusi a Copenaghen nel dicembre 2009, hanno avuto come esito un accordo deludente, che non ha conseguito gli obiettivi fondamentali dell'Unione europea,
B. considerando che l'accordo non prevede alcuna disposizione vincolante né obiettivi a lungo termine e che non è stato ufficialmente approvato dalla conferenza delle parti in ragione delle obiezioni sollevate da diversi paesi,
C. considerando che l'inclusione esplicita nell'accordo dell'obiettivo dei 2° C può nondimeno essere considerata un evento di portata storica,
D. considerando che le cifre sulle riduzioni delle emissioni proposte dalle parti non
sembrano essere sufficienti per raggiungere l'obiettivo dei 2° C e che gli attuali impegni sottoscritti dai diversi paesi non saranno assolutamente in grado di soddisfare i requisiti di riduzione del CO2 indicati dall'IPCC (700-800 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2
entro il 2050),
E. considerando che le economie in via di sviluppo ed emergenti, come pure gli Stati Uniti, hanno riconosciuto la propria corresponsabilità e preso atto della necessità di impegnarsi a intervenire per ridurre le emissioni,
F. considerando l'incapacità dell'Unione europea di svolgere un ruolo di primo piano nella lotta al cambiamento climatico, non avendo neppure partecipato alla fase finale dei negoziati con Stati Uniti, Cina, India, Brasile e Sud Africa sulla bozza definitiva dell'accordo,
G. considerando che i risultati di Copenaghen hanno gettato pesanti ombre sui futuri negoziati internazionali in materia di clima e che occorre ora uno sforzo concertato di tutte le parti per preparare il terreno alla COP 16 in Messico e superare le gravi carenze riscontrate nel processo negoziale,
1. deplora che l'accordo di Copenaghen non abbia sortito il necessario accordo equo,
ambizioso e vincolante su un trattato post-2012 sul clima e che esso non preveda obiettivi globali di riduzione a medio o a lungo termine, né precisi quando le emissioni globali dovranno raggiungere un livello massimo;
2. si rammarica del fatto che gli impegni di riduzione in discussione a Copenaghen non sembrino essere compatibili con quanto prevede la scienza per rispettare l'obiettivo dei 2° C, nonostante gli impegni di riduzione che le parti dovranno sottoporre alla UNFCCC il 31 gennaio 2010;
3. raccomanda che il segretariato della UNFCCC abbia la facoltà di procedere a un riesame tecnico degli obiettivi che le parti dovranno presentare il 31 gennaio e di riferire in merito alla loro compatibilità con il limite dei 2° C in tempo per la ripresa dei negoziati in seno ai gruppi di lavoro ad hoc; sottolinea inoltre la necessità che gli obiettivi rispettino i limiti necessari stabiliti dalla scienza;
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4. plaude nondimeno all'impegno delle economie emergenti nell'ambito dell'accordo di Copenaghen per la riduzione delle emissioni, così come l'impegno assunto dai paesi in via di sviluppo di presentare relazioni nazionali sulle proprie riduzioni delle emissioni nel quadro di un metodo di verifica;
5. accoglie con favore l'impegno alla trasparenza delle misure di attenuazione dei paesi in via di sviluppo, nonché la rendicontazione e la verifica di tali misure nel rispetto di
orientamenti chiaramente definiti;
6. prende atto del riferimento alla costituzione di un fondo annuale di 100 miliardi di dollari da parte di paesi sviluppati entro il 2020 e all'importo di 30 miliardi di dollari stanziati per i paesi in via di sviluppo durante il prossimo triennio (2010-2012) per coadiuvare la lotta ai cambiamenti climatici, nonché della creazione di un fondo verde per il clima a sostegno di progetti nei paesi in via di sviluppo in materia di disboscamento e degrado forestale, ricordando la necessità che tutte le forme di finanziamento siano trasparenti e soggette a monitoraggio;
7. plaude alla messa a punto di un meccanismo per la riduzione delle emissioni imputabili al disboscamento e al degrado forestale e per l'incremento della capacità di assorbimento delle emissioni di gas a effetto serra da parte delle foreste, alla creazione di un
meccanismo tecnologico inteso ad accelerare lo sviluppo e il trasferimento di tecnologia, nonché al riferimento al ruolo dei mercati nel migliorare l'efficacia dei costi delle misure di mitigazione;
8. esprime soddisfazione per le misure di adattamento, soprattutto nei paesi in via di
sviluppo particolarmente vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici (segnatamente quelli meno avanzati, i piccoli Stati insulari e i paesi africani);
9. deplora l'atteggiamento ostruzionista adottato da alcune parti (in particolare, Cuba,
Nicaragua, Sudan e Venezuela) nel corso dei negoziati onde evitare l'adozione di impegni rigorosi e vincolanti;
10. esprime la ferma convinzione che la discussione di provvedimenti quali gli adeguamenti fiscali alle frontiere sarebbe controproducente per ulteriori negoziati e non contribuisca alla conclusione di un accordo internazionale sul clima;
