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Capitolo 5. L’arrivo di ebrei sefarditi ad Empoli Come si è visto i da San Miniato assicurano una presenza continuativa e documentata ad Empoli a partire dal 1428-29 fino al 1530 circa

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Capitolo 5. L’arrivo di ebrei sefarditi ad Empoli

Come si è visto i da San Miniato assicurano una presenza continuativa e documentata ad Empoli a partire dal 1428-29 fino al 1530 circa1. Compaiono sempre come titolari delle varie condotte o i referenti privilegiati dalle autorità cittadine e ciò rende l’immagine di una famiglia ben radicata o comunque forte della sua posizione all’interno della società empolese o quanto meno egemone tra la popolazione ebraica del castello di Empoli. Lo studio dei diversi fondi archivistici spogliati, per i quali rimandiamo all’Appendice Documentaria, segnala accanto ai da San Miniato un’altra nutrita componente ebraica che si venne a stabilire nel castello di Empoli e che ebbe rapporti vari con i da San Miniato.

Se la crescita della famiglia del banchiere e del suo giro d’affari aveva infatti permesso l’avvio di altre attività economiche quali la lavorazione di panni o la rivendita di oggetti usati, probabilmente a partire dai pegni non riscattati, con l’apertura di uno o più negozi di rigattieri, la piazza di Empoli era divenuta un porto sicuro per chi era in fuga o per quanti cercassero protezione o lavoro. Molti sono gli ebrei non toscani attestati ad Empoli tra la fine del secolo XV e la prima metà del secolo successivo di cui però siamo in grado di stabilire, per la scarsa documentazione, la sola identità con il luogo d’origine. Di essi è in quei documenti attestata una presenza che è apparsa abbastanza continuata nel tempo. In questa sede ci occuperemo di alcuni sefarditi appartenenti ad un gruppo parentale non molto numeroso di cui abbiamo potuto seguire un qualche radicamento familiare di prima e seconda generazione.

In tale situazione, per certi versi “privilegiata”, si collocherebbe la presenza ad Empoli di altri ebrei non da San Miniato il cui arrivo in Italia, per quanto riguarda gli ebrei di origine sefardita, sembra risalire agli anni successivi alla data di espulsione decretata dai re spagnoli Ferdinando di Aragona e Isabella di Castiglia. Ma sarebbe un errore dunque ritenere come dato acquisito sefarditi in fuga tutti gli ebrei iberici che compaiono nella documentazione successiva alla

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In realtà abbiamo già accennato al fatto che sono molti i documenti relativi ad una presenza ebraica nel Castello di Empoli anche dopo il 1530. Per questo nostro studio si è scelto il definitivo rientro in Firenze della famiglia Medici come convenzionale cesura temporale.

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data dell’espulsione del 14922. Certo è che gli ebrei provenienti dalla penisola iberica trovarono in alcune città toscane, prima fra tutte Pisa, un approdo appetibile grazie alla locale presenza ebraica3.

Nella documentazione esperita un ebreo sefardita compare la prima volta nel castello di Empoli nel luglio 1495; è tale “Jacob vocatus spagnolo ebreo”4 impegnato nel recuperare 18 soldi da un mercante lombardo di nome Cristoforo per la vendita di alcuni fazzoletti.

Altri tre ebrei sefarditi compaiono nella documentazione empolese tra il 19 settembre 1496 e il 3 gennaio 1498. Si tratta di “Simone Jacobi de Jspania ebrei”5; Sansone “de Hyspania”6 e Salomone di Leone “hyspanius hebreus Emporii”7.

Simone, dimorante ad Empoli almeno fino al 15 settembre 1497, è con ogni probabilità figlio del primo sefardita attestato nel castello di Empoli, il sopra citato Jacob. Simone si sposò con una certa Chiara da cui ebbe i due figli Mosè ed Abramo.

