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2.1 C P C -F 2 L’I P

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Academic year: 2021

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(1)

2 L’I

DROLIZZATO

P

ROTEICO

2.1 C

OMPOSIZIONE E

P

ROPRIETÀ

C

HIMICO

-F

ISICHE

L’ idrolizzato proteico utilizzato in questa sperimentazione viene prodotto nello stabilimento della S.G.S. S.p.a sito in Santa Croce sull’Arno a partire dal carniccio, residuo che si ottiene durante l’operazione di scarnatura delle pelli.

L’idrolizzato proteico si presenta con l’aspetto di un liquido molto viscoso di colore arancio scuro e dall’odore caratteristico.

È costituito principalmente da una frazione proteica di circa il 54%, da una frazione inorganica del 14% e da acqua per la restante parte.

La composizione è riportata in dettaglio nella seguente tabella:

Descrizione Valore Unità di Misura

Sostanza secca 68 g/100g Ceneri 14 g/100g Azoto ( N ) organico 6.50 g/100g Azoto ( N ) nitrico 0.40 g/100g Azoto ( N ) ureico <0.01 g/100g Azoto ( N ) totale 6.90 g/100g Carbonio ( C ) organico 23.50 g/100g Amminoacidi liberi 7.84 g/100g Amminoacidi totali 54 g/100g Di cui: Acido Aspartico 1.72 g/100g Acido Glutammico 3.94 g/100g Alanina 0.04 g/100g

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Descrizione Valore Unità di Misura Arginina 0.13 g/100g Cisteina+Cistina 0.48 g/100g Fenilalanina 0.08 g/100g Glicina 16.40 g/100g Idrossiprolina 3.09 g/100g Isoleucina 0.01 g/100g Istidina 0.24 g/100g Leucina 2.37 g/100g Lisina 3.23 g/100g Metionina 4.63 g/100g Prolina 7.32 g/100g Serina 0.01 g/100g Tirosina 0.26 g/100g Treonina 0.13 g/100g Triptofano 0.08 g/100g Valina 0.34 g/100g Zinco <0.05 mg/Kg Nichel <0.05 mg/Kg Mercurio <0.5 mg/Kg Cromo III <0.05 mg/Kg Cromo VI <0.010 mg/Kg Cadmio <0.05 mg/Kg Anidride solforosa 385 mg/Kg Fosforo ( P2O5 ) 33.6 mg/Kg Potassio 990 mg/Kg Calcio ( CaO ) 853 mg/Kg Sodio ( Na) 9.9 g/100g Cloruri ( Cl- ) 6.07 g/100g

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Descrizione Valore Unità di Misura

Ferro <0.05 mg/Kg

Rame <0.05 mg/Kg

Fig. 2.1.1 : Composizione dell’idrolizzato proteico

Si riportano anche le proprietà chimico-fisiche :

Descrizione Valore Unità di Misura

Solubilità in acqua Totale

Densità 1.25-1.28 g/cm3

pH 7.0-7.5

Peso Molecolare medio 1.84 KDalton

Viscosità cinematica a 25°C 360 cSt

Viscosità dinamica a 25°C 0.17 Pa*s

Calore specifico 0.676 cal/g*°C

Conducibilità 0.2268 Kcal/hr*m*°C

Fig. 2.1.2 : Proprietà dell’idrolizzato proteico

Si possono fare alcune considerazioni:

• Vista la sua origine e composizione l’idrolizzato proteico è un composto

putrescilbile, benchè il fatto che sia concentrato ne permetta una più lunga conservazione.

