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CAPITOLO 5 L’ARCHIVIO MEDICEO DEL PRINCIPATO

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CAPITOLO 5

L’ARCHIVIO MEDICEO DEL PRINCIPATO

5.1 L’archivio Mediceo: storia e tradizione

L’archivio Mediceo del Principato è il risultato del processo di genesi, trasmissione, scorpori e aggregazione di tutta la massa documentaria storicamente prodotta sia dall’attività pubblica del governo mediceo per quanto attiene l’amministrazione interna dello stato e soprattutto i rapporti con le corti e gli stati esteri1, sia dalla complessa gestione degli interessi dinastici e familiari.

Ad esso è applicabile la definizione che Filippo Valenti dà di un altro grande archivio di corte, quello segreto estense, definendolo fondamentalmente “tre cose insieme”: “l’archivio di famiglia, l’archivio della dinastia e dei diritti ad essa spettanti e l’archivio di governo” 2.

La sedimentazione della documentazione rispecchia una concezione di governo privatistica, accentatrice e patrimoniale del dominio come possesso della famiglia sovrana e l’analogia dei regimi ha prodotto tanto a Firenze, come a Modena, a Mantova e a Parma3 delle concentrazioni documentarie con caratteristiche simili.

Insieme al Mediceo avanti il Principato (165 filze) , alla Miscellanea medicea (676 filze) e all’archivio del Ducato di Urbino, è il più grande archivio nel quale sono distribuite tutte le carte prodotte o raccolte dalla famiglia Medici e dalla complessa rete delle sue relazioni e interessi4.

Già Riguccio Galluzzi, incaricato dal granduca Pietro Leopoldo della compilazione dell’Indice generale della Segreteria vecchia, scrive in una minuta databile al 1770: “L’Archivio di Palazzo Vecchio, detto la Segreteria Vecchia, è l’Archivio di Stato e di Corte della Casa Medici. Le scritture che in esso si contengono sono la maggior parte carteggi. Questi sono gli affari esteri e interni. La divisione dei primi è tutta secondo le

1

MINISTERO DELL’INTERNO, Archivio di Stato di Firenze. Archivio Mediceo del Principato. Inventario sommario, a cura di A. Panella, M. Del Piazzo, G. Antonelli, Firenze, 1951.

2

F. VALENTI, Profilo storico dell’archivio segreto estense, in Scritti e lezioni di archivistica, diplomatica e storia istituzionale, a cura di D. Grana, Roma, Ministero per i Beni e le attività culturali, 2000, pp. 343-384.

3

A. BELLINAZZI, C. LAMIONI , Carteggi politici dell’età moderna: appunti critici e di metodo. L’archivio Mediceo del Principato, in Dagli archivi all’Archivio. Appunti di storia degli archivi fiorentini, a cura di Carlo Vivoli, Edifir, Firenze, p. 53.

4

Carteggio Universale di Cosimo I de’Medici/I. Archivio di Stato di Firenze. Inventario a cura di Anna Bellinazzi e Claudio Lamioni, Giunta Regionale Toscana/La nuova Italia Editrice, Firenze, 1982.

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diverse Provincie e Legazioni alle quali hanno rapporto e quello dei secondi seguita l’ordine dei dipartimenti interni secondo la costituzione di quello Stato […]”5 .

La forma documentaria prevalente è quella della lettera -se ne contano circa 3.500.000- e questa tipologia è sicuramente la più idonea per una prassi di governo in cui il sovrano, che mantiene sempre una posizione centrale, è coinvolto in tutti gli affari e interagisce in maniera diretta e costante con i suoi segretari, che godono della piena fiducia del principe6.

Nel corso del tempo il granducato, e conseguentemente il suo archivio, subiscono un’evoluzione. Nel periodo del regno di Cosimo I (1537-1574) il carteggio del principe è nettamente preminente sugli altri e questo testimonia un atteggiamento fortemente accentratore e una struttura istituzionale in cui le deleghe del potere sono ridotte al minimo e gli affari sono gestiti in maniera diretta e personale dal sovrano e da pochi suoi intimi collaboratori. Ciò determina il maneggio e l’accumulo di una grande quantità di materiale eterogeneo7. Infatti l’organizzazione di governo e le sue articolazioni poco evolute impediscono che la trattazione dell’affare confluisca verso la formazione di un insieme documentario che vede nel fascicolo il suo esito finale.

Per la documentazione prodotta nel periodo di governo dei granduchi successivi si nota un progressivo accrescimento del volume della corrispondenza dei segretari, segno dell’ampliamento dell’apparato politico-amministrativo e del lento e graduale passaggio di molte competenze dal principe ai suoi più stretti collaboratori.

La struttura dell’archivio corrisponde a quella della segreteria e l’Inventario Sommario pubblicato nel 1951 ne descrive le serie fondamentali: “Minute di lettere e registri”, contenente i copialettere, gli autografi e le minute delle lettere spedite dai sovrani da Alessandro a Gian Gastone, “Carteggio Universale “, che comprende la corrispondenza in arrivo indirizzata ai duchi e ai segretari, “Carteggio dei segretari”, “Affari di Stato e di guerra”, “Governi di città e luoghi soggetti”, “Istruzioni ad ambasciatori”, “Relazioni con Stati italiani ed esteri” e il “Carteggio dei Principi, delle Granduchesse e delle Principesse”.

Escludendo il “Carteggio Universale” e le serie che raccolgono la corrispondenza ed altri documenti dei componenti più importanti della famiglia, le altre serie sono ordinate per segretari, per denominazione degli uffici coi quali essi corrispondevano, o per Stati, italiani od europei, con i quali il granducato ha relazioni diplomatiche. I vari livelli sono

5

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Archivio della Sovrintendenza, f. 11, inserto 1, “Documenti relativi agli Archivi fiorentini anteriormente alla fondazione dell’Archivio di Stato”.

