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Aria di festa...purché non sia una guerra! Commedia in 4 quadri un preambolo e un finale dei Belandants di Cividale - Dialoghi di Mauro Pascolini

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Academic year: 2022

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Scuola Media Statale “B.M. De Rubeis” di Cividale del Friuli

ATTIVITÀ TEATRALE CLASSI TERZE sez. A – B – C - D – E - F

II quadrimestre a.s. 1997/98

“Aria di festa...purché non sia una guerra !”

Commedia in 4 quadri un preambolo e un finale dei Belandants di Cividale - Dialoghi di Mauro Pascolini

La commedia è ambientata all’interno di una scuola media, in una spazio grande dove si svolge l’intera azione scenica. L’azione è articolata in un preambolo durante il quale si introduce il filo conduttore della commedia che è rappresentato dall’organizzazione di una festa di fine anno da parte delle classi terze dell’anno scolastico in corso, mentre successivamente i quadri sono dedi- cati in ordine alla prima guerra mondiale, al fascismo, alla seconda guerra mondiale, al periodo post-bellico (emigrazione). Ogni situazione è segnata da conflitti, interni o esterni, che non per- mettono la realizzazione della festa. Il finale è improntato al superamento di ogni situazione di conflitto e alla collaborazione e cooperazione tra i ragazzi e le ragazze della scuola.

Lo spettacolo teatrale verrà recitato dagli alunni delle classi terze sez. D - E a tempo prolungato, parte della colonna sonora coinvolgerà le classi terza A (orchestrina) e le terze B - C - F parteci- peranno con scene di gruppo e canti corali.

Insegnanti: De Sabbata Loreta, Guadagni Francesco, Lenarduzzi Paola e Martinis Andrea.

Gli obiettivi dello spettacolo

1. Proporre una riflessione sulla storia della nostra realtà cividalese nel novecento vista dalla parte degli adolescenti.

2. Riflettere sui rapporti conflittuali e non tra ragazzi e ragazze.

3. Realizzare uno spettacolo di teatro di prosa.

UNA ATTIVITÀ RIVOLTA A TUTTE LE CLASSI TERZE (140 alunni)

Lo spettacolo “Voglia di festa...purchè non sia una guerra !”, in scena al “Mittelteatro dei ragazzi per i ragazzi ’98” (venerdì 5 giugno), si propone il coinvolgimento di tutti i ragazzi e le ragazze delle classi terze per realizzare 4 interventi significativi.

1. tema “La prima guerra mondiale a Cividale” (due grandi gruppi ricorderanno la disfatta di Caporetto).

2. tema “Il periodo fascista a Cividale” (gruppi di balilla e di giovani italiane) 3. tema “La seconda guerra mondiale a Cividale” (la realtà dei partigiani)

4. tema “L’emigrazione nel cividalese” (gruppo di emigrati in partenza con il treno e con la nave)

Gli obiettivi della attività

1. Conoscere il territorio (contatto con la popolazione: interviste, ricerche)

2. Riflessione sui momenti più significativi della storia contemporanea del nostro territorio (con approfondimento curricolare)

3. Realizzazione di uno spettacolo in chiave moderna, con l’uso di molti linguaggi e simboli

(Avvicinamento alle produzioni Mittelfest)


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Voglia di festa....purché non sia una guerra

(Un percorso tra i conflitti del ‘900)

La rappresentazione si svolge sul palco - III D e III E, sotto il palco l’orchestra III A e tra il pubblico il coro III B (anche sul palco), III C e III F.

Attore Sostituto

Giulia... Giovanna Coceano Marzia Bottussi Francesca - Franci... Roberta Colacino Isabella Berdussin Lucia - Lussie... Marta Pascolini Giulia Zanon Meni... Carlo Picotti Marco Bruni Roberto - Roby... Giovanni Cassina Simone Lazzarini

Marco - Leonardo... Enrico Coren Piero Moratti

Andrea - moroso di Franci... Francesco Roddaro Alessandro Zuzzi

Francesco... Luca Pavan Paolo Zanon Mascia... Sara Pavan Eleonora Toneatto Betty... Carmen Vecchione Eleonora Toneatto Alex... Marco Bruni

Patty... Donatella Zanini Monica... Eleonora Toneatto Cristian... Andrea Scubla

Toni... Gabriele Didonè Paolo Zanon Eleonora... Marzia Bottussi Isabella Berdussin Ludovico... Piero Moratti Salvatore Morena

Bastiàn... Paolo Zanon Luca Pavan Maria... Giulia Zanon Marta Pascolini

Vittoria... Floris Veronica Carmen Vecchione Ottavo... Troi Stefano Lazzarini Simone Gerarca... Causero Luca Alessandro Zuzzi Meni 1... Davide Servidio Gabriele Mattei Lussie 1... Isabella Berdussin Donatella Zanini

amici - Andrea... Andrea Corrado Luca Cainero

Lino... Francesco Bront Rita... Eleonora Toneatto Maria 1... Carmen Vacchione

Michele gemello... Maichol Trotta Luca Cainero Simone gemello... Simone Trotta

Giacomo... Ronnie Ricciardone Elide... Veronica Floris Lucio... Gabriele Mattei Franca... Donatella Zanini

Carlo... Fabio D’Alessandro Francesco Roddaro Vigj... Gabriele Didonè Paolo Zanon

Catine... Giulia Zanon Sara Pavan

Jacum... Marco Bruni Paolo Zanon

Rose... Marzia Bottussi Isabella Berdussin Gruppo di giovani fascisti... Terza B

Gruppo di emigranti... Terza B

Luci Alessandro Zuzzi - Alexandar Vukovic (Cerca persone)

Musica Terza A - Alessandro Zearo

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I BELANDANTS di CIVIDALE DEL FRIULI Presentano

VOGLIA DI FESTA

(... purchè non sia una guerra) (un percorso tra i conflitti del novecento)

Commedia in quattro quadri un preambolo, un finale

La commedia è ambientata all’interno di una scuola media, in un grande salone (aula magna, palestra, atrio, etc..), dove si svolge l’intera azione scenica. I cambiamenti temporali della vicenda saranno con- trassegnati dalla presenza di una quinta nera che farà da fondale e da altri elementi quali la musica, i co- stumi, etc. L’azione è articolata in un preambolo durante il quale s’introduce il filo conduttore della com- media che è rappresentato dall’organizzazione della festa di chiusura dell’anno scolastico ed in particolare delle classi terze per l’anno in corso (1998), mentre successivamente i quadri sono dedicati in ordine alla prima guerra mondiale, al fascismo, alla seconda guerra mondiale, al periodo postbellico (emigrazione). Il finale è improntato al superamento di ogni situazione di conflitto e alla collaborazione nella classe e nella scuola.

(alcuni suggerimenti per la scena) Sul fondale il nome della scuola e l’anno 1998, campeggiano in forma cubitale, assieme ad altri manifesti colorati e divertenti. Alcuni festoni e catene di carte penzolano dalle pareti o sono tirati da parte a parte. Per terra carte colorate, altri festoni. Alcune sedie sparse, una scala mussa, un paio di banchi con sopra quaderni, bicchieri di plastica vuoti, bottiglie di coca semivuote, un baule con dentro libri, lettere, diari. In un angolo un impianto stereo. Se possibile luci psichedeliche e/o nere. L’impressione che si deve ricavare è quella di una stanza in allestimento per una festa, ma non an- cora pronta. Per gli altri quadri verrà utilizzata una quinta nera che divide la scena.


