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L‟ABBANDONO DEGLI STUDI: UNA REVIEW TEORICA DELLA LETTERATURA

Tinto (Tinto, 1975) è stato tra i primi a studiare le determinanti delle performances degli studenti nell‟istruzione terziaria analizzando la relazione tra gli studenti e l‟università allo scopo di spiegare

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Ad esempiom la partecipazione nelle attività dell‟università. 60 Ad esempio aver ottenuto voti bassi.

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le motivazioni alla base dell‟abbandono degli studi. I punti di partenza della sua analisi sono i seguenti:

a) La teoria del suicidio proposta da Durkheim (anche se già nel 1970 Spady aveva considerato la possibilità di utilizzarne i principi nell‟ambito dell‟istruzione terziaria);

b) Analisi di costo/benefici legata all‟economia dell‟istruzione.

Secondo la teoria del suicidio di Durkheim, il suicidio nella società aumenta quando gli individui non sono ben integrati nella stessa per i seguenti motivi:

I. Insufficiente integrazione morale: quando un individuo ha dei valori di molto divergenti dalla collettività sociale. Ciò corrisponde a quello che Tinto definisce “insufficient congruency” con i valori della collettività universitaria;

II. Insufficiente affiliazione collettiva: quando un individuo ha un‟insufficiente interazione personale con altri membri della società. Ciò corrisponde a quello che Tinto definisce “insufficient interaction” con altri individui nell‟università.

Tinto si è focalizzato sulla relazione tra a) gli studenti e b) il sistema sociale e normativo (accademico) degli istituti universitari. L‟interazione di queste due variabili (sostanzialmente l‟insieme delle esperienze dello studente all‟università in termini di integrazione sociale e accademica) avrà delle conseguenze su quello che Tinto definisce “educational goal commitment” e “institutional commitment” determinando l‟abbandono o la permanenza dello studente nell‟università. Può accadere che uno studente sia integrato nel sistema sociale dell‟università ma abbandona (probabilmente forzatamente) gli studi per mancanza di integrazione nel sistema accademico (voti bassi); dall‟altro lato uno studente che ottiene buoni voti e quindi ben integrato dal punto di vista accademico, decide comunque di abbandonare gli studi (probabilmente volontariamente) per mancanza di una buona integrazione dal punto di vista sociale. Uno studente si immatricola con una serie di caratteristiche individuali (genere, razza), delle informazioni relative al periodo precedente all‟iscrizione (tipo di maturità, voto e data di ottenimento del diploma) e con una serie di caratteristiche familiari (stato sociale, istruzione dei genitori) le quali influenzano le attese e il “commitment” che l‟individuo porta nell‟università. Date queste caratteristiche “in entrata” e il livello di “commitment” è poi l‟integrazione dal punto di vista accademico e sociale a determinare il percorso dello studente. L‟integrazione accademica e sociale determinerà nuovi livelli di “commitment” (maggiore è il livello di integrazione dello studente nel sistema universitario maggiore sarà il suo livello di “goal” e “institutional” commitment). L‟interazione tra questi due livelli di “commitment” determinerà la permanenza o l‟abbandono dello studente dall‟università. Secondo la teoria dell‟analisi costi/benefici, invece, diviene importante sottolineare l‟influenza di fattori esterni. Un individuo utilizzerà le proprie energie per effettuare un‟attività quando questa

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massimizza la ratio tra i costi e i benefici nell‟effettuarla. Uno studente deciderà di abbandonare gli studi quando realizzerà che una diversa forma di investimento (economica e di tempo) potrà portare maggiori benefici relativamente ai costi legati al frequentare l‟università (tasse, spese legate al vivere fuori sede). Tinto sostiene che ciò si misura nel livello di “goal commitment” e “institutional commitment” che a loro volta influenzeranno il livello di integrazione sociale ed accademica dello studente, che non sono altro che il risultato della sua percezione dei benefici (voti) e dei costi (tasse) relativi alla permanenza nell‟università. Riassumendo, come alcuni studi empirici sul modello di Tinto hanno dimostrato (Pascarella e Chapman, 1983; Pascarella e Terenzini, 1980; Anderson, 1981; Munro, 1981; Terenzini, Lorang e Pascarella, 1981) l‟integrazione degli studenti con il sistema universitario sia dal punto di vista accademico che sociale (”institutional commitment” e “goal commitment”) è la determinante che influenza maggiormente la persistenza nell‟università.