6

MINISTERO DEI BENI CULTURALI E AMBIENTALI, Guida Generale degli Archivi di Stato/direttori P. D’Angiolini; C. Pavone…[et al.], 4 voll. , Roma, 1981-1994.

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individuati generalmente su base cronologica con riferimento ai regni dei sovrani, oppure su base territoriale o, più raramente, per materia (si veda soprattutto l’“Appendice”). A livello di unità archivistica predomina l’ordinamento cronologico.

Le vicende della tradizione archivistica del fondo sono note e seguono quelle della dinastia Medici a Firenze.

Dopo un primo periodo di produzione e conservazione presso la residenza medicea di via Larga, nel 1540 l’archivio segue la famiglia che per volontà del duca Cosimo I si trasferisce nel palazzo della Signoria8.

Nel 1550 la corte e gli uffici di alcuni segretari mutano nuovamente la propria residenza spostandosi presso palazzo Pitti, acquistato da Cosimo I per la moglie Eleonora. In seguito a questo trasferimento, l’archivio perde per la prima volta la propria unità in quanto a palazzo Vecchio rimane la documentazione più antica, ormai priva di utilità immediata che si configura come l’archivio “di deposito” e che assumerà in seguito il nome di “Segreteria Vecchia”, quella prodotta dagli uffici che non hanno seguito i sovrani nel cambiamento di sede e il primo nucleo dell’Archivio Segreto9, originariamente conservato nello “Scrittorio delle Muse” in palazzo Vecchio, che raccoglie privilegi imperiali, trattati internazionali, patti matrimoniali e strumenti notarili che costituiscono il fondamento del potere mediceo, mentre la parte di documentazione di interesse corrente segue i sovrani nella nuova dimora10. La funzione svolta da Tommaso dei Medici è fondamentale. E’ depositario ducale e uomo di fiducia di Cosimo e di lui si conservano importanti copialettere e registri. Già dal 1541 è testimoniata l’opera di raccolta e inventariazione di scritture svolta da Tommaso per conto del Duca che formano il primo nucleo di quello che sarebbe diventato l’archivio segreto di Palazzo Vecchio. Si tratta di scritture di interesse strategico, come le relazioni della pratica del 1529, che egli provvede a descrivere, numerare (nn. 1-168) e dopo presumibilmente un vaglio da parte di Cosimo,

8

La notizia del trasferimento della famiglia Medici è in ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Carteggio Universale, Appendice al carteggio di Cosimo I, 600, c. 4r. , lettera del 15 maggio 1540 “[…] Addì XV detto in sabbato a hore 20 incirca vigilia dello Spirito Sancto il S. r Duca Cosmo con la S. ra Duchessa Leonora sua consorte entrò nel palazzo maggiore in Fiorenza, electo per habitatione di loro Ex. […]”.

9

Affidato al tesoriere Tommaso de’ Medici, è trasferito nella prima metà del XVII secolo a palazzo Pitti e conservato qui fino al 1773, quando è smembrato per volontà del duca Pietro Leopoldo “per collocarsi nell’Armadio Ferrato le scritture economiche, cioè relative ai contratti, ed alla difesa del Patrimonio della Casa Reale. Alle Riformagioni tutte le scritture riguardanti controversie giurisdizionali, confinazioni feudi, e acquisti di Dominio. Alla Segreteria Vecchia tutte le scritture riguardanti l’onorifico della Famiglia Medici, Matrimoni, Privilegi, Convenzioni di Stato e di famiglia” e i documenti sono distribuiti tra l’archivio generale dei contratti, l’archivio delle Riformagioni, e la Segreteria Vecchia. Altro materiale, contratti matrimoniali e testamenti, sarà trasferito nella seconda metà dell’Ottocento, nel fondo dei Trattati Internazionali.

10

A. D’ADDARIO, L’archivio segreto di Cosimo I de’Medici, in Miscellanea di studi in memoria di Giovanni Cecchini, Siena, Accademia degli Intronati, 1963, vol. I, pp. 3-24.

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anche a selezionare distruggendo le carte ritenute inutili o più compromettenti. Tra queste trovano posto in seguito anche le carte propriamente attinenti alla genealogia e ai diritti medicei. Nel corso degli anni dal 1563 al 1571 si accumulano, ad esempio, il testamento di papa Clemente VII, alcuni protocolli di notai di casa Medici, libri di inventari e libri di ricordanze.

Quindi tutto il materiale prodotto dalle segreterie trasferitesi a palazzo Pitti e non più utile al disbrigo degli affari correnti è inviato in maniera continua e costante al deposito di palazzo Vecchio dove questo incremento quantitativo crea molti problemi di spazio che rischiano di compromettere l’ordine e l’integrità delle carte. E’ per questo motivo che Girolamo Seriacopi, castellano della Fortezza di Firenze, nel gennaio del 1592 scrive a Marcello Accolti11, segretario del granduca Ferdinando I de’ Medici, per aggiornarlo sui lavori di adattamento delle stanze di palazzo Vecchio12. La nuova collocazione avrebbe dovuto assicurare alle scritture depositate nella Segreteria vecchia una sistemazione atta a garantirne l’ordine ma, come si evince da molte carte della Miscellanea13, numerose sono le richieste di documenti da parte dei privati e delle segreterie cui servivano come precedenti delle pratiche correnti, e questo non ha permesso che le carte siano mantenute in ordine. Fino al 1630 le uniche notizie che abbiamo sull’archivio della Segreteria vecchia sono relative a un continuo movimento di documentazione e all’aumentare del disordine.

E’ nel 1639 che Ugo Caciotti14, custode dell’archivio, elabora una proposta di ordinamento proponendola al granduca Ferdinando II e al segretario Andrea Cioli per risolvere la condizione caotica in cui si trovano le carte, aumentate notevolmente anche perché buona parte dell’archivio del Ducato di Urbino, costituito prevalentemente da carteggi, è giunto a Firenze come eredità di Vittoria della Rovere15.