Personaggi .

alunni di terza D:

Giulia

Francesca detta Franci, morosa di Andrea;

Lucia detta Lussie.

alunni di terza E:

Meni

Roberto detto Roby;

Marco detto Leonardo, perché bello.

alunni di terza C, A, B, F Andrea moroso di Franci;

Francesco Mascia Betty Alex Patty Cristian Monica

Un gruppo di alunni del 1915:

Maria 1 Bastiàn Toni Ludovico

Eleonora.

Un gruppo di alunni anni ‘30:

Vittoria Ottavo Gerarca.

Un gruppo di alunni II Guerra.

Meni 1 Lussie 1

Andrea, Lino, Rita, Maria2, Si- mone e Michele gemelli, Giacomo, Elide, Carlo, Lucio, Franca.


Un gruppo di alunni emigranti:

Coro.

Preambolo

All’apertura del sipario la scena si presenta vuota, poi entrano in successione una prima alunna Giulia, altre due alunne, Francesca, Franci per gli amici, e Lucia, detta Lussie. Poi ancora tre alunni, Meni, Ro- berto, Roby per gli amici, e Marco, detto Leonardo, perché si crede bello.

Entra Giulia, con lo zaino in spalla, vestita come da studente tipico (T-shirt, jeans, scarpe da ginnastica), mette giù lo zaino, comincia a girare per la stanza, raccoglie qualche festone, poi si ferma e comincia a riflettere ad alta voce.

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Giulia: Sono mesi che stiamo lavorando per questa festa! Prima l’idea, poi le discussioni, poi ancora convincere i proff. e la preside... Sempre i soliti discorsi (cambiando tono di voce) Sono cose da fare... Si perde solo tempo... avete gli esami... e poi è ora di finirla con que- sti modelli stile Beverly Hills e scuole americane!!! (tono di voce normale) Uffa! E’ mai possibile che quando noi decidiamo qualcosa non va mai bene... Ci sembrava una così bella idea... (alzando la voce) Prima festa di chiusura d’anno alla De Rubeis di Cividale.

Musica, balli, canti! Patatine, tartine e bevande!!!... Una festa tutta nostra, senza quelle solite rompiture legate a qualche lavoro scolastico. Dico, una festa dove ci siamo tutti e finalmente possiamo divertirci come vogliamo... La nostra musica, le nostre patatine...

(riprende a girare per la stanza), senza quei rompi di genitori che vogliono sempre vede- re gli spettacoli di fine anno... Mi sembra di sentirli... Cosa fate quest’anno? Il prof. di musica ha preparato il coro? E il teatro? e la poesia?...e la fantasia, la malvasia, l’ipocrisia e così sia!!! (si ferma nelle vicinanze della scala e vi sale sopra, vi si siede pensierosa).

Ce l’avevamo quasi fatta, quando, al solito, nella classe è scoppiato il casino... quei feten- ti dei ragazzi hanno cominciato a sfottere per via dei vestiti che volevamo mettere, e poi quella bisbetica di Franci è andata a mettersi con quel cafone di Andrea di terza C, che poi oltre che cafone è anche pieno di brufoli... E’ così si è incavolata Lussie... e chi l’ha più sentita quella (in tono bisbetico, imitando Lussie) Se è così io non vengo, io non vo- glio più fare niente, e la terza C alla festa non deve esserci. (riprendendo normalmente) Allora si sono messe le altre bisbetiche: che guai se la terza C non c’è... e poi i ragazzi a ricreazione non sono andati a baruffare con quelli del tempo normale... Apriti cielo!!! Tut- ti contro tutti... e niente festa... Tutto fermo!... Ancora una volta la scuola divisa a metà, la classe divisa a metà, le ragazze divise a metà... Che rabbia, mancano poche giorni e l’at- mosfera è a dir poco plumbea... (scende dalla scala, apre lo zaino, prende una audiocas- setta, si dirige verso lo stereo e accende, infilando la casetta. Parte la musica di Titanic, accenna ai passi di un ballo) Porca puzzola... e pensare che ho visto 12 volte Titanic per imparare a ballare, proprio come lei nelle braccia di lui (sospiro). Dove sei?, dove sei mio Leonardo? Fatti vedere, fatti toccare... (continua a ballare) Qui ci vorrebbe proprio un bell’iceberg per smuovere le acque... Leonardo... Leonardo... (alza la musica e continua a ballare immaginando di essere trasportata da il mitico Di Caprio).

Entrano Franci e Lussie litigando.

Franci: (rivolta a Lussie) Sei una biip... sei proprio una biip!!! Io non so perché ti incavoli così.

Cosa posso farci io se Andrea si è innamorato di me e ti ha lasciata! Io ogni giorno gli portavo un kinder bueno! Potevi essere meno tirchia... E poi diciamolo che tu, proprio ultimamente, non sei mica in gran forma... Capelli simil scopa pippo, faccia bruscofitica, vestiti modello svendita Bernardi... scarpe mercato del sabato... e poi dico in terza media ci vuole anche un tocco di trucco: unghie, labbra, e ciuffo di capelli... Cosa pretendi...

Lussie: (un po’ alterata) Vonde, no stà rompi...che ti disfi che brute muse che tu âs! Andrea al jere miò, al è de prime medie che lu cjalavi e cumò che a ricreazion mi veve dât dôs voltis lis mans... Tu sês rivade to a rompi dut... Ma atu le mîl intôr che duc’ i fruts de scuele di co- rin daûr?... E po dopo tu savevis che no bisugnave dì nie, no fa viodi nie... invesit to subi- te in mostre, cume Giulio Cesare in place... E cussì i nestris compains di classe e an fat al quarantevot... Une di tiarce D cun un di tiarce C! Impussibil!... Almancul jò o vevi fatis lis robis cidinis... e dopo grazie dai compliments... Tu sês une vere amie...

Giulia: (interrompendo il ballo e urlando) Basta...lasciatemi sentire... lasciatemi sognare... la fe- sta... le luci... il mare... la luna... LUI...

Franci: E l’iceberg...

Lussie: E jù duc’ tal oceano a fâ il bagno... Nancje a Premariâs al mês di avost, tante int te aghe...

Giulia: Siete le solite... non capite niente... la poesia... Ma lasciamo perdere... Novità sulla festa e sugli amori?

Lussie: (indicando Franci) Se che lè, no faseve le civuite muarte cun Andrea di tiarce C, lis robis e podevin la ben, ma tu sâs... Lotta di classe guerrra di scuola. I nestris compains si son scatenâs, soredut Meni. Tu vevis di viodilu a ricreazion... al’è partît in tiarce..., C natu-

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ralmentri, e pin e pum sburtons, peraulis, qualchi sbregade di vistîs e podopo, no ti dîs, cume tal Far West...

Franci: E così è intervenuta la Preside: Festa sospesa fino a nuovo ordine! O si ricompongono i dissidi tra le classi o niente. Io non capisco, non può essere successo tutto per il mio ca- rissimo Andreuccio, troppo bello, troppo figo, troppo intelligente...

Giulia: Non esageriamo! Con queste caratteristiche esiste solo un LUI, il mio Leonardo...

Lussie: Se tire ancjemò fûr il Titanic e l’aisberg, mi tocje la meti al capòt, cun dut al frêt che mi fâs vignì...

Franci: Ma lasciatemi finire... Insomma la Capa ha detto o riconciliazione tra tempo prolungato e tempo normale o addio festa di promozione. Ed io che già mi vedevo nel mio abitino stronca maschietti rincretiniti, a ballare...

Giulia: Sentite... facciamo finta di niente e continuiamo a preparare le cose e poi io ho un piano.

Venite qui che vi spiego (sottovoce): ho chiamato i ragazzi della terza E per predisporre una azione congiunta, a tenaglia per superare l’ostacolo. E poi facciamo venire uno per ognuna delle altre classi e... (abassando la voce continua solamente a bisbigliare).