• L’ amminoacido presente in maggior quantità è la glicina, come era da aspettarsi

vista l’origine del carniccio. La glicina è infatti il maggior costituente del collagene ( 1 molecola su 3 ), insieme soprattutto a prolina ed idrossiprolina;

• I grassi, pur presenti nel carniccio, sono assenti nell’idrolizzato in quanto sono

stati preliminarmente eliminati con un apposito trattamento successivo alla idrolisi alcalina ;

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• I metalli sono presenti solo in tracce;

• La presenza di aminoacidi liberi è dovuta al fatto che l’idrolisi alcalina è un

processo alquanto aggressivo che provoca la rottura della struttura collagenica causando la formazione di polipeptidi che possono a loro volta scindersi negli amminoacidi che li compongono. La presenza di tali amminoacidi liberi si riflette sul peso molecolare medio che risulta essere nettamente inferiore a quello che si avrebbe nel caso in cui nell’idrolizzato fosse presente collagene strutturato;

2.2 P

RODUZIONE

2.2.1 S

CARNATURA

Il processo di scarnatura della pelle è quell’operazione del ciclo conciario in cui si elimina dalla pelle il tessuto sottocutaneo ottenendo un residuo chiamato “carniccio”; si effettua immediatamente a valle della fase di calcinaio e depilazione perché su una pelle gonfia il processo di scarnatura è più semplice e sollecita meno le fibre del collagene [6].

La scarnatura viene realizzata tramite la cosiddetta macchina “scarnatrice”.

Tale macchina ( Fig. 2.2.1.1 ) è costituita da un cilindro portante rivestito in gomma dura ( sul quale viene appoggiata la pelle ) che, azionato da un pedale che lo mette in movimento, si avvicina ad un altro cilindro, stavolta a lame elicoidali taglienti, che ruota rapidamente asportando il carniccio.

(5)

Fig. 2.2.1.1: Scarnatrice; disposizione dei principali rulli; particolare del cilindro a lame

È necessario che il cilindro a lame sia perfettamente bilanciato al fine di evitare vibrazioni indesiderate ed il filo delle lame deve essere ravvivato con frequenza. È importante inoltre, per non danneggiare il fiore ed avere una buona scarnatura, che l’avvicinamento tra i due cilindri sia ben regolato.

Successivamente la macchina, che lavora in uscita, restituisce la metà della pelle scarnata e gli operatori dovranno inserire l’altra metà per completare l’operazione. A questo punto la pelle risulta essere completamente scarnata e può essere raccolta in un apposito contenitore ed avviata alle lavorazioni successive.

Esistono anche macchine operanti in continuo, che permettono di lavorare l’intera pelle in una sola volta, alleviando così il carico di lavoro degli operatori.

Sono macchine dotate di grande potenzialità, con spazio utile compreso tra i 1700 e i 3400 mm, e possono lavorare tra le 200 e le 300 pelli bovine in un’ora.

Il carniccio derivante da questa operazione viene quindi allontanato dal reparto di lavorazione o tramite apposite pompe aventi dimensioni ridotte ( mm 2100×600×600 ) ma dotate di elevata capacità di portata ( fino a 150 tn/hr ), oppure attraverso un sistema di nastri trasportatori.

(6)

La destinazione finale del carniccio è rappresentata da delle vasche di raccolta che vengono periodicamente svuotate ( Fig. 2.2.1.2 ).

Fig. 2.2.1.2 : Vasca di raccolta del carniccio

Il carniccio che si ottiene è costituito prevalentemente da tessuto sottocutaneo ( ricco in collagene ), da grassi e naturalmente da una gran quantità di sali che sono rimasti nella pelle a causa delle lavorazioni precedenti.

(7)

2.2.2 P

RODUZIONE DELL

IDROLIZZATO

Il carniccio viene prelevato dalle vasche e portato sul sito dell’azienda produttrice ovvero l’impianto consortile centralizzato consorzio S.G.S. S.p.A. sito in Santa Croce sull’Arno. Qui subisce la lavorazione per l’ottenimento dell’idrolizzato proteico. Il ciclo di lavorazione comporta le seguenti fasi:

• Idrolisi alcalina delle proteine contenute nel carniccio; • Sgrassamento;

• Depurazione e concentrazione in evaporatori a multiplo effetto.

2.3 U

TILIZZAZIONE

A

TTUALE

L’idrolizzato proteico è un concime organico azotato che risulta essere interamente disponibile per le piante sia direttamente ( applicazioni fogliari ) che in seguito a mineralizzazione (fertirrigazione).