11

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Miscellanea medicea I (1-200). Inventario a cura di S. Baggio e P. Marchi, Roma, 2002.

12

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Mediceo del Principato, f. 826, c. 68r. : “Furono accomodate le quattro stanze della nuova secreteria […] Ma perché v’è da fare altre comodità necessarii, indugerò […] perché torni in effetto archivio e secreteria senza avervi mai più a pensare, sebene di così sta in modo che mai la secreteria di questi Padroni stette meglio, anzi credo che in Toscana, e forse in Italia se ne trovi altra”.

Ivi, Mediceo del Principato, f. 825, c. 152r. : “Ho preso spediente di fare un memoriale sopra l’assegnar stanze per tenere le scritture della secreteria vechia, poiché i tanti ragionamenti senza conclusione sono causa che le scritture stiano in pericolo”.

14

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Miscellanea medicea, op. cit. , p. 6, Ugo Caciotti, originario di San Gimignano è segretario granducale dal 1625 al 1637, al servizio in particolar modo di Cristina di Lorena e di Vittoria della Rovere. E’ custode della Segreteria vecchia dalla morte di Cristina di Lorena.

15

A. D’ADDARIO ., L’Archivio del Ducato di Urbino, pp. 596-599. E’ lo stesso Caciotti a ricevere le prime accessioni dell’Archivio del Ducato di Urbino che entra a far parte della Segreteria vecchia.

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Dalle relazioni del Caciotti si evince la consistenza dell’archivio formato da circa 3000 pezzi e il completo disordine dovuto alla mancanza di spazio e al continuo arrivo di carte da palazzo Pitti – “Trovandosi tali scritture sparse per terra, e soprale tavole di detta Segreteria senz’alcun ordine, impediscono, che appena si possino più aprire gl’Armadi per trovare le scritture che bene spesso occorrono per servizio di V.A. et occupanole tavole destinate per potere distinguere et distendere quelle che di mano in mano si sono mandate dalla Segreteria de Pitti”16 Caciotti progetta di compiere un’operazione di riordino (facendo riferimento alle materie trattate, ai luoghi di provenienza delle lettere e alle persone) e propone di compilare una serie di strumenti e repertori e di inserire nelle filze degli indici con le indicazioni sommarie del contenuto per favorire la ricerca amministrativa e storica. Le uniche tracce dell’intervento del Caciotti sono costituite da uno dei sommari che egli intendeva inserire in ogni filza di documenti e da un “Inventario di più scritture che il Segretario Caciotti trova nella Segreteria Vecchia sopra un tavolino le quali non potendosi così hora porre a’ lor luoghi legate pensa di restringerle in tanti mazzi, et poi mazzo per mazzo inventariare quanto in essi si trovi per averlo prontamente alla mano”17.

Nel 1645 il Caciotti è sostituito da Giovan Battista Tartaglini18, archivista della Segreteria Vecchia nel periodo tra il 1645 e il 1658. Poche sono le notizie relative alla sua attività e si sono rinvenute soltanto delle sottoscrizioni in calce alle ricevute di versamento delle carte19.

A lui segue Cosimo della Rena20 che si occupa dell’archivio fra il 1660 e il 1682 e utilizza la documentazione per le sue ricerche storico – erudite21, senza preoccuparsi di affrontare i gravosi problemi di ordinamento.

Un primo decisivo e concreto intervento di ordinamento è quello compiuto negli anni ’80 del Seicento dal canonico Fabrizio Cecini22, archivista della Segreteria Vecchia per

16

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Segreteria di Stato (1765-1808), f. 105, n .8: “Progetto del Segretario Ugo Caciotti. La riordinazione della Segreteria Vecchia […]”, per il testo completo si veda in appendice il documento n. 1.

17

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Miscellanea medicea, b. 163, ins. 21, cc. 1-7 , in Miscellanea medicea, op. cit. p. 7.

18

Giovan Battista Tartaglini è segretario di legazione alla corte imperiale tra il 1633 e il 1641.

19

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Miscellanea medicea. b. 163, ins. 14, cc 40-41: lettera di Giovan Battista Tartaglini al balì Gondi del 28 novembre 1658 per una consegna di scritture “appartenenti alle cose di Urbino, che si trovano nella Segreteria Vecchia sotto la mia cura” in ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Miscellanea medicea, op. cit.

20

Cosimo della Rena capitano di fanteria, segretario del granduca Ferdinando II, giureconsulto del colleggio fiorentino è celebre antiquario e genealogista delle famigli fiorentine.

21

Dizionario biografico degli italiani, vol. XXXVII, pp. 241-243.

22

Fabrizio Cecini segretario di legazione a Venezia negli anni 1652-1654 e segretario del cardinale Leopoldo dè Medici, cfr. Mediceo del Principato, f. 3027 f. 5563.

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oltre un decennio, dal 1682 al 1717. Nella relazione inviata al granduca Cosimo III, il Cecini spiega di aver operato soprattutto sui carteggi diplomatici individuando serie di lettere, ordinate per provenienza e, all’interno, per successione cronologica23. Il restante materiale è considerato sostanzialmente di corredo alle raccolte epistolari.

Il suo lavoro è però vanificato da un incendio scoppiato a palazzo Vecchio nel 169024 che procura pochi danni significativi alle carte ma è causa di ulteriore confusione data la rapidità con la quale si interviene per salvare la documentazione dalle fiamme. Il materiale ordinato è ammassato malamente “con assai, e cento volte più peggior confusione che prima non erano e da far cascar le braccia e perder la scherma a’ più bravi aritmetici a ritrovare il vero conto delle medesime”.

Il Cecini tenta di riprendere il lavoro di riordino dell’archivio ma è interrotto dalle quotidiane ricerche di documenti che gli auditori e i segretari gli richiedono25 e la ricerca è resa ancora più complicata dal disordine provocato in seguito all’incendio. La situazione è ulteriormente complicata dai continui versamenti di carte che arrivano senza ordine e avendo perso la loro integrità originale.