Entrano i tre ragazzi di terza E. Roby sta giocando con un pallone di calcio, Meni ha uno strumento mu- sicale da banda in mano, Marco si muove da fighetto convinto di essere bello, parlano tra di loro, facen- do confusione. Le ragazze al loro entrare smettono di parlare.

Roby: Se Zac al va al Real, o’ diventi spagnûl ance jò!

Meni: Ce sglonfe cun che Udinese! Prime cun Bierhoff, tu vevis di diventà muc! dopo cun Jon- gersssen danês..., cun Walèm belga, cun Marcio brasilian, ma no tu âs mai dite di diventà neri par vie di Gargo...

Marco: Per me non ci sono problemi, l’unica nazionalità che conta è quella italo americana... Lui aveva i genitori italiani, io ho scoperto che anticamente i miei nonni erano americani, e così d’ora in poi dovete chiamarmi Marco Douglas, John Di Cicuttinis... mi raccomando la pronuncia...

Franci: Detto Leonardo, l’uomo che non deve chiedere mai, perchè non ha mai niente da chiede- re, visto che è vuoto come una zucca fraide...

Giulia: Non nominate il nome di Lui invano, vi prego...

Lussie: Ma ise una scuele chiste o isal un manicomio? Se o’ tornais a tacà cun Titanic, vi moli jò un aisberg che vi fâs ineà duc’... No sin mica a Holiwood cà... (rivolta a Meni) Meni to che tu sês un pôc serio, ce novitâs sono de bande dai fruts, pe fieste?

Meni: Nie di bon... o’ vin cirût di spiegà a chei quatri gnonos di vuestri compains di classe che la guerra frontale no use plui dai timps dai romans, ma nie ce fà. Al grido di tempo pro- lungato libero e indipendente e son partîs in quarte...

Roby: In tiarce tu âs di dì. O’ vevis di viodi... Robis di no crodi...

Meni: E jò che mi vevi preparât chist biel toc di musiche par sunà ae fieste... Sintît... (si mette a suonare una canzone sdolcinata e ballabile...)

Franci prende l’imbranato Roby per il braccio e tenta di trascinarlo a ballare.

Roby: Lasimi in pâs, no soi mica Andrea iò, fâs lis provis cun Marco Douglas, John Di Cicutti- nis e mi raccomando la pronuncia!!! (Franci continua imperterrita) Lassimi par plasè, che jò non soi bon di balà, no soi mai lât in disco e tai fiestins di me sûr, mi tocje sta sia- rât in cjamare, parcè che jè no ûl vemi tra i pîs...

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Franci: Uffa! Che rompi, e poi voi dovevate essere il top della festa! Che strazio, non ho mai vi- sto niente di simile... E tu Meni smettila di suonare, che tanto qui non vale la pena fare niente... meglio lasciare perdere e pensare alle vacanze con Andrea...

Lussie: Lasse in pâs Meni ed ancje Roby e provìn a viodi se si pues fa alc insieme par risolvi le question!

Marco: Io avrei un idea... per fare la pace con quelli che abbiamo menato stamattina organizza- ziamo una festa di fine d’anno scolastico tutti assieme e dove l’unico protagonista ma- schile sono io il mitico...

Tutti: Leonardo...

Marco: ...lasciatemi continuare... dato il mio look esclusivo, faccio innamorare tutte le squinzie delle terze che attratte come calamite vengono alla festa e si portano dietro quei gnogni dei loro compagni e voi (rivolto ai compagni) fate la pace con loro, magari di fronte alla preside...

Giulia: Di male in peggio... Solo tu potevi avere una idea simile..., ma chi ti credi di essere... la- sciamo perdere che ho giurato di non dire più parolacce! Invece sentite quello che abbia- mo pensato noi... (si raccolgono tutti vicino a Giulia e cominciano a parlare sotto voce)

Entrano gli alunni due delle altre terze, Andrea, moroso di Franci e Francesco,

Andrea: Che tragedia, i miei amori non riscono a durare più di due ricreazioni, due giri del cortile, due Kinder Bueno, due mano nella mano e già tocca pensare ad un’altra. Con questa sto- ria che l’alunno perfetto ha il diario ed il libretto e la morosa radiosa se fuor dalla classe non osa, non si riesce più a vivere...

Francesco: (ha un occhio nero ed un braccio fasciato) No rivi a capiti Andrea, cjale cemût che mi an cuinzât... lasse piardi Franci, cjale tal nestri passòn, al diseve simpri miò nono. Cjale, fa- sin l’elenco: Maria Rosa, brutute, ma brave; Cristina carina, ma ocjute, Federica dius nus uardi.... Marilena pies di una balena... Rosaria... ecco Rosaria e sarès juste par te: biele, brave, buine, inteligjent, un pôc meridionâl, cal tant cal baste, par no fa rabià to fradi le- ghist... e po dopo e jè di tiarce C, de nestre mitiche classe...

Andrea: Tâs, tâs..(cercando Franci) Dove sei Franci... Vieni qui e zitta, che per colpa tua è succes- so un casino indescrivibile... Quasi quasi dobbiamo mollarci...

Lussie: (verso Andrea) Ce fatu cà basôal? Cun ce coragjo ti presentitu, dopo dut o’ soi stade jò che ti ai viodût par prin...

Franci: (andando verso Andrea) Oh !!! Andrea sei arrivato, mi sei mancato tanto...

Roby: (con fare minaccioso) Ce setu vignût a fa cà, provocatore!, atu voe di scjapalis, cume al to compain?

Francesco: No, no, lasciate perdere , ce ne andiamo...

In quel momento entrano tutti gli alunni (Mascia, Betty, Alex, Patty, Cristian, Monica) delle altre terze gridando e sollevando cartelli con slogan di protesta.

Tutti: (cadenzato) Tempo prolungato, sarai massacrato; tempo normale sei proprio speciale; se il tempo è prolungato sei proprio dannato... Di Caprio sei un mito! Marco fai proprio schi- fo...

Meni, Roby e Marco: (si avvicinano a quelli appena entrati con fare minaccioso, urlando) Che puzza di maiale! E’ il tempo normale!!! Tempo normale è ora di finirla! Il prolungato è il meglio

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del mercato! Marco è un mito, Di Caprio è finito...(ritmato) Iceberg!!! Iceberg!!!

Iceberg!!! Iceberg!!! Iceberg!!!....

Tutti: Facciamoli affondare ! (si lanciano contro Meny,Roby e Marco)

Lussie: E tornin a tacà cul Titanic... Cumò, jù sistemi jò! (alzando la voce) Vonde!, Baste! E jè ore di finile!!! Ce ise dute chiste confusion! Barufait, barufait.. tant le fieste no si fâs plui.

Vait vie, fur di cà, basoai, gnognos, pantianis fraidis... Fur!!! Fur!!!

Gli alunni escono di scena spingendosi a vicenda e continuando ad urlare, restano solo Giulia, Meni, Franci e Lussie.

Lussie: (continuando)...Invesit di fa tante confusion, parcè no pròvino a là un pôc d’acordo e cus- sì le preside nus lassè fa le fieste. O’ vevin preparât quasi dut, ancje i festòns, le musiche... e jò o’ vevi ancje imparât a balà...

Franci: ...da non credere e con chi?

Lussie: Affari miei... stavolta non ti dico niente... (guarda languidamente Meni)

Giulia: Ragazzi ha ragione Lussie, dobbiamo metterci tutti d’impegno altrimenti è tutto un falli- mento. Tanto lavoro per nulla... Dove eravamo rimasti con la nostra idea... Ah, sì! Lussie vai a chiamare quelli delle altre classi, mi raccomando, te li ricordi tutti, Mascia, Betty, Alex, Patty, Cristian, Monica Francesco e Andrea...

