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CAPITOLO III LA QUALITA’ E LE COOPERATIVE SOCIALI ITALIANE NEGLI ANNI DELLA CRISI

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94 CAPITOLO III

LA QUALITA’ E LE COOPERATIVE SOCIALI ITALIANE NEGLI ANNI DELLA CRISI78

Dopo aver trattato di come si è evoluta la cooperazione sociale fin dalla sua nascita e di quali sono le norme che la regolamentano, pare opportuno contestualizzare l’ambito socio-economico in cui esse operano attualmente. Avere un quadro chiaro di quale è il contesto odierno permetterà di capire quali sono le motivazioni che stanno dietro a determinate scelte.

1. La tenuta delle cooperative sociali italiane negli anni della crisi

Il pensiero economico tradizionale riteneva la nascita dell’impresa cooperativa un episodio temporaneo destinato a scomparire a causa dei progressi nel funzionamento dei meccanismi di mercato e della crescente efficienza di regole ed istituzioni nel contrastare i suoi fallimenti. Il sistema cooperativo è in realtà cresciuto per almeno tre diversi motivi. - Primo, regole ed istituzioni, pur cercando di progredire, hanno sempre efficacia limitata nel contrastare i problemi derivanti da asimmetrie informative, esternalità negative e beni pubblici.

- Secondo, i crescenti vincoli di bilancio pubblico hanno visto aumentare la delega della fornitura di beni e servizi pubblici ad organizzazioni cooperative o no profit in virtù del principio di sussidiarietà.

- Terzo, anche se i primi due problemi fossero risolti, le imprese cooperative riescono a soddisfare i bisogni profondi di soddisfazione di vita delle persone che, al di là di visioni

78Alcune considerazioni sono state tratte da Il posizionamento strategico della cooperazione sociale per lo sviluppo

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95 riduzionistiche, vogliono soddisfare nel lavoro non solo le loro esigenze monetarie ma anche le proprie motivazioni intrinseche.

A metà dello scorso secolo la nascita delle cooperative sociali segna un’evoluzione nei principi cooperativi. Si passa in sostanza da un mutualismo ristretto e circolare per il quale gli stakeholders fondano l’organizzazione affinché restituisca loro benefici, ad un mutualismo allargato nel quale l’organizzazione nasce per produrre benefici a vantaggio di terzi. Come per ogni organizzazione economica, anche la cooperativa sociale dovrà vincere la sfida della sostenibilità e dell’efficienza: “La forma di associazione che, se l’umanità continua a migliorare, ci si deve aspettare che alla fine prevalga, non è quella che può esistere tra un capitalista capo e un lavoratore senza voce alcuna nella gestione, ma l’associazione degli stessi lavoratori su basi di eguaglianze che possiedono collettivamente il capitale con cui essi svolgono le loro attività e che sono diretti da manager nominati e

rimossi da loro stessi”.79

Il peggioramento della congiuntura economica, portato dall’onda lunga della crisi finanziaria, ha subito una forte accelerazione diventando un dato strutturale per il nostro paese. Innestandosi sulle antiche debolezze del sistema produttivo italiano e sul grave disavanzo dei conti pubblici, ha determinato la stagnazione della produzione industriale e severe misure di riduzione delle risorse con ricadute pesanti non solo sul sistema economico e produttivo, ma sull’intera società minando altresì elementi fondamentali della coesione sociale.

Le cooperative sociali, che fino ad oggi hanno mostrato una tenuta ed una capacità di “assorbimento” anche delle difficoltà del sistema, sono state messe di fronte, oltreché ad una drastica riduzione della produzione economica e delle risorse nel suo complesso, alla verifica della “adeguatezza” a fronteggiare nuovi livelli di competitività e una ridefinizione del sistema di welfare che si muove su percorsi nuovi di cui possiamo essere attori protagonisti solo se contribuiamo a costruirli con una visione condivisa.

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96 Mettere in relazione il posizionamento strategico di impresa con lo sviluppo locale è quindi una condizione imprescindibile per la cooperazione sociale che affonda le proprie radici nella storia della auto-organizzazione della società civile e si basa su un’esperienza di mutualità e solidarismo tra persone e con le comunità e che, a partire da questa visione, ha acquisito una crescente e rilevante forza, anche economica, nella promozione e gestione del welfare e delle relative risorse. Per questo non può esistere una posizione di questo particolare tipo di impresa fuori o a prescindere dal contesto territoriale e soprattutto dalle relazioni che rappresentano l’elemento costitutivo della qualità delle comunità.