Nel 1716 al Cecini segue Nicola Caldari26 per alcuni anni ma poco sappiamo della sua opera. Durante gli ultimi venti anni del governo mediceo, nessuno si occupa dell’archivio della Segreteria vecchia che continua a subire rimaneggiamenti, dispersioni e alterazioni nella condizione delle carte ad opera di coloro che attingono indisturbati ai documenti per scopi amministrativi e storico - eruditi. Quando le carte sono restituite all’archivio, difficilmente vengono ricollocate al posto di provenienza, aumentando così il disordine e la confusione.

Le chiavi dell’archivio sono affidate ad un custode della Segreteria di Stato e molto probabilmente non sono più effettuati versamenti di nuovo materiale.

A questa situazione cerca di dare una soluzione il granduca Pietro Leopoldo, che con

23

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Segreteria di Stato (1765-1808), f. 105, “Rappresentanza del Canonico Cecini per la riordinazione delle Scritture della Segreteria Vecchia […]”, per il testo completo si veda in appendice il documento n. 2.

24

C. CONTI , La prima reggia di Cosimo I de’ Medici nel palazzo già della Signoria, Firenze, Giuseppe Pellai Editore, 1893, p. 84; l’incendio distrugge ventisette stanze dalla parte di via dei Gondi dove è collocata la Guardaroba. I danni prodotti sono gravissimi e probabilmente l’incendio è provocato dall’incuria di una donna che, dopo aver posto il fuoco nel letto per riscaldarlo, lo lascia incustodito.

Significativi sono i versi composti dal dottor Salvi di cui riporto due strofe:

“L’alte superbe mura/Potean d’avido cuor saziar la brama./Di bellica tesatura/Ricopria le pareti anglico stame/Cade il tutto alla fame/Del vorace elemento, ed in brev’ora/Ciò che i secoli ordìr strugge e divora/E già l’alte memorie/Del Fiorentin valor, del Tosco impero/Le più famose glorie/Vulcano distruggea vorace e fiero/Né opprimer dell’altero/Potean le fiamme strepitose e ardenti/Del Palacio Real gli arsi fragmenti/”.

25

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Miscellanea medicea, op. cit. , p. 9.

26

MINISTERO DELL’INTERNO, Archivio di Stato di Firenze. Archivio Mediceo del Principato. Inventario sommario, a cura di A. Panella, M. Del Piazzo, G. Antonelli, Firenze, 1951, p. XI.

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motuproprio del 31 ottobre 1769 affida il riordino della Segreteria Vecchia a Carlo Bonsi, Riguccio Galluzzi e Ferdinando Fossi27. L’anno successivo, con una relazione indirizzata al granduca28 il 28 novembre 1770, essi espongono l’esito di un primo esame della documentazione: nell’archivio della Segreteria vecchia, che occupa le sette stanze di palazzo Vecchio, si possono individuare nuclei omogenei e serie organiche: le carte della famiglia Medici avanti il principato e durante il granducato, le carte della Segreteria di Stato e di Guerra, delle segreterie dei Principi, il materiale riguardante il ducato di Urbino e un consistente gruppo di pergamene medicee e urbinati oltre che “varie collezioni di documenti politici”, fra le quali “un voluminoso carteggio tenuto da Vittorio Siri” contenente “la più segreta Istoria della Corte di Luigi XIV”29.

I tre lamentano soprattutto la trascuratezza dei loro predecessori “che ha prodotto quella gran farragine di fogli sciolti intorno alla quale abbiamo dovuto impiegare molto tempo” e “l’angustia del luogo la quale adesso si rende tanto più sensibile quanto maggiore è la quantità dei fogli dei quali è stata accresciuta sotto il regno di Cosimo terzo e la confusione grande in cui sono state trascuratamente lasciate in abbandono fino da quel tempo tutte le scritture”.

27

Motuproprio del 31 ottobre 1769, ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Segreteria di Stato (1765-1808), f. 86, “VIII Negozi Spediti nell’Adunanze del Consiglio di Stato dal dì 28 Ottobre a tutto il dì di 2 dicembre 1769. Dal Segretario Siminetti”, n. 1: “Volendo sua Altezza Reale, che siano poste in buon’ordine tutte le Carte della vecchia Segreteria di Stato, e che sia compilato delle medesime un’ Indice Generale con tutti i Corredi, e schiarimenti opportuni per rendere più utili le memorie comprese in quella Raccolta, Deputa il Cavaliere Carlo Bonsi, l’Abate Riguccio Galluzzi, ed il Preposto Ferdinando Fossi a intraprendere detta operazione, alla quale si applicheranno con quella maggiore assiduità, che sarà compatibile con il servizio corrente della Segreteria di Stato; E dà facoltà ai medesimi di fare per la prosecuzione dell’opera quelle proposizioni, che di tempo in tempo fineranno più convenienti. Frattanto deputeranno provvisionalmente un Custode che possa servire detta Segreteria, ed il detto Cavaliere Carlo Bonsi terrà la nota delle spese giornali, che possono occorrere per pagare detto Custode, e in Trasporti, Legature di filze, Copie, e altri Lavori che saranno necessari per bene eseguire detta loro Commissione, che si pagheranno mensialmente sopra la solita lista delle spese della Segreteria di Stato. Dei progressi del loro Lavoro faranno ogni settimana i Rapporti regolari al Consigliere di Stato Abate Pompeo Neri, e si regoleranno con quel metodo, e con quelle Istruzioni, che dal medesimo di tempo in tempo riceveranno. Dato li trent’uno Ottobre Mille settecento sessantanove. Pietro Leopoldo. F. Siminettj”.

