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LAGO DI MASSACIUCCOLI INTRODUZIONE

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Maurizia Pallante Monitoraggio della parassitofauna nelle specie ittiche del Lago di Massaciuccoli (Toscana, Italia)

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LAGO

DI

MASSACIUCCOLI

Caratteristiche Ecologiche

Il Lago di Massaciuccoli è inserito in un contesto ambientale di interesse storico ed ospita anche un sito archeologico di età romana con i resti di un “Mansio” e di una villa, con annesso edificio termale. Un “Antiquarium” civico conserva gli oggetti ritrovati durante gli scavi, compreso un bellissimo mosaico pavimentale completamente restaurato, testimonianza della presenza e delle attività degli antichi romani.

In seguito, l’evoluzione geografica ha causato il passaggio di questa parte del litorale pisano-versiliese dal complesso lagunare dei tempi romani ad un insieme di stagni retrodunali, colmati solo successivamente, grazie all’arretramento del mare ed all’apporto di sedimenti da parte dei fiumi Arno e Serchio, con conseguenti cambiamenti delle attività umane del luogo. La fine delle attività che hanno caratterizzato il lago fino agli anni ’60 - ’70, come caccia e pesca o coltivazione del riso e raccolta del Falasco (Figura 7), testimoniano anche l’evoluzione culturale del territorio[1].Da alcuni decenni, dopo essere stato intaccato dall’attività estrattiva della sabbia silicea, cessata oramai da 6-7 anni, l’intero bacino è andato incontro a due fenomeni che lo minacciano seriamente dal punto di vista naturalistico.

Il primo è il processo di eutrofizzazione delle acque, causato dagli apporti degli scarichi civili non depurati e dal dilavamento dei terreni agricoli della bonifica chimicamente trattati; il secondo, invece, è quello dell’interramento, dovuto al particolare regime idraulico che regola l’insieme del bacino, e degli apporti solidi, che confluiscono nel lago dalle aree circostanti[2, 3, 4, 5].

II bacino di Massaciuccoli ha un'estensione di circa 9500 ettari con diverse tipologie di terreni[6].

Il lago è situato tra il mare e le Alpi Apuane, fra le città di Pisa, Lucca e Viareggio, compreso nella giurisdizione dei comuni di Massarosa, Vecchiano e Viareggio e rientra nel territorio del Parco Naturale Regionale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli (Figura 2).

E’ di origine costiera e il suo sviluppo è da attribuirsi ai sedimenti apportati, da Sud, dal sistema Arno- Serchio, e, da Nord, dal fiume Era. In seguito questi sedimenti sono stati allineati dalle correnti marine a formare un cordone litoraneo, che progressivamente si è ispessito ed allungato, fino a costituire un’intera laguna, che ha continuato ad accrescersi verso il mare.

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5 Figura 2 - Localizzazione geografica del Lago di Massaciuccoli[7].

Il Lago di Massaciuccoli ed il suo padule sono inclusi nelle "Important Bird Areas in Europe"[8, 9], nelle “Aree Umide Italiane d'Importanza Internazionale" e fra le

aree segnalate dall’Italia nelle “Zone a Protezione Speciale ai Sensi della Direttiva CEE n.° 409/1979", concernente la conservazione degli uccelli selvatici europei[9].

Questo bacino, a Nord, è delimitato dalla provinciale Viareggio-Lucca, ad Est, dallo spartiacque della zona collinare e, a Sud, dall’asta del fiume Serchio. Ad Ovest, in direzione del mare, il limite è più incerto, per cui è lecito prendere come demarcazione il punto di massima elevazione della falda freatica superficiale, che starebbe ad indicare la presenza di uno spartiacque sotterraneo[10].

Il bacino è compreso fra i monti di Massarosa e le pianure pisana e versiliese. Quest’ultima è costituita da tre lunghe strisce successive:

- Una fascia di dune sabbiose;

- Una fascia più interna, depressa, occupata al centro dalle acque del lago e dalle paludi;

- Una stretta fascia pedemontana.

Il lago è circondato da un'ampia palude percorsa da due canali principali, il Burlamacca a Nord ed il Barra a Sud. Il Burlamacca è il principale emissario del lago e raggiunge il mare all'altezza di Viareggio. A circa 1Km dalla foce, sono presenti delle

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6 cateratte, chiamate “Porte Vinciane”, che regolano il flusso dell'acqua allo scopo di evitare la risalita delle acque salate verso il lago.

Altri emissari del lago risultano i fossi Malfante, Venti e Quindici, che attraversano la zona palustre a Nord del lago e si immettono nel canale Burlamacca. II fosso della Bufalina, ubicato nel settore occidentale, nato come emissario diretto al mare, non ha più questa funzione. Attualmente, infatti, la Bufalina drena le acque della macchia di Migliarino, in parte verso il mare e in parte verso il lago. Gli unici corsi d'acqua naturali presenti nel bacino sono quelli provenienti dai monti di Massarosa e di Quieta. Si tratta di brevi corsi d’acqua a carattere torrentizio, come il Rio di Bozzano e il Rio di Quieta, che sfocia direttamente nel lago[9].

Figura 3 - Lago di Massaciuccoli, panorama da Torre del Lago Puccini (M. Pallante).

La profondità del bacino del Massaciuccoli è compresa fra 1,00 e 2,50m, superando raramente questo limite. Il confronto tra i rilievi batimetrici effettuati dal 1954[8, 10, 11, 12], mette in evidenza come alcune zone, in passato oggetto di scavi di vario genere, sono state riempite dai sedimenti circolanti sul fondo del lago. Il livello medio dello specchio lacustre rimane per lunghi periodi dell'anno al di sotto del livello medio marino, situandosi a una quota di circa -35cm, con punte fino a -45cm. Nel periodo Novembre - Febbraio, il livello medio del lago è generalmente superiore a quello marino, mentre nei mesi di Giugno, Luglio ed Agosto scende al di sotto. Questa "Stagionalità" delle quote del lago provoca un'evidente inversione del flusso delle acque superficiali, le quali scorrono verso il mare durante i mesi invernali e verso il lago nel periodo estivo. Ciò favorisce un richiamo delle acque marine, che, attraverso il Burlamacca, si riversano nel lago, aumentandone la salinità.

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7 Negli altri periodi dell'anno, invece, il movimento delle acque superficiali dipende dalla concomitanza di altri fattori, quali precipitazioni ed apporti provenienti dalle aree di bonifica[9].

Il clima del bacino è di tipo temperato caldo, con temperature medie annue di 15°C, oscillanti fra massime di 22°C nel mese di Luglio e minime di 7°C in Gennaio.

Il regime è di tipo pluviale. La precipitazione media si stima sui 1025 mm/anno, con punte che possono raggiungere i 1100mm sui rilievi, ove, eccezionalmente, si sono registrati valori di 2000mm.

Il diagramma pluviometrico è nettamente mediterraneo con picchi massimi in Autunno, precipitazioni scarse in Inverno e quasi nulle in Estate.

I venti predominanti spirano da Occidente per quasi metà dell’anno, seguendo principalmente la direttrice Ovest-Sud-Ovest ed innescando le correnti che convogliano verso il litorale versiliese i sedimenti fluviali. In questo modo i venti, se da un lato contribuiscono all’ampliamento delle spiagge, dall’altro creano impedimento al naturale deflusso delle acque, aggravando, così, la situazione del ricambio idrico lacustre[9].

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Stato sanitario del lago

L’indice sintetico della qualità delle acque lacustri, in base ai D.Lgs 152/99 e 258/00, è il cosiddetto “Stato ecologico”, rilevato su 4 parametri (trasparenza, ossigeno disciolto, clorofilla “a” e fosforo totale)[13].