Franci: Si, ...Andrea..., ma perché se ne andato anche lui... vado a cercarlo.

Lussie e Franci escono assieme parlottando, resta in scena Giulia.

Primo quadro: La Prima Guerra mondiale

La scena viene introdotta dalla lettura che Giulia fa di un diario che ha scoperto tra i vecchi libri e qua- derni contenuti in un baule utilizzato come panca per sedersi. La lettura viene fatta illuminando solo Giu- lia con il cerca persone, mentre cala una quinta nera che divide la scena. L’orchestra sotto il palco ac- compagna con un brano musicale popolare la lettura in sottofondo, per poi aumentare di volume all’en- trata dei personaggi. Alla fine la scena viene interrotta dai rumori di guerra che gli alunni sparsi in gruppo tra il pubblico producono.

Giulia: (va verso l’impianto stereo, rimette sottovoce la musica di Titanic) ...Bisogna affrontare le situa- zioni, bisogna reagire e combattere, i sogni possono diventare realtà... mi sento la regina del mondo!!! Leonardooo... Leonardooo...(spegne la musica) Piedi per terra, cominciamo a preparare il piano d’azione! Carta e penna!!! Regole chiare e messaggi certi... Vediamo se trovo della carta nel baule... (apre il coperchio del baule, rovista un poco e poi trova un pacco di lettere legate con lo spago, alcuni vecchi quaderni con la copertina nera, dei libri); Guarda, guarda... roba vecchia, roba amuffita, roba da buttare... i bidelli sarebbero proprio contenti..., ma le proff. di storia proprio no... con la storia delle fonti ci stressano sempre... (ad alta voce) Imparate a leggere i documenti, le fonti, la storia! Uffa... che bar- ba! Ma vediamo se c’è qualcosa di interessante (apre un quaderno e si mette a leggere, mentre la scena diventa buia e Giulia è illuminata solamente dal cerca persone) ...Qua- derno dei pensieri di Maria Bertolutti, figlia di fu Giacomo e di Pia Bastiancig, di Rubi- gnacco di Cividale. (commenta) Interessante... Interessante... Vediamo un po' (continua a leggere mentre esce di scena) ...Cividale, primi di giugno, 1915...

Mentre Giulia esce dal lato opposto viene illuminato un banco vecchio sul quale Maria sta scrivendo con penna e calamaio, parlando a voce alta, accompagnata dalla fisarmonica in sottofondo.

Maria: Domani è il grande giorno! Finalmentri finisce la scuola... e oggi è venuto in classe il sior Direttore, che con fare importante ci ha dato la bella notizia che anche se l’Italia è entrata

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in guerra, a difesa dei sacri confini della patria e per la conquista delle terre irredente, ce vuelial dì irredente, no lu sai propit..., la festa di fine anno si farà ugualmente...(Suona la fisarmonica) Ce biel... cussè potrò salutare tutti... cantare le canzoni che aviamo impara- to, mettere i ciuculi nuovi che miò nono Meni mi ha fatto. Ma domani potrò stare un pò con Basiatiàn... Nelle ultime settemane ha smetuto di andare a nidi nel Natisone, di por- tarmi i madracchi e i crotti... e mi porta invesit perfino dei fiori di campo... Ah! Bastiàn...

Bastiàn. Speriamo che me mari usgnòt no mi fasi lavare la massaria e i peciotti... perchè povera me non potrò vedere Bastiàn che porta le gamele del latte in lateria con i suoi bei bregoni corti...

Si spegne del tutto la luce, la musica diventa più forte, la quinta nera si è abbassata ed entrano gli alunni vestiti nelle fogge del tempo a seconda della condizione sociale, dapprima Toni, poi Ludovico ed Eleono- ra, poi Bastiàn, poi Maria.

Toni: (entra correndo, con la fionda in mano, scalzo, pantaloni corti e quaderni legati con lo spago portati in spalla) ) ...Ce robis... tre gardelìns, dôs passaris e doi lujars... nancje un cjapât... o’ ai piardût le smicje... o’ vevi prometût di portaju ae mestre, cussì jè ju mangja- ve cu le polente e jò o’ jeri promòs!!! Sarà le uere, sarà le pore di jessi bocjât, ma uè cui ucei, nie ce fà... E po dopo no vevi masse timp di piardi... Le fieste al’è l’unic moment biel de scuele e no volevi rivà tart propit uè...

Entrano Ludovico ed Eleonora, vestiti bene, parlando tra loro.

Eleonora: Pensa Ludovico, la maestra mi ha scelto per fare il discorso e per portare i fiori ai soldati che vanno alla guerra, ma non capisco proprio come si può fare una festa assieme a questi contadini...

Ludovico: (parla con la erre moscia) Hai ragione Eleonora, mio papà mi dice sempre che si deve stare attenti a non dare troppa confidenza, perché altrimenti ti prendono tutto. E poi lo sai, a noi tocca di fare gli ufficiali e a loro i soldati semplici...

Toni: (caricando la fionda) Ma almancul nò o’ sin armâs... e vualtris signorini o’ stais tal bom- bâs, servîs e riverîs in dut... ma le mestre quant che a bisugne di savè alc su lis bestis e sui arbui e’ domande a mè, mica al signorino Ludovico, puce sot il nâs...

Ludovico: Sei il solito maleducato, attacca brighe... se continui lo dico al signor direttore, hai capito...

Toni: Par me, tu puedis dilu ancje al plevàn...

Eleonora: Lascialo perdere... pensiamo piuttosto alla festa... Hai imparato la poesia che devi recitare oggi? Come fa?

Ludovico: (si mette in posa declamatoria, con una pergamena) O d’Italia soldati,

le famiglie lasciate, per difender la patria di gran lena marciate.

Le spose fedeli che amate, i figli in grembo lasciate, per il tricolore sventolare dalle montagne fino al mare...

.

Toni: (applaude in tono canzonatorio) Brâf, bulo... un atôr nasût... Ma quant rivino chei atris, se nò le fieste no si comenze e cussì nie biscòs e scirop par duc’...

Entra Bastiàn con dei fiori in mano.

Eleonora: Oh, Bastiano, hai pensato ai fiori! Che animo gentile, non credevo che i contadini avesse- ro un cuore. Sono per i soldati? (Bastiàn ad ogni domanda fa di no con la tesa) Sono per

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la maestra?... Sono per l’altare in chiesa? ...Sono per la moglie del sindaco?... Ah! Ho capito sono per me! Nooo... neanche per me!!!...

Toni: Ma no tu âs capit propit nuje... no tu viodis cal’è inseminît tai ultins timps... nie nîs, nie madracs, nie cròs, nie gjambars, nie zuià! Nume pensà a Mariute... (rivolto a Bastiàn) Ise vere?... Puar gnogno, lasse stà lis frutis... miò nono mi dîs simpri che lis frutis e al soreli

‘e instupidisin... Ma setu pront pe’ fieste? Atu imparât a balà le stajare?

Bastiàn: (imbarazzato, cerca di nascondere il mazzolino di fiori) Ma ce ditu fufignis... Lis rosis, lis rosis... lis ai cjapadis sù parce che mi plasevin, e vonde. Ma Mariute no jè rivade ancje- mò? ...Cence di jè le fieste no si pues fà, e bale cume un balerine di citât, lesere cume une plume, e somee che svoli...

Ludovico: Si, se la vede Toni volare, la buttà giù con la fionda...