Nella stessa filza, in data 4 novembre 1769: “Al Signor Segretario Francesco Simibaldi li 4 novembre 1769. Sua Altezza Reale essendosi degnata di fare una deputazione di tre soggetti perché si applichino alla riordinazione della Segreteria Vecchia posta in Palazzo Vecchio, si rende necessario che per comodo de’ medesimi e della gente di servizio sia fatto il telaio a quella finestra che da lume al ricetto dal quale si entra in Archivio, e che ne è totalmente mancante[…]”.

Lettera di Francesco Siminettj a Pompeo Neri, 8 novembre 1769:“Ho l’onore di rimettere a Vostra Eccellenza il Motu Proprio Originale concernente le provvidenze date da Sua Altezza Reale relative alle proposizioni da lei fattegli per la riordinazione, e compilazione di un Indice Generale delle Carte nella Vecchia Segreteria di Stato. E col maggior ossequio passo a risegnarmi . Di Vostra Eccellenza. Di Segreteria di Stato 8 novembre 1769”.

28

Relazione di Carlo Bonsi, Riguccio Galluzzi e Ferdinando Fossi del 28 novembre 1770, in ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Segreteria di Stato (1765-1808), f. 105, “IX Affari Risoluti da S. A. R. Dal di primo a 27 dicembre 1770. Segretario Siminetti […]”, n. 8, per il testo completo della relazione si veda in appendice il documento n. 3.

29

(9)

Si propongono quindi, di compilare degli spogli dei documenti “fatti con critica e con accuratezza secondo l’ordine dei tempi”, così da compilare una sorta di compendio storico - erudito e rendere quasi inutile il ricorso alla consultazione della documentazione. La relazione termina con la richiesta di poter contare sulla collaborazione di due coadiutori e di poter utilizzare altre due stanze contigue all’archivio per migliorare la sistemazione dei documenti.

Il progetto è approvato il 24 dicembre 177030 e gli ordini del 4 marzo 177131 ne precisano le procedure. Si occupano del riordino Riguccio Galluzzi, Ferdinando Fossi e Girolamo Cavalcanti che è succeduto a Carlo Bonsi, divenuto segretario del Consiglio di Stato.

Il 22 dicembre 1777 una relazione di Riguccio Galluzzi e Ferdinando Fossi dà conto del lavoro svolto32. Sostengono la loro scelta di mantenere nell’ordine già esistente le 6570 filze dell’archivio e annunciano di aver realizzato diciotto volumi di spogli di documenti “disposti in forma di Annali”e distinti per serie così da rendere più agevole la ricerca. Il metodo seguito per la compilazione di questi spogli è stato quello di indicare tutto quello che “potesse interessare il Governo, la Curiosità istorica, la Letteratura e le Belle Arti”. Dei ventidue volumi, tradizionalmente chiamati “Spogli rossi”, si distinguono il tomo VIII “Spoglio e indice del Carteggio Universale di Cosimo I” e il tomo VI “Indice e spoglio di varie scritture attenenti a Cosimo I”. Il lavoro di spoglio è condotto globalmente su ogni filza, senza distinguere le singole lettere e l’impressione che se ne ricava è quella di una narrazione senza soluzione di continuità.

Un ulteriore passaggio di competenze si ha nel 1780 quando Gaetano Cherubini, custode della Segreteria vecchia sollevato dall’incarico perché riconosciuto colpevole di

30

Ordini del 24 dicembre 1770, Segreteria di Stato (1765-1808), f. 105, n. 8.

31

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE Segreteria di Stato (1765-1808), f. 123, Segretario Bonsi, Affari risoluti da S. A. R. , 4 marzo 1771.

32

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Consiglio di Reggenza, f. 1031, n. 101, 22 dicembre 1777: “Altezza Reale. La Riordinazione della Segreteria Vecchia che Vostra Altezza Reale si degnò di ordinare e dirigere con i Motupropri dei 31 Ottobre 1769, dei 26 Dicembre 1770 e Istruzioni dei 6 Marzo 1771, è ridotta all’ultimo suo compimento. Questo archivio che contiene tutti i Carteggi e notizie di Stato e di Corte dal 1537 al 1737 è ripartito in nove stanze e contiene Filze N. 657 circa e quasi altrettanto Cartapecore collocate in Armadj e Scaffali. E’ già noto a Vostra Altezza Reale l’importanza delle medesime, e noi nel corso delle nostre operazioni non si è mancato di render conto sensualmente del metodo che si teneva in ciascheduna classe. Noi le abbiamo tutte spogliate, e questi spogli disposti in forma di Annali e chiusi in diciotto Volumi possono anco risparmiar la pena di ricorrere all’Originale. Il metodo che si è tenuto per compilargli è stato d’indicare puramente tutto ciò che potesse interessare il Governo, la Curiosità istorica, la Letteratura e le Belle Arti. La sola Critica ci ha servito di Guida, poiché in tanta farragine di cose senza questo arbitrio era impossibile di eseguire la mente di Vostra Altezza Reale. Oltre i diciotto volumi di spogli ve ne sono due di Cartapecore, parte provenienti dalla Eredità d’Urbino, e parte spettanti già alla Casa Medici. Questa operazione può dirsi compita in cinque anni, poiché i primi due si scorsero nella incertezza del Metodo da intraprendersi nell’esercizio sopra i caratteri, nello Spoglio delle Cartapecore e in varie esperienze per orientarsi fintanto che non fu giudicato espediente di seguitare l’ordine antico con cui erano state tenute quelle scritture […]”;per il testo completo della relazione si veda in appendice il documento n. 4.

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furto, è sostituito da Filippo Brunetti che si occupa, a partire dal 10 dicembre 1780, anche dell’archivio della Segreteria di Stato e dell’archivio Diplomatico33. Il Brunetti continua il lavoro di spoglio e ne altera l’ordine numerico: inserisce infatti gli spogli da lui redatti relativi alle Carte strozziane entrate a far parte dell’archivio della Segreteria vecchia.