I parametri chimico – fisici del Lago di Massaciuccoli rilevati dai ricercatori tra gli anni ‘92/’99 sono i seguenti:

- Salinità: 1,5 ‰ nell’Aprile 1997, ha raggiunto il valore di 3,8‰ nel Novembre successivo e si è stabilizzata sul valore di 2,8‰ dall’Aprile 1998;

- Ossigeno disciolto: le medie vanno da un massimo di 115% di saturazione nel canale Barra (a monte delle idrovore), ad un 30% nel canale Pantaneto, nei pressi di Massarosa. Al centro del lago il valore è di 114%[9];

- Temperatura: aumenta da Gennaio ad Agosto e diminuisce nel resto dell’anno. Le minime si raggiungono in Gennaio e Febbraio, con valori al di sotto dei 10°C, mentre le massime si riscontrano in Luglio, intorno ai 30°C[14];

- Trasparenza: è influenzata dalle immissioni di acque torbide, dal moto ondoso e dalla profondità del lago. In condizioni meteorologiche stabili e in assenza di torbidità inorganica, la trasparenza misurata con il Disco di Secchi è inversamente proporzionale alla quantità di clorofilla “a” presente. Pertanto, all’aumentare di quest’ultima, corrisponde una riduzione della trasparenza dell’acqua[15].

La trasparenza rilevata nelle acque del lago oscilla fra un minimo di 30cm nel periodo estivo-autunnale, in concomitanza con l’abnorme proliferazione delle microalghe Cianoficee, ed un massimo di circa 80cm in Inverno, quando le concentrazioni dei nutrienti sono più equilibrate e favoriscono lo sviluppo d'altri gruppi sistemici[9].

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9 A causa delle attività antropiche, all’interno del bacino di Massaciuccoli si è intensificato il processo di eutrofizzazione, soprattutto a carico dello specchio lacustre, con conseguente scomparsa di macrofite ed aumento della torbidità delle acque. Da uno studio di Simoni (1992)[15] sulla produttività primaria, in relazione al parametro

clorofilla “a”, si è evidenziato che il Lago di Massaciuccoli è per il 60% eutrofo, per il 30% ipertrofo e per il 10% mesotrofo. La zona palustre è mediamente per il 55% eutrofa, per il 10% ipertrofa e per il 35% mesotrofa. L'ecosistema "Lago" risulta dunque l'ambiente più eutrofizzato del bacino di Massaciuccoli[15].

Tale eutrofizzazione può essere ricondotta a diverse cause, quali:

- Opere di bonifica mediante idrovore, effettuate intorno al 1920, che hanno contribuito ad invecchiare rapidamente il lago, trasformandolo in un enorme vasca di sedimentazione[16];

- Carico di nutrienti (P, N) prodotto dall'attività agricola intensiva nei terreni bonificati, come mostrato in Figura 5[17];

- Liquami domestici presenti un po' ovunque, ma in quantità rilevanti nel Fosso Pantaneto, che riceve lo scarico del depuratore di Massarosa[9];

- Materiale organico in decomposizione delle discariche di R.S.U. dei comuni di Massarosa e Viareggio[9].

Lago di Massaciuccoli. Carico annuo di fosforo da varie sorgenti espresso percentualmente

idrovora Vecchiano 2,961 t = 50% idrovora Massaciuccoli 1,372 t = 23% depuratore Massarosa 0,826 t = 14% depuratore Vecchiano 0,768 t = 13%

Lago di Massaciuccoli. Carico annuo di azoto da varie sorgenti espresso percentualm ente

idrovora Vecchiano 102 t = 65% idrovora Massaciuccoli 37 t = 24% depuratore Vecchiano 3,5 t = 2% depuratore Massarosa 14 t = 9% ^

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Flora

L’area del lago presenta un’eterogeneità ed ecodiversità molto elevata: possiamo distinguere sette habitat diversi.

Habitat Caratteristiche

Canneto Praterie mediterranee con piante erbacee alte e giunchi Prato umido Praterie mediterranee con piante erbacee alte e giunchi Falascheto Paludi calcaree con Cladium mariscus

Sfagneta Torbiere di transizione e instabili

Ontaneta Torbiere boscose

Chiaro Acque oligo-mesotrofe calcaree con vegetazione

bentica di Chara spp.

Acque libere del lago Laghi eutrofici naturali con vegetazione del

Magnopotamion o Hydrocharition

Tabella 1 - Classificazione degli habitat secondo Rete Natura 2000[1].

Con le sue paludi forma una delle zone umide della Toscana con la maggiore ricchezza floristica. Sono presenti entità vegetali di rilevante interesse scientifico in quanto specie a spiccata stenoecia, specie rare o di particolare significato fitogeografico (Periploca graeca L., Sphagnum spp. L., Drosera rotundifolia L., Osmunda regalis L.,

Hibiscus palustris L., Hottonia palustris L.)[1].

L’area palustre del bacino di Massaciuccoli è caratterizzata da una componente vegetazionale rappresentata per lo più dalle Idrofite (Rizofite e Pleustofite) e dalle Elofite[1, 18].

Le Idrofite sono specie strettamente legate all’acqua, vivono parzialmente o totalmente sommerse e si trovano nello specchio del lago e nei canali; le seconde, invece, vivono in condizioni di terreno semi-sommerso.

Le fitocenosi ad idrofite sono, o per meglio dire erano, costituite da popolamenti a Myriophyllum verticillatum L. e da popolamenti a Ceratophyllum demersum L. Queste specie svolgono considerevoli funzioni ecologiche. Infatti, con le loro radici, consolidano il limo del fondo, evitandone il ritorno in superficie, e costituiscono un’importante fonte di cibo per gli uccelli acquatici. Tuttavia, l’inquinamento e l’eutrofizzazione del lago hanno portato alla drastica diminuzione di queste entità vegetali.

Nei canali sono presenti modesti popolamenti di Nymphaea alba L. e di

Hydrocotyle ranunculoides L.

Per quanto riguarda le elofite, invece, si possono individuare due tipi di fitocenosi ben rappresentate:

- Cenosi a Phragmites australis (Figura 6), dominate dalla specie caratteristica che per la sua densità e compattezza è accompagnata dalla presenza di poche altre specie, quali Solanum dulcamara L. e Calistegia sepium;

- Cenosi a Cladium mariscus L. (Falasco) (Figura 7), che, per la sua caratteristica di avere una copertura meno compatta del fragmiteto, consente la presenza di un maggior numero di specie, in particolare di Phragmites australis (Figura 6). Tra

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11 le specie presenti nell’ambito del falascheto, sono da menzionare anche Solanum

dulcamara L., Calistegia sepium, Iris pseudacorus L., Lythrum salicaria L., Galium palustre L., Hibiscus palustris L., Orchis palustris [1, 19].

Figura 6 - Phragmites australis. Figura 7 - Cladium mariscus L. (Falasco).

Infine, lungo i margini dei canali, sono presenti gruppi più o meno densi di specie arboree, spesso a portamento arbustivo, costituiti soprattutto da salici, ontani, frangole, tamerici, pioppi e frassini[1, 19].

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Fauna

Secondo alcune ricerche [1, 20, 21, 22], la fauna del lago comprende ad oggi specie animali appartenenti ai diversi gruppi:

PROTOZOI

Askenasia volvox Glaucoma sp. Pleuronema sp. Aspidisca cicada Halteria grandinella Prorodon sp. Aspidisca lynceus Holophrya sp. Pseudomicrotorax sp. Aspidisca turrita Holosticha fasciola Saprodinium dentatum Blepharisma sp. Holosticha sp. Sonderia vorax Caenomorpha uniserialis Lacrymaria olor Spathidium sp. Carchesium polypinum Lacrymaria sp. Spirostomum teres Chaena limicola Lagynophrya conifera Stentor coeruleus Chaena vorax Lagynus cucumis Stentor sp. Chilodonella sp. Lembadion sp. Stichotricha sp. Chilodonella uncinata Litonotus fasciola Strombidium sp. Chlamydodon sp. Litonotus cygnus Stylonichia mytilus Cothurnia sp. Litonotus sp. Stylonichia sp. Cinetochilum margaritaceum Loxodes vorax Tachysoma sp.