Di Chiara, rimasta vedova, parleremo nel capitolo successivo mentre di Mosè sappiamo che nel periodo tra i mesi di maggio e ottobre 15248 svolse attività feneratizia. L’altro figlio, Abramo, dovette svolgere attività mercantile ad Empoli come risulta da una documentazione in nostro possesso che lo vede prima chiedere il pagamento di un debito (16 maggio 15289) e successivamente l’iscrizione all’Arte dei Medici e Speziali di Firenze in qualità di “velettarius et merciaius in Emporio” il 18 ottobre 153610.

Sansone “de Hyspania”, cui viene imposto il pagamento di 200 lire dai Provveditori della dogana e della gabella delle porte il 19 settembre 149611, sembra esercitasse il prestito su pegno se una certa Domenica, vedova di Mariotto da Sammontana, e suo figlio Antonio ricevono dal nunzio pubblico la notifica di

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Cfr. M.LUZZATI, La marcha hacia la Italia de las ciudades y de los princes in Los caminos del esilio. Actas de los Segundos Encuentros Judaicos de Tudela. 7, 8 y 9 de noviembre de 1995, Gobierno de Navarra, Departamento de Educacion, Cultura y Juventud [Pamplona] 1996, pp.159-179; J.HACKER, Alcune lettere sull’epulsione degli ebrei dalla Spagna e dalla Sicilia in Jacob Kats Memorial Volume, Gerusalemme 1980, pp. 64-97.

3

Cfr. M.LUZZATI, Caratteri dell’insediamento, op. cit., p.25.

4

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.73, c.2v.

5

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.75, c.82v.

6

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.75, c.65v.

7

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.76, c.99r.

8

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.112, c.81 e ibidem n.113, c.53r.

9

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.115, c.66r.

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Cfr. ASFi, Arte de’ Medici e Speziali, n.22, c.129r.

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riscattare “unam cioppam nigram ad usum mulieris” impegnata presso di lui dietro il prestito di 1 fiorino d’oro12.

Salomone di Leone “hyspanius hebreus Emporii” fu il primo spagnolo ad aver avuto rapporti diretti con i da San Miniato se il 3 gennaio 149813 chiese ad Abramo di Manuele da San Miniato la restituzione di un fiorino d’oro, 6 lire e 14 soldi per un precedente mutuo.

Di Jacob, citato nella documentazione anche come Giacob o Giacobbe, sappiamo che si stabilì ad Empoli e qui rimase fino al 1518, anno al quale risale l’ultimo documento che si riferisca direttamente alla sua persona e probabile anno della morte. Nel castello empolese risultano abitare anche i suoi discendenti14.

Molti sono i documenti15 che attestano un’attività di prestito abbastanza fitta da parte del sefardita che compare prevalentemente come creditore, e a volte anche come debitore, di empolesi.

Il 2 settembre 150516 dovettero intervenire gli Otto di Guardia e Balia per appianare una lite sorta tra Jacob e un certo Piero pellicciaio empolese che furono convocati a Firenze presso l’ufficio dei magistrati fiorentini.

Un paio di mesi dopo Jacob riceve l’ordine, tramite lettera del 7 novembre 150517, di presentarsi presso l’ufficio degli Otto di Guardia perché reo di aver contravvenuto al decreto del dicembre 149518 che prevedeva l’espulsione degli ebrei dallo stato fiorentino.

Nella lettera di comparizione che il podestà di Empoli riceve dagli Otto di Guardia compare anche suo figlio Joseph19.

Il 14 novembre20 Jacob compare davanti ai magistrati con l’accusa di aver dimorato nel dominio fiorentino e viene condannato a pagare una multa di 10 fiorini d’oro se non riuscirà a dimostrare di essere tra quanti potevano godere del

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Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.76, c.77v.

13

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.76, c.99r.

14

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.108, cc.36v-37r.

15

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.81, c.12v; ibidem n.85, c.28v; ibidem n.88, c.63v; ibidem n.90, c.87r; ibidem n.93, c.34r; ibidem n.94, c.72v; ibidem n.97, cc.32v; 33r e 57r; ibidem n.99, cc.56rv; ibidem n.101, c.25r; ibidem n.106, c.66v.

16

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.133, c.3r; ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.85, c.67r.

