• Non ci sono risultati.

Appendice II Trascrizione del testo di America paese di Dio

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Appendice II Trascrizione del testo di America paese di Dio"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

170

Appendice II

Trascrizione del testo di America paese di Dio

[1] Il primo uomo che metterà piede sulla crosta lunare avanzerà a passi che gli sembreranno quasi senza peso, ondeggiando su un orizzonte stravolto. Da sempre gli americani vedono sé stessi come una nazione di pellegrini e di pionieri che hanno affrontato gli sterminati spazi della natura vergine. Ora sono giunti alle rive del futuro, da cui si salpa verso gli altri mondi. Anche i bambini si stanno preparando all’assalto dello spazio: nell’arsenale dei giocattoli, alle pistole dei cowboys e alle frecce degli indiani sono succeduti i razzi e le tute spaziali, ma l’energia che si scarica nei loro giochi rivela sempre un’aggressività primordiale. L’età adulta non è ancora cominciata per il genere umano. Queste che vedrete sono immagini del nostro pianeta alla vigilia dell’approdo sulla Luna, immagini di un’America che contiene in sé tanta parte del futuro di noi tutti.

[2] Metà degli americani già vivono in una città che non ha fine, che si allaccia a sé stessa attraverso ponti e tunnel e nodi d’autostrade. I vecchi nomi come New York, Chicago, Los Angeles resteranno a indicare i quartieri della città totale, della sterminata megalopoli. La vita delle super città è frazionata in centri residenziali come questa Marina City. Tutti i servizi sono automatizzati. Nella loro atmosfera condizionata, al riparo dalle stagioni e dalle piccole difficoltà della vita quotidiana, l’abitante di Marina City può trascorrere l’intera vita senza bisogno di uscire da questi cilindri di vetro e di cemento. Tutto quello che gli serve e quello che può desiderare è a portata di mano: dalla farmacia al cinema, da un porticciolo per motoscafi e yacht sulle acque del canale a un’impresa di pompe funebri.

[3] Nella civiltà della produzione la fabbrica ha il posto che la cattedrale aveva nella civiltà medioevale. Anch’essa propone ai suoi fedeli immagini di paradiso e immagini infernali. Soprattutto quando si producono missili, il paradiso tecnologico può essere una realtà a portata di mano quanto l’inferno della distruzione atomica.

[4] Il deserto, un tempo sfidato dai pionieri e dai cercatori d’oro, il deserto conteso agli indiani e agli avvoltoi, oggi è un’appendice domenicale della città, una palestra di giochi automobilistici. Nelle antiche valli del silenzio echeggia il frastuono rombante dei desert cars, nuovissimo balocco di una civiltà di meccanici.

[5] Il deserto è anche un buon posto per abitare: basta trovare l’acqua. Le case prefabbricate o no fanno presto a spuntare, col loro impianto d’aria condizionata. Un aeroporto basta per tenere

(2)

171

legati questi eremiti sui generis al resto del mondo. Si può vivere in queste comode tebaidi e andare a lavorare tutti i giorni nei centri industriali distanti centinaia di chilometri prendendo l’aereo mattina e sera come si prenderebbe un autobus. Anche per il deserto è suonata l’ora delle lottizzazioni e dei piani regolatori.

[6] Ma altre città nascono da un giorno all’altro e ancor più rapidamente spariscono. Sono le città di case su ruote che si spostano da un punto all’altro degli Stati Uniti.

[7] Negli Stati Uniti un uomo su cinque cambia residenza ogni anno. La nostalgia del carro dei pionieri, un ultimo spirito d’avventura guidano le nuove carovane, anche se ormai tutto è preordinato. Il nomadismo si svolge da un parcheggio all’altro, dove si riproduce un’atmosfera di quartiere cittadino.

[8] Non cambiano città gli abitanti di Kilgore, nel Texas, sebbene la loro vita sia cambiata da quando il petrolio si è messo a zampillare in un giardino e ci si è accorti che la piccola città era stata costruita sopra un enorme giacimento. Lambiti da questo fiume di ricchezza, gli abitanti di Kilgore si lasciano cullare dal ritmico pulsare delle pompe che pervade giorno e notte la loro vita. La mentalità dell’immigrato che venne qui per lavorare, far fortuna e ripartire, ha dato la sua impronta per secoli al paesaggio, ma l’America di oggi è un paese di uomini che non ripartono, che si guardano intorno domandandosi se questo deve essere veramente lo scenario della loro vita, se davvero vale la pena di produrre, produrre, produrre trascurando tutto quello che fa bella l’esistenza.

[9] Presto questi giovani entreranno nella macchina livellatrice del job, dell’azienda, della carriera. Ma ora è il momento in cui l’energia vitale travolge ogni argine e la religione della felicità impone i suoi riti collettivi anche in questo paese, che è il più lontano dallo spirito pagano.

