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CAPITOLO 2 LO SHUOWEN JIEZI 說文解字

2.1. INTRODUZIONE ALL’OPERA

2.1.3. LA STRUTTURA GENERALE

Si è detto come in Cina la lessicografia sia una disciplina essenzialmente legata alla pratica dell’interpretazione dei Classici, e come anche lo Shuowen sia nato sulla base di questo stesso proposito. Xu Shen, proprio seguendo le tracce della tradizione ermeneutica, concretizza infatti con lo Shuowen un lavoro di sistematizzazione e decontestualizzazione dei contenuti

84 BOTTERO, Sémantisme et classification dans l'écriture chinoise,op. cit., p. 36.

85 DENG Wenbin 邓文彬, “Zhongguo gudai wenzixue de jianli yu Xu Shen “Shuowen jiezi” de diwei he yingxiang 中国古代文字学的建立与许慎《说文解字》的地位和影响” [L’influenza tra l’istituzione della filologia cinese antica e il ruolo dello Shuowen jiezi di Xu Shen], in Xinan minzu xueyuan xuebao 西南民族学院学报, 22.8, 2001, pp. 162-163.

86 O’NEILL, “Xu Shen's Scholarly Agenda”, op. cit., p. 415.

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dei Classici che rende quest’opera un vero e proprio modello di letteratura scientifica88, e che,

evidenzia C. Harbsmeier, rappresenta “a real breakthrough, a practical dictionary of eminent usefulness to anyone who wants to understand ancient Chinese texts”89.

Se si pensa poi ai lavori lessicografici della tradizione precedente con i quali Xu Shen andava a confrontarsi, diversi erano in realtà i sistemi utili all’organizzazione dell’opera tra i quali l’autore avrebbe potuto scegliere: la presentazione dei caratteri in rima (come era stato per lo Shi Zhou pian), o ancora, un tipo di classificazione per temi o per liste di sinonimi (come nel caso dello Erya)90. Ciononostante, la scelta dell’autore andò in una diversa direzione, e lo Shuowen divenne così il primo vocabolario della storia cinese a raccogliere, organizzare e

definire in modo sistematico i caratteri e la loro struttura.91

Per quanto riguarda nello specifico la struttura dello Shuowen, l’analisi grafica e la spiegazione del significato dei singoli caratteri vengono trattate all’interno di un totale di quattordici pian, ognuno dei quali è diviso a sua volta in due parti, rispettivamente dette shang 上 (parte superiore) e xia 下 (parte inferiore). Alla fine dell’opera si trova inoltre un quindicesimo pian, contenente la Postfazione e il Memoriale (Shang Shuowen jiezi biao 上說 文解字表) scritto dal figlio di Xu Shen, Xu Chong, in occasione della presentazione dell’opera a corte. Stando a quanto affermato da Xu Shen proprio nella Postfazione, 9,353 è il numero totale dei caratteri analizzati all’interno dello Shuowen (ognuno di essi costituisce una voce a sé stante, perciò questo stesso numero corrisponde di conseguenza alla cifra complessiva delle glosse92), cui va ad aggiungersi la presenza di 1,163 varianti grafiche, dette chongwen 重

文. Le definizioni proposte nel vocabolario di compongono invece nel loro complesso di un

88 Francoise BOTTERO, Écriture et linguistique autochtone en Chine, Mémoire d’Habilitation à diriger des recherches sous la direction d’Alain Peyraube, Paris, EHESS, 2011, p. 42. A questo proposito, Bottéro ha ulteriormente sottolineato in altra sede come il primario interesse di Xu Shen ricada fondamentalmente sul sistema di scrittura in sé e non più, come accadeva nella precedente tradizione dei commentari ai Classici, sullo studio di singoli caratteri presenti in uno specifico testo. In questo, lo Shuowen è stato in qualche modo anticipato dallo Erya (che già proponeva un’analisi decontestualizzata dei caratteri), nel quale tuttavia la dipendenza nella scelta delle glosse dal testo dello Shijing 詩經 (Classico delle Odi) risulta piuttosto evidente. Cfr. Francoise BOTTERO; Christoph HARBSMEIER, “The Shuowen Jiezi Dictionary and the Human Sciences in China”, in Asia Major, Third Series, 21.1, “Star gazing, firephasing, and healing in China: Essays in honor of Nathan Sivin”, 2008, p. 251.

89 HARBSMEIER, “Language and Logic”, op. cit., p. 70.

90 BOTTERO, Sémantisme et classification dans l'écriture chinoise., op. cit., p. 79. 91 CREAMER, "Shuowen Jiezi and Textual Criticism in China", op. cit., p. 176.

92 Questo tipo di organizzazione, basata sull’analisi di singoli caratteri, rende dunque lo Shuowen uno zishu 字書, o zidian 字典 (libro o dizionario di caratteri). Cfr. CREAMER, "Shuowen Jiezi and Textual Criticism in China", op. cit., p. 176.