Entra Maria, con un fazzoletto al collo per poter ballare la stajare.

Maria: (rivolto ad Eleonora e Ludovico) Buon giorno signorini, siete già arrivati? Dove devo mettermi?...Mi sono preparata ...ho chiesto alla zia Romilda che mi insegni i passi giusti per non sbagliare, ma ho tanta paura...

Bastiàn: (porgendole il mazzolino di fiori) No tu âs di ve pore, par vie che soi cà jò! Satu, o’ ai provât a balà cun miò barbe Vigj...

Toni: Dio, ce fieste... ce copîs ...Barbe Vigj cun gnagne Rumilde! Ce mestris di bâl... Dai dai tachìn, se no’ mi ven al làt tai genoi... Cemut ise le musiche..taca banda ! !.. (comincia ad intonare la stajare, ma viene interrotto dal rumore di guerra che provengono dalla sala).

Gli attori si bloccano, nella sala si sente un sibilo di cannone, uno scoppio di bomba, ripetuto per due volte, luci stroboscopiche, lampi, poi si sente da un lato ordini in italiano, dal lato opposto ordini in tede- sco, poi di nuovo sibili e scoppi,, sempre più veloci e simultanei, creando una situazione di angoscia e di frastuono. All’improvviso il rumore cessa, gli attori si rianimano e si riuniscono tutti assieme.

Maria: (con fare agitato e spaventato) Avete sentito?... Vesu sintût?... E son cà dongje!... Scjam- pin!... Anin a cjase, anin a cjase... (escono).

Si fa buio, la quinta nera viene alzata. Si riaccendono le luci entrano Franci e Andrea. mano nella mano, parlando tra loro, attraversano la scena e poi escono.

Franci: Allora Andrea, devi smetterla di andare a dire a tutti che ti sei messo con me! Anche per- ché, ricordati bene, sono io che ho deciso di mettermi con te. Questo dever essere chiaro.

Piuttosto, hai cominciato a convincere i tuoi compagni che è inutile continuare in questa guerra tra classi? Se vogliamo la festa, dobbiamo darci tutti da fare... Io potrei convincere quelle bisbetiche della mia classe a fare uno sforzo per calmare gli animi dei maschietti, e tu potresti fare altrettanto con le femminucce del tempo normale..., visto il tuo fascino...

Andrea: Ci sto provando..., ma sai è difficile... Francesco è veramente fuori di sè, per non parlare di Betty e Monica... hanno giurato di farli neri di botte... Si metterebbero anche con uno del Convitto, pur di provocarli... Cercherò di fare qualcosa... potrei parlare con Mascia, che potrebbe parlare con Erica ed Erica potrebbe farsi valere con Alex, sai a ricreazione si sussurra che ci sia del tenero tra loro, e poi Alex è grande amico di Cristian di terza B, che va sempre a vedere la partita con Federico di terza A, che potrebbe parlare con Moni- ca, l’amica di Sonia, che con Sara stanno facendo il filo a Marco e Roberto di terza E e così forse si potrebbe ottenere qualcosa... perché Antonio che si è messo con Luisa è ami- co di Giacomo, quello che piace a Sara, l’amica di Michela di terza F, che sta con Filippo, li ho visti in corridoio che si scambiavano la merenda...

Franci: E poi dicono che sono le femmine pettegole...

Escono.

(10)

Secondo quadro: Il periodo fascista

Anche questo quadro viene introdotto dalla lettura di una pagina di un nuovo quaderno trovato da Giu- lia, con gli stessi accorgimenti scenici del primo quadro. L’orchestra e il coro intonano la canzone Fi- schia il Sasso. Alla fine la scena viene interrotta dai rumori di marcia cadenzata che gli alunni sparsi in gruppo tra il pubblico producono e dalla dizione in chiave comica, di fronte ad un microfono dell’epoca di un discorso farneticante di un gerarca fascista. La scena è di gruppo ed è basata su alcune attività ginniche atletiche tipiche del fascio: salto del cerchio, piramide umana, schieramento etc.,

Giulia: (entra e va verso il baule) Robe da pazzi... Vita vissuta... X Files... Roba da non crederci.

La stessa cosa di oggi anche nel 1915: niente festa! Ma là era una guerra vera, qui solo scaramucce tra classi... Questi quaderni mi incuriosiscono vediamo cosa c’è scritto su questo. (raccoglie un nuovo quaderno e si mette a leggere, mentre la scena diventa buia e Giulia è illuminata solamente dal cerca persone) ...Diario di Vittoria Canciani, di Zuc- cola di Cividale... (continua a leggere mentre esce di scena) ...Cividale, primi di giugno, 1939..

Mentre Giulia esce dal lato opposto viene illuminato un banco vecchio sul quale Vittoria sta scrivendo.

Vittoria: Caro Diario, oggi a scuola abbiamo parlato della festa di fine anno: saggio ginnico atle- tico alla presenza del podestà e del gerarca capo della milizia. Tutti in divisa. Peccato, caro diario, perché così non potrò mostrare il mio nuovo vestito a Ottavo. Eppure ci te- nevo tanto. Sai è così dura avere occasioni di festa...(Smette di scrivere) e poi mi piace, mi piace... mi piace... Ma come farglielo capire... E’ sempre preso dalle sue cose: le marce, l’addestramento, il Natisone, i nidi, i madracs... E poi suo padre non vuole che ci vediamo! Sai, a mio papà, sotto sotto, non vanno giù questi qui che gridano tanto e ha già dovuto bere due volte l’olio di ricino, mentre suo padre è sempre il primo alle adu- nate. Ma l’altra sera dopo rosario, Ottavo ha preso una lucciola e me l’ha data in mano:

era tutto rosso, non sapeva cosa dire. Ho preso la sua mano... Speriamo nella festa di essere vicino a lui, perché anche se esaltato Ottavo è proprio bello! Bello! Bello!... Uffa quelle marce! (il coro intona sotto voce la canzone Fischia il Sasso, che piano piano diventa sempre più forte) Se non fosse perché posso stargli vicino non andrei a marcia- re.. Vado voglio essere proprio vicino a lui.

Si spegne del tutto la luce, la musica diventa più forte, la quinta nera si è abbassata, entrano gli alunni vestiti da balilla, fanno alcuni esercizi ginnici, una volta terminati si schierano in una unica fila parallela al pubblico, in attesa del discorso. I ragazzi a destra, le ragazze a sinistra, ma Ottavo e Vittoria sono vi- cini, essendo la prima e l’ultimo della fila. Entra un balilla che porta il microfono, poi il gerarca.

Ottavo : Squadra alt !.. fianco dest ! ...riscaldamento... (i ragazzi fanno esercizi, fino allo squillo di t r o m b a c h e a n n u n c i a l ’ e n t r a t a d e l g e r a r c a p r e c e d u t o d a l portamicrofono)..Schierarsi !..arriva il gererca ! (Tutti si schierano)

Vittoria: (rivolta ad Ottavo, con fare imbarazzato) Ottavo, sei stato proprio bravo... hai marciato benissimo... Grazie per la lucciola dell’altra sera... Era così bella, con quella piccola luce che illuminava la mia mano... Ottavo, sai... stasera spero di rivederti a rosario e domani a messa metterò quel vestito nuovo che la mamma mi ha cucito... Ci sarai?

Ottavo: Non so, devo andare a marciare e podopo o’ ai di là tal Nadisòn... e son i nîs che mi spie- tin e o’ ai ancje cjatât une tane di madracs... Ma tâs, che cumò deve parlare il gerararca.

E’ venuto da Udine col treno!

