1 – Introduzione
La risorsa acqua costituisce un bene fondamentale perché indispensabile per la sopravvivenza degli organismi animali e vegetali. Negli ultimi decenni è aumentato il fabbisogno idrico non solo per uso idropotabile, ma anche per uso industriale e agricolo. La crescente domanda, accompagnata spesso da una disponibilità e qualità insufficienti di tale risorsa, impongono la necessità di sviluppare sistemi integrati di “gestione sostenibile e di qualità delle risorse idriche” che coinvolgano tutte le migliori metodologie e tecnologie scientifiche, così come l’adozione di rigorose regole di utilizzo. La convinzione erronea dell’inesauribilità di tale risorsa ha spesso portato ad uno sfruttamento generalizzato ed incontrollato delle falde acquifere. Nella regione Toscana, ad esempio, dati recenti, indicano un utilizzo di acqua adeguato a quello per una popolazione di 12 milioni di abitanti invece dei 3,5 milioni di persone che effettivamente la abitano. L’Amministrazione regionale con il
“Piano di Tutela delle Acque della Toscana” si è dotata di moderni strumenti legislativi finalizzati ad una corretta gestione della risorsa idrica, ovvero ad una sua tutela sia dall’eccessivo sfruttamento sia da contaminazioni con inquinanti. Questa tutela riguarda in primo luogo le falde più superficiali in quanto le prime ad essere sfruttate dalla popolazione per gli utilizzi più disparati e le più sensibili a qualunque contaminazione connessa alle attività antropiche. La pratica attuazione delle norme e la gestione ottimale della risorsa idrica, oltre che dalla diffusione e radicamento della cultura del risparmio e della tutela, dipendono tuttavia, in misura primaria, da un’approfondita conoscenza dei sistemi idrogeologici e della loro vulnerabilità.
In tal senso il Dipartimento di Scienze della Terra (DST) dell’Università di Pisa e l’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR di Pisa (IGG-CNR) stanno svolgendo uno studio multidisciplinare volto alle valutazioni quali-quantitative dei sistemi acquiferi della Versilia. In particolare lo studio proposto riguarda i sistemi acquiferi della parte sud-orientale del complesso delle Alpi Apuane e dell’adiacente pianura con riferimento ai comuni di Seravezza, Forte dei Marmi, Stazzema, Pietrasanta e Montignoso. Scopo dello studio è quello di arrivare, attraverso l’integrazione di metodologie stratigrafico-sequenziali, idrogeologiche ed idrochimiche-isotopiche, alla formulazione di un modello concettuale quali-quantitativo dei sistemi acquiferi in oggetto. L’approccio alla ricerca sarà per certi aspetti innovativo rispetto a precedenti lavori svolti in questa area (Pranzini, 1992; Baldacci et al., 1995;
Tessitore, 2002; Pranzini, 2004) sia per il suo carattere interdisciplinare sia per l’utilizzo di
metodologie non frequentemente incluse in studi idrogeologici, ma di forte utilità, come nel
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