[10] Fondare il regno di Dio in terra è stato il sogno che ha animato la società americana dagli inizi della sua storia. Le sette religiose, le fedi più estreme ed esclusive hanno sempre avuto fortuna negli Stati Uniti: come i testimoni di Geova, che vediamo qui radunati allo Yankee Stadium di New York. È una comunità religiosa in continua espansione, con milioni di aderenti, cosa che può sorprendere se si pensa al rigore della loro dottrina. I testimoni di Geova non riconoscono lo Stato né le differenze nazionali, non salutano la bandiera, rifiutano il servizio militare e non approvano nemmeno l’Organizzazione delle Nazioni Unite. I grandi battesimi di massa organizzati ogni anno su scala statale e federale, simboleggiano la loro volontà di ritorno alla semplicità evangelica: è un rifiuto globale dei valori sociali vigenti, un ripudio che nasce dal cuore stesso dell’America religiosa. Ma più la setta ingrandisce, più è portata ad assomigliare esteriormente ad ogni altra espressione della vita associata degli Stati

(3)

172

Uniti, coinvolgendo interessi finanziari e strutture organizzative imponenti. Il fervore biblico si convoglia, previa prenotazione, verso un Giordano di massa, in cui la gestione dei servizi di approvvigionamento e di conforto riproduce le immagini più consuete della civiltà del consumo.

[11] Non si può capire l’America se si dimentica che altri cento milioni di americani vivono nelle innumerevoli piccole città che costellano da un oceano all’altro gli Stati Uniti. Nella parata di fine settimana sfilano le organizzazioni in cui si articola questa società in scala ridotta. Come nella tribù primitiva ogni individuo esiste solo in quanto membro del clan, così l’americano medio appartiene sempre a qualcosa di collettivo: non importa se una chiesa, un

club, una loggia, o una legione di ex combattenti. E poiché non c’è giustificazione più sicura

della propria esistenza che l’avere un’attività commerciale, la parata di fine settimana è anche un’allegra sfilata pubblicitaria dei prodotti locali, comprese le casse da morto. La piccola città parla per simboli, e quando cerca d’articolare i simboli in un discorso più complesso ci sarà pure qualcuno che non esita ad accoppiare missili atomici e crocefissi. Cristo è lo stesso ieri, oggi, sempre.368

[12] Quando la sfilata si scioglie la piccola città dopo le feste pubbliche comincia le sue feste private: nei motel, dove i missili vanno a dormire al parcheggio. Nelle case gli abitanti, stanchi di rappresentare per gli altri la loro parte, accendono i televisori e si abbandonano, ognuno per suo conto, a un grande sogno collettivo.

[13] Dalla piccola città si evade attraverso la breccia del successo, e la scalata al successo per migliaia e migliaia di ragazze comincia con queste audizioni in cui vengono selezionate le

showgirl, le ballerine di rivista. Queste ragazze possono poi anche essere tranquille mogli e

madri di famiglia dalla vita apparentemente soddisfatta e agiata; ciò che le attrae verso i riflettori dello spettacolo è il bisogno di avere un nome e un viso che conti per milioni di persone, il bisogno di essere qualcuno, ossia di essere. Perché l’alternativa, qui, si pone tra essere qualcuno e non essere affatto.

[14] Per tutte, il punto di arrivo dei loro sogni è Beverly Hills, residenza dei divi dello schermo, città che gode dell’incontestabile primato di essere la più ricca del mondo. Un reddito medio di 8.500 dollari pro capite goduto da una popolazione di 35.000 abitanti, che comprende anche uno stuolo di persone di servizio senza uguale negli Stati Uniti, e ben novecento giardinieri. Ci sono due telefoni per abitante, una agenzia di detective ogni mille; la densità dei psicanalisti in rapporto alla popolazione è dieci volte quella delle altre città americane; le piscine sono solo 5.000, perché stanno passando di moda.

368

(4)

173

[15] Il mondo della celluloide ha già la sua archeologia: il castello di Randolph Hearst è ormai un monumento dell’epoca d’oro in cui i miliardari costruivano regge nello stile di Hollywood. Non è occorsa una rivoluzione per rendere deserti questi saloni sfolgoranti: è bastato l’esattore, con la cartella delle tasse. Il costo delle aree fabbricabili è altissimo, ma si può costruire appoggiandosi al terreno solo con uno spigolo, come fanno questi ardimentosi trampolieri, disposti a rischiare la frana delle loro palafitte pur di non perdere il contatto con una contrada benedetta dal sole del successo.

[16] Negli Stati Uniti studenti ed intellettuali, ma anche tranquille signore ed efficienti uomini di affari, rivolgono sempre più il loro interesse alle religioni e alle filosofie dell’Oriente: in questo caso Al Vedanta, dottrina indiana basata sui libri sacri di Brahma. Forse il continuo bisogno degli americani di criticare il proprio modo di vita, di guardarlo dal di fuori, li spinge a cercare le concezioni del mondo più lontane dalla cultura occidentale: non più l’ansia di giustificazione e di salvezza, ma la ricerca di un ritmo interiore di serenità e di armonia universale.

[17] Lo Zen, una scuola buddistica dell’antico Giappone, ha conosciuto negli ultimi anni una straordinaria voga fra gli scrittori e gli artisti. La massima autorità Zen è il dottor Suzuki, che qui vediamo impartire una lezione ai suoi discepoli californiani.