17

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.133, c.133v.

18

Cfr. CASSUTO Gli ebrei a Firenze, op. cit., pag.66 e n.3.

19

La missiva ricevuta dal podestà empolese risale al 10 novembre 1505; per la sua lettura cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.85, c.109v.

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Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.133, cc.144rv; ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.85, c.112v.

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beneficio di sospensione emanato nel novembre 1496.

Gli Otto di Guardia scrivono al podestà di Empoli il successivo 18 novembre21 perché, tramite bando pubblico, si notifichi il limite temporale di 15 giorni entro cui devono sgombrare il dominio fiorentino tutti gli ebrei “che non ghodono el beneficio della leggie dell’anno 1496”. Vengono concessi 15 giorni di tempo “per chi havessi a disbrigare cosa alchuna con detti ebrei et che sie facto loro ragione breviter et summarie”. Prima di lasciare il dominio si deve pagare la multa di 10 fiorini d’oro larghi in oro.

Evidentemente il sefardita viene ritenuto colpevole se tra il 3 e il 4 dicembre 150522 risulta già incarcerato, forse ad Empoli, per il mancato pagamento dei 10 fiorini larghi d’ammenda dovuti agli Otto di Guardia e Balia e se “uno mandato di Jacob di Joseph” giunge presso l’ufficio dei magistrati fiorentini per informarli della condizione miserevole dell’ebreo cui viene dimezzata la condanna a 5 fiorini d’oro larghi “con le spese”. Sembra che Jacob sia l’unico ebreo, almeno tra quelli abitanti ad Empoli, ad essere colpito dall’ammenda citata.

Il debito con la giustizia fiorentina era aggravato da un debito di 12 fiorini d’oro larghi, 4 lire e 7 soldi piccoli che Jacob aveva con un cittadino fiorentino, Battista Dini.

Il 6 dicembre 150523 compaiono come fideiussori di Jacob, ormai condannato al carcere, l’ebreo Zaccaria di Isacco [di Manuele da San Miniato] e Pietro di Jacopo della Fonte. Il successivo 24 dicembre l’intera vicenda trova una prima lieta conclusione con la scarcerazione del sefardita perchè risulta essersi liberato del debito sia nei confronti degli Otto che dello stesso Battista Dini.

Purtroppo le notizie su Jacob sono frammentarie e non possiamo stabilire perché fosse stato di nuovo condannato se il 4 febbraio 151824 viene assolto senza specificare i motivi dell’accusa. Così pure il 25 dicembre 151825 Jacob di Joseph “hispanus” ottiene dagli Otto di Guardia e Balia la possibilità di essere scarcerato solo nel caso in cui Laudadio di Mosè da Rieti paghi per lui la somma di 500

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Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.133, c.156v; ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.85, c.115r.

22

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.133, c.190v; ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.85, c.122r.

23

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.85, c.127r.

24

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.173, c.63r.

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fiorini. Dal testo non si intende il motivo dell’incarcerazione di Jacob, né da quanto tempo si trovi in carcere. Il motivo della sua prigionia doveva comunque risalire ad un fatto grave data l’entità dell’ammenda pecuniaria.

Purtroppo non siamo in grado di stabilire con esattezza le tappe di questa vicenda, certo è che Jacob doveva trovarsi in gravi difficoltà se il 27 dicembre 151826 gli Otto di Guardia e Custodia chiedono al podestà di Empoli di sequestrare tutti i “bene et cose” del bottegaio ebreo e di suo figlio Joseph. Ricevuto tale ordine, il podestà provvede a gravare i due ebrei ma il successivo 30 dicembre27 gli Otto di Guardia e Balia dichiarano assolto Jacob senza specificare il motivo dell’accusa.

Le prime notizie su suo figlio Joseph invece risalgono al 10 luglio 150128 quando compare per la prima volta nella documentazione empolese perchè debitore di un conciaio di Empoli.

