21 Giugno 2022
Economia & Finanza | In evidenza
Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta, al via monitoraggio
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Stato di calamità naturale per l’emergenza siccità: il Lazio inizia la stagione del risparmio dell’acqua. Questo è stato proclamato dal presidente della regione Nicola Zingaretti. “Lo stato di Calamità servirà ad adottare immediatamente le prime misure e a invitare i sindaci alle prime norme di contenimento. Ovviamente dobbiamo prepararci ad una situazione che sara’ molto critica che dovra’ basarsi sul risparmio idrico di tutte le attivita’ a cominciare dai consumi familiari”, ha detto. Oggi durante la riunione in prefettura, la regione ha fatto poi il punto sul piano da mettere in atto
“Nelle prossime ore scriverò a tutti i sindaci del Lazio chiedendo loro intanto di adottare dei provvedimenti preventivi con ordinanze che indicano e attuano forme di risparmio idrico in tutti i Comuni della nostra regione”, ha detto Zingaretti, al tavolo indetto in prefettura assieme al Vicepresidnete Daniele Leodori, l’assessora regionale Roberta Lombardi, l’assessore alle infrastrutture Mauro Alessandri, Protezione Civile, e Acea Ato 2.
Zingaretti ha avvisato di aver già parlato anche con il primo cittadino della Capitale, Roberto Gualtieri, sottolineando che per Roma e provincia al momento non è previsto il cosiddetto razionamento anche se la situazione “è grave”. “Con il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ho già parlato. La situazione di Acea Ato 2, che poi era l’oggetto della riunione, ad ora esclude forme di turnazione di fonte idrica. Ma qui parliamo di fenomeni legati alla natura, quindi è bene verificare nei limiti del possibile le forme per invitare alla limitazione del consumo idrico”.
Zingaretti ha ribadito la gravità del momento e che al massimo entro mercoledì si procederà con la proclamazione dello stato di calamità
“che darà strumenti utili a prelievi, ci auguriamo limitati, che permettano la non turnazione nel territorio di Roma e provincia”. Intanto domani ci sarà un Osservatorio straordinario con Comune, Regione, Consorzio di bonifica e Autorità di bacino del Tevere per affrontare il tema dell’emergenza idrica. La crisi idrica torna Roma dopo il 2017 e le Istituzioni dl territorio, come cinque anni fa, potrebbero andare verso decisioni più drastiche. Tra le altre misure, quindi, potrebbero tornare quelle di allora, con la possibilità di chiudere le fontane pubbliche, l’approvvigionamento di acqua potabile con autocisterne almeno nei quartieri nella fascia sud- est della Capitale, i più critici. Al momento però non sarebbero previsti razionamenti.
“Anche il Tevere che scorre intorno ai 100 metri cubi al secondo ha un calo di portata abbastanza preoccupante che ovviamente deriva dal calo di
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portata dei suoi 42 affluenti. C’è una forte preoccupazione. Devo dire non tanto su Roma dove la riserva idropotabile è in montagna nel reatino, per cui stiamo abbastanza tranquilli per le prossime settimane, ma molte altre località, non servite da falde montane, sono ovviamente a rischio”, aveva detto Erasmo D’Angelis, segretario generale dell’autorità di bacino del Tevere, interpellato dall’Ansa. “Abbiamo una soglia di attenzione ma siamo consapevoli che Roma ha un bacino eccezionale nel reatino e comunque ha ridotto le perdite. La grande sete nel territorio colpisce soprattutto
l’agricoltura.
Il tema – ha ribadito il segretario generale – è che il clima sta cambiando e dobbiamo cambiare anche noi. L’Italia ha un dato di perdite clamoroso con lo spreco delle condotte che arriva, a livello nazionale, al 43 %. Acea su Roma ha fatto un forte recupero dal 2017 con l’ultima siccità, dove la dispersione era al 43 e ora siamo al 28 percento”. Come confermato ieri da Zingaretti la situazione più seria è in altre province e, al momento, l’area che nel Lazio soffre di più “è il viterbese”.