[18] La ferita aperta secoli fa dalla tratta degli schiavi si è forse cicatrizzata sulle coste africane ma è rimasta aperta e dolorante negli Stati Uniti. Il problema negro è il problema numero uno degli Stati Uniti. In questa nazione, dove l’elevazione economica d’ogni gruppo, d’ogni scaglione d’immigrati non subisce soste, i negri continuano ad essere relegati nel loro ruolo di poveri. Per secoli, la sola speranza del negro è stata l’aldilà; la preghiera a un Dio che non distingua i suoi figli dal colore della pelle.

[19] Perché tutto stia fermo, da un secolo ardono nei campi del Sud queste croci di fuoco accese da chi non si è ancora rassegnato alla sconfitta subita nella guerra civile. Il Ku Klux Klan, con i suoi riti fantasmagorici, si direbbe una regressione infantile di una società tagliata fuori dalla storia. Sono in gran parte povera gente anche loro, quelli che vengono chiamati con disprezzo white trash, spazzatura bianca. Anche loro invocano l’autorità della Bibbia: la maledizione divina sui discendenti di Cam. Anche loro si proclamano difensori della libertà; ma non hanno imparato che nessun uomo potrà dirsi libero, finché esisteranno degli oppressi. [20] Intanto i negri hanno cominciato a muoversi. Le manifestazioni di Selma, nell’Alabama, per il diritto al voto, e la marcia su Montgomery, sono state le maggiori battaglie guidate da un predicatore della chiesa battista, Martin Luther King. Per la prima volta al fianco dei negri sono

(5)

174

comparsi un gran numero di bianchi, coloro che hanno capito che la causa della libertà è indivisibile.

[21] Qui si mette il dito sulla piaga della condizione del Sud, paese sottosviluppato entro i confini dell’America dell’abbondanza. Il terreno in cui prospera l’odio di razza è quello d’una miseria che accomuna bianchi e negri, e in cui i bianchi, disprezzati dagli altri bianchi, non trovano altra rivincita che la sopraffazione su chi non ha la pelle uguale alla loro.

[22] Nel Texas, Houston tende ad espandersi in una super città di dieci milioni di abitanti e aspira a diventare la capitale del futuro. Si è cominciato costruendo il più grande stadio coperto del mondo, che si chiama Astrodome, e i cui inservienti indossano uniformi marziane. Questo stadio ha dei palchi di lusso che sono dei veri e propri appartamenti, con pareti tappezzate d’oro, che si affittano a 15.000 dollari la stagione. I miliardari texani passano qui il weekend. [23] Ogni civiltà umana, dalle più primitive, ha avuto i suoi riti notturni nei quali la comunità ritrova il contatto con le forze della natura che le permetteranno di vincere le battaglie del giorno. Il ballo oggi è tornato ad essere questo: qualcosa di più e qualcosa di meno d’una danza, un rito collettivo. Nelle discoteche e nei whisky a go-go una generazione si libera dalle inibizioni dei padri in una fusione quasi inconscia di erotismo e di violenza, gioia di vivere e angoscia.

[24] Paese dei giovani, l’America non sa cosa fare dei vecchi. La famiglia media americana non tiene i vecchi con sé. Nei grandi quartieri residenziali non incontri mai un suocero o un nonno. Dove si sono nascosti? In California, nel Nevada, nel Nuovo Messico, nei paesi dal clima secco e mite, si moltiplicano le Retirement House, le città abitate unicamente da vecchi, da pensionati. Le città per la vecchiaia possono apparirci come paradisi ridanciani e bonari, ma una cosa sola manca: un dopo. Qui all’anagrafe il registro delle nascite è ancora aperto alla prima pagina, mentre un altro registro si infittisce di nomi, volume dopo volume. Un sospetto sfiora talvolta gli abitanti: non sono scesi a una stazione sbagliata, non sono già arrivati al di là? [25] Il mondo è grande e c’è posto per tutti, anche per coloro che si sentono diversi dagli altri e che la morale comune condanna. Bastano un paio di chilometri di spiaggia lontano da occhi indiscreti, a Fire Island.

[26] Il vero scandalo dell’America del benessere è un altro: è l’essere poveri. Per la prima volta nella storia c’è un paese in cui le masse dei poveri costituiscono una minoranza, una minoranza che secondo i più recenti sondaggi raggiunge i cinquanta milioni di persone. Se il successo è il segno della grazia di Dio, chi non sa sollevarsi dalla miseria porta su di sé un segno di colpa e di condanna. Per questo l’americano povero prova vergogna della sua condizione, o perde il rispetto di sé stesso e non resiste alla degradazione. In tutte le grandi città degli Stati Uniti c’è

(6)

175

una via come la Bowery di New York che raccoglie i relitti umani, i vagabondi, gli ubriaconi cronici. La grancassa dell’Esercito della Salvezza cerca di ricordare la via del benessere e della virtù alle pecorelle smarrite nei bassifondi del peccato.

[27] Ma la grande torta del benessere riserva una fetta per la gran maggioranza dei cittadini. I templi del consumo aprono a tutti le loro porte: grandi magazzini e supermarket si concentrano in vere e proprie città-negozio, gli shopping center, labirinti dell’abbondanza in cui comprare equivale a un dovere civico. Alla cassa il denaro si vede di rado: ognuno mostra la sua credit

card, la tessera di credito. È tutto il meccanismo della produzione a imporre che si consumi,

che ci si indebiti, che si sia ottimisti per l’avvenire. È la società della fiducia, questa delle vendite a credito, o è la società dell’ansia?

