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Disturbi della deglutizione C 37

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Academic year: 2022

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Disturbi della deglutizione

Elsa Juliani, Fabio Francone

La disfagia (o alterazione del meccanismo di trasporto del cibo dalla bocca allo sto- maco) è sintomo spesso sottovalutato ma frequente nella pratica clinica geriatrica.

Mentre la disfagia esofagea, in quanto spesso determinata da patologia organica, è oggetto di attenzione nella pratica medica, sono scarsi i lavori scientifici in merito alla disfagia oro-faringea, soprattutto in relazione all’età avanzata e ai processi di invecchiamento.

L’incidenza dei disturbi della deglutizione nei soggetti anziani in buona salute è attualmente sconosciuta. Studi condotti su pazienti che risiedono in strutture per lun- godegenti mostrano un’incidenza di alterazioni della deglutizione che varia dal 30 al 50%, mentre nei pazienti ricoverati in reparti per acuti varia dal 10 al 20% secondo le casi- stiche, aumentando fino al 50% nei soggetti ricoverati per incidenti cerebrovascolari acuti e traumi cranici [1].

Significativa è altresì l’incidenza di mortalità e morbilità nelle complicanze respi- ratorie da aspirazione [2].

L’invecchiamento non è di per sé causa di anomalie della deglutizione clinicamente evidenti, per quanto alcune modificazioni anatomo-fisiologiche legate all’età possano alterare i meccanismi della deglutizione e causare disfagia.

In età involutiva si verificano condizioni che possono favorire la disfagia oro-faringea e l’aspirazione del bolo alimentare:

- edentulia con successiva atrofia del tessuto osseo alveolare;

- ipotonia o debolezza linguale;

- diminuzione della secrezione salivare;

- ipotrofia dei muscoli masticatori;

- abbassamento laringeo;

- aumento della soglia del riflesso della tosse;

- riduzione della sensibilità faringea e sopraglottica;

- riduzione della peristalsi esofagea;

- allettamento favorente il reflusso gastro-esofageo.

Gli studi che hanno preso in considerazione le possibili modificazioni fisiologiche dei processi di deglutizione nell’anziano hanno mostrato risultati contrastanti [3, 4].

In genere si evidenzia un’alterazione della fase orale, caratterizzata dal deficit di prensione e di controllo del bolo, dalla prolungata elaborazione del medesimo e da deficit propulsivo linguale, con complessivo prolungamento del tempo di progressio- ne oro-faringea; a ciò si associa frequentemente il ritardo di innesco del riflesso della deglutizione.

Nella fase faringea si verifica la ridotta escursione laringea, che si accompagna o

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meno alla incompleta chiusura del vestibolo laringeo, al deficit sfumato dei costrittori del faringe e all’ipertono dello sfintere esofageo superiore (UES) (Fig. 1a, b).

Fig. 1. Paziente disfagico, con saltuario reflusso nel rinofaringe. La videofluorografia (VFG) dimo- stra la caratteristica indentation posteriore al passaggio faringo-esofageo, per ipertono dello sfintere esofageo superiore (UES)

a b

Queste alterazioni della dinamica deglutitoria, variamente combinate tra loro, pos- sono causare la penetrazione di parte del bolo ingerito nel vestibolo laringeo, o l’aspi-

razione del medesimo oltre il livello delle corde vocali.

A fronte di una penetrazione nel vestibolo laringeo, non seguita da meccanismi riflessi di protezione (tosse), efficaci per l’espulsione del corpo estraneo, si può verifi- care un’aspirazione silente – con una frequenza pari al 40% dei pazienti inalanti – all’o- rigine di patologie polmonari anche gravi.

In effetti la malattia, causa di disfagia, può manifestarsi in modo conclamato, con evi- denti segni clinici, oppure progredire subdolamente, in quanto i primi sintomi eviden- ziabili possono essere secondari alla patologia ab ingestis, evenienza frequente nei pazien- ti colpiti da ictus, non tanto nell’immediato, quanto nell’anno successivo l’evento acuto.