Altrettanto importante è l‟analisi delle determinanti alla base dell‟abbandono degli studi effettuata da Bean (1980) attraverso un modello causale. Tale modello si basa sulle caratteristiche dei “turnover” nelle organizzazioni lavorative. Bean ha criticato il modello di Tinto (integration model) contestando il modo in cui sono definite le variabili nel senso che rendono il modello non utilizzabile per una “path” analisi (in particolare poca attenzione a) ad una diretta causalità e b) alla “discreteness” delle variabili). L‟assunzione principale riguarda il fatto che il modello causale è simile a quanto accade nei “turnover” delle organizzazioni lavorative visto che le stesse determinanti potrebbero influenzare il grado di soddisfazione degli studenti e di conseguenza la decisione di abbandonare gli studi. L‟idea è che gli studenti abbandonano gli studi per le stesse motivazioni per le quali i lavoratori lasciano le organizzazioni lavorative (la stessa costruzione del modello era stata utilizzata da Price (Price, 1977) per analizzare il “turnover” nelle organizzazioni lavorative). Il modello di Bean prende in considerazione le caratteristiche, sia individuali che familiari degli studenti allo scopo di analizzare l‟interazione con l‟ambiente e il sistema universitario. Gli studenti interagiscono con l‟università ricevendo in cambio sia delle misure oggettive di valutazione quali i voti o la possibilità di appartenere a delle organizzazioni studentesche, sia misure soggettive di valutazione quali il valore che gli studenti percepiscono dell‟istruzione e la qualità dell‟istituto universitario stesso; tali variabili contribuiranno a costruire il grado di soddisfazione universitaria. Il livello di soddisfazione degli studenti, a sua volta, dovrebbe aumentare il livello di “institutional commitment” in maniera tale che, in presenza di un livello di “commitment” molto alto, lo studente dovrebbe avere meno possibilità di lasciare gli studi. Per riassumere, come alcuni studi empirici sul modello di Bean hanno dimostrato (Bean, 1982 (a); Bean 1982 (b), Bean e Vesper, 1990) le attitudini degli studenti, l‟integrazione con l‟ambiente universitario e i fattori esterni all‟università stessa quali l‟approvazione della famiglia nella scelta fatta, l‟incoraggiamento degli amici nel continuare gli studi, la situazione finanziaria e la percezione

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dell‟opportunità di cambiare università da parte dello studente, sono le determinanti che influenzano maggiormente la decisione di abbandonare gli studi.

Un terzo punto di vista per analizzare il percorso universitario degli studenti ed in particolare per individuare le determinanti legate all‟abbandono degli studi è stato quello di utilizzare sia l‟”Attrition model” di Tinto che l‟”Integration model” di Bean cercando un punto di incontro tra le due differenti teorie (Hossler, 1984; Cabrera, Nora e Castaneda, 1993; Cabrera, Nora, Castaneda, 1992; St. John, Cabrera, Nora e Asker, 1994). I due modelli (il modello proposto da Tinto e quello proposto da Bean) hanno alcuni punti in comune e di differenza (Hossler, 1984):

 Entrambi considerano la persistenza degli studenti nelle università come un insieme di interazioni nel tempo;

 Entrambi riconoscono l‟importanza delle informazioni relative al periodo precedente l‟immatricolazione in quanto influenzano il modo in cui gli studenti interagiscono con l‟università dopo l‟iscrizione;

 Entrambi considerano la persistenza negli studi come un‟interazione tra lo studente e l‟università;

 A differenza del modello proposto da Tinto, il modello proposto da Bean (“Attrition model”) sottolinea l‟importanza dei fattori esterni all‟università nell‟influenzare sia le attitudini che le decisioni degli studenti;

 Il modello proposto da Tinto (“Integration model”) considera le performances degli studenti come un indicatore del livello di integrazione con il sistema universitario dal punto di vista accademico mentre il modello proposto da Bean (“Attrition model”) considera le performances accademiche come una variabile che rappresenta la conseguenza delle esperienze accademiche dello studente e del suo processo psicologico nell‟università stessa.