Climacostomum sp. Loxophyllum meleagris Telotrochidium henneguy Coleps hirtus Mesodinium sp. Tetrahymena sp. Colpidium colpoda Metopus contortus Tintinnidium fluviatile Condylostoma vorticella Metopus laminarius Trachelocerca fusca Cyclidium glaucoma Metopus sp. Trachelophyllum sp. Cyclidium sp. Nassula sp. Trichodina pediculus Cyclotrichium limneticum Oxytricha sp. Trithigmostoma cucullulus Didinium nasutum Paramecium aurelia Trochilia palustris Epalxella exigua Paramecium bursaria Urocentrum turbo Euplotes aediculatus Paramecium caudatum Uroleptus piscis Euplotes affinis Paramecium putrium Uroleptus sp. Euplotes eurystomus Paramecium sp. Uronema sp. Euplotes moebiusi Phascolodon sp. Urosoma sp. Euplotes patella Phialina coronata Urotricha sp. Euplotes sp. Plagiocampa sp. Vaginicola cristallina Frontonia sp. Plagiopyla sp. Vorticella sp. Glaucoma scintillans Platynematum sp. Zoothamnium sp.

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13 CROSTACEI

CROSTACEI CLADOCERI (Comunità Zooplanctonica)

Alona rectangula (Sars) Leydigia acanthocercoides (Fisher) Bosmina longirostris (O.F. Muller) Moina micrura (Kurz) Diaphanosoma brachyurum (Lievin)

CROSTACEI COPEPODI (Comunità Zooplanctonica)

Acanthocyclops sp. Thermocyclops sp.

Eucyclops sp. Calanipeda aquaedulcis (Kritschagin) CROSTACEI MISIDACEI(Comunità Zooplanctonica)

Mesopodopsis slabberi

CROSTACEI ANFIPODI (Comunità Zoobentonica) Echinogammarus veneris (Heller)

Gammarus aequicauda (Martynov) CROSTACEI ISOPODI (Comunità Zoobentonica)

Asellus aquaticus (L.) Sphaeroma hookeri (Leach) CROSTACEI ASTACIDI Procambarus clarkii (Girard)

Tabella 3 - Crostacei.

ROTIFERI (Comunità Zooplanctonica)

Anuraeopsis fissa (Gosse) Keratella cochlearis (Gosse) Asplanchna gr.girondi-brightwelli (sensu

Ruttner-Kolisko) Keratella quadrata (Muller)

Brachionus angularis (Gosse) Lecane sp.

Brachionus quadridentatus (Hermann) Notholca gr. Acuminata-ladis (sensu Ruttner-Kolisko)

Brachionus urceolaris (O.F.Muller) Polyarthra sp.

Colurella sp. Testudinella sp.

Filinia gr. Longiseta-terminalis (sensu

Ruttner-Kolisko) Trichocerca sp.

Hexarthra sp.

Tabella 4 - Rotiferi.

DITTERI (Comunità Zoobentonica) Chironomus gr. plumosus

Chironomidae spp. Chaoborus sp. Ceratopogonidae

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14 TRICOTTERI (Comunità Zoobentonica)

Ecnomus tenellus (Rambur) Leptocerus teneiformis (Curtis)

Tabella 6 - Tricotteri.

EFEMEROTTERI (Comunità Zoobentonica) Caenis sp.

Tabella 7 - Efemerotteri.

ODONATI - ZIGOTTERI - ANISOTTERI Calopterix sp.

Lestes viridis Agrion sp. Aeschna cyanea

Tabella 8 - Odonati - Zigotteri -Anisotteri.

EMITTERI - ETEROTTERI – CORIXIDI - NOTONECTIDI – NEPIDI - GERRIDI Micronecta minutissima Corixa punctata Notonecta glauca Anisops sardea Nepa cinerea Ranatra linearis Gerris paludum Gerris lacustris

Tabella 9 - Emitteri - Eterotteri - Corixidi - Notonectidi - Nepidi - Gerridi.

COLEOTTERI IDROADEFAGI Dytiscus marginalis

Hydrous piceus

Tabella 10 - Coleotteri idroadefagi.

OLIGOCHETI (Comunità Zoobentonica) Naididae spp.

Enchytraeidae spp.

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15 GASTEROPODI (Comunità Zoobentonica)

Theodoxus fluviatilis (L.) Acroloxus lacustris (L.) Ferrissia wautieri (Mirolli)

Tabella 12 - Gasteropodi.

Per la descrizione della tabella relativa ai "Pesci" si rimanda al successivo paragrafo.

ANFIBI

NOME SCIENTIFICO NOME COMUNE

Bufo bufo spinosus Rospo comune

Bufo viridis complex Rospo smeraldino

Hyla intermedia Raganella italiana

Rana "esculenta" complex Rana verde comune

Rana dalmatica Rana agile italiana

Rana lessonae Rana verde

Triturus carnifex Tritone crestato

Triturus vulgaris meridionalis Tritone punteggiato

Tabella 13 - Anfibi.

RETTILI

NOME SCIENTIFICO NOME COMUNE

Coluber viridiflavus Biacco

Emys orbicularis Testuggine palustre europea

Lacerta viridis Ramarro

Natrix natrix Natrice o biscia dal collare

Natrix tassellata Natrice o biscia d’acqua

Trachemys scripta elegans Testuggine dalle guance rosse

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UCCELLI

SPECIE NIDIFICANTI SPECIE SVERNANTI

Tuffetto (Tachybaptus ruficollis) Tuffetto (Tachybaptus ruficollis) Tarabusino (Ixobrychus minutus) Svasso maggiore (Podiceps cristatus) Germano reale *(Anas platirincos) Svasso piccolo (Podiceps nigricollis) Falco di palude (Circus aeruginosus) Cormorano (Phalacrocorax carbo) Folaga (Fulica atra) Tarabuso (Botaurus stellaris) Gallinella (Gallinula chloropus) Airone cenerino (Ardea cinerea) Porciglione (Rallus acquaticus) Germano reale (Anas platirincos) Martin pescatore (Alcedo atthis) Falco di palude *

(Circus aeruginosus) Torcicollo (Jins torquilla) Albanella reale (Circus cyaneus) Ballerina bianca (Motacilla alba alba) Gabbiano reale (Larus cachinnans) Usignolo di fiume (Cettia cetti) Gavina (Larus canus)

Forapaglie castagnolo (Acrocephalus

melanopogon) Gabbiano comune (Larus ridibundus)

Cannareccione (Acrocephalus arundinaceus) Folaga (Fulica atra)

Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus) Gallinella (Gallinula chloropus) Salciaiola (Locustella luscinioides) Porciglione (Rallus acquaticus) Beccamoschino (Cisticola juncidis) Martin pescatore (Alcedo atthis) Capinera (Sylvia atricapilla) Ballerina bianca (Motacilla alba) Cornacchia grigia (Corvus corone cornix) Spioncello (Anthus spinoletta) Merlo (Turdus merula) Usignolo di fiume (Cettia cetti) Usignolo (Luscinia megarhynchos) Forapaglie castagnolo (Acrocephalus

melanopogon)

Verdone (chloris chloris) Beccamoschino (Cisticola juncidis) Verzellino (Serinus serinus) Pendolino (Remiz pendolinus)

Saltimpalo (Saxicola torquata) Migliarino di palude (Emberiza schoeniclus) Basettino (Panurus biarmicus)

Pendolino (Remiz pendolinus) Bengalino (Amandava amandava) Cuculo (Cuculus canorus) Storno (Sturnus vulgaris) Passera d’Italia (Passer italiae)

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MAMMIFERI

NOME SCIENTIFICO NOME COMUNE

Crocidura leucodon Crocidura ventrebianco

Crocidura minor Crocidura minore

Rattus norvegicus Ratto

Moscardinus avellanarius Moscardino Arvicola terrestris amphibius Arvicola d’acqua

Pitimis savi Arvicola del Savi

Mus musculus Topolino delle case

Apodemus sylvaticus Topo selvatico

Myocastor coypus Nutria

Vulpes vulpes Volpe

Mustela putorius Puzzola

Mustela nivalis Donnola

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PESCI

Inquadramento tassonomico

I pesci sono organismi acquatici a sangue freddo, dotati di branchie, pinne, mascelle e due narici[23].

In base alle caratteristiche del loro scheletro, vengono suddivisi in “Condroitti” o Pesci Cartilaginei ed “Osteitti” o Pesci Ossei (Figura 8).

(Platessa) SOLEIDI (Sogliola) (Rombo)

(Sardina, Aringa, Acciuga) (Nasello, Merluzzo, Lottatrice)

P

E

S

C

I

CONDROITTI OSTEITTI ELASMOBRANCHI (SELACEI) RAIFORMI SQUALIFORMI

CONDROSTEI ACIPENSERIDI: (Storione)

TELEOSTEI

CIPRINIDI ESOCIDI PERCIDI SALMONIDI

(Barbo, Carpa, Tinca) (Luccio) (Persico, Lucioperca) (Salmone, Trota) SERRANIDI SPARIDI MUGILIDI ANGUILLIDI (Branzino o Spigola) (Orata, Dentice, Pagello) (Muggine) (Anguilla, Capitone) PLEURONETTIDI BOTIDI CLUPEIDI GADIDI Pesci di acqua dolce Pesci di acqua salata Pesci Eurialini

Figura 8 - Classificazione dei Pesci[24].

A seconda dell’ambiente in cui vivono, distinguiamo: - Specie di acqua dolce;

- Specie eurialine, che tollerano sensibili variazioni di salinità; - Specie di acqua salata:

- Bentoniche (pesci di fondale);

- Pelagiche (pesci che vivono in mare aperto).

In riferimento alle specie d’interesse, da un punto di vista bio-ecologico è possibile individuare una classificazione dei pesci d’acqua dolce in tre gruppi, ciascuno dei quali comprende due sottogruppi[25]:

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19 - Stenoalini dulcicoli. Pesci che svolgono l’intero ciclo vitale nelle acque dolci e

che possono colonizzare altri bacini idrografici solo in caso di consistenti mutamenti ambientali o geografici. In base alla capacità di spostamento all’interno del bacino, distinguiamo:

- Specie ad ampia vagilità; - Specie a ridotta vagilità.

- Eurialini migratori obbligati. Pesci che compiono obbligatoriamente una fase del ciclo biologico in acqua dolce ed una in mare. Si considerano:

- Specie anadrome, quelle che svolgono la fase riproduttiva nelle acque dolci e quella trofica in mare;

- Specie catadrome, quelle che svolgono la fase riproduttiva in mare e quella trofica nelle acque interne.

- Eurialini migratori facoltativi. Pesci che possono compiere tutte le fasi del ciclo biologico nelle acque dolci: utilizzano il mare come mezzo di dispersione. Discerniamo due categorie:

- Specie lagunari ed estuariali, che utilizzano sia l’ambiente marino che quello delle acque interne costiere;

- Specie a diversa ecologia intraspecifica, che, in parti diverse del loro areale, si comportano come stenoaline dulcicole o eurialine migratorie anadrome.

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Cenni di Anatomia e Fisiologia

APPARATOTEGUMENTARIO

Gli osteitti presentano, come prima barriera protettiva contro l’ambiente, la cute, che consta di diversi strati: cuticola, epidermide, derma, ipoderma.

Nello strato spongioso del derma hanno sede i cromatofori e le squame:

- Cromatofori: Cellule stellate contenenti pigmenti introdotti con l’alimentazione. Sono sotto controllo nervoso ed ormonale, che risponde a stimoli ambientali. - Squame o Scaglie (Figura 9): Sottili lamelle di tessuto osseo acellulare, infisse

con il bordo anteriore in tasche dermiche.

Figura 9 - Squama (M. Pallante).

Lo strato ipodermico risulta costituito da un tessuto connettivo lasso ed adiposo molto vascolarizzato.

APPARATOLOCOMOTORE

Lo scheletro dei pesci si compone di: - Cranio;

- Scheletro Assile (vertebre e coste); - Scheletro Appendicolare (pinne).

Il numero delle vertebre che compongono lo scheletro assile varia tra individui della stessa specie, razza, popolazione e ceppo. Ogni vertebra presenta un corpo vertebrale, che dorsalmente si prolunga in un arco neurale, sormontato da una

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21 neurospina in cui decorre il midollo spinale. Ventralmente, invece, dal corpo vertebrale si staccano gli archi emali, entro cui decorrono la vena cava caudale e l’aorta dorsale; questi archi si prolungano caudalmente in un’emospina, mentre restano aperti cranialmente, articolandosi con le coste. Le vertebre sono unite fra loro mediante legamenti elastici brevi e lunghi. Lo sterno è assente.

In molte specie esistono sottili ossa intramuscolari dette “Miospine” e comunemente definite “Lische”.

La struttura ossea può essere di due tipi: cellulare nei Teleostei inferiori (Salmonidi, Ciprinidi) ed acellulare nei Teleostei superiori. In questi ultimi, data l’assenza degli osteociti, la guarigione delle fratture è di difficile risoluzione.

Lo scheletro appendicolare è costituito dalle pinne, appendici locomotorie con funzione di organi propulsori e direzionali. Si distinguono pinne pari, per l’andamento orizzontale, ed impari per quello verticale. A seconda della loro localizzazione le pinne vengono chiamate (Figura 10):

- PETTORALI: pari, poste dietro l’opercolo e connesse al cinto scapolare, a sua volta articolato con la parte posteriore del cranio;

- VENTRALI: pari, connesse al cinto pelvico. Il cinto pelvico, non essendo articolato alla colonna, fa variare la posizione di queste pinne a seconda delle specie in:

- Addominali; - Toraciche; - Giugulari.

- DORSALE: impari, semplice o divisa in più parti; - ADIPOSA: impari, caratteristica dei Salmonidi; - ANALE: impari, posta dietro l’apertura anale; - CAUDALE (Figura 11):

- Difiocerca o Protocerca (Anguilla); - Eterocerca (Storione);

- Omocerca.

Figura 10 - Localizzazione delle Pinne (M. Pallante).

PETTORALE

DORSALE CAUDALE

ANALE VENTRALE

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22 Figura 11 -Tipi di Pinna Caudale: A. Difiocerca; B: Eterocerca; C: Omocerca.[26].

APPARATOCIRCOLATORIOESISTEMALINFATICO

La circolazione sanguigna dei pesci è semplice e completa (Figura 12).

Figura 12 -Circolazione Sanguigna[24].

Il cuore, di forma piramidale, è situato nella cavità pericardica, che è posta tra faringe e cavità viscerale, da cui è separato per mezzo di un setto.

Esso consta di 4 cavità:

- SENO VENOSO: ha parete connettivale e riceve sangue dai dotti di Cuvier e dalle vene epatiche;

- ATRIO: ha parete sottile con trabecole muscolari ed un endotelio con attività fagocitaria;

- VENTRICOLO: ha parete molto spessa;

- BULBO ARTERIOSO: ha parete spessa, costituita da tessuto muscolare liscio e connettivo elastico.

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23 Figura 13 - Cuore (M. Pallante).

Il sangue rappresenta il 5% del peso corporeo ed è costituito da plasma più elementi figurati:

- ERITROCITI: ovoidali e nucleati. Il numero dipende dalla specie, dallo stress e dalla temperatura ambientale. Hanno profilo biconvesso e misurano dagli 8 ai 10µ;

- LEUCOCITI:

- Neutrofili o Esterofili: muoiono dopo la fagocitosi;

- Eosinofili: intervengono nei processi flogistici, nelle parassitosi e nelle allergie;

- Basofili: contengono granuli di istamina e sono caratteristici dei fenomeni da stress;

- Monoliti: poco rappresentati, hanno una scarsa capacità fagocitaria. Producono citochine e sostanze modulanti la risposta immunitaria;

- Linfociti: grandi (stimolati dall’antigene) e piccoli (cellule inattive). La grandezza varia secondo le specie da 3–4µ a 6–8µ . Sono distinti in linfociti B, che producono un unico tipo di immunoglobuline, dette “M”, e linfociti T, responsabili della risposta cellulo-mediata.

- TROMBOCITI: nucleati e con azione fagocitaria. Presentano un tempo di coagulazione più rapido di quello dei mammiferi.

Tutti gli elementi figurati del sangue sono prodotti dal tessuto emopoietico, che manca del midollo rosso, ed è quindi localizzato nella milza, nel timo e negli interstizi del rene. Occasionalmente si può ritrovare anche negli spazi periportali del fegato e nella mucosa intestinale e branchiale (MALT).