Nei pazienti disfagici,per lo più per patologie neurologiche centrali,la disfagia oro-farin- gea è associata a carenze nutrizionali e rappresenta un fattore di rischio di disidratazione.

Le principali cause di disfagia nell’anziano sono evidenziate nella Tabella 1.

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Tabella 1. Cause di alterata deglutizione nell’anziano (in corsivo quelle più frequenti nella prat- ica clinica)

Patologie organiche

• Flogosi (faringiti, ascessi)

• Neoplasie (benigne, maligne, metastasi)

• Compressioni estrinseche (struma tiroideo, spondilosi cervicale) (Fig. 2a, b)

• Fibrosi post-attinica

• Diverticolo di Zenker (Fig. 3a, b)

Patologie neuromuscolari

• Incidenti cerebrovascolari acuti

• Demenza

• Malattia di Parkinson

• Sclerosi laterale amiotrofica

• Neuropatie periferiche (diabete, alcolismo)

• Polimiosite, dermatomiosite

Altro

• Sindromi post traumatiche (in particolare iatrogene, conseguenti a chirurgia neoplastica del capo e del collo)

• Corpi estranei

• Farmaci

Fig. 2. L’esuberante sindesmofitosi anteriore C4-C6 determina una vistosa impronta sulla pare- te posteriore del faringe (a) e dell’esofago cervicale (b)

a b

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L’ictus è la principale causa di disfagia orofaringea nel paziente anziano, causa di mor- bilità secondaria, provocando di conseguenza malnutrizione e complicanze respiratorie.

Una percentuale variabile dal 25 al 50% dei soggetti anziani colpiti da ictus emisfe- rico presenta disfagia, mentre l’incidenza sale notevolmente nei casi di lesioni del tron- co encefalico, che tuttavia risulta essere sede meno frequentemente colpita [5].

Uno studio videofluorografico condotto su pazienti colpiti da ictus ha dimostrato che circa il 40% di essi presenta anormalità sia della fase orale, sia di quella faringea. Circa il 50% dei pazienti presenta aspirazione laringea, più frequente con i liquidi [6].

La fase della deglutizione compromessa dipende dalla sede della lesione ischemica cerebrale: le lesioni sinistre influenzano maggiormente la fase orale, quelle destre la fase faringea, determinando più frequentemente aspirazione. Le lesioni bilaterali com- promettono pertanto in maniera più grave la deglutizione. Anche gli infarti lacunari e la patologia microinfartuale cerebrale possono essere causa di disfagia (Fig. 4a-d).

Fig. 3. Diverticolo di Zenker

c d

a b

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La sindrome demenziale è spesso associata a incapacità di alimentarsi. Più del 70%

dei dementi ha una fase orale della deglutizione alterata; circa il 40% presenta anoma- lie della fase faringea e più del 30% ha anormalità del segmento faringo-esofageo [7].

Gli anziani dementi hanno un prolungamento della fase orale e/o faringea della deglu- tizione e frequenti episodi di penetrazione e aspirazione di mezzo di contrasto (MDC) alla videofluorografia (VFG). Spesso la causa di morte nei pazienti dementi è un’infe- zione dell’apparato respiratorio e i disturbi della deglutizione potrebbero essere, in molti casi, fattori favorenti.

La disfagia è parimenti una complicanza frequente e potenzialmente pericolosa nei pazienti affetti da malattia di Parkinson, rappresentando in alcuni casi il sintomo d’e- sordio. Studi videofluorografici hanno dimostrato anomalie della fase orale in oltre il 90% e della fase faringea nel 54% dei parkinsoniani disfagici, con aspirazione trachea- le in oltre il 40% dei casi [8].

Fig. 4. Paziente con gli esiti di trombosi dell’arteria basilare. Netto ritardo di innesco del riflesso della deglutizione, con incompleta chiusura del vestibolo laringeo e aspirazione (> 50%) del mezzo di contrasto (MDC) baritato liquido

c d

a b

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Le percentuali si riducono, ma non drasticamente, nei parkinsoniani che non lamen- tano disfagia [9] (Fig. 5a-d).