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21 Giugno 2022 NEWS
Home Ambiente Crisi idrica: Necessari stato calamità, cabina regia e investimenti
AMBIENTE VIAGGI ECONOMIA CRONACA POLITICA SPORT TECNOLOGIA CULTURA EVENTI SALUTE & BENESSERE Sei qui:21 Giugno 2022 Franco Martina
Non ha dubbi il presidente dell’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (Anbi) ), Francesco Vincenzi su come affrontare la crisi idrica, che sta creando e non pochi problemi al settore primario e alle popolazione. Cambiamenti climatici, ma fino a un certo punto. In Basilicata, vecchia storia, sprechi consolidati e con una rete di distribuzione da riqualificare o sostituire in alcuni punti per vetustà. Ma servono anche investimenti,per completare quello che è rimasto a metà, attivare la rete dei laghetti proposta da Coldiretti, semplificare i tempi della burocrazia e incrementare la copertura finanziaria del Pnrr che garantisce appena 880 milioni di euro rispetto ai 4,2 miliardi di opere progettate.
” Cambiamenti climatici, sostenibilità ambientale ed economia bellica sono temi di stretta attualità che i Consorzi di bonifica stanno cercando di dare delle risposte -ha detto Francesco Vincenzi, nel corso di una iniziativa promossa a Matera dalla Coldiretti di Basilicata sul tema della crisi idrica. La siccità di questi giorni è la dimostrazione che i cambiamenti climatici stanno coinvolgendo il Paese in una crisi che non si è mai vista .L’autosufficienza energetica ed alimentare dovrebbero essere gli obiettivi del nostro Paese, ma senza l’acqua però l’agroalimentare non riusciamo a produrlo. Occorre un piano di investimenti che vada ad efficientare la rete e investimenti che vadano a chiudere dei percorsi e quegli schemi irrigui che ancora oggi non sono terminati. Ma sopratutto occorre creare, in buona parte del Paese, una rete di invasi e insieme a Coldiretti, un piano laghetti , che ci permetta di trattenere l’acqua quando piove e distribuirla quando nel abbiamo bisogno. Tutto questo dovrebbe portare a un aumento del trattenimento dell’acqua da un 10 a un 30 per cento. Oggi non piove e quando l’acqua va al mare non riesce più a dare
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beneficio che potrebbe dare”
Da qui la richiesta di misure urgenti, per evitare il fallimento delle imprese e arginare la crisi. “Purtroppo la crisi idrica di questi giorni -aggiunge il presidente di Anbi- ci porta a chiedere da una parte lo stato di calamità e dall’altra una cabina di regia con a capo la Protezione Civile, che regolarizzi in tutti i bacini idrografici quelli che sono i rilasci da monte e ai prelievi a valle . Se tutto questo non viene fatto si creano conflitti sulla risorsa, sugli usi, tra i territori . In questo momento, invece, l’unica cosa da fare è mettere insieme le forze , lavorare in sinergia per diminuire al massimo quello che è un danno. Il governo ci ha convocato, sta ragionando sul come affrontare la tematica e auspichiamo che in sede di conferenza Stato Regioni, insieme al Governo, si prendano quelle decisioni tali da far nascere lo stato di emergenza e, dall’altra parte, trovare le risorse per fare quegli interventi urgenti e indifferibili che metterebbero -non dico in sicurezza immediata i nostri territori, in relazione ai cambiamenti climatici- ma darebbero al nostro Paese una prima risposta”. E poi la burocrazia, antica palla al piede del mancato sviluppo del BelPaese e di opere che servivano da ieri…
“Tempi brevi e ridurre quelle lungaggini burocratiche per appaltare ed eseguire le opere:
4,2 miliardi di progettazione pronta ma 880 milioni di euro a disposizione del Pnrr.
Dobbiamo rimodulare, ripensare in velocità quello da mettere in campo per dare risposte- precisa Il presidente dell’Anbi.Il piano laghetti di Coldiretti nasce per dare risposte non solo sul piano economico ma ai territori , eliminando il cemento, utilizzando terre e rocce da scavo ad altissimo valore ambientale. Questa acqua deve servire per le popolazioni, per la produzione di energia elettrica , per sistemare su questi laghetti impianti fotovoltaici galleggianti , per l’utilizzo dell’agricoltura che deve continuare a produrre questo straordinario agroalimentare e deve continuare a dare risposte dal punto di vista ambientale, perché un territorio senz’acqua è condannato a soffrire.
Ambiente crisi idrica
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