Il nome del sefardita Joseph di Jacob, che al maggio 1521 risulta sposato con Diamante29 di Isacco di Manuele da San Miniato, torna frequentemente in una numerosa serie di atti che attestano una sua fitta relazione d’affari con molti abitanti del castello di Empoli. Si tratta prevalentemente di richieste di pagamento o di comparizione presso l’ufficio degli Otto di Guardia per la restituzione di somme di denaro che l’ebreo deve ricevere o rendere. Tali documenti vanno dal 26 gennaio 1514 al 13 maggio 153730.

Joseph, dal matrimonio con Diamante di Isacco di Manuele da San Miniato, ebbe tre figli: Mosè, Manuele e Jacob, attestati il 5 novembre 154931 quali bottegai e velettai nel castello di Empoli. Di questi, Manuele è conosciuto per una denuncia presentata il 7 settembre 153132 all’ufficio degli Otto di Guardia e Balia. Manuele viene accusato di aver avuto ripetuti rapporti carnali con una cristiana “commorante in via nova”. Non essendosi presentato, viene giudicato

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Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.107, c.1r.

27

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.172, c.73r.

28

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.79, c.11r.

29

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.180, c.16r e c.22v.

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Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.173, c.63r; ibidem n.185, c.71v; ibidem n.200, cc.169r, 180v.-181r, 196v e 230r. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli. Atti civili, n.99, c.24v; ibidem n.100, cc.37v, 43v, 45r e 80v; ibidem n.101, cc.76v e 87v; ibidem n.104, c.72r; ibidem n.107, cc.14r, 66r e 71r; ibidem n.108, cc.77v, 97r e 105r; ibidem n.110, cc.77v e 86rv; ibidem n.112, cc.13v, 62v e 78v; ibidem n.101, c.25r; ibidem n.113, c.55v; ibidem n.115, cc.118v e 121v; ibidem n.116, c.117v; ibidem n.117, cc.121r.-122v. ASCE, Archivio del Podestà di Cerreto Guidi. Atti civili, n.1827, c.10v.

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Cfr. ASFi, Arte de’ Medici e Speziali, n.22, c.146r.

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colpevole e condannato in contumacia il 23 settembre 153133 ad un anno di esilio a partire dal quindicesimo giorno di notifica della pena. Nel caso in cui Manuele fosse stato sorpreso all’interno del territorio fiorentino sarebbe stato mandato a morte per decapitazione. Lo stesso 23 settembre l’atto di condanna viene inviata al podestà di Empoli e il successivo 25 viene registrata.

Se dei fratelli di Manuele non abbiamo notizie, del padre Joseph sappiamo che esercitava attività di prestito ad Empoli dove era, se non in società, almeno in rapporti d’affari con “Iacopus Blasii linaiolus de Florentia”, insieme al quale richiedeva la restituzione di 6 lire a Piero Giani di Ponzano, il 26 agosto 151734.

Joseph intrattenne rapporti d’affari anche con la famiglia da San Miniato almeno a partire dall’ottobre 150835, quando viene nominato procuratore di Isacco di Manuele di Abramo da San Miniato. Al 25 ottobre 1508 risale anche il diritto concesso a Joseph di nominare, a nome dei da San Miniato, altri ebrei, anch’essi sefarditi, tali “Bondium Joseph hispanum et Sansonem eius Bondi filium hebreos licet absentes” per godere di “omnibus et singulis beneficiis privilegiis et favoribus dicto Jsac suo principali et sociis per capitula predicta concessis”.

I rapporti tra Joseph e i da San Miniato continuarono nel tempo con alterne vicende. Il 9 luglio 150936 gli Otto di Guardia e Balia impongono al podestà di Empoli di rendere giustizia e trovare il torto nella lite sorta tra Raffaele di Isacco di Manuele da San Miniato e “Joseph di Jacob spagnolo habita costì [che] li ha tolto per forza certe sue robe”. Si può azzardare, in assenza di documentazione sulla fine della vicenda, una composizione pacifica tra le parti anche in base ai successivi cordiali rapporti che si mantennero tra Joseph e il fratello di Raffaele, Zaccaria, a nome del quale il sefardita, il 5 ottobre 151237, chiese che Cerbone di Dominico Caiani di Pozzale pagasse 2 lire per una cioppa. Il successivo 8 marzo 151438, questa volta Zaccaria di Isacco chiede, a nome suo e di “Joseph Jacob ebrei”, che vengano gravati ben 20 cristiani debitori di cui solo cinque risulteranno solventi.