L‟idea di creare dei modelli integrati si è sviluppata in due modi. Da una parte a) (Voorhees, 1985; Moline, 1987; Nora, 1990) si è cercato di sottolineare il rapporto e la connessione tra le variabili relative all‟aiuto finanziario dato allo studente e le altre variabili, mentre dall‟altra b) (Cabrera, Nora e Castaneda, 1992) si è cercato di dimostrare che l‟abilità a pagare degli studenti e gli aiuti che questi percepiscono sono collegati con le esperienze effettuate e con le decisioni di abbandonare ed eventualmente di rientrare nell‟università (l‟idea è che la abilità degli studenti di pagare gli studi riduce o elimina completamente la difficolta di interazione sia sociale che accademica dello studente con il sistema universitario visto che lo studente non deve lavorare e non ha problemi finanziari); inoltre c) sulla stessa linea si presenta il “nexus model” (St. John, Cabrera, Nora e Asker, 1994; St. John, Paulsen e Starkey, 1996) che collega la scelta di andare all‟università con la persistenza nella stessa, considerando il ruolo che gli aspetti finanziari (in particolare di aiuti finanziari) hanno in questo processo. In particolare la persistenza negli studi universitari viene

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osservata in tre momenti quali 1) un primo momento in cui i fattori socioeconomici e le abilità accademiche degli studenti influiscono sulla predisposizione degli studenti ad andare all‟università; 2) un secondo momento dove lo studente stima i benefici e i costi legati all‟immatricolazione nell‟istituto universitario (gli aiuti finanziari andranno ad influenzare sia l‟intenzione di immatricolarsi sia la scelta dell‟università e infine 3) un terzo momento, da quando lo studente entra nell‟università, in cui le caratteristiche dell‟università stessa, le esperienze accademiche e sociali all‟interno del sistema universitario e le performances accademiche modellano la percezione dello studente dei benefici economici e non legati al rimanere iscritto all‟università, e quindi le sue aspirazioni legate all‟istruzione terziaria.

I risultati trovati (in particolare Cabrera, Nora e Castaneda, 1993; Cabrera, Nora, Castaneda e Hengstler, 1992) dimostrano come l‟unione delle due teorie in un modello integrato consente di individuare con maggiore precisione le determinanti che influenzano la persistenza degli studenti negli studi universitari così come la decisione di abbandonare gli stessi e allo stesso tempo che entrambe le teorie correttamente considerano la persistenza nell‟università un evento influenzato da una serie di interazioni tra caratteristiche sia personali che dell‟istituto universitario. Una maggiore attenzione si dovrebbe dare ai fattori ambientali che influenzano i livelli di “commitment”, come ipotizzato da Tinto, ma anche all‟integrazione sociale nell‟ambiente universitario e alle esperienze accademiche degli studenti.

Un‟ultima considerazione riguarda i modelli teorici sopra descritti. Tutti sono accomunati da una caratteristica quale quella di ignorare il momento temporale in cui gli studenti abbandonano l‟università. Allo scopo di considerare questo ulteriore elemento sono stati utilizzati i cosiddetti “Event-history models” (DesJardins, Ahlburg e McCall, 1998, 2005; Johnson, 2006). L‟utilizzo di tali modelli del genere permetterebbe di migliorare la ricerca dai seguenti punti di vista (DesJardins, Ahlburg e McCall, 1998):

 Controllando per l‟eterogeneità non osservata e per le osservazioni “censored”;  Incorporando variabili “time varying”;

 Utilizzando dei “competitive risk models” dove il singolo outcome misurato, quale l‟abbandono degli studi, e l‟evento relativo all‟ottenimento della laurea non sono eventi indipendenti ma vengono stimati insieme;

 Richiedendo l‟utilizzo di normali variabili di studio che sono in possesso delle istituzioni universitarie senza dover utilizzare questionari o metodi simili. In questo modo si evita di dover risolvere il problema delle caratteristiche non osservabili che possono causare una “self-selection” degli studenti nei loro corsi. Tali modelli hanno una robustezza statistica maggiore.

 Pur presentando dei risultati non distanti dagli altri studi, si hanno dei dettagli maggiormente precisi dal punto di vista del profilo del tempo;

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 In questo modo, le variabili che erano considerate essere “time invariant” invece hanno effetti che variano nel corso della carriera degli studenti;

 Aiutando a capire meglio le eventuali relazioni che intercorrono tra i vari eventi invece di modellarli indipendentemente l‟uno dall‟altro.

L‟interesse evidenziato nell‟utilizzo di questi modelli è stato quindi quello di individuare la relazione che intercorre tra l‟iscrizione all‟università (“enrollment”), l‟interruzione degli studi (“stopout”), la nuova iscrizione (“return”) l‟abbandono dagli studi (“dropout”) e l‟ottenimento della laurea (graduation) e di evidenziare come la ricorrenza e la durata di questi eventi ha effetti sulla probabilità di laurearsi. In questo caso potrebbe essere interessante l‟utilizzo di variabili “time variant” quali il frequentare l‟università come studente part-time o la media dei voti per ogni singolo anno accademico.

3.2. EVIDENZE EMPIRICHE SUL PERCORSO FORMATIVO DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI: