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2 3 Al-mah ḥrūmin, i Diseredat

Il Patto Nazionale aveva di fatto sancito la superiorità della comunità maronita e della comunità sunnita, sfavorendo i musulmani sciiti. Essi erano per lo più stanziati in zone rurali remote del paese, come il sud o la Valle della Biqā‘, e vennero estromessi in fatto di modernizzazione delle infrastrutture e di fornitura dei servizi primari necessari. Inoltre, il sistema politico in pochi anni aveva perso ogni presunta parvenza democratica, per trasfigurarsi in un complesso di potere a compartimenti stagni, retto sul clientelismo e la corruzione; ciò rendeva difficile, se non impossibile, l'accesso a nuove forze emergenti nell'arena politica.

Il già citato esodo palestinese costrinse migliaia di sciiti del sud a spostarsi per emigrare verso le città principali, Beirut soprattutto, ingrossando il territorio urbano della capitale, tramite la costruzione di periferie improvvisate con mezzi di fortuna. Proprio nella d ḥah ḥiya, nasceranno degli spazi di associazione all'interno della comunità sciita, la quale rafforzerà, gradualmente, la propria coscienza politica.

Da un punto di vista ideologico, la tragedia dei profughi palestinesi, costituì un motivo di politicizzazione degli sciiti libanesi: le due comunità si interfacciavano in un continuo processo di mutua identificazione, essendo entrambe private della partecipazione politica, dei diritti primari, del diritto alla terra e all'accesso alla modernizzazione. I palestinesi fungevano da elemento catalizzatore dell'insoddisfazione politica sciita: non a caso i primi muğāhidīn libanesi si formarono nei campi di addestramento di al-Fath ṭ, e tuttora le pratiche militari di Hṭamās ed Hezbollah si equivalgono70.

L'origine dell'emarginazione della comunità sciita, risiedeva, oltre che nella distanza territoriale, anche nel motivo religioso: rispetto ai sunniti, gli sciiti hanno storicamente avuto un atteggiamento riservato nei confronti dell'azione politica, e tale atteggiamento 70 A. R. Norton, Hezbollah: A short history. Princeton University Press, Princeton, 2007; pg. 17.

risale alla scissione di ’Alī. Essi erano inoltre guardati con sospetto, perché considerati essere la quinta colonna dell'Iran. Dal canto loro, gli sciiti adottarono la dissimulazione e la passività politica come una protezione per la loro integrità religiosa.

Prima dell'avvento dei profughi dalla Palestina, lo Stato era assente nel sud e nella Biqā‘, e le regioni sciite venivano amministrate da entità territoriali indipendenti e non statali: i zu‘ama, ovvero le élites sciite che governavano attraverso un sistema di tipo clanico-tribale.

Il contatto con i Palestinesi, l'associazionismo nei sobborghi beirutini, il progetto panarabo del presidente Nasser, l'ascesa al potere del partito Ba‘th in Siria nel 1963, la nascita dell'OLP nel 1964, furono tutti fattori che concorsero alla mobilitazione politica sciita, che, almeno in una prima fase, si avvicinò all'ideologia politica del nazionalismo nasseriano e del comunismo laico, con il quale era ravvisabile una certa affinità, autodefinendosi come sottoproletariato, in contrapposizione ai più agiati maroniti e sunniti.

Sul piano militare, molti giovani sciiti libanesi sposarono la causa palestinese, al punto da diventare carne da macello a servizio dei fīdayin. Le ragioni, oltre che ideologiche, erano innanzitutto pratiche: la guerriglia palestinese offriva notevoli ricompense in denaro ai combattenti, con le quali essi potevano salvare le proprie famiglie dalla miseria, anche al costo di diventare vittime sacrificali71.

La conferenza del Cairo del 1969, sancì definitivamente la solidarietà fra popolo palestinese e libanese: l'OLP riceveva carta bianca per continuare con le azioni di resistenza contro Israele dal territorio libanese.

In generale, nel Medio Oriente dal 1967, dopo la sconfitta nella guerra dei Sei Giorni, le ideologie di sinistra promosse dal presidente egiziano Nasser entrarono in crisi, così come l'idea di un'identità araba unica che unisse tutti i paesi del Medio Oriente. La reazione fu un immediato ritorno ai valori religiosi, in contrapposizione a una realtà deludente. Dalla crisi del secolarismo si approdò quindi a una ritrovata lealtà verso la 71 Ibidem.

umma islamica, e ad un profondo attaccamento ai suoi principi e ai suoi valori, reazione che, peraltro, si registra ciclicamente nella storia delle società musulmane72.