[28] Per chi il benessere l’ha raggiunto da un pezzo, come nella California opulenta, si può cominciare a ridiscutere i confini tra virtù e peccato sotto un’altra luce. Una sfilata di topless a San Francisco ci si presenta sotto una luce cordiale, da spettacolo per famiglie. Forse si vuole soltanto proporre un calore di intimità che dissipi l’ultimo gelo puritano, che sconfigga quell’antico e moderno nemico dell’uomo americano che si chiama tabù, inibizione, frustrazione, complesso.

[29] Ma nella nostra civiltà le inibizioni non riguardano solamente il sesso. Quale frustrazione maggiore che il trovarsi imbottigliato nel traffico al volante della propria auto? Per trovare uno sfogo, al guidatore frustrato non resta che ricorrere alle automobiline, in corsa folle su piste in miniatura.

[30] Se i grandi non si stancano dei giochi dell’infanzia, la fanciullezza e l’adolescenza non tardano a prendere per modello gli adulti. Tutto li spinge a crescere rapidamente, anche l’urgenza sociale di diventare dei buoni consumatori. Esclusi dai locali notturni ma già padroni di un’automobile, i ragazzi cercano di godere la loro età di vacanza ripetendo i gesti dei grandi. Basta fermare le auto in un angolo sgombro, accendere la radio di bordo e un party danzante è subito improvvisato.

[31] Invece, per trovare un ballo all’antica, bisogna cercarlo tra i farmers dello Iowa, negli stati del grano. Tre milioni e mezzo di fattorie sono concentrate in poche zone di coltura intensiva. Si tratta di fattorie meccanizzate come industrie in cui i farmers di un tempo sono sostituiti da un nuovo tipo di coltivatore che assomiglia di più a un operaio specializzato o a un tecnico meccanico. Ma la sera, nei vecchi fienili, il tempo sembra che si sia fermato.

[32] Cosa rimane del Far West? Per ritrovare il sapore genuino di quel mondo, bisogna uscire dalle grandi strade e cercarlo tra le migliaia di città fantasma. Sono i villaggi dei cercatori d’oro, abbandonati in rovina da quando la marea umana in cerca di fortuna è passata oltre e

(7)

176

l’epopea avventurosa ha avuto fine. I leali sceriffi e gli impavidi fuorilegge non esistono più. La stessa polvere sbriciola i pizzi delle ballerine dei saloon, le borracce del ladro di cavalli morto di sete nel deserto, le carte truccate dei bari.

[33] Le tribù indiane sopravvivono come sotto una campana di vetro nelle riserve che il postumo rimorso della nazione ha loro assegnato. Ma i ragazzi studiano nella high school. Anche loro, i soli indigeni d’America, cominciano ad americanizzarsi. Gli indiani degli Stati Uniti sono mezzo milione, e non tendono ad aumentare; popolo saggio, mantiene un indice di incremento demografico molto basso. A seconda delle risorse del loro territorio ci sono tribù ricche o povere, o anche ricchissime, come i Navajos dell’Arizona, con le loro miniere di carbone e uranio, che sfruttano con i mezzi più moderni.

[34] Non è più il tempo in cui una miniera di carbone voleva dire migliaia di minatori nelle viscere della terra, col pericolo delle esplosioni di grisù. Questa macchina, manovrata da sole venti persone, taglia a fette la montagna e scodella il carbone alla superficie.

[35] Da quando è finita l’epoca del West, gli americani si sono convinti che essa è stata la grande stagione felice della loro storia. Che questa nostalgia si basi su una realtà o su una leggenda, conta fino a un certo punto. Il West oggi è un insieme di simboli che fanno parte del patrimonio ideale degli americani: sfida alla natura, prova del valore individuale, fiducia nella forza fisica e fedeltà a un codice morale. Il mito della prateria attira ancora qualche cowboy della domenica, che lascia gli uffici e i negozi delle città vicine per sperimentare sotto forma di gara sportiva locale le emozioni dei pionieri della frontiera.

[36] Ma esistono pur sempre i cowboys dei giorni feriali, quelli che compiono settimana per settimana tradizionali operazioni, come la marchiatura a fuoco dei vitelli. La loro rude tecnica non è molto cambiata negli ultimi cento anni, ma si è ristretto il teatro delle loro imprese. Da quando i vagoni frigoriferi possono far viaggiare la carne macellata fino alle fabbriche di scatolette, il bestiame non si allontana dal ranch neppure per essere ucciso. Non c’è più bisogno che il cowboy segua le mandrie cavalcando per mezzo continente, né deve spingerle sui muggenti vagoni bestiame verso l’inferno dei mattatoi di Chicago.

[37] L’America del mito era l’immenso continente vergine aperto all’avventura di un pugno di uomini ardimentosi. Per ristabilire oggi il contatto con la natura selvaggia non c’è attività migliore che la pesca, lo spingersi in un torrente precipitoso seguendo il salto dorato del salmone, anche se qualche volta il pescatore non se la sente di allontanarsi nemmeno per poche ore dal jukebox e dai salsicciotti caldi. La pesca continua a essere uno dei grandi svaghi nazionali, ma cosa diviene uno sport così individualista e solitario quando è travolto dall’affollamento e dall’organizzazione della società di massa?