Il contesto in cui viviamo è caratterizzato da ampi gradi di instabilità. Questa situazione, pur creando indubbi ed evidenti problemi all’attività imprenditoriale e sociale delle cooperative, se ben letta, può anche essere un’occasione per avviare processi significativi di cambiamento.

Una crisi o una forte necessità possono sollecitare la creatività, ma possono anche inibirla quando sono troppo gravi e affrontate in solitudine. E’ così significativamente cambiato il quadro di riferimento che non ci sono “prospettive standard” a cui riferirsi, la cooperazione sociale è chiamata quindi ad interrogarsi sul ruolo economico e sulla tenuta “imprenditoriale”, ma soprattutto ad operare un’approfondita riflessione su come affermare i propri punti di forza ed i valori di riferimento, la propria forma economica e societaria, nella definizione della visione e nella costruzione di un moderno e integrato sistema di

welfare society. Rilanciare una modalità relazionale di tipo cooperativo richiede di

focalizzare, in un contesto in profondo cambiamento, le finalità dell’agire superando il dualismo Stato-mercato che, sulla base di una distorta visione efficientista, corre il rischio di distruggere quel capitale sociale frutto proprio dell’azione cooperativa e di tutte le autonomie sociali organizzate. L’opzione di una “nuova economia” è quindi un’urgenza concreta e pone il problema del passaggio da “un modello io ad un modello noi” di tipo cooperativo e non concertativo. Pone il problema del passaggio da un’idea di welfare come bene pubblico ad un’idea di welfare come bene comune.

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97 E’ sulla base di questi presupposti che le cooperative devono riflettere sul ruolo che hanno in questo contesto mutevole, in modo da poter adattarsi alle nuove esigenze sia dei committenti dei servizi, sia degli utenti finali.

In un momento critico di passaggio come l’attuale il tratto distintivo della cooperazione italiana è la capacità che questa ha mostrato negli ultimi anni non solo di garantire la tenuta occupazionale ma di continuare a costituire un bacino prezioso e per certi versi unico di

nuove opportunità di lavoro.L’andamento di lungo periodo trova spiegazione nella solidità

intrinseca del modello cooperativo e nella sua logica di crescita incrementale che se da un lato risulta più rigida nello sfruttare le accelerazioni di mercato, quando si presentano, dall’altro lato riesce a difendersi con maggiore fermezza alle dinamiche negative proprio attraverso i suoi meccanismi compensativi interni.

Secondo il Primo rapporto sulla Cooperazione in Italia del Censis del 2012, a trainare l’aumento dell’occupazione è stato proprio il settore della cooperazione sociale, che ha registrato tra 2007 e 2011 un vero e proprio boom, con una crescita del numero dei lavoratori del 17,3%. Crescita che non si è arrestata nemmeno nell’ultimo anno (tra terzo

trimestre 2011 e 2012) segnando un balzo in avanti del 4,3% (tab. 1)80.

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98 Il terziario sociale, intendendo con tale definizione l’insieme di cooperative in campo educativo, formativo, dei servizi sociali e sanitari, nonché ricreativi e ludico-sportivi, tende ad assumere un ruolo del tutto rilevante. Con oltre 14 mila cooperative attive (18% del totale) e più di 300 mila addetti (23,6% del totale), è questo uno dei settori in cui l’impronta cooperativa si fa sentire con maggiore forza, visto che su 100 occupati attivi in questa area ben il 23,7% sono lavoratori di cooperative. Del tutto particolare è il caso dei servizi sociali e sanitari, in cui si concentra peraltro la quota più rilevante di occupati, ed in cui la cooperazione rappresenta oramai il vero pilastro dell’offerta di servizi, considerato che su

100 addetti del settore, quasi la metà (49,7%) appartiene a questo mondo (Tab.2)81.

2. La cooperazione sociale e la crisi in Toscana82

Nel 2013 il termine “crisi” è ancora fortemente attuale e, se è vero che si rilevano timidi segnali positivi in qualche settore e nelle esportazioni, è anche vero che questi non

81 Elaborazione Censis su dati Telemaco – Infocamere, 2012

82 Queste considerazioni sono state tratte dal Rapporto sociale di Legacoop Servizi Toscana del 2010, op. cit., pag. 82-83 e da Sintesi, commenti e interrogativi della ricerca-azione di Alfredo Morabito, dal testo Cooperare per l’innovazione sociale, percorso di integrazione in Toscana, Rubbettino Editore, 2013

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99 determinano un’inversione di tendenza per l’occupazione, che i debiti pubblici ne escono molto appesantiti e la cosiddetta “autoregolazione” dei mercati non funziona.