11. deplora l'incapacità dell'Unione europea di mantenere la propria leadership nell'ambito dei negoziati internazionali e la esorta a trarre insegnamento dai risultati della COP 15 al fine di conseguire una presenza europea più unita, determinata e influente nei futuri negoziati;
12. esorta l'Unione europea a ripensare la sua strategia di legiferare per prima e attendersi che gli altri seguano il suo esempio, con l'intento di ottenere una posizione negoziale più forte e di riaffermare il suo ruolo di primo piano nella lotta al cambiamento climatico;
13. esprime la convinzione che, investendo in un futuro sostenibile e incentivando un'economia a bassa emissione di carbonio nel quadro di un accordo internazionale vincolante, l'Europa agevolerà il conseguimento di risultati positivi per il clima, la
sicurezza energetica, la riduzione della dipendenza energetica, l'efficienza delle risorse, la competitività delle imprese europee e la creazione di posti di lavoro;
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ripristinare la fiducia nelle opportunità offerte da un'economia a bassa emissione di carbonio, quali la sicurezza energetica, la riduzione della dipendenza energetica,
l'efficienza energetica, una maggiore competitività delle imprese europee, l'investimento nelle nuove tecnologie e la creazione di posti di lavoro;
15. sottolinea la necessità di incoraggiare tutte le fonti sostenibili di produzione energetica, se l'Europa intende conseguire i suoi obiettivi in materia di cambiamenti climatici,
assicurando nel contempo la sicurezza delle forniture energetiche; ritiene indispensabile che l'Unione europea e i suoi Stati membri investano di più nelle tecnologie pulite, nella ricerca energetica e nell'efficienza energetica e delle risorse, al fine di sostenere la credibilità e la leadership dell'Unione a livello internazionale;
16. condivide l'opinione secondo cui, oltre a negoziare su obiettivi concreti di riduzione, occorra evidenziare con maggiore chiarezza, a livello internazionale, la capacità dell'efficienza energetica di contribuire in maniera sostanziale ed economicamente conveniente all'attenuazione dei cambiamenti climatici; esprime la convinzione che un accordo internazionale sull'efficienza energetica debba rientrare tra i risultati del prossimo incontro sul clima in programma a Città del Messico;
17. invita l'Unione europea e i suoi Stati membri a non accettare o assumersi impegni unilaterali a scapito della competitività delle imprese europee; reputa indispensabile che anche altri paesi terzi industrializzati adottino iniziative analoghe, oltre a ragionevoli impegni di riduzione da parte dei paesi in via di sviluppo e delle economie emergenti;
rileva la necessità che gli obiettivi di riduzione siano misurabili, notificabili e verificabili;
18. incoraggia una discussione approfondita sulla migliore scelta di strumenti per conseguire le riduzioni delle emissioni a livello mondiale, tra cui una valutazione critica delle posizioni dell'Unione europea in tale contesto; ritiene tuttavia che andrebbe privilegiata l'applicazione di strumenti di mercato, in quanto permettono di conseguire obiettivi obbligatori di riduzione con il minimo costo sociale;
19. esorta i paesi sviluppati a investire maggiormente nella ricerca nelle tecnologie innovative e avanzate finalizzate a processi di produzione sostenibili ed efficienti sotto il profilo energetico;
20. sottolinea la fondamentale importanza che l'Unione europea mantenga i propri obiettivi ambiziosi per contrastare il cambiamento climatico, come pure le norme in materia di rilocalizzazione delle emissioni, il meccanismo di mercato e, in particolare, il suo sistema ETS; ritiene tuttavia che essa debba essere disposta a dar prova di maggiore flessibilità in relazione alla transizione dal Protocollo di Kyoto verso eventuali impegni volontari da parte di altri paesi, purché questi adottino anche misure concrete per ridurre sensibilmente le emissioni;
21. sottolinea che in futuro le sfide della politica climatica non riguarderanno soltanto la riduzione di CO2 ma anche un impiego più efficiente e sostenibile delle risorse naturali;
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22. esorta il segretariato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a rivedere il funzionamento dei negoziati internazionali, in particolare per quanto riguarda il ruolo dei leader nazionali, la comunicazione pubblica di prese di posizione prima della conclusione dei negoziati, garantendo che le bozze dei testi da concordare siano opportunamente predisposte in anticipo e che le parti negoziali dispongano dei necessari poteri decisionali per rendere il processo più efficiente ed efficace;
23. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla
Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al segretariato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, con richiesta di trasmissione a tutte le parti contraenti non aderenti all'Unione europea.