Vittoria: (con fare complice) Ottavo... Ottavo..., ma proprio devi andare nel Natisone... Sai mi pia- cerebbe stare un po' assieme, ma mia mamma non vuole che vada in Natisone. Mi porti ancora qualche lucciola, mi piacciono tanto... Senti Ottavo, dopo il discorso il maestro ha detto che ci fa fare un po’ di festa... Potremmo stare vicini, magari ballare...

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Ottavo: Setu fûr di cjâf? Ma cjale tò lis feminis, no pensi a nie atri... Zitta che deve parlare il gerarca... e poi vedremo... Queste feste di fine anno sono sempre uguali..., ma se tu stâs buine ti puarti a viodi le tane dai madracs... Dai dami le man, che ti mostri cemût che si cjapin... (le prende la mano)

Vittoria: (schernendosi) Ma Ottavo cosa fai, ci vedono tutti...aspetta dopo...E poi se sa mio pa- dre…

Entra il gerarca che inizia a fare il discorso. Dopo alcune frasi, dal pubblico commenta con applausi.

Gerarca: (con voce stentorea, declamando come Mussolini dal balcone di piazza Venezia.) Civida- lesi di terra, di cielo, di Natisone! Dal profondo della patria natia, sono qui giunto per dir- vi che l’ora tanto agognata sta per arrivare! Figli della terra fondata da Giulio, condottiero romano, che ha fondato anche Firmano e Manzano e forse Grupignano, abbandonate la falce, l’aratro, la penna ed il calamaio, perchè la patria chiama! Chiama con una voce sola: lasciate la scuola! Libro e moschetto Cividalese perfetto! Gli invasori sono alle por- te! Chiudete le finestre e sbarrate gli usci e i pollai! Tutti siamo chiamati, ma pochi sento- no! Cividalesi baciate le spose e le morose! E’ un ordine! Da domani sarete tutti in prima fila a rispondere con un unico sì alla patria che chiama! Ricordatevi di mettere la sveglia!

E’ ora che succhiamo il latte dalla lupa di Roma! Giovani balilla, chi è con me faccia un passo avanti, che il treno parte! Oggi a Cividale si è scritta una pagina di ferro della sto- ria...

Ottavo si fa avanti, seguito da tutti gli altri, che marciando al seguito del gerarca escono dalla scena.

Ottavo: Squadra finco sinist !...Avanti marsch !..

Cantando la canzone Fischia il sasso escono tutti, tranne Vittoria. Usciti tutti il rumore di marcia del pubblico cessa improvvisamente.

Vittoria: (molto agitata, quasi piangente) Ottavo cosa fai? Non andare... Non andate via tutti...

Non lasciatemi sola. Ho paura! La festa!... La festa!... La festa!...(esce)

Si fa buio, la quinta nera viene alzata. Si riaccendono le luci, ricompare Giulia con un pacco di lettere in mano, poi entra Lussie e Meni.

Giulia: Mi sembra un incubo... Anche quella volta niente festa... è già la seconda volta... che sia la maledizione di Montezuma?

Entrano Lussie e Meni.

Giulia: Meni, Lussie... un incubo. Ho trovato nel baule, vecchi diari, vecchi quaderni, lettere... Ma tutte la stessa storia: niente festa.

Lussie: Cemût, nie fieste... cumò co’ jeri rivade a convinci chei basoai di nestris compains a dasi una calmade. Ise vere Meni?

Meni: Tu âs resòn! Pense che ancje Marco al à decidût di calmasi cu le storie di sintisi Di Caprio... e al è tornât a fà le pâs cun Giovanna, Giorgia, Gloria, Gessica, Gabry e Gina...

No sai parcè, ma i plasin chês cu le G...

Lussie: A proposit, e to Giulia, novitâs di ches atris classis?

Giulia: Sembra che si stia muovendo qualche cosa. Ho saputo da Andrea e Franci che è in corso una azione congiunta per aggirare l’ostacolo... Le prossime ricreazioni saranno decisive.

Mi raccomando Meni, continua a provare le canzoni e guai se nella scaletta non c’è Tita- nic...

Lussie: Ce sglonfe, cun chel Titanic... Ma puitost, ce atu in man?

(12)

Giulia: Lettere, lettere. Le ho trovate nel baule, assieme a vecchi diari e quaderni... Una miniera d’informazioni... Ho saputo che anche in altre occasioni la festa non c’è stata, e sempre per colpa di guerre...

Meni: Dami cà che o’ viodin ce cal’è scrit...

Lussie: Fami viodi ancje a me...

Giulia: Calma, calma... Ve le dò, ma attenti! E’ materiale che scotta perché gli autori di queste let- tere si chiamano come voi....

Meni e Lussie: (prendendo le lettere) Sul serio?

Giulia: Leggete, leggete... (consegna i due pacchi di lettere a Lussie e Meni), io vado a cercare Roby per sentire le novità (esce).

Lussie e Meni aprono le lettere e cominciano a sfogliarle, mentre cala la tela e si spengono le luci.

Il coro e la fisarmonica intonano sommessamente la canzone Lili Marleen.

Terzo quadro: La Seconda Guerra mondiale e la Lotta partigiana

Questo quadro viene introdotto dalla lettura a due voci da parte di Meni e Lussie, (illuminati dal cerca persone) di brani delle lettere trovate da Giulia. L’orchestra introduce la canzone Lilì Marleen.

Meni: Bosco sopra Spignon, marzo 1944. Carissima Lussie, ti scrivo questa lettera perchè ormai sono passati alcuni mesi da quando ci siamo visti l’ultima volta. La guerra e gli ultimi avvenimenti ci hanno fatto crescere in fretta, non è vero? L’inverno è stato molto duro e freddo, a volte ho patito anche la fame, e poi quella maledetta paura che ti prende in con- tinuazione... sembrava un gioco fare i partigiani...

Lussie: Cividale, aprile 1944. Carissimo Riccio, sai che questo nome di battaglia che ti sei dato mi piace molto. Ti ricordi quanto mi piacciono questi animaletti che con la loro faccia ap- puntita s’intrufolano dappertutto alla ricerca di cibo. Sono dolci e allo stesso tempo ru- spiosi, proprio come te... Hai scelto questo nome pensando a quando ci fermavamo in- sieme a vedere come si muovevano... Qui in paese la vita è dura, i tedeschi…

Cala la tela nera e dai lati vengono illuminati Meni e Lussie del’44. Le luci si smorzano.

Meni: Monte dei Bovi, giugno 1944. Lussie carissima, l’altra notte sono sceso in paese, ma non sono riuscito a vederti... mi manchi. Maggio ha portato nel bosco l’odore dell’acacia... e tanti ricordi. E’ da quel giorno di giugno del ‘43 che non passiamo un momento assieme...

Ti ricordi la scuola, la festa di fine anno che dovevamo fare... i nostri compagni chissà dove sono...

Lussie: Cividale, giugno 1944. Riccio, mi raccomando, stai attento. Qui a Cividale raccontano del- le storie orribili su quello che sta succedendo nei boschi. Stai attento.. Si, mi ricordo quel- la giornata di giugno. Eravamo in pochi nella classe, nonostante la guerra c’era voglia di festa, di cantare di urlare la gioia dei nostri anni...sono bastati pochi mesi per cambiare tutto

A questo punto cominciano ad entrare in scena gli alunni che vengono ricordati nelle lettere. Si mettono in silenzio seduti per terra, vestiti alla maniera degli anni ‘40, tenendosi per mano, intonano sottovoce. la canzone Bella Ciao.

Lussie: Ti ricordi di Andrea, sempre pronto a scherzare e di Lino, che imitava così bene gli uccelli...

e di Rita la smorfiosa, di Maria la più brava e di Simone, sempre di corsa, il gemello di Michele, sempre in ritardo...

