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CAPITOLO 2 LO SHUOWEN JIEZI 說文解字

2.1. INTRODUZIONE ALL’OPERA

2.1.2. LE MOTIVAZIONI

Sotto svariati punti di vista, lo Shuowen rappresenta un lavoro di enormi proporzioni per l’epoca in cui è stato scritto, e ancora oggi viene riconosciuto come una delle opere cardine nel campo della lessicografia cinese. Quali dunque gli intenti che spinsero Xu Shen a dedicarsi ad un lavoro di tale portata? Generalmente, quelle di seguito descritte vengono addotte come le principali motivazioni che incoraggiarono l’autore alla compilazione dello Shuowen. Si è visto come l’attività di esegesi dei testi antichi, interessata da un forte slancio sotto il regno di Wudi, unita a sua volta all’inasprirsi della disputa jinwen/guwen, alimentassero il proliferare delle più svariate interpretazioni dei Classici. Tale fenomeno portò ben presto al crearsi in ambito accademico di una certa confusione sull’effettivo significato del contenuto di questi stessi testi, e sottintese la nascita di una necessità sempre più insistente di fare

69 MILLER, Problems in the Study of the Shuo-wen chieh-tzu, op. cit., p. 7.

70 BOLTZ, “Shuo wen chieh tzu”, in LOEWE, Early Chinese texts, op. cit., pp. 429-431. 71 MILLER, Problems in the Study of the Shuo-wen chieh-tzu, op. cit., p. 25.

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chiarezza in questo campo.73 Indubbiamente, questo tipo di esigenza costituì una decisiva

spinta alla stesura dello Shuowen, il quale non solo si presenta come uno studio ispirato dai Classici confuciani, ma riflette anche una nuova tendenza verso un più critico rigore accademico.74

In particolare, all’epoca del conflitto tra scuole due erano le questioni che sembravano generalmente preoccupare gli studiosi Han: la corretta interpretazione dei Classici e la legittima linea di trasmissione testuale – jinwen o guwen.75 Xu Shen, uno studioso dei Classici

e un sostenitore, per quanto moderato ed eclettico, della scuola guwen, non faceva eccezione. Per quanto riguarda il primo aspetto, si è visto come la volontà di promuovere una valida lettura dei Classici rappresenti un interesse già chiaramente riconoscibile nei lavori di cui Xu Shen si era in precedenza occupato. L’autore infatti – peraltro già celebre presso gli Han stessi per la sua maestria nell’interpretazione dei Classici – non solo incorporò indubbiamente nello

Shuowen molte delle glosse già redatte per i suoi precedenti lavori76, ma apparentemente

trasse da questi anche lo spirito e le intenzioni che lo avevano animato nella loro stesura. In sostanza, conclude Creamer, lo Shuowen è emerso proprio sulla base degli studi di critica testuale già condotti in passato dallo stesso Xu Shen.77

Resta allora da chiedersi il perché, questa volta, della peculiare scelta di condurre uno studio così preciso sulla scrittura, piuttosto che la decisione di dedicarsi ad un commentario ad uno dei Classici o ad una discussione generale su di essi, come era avvenuto con il Commentario allo Huainanzi o con il Wujing yiyi. È proprio Xu Shen a darcene spiegazione nella

Postfazione:

蓋文字者,經藝之本, 王政之始 […]。

Or, les caractères sont le fondement des Classiques es des Arts, le point de depart du gouvernement […]. 78

73 Un indice del tracollo che interessò questa situazione è rappresentato dal fiorire della produzione di zhangju. Ban Gu, sostenitore della scuola guwen, così commenta l’atteggiamento degli studiosi dei Classici suoi contemporanei: “They apply themselves to hairsplitting arguments in order to escape criticism, and by glib words and ingenious explanation they destroy the substance of the texts. Their explanation of a five-word text runs to twenty or thirty thousand words, to be rapidly superseded by others. […] This is the bane of scholarship”. Cfr. R.P. KRAMERS, “The Development of Confucian Schools”, in TWITCHETT; LOEWE, The Cambridge History of China, op. cit., p. 758.

74 CHEN, Compound Ideograph, op. cit., p. 23.

75 KRAMERS, “The Development of Confucian Schools”, op. cit., p. 758. 76 HARBSMEIER, “Language and Logic”, op. cit., p. 70.

77 CREAMER, "Shuowen Jiezi and Textual Criticism in China", op. cit., p. 178. 78 BOTTERO, Sémantisme et classification dans l'écriture chinoise, op. cit., p. 39.