Che l'Islām sia l'unica risposta, in un contesto di corruzione, deprivazione e inefficienza politica, è quasi un fatto lapalissiano. L'islamismo, rappresentando l'unica reale forma di opposizione al regime, sfruttando a proprio favore l'elemento ideologico-religioso, e per dì più essendo l'unica entità capace di organizzarsi in modo efficiente e autonomo73, fa

presa su una fetta considerevole della società, e si pone a un livello concorrenziale rispetto al sistema governativo e istituzionale, nell'ambito di erogazione di servizi pubblici. Durante – e dopo – la guerra civile, le istituzioni religiose, attraverso le loro ramificazioni efficienti di opere caritatevoli, si rivelarono essere le uniche in grado di sopperire all'assenza sociale e politica dello Stato, offrendo un modello di governance alternativo, largamente accettato dalla popolazione, e pienamente sponsorizzato da finanziatori extra-statali. Tale quadro è frequentemente rintracciabile nei paesi mediorientali come altrove, nelle diverse epoche storiche.

In Libano, nel sud e nella Valle della Biqā‘, un uomo si rivelò l'emblema del processo di ritorno alla religione e alla giustizia: Mūsā al-S ṭadr, era un religioso di origine iraniana, formatosi nel seminario di Nağaf; nel 1970 diventò Imām della città di Tiro, e un anno prima, nel 1969, presiedette il primo organo indipendente sciita legalmente e politicamente riconosciuto, il Consiglio Supremo Islamico Sciita, al-Mağlis al-’Islāmiyya al-Shi‘a al-’Alī. Tale Consiglio, eletto democraticamente, avrebbe dovuto rappresentare gli interessi politici e i valori religiosi della comunità sciita, esautorando, di fatto, il potere dei zu‘ama, e consentendo agli sciiti una maggiore partecipazione politica74. In campo sociale ed economico, il Consiglio si occupò di bonificare i terreni

incolti e metterli a disposizione dei piccoli proprietari terrieri; si impegnò nella costruzione di infrastrutture, quindi strade, ospedali, e nella fornitura dei servizi di base; 72 B. Lewis, Islamic Revolution, The New York Review of Books, 21 gennaio 1988.

http://www.nybooks.com/articles/archives/1988/jan/21/islamic-revolution/; consultato il 7 luglio 2014.

73 D. Pioppi, Op. cit. 2010; pg. 70.

cominciò a costituire un sistema di istruzione accessibile a tutti. Esso inoltre era attivo nella salvaguardia dei gruppi più poveri e dei più deboli della comunità musulmana sciita libanese.

Figura venerata, dotato di una personalità carismatica, l'Imām Mūsā al-S ṭadr, riuscì in un breve periodo di tempo a rovesciare il sistema di valori su cui si era storicamente appoggiata la religione sciita, trasformando la passività e la dissimulazione, in prassi politica concreta. Grazie al suo operato, la commemorazione e il cordoglio sciita, divennero veicolo di solidarietà sociale e coscienza politica.75

Mūsā al-S ṭadr in politica si rivelò super partes, essendo di indole pacifica: non sostenne né i comunisti, né i nazionalisti; in politica estera, il suo giudizio nei confronti dell'OLP era complesso, e nella pratica si limitava a ridimensionare le mire palestinesi a costruire uno stato-nello-stato nel Sud del Libano; sul fronte siriano, inizialmente i legami erano distesi, avendo egli promosso l'avvicinamento agli alawiti siriani76, ma i rapporti si

incrinarono quando Hṭāfiz al-Asad entrò in Libano per combattere a fianco dei maroniti contro i palestinesi, nel 197677.

Nel 1974, viene fondato il Movimento dei Diseredati, Hḥarakat al-mah ḥrūmin, che rifletteva l'ideologia e l'operato del Consiglio Supremo Islamico Sciita, ma seguendo una logica ad ampio respiro, che coinvolgesse attivamente tutte le frange della società sciita libanese.

Nel 1978, anno dello scoppio della rivoluzione iraniana, l'Imām Mūsā al-S ṭadr volò a Tripoli, in Libia, per assistere alla commemorazione della presa del potere da parte del Colonnello Mu ammar Gheddafi del 1969. Da quel momento dell' Imām e dei suoiʿ compagni di viaggio si perse ogni traccia. Notizie non ufficiali affermano che l'aereo avesse deviato per l'Italia, per poi lì scomparire; altre addossano la colpa della

75 O. Bortolazzi, Hezbollah: Between Islam And Political Society Popular Mobilization And Social

Entrepreneurship In Lebanon. 'Takaful 2011' (2011).

76 M. S. Kramer, Arab awakening and Islamic revival: the politics of ideas in the Middle East. Transaction Publishers, Washington, 1996; pg. 199.

scomparsa allo stesso Gheddafi, che vedeva nella figura di al-S ṭadr un pericoloso rivale politico.

Fino ad ora, la verità sulla scomparsa dell'Imām al-S ṭadr non è mai venuta a galla. Quello che si può affermare con certezza è che, con la sua scomparsa, svanirono tutti i progetti di pacificazione politica sciita, ed emerse, come attore protagonista sul palcoscenico della guerra civile libanese, il braccio armato del Movimento dei Diseredati, ovvero Āmal.