(8)

177

[38] Una piccola dose di contatto con la natura può essere alla portata di tutti, nei numerosi parchi nazionali dove gli orsi recitano la loro parte con la diligente tranquillità di funzionari d’un servizio pubblico per automobilisti. Nel New Mexico gli amici della natura possono anche approfittare di un teatro costruito apposta per assistere all’uscita serale dei pipistrelli nel loro scenario naturale. Solo in Colorado, per i frequentatori del Clear Creek, l’esigenza di immergersi nella natura è portata alle ultime conseguenze.369

[39] Eppure qualcuno c’è che vive l’America letteralmente come il paese di Dio. Sono i discendenti di coloro che intesero il messaggio cristiano con l’estremo rigore di San Paolo, come rifiuto di ogni valore e di ogni potere del mondo terreno. Sono la setta più ostinata della riforma protestante: gli Amish, troncone superstite degli anabattisti perseguitati e massacrati nelle guerre di religione che insanguinarono l’Europa quattro secoli fa. Non si lasciano fotografare, e queste rarissime immagini sono state colte tra fuggi fuggi e proteste. In America hanno trovato un mondo in cui abitare continuando a rifiutare il mondo, lavorare rifiutando la società basata sulla produzione e sul consumo, farsi rispettare senza quasi piegarsi all’autorità. E hanno saputo conservare questo loro mondo nel cuore d’acciaio dell’America industriale, nei loro villaggi sparsi per la Pennsylvania, l’Ohio, l’Indiana. Unici abitanti innocenti come di un Eden prima della caduta che non hanno voluto assaggiare i frutti dell’albero della pubblicità, delle vendite rateali, degli elettrodomestici. Gli Amish rifiutano il progresso: auto, radio, televisione, frigorifero sono per loro strumenti del demonio. Se per lavorare i campi adoperano macchine agricole, le fanno azionare non dai motori ma dai cavalli o dalla forza delle loro braccia. E lavorano moltissimo, non per guadagnare ma per seguire il comandamento divino. E siccome disprezzano le ricchezze terrene, la loro parsimonia li porta, quasi senza volerlo, ad essere tra gli agricoltori più ricchi d’America.

[40] Negli stati del Sud, quando si dice la guerra, non si pensa la seconda guerra mondiale, e neppure la prima. Si continua a pensare alla guerra civile che più di cento anni fa stabilì il predominio del Nord sul Sud e l’immiserimento di queste regioni. All’esercito sudista del generale Lee continua a essere tributato un appassionato culto locale che si manifesta anche in esercitazioni di ragazzi in uniforme confederata e nel sogno d’una rivincita. Ma è anche possibile nel Central Park di New York vedere le esercitazioni di drappelli di ragazzi di colore. [41] Le organizzazioni paramilitari sono numerose negli Stati Uniti, con propositi più o meno segreti ispirati al fanatismo di estrema destra e al razzismo. Chi ha le idee chiare su tutte queste questioni è il signor George Lincoln Rockwell, che tra tutti i personaggi famosi della storia ha

369

Il documentario mostra alcuni arditi sportivi intenti a praticare il rafting lungo il corso del Colorado, in un tratto dove la corrente è agitata e vi sono piccole cascate.

(9)

178

scelto come proprio ispiratore niente meno che Adolf Hitler, e ha fondato il Partito Nazista Americano con tanto di croci uncinate e camicie brune. Ecco un picchetto di neonazisti che manifesta davanti alla Casa Bianca. Per i problemi razziali il signor Rockwell e i suoi camerati la soluzione ce l’hanno pronta; ma non c’è bisogno che si disturbino a ricordarcela, ne abbiamo preso nota a suo tempo.

[42] Per i problemi rimasti troppo a lungo in sospeso non c’è tempo d’altri rinvii. È già in atto una nuova rivoluzione tecnologica, quella che viene definita la seconda rivoluzione industriale: l’automazione. Nel Wisconsin, questa fabbrica d’automobili dell’American Motors è una delle industrie più avanzate nell’impiego dei nuovi procedimenti tecnici, e si tratta di un’industria che per tradizione bada di più alla qualità dei suoi motori che a rinnovare continuamente le linee delle carrozzerie. Già potremmo vivere in un mondo di fabbriche interamente automatizzate in cui siano le macchine a controllare il lavoro delle macchine, se non si fosse trattenuti dalla paura d’un’ondata di disoccupazione in massa. Ogni anno l’industria americana si trova di fronte a una nuova leva di un milione e mezzo di lavoratori, di cui oggi solo un milione può trovare subito impiego. Economisti e sociologi, industriali e sindacalisti, stanno calcolando i costi e i profitti della grande trasformazione tecnica che avanza con spinta irresistibile e in cui concetti come lavoro e ricchezza, antichi quanto la società umana, cambieranno radicalmente di significato. Che volto prenderà una società in cui il lavoro settimanale sarà ridotto a poche ore e le possibilità di produzione saranno immense?