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I caratteri vengono qui indicati dall’autore come il fondamento stesso dei Classici, e proprio in questa riflessione è racchiusa la ragione ultima alla base della compilazione dello Shuowen: poiché una corretta interpretazione dei Classici si fonda su una corretta comprensione dei caratteri con cui questi sono scritti, l’obiettivo di Xu Shen è pertanto quello di condurre uno studio mirato a dare una spiegazione chiara dell’origine e del significato dei caratteri stessi. 79

Inoltre, questo stesso passaggio rivela come, a detta dell’autore, un prerequisito fondamentale al buon governo fosse proprio una piena padronanza della lingua scritta, cosa che ne rendeva necessaria la codificazione e la standardizzazione.80

Per quanto riguarda invece il secondo aspetto, è facile intuire come Xu Shen, in quanto sostenitore della linea di trasmissione testuale guwen, considerasse la “grafia antica” – e per questo più prossima ai saggi del passato – l’unico mezzo valido a condurre una corretta lettura del contenuto dei Classici.81 Proprio a partire da tale riflessione, l’autore fissa così l’intento di

contrastare le interpretazioni addotte dagli studiosi della scuola jinwen in relazione a tali testi, considerate da Xu Shen arbitrarie ed inesatte.

In particolare, apprendiamo dalla Postfazione come Xu Shen vedesse in Cang Jie l’inventore della scrittura cinese, o meglio del guwen stesso. Nondimeno, l’autore riconosceva e intendeva quindi descrivere una serie di evoluzioni che, dal momento della sua creazione in poi, la scrittura stessa aveva attraversato.82 In questo proposito, si scontrava però con i

sostenitori della scuola jinwen, i quali ammettevano sì che Cang Jie fosse l’inventore della scrittura, ma sostenevano che questi l’avesse creata utilizzando lo stile lishu, tramandato poi senza subire alcun mutamento, di generazione in generazione, fino agli Han.83 Ciò portava

79 Ibid., pp. 47-48.

80 William BOLTZ, The Origin And Early Development Of The Chinese Writing System, New Heaven, American Oriental Society, 1994, p. 151. In relazione a questo passaggio, Connery sottolinea nuovamente: “textual standardization – i.e., canonization – is here, as always, explicitly linked to the aims of the state”. Cfr. CONNERY, The Empire of the Text, op. cit., p. 39.

81 Per Xu Shen comprendere la scrittura guwen significa di riflesso comprendere anche le originarie intenzioni dei saggi che la usarono per comporre i Classici. Recuperare tali intenzioni attraverso uno studio di questa stessa scrittura, “this was Xu Shen’s scholarly agenda”, nelle parole di O’Neill. Cfr. O’NEILL, “Xu Shen's Scholarly Agenda”, op. cit., p. 413.

82 A questo proposito, Chen Zhiqun sottolinea la profonda – e per nulla scontata – consapevolezza dimostrata da Xu Shen in merito all’evolversi e al succedersi degli stili grafici: “Compared with what we know today about the evolution of Chinese writing from the Oracle Bone Script to the Bronze Script, the Large Seal Script, the Six States Scripts and the Small Seal Script, Xu Shen was extraordinarily insightful. His only error was to attribute to Cang Jie the script used in the Old Texts”. Cfr. CHEN, Compound Ideograph, op. cit., p. 34.

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costoro a commettere degli errori di interpretazione nell’analisi grafica dei caratteri, come denunciato da Xu Shen stesso, sempre nella Postfazione:

乃猥曰馬頭人為長, 人時十為斗, 虫者屈中也.

Ils ont intérpréte souvent de la sorte les caractères: “la graphie d’une tete de chaval 馬頭 combine à celle de l’homme 人 donne le caractère “chef” zhang 長”; “la graphie de l’homme 人 tenant le signe dix 十 dans le main définit le caractère du boisseau dou 斗”; ou encore “le caractère de l’insecte hui 虫 est obtenu à partir de la graphie du mileu 中, dont la partie inferiéure aurait été courbéé”. 84

Viene qui delineata nel dettaglio l’accusa nei confronti dei letterati sostenitori della scuola

jinwen, colpevoli di una serie di inammissibili errori in merito allo studio dell’etimologia dei

caratteri.85 “In the act of doing philology per se one must always begin with the assumption

that something has been lost, misread, or misunderstood beforehand”86, ha scritto a questo

proposito Timothy O’Neill. Agli occhi di Xu Shen, non solo occorreva dunque ritrovare il perduto senso originario dei Classici, ma anche correggerne una serie di interpretazioni poco chiare, in circolazione a causa dell’errato approccio allo studio di tali testi promosso dalla scuola jinwen.

È dunque animato da questi intenti che Xu Shen si apprestò a comporre lo Shuowen: un lavoro che avrebbe raccolto i caratteri utili ad una lettura ragionata dei Classici87; un’opera

che avrebbe coniugato uno studio scientifico del sistema di scrittura alla ricerca morale di modelli di saggezza che solo il guwen era in grado di far riaffiorare da un antico, mitico passato.