CAPITOLO 3 – METODOLOGIA
3.1 PREMESSA ALLO STUDIO DEI REPERTI
L’elevata quantità e l’eterogeneità del materiale litico dei due siti da esaminare (industria litica scheggiata e non scheggiata, steatite) ha richiesto una certa riflessione sullo studio da realizzare.
Per gestire in maniera razionale e produttiva le numerose informazione da essi estraibili si provveduto alla realizzazione di schede/reperto informatizzate calibrate ragionevolmente in base alla natura del manufatto, nelle quali raccogliere solo gli elementi più significativi ed al fine di evitare un elenco esaustivo e fine a se stesso di dettagli.
In primo luogo la questione ha riguardato la scelta del materiale da catalogare rispetto a quello da prendere sommariamente in esame. A tale proposito si è infatti stabilito a monte dello studio di non catalogare singolarmente con numero progressivo
¾ scarti di lavorazione di industria litica scheggiata
¾ frammenti prodotti dalla lavorazione della steatite
e di rilevarne esclusivamente la collocazione planimetrica e stratigrafica, le dimensioni, la materia prima ed altri particolari solo se strettamente necessari.
Si è realizzata un’analisi più ampia soltanto per quei reperti che, per le loro caratteristiche generali, possono offrire maggiori informazioni sul comportamento (attività svolte nel sito, modalità di approvvigionamento delle risorse naturali), sull’entità e sull’inquadramento culturale del gruppo umano preistorico.
Si rimanda la descrizione puntuale di ogni tipo di scheda ai capitoli in cui verrà
affrontato lo studio dei vari tipi di manufatto.
3.2 LA GESTIONE DEI DATI NELLO STUDIO DELL’INDUSTRIA LITICA SCHEGGIATA
La classificazione dell’industria litica scheggiata e le modalità di schedatura adottate nei siti di Pian di Cerreto e Muraccio è stata eseguita grazie all’utilizzo del database relazionale realizzato con il programma ACCESS (Microsoft Office XP Professional
©1999-2001) per l’analisi dell’industria litica del sito neolitico di Fossacesia (Petrinelli P. 2001), la cui applicazione è stata poi estesa anche ad altre industrie litiche studiate nell’ambito del Dipartimento di Scienze Archeologiche.
Fig. 14 – Schermata di apertura del database
Questo ha permesso di rendere veloce in un primo momento l’inserimento dei dati e
successivamente di permettere una rapida consultazione e gestione del database per
mezzo delle necessarie interrogazioni (Fig. 14).
Tuttavia sono state effettuate alcune modifiche alla versione originale per rispettare le necessità del materiale oggetto di studio.
Si è preferito, infatti, omettere in corso di analisi la compilazione di alcuni records e aggiungere in altri nuove variabili rispetto a quelle pre-impostate.
Lo schema di catalogazione è di tipo gerarchico:
PRIMO LIVELLO (Fig .15)
¾ Informazioni preliminari : riguardano le generalità ed i dati relativi alla definizione stratigrafica e planimetrica del reperto studiato.
¾ Informazioni sulla materia prima
¾ Fase Tecnologica
¾ Dimensioni e caratteri fisici del supporto
Fig. 15 - Schermata di inserimento di primo livello
SECONDO LIVELLO (Fig. 16)
Tale livello di descrizione è stato riservato esclusivamente alla categoria degli strumenti ed ha permesso la raccolta delle informazioni necessarie con percorsi di indagine differenziati in relazione al reperto analizzato.
Le voci di inserimento per la descrizione degli strumenti oggetto di studio riguardano:
¾ Generalità dello strumento
¾ Descrizione del ritocco (*)
Fig. 16 - Schermata di inserimento di secondo livello
Per la descrizione delle singole voci di inserimento si rimanda al metodo di studio, Par 3.3.
(*) La descrizione dei caratteri dei ritocchi è stata ripetuta in relazione al numero degli stessi.
