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Capitolo 11: Conclusioni

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Academic year: 2021

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Capitolo 11: Conclusioni

Questo studio di tesi ha permesso di ampliare le conoscenze sulle facies deposizionali e sulla successione tardo-olocenica presente nel sottosuolo del sito archeologico di Magdala.

Il risultato principale è stato quello di ricostruire il quadro evolutivo stratigrafico-deposizionale del porto antico di Magdala e delle aree limitrofe, utilizzando un approccio interdisciplinare che affianca la geologia all’archeologia, alla geofisica e alla micropaleontologia.

Nello specifico:

 Sono stati raccolti nuovi dati granulometrici e micropaleontologici, provenienti da otto sondaggi e da due nuove trincee, che hanno permesso di ampliare la banca dati di sottosuolo della zona del porto antico di Magdala;

 Sulla base delle analisi granulometriche e micropaleontologiche effettuate, sono state individuate 4 associazioni di facies deposizionali (spiaggia lacustre, baia, spiaggia ghiaiosa e lacustre distale);

 La realizzazione di sezioni stratigrafiche ha permesso di definire l’estensione dei sedimenti limosi-sabbiosi che caratterizzano la fase di attività portuale (Sequenza 2); inoltre grazie alla realizzazione di una trincea aperta all’interno del quadriporticus (F19) ha permesso di collegare questi sedimenti ad una serie di strutture portuali sovrapposte nel tempo a partire dal periodo ellenistico, di cui soltanto l’ultima è ad oggi visibile;

 Sulla base delle correlazioni stratigrafiche e delle informazioni provenienti dalle associazioni a ostracodi presenti nei sedimenti analizzati, è stato possibile definire una zona critica, in particolare per la zona ad Est del sito, compresa tra il sondaggio MIII e il sondaggio MVI, dove con molta probabilità si trovava la struttura del frangiflutti ricollegabile al periodo di attività tardo ellenistico – romano del porto. Non è stato possibile estendere l’andamento del frangiflutti nella zona a Nord del sito essendo i sondaggi ubicati sulla base delle risultanze stratigrafiche e di facies in zone esterne al frangiflutti.

A questo riguardo, le tomografie geoelettriche sembrano confermare, almeno nella zona Est del sito la presenza di un corpo sepolto, anche se l’intensa antropizzazione del sito in epoche recenti (opere di bonifica con materiale di riporto sulla scarpata) rende il dato non totalmente affidabile;

 La contestualizzazione delle strutture romane nel quadro stratigrafico-deposizionale ricostruito permette di escludere la prima ricostruzione del porto di

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88 Magdala effettuata da Nun (1989), che ipotizzava gli approdi romani ad una quota circa 3 m al di sotto della quota dei moorings (circa 3 m di differenza) e quindi incompatibile, da un punto di vista funzionale, con le strutture portuali scoperte nel sito;

 Prendendo in esame il modello evolutivo realizzato nel Capitolo 10 e sulla base della sequenza stratigrafico-deposizionale osservata è possibile proporre un modello della variazione del livello del Mar di Galilea durante gli ultimi 2000 anni: a partire dal periodo tardo ellenistico (167-63 a.C.) e fino alla fine del periodo romano (63 a.C.-270 d.C.), il livello del lago rimane stabile (è ipotizzabile una quota compresa tra di -208,6 m e -208,9 m) con un probabile lieve abbassamento nella fase iniziale del periodo romano, come testimoniato dalla costruzione dei nuovi approdi, giustapposti a quelli ellenistici precedenti, posti ad una quota leggermente inferiore, e più spostati verso lago. La successiva sedimentazione di sabbie e ghiaie (Sequenza 3) datate al periodo tardo romano (270-350 d.C.) indica una variazione nell’apporto sedimentario, ed un leggero aumento del livello del lago, con le ghiaie che si depositano subito sotto le pietre di ancoraggio.

Dal periodo tardo romano fino al periodo bizantino si assiste ad un abbassamento del livello del lago, come testimoniano gli ormeggi datati al periodo tardo bizantino – arabo antico (550-800 d.C.) posti ad una quota di circa -211 m. L’ultima fase che caratterizza il sito archeologico di Magdala vede un nuovo aumento del livello dell’acqua e la deposizione di ghiaie che sono state datate al periodo arabo medio (1000-1200 d.C.);

 Basandosi su un approccio interdisciplinare, che affianca le discipline della geologia, della archeologia e della geofisica, è stata ricostruita l’evoluzione stratigrafico-deposizionale delle aree limitrofe al porto antico di Magdala, evidenziando come l’uomo abbia influito sui processi sedimentari. Sono quindi state individuate tre sequenze sedimentarie, corrispondenti a tre distinte fasi evolutive del porto, come già teorizzato da Marriner e Morhange per i siti portuali del Mar Mediterraneo. In particolare, Sequenza 1, corrispondente alla fase di “pre-porto”, e caratterizzata da deposizione di sabbie in ambiente di spiaggia naturale; la Sequenza 2, connessa alla fase di attività del porto (fase “sin-porto”) e costituita da sedimenti limosi, ricchi in reperti osteologici e reperti archeologici; la Sequenza 3, caratterizzata da sedimenti di spiaggia da sabbiosa a ghiaiosa, che testimoniano l’abbandono del porto, la fine dell’influenza antropica sulla sedimentazione, e il ripristino di condizioni deposizionali naturali (fase

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“post-Capitolo 11: Conclusioni

89 porto”). Il passaggio tra queste sequenze è caratterizzato dalle superfici di HFS e HAS, similmente a quanto stabilito dal modello dell’Ancient Harbour Parasequence per i porti antichi del Mediterraneo.

Riferimenti

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