(13)

Meni: ... e di Giacomo che era il più bravo, di Elide sempre ben vestita, e di Lucio magro e lun- go come uno stoppino..

Lussie: ..moroso di Franca col sorriso sempre sulle labbra... e di Carlo che cantava sempre can- zoni...( Entra cantando Bella Ciao che viene intonata da tutti sottovoce) ...E di te Meni, che con i tuoi cappelli neri e con lo sguardo triste dicevi che così non andava, che biso- gnava cambiare, che volevi fare qualcosa... Mi tenevi stretta la mano in quella festa...

Meni: ... e di te Lussie, come faccio a scordare quel momento. Erano mesi che ti mandavo bigliet- tini e tu ti schernivi. Ogni scusa era buona per cercare di starti vicina: i compiti, la penna, il libro dimenticato, la festa di fine anno... dimenticavo perfino la guerra...

Lussie: ... era calda la tua mano, era dolce il tuo sguardo... siamo cresciuti in fretta... Avevamo por- tato due torte fatte di niente, sembrava di essere ricchi... eravamo felici tutti assieme... La guerra ci ha divisi, ci ha separati...

Meni: ... voleva essere una festa ed è stato un addio... Lussie... Lussie...

La canzone si fa sempre più forte. Gli alunni si alzano in piedi. si separano a fatica allungando la mano.

Restano in scena per ultimi solo gli alunni che rappresentano Meni e Lussie che si toccano per la punta delle dita. Si fa buio mentre in sala si conclude la canzone Bella Ciao.

La quinta nera viene alzata e si riaccendono le luci. In scena ci sono Lussie e Meni.

Meni: Vonde, vonde... mi ven di vaì. E pensà che no ai vaît nancje quant che Jack al mûr e Rose lu cjale cun chei voi...

Lussie: Pussibil che si à di fevelà nume dal Titanic... Meni... Meni...(languidamente) No ti è vignût tal cjâf nie atri... Ah! I fruts... ce gnognos...

Escono. Entrano contemporaneamente dall’altra parte del palco Roberto e Marco, poi Giulia.

Roby: Dut a puest Marco... E’ quasi risolto tutto. E’ stata un’idea geniale. O’ ai domandât al Udi- nese club di Cividâ di invitare Bierhoff a scuola per la festa... Somê che si cumbini... E’

vignaràn duc’, via alla grande festa!!! Ce idee! Ce genio!

Marco: Scusa, ma io non sono tanto d’accordo... Non dovevo essere io il top della festa? Mi sono preparato alla grande: tutti i films di Lui, il mitico, tutte le mosse a memoria, i vestiti, i capelli, le pose, gli sguardi... Che fatica! Ma poi pensa ho fatto la pace quasi con tutte, mi mancano solo Luisa, Licia, Ludovica, Lara, Lina, Lucilla, Lucina, Lidia...

Roby: Ma nò ti plasevin chês cu la G!

Marco: E’ che sono andato avanti con l’alfabeto! Ma dov’è Giulia... E’ lei che ha in mano la situa- zione... Ecco che arriva, speriamo che abbia buone novità...

Entra Giulia.

Roby: E alore Giulia, atu cumbinât alc?

Giulia: Beh, sembra che siamo a buon punto, ma dove sono Meni e Lussie, li avevo lasciati qui con delle lettere importanti...

Marco: Io non dico niente, ma tra quei due...

Giulia: Impossibile...

Roby: Al cûr no si comande, al diseve simpri mio nono..., ma cjalait li letaris, al’è ancje un biliet parsore! (raccoglie un pacco di lettere e un foglio che inizia a leggere)... Storia troppo triste, festa finita male, la maledizione continua. Firmato Meni e Lussie.

(14)

Marco: Ma che storia è questa, fammi vedere... (prende le lettere da Roby) Dai Giulia, dicci qual- cosa...

Giulia: Non ho tempo ora, devo andare ci sono quelli della C e della F che mi aspettano... Ci ve- diamo dopo...

Esce

Marco: (prende una lettera ancora nella busta) Guarda il bollo, viene dall’America... dal paese di mio nonno Douglas John Di Ciccutinis...

Roby: Viarc’, viarc’... viodin cè cal è scrit....

Marco apre la busta estrae una lettera e delle fotografie.

Marco: Guarda quante foto, chissà di chi sono... C’è anche un passaporto...

Cala la tela e si spengono le luci.

Quarto quadro: L’emigrazione post-bellica

Questo quadro viene introdotto con una canzone friulana di emigrazione, mentre foto di emigranti ven- gono proiettate sul fondale. Alla fine la scena viene interrotta da un rumore sempre più veloce di treno prodotto dagli alunni sparsi in gruppo tra il pubblico e concluso con il rumore di una nave che salpa.

Marco: (con il passaporto in mano) Roby, guarda qua... è proprio del papà di mio nonno, si chia- mava Marco come me... e mi sembra che a scuola aveva un grande amore che cominciava con la C, lui si era fermato presto...

Roby: No ti crôt... Fami viodi (prende il passaporto e inizia a leggere)... Argentine, Belgio, Fran- cie, Australie, Svissare, Meriche, Canada, Inghilterre, Germanie...

Mentre legge i nomi degli stati entrano in scena gli alunni nelle vesti di emigranti con valige di cartone, berretto in testa, passaporto in mano. Ci sono anche alcune donne e bambini. Gli alunni si muovono in continuazione sulla scena andando e tornando lungo il palco, fino a quando si fermano e formano due gruppi. Il dialogo s’incrocia tra quattro ragazzi emigranti divisi tra i due gruppi (i ragazzi da un lato, le ragazze dall’altro): Vigj, Jacum, Catine e Rose.Si parlano urlando, come se fossero a distanza.

Vigj: Dulà vatu Catine?

Catine: O’ voi in Germanie cui miei... satu cà no si cjate lavôr e alore bisugne partì... E to Vigj dulà vatu?

Vigj: Miò pari al ûl là in Meriche, un so amì i a scrit che si puess fa fortune... Pense che o’ vin di cjapà le nâf a Genue...

Catine: Le nâf, al mâr! Ce biel! O’ partirès cun te, Vigj... tu sâs che a scuele ti cjalavi simpri...

Vigj: Catine no sta dì cussì! O’ speravi di fa le fieste cun te, ma nûs tocje partì subite... Mi jeri parfin preparât une puisie di diti... ma no podìin fa le fieste...

Jacum: (forte) Rose! Rose! Rose! Dula setu? No ti viôt... fati viodi... Rose! Rose!

Rose: Jacum o’ soi cà, o’ soi cà! Jacum partissitu ancje to? Ca duc’ e partissin... mi ven di vaì!

Jacum: No sta vaì... che mi ven di vaì ancje a me... O’ ai al treno che mi spiete... Miò pari al va in miniere in Belgio... Satu, chei che son zà partîs e disin che si cjape ben... e to Rose dula vatu?

(15)

Rose: Lontan, Jacum... lontan! In Australie... Me mari e a’ une agne che jè lade ains fà in Au- stralie e cumò e a bisugne di qualchidun che le iudi. E a fàt fortune cume sartore... Pense che à cusît al vistît pal fì dal ministro inglês, cal à sposât le principesse Marion, che che jere inamorade dal fì dal cont francês che si ere sposât....

Jacum: Ma pussibil che tu âs nume fufignis pal cjâf, ancje cumò che si lassìn... E le fieste a scue- le co’ vevin di fà insieme... O’ vevi pensât di sintami dongje di tè e di tigniti le man...