Ancora un paio di documenti vedono comparire insieme Joseph e Zaccaria

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Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.231, c.46v.

34

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.104, c.42v.

35

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.6047, c.71r.

36

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.144, cc.151v.-152r. e ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.92, c.7v.

37

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.97, c.52v.

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di fronte agli Otto di Guardia e Balia. Nel primo caso, il 7 agosto 152039, i due ebrei risultano debitori di Tommaso di Giovanni Lenzi e della sua compagnia di linaioli; mentre il 7 ottobre 152440 Joseph di Jacob viene denunciato da Piero Gigliamonti per il mancato pagamento di certe somme di denaro di cui Zaccaria di Isacco risulterà garante per Joseph.

A dimostrazione dell’itineranza e delle fitte reti, di varia natura, esistenti nel mondo ebraico basso-medioevale e primo moderno si rammentano due atti, rispettivamente del 29 ottobre 150941 e del 19 luglio 151642.

Nel primo caso si tratta di una lettera inviata dagli Otto di Guardia e Balia al podestà di Prato in cui Isacco di Manuele da San Miniato, ma citato nel documento come da Empoli, da una parte, Jacob e suo figlio Joseph dall’altra e Abramo di Manuele da San Miniato da un’altra risultano in lite tra loro e hanno eletto loro arbitri due ebrei abitanti a Prato, Abramo di maestro Bonaventura e Jacob di Manuele. I magistrati fiorentini chiedono di essere informati circa i tempi e i modi del compromesso tra gli ebrei in causa ma non abbiamo altre notizie sulla lite; certo è che se gli ebrei “empolesi” - sia i da San Miniato che i sefarditi - si trovano in lite a Prato è ipotizzabile un loro interesse anche fuori dalle mura del castello di Empoli e dalla città di Firenze.

Il secondo caso ha come protagonista un pratese, tale Bernardo di Giovanni “Puglesi”, abitante ad Empoli, che agisce contro Isacco di Abramo da Correggio e il di lui fideiussore, Joseph di Jacob, cui chiede il pagamento di 18 lire “pro uno gabbano”. Il debito risulterà saldato il successivo 31 luglio ma la cosa interessante non è tanto la fine della questione quanto la presenza in Empoli di ebrei di origini territoriali diverse e i numerosi rapporti che avevano gli ebrei ad Empoli, ivi abitanti o meno. Per di più è assai arduo seguire ogni vicenda di cui ci informano gli atti esperiti perché non sempre la documentazione è giunta fino a noi o perché molti degli ebrei in questione scompaiono dagli atti ufficiali al momento in cui lasciavano i territori di cui ci occupiamo ed erano spesso in viaggi d’affari.

Uno dei documenti più importanti su Joseph è di nuovo legato ai da San Miniato che già con i capitoli di prestito del 1514 si erano riservati il diritto di

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Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.108, c.30r.

40

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.190, c.37r.

41

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.145, c.133r.

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nominare loro soci. Così, a seguito del rinnovo di questi stessi capitoli, avvenuto il 7 ottobre 1524, Salomone di Abramo di Dattilo da San Miniato può nominare, il 30 luglio 152643, “Joseph Jacob hispanum hebreum ibidem commorantem habitantem ad faciendum et tenendum unam apothecam rigatterii in dicto castro Emporii”. I tanti documenti attestanti i rapporti con gli empolesi da parte del sefardita almeno fino al 1537 confermano l’effettiva apertura di una bottega di rigattiere.