Dalla crisi finanziaria siamo passati alla crisi economica poi divenuta occupazionale e il diffondersi di una situazione di malessere legata al lavoro che non c’è, a quello incerto o a quello che si è perso, ha sviluppato condizioni di isolamento e di disgregazione sociale. Così accanto alle vecchie povertà se ne sono formate di nuove e accanto ai già noti elementi di incremento e trasformazione della domanda di welfare - mutamenti demografici, dell’organizzazione sociale, familiare e del lavoro - se ne sono aggiunti di nuovi e all’esclusione si è aggiunta la vulnerabilità di strati crescenti della società.

Le cooperative sociali producono beni di utilità collettiva, rispondono a bisogni sostanziali di cura, educazione, inclusione sociale e questo le mette al centro della produzione di welfare la cui domanda cresce in tempo di crisi. In tale contesto le cooperative sociali hanno generato e offerto un’occupazione sostanzialmente stabile e di qualità anche per quelle categorie di persone più penalizzate dal mercato del lavoro: giovani, donne, persone svantaggiate e ai margini del mercato del lavoro contribuendo così ad una maggiore occupazione complessiva. L’attività delle cooperative sociali toscane si realizza principalmente all’interno di una stretta relazione con le Amministrazioni Pubbliche che affidano i servizi tramite gare d’appalto.

In questi ultimi anni sono notevolmente cambiate le condizioni del mercato di riferimento e il vincolo della riduzione delle risorse pubbliche ha allargato la forbice fra le dichiarazioni di principio, le leggi e la realtà quotidiana del mercato e delle gare d’appalto. Dall’utilizzo di criteri, definiti attraverso apposite delibere della Regione Toscana, che valorizzano gli aspetti di progettualità, territorialità, collaborazione con altri soggetti appartenenti alla comunità, si è progressivamente passati, in nome delle nuove regole sugli appalti pubblici e della necessità di contenere la spesa, ad una “open competition” fra soggetti, a volte anche con caratteristiche, finalità e contratti di riferimento diversi, ed a sistemi di valutazione dell’offerta che penalizzano la qualità e il valore aggiunto sociale della cooperazione. Le cooperative, da sole o variamente organizzate in ATI o attraverso i Consorzi, hanno sostenuto la competizione e mantenuto il posizionamento soprattutto grazie al

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100 consolidamento delle competenze progettuali, organizzative ed alla capacità di fornire risposte qualificate e flessibili.

Anche se le gare d’appalto rimangono il principale ambito di azione per le cooperative, negli ultimi anni si è avuto anche uno sviluppo della progettazione innovativa sostenuta dalla finanza di progetto o da investimenti di risorse proprie delle cooperative soprattutto in alcuni settori quali i servizi all’infanzia, le Residenze per Anziani ed alcune attività più propriamente commerciali delle cooperative di inserimento lavorativo. Nei servizi all’infanzia le cooperative toscane sono diventate leader per qualità e quantità (oltre trecento servizi all’infanzia con più di ottomila posti disponibili) ed hanno rappresentato un apporto rilevante per lo sviluppo complessivo di questa area in tutta la Regione. Questa significativa presenza, testimoniata in una articolata iniziativa organizzata all’interno della rassegna Dire&Fare (nov 2010), ha ricevuto un riconoscimento per la qualità della sua partecipazione nell’ambito del premio “città ideale”.

In prospettiva un significativo cambiamento di orizzonte normativo e di mercato riguardante la cooperazione di tipo A è rappresentato dalla recente legge sull’accreditamento dei servizi (LR 82 del 28 dicembre 2009) in particolare relativamente alla possibilità per il cittadino di acquistare il servizio, attraverso voucher, scegliendo il fornitore e alle modalità di relazione fra la cooperazione sociale e l’Ente Pubblico per la parte che riguarda i servizi attualmente affidati tramite gara d’appalto. L’accreditamento risponde ad un concetto che può portare ad un sistema profondamente diverso da quello che ha caratterizzato, fino ad oggi, l’impianto delle relazioni e il ruolo dei soggetti che operano in questo settore pertanto è necessario definire obiettivi chiari e condivisi per fare in modo che questo cambiamento contribuisca all’appropriatezza e alla qualità dei servizi e non determini un appesantimento burocratico e un contesto in cui c’è sovrapposizione e confusione di regole.