Nel caso della concimazione fogliare gli amminoacidi assorbiti attraverso gli stomi svolgono un triplice ruolo all'interno della pianta:

• sono un'immediata riserva azotata impiegata direttamente dalla pianta nei

processi di sintesi proteica;

• fungono da catalizzatori dei processi enzimatici;

• hanno una riconosciuta attività di energici fattori di crescita.

Nel caso invece delle applicazioni in fertirrigazione, oltre alla possibilità degli amminoacidi di essere assorbiti direttamente, velocemente ed efficacemente dalle radici e da qui essere trasportati nei siti metabolici attivi dove manifestano le azioni elencate in precedenza, l'uso degli idrolizzati proteici consente di influire sul contenuto di sostanza organica presente e quindi di migliorare la fertilità globale del terreno. Per quanto riguarda i formulati contenenti macro, meso o microelementi l'azione complessante dei polipeptidi e degli amminoacidi liberi mantiene detti elementi in soluzione in una forma metabolica tale da poter essere facilmente assorbiti dalle colture.

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In definitiva, gli idrolizzati proteici sono prodotti ad elevato rendimento agronomico, la cui efficacia consente di ridurre le quantità da distribuire ed il cui impiego si traduce in un miglioramento quali-quantitativo delle produzioni, senza acuire i problemi legati all'inquinamento ambientale. Ciò è di particolare interesse nell'agricoltura moderna alla luce della progressiva riduzione del contenuto di sostanza organica dei suoli, delle direttive europee miranti a ridurre gli input chimici in agricoltura e quindi dell'esigenza di considerare il terreno una risorsa rinnovabile, la cui fertilità deve essere conservata e migliorata nel tempo.

2.4 P

OSSIBILI UTILIZZAZIONI ALTERNATIVE

Data l’ingente quantità di carniccio da trattare, valutabile in circa 80000 ton/anno ma destinata a crescere di pari passo con lo sviluppo del polo conciario, si ritiene essere obiettivo strategico primario l’individuazione di nuove tecniche di riutilizzo.

La domanda del settore agricolo non è infatti sufficiente per garantirne il riutilizzo totale ed è opportuno cautelarsi dall’eventualità che questo sbocco venga precluso, come già avvenuto per il settore zootecnico a partire dal dicembre 2000 a causa delle vicende legate al morbo della “mucca pazza”.

Particolare attenzione è stata rivolta alla possibilità di riutilizzo sia nello stesso settore conciario che in altri settori industriali.

Per quanto riguarda il riutilizzo nel settore conciario, esso prevede l’applicazione dell’idrolizzato o suoi derivati all’interno di un processo standard, verificando poi che la qualità delle pelli ottenute sia migliore o paragonabile a quella delle pelli che hanno subito una lavorazione tradizionale.

Per quanto riguarda gli altri settori, ad esempio produzione di materiali biodegradabili, cosmetica del cuoio, antistatici per il settore cartario e tessile, l’attenzione è focalizzata allo sviluppo di tecniche o prodotti aventi una concreta utilizzazione merceologica, e sono attualmente ancora sotto studio.

La percentuale di carniccio stimata per il riutilizzo in nuovi settori è del 50%; una cui frazione, pari al 70%, potrebbe essere destinata al settore conciario stesso.

(9)

2.5 V

ANTAGGI ATTESI DAL RIUTILIZZO

I benefici che si attendono dallo sviluppo delle tecniche di riutilizzo del carniccio sono:

Aumento del livello della tutela della salute dei lavoratori e della sicurezza dell’ambiente di lavoro.