3.3 METODO DI STUDIO
Per questo studio è stato fatto riferimento alla tipologia di G. Laplace (Laplace 1964), che da anni costituisce un punto saldo nella metodologia della classificazione analitica tradizionale ed è utilizzata in prevalenza per le industrie del Paleolitico Superiore e del Neolitico italiano.
Questo sistema tassonomico si sviluppa in base all’analisi dei caratteri morfologici e tipometrici, alle caratteristiche del ritocco di ciascuno strumento.
Dal generale al particolare, raggruppa gerarchicamente i singoli strumenti in “famiglie”
(es. Erti Differenziati, il “tipo primario”) costituite a sua volta da “gruppi” diversi contraddistinti da numeri associati a lettere (es. T1=Troncatura marginale) e, attraverso un sistema di abbreviazione delle caratteristiche rilevate sul ritocco di ciascun strumento, consente di ottenere una sintetica ma dettagliata descrizione (il “tipo secondario”) (Laplace 1964; Broglio 1999).
Seguono le voci di inserimento per la descrizione degli strumenti oggetto di studio:
Informazioni preliminari
Sito: nome del sito
Superficie: in tale voce sono stati annotati la struttura nel caso di Pian di Cerreto e il saggio nel caso del Muraccio
Taglio: indicazione del livello stratigrafico di appartenenza (se disponibile: nel caso di Pian di Cerreto si parla di Unità Stratigrafiche)
N° catalogo: numero progressivo di studio associato ad ogni pezzo
N° pezzo: sostituito con il quadrato di appartenenza (individuato da una lettera e una numero, in riferimento alla quadrettatura dello scavo)
Informazioni sulla materia prima
Materia: viene specificato da quale formazione geologica proviene il manufatto analizzato. Nel caso dei due siti presi in esame, il materiale è, per la quasi totalità, di provenienza locale. E’ comunque attestata la presenza di supporti realizzati in selce di altra provenienza (Par. 4.4).
Fase Tecnologica
Supporti: fase della catena operativa alla quale ciascun pezzo appartiene.
Segue un breve glossario delle variabili individuate:
1) SCHEGGIA: in generale si intende il manufatto prodotto dalla scheggiatura di
un blocco di pietra di lunghezza (misurata parallelamente al suo asse) inferiore
al doppio della larghezza (misurata normalmente all’asse)
2) SCHEGGIA SORPASSATA: si veda Lama sorpassata 3) SCHEGGIA RIFLESSA: si veda Lama riflessa
4) TAVOLETTA DI RAVVIVAMENTO (tablette de ravivage): scheggia di ripreparazione di un piano di percussione di un nucleo in fase di sfruttamento.
Generalmente la faccia dorsale presenta i negativi degli stacchi di preparazione precedenti mentre il tallone è costituito da una parte della superficie di scheggiatura. E’ caratterizzata da un singolare ispessimento ed un contorno per lo più poligonale (Figg. 17 e 18).
Figg. 17 e 18 – Produzione di una tablette tramite percussione diretta (prov. Pian di Cerreto)
5) SCHEGGIA DI RIPREPARAZIONE: supporto prodotto in seguito ad un débitage mirato alla correzione di eventuali irregolarità della superficie di scheggiatura del nucleo in fase di messa in forma o sfruttamento
6) SCHEGGIA A CRESTA: si veda Lama a cresta
7) SCHEGGIA DI CAMBIO DIREZIONE: scheggia di ripreparazione della superficie di scheggiatura che conserva sulla faccia dorsale uno o più negativi di stacchi precedenti eseguiti in differente direzione (per lo più ortogonali od opposte)
8) LAMA: in generale si intende il manufatto prodotto dalla scheggiatura di un blocco di pietra di lunghezza (misurata parallelamente al suo asse) uguale o superiore al doppio della larghezza (misurata normalmente all’asse)
0 1
9) LAMA SORPASSATA: che si tratti di un incidente di scheggiatura o di un’azione intenzionale, tale manufatto presenta una superficie di frattura normale nella sua parte prossimale che si arcua bruscamente distaccando una spessa parte del supporto di partenza. Presenta una faccia ventrale marcatamente concava ed un ispessimento generalmente distale (Inizan et al., 1995) (Figg. 19 e 20).