[43] “Segui la via di Dio”. Queste scritte sulle strade, che spuntano tra i cartelloni della Coca-Cola, avvertendo l’automobilista che Cristo sta per arrivare, sembrano annunciare l’ingresso in un mondo nuovo, l’avvento sulla Terra del regno divino. Ma il paesaggio umano dell’Appalachia che ci si apre davanti è, anche questo, un mondo che rinuncia al mondo. Non la rinuncia scelta con ostinata determinazione dagli Amish, ma subìta come una fatalità senza scampo. Quando la macchina degli interessi economici segue la sua logica senza curarsi degli uomini, una vasta regione come l’Appalachia, che conobbe il boom del carbone tra le due guerre mondiali, può morire d’inedia. Ora questa è una delle zone più sottosviluppate d’America; vi abitano quindici milioni di poveri bianchi, cioè quasi un terzo della popolazione povera degli Stati Uniti. Negli ultimi decenni, le compagnie non hanno più giudicato conveniente lo sfruttamento delle miniere e hanno smantellato gli impianti che una volta facevano prospera questa terra. A uno a uno i vecchi minatori prendono la via del cimitero del villaggio. La montagna che domina questa vallata è ormai estranea, marcata dai tagli delle nuove macchine per l’asportazione del carbone. Non c’è più bisogno di minatori che scendano

(10)

179

nei pozzi. Non resta loro altra discesa sotterranea che questa, nelle tombe del loro vecchio cimitero.

[44] Paese di immigrati, gli Stati Uniti continuano a essere percorsi da correnti migratorie interne. Per i negri, da oltre un secolo continua la fuga dal Sud verso le grandi città industriali del Nord. Qui li attende la prima grande delusione: si sono lasciati alle spalle le umiliazioni e l’inedia del Sud segregazionista, ma è solo un primo spiraglio di libertà e dignità e di vita non misera, quello che riescono a intravedere dai quartieri negri delle metropoli che ufficialmente si dichiarano integrate.

[45] Ma ci sono negri che rifiutano l’integrazione con sdegno. Non vogliono elemosine dalla cattiva coscienza dei bianchi. Degli odiati bianchi rifiutano tutto: la cultura, il modo di vivere, le stesse idee religiose. Sono i Black Muslims, i musulmani neri. L’Africa è il paradiso perduto cui si riallacciano, un’Africa che essi identificano con la causa dell’Islam, vista con qualche approssimazione storica e geografica. Ma non sognano il ritorno all’Africa; sanno che il loro paese è qui, un paese ancora da conquistare. Sognano uno Stato Negro Americano separato dall’America bianca.

[46] Per i negri ricchi, esiste un modo tutto diverso di affrontare la questione o semplicemente di ignorarla. Sono una decina di migliaia i negri americani che possono considerarsi ricchi, e tra loro se ne conta una cinquantina che possiede più di un milione di dollari. È una percentuale minima su un totale di ventidue milioni di persone di colore; ma dobbiamo ricordare che lo stesso rapporto tra ricchi e poveri esisteva nel 1900 fra i bianchi.

[47] Le illusioni di compromesso hanno una vita breve; ecco cosa succede intanto a Watts, quartiere negro di Los Angeles. Trentatré morti, più di seicento feriti, distruzioni incalcolabili sono stati il tragico bilancio delle giornate di Watts che hanno riempito l’America e il mondo di stupore e spavento. L’opinione pubblica ha appreso che la scintilla può scoccare dove meno ci si aspetta; Watts è il quartiere negro di Los Angeles, la città che si vanta di essere la più integrata degli Stati Uniti. Ma per i negri poveri che emigrano dalla prostrazione del Sud e si trovano nel cuore della California opulenta, il contrasto tra la propria condizione psicologica di reietti e quella della maggioranza di benestanti appare più stridente che in qualsiasi altra parte d’America. Ancora una volta i sogni dell’ottimismo conciliatore sono stati infranti. La parità dei diritti civili sarà solo un piccolo passo verso la soluzione del problema negro.

[48] Ogni giorno, una somma d’energia umana e meccanica immensa viene consumata sul territorio d’America. Cala la notte; la febbre dell’attività produttiva si placa. La gigantesca macchina si concede le sue ore di sosta, ma prende a funzionare, ugualmente febbrile, un’altra

(11)

180

macchina sterminata che ingloba stati e città: la grande giostra dell’America notturna, l’industria dei sogni.

[49] È in questa via di New Orleans, Bourbon Street, che è nato lo strip tease. Originariamente non aveva la raffinatezza di cui l’hanno condito in seguito gli europei; era la più elementare forma di spettacolo che il genere umano potesse concepire. E tale è rimasto in questi bar dove i bevitori solitari basta alzino gli occhi dal bicchiere per vedere materializzarsi i loro sogni. [50] A cavallo delle loro Harley Davidson, le orde dei giovani barbari percorrono il continente. Chi sono? “Gli angeli dell’inferno”, dice la scritta sui giubbotti di cuoio. Tutto ciò che è rispettabile e benintenzionato ha in loro degli irriducibili nemici. Sventurata la città che è stata scelta come teatro delle loro gesta. Una carica d’aggressività e di rancore s’abbatte su tutti i segni della virtù, del benessere e della vita pacifica. I club di giovani come questi “angeli dell’inferno” sorgono dappertutto e si spostano dappertutto. Un raduno di motociclisti è spesso il pretesto delle loro violente kermesse.