La crisi ha accentuato la percezione, già presenti da qualche anno, dell'inadeguatezza del nostro sistema di welfare di fronte ai profondi cambiamenti generati da un'economia globalizzata in cui, tra l'altro, la governance dei processi è sempre meno gestibile a livello nazionale e non si intravedono ancora (e chissà per quanto tempo) livelli di governo

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101 sovranazionali efficaci. I meccanismi redistributivi classici non funzionano più, il sistema di protezione sociale non riesce più a finanziarsi in modo adeguato, i cittadini esprimono sempre più una domanda che è locale e che non riesce a trovare adeguate risposte né politiche, né amministrative.

È comunque evidente come l'attuale situazione di deflazione e recessione già negli sempre meno risorse in grado di riprodurre il sistema, anche se riformato. Se non riprende un percorso di crescita economica (seppur con modelli differenti che garantiscano uno sviluppo sostenibile) nessun sistema di protezione sociale potrà garantire i diritti del cittadino in modo vacuo e qualitativamente accettabile. Ne, peraltro, la diminuzione delle risorse totali disponibili farà sì che la riduzione delle risorse pubbliche possa essere compensata dall'integrazione delle risorse private.

Comunque, sia nel caso auspicabile di ripresa economica, sia in quello del perdurare della stagnazione, saranno necessarie innovazioni che consentono di ridurre gli sprechi, di integrare le risorse servizi, di rendere flessibile il sistema di protezione per adeguarlo ai cambiamenti demografici sociali della domanda.

La cooperazione sociale, che da ormai trent'anni è uno dei soggetti che garantiscono questi servizi ai cittadini in un rapporto di collaborazione operativa con le comunità locali, sente drammaticamente questo cambiamento e sta cercando di sperimentare forme di innovazione sociale in grado di continuare a garantire un accesso ai servizi riferibili ai diritti di cittadinanza (salute, sicurezza sociale, istruzione ed educazione, l'inclusione).

Un documento interessante predisposto dall’IRPET per il Consiglio della Regione Toscana sembra fotografare realisticamente la situazione:

“Gli enti pubblici sembrano reagire alla penuria delle risorse adottando almeno tre diversi tipi di strategie, che sono:

a) l'eliminazione dei servizi non strettamente indispensabili, che vuol dire tagli soprattutto la parte di prestazioni sociali ed educative e mantenimento esclusivamente di quelle a contenuto socio sanitario;

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102 b) l'incremento delle quote di partecipazione a carico degli utenti e la riduzione dei trasferimenti alle famiglie, che spesso si traducono anch'essi in una diminuzione della domanda di servizi di non strettamente indispensabili;

c) la ricerca di operatori esterni a costi sempre più ridotti, che comporta riduzione delle basi d'asta per gli appalti, concessioni di premialità a ulteriori riduzioni di costo, affidamenti a

soggetti tradizionalmente operanti in ambiti meno strutturati.”83

I contratti con la pubblica amministrazione sono sempre più a breve o brevissima scadenza, prezzi di aggiudicazione dei servizi sempre più bassi e basi d'asta a volte insufficienti alla copertura del costo del lavoro, ritardi di pagamento che erodono per gli oneri finanziari il già troppo bassi margini di redditività, una domanda in evoluzione a cui spesso non si riesce a fornire un'adeguata risposta, l'affacciarsi di soggetti meno strutturati e la concorrenza del for profit che offrono servizi a prezzi minori e, quindi, spesso con una qualità inferiore o, comunque, non controllabile.

La crisi in corso riduce le risorse pubbliche per i servizi che scarica sulle persone costi aggiuntivi che, sempre più spesso, non sono in grado di affrontare a causa della riduzione del proprio reddito o della destinazione delle risorse ad altri bisogni ritenuti prioritari. Nonostante ciò la cooperazione sociale regge, stante l'esigenza di produrre innovazioni, sia per continuare a fornire alla popolazione i servizi necessari, sia per dare continuità aziendale alle proprie attività e reddito ai propri soci e lavoratori.