Negli anni successivi lo spoglio continua con il lavoro dell’abate Reginaldo Tanzini e arriva a comprendere quella parte dell’archivio del Ducato di Urbino che si trovava ancora conservato a Pesaro e che nel 1795 è trasportato a Firenze nella Segreteria vecchia. Il trasferimento è stato reso difficoltoso da alcune vertenze di carattere diplomatico con lo Stato della Chiesa che l’ecclesiastico toscano affronta con decisione assicurandosi il merito dalla corte. L’incarico di ordinare queste carte è quindi affidato al Tanzini, che con motuproprio del 27 novembre 1795, è nominato “Sovrintendente provvisionale dell’Archivio della Segreteria Vecchia di Stato”34.

Dopo aver completato il lavoro di riordino dell’archivio del Ducato di Urbino, il Tanzini affronta lo spoglio del “Carteggio Universale”. La traccia che segue è quella degli spogli del 1775 ma l’approccio che adotta è maggiormente circostanziato. Per ogni filza estrae il contenuto delle lettere e dei documenti più importanti e ne fornisce la datazione ed il riferimento alla foliazione35.Le informazioni estratte sono quelle di storia politica, letteraria e artistica anche se particolare attenzione mostra per ogni episodio di politica ecclesiastica che testimonia la sua precedente attività nel gruppo dei Giansenisti toscani, raccolto intorno al vescovo Scipione De Ricci, e nelle riforme di politica ecclesiastica del granduca Pietro Leopoldo. Il Tanzini non completa però il lavoro e i regesti si interrompono con la filza CCXXIII (l’attuale 553) che coincide con la 223 dello Spoglio del 1775. I regesti non trascurano la documentazione che costituisce l’odierna Appendice che rappresenta il naturale completamento del Carteggio per gli anni cinquanta del Cinquecento.

L’impegno del Tanzini come Sovrintendente della Segreteria vecchia termina nel 1808, quando il governo francese lo nomina “Commissarie spécial” con l’incarico di sovrintendere al versamento e alla conservazione degli archivi delle corporazioni religiose soppresse36.

33

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Segreteria di Stato (1765-1808), f. 291, prot. 11, n. 17.

34

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Segreteria di Stato (1765-1808), f. 641, prot. 11, n. 40.

35

Carteggio Universale di Cosimo I De Medici/I. Archivio di Stato di Firenze. Inventario a cura di Anna Bellinazzi e Claudio Lamioni, Giunta Regionale Toscana/La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1982.

36

O. CAMPANILE, S. VITALI, Gli archivi delle Corporazioni religiose soppresse e del Monte Comune e Demanio, in Appunti di storia degli archivi fiorentini, a cura di C. Vivoli, Firenze, Edifir, 1991, pp. 141-175.

(11)

L’annessione della Toscana all’impero francese e la soppressione delle magistrature dell’antico regime determina la necessità di creare una struttura adatta alla conservazione delle carte.

Gli archivi prodotti dai precedenti regimi iniziano un progressivo processo di concentrazione in un’unica sede e anche le carte della Segreteria vecchia nel settembre 1808 sono trasferite dal Palazzo della Signoria alla nuova sede degli Uffizi. Come si ricava dalle carte dell’Archivio della Sovrintendenza37, che descrivono le partite di spesa per i singoli interventi, il trasloco dell’archivio Mediceo, collocato di seguito agli archivi repubblicani, occupa una decina di persone per diciotto giorni ed è completato nel settembre del 1809.

Per la nuova gestione è istituito a Firenze nel 1808 un Bureau général des archives, poi denominato Conservation générale des archives de Toscane istituita il 20 maggio 1808 con un decreto della Prefettura dell’Arno. E’ affidata a Luigi Lustrini segretario di legazione sotto Pietro Leopoldo e Ferdinando III, poi inviato come rappresentante granducale presso il quartier generale dell’armata napoleonica e infine nominato segretario degli affari esteri del regno di Etruria38.

Il Lustrini dimostra una profonda sensibilità storica e archivistica e gli archivi che sono progressivamente concentrati nel palazzo degli Uffizi sono disposti secondo “un ordinamento sostanzialmente cronologico, salvaguardando comunque l’autonomia e l’integrità dei vari fondi”39.

Il ritorno a Firenze dei Lorena determina anche per la maggior parte degli archivi un ritorno alla situazione dell’ancien régime. Gran parte della documentazione ritorna presso le ricostituite magistrature di pertinenza e anche l’archivio Mediceo è unito a quello delle Riformagioni e posto sotto la sovrintendenza dell’Avocato regio. Archivista è Pietro Budelli, nominato con il medesimo rescritto del 23 aprile 1818.

Tuttavia gli anni immediatamente seguenti la restaurazione lorenese coincidono con un altro momento di dispersione delle carte dell’archivio Mediceo. Per volontà del principe, poi granduca Leopoldo II , si utilizza l’archivio come fonte di notizie utili per la storia delle arti e della letteratura . I documenti estratti sono trasferiti a palazzo Pitti per ricavarne spogli e copie. Il principe Leopoldo incarica del lavoro di ricerca, quasi a testimoniare della funzione di sola custodia materiale affidata all’archivista Budelli40, Reginaldo

37

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Archivio della Sovrintendenza, f. 7.

38

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Miscellanea medicea, op. cit. , p. 12.

39

C. VIVOLI, Introduzione, in Dagli archivi all’Archivio, op. cit. , p. 16.

40

Non abbiamo testimonianze relative all’attività archivistica di quel periodo e l’e uniche notizie di Pietro Bucelli sono nel 1822 quelle della sua “giubilazione” e l’immediata sostituzione con Giuseppe Tanfani;

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Tanzini, Giuseppe Tanfani, archivista dell’archivio delle Corporazioni religiose soppresse, e Consalvo Petrai, dell’archivio Diplomatico. Il risultato è la produzione di un “Indice delle notizie storiche, scientifiche, letterarie estratte dall’Archivio Mediceo”, comprensivo tanto degli spogli del 1775 quanto dei successivi lavori di schedatura.