[51] La vita religiosa del Sud prorompe specialmente d’estate, quando nuove sette nascono e muoiono attorno a profeti improvvisamente visitati dalla grazia, attorno alle tende dei predicatori, dei guaritori d’anime e di corpi. Qui siamo in una piccola città del Tennessee. È un Dio oscuro che risponde al ritmico richiamo del canto e scende a visitare i cuori pieni d’ombra manifestandosi in una crisi spasmodica e liberatrice.

[52] Già una decina d’anni fa la generazione beatnik ha bandito la sua crociata di rifiuto del modo di vita americano, e da allora una gioventù indocile ha stabilito le sue centrali al Greenwich Village di New York e alla North Beach di San Francisco. Niente più efficienza produttiva, carriere aziendali, acquisti rateali; niente di tutto quello che l’americano medio paga con l’ansia e la nevrosi. Un semplice ritmo di bongos scandisce il piacere fisico di essere vivi. [53] A Los Angeles, durante un banchetto in onore del vicepresidente Humphrey, dimostranti per la pace nel Vietnam sfilano per la strada scandendo il loro ritornello: “Lyndon Johnson, quanta gente hai ammazzato oggi?” Periodicamente negli Stati Uniti un’ondata di inquietudine morale sommuove il sonno delle coscienze. La gioventù mette in discussione il mito americano; vuole vedere chiara la verità. Si domanda se gli ideali umanitari tante volte proclamati vivono ancora. Ma è la prima volta nella storia americana che un vasto movimento di studenti esce dai campus delle università e porta la sua protesta fino alla Casa Bianca. Lo slancio di questa ondata pacifista caratterizza l’ingresso nella vita pubblica di una nuova generazione di americani.

[54] È impossibile morire di fame in America. Nei quartieri dove gli sconfitti si vergognano di mostrare il loro volto, ogni chiesa fa a gara nell’organizzare iniziative d’assistenza. Ma la carità

(12)

181

ricevuta s’accompagna, per questi uomini, a un senso di condanna. Non hanno saputo meritare il segno tangibile della grazia di Dio: il successo.

[55] Come la Luna, l’America ha una faccia al riparo dagli sguardi. Il rovescio di questa lussureggiante terra promessa delle energie meccanizzate è il cimitero dei rottami stritolati dalla routine del consumo. Uomini e macchine buttati in pasto alla ruggine perché non c’è convenienza a recuperarli. Cimiteri d’automobili, di aeroplani e cimiteri di navi. Anche i motori e la lamiera hanno le loro Bowery, i loro quartieri della caduta senza salvezza.

[56] Le domande su come va il mondo vengono poste partendo da lontano. Il dibattito teologico continua ad essere la vera forma di discussione popolare. Nel centro di Los Angeles, a Pershing Square, ogni giorno predicatori dilettanti, profeti ispirati e approssimativi, riprendono il discorso dal principio d’ogni principio: Dio. E sfidano al contraddittorio i vecchi miscredenti. In questo paese della praticità, della concretezza, dell’empirismo, la discussione ideale ripropone le domande sull’eterno, sull’anima, sul Paradiso Terrestre.

[57] Ma c’è anche chi non si pone domande e cerca la spiegazione di tutto in un diverso modo di essere e di sentire. C’è chi crede che i narcotici siano la via per raggiungere un altro universo senza bisogno di razzi o di stazioni spaziali. I funghi allucinogeni che spuntano nel Messico sono la magica pozione che permette di entrare in un mondo di sensazioni e conoscenze al di là della sensibilità normale. L’ultimo traguardo di questa civiltà della tecnica e dell’efficienza sarebbe dunque l’incantato paradiso del sogno, il Nirvana? Oppure anche in questa nuova ossessione visionaria che ha già trovato i suoi poeti e i suoi predicatori esiste un’esigenza attiva, il senso che l’uomo deve cambiare, deve sentirsi ed essere diverso, deve vedere il mondo con occhi nuovi, impostare in modo nuovo i suoi rapporti col prossimo?

[58] Da un così mutato scenario per le nostre opere e i nostri giorni, ci si aspetta che prenda forma un tipo di convivenza altrettanto mutato. L’uomo che comanda le officine cibernetiche, che rende docile ai suoi voleri l’energia atomica, che relega la fatica fisica alla folla metallica degli automi, non potrà essere più quello di ieri. Su quali valori si baserà la civiltà che ci stiamo accingendo ad espandere fuori del nostro pianeta, a propagare per lo spazio? È per trovare una risposta a queste domande che i nostri occhi sono fissi sull’America con impazienza, inquietudine, speranza. Questa America che per milioni e milioni di uomini è stato un nome da dare al futuro, e sulla quale continuiamo a interrogarci come ci si interroga sul destino dell’uomo.