Tra i fattori critici endogeni alla cooperazione, però, si evidenzia una dimensione spesso troppo piccola per affrontare investimenti, innovazioni e limitazioni di possibili sprechi; una struttura manageriale e operativa a volte troppo esigua per poter destinare il tempo necessario alla progettazione strategica delle attività; la partecipazione ad aggregazioni (nelle loro differenti forme giuridiche) che a volte non hanno una mission definita e che rischiano di essere sovrastrutture che, invece di produrre sinergia e maggiore produttività dei fattori, producono un costo aggiuntivo.

83 IRPET, Consiglio Delle Autonomie Locali, Consiglio Regionale della Toscana, Il governo locale in Toscana Identikit

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103 Sempre più spesso, soggetti esterni al territorio e organizzazioni for profit intervengono nella gestione dei servizi. Il fattore prezzo in questi casi è spesso dominante, altre volte questi soggetti sono portatori di esperienze innovative, altre ancora sono in grado di effettuare investimenti che non sono alla portata della cooperazione locale. Bisognerebbe rendere l'integrazione con il territorio valore aggiunto (e, quindi, ulteriore vantaggio competitivo) nella creazione di qualità e avere le dimensioni ottimali per sviluppare innovazione e sostenere gli investimenti.

Un surplus di qualità, sia per i cittadini-lavoratori sia per i cittadini-utenti, è rappresentato dall'occupazione di lungo periodo se correttamente remunerata e con processi formativi specifici continui.

Nel campo socio-assistenziale (come abbiamo già spiegato nei precedenti capitoli) esiste una triangolazione rispetto al servizio: l'utente ha alcuni bisogni che producono una domanda espressa o potenziale; un altro soggetto (tipicamente la pubblica amministrazione) intercetta il bisogno, lo trasforma in domanda e ne finanzia la risposta; un ultimo soggetto o più soggetti erogano il servizio Questi servizi non sono a mercato e quindi non si ha la tipica misura di congruità e di soddisfazione classicamente rappresentata dal volume delle vendite o dal prezzo. Inoltre tipicamente è l'erogatore del servizio che può ricevere il feedback sullo stesso. Il soggetto utente ha spesso anche poco potere contrattuale e difficilmente ha la possibilità di manifestare la propria soddisfazione/insoddisfazione. Per ultimo, il “terzo pagante”, la pubblica amministrazione, risponde maggiormente alle esigenze del cosiddetto “elettore mediano” (la fascia della popolazione maggioritaria nel territorio elettorale). In questo modo si può perdere la percezione dei bisogni reali e della domanda marginale dei cittadini.

Nelle vicende politiche degli ultimi anni, gli eletti sono riusciti sempre meno a tradurre i fabbisogni e le aspettative dei loro elettori in coerenti risposte da parte delle amministrazioni, alimentando, man mano, un crescente disallineamento, tanto più evidente, quanto più insopportabile. In questo modo i tanti rapporti tra i cittadini e pubbliche amministrazioni, privati di una forma di legittimazione o intesa sostenibili, si sono trasformati in tante occasioni di cortocircuito tra persone che esprimono fabbisogni (sempre

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104 più articolati e complessi) e amministrazioni che non sono in grado di gestirli in modo appropriato.

È da sottolineare come la cooperazione sociale abbia spesso attivato anche una funzione di ascolto nei confronti degli utenti, verificando la percezione della qualità dei servizi erogati e cercando di trasformare le richieste emergenti in domanda la rivolge al terzo pagante, pubblica amministrazione. Questo sia per una dimensione etica di attenzione alla persona, sia in quanto opportunità per migliorare i propri servizi.

3. La certificazione della qualità: elemento essenziale per operare nel contesto attuale Una rilevazione fatta da Legacoopsociali Toscana tra dicembre 2011 e gennaio 2012 sulle

cooperative sociali di tipo A ad essa aderenti ha mostrato i seguenti risultati84:

Si osserva che al 30/03/2011 le cooperative sociali di tipo A iscritte all’Albo Regionale delle Cooperative sociali risultano essere 292 distribuite tra le varie province della Regione

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105 Toscana. Le cooperative sociali di tipo A aderenti a Legacoopsociali Toscana sono 96 e di queste hanno risposto al questionario in 67.

Riguardo al possesso di certificazioni di qualità, circa il 60% delle cooperative ne ha almeno una (40 cooperative su 67). Inoltre si nota come al crescere delle dimensioni organizzative cresca anche la quota di cooperative certificate.