Un incremento del livello di riutilizzazione del carniccio permetterebbe infatti di ridurre notevolmente la quantità di carniccio e di idrolizzato proteico in

stoccaggio presso l’Azienda. Considerando i processi di fermentazione di tali materiali organici, la diminuzione dei tempi e dei quantitativi in stoccaggio è senz’altro garanzia di un miglioramento dell’igiene e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Riduzione dell’impatto ambientale

Il raggiungimento di questo obiettivo, legato all’incremento del riutilizzo del carniccio, comporta:

• notevole riduzione degli scarti di lavorazione del ciclo conciario per il 50%; • miglioramento della qualità dell’aria derivante dai minori tempi e quantitativi

di materia prima e prodotto finito in stoccaggio od in smaltimento;

• riduzione dell’inquinamento delle acque conseguente all’eliminazione di

eventuali necessità di smaltimento del carniccio;

• miglioramento delle condizioni di lavoro come precedentemente descritto.

Si riporta di seguito uno schema di rilevazione delle componenti ambientali coinvolte nel progetto di un maggiore utilizzazione del carniccio.

(10)

Fig. 2.5: Benefici attesi dalla riutilizzazione dell’idrolizzato proteico

Schema di rilevazione delle componenti ambientale

Elemento di

Rilevazione Motivazione Riduzione

inquinamento dell’aria

Miglioramento della qualità dell’aria per effetto dei minori tempi e quantitativi di materia prima e prodotto finito in stoccaggio o in smaltimento

Riduzione inquinamento dell’acqua

Miglioramento della qualità dell’acqua a seguito

dell’eliminazione di eventuali necessità di smaltimento del carniccio

Riduzione del degrado del suolo

L’eliminazione della necessità di smaltimento del carniccio è associata ad un beneficio dell’assetto idrogeologico e quindi ad una riduzione del degrado del suolo

Uso sostenibilie delle risorse

Utilizzazione razionale e sostenibile di uno scarto di lavorazione disponibile in ingenti quantità ( 80000 t/anno ) Miglioramento della

gestione dei rifiuti Eliminazione della necessità di smaltimento del carniccio

Miglioramento della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro

Un incremento del livello di riutilizzazione del carniccio permetterebbe infatti di ridurre notevolmente la quantità di carniccio e di idrolizzato proteico in stoccaggio presso l’Azienda. Considerando i processi di fermentazione di tali materiali organici, la diminuzione dei tempi e dei

quantitativi in stoccaggio è senz’altro garanzia di un miglioramento dell’igiene e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

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2.6 S

COPO DELLA

T

ESI

Lo scopo di questa tesi è proprio quello di individuare la possibilità di riutilizzare l’idrolizzato proteico ottenuto dal carniccio, all’interno del ciclo conciario stesso. Il vantaggio di utilizzare l’idrolizzato nel ciclo conciario, oltre ai vantaggi descritti nel paragrafo precedente, ha un’ulteriore valenza ambientale: riutilizzare uno scarto di lavorazione nello stesso ciclo produttivo da cui esso proviene.

Il “riciclaggio” degli scarti dei processi produttivi all’interno degli stessi è infatti una pratica raccomandata dalle normative ambientali più avanzate quali ad esempio la Direttiva Europea 96/61/EC ( IPPC ovvero Integrated Prevention Pollution Control ), insieme ad altre raccomandazioni quali il più razionale utilizzo dei prodotti utilizzati e la diminuzioni delle emissioni inquinanti nei vari comparti ambientali [7].

Partendo da tali presupposti e tenendo conto delle esigenze del mercato per quanto riguarda la qualità del cuoio, in questo lavoro si è valutato se:

l’uso dell’idrolizzato proteico come ausiliario nella fase di concia propriamente

detta permettesse di ottenere un cuoio finito con proprietà merceologiche superiori o almeno paragonabili a quello ottenuto con metodi di concia tradizionali;

l’uso dell’idrolizzato proteico permettesse di ridurre o eliminare l’utilizzazione di

altri prodotti;

l’uso dell’idrolizzato proteico consentisse, nel caso della concia al cromo, di

lavorare a secco, ovvero in assenza di bagni e quindi senza reflui liquidi.

Figura

Fig. 2.1.1 : Composizione dell’idrolizzato proteico
Fig. 2.2.1.1: Scarnatrice; disposizione dei principali rulli; particolare del cilindro a lame
Fig. 2.5: Benefici attesi dalla riutilizzazione dell’idrolizzato proteico

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