La milza è l’unico organo simile ad un linfonodo (Figura 14). Rotondeggiante e di colore rosso scuro, si trova localizzata vicino allo stomaco o alle anse intestinali. Il parenchima è costituito da ellissoidi, polpa rossa e polpa bianca. Vi sono poi i cosiddetti “Centri melanomacrofagi”, in cui convergono macrofagi repleti di materiali di scarto e pigmenti, come lipofuscine e melanina, che il S.R.E. provvede a distruggere.

(21)

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24 Figura 14 - Milza (M. Pallante).

L’unico tratto renale ad avere funzione emopoietica, in tutte le specie, è quello cefalico o anteriore. Produce linfociti B e presenta anche centri malanomacrofagi.

Il timo, invece, è un organo ovoide, localizzato nel sottocute della commessura dorsale tra l’opercolo e il corpo del pesce. È costituito da un aggregato di linfociti T, cellule di sostegno e corpuscoli di Hassal. Subisce un’involuzione prima della maturità sessuale nei Teleostei inferiori, mantenendosi a lungo in quelli superiori.

I vasi linfatici sono ben sviluppati. Sono presenti dotti linfatici sottocutanei, sottovertebrali, muscolari e viscerali. La linfa si scarica nelle vene cardinali anteriori ed iliache.

SISTEMANERVOSO

È costituito da Sistema Nervoso Centrale e Periferico (nervi e gangli). Il Sistema Nervoso Centrale è formato dall’encefalo e dal midollo spinale: - ENCEFALO: è avvolto da un’unica meninge con liquido cefalo-rachidiano. - MIDOLLO SPINALE: costituito da sostanza bianca e grigia a forma di Y

capovolta. (Figura 15).

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25 Figura 15 - Midollo Spinale in sezione trasversale (M. Pallante).

Il Sistema Nervoso Periferico, invece, è costituito da nervi e gangli.

ORGANIDISENSOESISTEMADELLALINEALATERALE

I pesci dispongono di tutti e cinque i sensi, seppur con diversa morfologia rispetto agli animali terrestri. Presentano inoltre un “Sesto senso”, la Linea Laterale, con cui riescono a percepire anche le minime variazioni assunte dall’ambiente che li circonda.

Gusto ed olfatto sono particolarmente sviluppati in pesci che svolgono attività notturna o che vivono sul fondo o tra la vegetazione.

Le sostanze disciolte in acqua, anche se a basse concentrazioni, offrono informazioni utili all’orientamento durante le migrazioni, alla ricerca dell’altro sesso nel periodo riproduttivo ed alla difesa contro le sostanze inquinanti.

SISTEMAENDOCRINO

Il sistema endocrino dei pesci ha la stessa funzionalità degli animali superiori, tuttavia presenta caratteristiche adattative diverse e consta di:

- EPIFISI od ORGANO PINEALE; - IPOFISI;

- TIROIDE;

- GHIANDOLE ADRENALI (Tessuto interrenale e cromaffine); MIDOLLO

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26 - CORPUSCOLI DI STANNIUS;

- GHIANDOLE o CORPI ULTIMOBRANCHIALI; - UROFISI; - PSEUDOBRANCHIA (Figura 16); Figura 16 - Pseudobranchia[24]. - GONADI; - PANCREAS ENDOCRINO. APPARATODIGERENTE

L’apparato digerente dei pesci è specializzato in funzione dei diversi tipi di alimentazione. Consta di vari tratti (Figura 17):

- Intestino Cefalico: dall’orificio buccale all’ultimo paio di branchie; - Intestino Anteriore: costituito da esofago e stomaco;

- Intestino Medio: dallo sbocco del coledoco al retto; - Intestino Posteriore: formato da retto ed ano.

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27 INTESTINO CEFALICO

- BOCCA (Figura 18);

- CAVITA’ ORALE (Figura 19).

Figura 18 - Tipi di Bocca[24]. Figura 19 - Cavità orale: lingua e denti (M. Pallante).

INTESTINO ANTERIORE

Figura 20 - Intestino (M. Pallante). INTESTINO MEDIO

INTESTINO POSTERIORE - FEGATO

Il Fegato (Figura 21) è localizzato presso lo stomaco ed in alcune specie si unisce al pancreas formando l’epatopancreas.

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28 Figura 21 - Fegato (M. Pallante).

Il pancreas può avere localizzazioni variabili (Figura 22).

Figura 22 - Pancreas: Compatto (A), Diffuso (B)[24].

APPARATORESPIRATORIO

- BRANCHIE

Sono gli organi dell’ematosi, della regolazione idrico-salina, per mezzo degli ionociti e dell’escrezione dei residui azotati. Nei Teleostei sono di tipo pettinato e si chiamano “Olobranchie”. Sono 4 per lato e si localizzano all’interno della camera branchiale, ai lati della faringe, coperte dall’opercolo.

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29 Figura 23 - Branchie (M. Pallante).

- VESCICA NATATORIA

Deriva da sacche polmonari ancestrali, ma ha perso la capacità respiratoria per assumere quella di organo idrostatico per il galleggiamento. E’ un organo impari, situato fra colonna vertebrale ed apparato digerente. Contiene una miscela di gas simile all’aria in prossimità della superficie, più ricca di ossigeno in profondità (Figure 24 e 25).

Figura 24 - Vescica Natatoria (M. Pallante).

BRANCHIE

VESCICA NATATORIA

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30 Figura 25 - Corpi Rossi della Vescica Natatoria[24].

L’area secretrice del gas è costituita da uno o più corpi rossi, localizzati nella parte antero-ventrale e costituiti da una ghiandola del gas (Figura 26) e da una rete di capillari (Figura 26). Quando il gas è in eccesso viene riassorbito da particolari zone irrorate o dal corpo ovale. Quest’ultimo è posto nella parte dorso-caudale della vescica natatoria, è molto vascolarizzato e provvisto di sfintere. Nei pesci che ne sono sprovvisti, la vescica si svuota tramite un dotto pneumatico, che la collega all’esofago o all’intestino (Figura 27).

Figura 26 - Ghiandola del Gas[24].

Figura 27 - Dotto Pneumatico[24]. Le altre funzioni svolte dalla vescica natatoria sono:

- Ricezione di suoni nei Ciprinidi: le vibrazioni sonore, come le variazioni di pressione, vengono trasmesse dalla linea laterale alla vescica e da questa all’orecchio, tramite una catena di ossicini, che formano il sopramenzionato Apparato di Weber;

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31 - Produzione di suoni in Ciprinidi e Sparidi: funge da cassa di risonanza per

suoni prodotti dal digrignare dei denti faringei o dallo strofinio di alcune ossa fra loro.

La vescica natatoria è assente in molte specie che vivono sul fondo o che nuotano rapidamente; al suo posto vi sono depositi di lipidi distribuiti in tutto il corpo.

Alla schiusa dell’uovo, la vescica natatoria dell’avannotto è vuota. Essa si riempirà di aria solo con il primo atto respiratorio di superficie, fenomeno che va sotto il nome di “Vescicolizzazione”.

APPARATOESCRETORE

La regolazione dei componenti dei fluidi organici si realizza non solo attraverso il rene, ma anche attraverso le branchie, per quanto concerne sostanze azotate e sali, e l’intestino, per i soli sali.

- RENE: è un organo pari, più o meno fuso, allungato, situato ventralmente alla colonna vertebrale e di colore rosso scuro (Figura 29).

Figura 28 – Posizione del Rene[24].

Figura 29 - Rene (M. Pallante).

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32 APPARATO GENITALE

La maggioranza delle specie ittiche è a sessi separati, sebbene a volte sia presente anche l’ermafroditismo e la bisessualità. La fecondazione può essere esterna o interna con liberazione di uova fecondate o di avannotti vivi.

Le gonadi sono localizzate sotto o lungo la vescica natatoria. Presentano un lato vascolare, da cui origina il mesentere, ed un lato germinativo, rivolto verso il rene (Figura 31).

I testicoli sono allungati, biancastri o rosacei e, alla maturità, possono raggiungere anche il 12% del peso corporeo nel momento della riproduzione (Figura 30).

Figura 30 - Localizzazione del Testicolo[24].

Le ovaie sono allungate, di colore giallo-rosato o arancione ed alla maturità sessuale possono rappresentare anche il 70% del peso corporeo in fase riproduttiva. Nelle specie inferiori sono costituite da un semplice gruppo di follicoli. Nelle specie vivipare, invece, sono organi complessi, che fungono anche da serbatoi di spermatozoi e da utero.