(13)
(14)

183

Bibliografia

Opere di Italo Calvino

 Corrispondenze dagli Stati Uniti, in Saggi, a cura di Mario Barenghi, Milano, Mondadori, 1995

 Eremita a Parigi, Milano, Mondadori, 2011  Le città invisibili, Milano,Mondadori, 2015

 Lettere 1940-1985, a cura di Luca Baranelli. Introduzione di Claudio Milanini, Milano, Mondadori, 2000

 Saggi 1945-1985, a cura di Mario Barenghi, Milano, Mondadori 1995  Sono nato in America… Interviste 1951-1985, Milano, Mondadori, 2012  Un ottimista in America, Milano, Mondadori, 2015

Il testo di America paese di Dio è stato desunto dal video disponibile all’indirizzo

https://www.youtube.com/watch?v=Z5-Oh94zhy0.

Opere di altri autori

 Borgese, Giuseppe Antonio, Atlante americano, Firenze, Vallecchi, 2007  Cecchi, Emilio, America amara, Padova, Franco Muzzio Editore, 1995  Piovene, Guido, De America, Milano, Garzanti, 1953

(15)

184

Saggi critici

 Atti del colloquio internazionale Future perfect: Italo Calvino and the Reinvention of the

Literature, New York University, New York City, 12-13 aprile 1999, Cava de’ Tirreni,

Avagliano, 2002

 Antonelli, Claudio, Pavese, Vittorini e gli americanisti: il mito dell’America, Bagno a Ripoli, Edarc Edizioni, 2008

 Bertieri, Claudio, Lo sguardo di Palomar, “l’uomo-cinema”. Dalla pagina allo schermo

televisivo, “La Riviera Ligure”, XXIII

 Beynet, Michel, Calvino en Amérique: “Tutto il mondo è paese?”, «Italies», 1, (1997) [leggibile all’indirizzo https://journals.openedition.org/italies/3397]

 Carducci, Nicola, Gli intellettuali e l’ideologia americana nell’Italia letteraria degli anni

Trenta, Manduria, Lacaita, 1973

 Fernandez, Dominique, Il mito dell’America negli intellettuali italiani dal 1930 al 1950, Caltanissetta, Salvatore Sciascia, 1969

 Guarnieri, Giulia, La cultura anglofona nell’opera di Italo Calvino, “Forum Italicum”, 45 (2011)

 Giudicetti, Gian Paolo e Lizza Venuti, Marinella, Le città e i nomi. Un viaggio tra le

“Città invisibili” di Italo Calvino, Cuneo, Nerosubianco edizioni, 2010

 Marazzi, Martino, Little America. Gli Stati Uniti e gli scrittori italiani del Novecento, Milano, Marcos y Marcos, 1997

 Meda, Ambra, Al di là del mito: scrittori italiani in viaggio negli Stati Uniti, Firenze, Vallecchi 2011

 Meda, Ambra, «Paese Moloch» o «Eden paradisiaco»? Gli Stati Uniti d’America nella

letteratura d’inizio ‘900 fra realtà e immaginazione, in La letteratura degli italiani. Rotte confini passaggi, Genova, 15-18 settembre 2010, a cura di Alberto Beniscelli, Quinto

Marini, Luigi Surdich, Novi Ligure, Città del silenzio edizioni, 2012

 Meda, Ambra, ‘Un nuovo Oriente favoloso’. Interpretazioni del sogno americano nel

panorama culturale dell’Italia fascista, “Moderna”, XV (2013)

 Musarra Schrøder, Ulla, Immagini d’architettura in Italo Calvino, «Italies», 16 (2012)

[leggibile all’indirizzo https://journals.openedition.org/italies/4471]

 Pellizzari, Lorenzo, L’avventura di uno spettatore. Italo Calvino e il cinema, Bergamo, Lubrina, 1990

(16)

185

 Raveggi, Alessandro, Calvino americano. Identità e viaggio nel Nuovo Mondo, Firenze, Le Lettere, 2012

 Re, Lucia, Calvino e il cinema: la voce, lo sguardo, la distanza, in Italo Calvino

newyorkese. A cura di Anna Botta e Domenico Scarpa, Cava de’ Tirreni, Avagliano

Editore, 2002

 Santoro, Vito, Calvino e il cinema. Prefazione di Pasquale Voza, Macerata, Quodlibet, 2012

Riferimenti

Documenti correlati

[r]

Digital technologies are of paramount importance as competition tools for SMEs and entrepreneurs must recognize that neglecting them is very risky and may seriously compromise

A differenza del Sud della penisola, tuttavia, dove gli emigranti mostrarono una predilezione per il continente americano, ed in primo luogo per gli Stati Uniti, i

In a consistency check, which was carried out on CR’s set of simple decision games, IASW preferences spontaneously beat the neoclassical model, which assumes purely

In Italia, come dicevamo, le pressioni dell'opinione pubblica sono state trasmesse alle istituzioni e hanno concentrato l'attenzione su alcuni argomenti e settori specifici

di razionalizzazione delle attività aziendali.. 39 Ebbene, in questo contesto, come osserva autorevole dottrina, il trattamento tributario delle spese di regia risulta

Si è quindi ricostruito allo stesso modo il processo storico dell’affermazione del fiorentino come lingua italiana della nazione nel corso dei secoli, concepita

The Italian party system had not yet settled from the 2013 shock (when the change was perceived primarily in the electoral and parliamentary arenas) by the time of the