Le cooperative piccole e medio piccole si collocano ben al di sotto della media (rispettivamente, con l’8,3% ed il 42,9% di cooperative certificate appartenenti alla specifica classe dimensionale), mentre tra le medie, medio-grandi e grandi la quota di

cooperative certificate sale al di sopra dell’80% (in ordine, 85,7%, 92,9% e 83,3%)85.

Rispetto al tipo, la certificazione ISO 9001 (relativa ai sistemi di gestione per la qualità) è la più diffusa (81,6% del totale delle certificazioni) ed è quella posseduta da tutte le

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106 cooperative certificate. La certificazione ISO 9001 è adottata a prescindere dalle dimensioni organizzative.

Da questi dati è possibile capire quanto la qualità e la sua certificazione si sia ormai radicata nel tessuto della cooperazione sociale, divenendo un requisito sostanziale di cui le cooperative, in particolare le cooperative sociali di tipo A, non possono più fare a meno. Le motivazioni risiedono nei requisiti richiesti dagli enti committenti del servizio (strutture sanitarie, comuni ecc.), infatti la certificazione ISO 9001 pur essendo volontaria è diventata un elemento rilevante per l’aggiudicazione del servizio nelle gare d’appalto. Molti dei requisiti richiesti sia per l’accreditamento sociale sia per l’innalzamento del punteggio nelle gare d’appalto, sono gli stessi portati avanti nel percorso di certificazione, è questo ciò che incoraggia le organizzazioni a intraprendere questa scelta.

Di seguito è stata riportata una parte del capitolato e del disciplinare della gara d’appalto per la GARA PER L’AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO “CENTRO INFANZIA ADOLESCENZA E FAMIGLIA” - ANNI 2014-2019 da parte del Comune di Camaiore, dal quale si evince quanto detto in precedenza:

CAPITOLATO86

Art. 27

Obblighi di verifica della soddisfazione del cliente

L’aggiudicatario ha l’obbligo di predisporre ed adottare un sistema di monitoraggio continuo della soddisfazione del cliente, al fine di individuare interventi correttivi finalizzati a migliorare la qualità del servizio. Le indagini di customer satisfaction dovranno essere condotte con le modalità e secondo le cadenze temporali, concordate con l’assistente sociale di riferimento.

86 GARA PER L’AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO “CENTRO INFANZIA ADOLESCENZA E FAMIGLIA” - ANNI 2014-2019 da

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107 DISCIPLINARE87

4) CAUZIONE PROVVISORIA

A pena d’esclusione l’offerta dei concorrenti deve essere correlata da una cauzione provvisoria del 2% dell’importo a base d’asta, secondo quanto previsto dall’art. 75 c.7 del D.Lgs. n. 163/2006 s.m.i., pari ad € 9.431,05, ridotta del 50% per gli operatori economici ai quali venga rilasciata, da organismi accreditati, ai sensi delle norme europee della serie UNI CEI EN 45000 e della serie UNI CEI EN ISO/IEC 17000, la certificazione del sistema di qualità conforme alle norme europee della serie UNI CEI ISO 9000.

La valutazione delle offerte verrà effettuata dalla Commissione tenendo conto dei seguenti criteri, nonché dei relativi punteggi massimi attribuibili:

PREZZO max 30 punti

MERITO TECNICO ORGANIZZATIVO max 35 punti QUALITA’ DELL’OFFERTA max 35 punti

Sono escluse sia le offerte che conseguono un punteggio inferiore a 21/35 rispetto al merito tecnico organizzativo, sia le offerte che conseguono un punteggio inferiore a 21/35 rispetto alla qualità dell’offerta.

B) VALUTAZIONE DEL MERITO TECNICO ORGANIZZATIVO: fino ad un massimo di 35 punti

Ne costituiscono indicatori i seguenti elementi:

1) qualità professionale degli operatori che l’aggiudicatario prevede di impiegare effettivamente nella realizzazione dei servizi oggetto di gara, intesa come possesso dei titoli professionali ed esperienza minimo triennale acquisita nel settore di intervento in cui si colloca l'oggetto dell'affidamento. Si richiede l’elenco degli operatori con le esperienze ed i titoli richiesti come dettagliato e specificato nell’art. 11 del presente capitolato speciale

87 GARA PER L’AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO “CENTRO INFANZIA ADOLESCENZA E FAMIGLIA” - ANNI 2014-2019 da

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108 d’appalto. L’aggiudicatario si impegna poi, per tutta la durata dell’appalto, al rispetto di quanto dichiarato in sede di offerta e che da luogo ad uno specifico punteggio.