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numero totale 133,441 caratteri.93 Infine, 540 rappresenta il numero dei cosiddetti radicali

(bushou 部首), i quali non solo costituiscono lo scheletro che sostiene a tutti gli effetti l’intera opera, ma rappresentano anche un sistema innovativo, che va a superare l’organizzazione di stampo tematico tipica dei lavori lessicografici antecedenti lo Shuowen.94

A proposito delle singole glosse, sebbene non venga in alcun luogo esplicitata da parte di Xu Shen una precisa procedura editoriale (fanli 凡例), è tuttavia possibile notare come esse siano state evidentemente compilate in accordo ad una serie di regole, che costituiscono dunque quella che può essere definita l’implicita procedura editoriale (tili 體 例 ) dello

Shuowen.95 Peraltro, è proprio tramite l’analisi proposta nelle glosse che è possibile

apprezzare uno dei principali contributi apportati da Xu Shen in campo lessicografico. Lo

Shuowen è infatti il primo lavoro nell’ambito della cosiddetta xiaoxue ad occuparsi in modo

sistematico dei tre aspetti fondamentali alla base di ogni carattere – la forma (xing 形), il significato (yi 義) e il suono (yin 音).96 In altri termini, Xu Shen è il primo ad aver introdotto un

tipo di metodo analitico in grado di combinare analisi grafica, semantica e fonetica dei

93 XU Shen 許慎; XU Xuan 徐鉉, Shuowen jiezi: fu yinxu bihua jianzi 說文解字附音序筆劃檢字, Beijing, Zhoghua shuju, 2013, p. 321. I dati qui riportati sono tratti dalla Postfazione. Si noti tuttavia come, dal momento che lo Shuowen non ci è giunto nella sua edizione originale, bensì in versioni protagoniste di svariate vicissitudini, il testo oggi in nostro possesso non comprende questo stesso esatto numero di caratteri. In particolare, il commentatore di epoca Song Xu Xuan 徐鉉 (916-991), nella sua edizione (cfr. infra, par. 2.1.4.), aggiunse una serie di caratteri da lui considerati mancanti nella versione trasmessa, elencandoli alla fine della lista corrispondente al relativo radicale di appartenenza, e contrassegnandoli come xin fuzi 新附字. Inoltre, nello Shuowen il totale dei caratteri associati ad un dato radicale viene fornito alla fine di ogni sezione. Cfr. BOLTZ, “Shuo wen chieh tzu”, in LOEWE, Early Chinese texts, op. cit., p. 434. Il commentatore di epoca Qing Duan Yucai 段玉裁 (1735-1815) contò in seguito i caratteri contenuti nell’edizione di Xu Xuan, e calcolò un numero totale di 9,431 caratteri analizzati, oltre alla presenza di 1,279 varianti grafiche e di 122,699 caratteri utilizzati all’interno delle definizioni. L’aggiunta di 194 caratteri analizzati e la perdita di 10,742 caratteri nelle glosse rispetto ai dati indicati da Xu Shen nella Postfazione, vengono imputate da Duan Yucai alle manomissioni subite dal testo lungo il processo di trasmissione. Cfr. WANG David Kuo-Wei, Definitions and Classifications of the Six Scripts According to Hsu Shen (ca. A.D. 58-147) and Leading Ch’ing Scholars, Ph.D. Dissertation, Washington DC, Georgetown University, 1979, pp. 31-32.

94 Come ha evidenziato Bottéro, nello Cang Jie pian i caratteri la cui struttura contiene la stessa componente semantica sono spesso associati in coppie. È questo un aspetto al quale Xu Shen si è sicuramente ispirato nell’elaborare il suo sistema di classificazione per radicali, il quale tuttavia è pensato su più alta scala, con il fine di essere applicato in maniera complessiva e sistematica a tutti i caratteri del dizionario. Cfr. BOTTERO, “Les ‘manuels de caractères’ à l’époque des Han occidentaux”, op. cit., p. 108.

95 BOTTERO; HARBSMEIER, “The Shuowen Jiezi Dictionary”, op. cit., p. 251.

96 Questa riflessione, sollevata da Deng Wenbin, viene proposta anche da O’Neill, il quale evidenzia la centralità dei tre aspetti nell’ambito dell’analisi condotta nello Shuowen, sostenendo come per Xu Shen “they are analytically inseparable”. Cfr. DENG, “Zhongguo gudai wenzixue de jianli”, op. cit., p. 163; O’NEILL, “Xu Shen's Scholarly Agenda”, op. cit., pp. 428-429.