Figura 31 - Gonadi (M. Pallante).

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- ERMAFRODITISMO E RIPRODUZIONE

I vertebrati superiori hanno eterocromosomi che ne differenziano il sesso; solo pochi Teleostei, fra cui la Carpa, hanno cromosomi sessuali specializzati. Sebbene, comunque, vi sia una netta distinzione sessuale, sono numerosi i casi di ermafroditismo, che può essere di due tipi:

- SEQUENZIALE: alcune specie ittiche, soprattutto marine, cambiano sesso con l’età. Nell’Orata prima matura il testicolo, a circa 2 anni regredisce e si sviluppano le ovaie;

- CONTEMPORANEO: le gonadi dei Serranidi presentano una ripartizione in territori maschile e femminile (Figura 32).

Figura 32 - Ermafroditismo contemporaneo[24].

Nel periodo della riproduzione si possono accentuare i colori corporei ed evidenziare i tubercoli nuziali (livrea nuziale).

Per quanto concerne la riproduzione, è bene ricordare che la maggioranza dei Teleostei è costituita da specie ovipare a fecondazione esterna. Tuttavia, si può avere anche fecondazione interna per mezzo di un “Gonopodio”, modificazione della papilla uro-genitale o della pinna anale del maschio.

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Ittiofauna del Lago di Massaciuccoli

La definizione di un quadro ittiologico del Lago di Massaciuccoli è stata individuata da Gandolfi et al. 1991[27] e da Alessio et al. (1992; 1995)[28, 29,]. In particolare si è appurata la forte contrazione della popolazione di Luccio, da imputarsi, da un lato, a differenti opere in alveo, dall'altro, alla crescente presenza di fertilizzanti, quali nitrati (per lo più di derivazione agricola) e fosfati (generalmente di origine domestica). Ciò ha contribuito alla determinazione dello stato eutrofico del lago, con conseguenti fioriture algali periodiche. Tale condizione è alla base della riduzione della trasparenza delle acque e della crescita delle macrofite, con conseguente diminuzione degli habitat idonei alla sua alimentazione e riproduzione. Agli stessi motivi si può ricondurre anche la forte contrazione della popolazione di Tinca e di altri pesci tipici del lago. Altra causa della forte rarefazione di queste specie è anche la competizione con specie alloctone, quali il Persico trota, il Pesce gatto, il Persico sole ed il Carassio, che oggi costituiscono gran parte della biomassa ittica del lago.

Di seguito una tabella con l’elenco delle specie ittiche rilevate nel lago [1].

PESCI

NOME SCIENTIFICO NOME COMUNE

Abramis brama Abramide

Anguilla Anguilla Anguilla

Atherina boyeri Latterino

Carassius Carassius Carassio

Chelon labrosus Muggine bosega

Cyprinus carpio Carpa

Esox lucius Luccio

Gambusia holbrooki Gambusia

Ictalurus melas Pesce gatto

Ictalurus punctatus Pesce gatto americano

Lepomis gibbosus Persico sole

Liza aurata Muggine dorato

Liza ramata Muggine calamita

Liza saliens Muggine verzelata

Micropterus salmoides Persico trota

Mugil cephalus Cefalo

Rutilius erythrophthalmus Triotto Scardinius erythrophthalmus Scardola

Tinca Tinca Tinca

Tabella 17 - Ittofauna del Massaciuccoli.

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35 ABRAMIDE

Famiglia: Cyprinidae

Nome scientifico: Abramis brama (Linneo, 1758)

Nome comune: Abramide

Morfologia

Corpo. Il corpo è molto alto, compresso lateralmente e con dorso inarcato. Le squame sono

cicloidi medio-piccole. Il dorso va dal bruno-grigio al bruno-verde, i fianchi sono argentati e il ventre è bianco-giallastro. La linea laterale tende ad incurvarsi verso l’alto anteriormente. La lunghezza massima è di 60-70cm.

Testa. La testa è piccola, con bocca piccola e in posizione subterminale rivolta leggermente

verso l’alto.

Pinne. La pinna dorsale è posta leggermente dietro rispetto a quelle ventrali; quella anale è a

base molto lunga e margine concavo. La pinna caudale è bilobata con lobo inferiore più lungo di quello superiore. Il colore è grigiastro; la pinna anale e quelle ventrali assumono tonalità rossastre nel periodo riproduttivo.

Specie simili

La Blicca (Blicca bjoerkna - Linneo, 1758) è assai simile all’Abramide: si differenzia per una maggiore dimensione dell’occhio e per la lunghezza che è decisamente inferiore.

Distribuzione

L’Abramide è una specie alloctona, originaria dell’Europa centro-settentrionale.

Ecologia e comportamento

L’Abramide ha abitudini gregarie soprattutto nel periodo riproduttivo. Vive in ambienti lacustri, canali e fiumi a corrente lenta, con fondale fangoso-argilloso ed abbondante vegetazione. È frequente nella parte terminale dei fiumi e si può spingere anche in acque salmastre. Nella stagione fredda staziona in acque profonde mentre in Estate risale in superficie. È una specie onnivora che si ciba prevalentemente di invertebrati bentonici e di vegetali acquatici. La riproduzione avviene tra Aprile e Giugno in acque poco profonde e ricche di vegetazione acquatica. Le femmine depongono, di notte e a più riprese, uova di colore giallastro. La maturità sessuale, piuttosto lenta, è raggiunta tra il terzo e quinto anno di vita.

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36 ANGUILLA

Famiglia: Anguillidae

Nome scientifico: Anguilla Anguilla (Linneo, 1758)

Nome comune: Anguilla

Morfologia

Corpo. Il corpo è allungato e serpentiforme, compresso lateralmente nella regione caudale.

Le squame sono ellittiche e piccolissime, ben affondate nella pelle e a diffusione irregolare. Il corpo è ricoperto da uno spesso strato di muco. Il colore del dorso è verdastro o bruno-grigiastro, mentre il ventre può variare dal bianco al giallastro. La linea laterale è rettilinea ed evidente. L’Anguilla può raggiungere i 150cm di lunghezza.

Testa. La testa è piccola, allungata e subconica. La bocca è ampia e terminale, con mandibola

più lunga della mascella. I denti conici sono presenti su entrambi i lati della bocca e sul vomere. Due narici tubuliformi sono poste in posizione avanzata. Gli occhi sono piccoli ed arretrati. La fessura branchiale è stretta e posta davanti alle pinne pettorali.

Pinne. La pinna dorsale è molto arretrata rispetto alla testa e fusa a formare un’unica pinna con

l’anale e la caudale. Le pinne ventrali sono assenti, mentre quelle pettorali sono molto piccole; tutti i raggi dell’Anguilla sono molli.

Distribuzione

L’Anguilla è una specie migratoria diffusa in tutta Europa. In Italia, dove è specie autoctona, è presente in tutte le acque, da quelle salmastre fino ad una quota di 1500metri sul livello del mare.

Ecologia e comportamento

L’Anguilla preferisce fondali melmosi, mostrando comunque grandi capacità di ambientamento a tutti i tipi di acqua dolce. È un vorace predatore, si alimenta prevalentemente di invertebrati, uova ed avannotti, piccoli pesci, anfibi e girini. La specie, ad attività prevalentemente notturna, si affida all’olfatto molto sviluppato. La riproduzione ed il ciclo vitale sono caratteristici: in Autunno e inizio Inverno gli esemplari adulti migrano verso il mare e da qui raggiungono a migliaia di chilometri di distanza il Mar dei Sargassi, dove le femmine depongono le uova ad una profondità di circa 1000metri. Da qui le larve, seguendo passivamente la corrente, arrivano a popolare le coste italiane dopo due-quattro anni di viaggio. Tra Dicembre e Maggio risalgono i corsi d’acqua interni dove i riproduttori trascorreranno altri sette-diciotto anni prima di riprendere la via del mare per ripetere il ciclo. La maturità sessuale è raggiunta ad otto-dieci anni.