Punti da 0 a 9

2) attività di formazione, aggiornamento e supervisione, destinata agli operatori da impiegare nel servizio, nell’area specifica dei servizi oggetto dell’appalto.

Gli offerenti dovranno fornire l’elenco dei corsi di formazione ed aggiornamento effettuati nel corso degli ultimi tre anni con indicazione del monte ore e della frequenza, del piano relativo all’aggiornamento/formazione del personale del servizio oggetto di gara.

Punti da 0 a 4

3) esperienza di gestione maturata in servizi similari.

Servizi con caratteristiche similari a quelle del servizio oggetto dell'affidamento, gestite nel triennio precedente dal concorrente, con particolare riguardo ai servizi gestiti sul territorio di riferimento.

Punti da 0 a 10

4) - modello organizzativo inteso come complesso dei tecnici che fanno parte integrante della struttura o hanno con la stessa rapporti continuativi di consulenza e come assetto organizzativo (con riguardo alle funzioni-comprese quelle relative alle indicazioni del D.Lgs 81/08). L’eventuale possesso di un sistema di qualità conforme alle norme europee della serie uni en iso 9001, in corso di validità sarà premiato con n°1 punto.

Punti da 0 a 5

5) attività di progettazione/coprogettazione - finanziate o autofinanziate - sviluppate nell'area su cui insiste il servizio oggetto dell'affidamento e finalizzate all'implementazione di reti di protezione e promozione sociale (LR 41/05, LR 32/02, L 285/97, L 328/00, altre Leggi di interesse sociale, programmi U.E. ecc.), sviluppate sull'area su cui insistono i servizi oggetto di selezione.

Punti da 0 a 5

6) entità dei beni immobili/mobili/attrezzature/materiali strumentali all'erogazione del servizio oggetto di appalto, di cui le organizzazioni abbiano la disponibilità o che siano stati attivati in precedenza, o nell'espletamento dello stesso servizio. Punti da 0 a 2

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109 C) VALUTAZIONE DELLA QUALITA’ DELL’OFFERTA: fino ad un massimo di 35 punti

Ne costituiscono indicatori i seguenti elementi:

1) Progetto di gestione del Centro Infanzia Adolescenza e Famiglia. Il progetto gestionale dovrà contenere:

- le modalità di erogazione del servizio - l’organizzazione del lavoro

- le caratteristiche dell’intervento di animazione con particolare attenzione alle metodologie di lavoro con i bambini

- programma e breve descrizione delle attività

- gli strumenti di modulistica utilizzati per la verifica e la rendicontazione delle attività nonché per la valutazione dell’efficacia e dell’efficienza del servizio offerto/percepito dagli utenti, dai familiari e dal Servizio Sociale.

Punti da 0 a 25

2) Rapporto con il territorio.

Esplicazione documentata del complessi delle sinergie sviluppate in collaborazione con le risorse locali dell’associazionismo e del volontariato e delle modalità di coordinamento con i servizi esistenti sul territorio e della conoscenza degli specifici problemi sociali del territorio.

Punti da 0 a 8

3) Impiego documentato di volontari, quale arricchimento del progetto in aggiunta al lavoro degli operatori indicati nel capitolato.

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110 4. Conclusioni

All'interno di un mercato estremamente competitivo, la certificazione del Sistema di Gestione Qualità è un requisito indispensabile di riferibilità per l’aggiudicazione delle gare d’appalto dei servizi.

Come strumento di differenziazione rispetto alla concorrenza non qualificata, garantisce visibilità alle procedure di ottimizzazione del sistema gestionale attraverso uno schema certificativo misurato sulle specifiche caratteristiche della cooperativa ed il suo tipo di attività.

L'applicazione delle norme ISO 9000, attraverso un'ottimizzazione del sistema di gestione interno, promuovono il miglioramento continuativo delle prestazioni aziendali nel tempo, accrescendone la competitività sul mercato.

Le Organizzazioni che attuano un Sistema di gestione per la Qualità in conformità alla norma ISO 9001:2008 assicurano un orientamento maggiore di tutti i processi verso il risultato finale ed una maggiore attenzione al cliente interno ed esterno.

La certificazione di qualità, rilasciata da parte di un Organismo di terza parte indipendente, si qualifica inoltre come veicolo commerciale strategico in grado di migliorare l'immagine e la credibilità dell'organizzazione.

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