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caratteri97, ed ha peraltro elaborato una serie di formule e un lessico specifico al fine di

rendere conto di questa triplice relazione.98

Come suggerisce il titolo stesso, l’opera si fonda poi sull’intento di spiegare i caratteri semplici (shuowen 說文) ed analizzare quelli composti (jiezi 解字). Nel mettere in pratica tale intenzione, Xu Shen si fa portatore di un approccio particolare, focalizzando la sua attenzione sulla ricostruzione dell’etimologia grafica dei caratteri, e concentrandosi sull’individuazione del cosiddetto “significato originario” (benyi 本義).99 In altre parole, lo Shuowen non sembra

fondarsi sull’intenzione di indicare il significato di uso comune di un dato carattere, bensì su quella di identificarne il significato etimologico. Di conseguenza, nelle glosse si troverà spesso riportato non il significato più utile a comprendere l’utilizzo comune del carattere in questione, bensì quello più funzionale ad elucidare il rapporto esistente tra i diversi elementi grafici che ne compongono la struttura. Ne è un esempio la glossa relativa al carattere suo 所, il quale non viene spiegato – come ci si aspetterebbe – alla luce della sua funzione grammaticale, ma viene definito come “il suono di quando si abbatte un albero” (“伐木聲也”). 100

Questo tipo di ricerca rappresenta il focus dell’indagine di Xu Shen, tanto che Bottéro e Harbsmeier ne propongono l’etichetta di “graphological analysis”101, ad evidenziare il

peculiare interesse riposto nello studio della struttura grafica dei caratteri da parte dell’autore. Un interesse così incisivo da aver portato lo stesso Harbsmeier ad affermare che "Xu Shen is consciously and consistently doing the semiotics of the Chinese graphs”.102

Oltre a tale aspetto, non va peraltro trascurata quella che è stata da molti definita come la natura “enciclopedica” dello Shuowen. L’opera spicca infatti non solo per la particolarità dell’analisi, ma anche per la vastità e la varietà dei materiali e delle fonti utilizzati per condurla,

97 Non va comunque dimenticato come ai tempi di Xu Shen non esistesse ancora la nozione vera e propria di “studio della fonetica”. Di conseguenza, l’analisi condotta nello Shuowen tende a pendere maggiormente verso l’aspetto grafico e semantico. Cfr. BOTTERO, Écriture et linguistique autochtone en Chine, op. cit., pp. 44-45.

98 Per un’analisi più dettagliata del sistema delle glosse e delle sue particolarità, cfr. infra, par. 2.4. 99 O’NEILL, “Xu Shen's Scholarly Agenda”, op. cit., p. 417.

100 È stato sottolineato come Xu Shen dovesse essere perfettamente consapevole del fatto che tale definizione non avrebbe soddisfatto chi volesse comprendere l’utilizzo del carattere dal punto di vista grammaticale. Così facendo, l’autore sembra invece insistere sul fatto che la struttura del carattere risulti più chiara se presa in considerazione sulla base di questo suo significato estremamente raro. Cfr. BOTTERO; HARBSMEIER, “The Shuowen Jiezi Dictionary”, op. cit., p. 250. “Xu Shen is not explaining words, he is explaining graphs in terms of the meaning relevant for a satisfactory explanation of the graph”, ha precisato ulteriormente Harbsmeier. Cfr. HARBSMEIER, “Language and Logic”, op. cit., p. 73.

101 BOTTERO; HARBSMEIER, “The Shuowen Jiezi Dictionary”, op. cit., p. 251. 102 HARBSMEIER, “Language and Logic”, op. cit., p. 73.

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i cui contenuti spaziano dal mondo classico ad aspetti quali il pensiero, la tecnica e la vita quotidiana di epoca Han. 103 Lo stesso Xu Chong, all’interno del Memoriale, così commenta

tale natura dello Shuowen:

[…] 天地鬼神,山川艸木,鳥獸蜫蟲,雜物奇怪, 王制禮儀,世閒人事, 莫不畢載。 And as for Heaven and Earth, Demons and Gods, Mountains and Rivers, Plants and Trees, Birds and Animals, Insects and Reptiles, Miscellaneous Objects, Wonders and Prodigies, Royal Institutions, and the meaning of the Rituals, there is nothing that is not contained herein.104

In sostanza, questo genere di contenuti di varia provenienza rende lo Shuowen un’opera preziosa non solo sotto il profilo lessicografico, ma anche sotto quello storico e culturale. Da ultimo, va sollevata un’importante riflessione in merito alla struttura generale dello

Shuowen. La tradizione vuole infatti che la cosiddetta teoria dei liushu 六書 (sei classi di grafie)

costituisca lo strumento analitico e il filo conduttore sottostante l’analisi e la classificazione dei caratteri proposte all’interno dell’opera. Poiché uno dei propositi del presente lavoro risiede proprio nell’indagare questo specifico aspetto, la questione viene per il momento intenzionalmente lasciata aperta, per essere in seguito ripresa in una trattazione più specifica ed esaustiva.

In conclusione, nonostante le posizioni conflittuali di chi vede comunque nello Erya il primo dizionario cinese in senso generale, tuttavia, considerati l’organizzazione dei contenuti, l’intento analitico e l’approccio complessivo alla materia studiata – nonché il superamento di una serie di limiti organizzativi propri delle opere precedenti – è possibile a buon diritto vedere nello Shuowen il primo vocabolario di caratteri in senso stretto della storia cinese.