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37 CARASSIO

Famiglia: Cyprinidae

Nome scientifico: Carassius Carassius (Linneo, 1758)

Nomi comuni: Carassio, Carassio comune

Morfologia

Corpo. Il corpo è compresso lateralmente, con profili dorsale e ventrale convessi e ricoperto di

squame tondeggianti di medie dimensioni. Il colore è grigio bruno con riflessi ramati. La linea laterale è orizzontale. Le dimensioni massime sono di 60cm.

Testa. La testa, piuttosto piccola, presenta un muso largo e robusto; la bocca è di dimensioni

ridotte, di tipo terminale e senza bargigli.

Pinne. La pinna dorsale ha una base molto lunga, quella caudale è bilobata con apici

arrotondati. Il colore è grigio bruno con riflessi rossastri.

Specie simili

La specie simile è il Carassius auratus (Linneo, 1758), Carassio dorato o Pesce rosso.

Si tratta di una specie originaria dell’Asia orientale che differisce dal Carassio comune per la forma del corpo più slanciata, per le squame più grandi e per il colore rosso delle razze domestiche. Negli individui selvatici il colore è simile al Carassio comune. Raggiunge una lunghezza massima di 30cm.

Distribuzione

Il Carassio è diffuso in Europa (ad esclusione della Scandinavia, Scozia e Irlanda) ed Asia.

Ecologia e comportamento

Il Carassio vive in acque stagnanti o a debole corrente, ricche di vegetazione e con fondale fangoso. È una specie poco esigente, sopporta bassi livelli di ossigeno ed alte temperature. Si alimenta di invertebrati bentonici e materiale vegetale. La riproduzione si verifica tra Maggio e Giugno; la deposizione delle uova avviene sulla vegetazione acquatica.

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38 Figura 35 – Carassio.

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39 CARPA

Famiglia: Cyprinidae

Nome scientifico: Cyprinus carpio (Linneo, 1758)

Nomi comuni: Carpa, Carpa regina, Carpa nuda, Carpa a specchio

Morfologia

Corpo. La forma del corpo e la disposizione delle squame è assai variabile tra le forme

selvatiche e quelle allevate. Generalmente la forma ovale è meno accentuata nella forma selvatica. Il corpo può essere ricoperto interamente da squame dalla forma regolare (Carpa regina), squame grandi e di forma irregolare, distribuite più o meno irregolarmente (Carpa a specchio) oppure privo totalmente o quasi di squame (Carpa nuda). Il colore varia dal bruno al verde-grigio sul dorso, i fianchi hanno riflessi dorati, mentre il ventre è bianco giallastro. La linea laterale, quasi rettilinea, tende ad incurvarsi anteriormente.

Può superare il metro di lunghezza.

Testa. La testa è di forma conica con bocca in posizione terminale, piccola e protrattile.

Sono presenti due paia di bargigli.

Pinne. La pinna dorsale si presenta con base molto lunga. La pinna caudale è fortemente

bilobata con apici arrotondati. La colorazione è bruno-grigiastra con sfumature rossastre nelle pinne ventrali ed anale.

Distribuzione

Originaria di due aree discontinue, Est europeo ed Asia orientale, in Italia la Carpa è stata probabilmente introdotta in epoca romana.

Ecologia e comportamento

La Carpa vive in acque stagnanti o a debolissima corrente, tra la vegetazione della riva ed in stretta vicinanza con fondali di tipo melmoso. È una specie eurialina, si adatta anche ad ambienti salmastri. L’alimentazione è a base di invertebrati di fondo, larve di insetti, detrito vegetale. La riproduzione ha luogo in Maggio-Giugno in acque molto basse.

Le uova vengono deposte sulla vegetazione. La maturità sessuale è raggiunta a tre anni nei maschi e a tre-quattro nelle femmine.

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40 Figura 36 – Carpa.

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41 CEFALO

Famiglia: Mugilidae

Nomi scientifici: Mugil cephalus (Linneo, 1758); Chelon labrosus (Risso, 1826); Liza ramada

(Risso, 1826); Liza aurata (Risso, 1810); Liza saliens (Risso, 1810)

Nomi comuni: Cefalo (Mugil cephalus), Volpina (Mugil cephalus), Bosega (Chelon labrosus),

Calamita (Liza ramada), Cefalo dorato (Liza aurata), Verzelata (Liza saliens)

Morfologia

Corpo. Il corpo è slanciato ed affusolato, ricoperto di squame cicloidi di grandi dimensioni.

Il dorso è grigio bluastro, fianchi e ventre sono argentei.

La lunghezza massima di 120cm è raggiunta dal Mugil cephalus, mentre le altre specie possono raggiungere i 40-60cm di lunghezza totale.

Testa. La testa è grande e appiattita in senso dorso-ventrale. Il muso è corto, con piccola bocca

di tipo terminale. I denti sono piccoli o assenti. L’occhio può essere parzialmente ricoperto da una palpebra adiposa.

Pinne. La caratteristica dei cefali è la presenza di due pinne dorsali, corte e ben distanziate.

Le pinne ventrali sono impiantate in posizione molto avanzata. La pinna caudale è bilobata e forcuta.

Distribuzione

Tutte le specie di Cefalo sono comuni nel Mediterraneo.

Ecologia e comportamento

Tutte le specie abitano le acque costiere salmastre e sono legate al mare per la riproduzione. Possono vivere anche in acqua dolce. L’alimentazione è a base di detrito, organismi planctonici, invertebrati bentonici e materiale vegetale. La riproduzione avviene in mare e le uova sono dotate di una piccola goccia oleosa che le rende galleggianti. Il periodo riproduttivo e la maturità sessuale sono variabili a seconda delle specie e possono avvenire in Luglio-Settembre, Dicembre-Aprile, Ottobre-Gennaio, Settembre-Novembre e Giugno-Agosto.

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42 GAMBUSIA

Famiglia: Poeciliidae

Nome scientifico: Gambusia affinis holbrooki (Girard, 1859)

Nome comune: Gambusia

Morfologia

Corpo. Il corpo presenta un marcato dimorfismo sessuale: le femmine sono di maggiori

dimensioni e hanno un profilo ventrale pronunciato; i maschi hanno una forma affusolata con profilo dorsale e ventrale arcuati in egual misura. Il colore del dorso è grigioverde, i fianchi sono grigi e il ventre biancastro. Il corpo è ricoperto da squame cicloidi di grandi dimensioni. La linea laterale manca. La lunghezza massima è tra i 4cm (maschi) e i 6cm (femmine).

Testa. La testa è grande, con bocca rivolta verso l’alto e mandibola sporgente. L’occhio, di

grandi dimensioni, è attraversato da una striscia scura.

Pinne. La pinna dorsale è alta e con base stretta. La pinna caudale è unilobata e con margine

posteriore convesso. La pinna anale si trasforma in organo copulatore negli esemplari di sesso maschile.

Distribuzione

La Gambusia è una specie originaria del continente americano, introdotta in Europa nel 1921 come strumento di lotta alla malaria in quanto divoratrice di larve di zanzara.

Ecologia e comportamento

Specie assai resistente a variazioni dei parametri ambientali, può sopravvivere in acque salmastre ed acque povere di ossigeno, anche a temperature elevate. La Gambusia colonizza ambienti di ogni tipo, dai fiumi alle lagune. L’alimentazione è basata su piccoli invertebrati, in particolare larve di zanzara e uova di altri pesci. La riproduzione avviene tra la Primavera e l’Estate; la fecondazione è interna e le femmine partoriscono piccoli vivi. La maturità sessuale è raggiunta in un anno.

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43 LATTERINO

Famiglia: Atherinidae

Nome scientifico: Atherina boyeri (Risso, 1810)

Nome comune: Latterino

Morfologia

Corpo. Il Latterino è un piccolo pesce con corpo affusolato di colore grigio-verde sul dorso.

Una linea di colore argento chiaro percorre i fianchi in corrispondenza della quarta e quinta fila di scaglie. La linea laterale è quasi rettilinea. La lunghezza massima è di 12cm.

Testa. Il muso è tozzo con l’occhio grande. La bocca è obliqua con mascella che si estende fin

sotto il bordo dell’occhio.

Pinne. Sono presenti due pinne dorsali: la prima è impiantata in corrispondenza delle ventrali,

la seconda è molto arretrata.