Come si è appena scritto, i da San Miniato e la loro attività risultano strettamente legate alla presenza in Empoli di ebrei sefarditi. Si è visto che il 25 ottobre 150844 a Joseph di Jacob fu concesso il diritto di nominare, a nome dei da San Miniato appunto, altri ebrei perchè godessero di “omnibus et singulis beneficiis privilegiis et favoribus dicto Jsac suo principali et sociis per capitula predicta concessis”. Sempre lo stesso Joseph di Jacob, procuratore di Isacco di Manuele di Abramo da San Miniato, può nominare Buondì di Joseph e suo figlio Sansone a godere dei benefici previsti dalla condotta già a suo tempo sottoscritta il 15 dicembre 1491 dagli Ufficiali del Monte di Firenze con i da San Miniato.

Nella documentazione empolese, di Buondì di Joseph resta solo un atto del 19 febbraio 151645 in cui risulta debitore di un certo Bastiano di Antonio di Lorenzo di Empoli per la vendita di un “panno”. Mentre Raffaele di Isacco da San Miniato compare come garante del sefardita.

Poco più di frequente compare invece il nome di Sansone, figlio di Buondì di Joseph, la cui presenza ad Empoli è attestata almeno fino al 15 aprile 1529.

Il primo documento relativo a Sansone è datato 11 luglio 151146 quando torna protagonista dei rapporti con i sefarditi ancora un membro dei da San Miniato, Angelo di Abramo di Manuele, che chiede a Sansone la restituzione di 13 soldi e 4 denari.

Al 2 settembre e al 30 ottobre 151747 risalgono due documenti in cui Sansone chiede presso il podestà empolese soddisfazione per certe somme di cui è creditore insoddisfatto.

I rapporti di Sansone con altri ebrei, stavolta non da San Miniato, sono

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Cfr. ASFi, Capitoli, Appendice, n.30, c.189r.

44

Cfr. ASFi, Notarile Antecosimiano, n.6047, c.71r.

45

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.101, c.62r.

46

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.95, c.14r.

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attestati da una richiesta di pagamento avanzata nei suoi confronti il 23 febbraio 152348 da un Giuseppe di David di Giuseppe. Sansone viene convocato dal podestà di Empoli per il successivo 25 febbraio ma il sefardita nega di essere debitore di Giuseppe di cui non possiamo dire con certezza se avesse qualche legame di parentela con altri sefarditi di cui ci occuperemo poco sotto.

Le ultime notizie su Sansone datano 18 gennaio 152949, in occasione di un reclamo di pagamento della pensione di una casa affittata a Giovanni di Lorenzo Marianelli, e 15 aprile 152950, quando il nome di Sansone compare in un registro dell’Arte dei Medici e Speziali di Firenze in qualità di “velettarius et merciaius in chastro Emporii”; egli chiede l’iscrizione all’arte.

Un altro sefardita presente ad Empoli negli stessi anni di Jacob fu, come già accennato, Salomone di Leone. Comparso nella documentazione empolese per la prima volta il 3 gennaio 1498, risulta abitare a Prato il 28 agosto 150551 quando, a nome proprio e di suo cognato “Iusep assaiuolo spani hebrei”, agisce contro Zaccaria di Isacco da San Miniato, ebreo di Empoli, per l’acquisto di 4 lenzuoli “emptis per eum a dicto Iusep in castro Prati”.

Circa dieci anni dopo, il 22 novembre 151552, Salomone di Leone viene condannato dagli Otto di Guardia e Balia a pagare una multa di 25 lire per aver avuto rapporti carnali con donne cristiane sia dentro che fuori la città di Firenze.

Difficile stabilire se la residenza di Salomone fosse Empoli, Prato o Firenze; certo è che i rapporti con Empoli rimasero, seppur in modo indiretto. Lo dimostrerebbe l’ultimo documento del 18 maggio 152453, reperito presso l’archivio di Empoli, in cui Salomone risulta abitare a Prato ma avere ancora rapporti d’affari con gli empolesi. Infatti il sefardita chiede che venga gravato Meo Bufalini da Empoli per 1 lira e 8 soldi. Il debito risulta saldato in data 20 maggio 1524.