Fig. 5. Malattia di Parkinson. La fase orale è prolungata con il semisolido, e il ritardo di innesco del riflesso della deglutizione è responsabile di aspirazione predeglutitoria

c d

a b

La valutazione del paziente disfagico è inizialmente clinico-specialistica, affidata in par- ticolare a foniatri e logopedisti, i quali ricorrono alla fibrolaringoscopia con strumento flessibile, che costituisce l’approccio diagnostico elettivo e comunque di prima istanza.

Peraltro, è spesso indispensabile effettuare, a completamento diagnostico, la VFG, ritenuta attualmente il gold standard diagnostico per la completa valutazione di tutti gli stadi della deglutizione [10].

L’attrezzatura necessaria è rappresentata da un sistema digitale di acquisizione di

immagini collegato con un tavolo radiologico telecomandato. Il sistema deve consen-

tire di acquisire 8 immagini al secondo in sequenza dinamica, con matrice ad alta riso-

luzione (1024 x 1024).

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Il paziente viene esaminato seduto, inizialmente nella proiezione latero-laterale, e successivamente antero-posteriore. È necessario che il paziente abbia il tronco in posi- zione eretta, anche seduto in barella o in carrozzina, indipendentemente dalle sue con- dizioni psichiche o di vigilanza, essendo possibile eseguire l’esame anche su individui non attivamente collaborativi. L’indagine viene eseguita somministrando una dose sin- gola di MDC baritato, semisolido o liquido, la cui quantità e consistenza sono stabilite caso per caso.

L’esame videofluorografico consente di riconoscere le 4 fasi in cui è suddivisibi- le un atto deglutitorio: di preparazione, fase orale, faringea ed esofagea, individuando pertanto quale di esse è compromessa nel paziente disfagico e stabilendo la qualità e la modalità di somministrazione degli alimenti, così come, nelle gravi disfagie, l’e- ventualità di un’alimentazione alternativa, mediante sondino naso-gastrico o gastro- stomia.

Nella pratica clinica è abituale ricorrere a posture di compenso che facilitino il tran- sito faringeo, riducendo o impedendo l’aspirazione; le medesime possono essere util- mente adottate anche nel corso dell’indagine diagnostica, per stabilirne la necessità di impiego o valutarne l’efficacia (Fig. 6a-d).

Fig. 6. Sindrome di Wal- lemberg. Paralisi faringo- laringea sinistra, da lesioni ischemiche cerebrali. La postura (capo flesso e ruo- tato verso il lato malato) facilita il transito lungo le strutture faringee di destra, normofunzionanti, evitan- do l’aspirazione e la stasi

c d

a b

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Bibliografia

1. Schindler O, Ruoppolo G, Schindler A (2001) Deglutologia. Omega Edizioni, Torino 2. Feinberg MJ, Ekberg O (1991) Videofluoroscopy in elderly patients with aspiration: importance

of evaluating both oral and pharyngeal stages. AJR Am J Roentgenol 156:293-296

3. Robbins I, Hamilton J, Lof G, Kempster G (1992) Oropharyngeal swallowing in normal adults of different ages. Gastroenterology 103:823-829

4. Sonies BC (1989) Relationship between saliva production and oropharyngeal swallow in healthy, different-aged adults. Dysphagia 4:85-89

5. Horner I, Massey FW (1990) Aspiration in bilateral stroke patients. Neurology 40:1686-1689 6. Chen MY, Ott DJ, Peele VN, Gelfand DW (1990) Oropharynx in patients with cerebrovascular

disease: evaluation with videofluoroscopy. Radiology 176:641-643

7. Feinberg MJ, Ekberg O, Segall L, Tully J (1992) Deglutition in elderly patients with dementia:

findings of videofluorographic evaluation and impact on staging and management. Radiology 183:811-814

8. Stroudley I (1991) Radiological assessment of dysphagia in Parkinson’s disease. Br J Radiol 64:890-893

9. Robbins J, Logemann J, Kirschner H (1986) Swallowing and speech production in Parkinson’s disease. Ann Neurol 19:283-287

10. Juliani E, Schindler O (1998) La videofluorografia nella diagnosi e nella terapia dei disturbi della deglutizione. G Accad Med Torino 46:266-277

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