In seguito a questi prelievi, la documentazione non è sempre riconsegnata e nel caso di quella che tornava agli Uffizi, non sempre è ricollocata nella posizione originaria come lamenterà qualche decennio dopo l’archivista del Mediceo Filippo Moisè.

Nel 1822 è nominato archivista Giuseppe Tanfani che continua i lavori di ricerca dei documenti di importanza storico - letteraria voluta dal principe Leopoldo. E’ avviata anche una campagna di rilegatura di circa di 1500 filze, dopo aver riordinato le carte che le compongono.

Con decreto del 23 aprile 1845 all’interno del Dipartimento delle Riformagioni e Avvocatura Regia è istituita una “Sezione degli Archivj”41. Il Regolamento di attuazione prevede la compresenza di due archivisti: uno preposto all’archivio delle Riformagioni e a quello delle Regie Rendite, un altro, “l’archivista del Mediceo”, con competenza anche sugli archivi demaniali riuniti, entrambi preposti alla custodia e, per la prima volta, alla responsabilità della conservazione delle carte. Il personale della sezione è anche incaricato di compilare inventari ragionati, spogli e indici “per utilizzarne con la felicità del rintracciamento delle notizie e dei documenti relativi, la conservazione”42.

Lo stesso anno muore Giuseppe Tanfani e l’avvocato regio Capitolino Muti, come si legge in una memoria al direttore del Dipartimento di Stato Giuseppe Paver del 27 aprile 1846, non ritiene nessuno degli impiegati in grado di iniziare il lavoro complessivo di riordinamento previsto dal regolamento e auspica la scelta di una persona al di fuori della sezione degli archivi. L’incarico è affidato con decreto del 10 giugno 1846 a Filippo Moisè, esperto di storia fiorentina e toscana. Questi si impegna da subito a determinare la consistenza degli archivi posti sotto la sua custodia, documentando anche le mancanze dovute alle “espilazioni”43 di Leopoldo II. L’attenzione del Moisè si concentra soprattutto sulla immensa miscellanea presente all’interno dell’archivio44. Da questa estrae le serie di minute e registri dei carteggi, per inserirli nelle serie dei carteggi universali dei sovrani e dei principi, e riunisce gli altri documenti in cinque serie di miscellanee diverse:

41

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Sovrintendenza generale agli archivi toscani, f. 9, ins. 47, 23 aprile1845.

42

“Regolamento per gli archivi riuniti”, 26 marzo 1846.

43

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Miscellanea medicea, op. cit. , p. 16.

44

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Sovrintendenza generale agli archivi toscani, f. 9, n. 50, relazione di Filippo Moisè, scritta tra il 1849 e il 1851.

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“Miscellanea I”, “Miscellanea II”, “Miscellanea storica”, “Miscellanea di notizie per servire alla storia di varie corti d’Europa”, “Materie diverse”. L’origine della miscellanea è da imputare, secondo il Moisè, agli studi e alle ricerche compiute dal Galluzzi per comporre la sua opera storica sul granducato mediceo e “agli archivisti pigri e disamorati che non avevano né le doti richieste dal loro ufficio né il buon volere per supplire almeno in qualche modo alla deficienza di quelle, confusero in un fascio informe tutte quelle scritture, codici, inserti, fogli sciolti e documenti d’ogni fatta, diversi per indole, disparati per epoche, e ne formarono alla rinfusa tanti nuovi inserti che chiamarono Miscellanee”45. La teoria del Moisè sulla genesi della Miscellanea condiziona profondamente i successivi tentativi di dare una risposta ai dubbi sulla formazione di questo fondo. Enrico Saltini in una relazione del 1873 afferma che il Galluzzi “ […] involontariamente accrebbe il danno cavando fuori dalle filze tutto ciò che faceva al caso suo […]”46 mentre Cesare Guasti, nella prefazione all’inventario delle Carte strozziane, scrive che “l’archivista Moisè fece uno spoglio delle Strozziane Medicee […] ma non si accorse che a molte mancanze, […] avrebbe avuto modo di riparare frugando in un’altra miscellanea che si era formata nel Mediceo dal Galluzzi e dal Tanzini; questi per fare chi sa quale ordinamento per materie, quegli per valersi dei documenti con più comodo alla compilazione della sua storia sul Granducato […]”47.

Nel 1852, data di istituzione dell’Archivio centrale dello Stato, Filippo Moisè è nominato Vicesoprintendente e Archivista generale per gli archivi storici ed elabora un inventario delle filze dei carteggi dal duca Alessandro al granduca Cosimo II48.

La forte impronta data alla pratica archivistica dalla elaborazione teorica del soprintendente Francesco Bonaini49 determina la scelta di riordinare le grandi concentrazioni archivistiche, e tra queste anche il Mediceo, sulla base delle istituzioni che hanno prodotto i documenti, secondo il criterio di “ricercare non le materie, ma le istituzioni”50.

Nel 1858, poco dopo la morte del Moisè, Bonaini incarica al suo posto Gaetano Milanesi che si impegna in un intervento più organico di quello del Moisè51. Per prima cosa il Milanesi analizza la grande massa di documenti della Miscellanea per classificare le

45

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Miscellanea medicea, op. cit. , p. 16.

46

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Sovrintendenza generale agli archivi toscani, f. 131, p. 10, n. 710.

47

Le carte Strozziane del R. Archivio di Stato in Firenze. Inventario, Firenze 1884, vol. I, p. XXXVII.

48

Inventari, V/385, “Inventario dei registri delle lettere dei duchi poi granduchi da Alessandro a Cosimo II fatto dal cav. Filippo Moisè”.

49

relazione di Francesco Bonaini al Ministero della pubblica istruzione del 3 marzo 1867.