Rose: Oh!!! Jacum.... No sta fami diventà rosse... Ancje jò satu, no ai mai dite nie, ma a ricrea- sion ti cjalavi quant che tu zuavis cun Vigj e mi disevi che tu jeris masse biel par me...

Jacum scrivimi ancje se no tu ieris brâf in talian a scuele... scrivimi Jacum, scrivimi....

Jacum: Rose... Rose... Rose... mandi, mandi...

Rose: Jacum.... Jacum.... Jacum.... Jacum.... mandi, mandi...

Catine: Vigj scrivimi, Vigj... Vigj... mandi, mandi....

Vigj: Catine... Catine... Catine... Catine... mandi, mandi....

Mentre gli alunni si salutano e le voci si sovrappongono sfumando, dal pubblico inizia il rumore, sempre più ritmato, del treno che accompagna il movimento degli alunni sul palco, che, dopo alcuni giri, escono, mentre si spengono le luci. Alla fine bloccato improvvisamente il rumore del treno, si sente lacerante il rumore di una sirena di nave.

Finale

La quinta nera viene alzata e si riaccendono le luci. In scena ci sono Marco e Roby, poi Giulia, poi gli altri alunni, infine Franci e Andrea, poi Lussie e Meni.

Marco: Cose da non credere... feste sempre interotte, guerre, partenze, disastri, amori sconvolti...

insomma è stato sempre tutto uguale: io passo alla M, chissà se avrò più fortuna con Ma- ria, Marta, Martina, Milena...

Roby: Iò no capìs, tu viodarâs che larà a finì cussì ancje chist an. No capìs propit parcè, almancul che volte i problemas e jerin serios: uere, migrazions... Uè invesit nume stupidaginis, monadis... Se tutti avessero letto i diari, avessero sentito di questi amori infranti, non ci sarebbero problemi, invesit nie ce fà, a cjase, duc’ a cjase, nie fieste!!!

Entra Giulia

Giulia: (gridando) E’ quasi fatta, sembra impossibile è quasi fatta... Dopo una azione degna delle Nazioni Unite, è stato firmato un accordo di pace che porterà alla festa... Superati i con- trasti, superate le divisioni, mai più guerre, mai più partenze...

Roby: Jò o’ soi cume Tomâs, no crôt se no met al nâs...

Giulia: Beh! aspetta un momento, stanno arrivando non senti...

Entrano tutti i ragazzi vociferando e urlando slogans battaglieri e divisi in gruppi tra classi e sezioni...

T. normale: (cadenzato) Il trattato è già violato, qui piove sul bagnato! Festa si farà se il prolungato non ci sarà... (ripetuto più volte)

T. prolung.: (cadenzato) Imbroglioni e bugiardi, siete proprio infingardi! La festa non si farà se il pro- lungato non ci sarà... (ripetuto più volte)

(16)

Giulia: (urlando) Basta!!!! finitela, non si può continuare così... Cosa diranno i nostri pronipoti, quando leggeranno le relazioni d’esame di questa non festa! Ancora lotte, ancora divisio- ni, ma è mai possibile... io mollo tutto, me ne vado (sta per uscire)

I due gruppi sono divisi sul palco e si guardano in cagnesco. Entrano Franci e Andrea, mano nella mano.

Franci: (trattenendo Giulia) Dai Giulia, aspetta... cerchiamo di salvare la festa... La colpa è mia...

sai..., ma Andrea mi piaceva così tanto... E poi di fronte a queste storie tristi ho deciso di sacrificarmi... E va bene Andrea, diciamolo di fronte a tutti che per il bene della scuola abbiamo deciso di lasciarci... Basta merendine a ricreazione, basta giri romantici, basta occhiate dolci. Mi sacrifico per la patria! Meglio morire come Jack sul Titanic...

Andrea: Scusa Franci, ma io non ci sto, mi dispiace, ma ho cambiato idea... Non ci sto! Proprio non ci sto! Perchè devo mollarti? Anche se sono della sezione C, cosa c’è di male, non ho mica la peste... e poi, sei solo la quinta di quest’anno...

T. prolung.: (cadenzato) Franci molla tutto che Andrea è proprio brutto... (ripetuto più volte).

T. normale: (cadenzato) Andrea non mollare, Franci devi amare... (ripetuto più volte).

Giulia: (urlando) Uffa, smettetela! Proprio non volete la festa...un disastro! un vero disastro... qui finisce proprio come sul Titanic..!!! Non mi resta che pensare a Lui, al mio Di Caprio!

Vorrà dire che farò festa da sola... e voi arrangiatevi... non meritate niente...

Si spengono le luci e Giulia, illuminata dal cerca persone, si dirige verso lo stereo e rimette la musica di Titanic e inizia a ballare. Gli altri alunni sono fermi sulla scena. Entra Lussie che tira un enorme iceberg di cartone. Giulia si ferma, si smorza la musica e Lussie viene illuminata.

Lussie: Aisberg, aisberg freschi, aisberg di giornata, aisberg di annata, aisberg risolvi feste!!! Ai- sberg par duc’ i gnognos che no vuelin fa fieste! Meni, Meni atu preparât al Titanic di carton? Ce vitis cun chistis scenis, o’ jerin dacordo di fà un pôc di lavôr duc’ quanc’: le tiarce A i festòns, le tiarce C i vistîs, le F al mangjà, le B i regâi e nô E e D li scenografîs... Cè idee che o’ vevin vût! (urlando come uno slogan) UNA FESTA TITA- NICA PER UNA SCUOLA TITANICA!!! ... E jè stade propit una biele idee che di metisi dacordo di fà le fieste cume sul Titanic! Duc’ e an dite di sè! ... Ma o’ ai sbaliât di sielzi, no vevi di fà l’aisberg, masse lavôr fà glazzà dute che aghe! Ma sperìn che chês atris tiar- cis e vedin finît al lavôr! O’ ai propit voe di fà fieste! E Meni dulà isâl? Riviâl? Meni, Meni...

Entra Meni, con lo strumento musicale in mano.

Lussie: E alore Meni, atu preparât le scene? Atu piturât al Titanic... Dulà isal? No lu viôt mica...

No sta dimi che pe fieste no tu âs fat nie... Propit cumò che o’ jerin dacordo duc’... Ce disarano chei atris che an lavorât...

Meni: Lussie, vioditu... o ai pensât che no al iere il câs di piardi timp. O’ vevi di preparà le mu- siche e podopo no vevi voe. Satu (imbarazzato) o volevi domandati se to tu puedis a ri- creazion... satu, se... o’ vuei dì... le man...

Lussie: (sdolcinata) Meni, sul serio? Ditu sul serio? Tu sâs che no sin de stesse classe... atu voe di fa scopià un atre uere? Côr di corse a fà lis scenis pè fieste e no sta fà al stupidàt!

Meni: Dai Lussie (avvicinandosi)... O’ ai tant pensât... ma quant che ti viôt al miò cûr al sco- menze a bati cume i motôrs dal Titanic!... Dai Lussie...

Lussie: No stin di gnûf a tacale cul Titanic! Se no ti disfi ancje te!

Meni si avvicina a Lussie e le prende la mano. Si riaccendono le luci e tutti si prendono la mano forman- do un girotonodo attorno alla coppia.

(17)

Giulia: Bravo Meni, era ora, ecco il segnale! Forza tutti assieme!

Tutti: La festa si farà, l’amore vincerà. Mai più divisioni, ma solo unioni. Tempo normale e tem- po prolungato nella festa sarai abbracciato...

Dopo il girotondo gli alunni tenendosi per mano escono correndo dal palco dopo aver fatto alcuni giri formando una fila, con la colonna sonora di Titanic a pieno volume.

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