Figg. 19 e 20 – Lama sorpassata (prov. Pian di Cerreto)
10) LAMA RIFLESSA: contrariamente al precedente, in questo incidente tecnico, il piano di frattura si arcua bruscamente verso l’esterno della superficie di scheggiatura interrompendola prima del termine e formando un fastidioso scalino (Brézillon 1968)
11) LAMA DI RIPREPARAZIONE: si veda Scheggia di ripreparazione
12) LAMA A CRESTA: lama a sezione triangolare, ottenuta per mezzo di una serie di stacchi, generalmente bifacciali, lungo una direttrice che combacia con l’asse longitudinale del supporto di scheggiatura (Fig. 21). La produzione è legata alla messa - o rimessa – in forma di un nucleo in vista di una scheggiatura laminare (Inizan et al., 1995)
0 1
Fig. 21 – Lama a cresta
13) LAMA DI CAMBIO DIREZIONE: si veda Scheggia di cambio direzione 14) MICROBULINO: residuo derivato da un procedimento di fratturazione obliqua
di una lama o lamella che richiede la fabbricazione di un incavo per pressione o percussione appoggiando il manufatto su uno spigolo (tecnica del microbulino).
Tale operazione serve a facilitare il controllo della seguente fratturazione che origina il microbulino e il prodotto desiderato, ossia la lamella con un’estremità aguzza detta piquant-triédre (Peresani 2001)
15) STACCO DI BULINO: Frammento generalmente allungato derivato dal distacco da un supporto (lama, scheggia, etc.) tramite percussione o pressione.
Dimensioni e caratteri fisici del supporto
Frammento: indica l’eventuale grado di frammentarietà del pezzo specificando la parte del pezzo in cui si è verificata la rottura:
1) Prossimale: indica l’estremità che contiene la parte bulbo-tallone 2) Mesiale: indica la parte centrale di un supporto
3) Distale: indica la parte opposta all’estremità prossimale
4) Prossimale-Mesiale: indica un supporto costituito dalle porzioni prossimale e mesiale
5) Mesiale-Distale: indica un supporto costituito dalle porzioni mesiale e distale
Lunghezza, Larghezza, Spessore: dimensioni assolute, espresse in mm, misurate secondo i criteri noti in letteratura (Laplace 1964). Sono stati misurati solo i manufatti integri e gli strumenti.
Sezione: carattere determinato dalla struttura delle creste dorsali di un supporto, ossia dalla linea d’incontro sulla faccia dorsale dei negativi degli stacchi precedenti (Galiberti, 1990)
1) Triangolare
2) Triangolare asimmetrica 3) Trapezoidale
4) Trapezoidale asimmetrica 5) Irregolare
Profilo: andamento longitudinale lungo l’asse di débitage della faccia ventrale di un supporto in vista laterale (Galiberti 1990) (Fig. 22)
a) Rettilineo b) Sinuoso c) Concavo d) Convesso e) Irregolare
Fig. 22 – Profilo longitudinale
Tallone: parte del piano di percussione di un nucleo che rimane unita al supporto stesso al momento del distacco, le caratteristiche del quale sono indicative della tecnica di preparazione del piano e della tecnica di débitage. Si distinguono generalmente i seguenti tipi (Galiberti, 1990) (Fig. 23):
a) Corticato b) Naturale liscio c) Preparato liscio d) Preparato diedro e) Preparato scagliato f) Preparato faccettato g) Puntiforme
h) Asportato
a) g) c)
d) f) e)
Fig. 23 – Profilo longitudinale