50

A. PANELLA, Scritti archivistici, Roma, Ministero dell’Interno, 1955.

51

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Soprintendenza generale agli archivi toscani, f. 14, parte I, n. 38, incarico di Francesco Bonaini a Gaetano Milanesi, 27 maggio 1858.

(14)

carte secondo le materie delle serie del Mediceo. Ma la complessità del lavoro e la lunghezza dei tempi per attuarlo portano il Bonaini a richiamare il Milanesi per predisporre un “Inventario, quantunque sommarissimo delle varie serie che costituiscono il Mediceo durante il Principato”. Il risultato di questo lavoro, che ha richiesto due anni e la descrizione di 6.414 pezzi, è l’attribuzione per la prima volta di una numerazione di corda generale a tutto il fondo, ancora oggi in uso e contraddistinta da etichette verdi.

Negli anni successivi si registra ancora un tentativo di dare un nuovo ordinamento complessivo ai fondi medicei. Al Milanesi succede Enrico Saltini, che ha collaborato all’ “Inventario sommarissimo”, e decide di provare a collocare fisicamente alcune filze estratte dalla Miscellanea di seguito alle serie del Mediceo, cui si suppone debbano appartenere. Inevitabilmente questa operazione incontra una serie di difficoltà: in primo luogo risulta impossibile assegnare ad ogni filza un posto nelle serie del Mediceo, inoltre per le filze di argomento non omogeneo sarebbe stata necessaria una analisi dei singoli fascicoli per collocare ogni documento nel posto ritenuto appropriato.

Proprio per queste difficoltà il Saltini, in due relazioni, la prima del 18 luglio 1873, la seconda del 31 luglio 187452, dà conto delle operazioni da lui compiute fino a quel momento: le filze della Miscellanea, a cui è stata attribuita una numerazione di corda, sono collocate materialmente sugli scaffali alla fine della corrispondente serie del Mediceo, e nell’inventario del Milanesi, il Saltini annota quali filze della Miscellanea, si sarebbero dovute aggiungere al completamento dell’archivio Mediceo. Lo scopo è quello di proseguire nell’operazione rifacendo successivamente la numerazione dell’archivio e compilando un nuovo inventario del Mediceo integrato dalla documentazione della Miscellanea. L’attenzione del Saltini si concentra però, come quella del suo successore, Alessandro Gherardi, sul riordino del Mediceo avanti il Principato. Nel 1903 Gherardi, appena nominato direttore dell’Archivio di Stato, dà nuovo impulso ai lavori di riordino dell’archivio Mediceo incaricando un gruppo di archivisti di occuparsi parallelamente della schedatura analitica sia del carteggio universale di Cosimo I, sia delle filze della Miscellanea medicea, senza manifestare la volontà di riunire i due archivi53. Durante questa fase non si è fornito alle filze una nuova numerazione, ma si mantiene quella di comodo data dal Saltini.

52

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Soprintendenza generale agli archivi toscani, f. 131.

53

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Soprintendenza generale agli archivi toscani, ff. 352 e 354, il lavoro di schedatura della Miscellanea medicea è intrapreso nel 1903 da Luigi Pagliai e Ugo Fortini del Giglio e successivamente proseguito anche da Giulio Santini e Francesco Dini.

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Nel corso dei decenni, a partire dal 1903 fino agli anni ’70, con intensità più o meno costante, l’archivio Mediceo è oggetto di lunghe campagne di schedatura, ma mancando una linea metodologica a cui attenersi, l’operazione è compiuta con criteri personali soprattutto per quel che riguarda il grado di analicità.

E’ nel 1951 l’ultima tappa della storia dell’archivio con la pubblicazione dell’ “Inventario sommario” a stampa voluta dal direttore dell’Archivio di Stato di Firenze Antonio Panella, con cui si esaurisce ogni progetto di osmosi tra i fondi medicei54. I curatori, Marcello del Piazzo e Giovanni Antonelli, tentano tuttavia di inserire parti della Miscellanea all’interno del Mediceo. E questa volta si estraggono dalla loro sede non solo filze ma anche fascicoli, ricollocandoli nelle serie ritenute originarie o nell’Appendice. A causa di questi scorpori, si rende necessaria un’alterazione parziale della numerazione di corda con l’aggiunta di lettere dell’alfabeto.

E’ il Panella, al quale è affidata nel 1859 la cattedra di Archivistica e bibliografia storica della Scuola per bibliotecari e archivisti paleografi della Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Firenze55, a curare la prefazione all’inventario dell’Archivio Mediceo del principato e a ripercorrere le vicende attraversate dall’archivio a partire dal Cinquecento, soffermandosi sugli interventi ordinativi e descrittivi effettuati nel corso dei secoli fino a quello di Gaetano Milanesi.

La pubblicazione di questo strumento prelude all’edizione di documenti importanti e alla descrizione analitica di serie particolari.

Per L’Archivio Mediceo l’iniziativa più rilevante è l’edizione dell’inventario analitico del carteggio universale di Cosimo I dè Medici56 , il cui progetto complessivo ha permesso l’inventariazione analitica di oltre 90.000 lettere, comprese in 386 filze. Per ciascuna lettera è stato individuato il mittente, il destinatario, il luogo dove è indirizzata e la data topica e cronica. Questo strumento è dotato di efficaci indici che ne permettono una facile consultazione e si rivela molto utile per la ricerca effettuata su una massa di documentazione tanto grande quanto eterogenea per argomenti.

54

Con la pubblicazione dell’Inventario sommario emergono nuovi criteri rispetto a quelli che avevano prevalso nelle pubblicazioni curate dall’istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento che hanno sempre privilegiato l’edizione integrale o il regesto di documenti ritenuti di particolare interesse.

55

Nel 1925 l’Università degli Studi di Firenze sostituisce l’Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento.

56

ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Carteggio universale di Cosimo I De Medici, a cura di Anna Bellinazzi e Claudio Lamioni, Giunta regionale toscana, La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1982.

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