Distribuzione

È una specie comune del Mediterraneo e del Mar Nero. Diffusa nelle acque costiere della penisola e in acqua dolce, compresi alcuni laghi dell’Italia centrale.

Ecologia e comportamento

Si tratta di una specie gregaria altamente eurialina che vive in branchi, anche numerosi, nelle acque salmastre costiere soprattutto in prossimità degli estuari. L’alimentazione è a base di invertebrati planctonici. La riproduzione avviene tra Giugno ed Agosto in prossimità delle rive. Le uova sono dotate di protuberanze filiformi con le quali si fissano alle pietre.

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Maurizia Pallante Monitoraggio della parassitofauna nelle specie ittiche del Lago di Massaciuccoli (Toscana, Italia)

44 LUCCIO

Famiglia: Esocidae

Nome scientifico: Esox lucius (Linneo, 1758)

Nome comune: Luccio

Morfologia

Corpo. Il corpo del Luccio è affusolato e snello, con profilo dorsale e ventrale praticamente

paralleli. I Lucci che vivono in acque ferme hanno un corpo leggermente più tozzo. Le squame sono piccole, circolari e ben fissate alla pelle. Il dorso è bruno-verde con macchie scure; i fianchi sono verdastri con macchie gialle bianche mentre il ventre è biancastro. Il colore può variare a seconda dell’età, della stagione e dell’ambiente e nelle forme giovanili è presente una marmoreggiatura più o meno evidente. La linea laterale è evidente e leggermente incurvata verso l’alto anteriormente. Può raggiungere 130-150cm di lunghezza.

Testa. La testa è molto caratteristica, allungata ed appiattita. La bocca è a forma di “Becco

d’anatra”, di tipo terminale e molto grande, con numerosi denti ben sviluppati e acuminati, posti sia sulle mascelle che sul palato e sulla lingua. L’occhio è grande.

Pinne. La pinna dorsale è corta e molto arretrata, in linea con quella anale; la pinna caudale è

lunga e bilobata; le ventrali sono poste circa a metà del corpo; le pettorali sono a forma di paletta ed in posizione ventrale.

Distribuzione

In Italia il Luccio è una specie autoctona, diffusa al centro-nord e presente anche in alcuni ambienti dell’Italia meridionale. È segnalato in gran parte dell’Europa.

Ecologia e comportamento

Questa specie vive in acque limpide, sia correnti che stagnanti, con molta vegetazione acquatica e canneti. Può vivere anche in acque salmastre.

Grande predatore, si alimenta di pesci, anfibi, piccoli mammiferi e piccoli uccelli acquatici. Le forme giovanili si nutrono di crostacei planctonici, larve ed insetti, ma già a quattro-cinque cm i Lucci sono in grado di predare altri piccoli pesci. La riproduzione avviene in Febbraio-Aprile. I riproduttori risalgono in acque poco profonde e ricche di vegetazione, dove la femmina, accompagnata da numerosi maschi, depone, in più riprese, uova di colore giallo-ambra sulle piante acquatiche. La maturità sessuale è raggiunta a due anni nei maschi e a quattro anni nelle femmine.

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Maurizia Pallante Monitoraggio della parassitofauna nelle specie ittiche del Lago di Massaciuccoli (Toscana, Italia)

45 PERSICO SOLE

Famiglia: Centrarchidae

Nome scientifico: Lepomis gibbosus (Linneo, 1758)

Nome comune: Persico sole

Morfologia

Corpo. Il corpo è tondeggiante e compresso lateralmente, a forma di disco, ricoperto di piccole

squame ctenoidi e riccamente variopinto. Il colore di fondo è verde più o meno scuro; più chiaro sui fianchi e giallo arancio nella parte ventrale. Sono presenti macchie giallo-brune sui fianchi. La linea laterale è in posizione dorsale e ricalcante il profilo del dorso. La lunghezza massima arriva a 20cm.

Testa. La testa è dotata di una bocca piccola di tipo terminale. Gli opercoli terminano

posteriormente con un lobo flessibile che presenta una vistosa macchia nera orlata di giallo-arancione e azzurro; è inoltre presente una piccola macchia rosso-arancio a forma di falce. Le guance mostrano fasce colorate azzurre e bruno-marroni regolarmente alternate.

Pinne. La pinna dorsale, molto grande, si estende dal lato posteriore dell’opercolo sino

all’inizio del peduncolo della coda. La pinna caudale è leggermente bilobata. Le pinne ventrali si impiantano in corrispondenza dell’inizio della dorsale. La colorazione è giallo-brunastra ad eccezione della dorsale che è grigiastra.

Distribuzione

Il Persico sole è una specie originaria del Nord America, introdotta in Europa alla fine del 1800. In Italia è presente e ben acclimatata in numerosi corsi d’acqua. Comune nelle acque del bacino del Po e nei canali di bonifica.

Ecologia e comportamento

Il Persico sole vive in acque ferme e stagnanti con fondo molle, sabbioso o ghiaioso e ricche di vegetazione. Le forme giovanili conducono vita gregaria, mentre gli adulti tendono a vivere isolati. Si alimenta preferibilmente di invertebrati bentonici, uova e piccoli avannotti. La riproduzione avviene in Maggio-Giugno con la deposizione di piccole uova in nidi scavati dal maschio sul fondo a basse profondità. Le cure parentali delle uova e degli avannotti sono a carico dei maschi. La maturità sessuale è raggiunta a partire dal secondo anno di vita.

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Maurizia Pallante Monitoraggio della parassitofauna nelle specie ittiche del Lago di Massaciuccoli (Toscana, Italia)

46 PERSICO TROTA

Famiglia: Centrarchidae

Nome scientifico: Micropterus salmoides (Lacépède, 1802)

Nome comune: Persico trota

Morfologia

Corpo. Il corpo, allungato e poco compresso lateralmente, è ricoperto di squame ctenoidi.

Il colore del dorso è verde scuro, più chiaro sui fianchi; il ventre è bianco-giallastro.

La linea scura si estende sui fianchi dal muso alla coda. La linea laterale ha un andamento simile al profilo del dorso. Raggiunge una lunghezza massima di 70-80cm.

Testa. La testa è grande e provvista di opercolo osseo sulle branchie. La bocca è ampia e di tipo

terminale con mandibola prominente. La mascella si estende posteriormente all’occhio. I denti sono piccoli ed accuminati, impiantati su mascelle, palatini e vomere.

Pinne. La colorazione delle pinne è verde scuro, ad eccezione delle pettorali che sono più

chiare. La pinna dorsale è divisa: la parte anteriore è dotata di raggi spinosi, mentre la posteriore presenta raggi molli. Le pinne ventrali si impiantano anteriormente alla dorsale, quasi in corrispondenza del lato posteriore delle pinne pettorali. La pinna caudale è leggermente bilobata.

Distribuzione

Il Persico trota è una specie di origine americana che si è diffusa in tutta Europa a partire dalla fine del 1800. In Italia è presente nelle acque libere, soprattutto negli ambienti lacustri settentrionali.

Ecologia e comportamento

Il Persico trota vive preferibilmente in acque basse e ferme, con fondo molle e ricche di vegetazione, raggiungendo profondità maggiori solo nei periodi freddi. È una specie predatrice che vive in gruppo, con l’eccezione dei soggetti di grosse dimensioni. La dieta è costituita da macroinvertebrati, pesci, piccoli mammiferi e biscie d’acqua. La riproduzione avviene in Primavera-Estate: il maschio scava buche di grosse dimensioni (fino a 70cm di diametro e 20cm di profondità) dove la femmina depone fino a 100.000 uova di piccole dimensioni. La maturità sessuale è raggiunta al secondo-terzo anno di vita. Le cure parentali sono affidate ai maschi.

Figura

Figura 3 - Lago di Massaciuccoli, panorama da Torre del Lago Puccini (M. Pallante).
Figura 5 - Carico annuo di fosforo ed azoto proveniente da varie sorgenti [17] .
Tabella 3 - Crostacei.
Tabella 15 - Uccelli.
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Riferimenti

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3 Franchi M.L., Molino C., 1994, "Composizione chimica delle acque in diverse localizzazioni del Lago di Massaciuccoli", Atti del Convegno “Problemi di

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