Un altro ramo conosciuto di sefarditi è costituito da quello discendente da Giacobbe di Giuseppe abitante ad Empoli a partire dal 28 gennaio 150954, quando Abramo di Manuele da San Miniato chiede la restituzione di 4 lire a “Jaccobum

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Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.111, c.47v.

49

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.116, c.124r.

50

Cfr. ASFi, Arte de’ Medici e Speziali, n.22, c.118r.

51

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.85, c.64v.

52

Cfr. ASFi, Otto di Guardia e Balia della Repubblica, n.163, c.44v; ibidem n.230, c.172r.

53

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.112, c.81r.

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Giuseppi habitante Emporio”.

Giacobbe ebbe relazioni di una qualche importanza con i da San Miniato se il 3 luglio 150955 Zaccaria, in qualità di procuratore del padre Isacco di Manuele da San Miniato, notifica al podestà empolese la revoca per gli ebrei spagnoli abitanti ad Empoli “Giacoppo et Giuseppi eius filii” appunto a godere dei privilegi e benefici previsti dai capitoli di prestito.

E’ ipotizzabile un’attività di rigattiere anche per Giacobbe che, in un mandato di cattura inviato il 20 dicembre 151856 dagli Otto di Custodia al podestà empolese, viene definito “bottegaio al presente costì in Empoli”. Nel caso non fosse trovato l’ebreo in questione, al podestà sarebbe stata accordata la facoltà di “havere nelle mani” tutti gli ebrei maschi con un’età maggiore ai quindici anni. Dalla lettura del documento si evince che la denuncia a carico di Giacobbe era stata fatta da un altro bottegaio, tale Matteo di Francesco. Si ordina pure il sequestro di tutti i beni di Giacobbe.

La presenza e l’attività di prestito ad Empoli da parte di Giuseppe, il figlio di Giacobbe, sono documentate a partire dal 3 agosto 150957 fino al 3 gennaio 152958. La dozzina di documenti59 relativi a Giuseppe sono abbastanza ripetitivi e riguardano i pagamenti che il sefardita deve effettuare o che cerca di ottenere.

Merita invece una qualche attenzione una lettera inviata il 15 giugno 151260 dagli Otto di Guardia e Balia al podestà per comunicargli di aver inviato nel castello di Empoli “il Moro nostro famiglio insieme con il quale vogliamo che mandi la tua famiglia a pigliare uno Giuseppo spagnolo ebreo”. Si ordina che, una volta catturato l’ebreo, si dovranno recuperare tutti i suoi libri da mandare a Firenze tramite il Moro e trattenere in prigione Giuseppe fino a quando non darà “sufficiente sichurtà per la somma di fiorini cento doro di rapresentarsi al nostro uffitio infra due dì dal dì di tale sodamento”. Dietro l’ordine degli Otto nello stesso giorno di invio della loro lettera, l’ebreo Giuseppe viene incarcerato e i suoi libri requisiti e inviati a Firenze. In qualità di fideiussori di Giuseppe, compaiono l’ebreo da San Miniato Isacco di Manuele e il cristiano Antonio di Piero “de

55

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.92, c.3r.

56

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.106, c.100r.

57

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.92, cc.45rv.

58

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.116, c.118v.

59

Cfr. ASCE, Archivio del Podestà di Empoli, Atti civili, n.92, c.88r; ibidem n.93, c.67v; ibidem n.94, c.52r; bidem n.98, c.25r, c.62r e c104v; ibidem n.106, c.66v; ibidem n.107, c.14r; ibidem n.112, c.34r; ibidem n.113, c.50v; ibidem n.115, c.13v.

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Freronti” di Empoli che garantiscono che il sefardita comparirà di fronte agli Otto di Guardia e Balia sotto la pena di cento fiorini d’oro larghi.

Nello scambio epistolare tra il podestà locale e i magistrati fiorentini non emergono altre notizie sulla vicenda che dovette comunque concludersi con la scarcerazione di Giuseppe dato che fino al 1529 rimarrà nel castello di Empoli dove era proprietario di una bottega61, probabilmente la stessa bottega di rigattiere posseduta dal padre.

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